Rosberg e la Mercedes big in Japan

“Big in Japan” era il titolo di una canzone degli Alphaville del 1984. A Rosberg finalmente oggi è riuscito di diventare “Big in Japan”, e il campionato va sempre più nella sua direzione (eventualità che, come è stato già detto, probabilmente piace a molti in Mercedes). Mentre la Mercedes si è aggiudicata nella terra del sol levante il terzo titolo costruttori consecutivo, e questa non è certamente una notizia.

Si è arrivati in Giappone dopo una settimana contraddistinta da un Hamilton quasi mistico che ha parlato, anche se non esplicitamente, di complotti ai suoi danni. Poi arriva la partenza e la sbaglia clamorosamente, e in questo caso il complotto di sicuro non c’è. Dopo una prima parte di gara in sordina, rimonta ma quando arriva dietro a Verstappen stranamente ci prova una volta sola sbagliando completamente la staccata alla chicane. Atteggiamento molto rinunciatario, e l’impressione che ha dato per tutto il week-end è quella di un pilota rassegnato a perderlo, questo mondiale.

Suzuka è un circuito old-style, e di battaglie se ne vedono sempre tante. La gara odierna non ha fatto eccezione, anche se, purtroppo, si parla sempre di retrovie e mai di prime posizioni. I primi due, Rosberg e Verstappen, sono rimasti tali dall’inizio alla fine. E l’impressione è stata realmente quella di una Mercedes depotenziata che ha comunque potuto stare comodamente davanti.

E veniamo al capitolo Ferrari, non esaltante come al solito. Dopo qualifiche contraddistinte da distacchi minimi, ma con le buone posizioni vanificate dalle penalità, qualcuno si aspettava che le rosse potessero impensierire le Mercedes. Ma questo non è successo, e non solo per il fatto che partissero più indietro, ma anche per strategie dalla dubbia efficacia. Tenere fuori Vettel così tanto per tentare di montare le gomme più morbide alla fine è stata una scelta che molto probabilmente è costata il podio. Perchè nel frattempo Raikkonen con le gomme dure viaggiava velocissimo, e per chi guarda la gara comodamente seduto sul divano di casa, pur se dotato del live timing, resta un mistero il fatto che si accetti di perdere una posizione subendo l’undercut sperando poi di recuperarla in pista. Quando l’avversario è Hamilton su una Mercedes. A questo aggiungiamo due piloti particolarmente nervosi che hanno continuato per tutta la gara a protestare in radio per le bandiere blu. Va fatto notare che il problema c’era anche per quelli davanti, che però sembrano avere gestito meglio la situazione.

Di Verstappen abbiamo già parlato, sicuramente oggi ha fatto una delle migliori prestazioni della sua giovanissima carriera. Mai un errore, sempre in controllo della situazione. La gara di Ricciardo è stata invece anonima, probabilmente penalizzato da un motore stanco. Ma tutto sommato questa Red Bull anche oggi è stata superiore alla Ferrari, e ci si chiede cosa potrebbe fare con un motore con una trentina di cavalli in più. Probabilmente saremmo qui a parlare di un duello serrato con la Mercedes, e considerati i piloti coinvolti ci divertiremmo molto.

Nelle retrovie da segnalare il ritorno a punti delle due Williams, dietro le due Force India che sono ormai una certezza. La Haas questa volta ha funzionato un po’ meglio arrivando ai margini della zona punti, mentre per Renault e Toro Rosso è sempre notte fonda. La McLaren è sprofondata, come lo scorso anno proprio in casa della Honda. C’è da chiedersi per quanto ancora i giapponesi saranno contenti di questa situazione, e come pensano di potere lottare per la vittoria nel 2017.

Ora si va ad Austin, un circuito dal layout molto interessante. Vedremo se il campionato piloti ripartirà per il Messico con un Rosberg sempre più in testa o se, viceversa, Hamilton ritroverà un po’ di grinta e sarà in grado di riavvicinarsi. C’è da sperare in questa seconda ipotesi, affinchè il campionato non si trascini stancamente fino ad Abu Dhabi.