IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO XI)

La F1 entra nel vivo della sua nuova e lunga stagione. Da questa settimana inizia la settimana di test pre – stagionali, dove tutte le squadre potranno mettere fisicamente a terra le loro nuove monoposto e verificare se i dati virtuali sono coerenti con quelli reali. Detta così, sembra normale routine, purtroppo così non è a partire dal termine “settimana”, visto e considerato che le squadre non avranno sette giorni a disposizione per preparare le loro vetture al meglio, bensì solamente tre. Siamo arrivati all’assurdo, nel nostro sport, dove con un mondiale costituito da ben ventiquattro GP, i giorni di test durante tutta la stagione non solo sono contingentati, addirittura per preparare queste complicatissime monoposto alle prime gare che ci attendono tra due settimane, i giorni a disposizione sono ridotti all’osso. Di fatto la F1 è divenuto l’unico sport che per praticarlo non è necessario allenarsi. Sia chiaro, non parlo di allenamento atletico, che su quello i piloti (almeno questo!) sono liberi di praticare e ormai non hanno nulla da invidiare ad un qualunque altro loro collega di altre categorie, roba da far impallidire anche uno come Schumacher che era un pignolo sulla forma fisica. Questo stride ancora di più, visto che nel passato si vedevano tranquillamente piloti fumare… fuori e dentro l’abitacolo (!), cosa che ora ci sarebbe da rischiare di perdere la super licenza, e le monoposto erano decisamente più brutali, più fisiche. Quando vedo l’alba del mondiale più lungo di sempre, con le sessioni di test più corta di sempre, l’unico pensiero che mi viene da partorire è che ormai tutto è standardizzato e, se non tutto, poco ci manca. Eppure nonostante le standardizzazioni, i team hanno bisogno di macinare chilometri, perché quello che ti dice la pista, un simulatore non potrà mai dirlo al cento per cento. Da qui la farsa dello “shake down” con i suoi soli quindici chilometri percorribili ed il “filming day” che ha a disposizione un patrimonio (adesso sono stati aumentati) di ben duecento chilometri percorribili, che, di questi giorni, è oro che cola. Mi chiedo dove la F1 voglia arrivare con questa pantomima, visto che già nel passato è stata sbugiardata proprio dalla Mercedes “mangia gomme” che, per risolvere i suoi problemi congeniti nel consumare pneumatici dopo nemmeno dieci giri, si ridussero a organizzare un test segreto di ben mille chilometri… e stiamo parlando di Mercedes, dove i fondi da investire in simulatori con software, confrontabili solo con quelli militari in quanto a potenza di calcolo, di certo non gli mancavano. Da quest’anno (bontà loro) le pu, per affrontare tutte le gare, saranno quattro e non tre (una barzelletta!) e ciò dimostra come anche e soprattutto i motori (se si possono chiamare ancora così) sono ormai normalizzati nel loro funzionamento, tant’è vero che se prima era routine vedere propulsori arrosto, ora assistere ad una scena del genere è quasi uno shock. A questa standardizzazione della F1 in pista c’è purtroppo da aggiungere quella che avviene fuori pista con le presentazioni. La settimana scorsa è stata fondamentale perché tutte le squadre hanno svelato le loro livree e, sia chiaro, sottolineo livree perché è l’unica cosa vera che si è vista in queste kermesse. Ormai anche in questo il nostro sport è divenuto, dal punto di vista comunicativo, un qualcosa di osceno dove le squadre si limitano a delle “sveltine” (ero come un idiota, davanti al monitor, ad aspettare la presentazione Ferrari la settimana scorsa, per consumarsi tutto in un video di novanta secondi!) o, ad elargire i cosiddetti “rendering” dove si vede tutto e niente. Addirittura la “fù Toro Rosso”, che ora si chiama VCARB (sigh), nemmeno la suddetta sveltina ha consumato (rispetto per gli appassionati  pari a zero) e gli stessi dirigenti parlano di “democratizzazione” dello sport per far avvicinare di più i tifosi… cose da pazzi. Mi rendo conto che tutto il contorno che esiste oggigiorno, con i motori spenti, è divenuto solo un contenitore vuoto che serve ad intrattenere (male) nell’attesa che si faccia sul serio. Mi chiedo se è questo che un appassionato veramente si meriti e, se questo deve essere il trend, non significa che si debba essere necessariamente d’accordo con tutto ciò.

A proposito di test e quindi di fare sul serio: sappiamo benissimo che i tempi sul giro, che usciranno da questi tre giorni, lasceranno il tempo che trovano (scusate per il voluto gioco di parole) eppure sappiamo anche che se una vettura è nata bene, questa lo dimostrerà anche se la squadra farà di tutto per nascondersi. In questi test, come sempre, varrà la legge del girare più a lungo possibile per macinare più chilometri possibili, per raccogliere più dati comparativi possibili. Parola d’ordine: vietato sbagliare e, soprattutto, non rompere propulsori, al fine di non perdere tempo prezioso (e qui mi verrebbe da dire per quale motivo le squadre accettano un rischio del genere accontentandosi di cosi pochi giorni) e arrivare alle prime prove libere del primo GP già con le idee chiare. In tal senso, sulla base di quanto visto e sulle sensazioni che sono riuscito a percepire, mi lancio in una mia potenziale classifica di forze di valori in campo, la quale, ne sono ben consapevole, è opinabile e ben venga la critica.

Red Bull è la squadra da battere, inutile girarci attorno e il vantaggio, che si mormora debba avere, lascia presagire che anche questo mondiale non dico sarà una passeggiata, poco ci manca. Il dubbio naturalmente è dato sia dalla lotta interna che sta avvenendo in seno alla squadra (comunque andrà a finire, Red Bull ne uscirà malissimo) e quindi capire come e se la stessa Red Bull ne verrà influenzata e, naturalmente, da quanto gli altri siano cresciuti… perché dobbiamo dare per scontato che gli altri abbiano imparato dai propri errori.

Ferrari e Mercedes, in questo inizio di mondiale, le considero a pari potenziale e la parte di mondiale più interessante la disputeranno proprio loro, sia perché si presentano con vetture rifatte e piene di aspettative e sia perché vivranno nei rispettivi box, con il pensiero dello switch tra Hamilton e Sainz, i quali sicuramente daranno tutto proprio per presentarsi al meglio l’anno prossimo.

McLaren immediatamente a ridosso di Ferrari e Mercedes e, sicuramente, avanti (anche se di poco) ad Aston Martin, la quale con il progetto AMR24, ha osato non poco, solo che non riesco a vedere la squadra di Stroll sr come sorpresa proprio come l’anno scorso, questo sia perché McLaren è cresciuta tantissimo nel 2023, dando dimostrazione di freddezza nel rifare tutto d’accapo e sia perché la stessa Aston, sebbene abbia un Alonso in splendida forma, da solo non può fare tutto e Stroll jr, decisamente non è all’altezza.

VCARB sarà da tenere sotto osservazione e, se sarà anche forte, allora prepariamoci ad un mondiale (come sempre) avvelenato. Su mera speculazione dunque, la metto alla pari della rinata Williams (che con il suo DT Vowles, sta facendo un lavoro egregio) e davanti alla Alpine, la quale nonostante i continui proclami (e la coppia di piloti che è migliore delle due squadre che gli ho appena messo davanti) non convince.

Infine, concludono la ex Alfa Romeo, che sicuramente starà davanti ad una disastrata Haas, orfana di Steiner a cavallo tra Natale e Capodanno.

Vedremo se c’ho preso… ai posteri l’ardua sentenza.

Vito Quaranta