UN ENORME GRAZIE A MATTEO ZAMBONI, AUTORE DI QUESTO STRAORDINARIO ARTICOLO CHE PUBBLICHIAMO 1 SETTIMANA IN ANTICIPO SULLA RICORRENZA AFFINCHÈ ABBIA LO SPAZIO CHE MERITA LONTANO DAL GP DI SOCHI
Dire qualcosa su Ayrton a 22 anni di distanza è davvero difficile.
Tutto e il contrario di tutto.
Un po’ l’essenza della vita stessa. Della sua sicuro. Della nostra probabilmente anche.
Partirò dalla fine. Con quel casco verde-oro piegato per accompagnare le traiettorie dalla Tosa alla Rivazza. Con quella macchina blu e bianca che non era quello che era stata. Con quell’espressione accigliata che volgeva al ricordo, troppo fresco, troppo crudo, troppo vivo di un Carneade che aveva infranto i suoi sogni, Roland, troppo presto. Alla Villeneuve. Già. Proprio lì. Coincidenze. A volte il destino è bizzarro e sembra voler farti male.
Maledetta sfortuna.
Non esistono carneadi e campioni là in fondo. Questo lo sappiamo. Lo abbiamo capito.
Poi?
Tre parole che riassumono una vita, veloce, breve ma intensa, corredata di grandi campagne. Battaglie è riduttivo.
Tre parole che sanciscono ancora, come allora, la reciprocità intrinseca della leggenda.
Tre parole che rendono (e resero) merito ad una necessità, una verità, un imprescindibile legame, estrinsecato agli estremi, entrambi!, dell’odio-amore. E rispetto. Ci mancherebbe.
Quasi fossero una giustificazione di esistenza.
Non esiste bianco se non si comprende il significato di nero.
“Alain, ci manchi”
Strano vero? La madre di tutti i team radio. Almeno per quelli della mia generazione.
All’epoca non ci andai nemmeno sopra. Avevo 16 anni e credevo la vita fosse solo una leggera brina di sensazioni positive. Contava vincere. La sconfitta non era contemplata come possibilità. Figuriamoci la morte. Il futuro era sicuramente carico di trofei e trionfi.
“Alain, ci manchi”. Ma cosa stai dicendo. Pensa a star davanti a quel giovane tedesco che hai già perso due gare. Con le pole non si fanno punti.
“Alain, ci manchi.”. È tremendamente vero. Bello sentirtelo dire. Ma ora il futuro è tuo. Devi solo aver voglia di viverlo. Anche se è strano. O forse solo… tremendamente diverso.
“Alain, ci manchi.”.
La vita continua, anche senza di noi.
Il giorno dopo la vita faceva schifo. A motori spenti, il rumore era ancora più assordante. Il silenzio strano, nuovo. Incomprensibile. Non è vero. Invece sì.
When the music’s over.
Turn out the lights.
….
Sono passati 22 anni.
22 fottutissimi anni.
Le emozioni sono sempre là. In una pozzanghera di Donington. Asciugata materialmente dal passaggio di tanti altri fenomeni, veri ci mancherebbe, ma ancora umida in chiave astratta. Nessuno passerà mai più così, ad asciugarla. Come la madre di un cucciolo preda di un falco attende invano il ritorno della sua creatura, così quella pozzanghera rimarrà sola, informe, incompleta. Il vuoto nulla toglie e nulla riempe. È semplicemente vuoto.
“Alain, ci manchi”
Anche tu, Ayrton.