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MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTRIA 2023

Sarebbe bello poter commentare il GP dell’Austria con la consueta verve (peraltro presunta ma conto sul vostro buon cuore).

Sarebbe bello poter divagare sullo stato di grazia assoluta raggiunto da Max e paragonarlo a quello dei grandi del passato citando di quel periodo di Senna o  di quell’altro di Schumacher e giù giù nei meandri del tempo andando a ripescare il dominio di Jim Clark nel 1965 o persino quelli di Fangio 1954 e Ascari 1952.

Sarebbe bello intrufolarsi nei dettagli analitici dei crono dei protagonisti e rilevare che Ferrari ha convinto oltre le aspettative (ma già Silverstone, circuito assai diverso da Canada e Austria, sarà banco di prova non indifferente), che McLaren ha finalmente azzeccato un aggiornamento e che la cautela con cui avevo ammonito di giudicare la Mercedes di Barcellona è stata decisamente opportuna.

Sarebbe bello dire che il GP è stato molto divertente proprio perché, dietro al fenomeno, se le sono date di santa ragione un po’ tutti quanti, con il solo Leclerc a far valere il proprio talento al di sopra della bagarre.

Sarebbe bello anche ironizzare a più non posso sui track limits infiniti che hanno caratterizzato il gran premio anche molto tempo dopo la sua conclusione. E magari far notare che forse non è un caso che gli unici a non aver subito warning siano stati Max e Charles (forse anche Fernando ma non ne sono certo).

Oppure scandagliare le sottili polemiche sui team order Ferrari magari facendo notare che, spassionato e personalissimo parere, Sainz nella prima parte di gara teneva agevolmente il ritmo di Leclerc solo grazie al DRS e che non appena, causa fatale (e inevitabile in quel contesto) doppio pit, si è staccato si è preso una dozzina di secondi in totale nei due stint (al netto della penalità di 5 sec) che sono pochi ma che ci sono.

Sarebbe interessante commentare la garetta del sabato e le sportellate tra Max e Checo in partenza.

Oppure lo spettacolare duello tra lo stesso Checo e Sainz nella gara vera.

E Norris? Che si permette una gara mostruosa non appena gli danno una macchina decente? Elargisce il più bel sorpasso (dei tanti!) di giornata con una finta strepitosa su Gasly al 45 giro. Sorpassi in abbondanza in questo GP dove però, complice un DRS leggermente meno efficace rispetto al passato, abbiamo visto i piloti sudarsi ogni metro per metterli a segno.

E Russell che le prende da Hamilton per il quarto GP consecutivo ma gli finisce davanti solo grazie alle penalità postume?

E che dire di Ocon che torna mr. Hyde facendo una gara ridicola passata più oltre i cordoli che dentro?

Nel paragrafetto dedicato a Stroll dovrei citare quei camera car in cui si vedeva chiaramente il ragazzo mollare il volante con la sinistra e fare qualche piccolo esercizio per rilassare il polso. L’episodio FORSE (magari lo fanno tutti – l’ho fatto persino io in una run di 15 minuti in un simulatore da centro commerciale…) conferma che l’infortunio ai polsi subito a inizio anno non è ancora stato del tutto assorbito.

Dovrei dire di Aston Martin che sembra in regresso: dalla possibile vittoria di Alonso a Montecarlo si è arrivati in Austria ad essere dietro a RBR, Ferrari, Mercedes e McLaren. E in Canada avevano pure portato aggiornamenti. Un caso? oppure si devono preoccupare?

Sarebbe bello, infine, commentare Bottas che si sdoppia da Verstappen con un sorpasso duro alla 3: vero è che Bottas era appena uscito dalla corsia box con gomme nuove e Verstappen avrebbe pittato proprio alla conclusione del giro ma l’episodio (forse sfuggito ai più) è stato un po’ straniante, e perciò divertentissimo.

Già.

Sarebbe bello.

Però come potrò farlo?

(E in realtà l’ho fatto, sia pur nei bits poco più che appuntuali che avete appena letto, quindi sì: sono ipocrita)

Perché quel maledetto Tubo mi ha morbosamente attirato tra ieri e stamani. Ho guardato il terribile incidente a Spa di Dilano Van’t Hoff un numero vergognoso di volte. Mi sono giustificato: “no, per carità. Lo guardo solo perché la dinamica deve far riflettere sulla sicurezza delle piste, del motorsport, nei gran premi, una terribile lezione, magari mando una mail alla FIA, bisogna essere costruttivi anche nelle tragedie…” e così via. Poi mi sono reso conto che attrazione e repulsione si accavallavano febbrilmente nel pigiare “riavvia il video”.

Cosa c’è che non va?

Quel povero ragazzo non l’avevo mai sentito nominare e che esistesse il campionato FREC lo sapevo solo grazie a qualche sporadica ricerca sulle formule minori fatta in off-season.

18 anni, santo cielo! Forse è quello! Avrebbe potuto essere mio figlio.

Me lo sono immaginato il percorso. Padre un po’ frustrato: da ragazzo andava forte sui go-kart ma al primo incidente si spaventò così tanto da non salirci più sopra. Che poi nei racconti si giustifica: “eh! si era infilata un vespa sotto la tuta e mi ha punto proprio nel curvone dopo il rettilineo! Non fosse successo allora niente incidente, avrei vinto quella gara e magari avrei fatto carriera!” bah!

Poi arriva Dilano, lo piazzi su un go-kart a 10 anni. È piccolino, per la sua età, quindi sfrutta il vantaggio del poco peso e vince qualche garetta. Poi lo metti su un mezzo un po’ più serio e vedi che continua a vincere. Gli stringi bene i punti di accesso della tuta: mica vuoi che si infili una vespa e gli punga l’avanbraccio in corsa anche a lui! Sta a vedere… Poi l padrone della squadretta in cui corre non va bene, sembra un impiegato, non ha spinta e non spinge il tuo ragazzo. Allora vai da un altro che ti dice: “voglio 35mila euro per farlo correre”. Ok, andiamo in banca e vediamo che si può fare. Litighi con la moglie ma alla fine l’hai vinta, Vai avanti, lo porti dappertutto, vince qualche manche, buoni piazzamenti, non sembra un fenomeno ma neanche una comparsa per far numero. Si passano bei week end si visitano posti nuovi, si mangiano salsicce alla griglia in quantità, si fanno risate e quasi quasi pensi che il tuo ragazzo si sia divertito abbastanza e che è meglio che ora si concentri sullo studio. Poi però un giorno si avvicina un tizio un po’ attempato, vestito con troppa approssimazione, i denti ingialliti dalle 40 Marlboro al giorno, capelli un po’ sporchi, Rolex al polso a far bella mostra di sé e ti chiede di fare due chiacchiere nel parcheggio del kartodromo. Ti porta accanto ad una 911 dell’88,  ci si appoggia sopra col gomito e si accende una paglia. “tuo figlio è forte! Io me ne intendo: sono quarant’anni che faccio il talent scout per i big. E come lui ne ho visti pochi. Non guardo i risultati ma come guidano, come affrontano le gare, come lavorano: tuo figlio ha la stoffa, credimi. Mi chiamo X: chiamami se vuoi cambiare vita” e porge il biglietto da visita. Mentre ti allontani frastornato da quell’incontro non fai caso al fatto che la 911 non l’ha aperta: ci si era solo appoggiato sopra.

Un biglietto da visita?!

Ci pensi troppo. Cioè, due ore non sono tante in una vita normale ma sono troppe lo stesso! Senna, Mansell, Prost, Schumacher! Ma quanti soldi hanno fatto quelli là?! Due ore, giusto il tempo di tornare a casa, mettersi a cena con la famiglia e raccontare della gara di Dilano e poi vi mettete tutti davanti alla tv. Ad un certo punto ti alzi e dici che vai a gettare la spazzatura. Tua moglie ti guarda e lancia la frecciatina: “e cos’è sta novità?! Mi devo preoccupare? Stai bene?!” fai una risata, prendi il sacco nero ed esci. Ma quanto pesa?!, pensi e subito dopo averlo gettato nel cassonetto prendi il cellulare e chiami Tizio. Ti tremano un po’ le mani mentre componi il numero. “salve sono il padre di Dilano, il ragazzo i kart, oggi…” – “sì, sì non si preoccupi, l’ho riconosciuta. Tra un mese sarò al weekend di Vattelapesca. Voi ci sarete?” “sì, certo” non era in programma ma figurati se mancheremo.

Comincia così. Dilano ha un colpo di fortuna. Era secondo a 3 secondi dal primo, irraggiungibile, ma poi quest’ultimo si gira stupidamente a due giri dalla fine e Dilano vince rintuzzando gli attacchi degli inseguitori. Il padre del ragazzo che si è girato mentre era primo  bestemmia tutti gli angeli del cielo, non lo si tiene. Nel retrobox rimprovera il figlio in modo violento, non è un bel vedere, no. Vola anche uno schiaffo. Il ragazzo piange. Uno dei meccanici lo porta via ma gli altri danno man forte al padre e continuano a inveire contro di lui mentre si allontana. Ma io no, io Dilano non l’ho mai rimproverato, mica sono come quello là!. pensi. Tizio, dopo le premiazioni, si avvicina e ti fa un sacco di complimenti. Grandissima gara, bravissimo! Dilano è già grandicello come età ma non la dimostra: è ancora assai minuto e sembra un bambino. Sicché a Tizio scappa il classico scompigliamento di capelli. Dilano è infastidito ma non ci fai caso. Quindi? Quindi Tizio presenta Tizio2. Stavolta nessuna Porsche. Andate dietro nel parcheggio, Tizio2 apre una Yaris Verso del 2003 e tira fuori una cartella di documenti. Papà, vado a giocare a calcetto con gli altri mentre parli, ok? Vai, Dilano, vai, divertiti che qui la cosa si fa interessante. Mentre scartabellano con i documenti Tizio e Tizio2 sbracano sulle loro conoscenze: sponsor, squadre, formule, Germania, Italia, UK  e dicono che hanno un ragazzo brasiliano per le mani che sarà futuro campione del mondo. Ti viene un Ma vah? Un ragazzo brasiliano futuro campione del mondo?! “ehm…” borbotti, be’, lottando con Dilano, s’intende, aggiungono i due, e non ci pensi più. Stando a loro praticamente avevano rinunciato ad un pranzo a Montecarlo con Horner, Wolff e Domenicali solo per venire a vedere Dilano nel week end di Vattelapesca. Ma si, dai, ci sta che millantino un po’. Praticamente gli hanno tracciato tutta la carriera fino in Formula 1. Sono convincenti. Sì. E poi stravedono per Dilano. Questi sembrano sapere il fatto loro. Si vede che ci tengono ai ragazzi. Del resto sono stati loro ad aiutare Jos con suo figlio, no? Cioè, non hai ben capito in che modo l’abbiano fatto ma parlano di Jos come fosse il vicino di casa. Va bene millantare ma non fino a questo punto, no? Fatto sta che dopo un’ora e mezza di discorsi se ne escono con un bel “serve mezzo milione, duecentocinquanta li mettiamo noi e gli altri duecentocinquanta li metti tu.”

Ah!

E dove li trovo? “E dove li trovo duecentocinquantamila euro?!”. Già, dove li trovi? Mica crescono sugli alberi. Mi spiace, dicono, in questo mondo funziona così. Devi fare sforzi, devi trovare sponsor, mica glie ne frega qualcosa ai team se il pilota è forte. Loro guardano solo al denaro. Ma il tuo ragazzo è forte, fidati, una volta fatto il primo investimento tutto il resto è in discesa. “sì ma come li trovo?!”, ripeti. Cercati degli sponsor, dicono, li scaricano dalle tasse. “ma non siete voi quelli che conoscono gli sponsor?” sì infatti noi ci mettiamo gli altri due e cinquanta, no?

Torni a casa con quel residuo dubbio che gli altri duecentocinquantamila forse non è che siano proprio necessari. Ti riprometti di chiedere in giro. Ma non lo fai. O quantomeno non lo fai con la giusta mentalità. Chiami tutti i team del piccolo campionato cui stai partecipando, ti fai dare nomi, numeri di telefono, indirizzi email. Lunedì sei già pronto davanti al pc: spari più di 120 email alle aziende della città. Passi la settimana a pigiare “invia-ricevi” su Outlook. Passa una settimana. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Rilanci le email, provi al telefono ma i centralini ti rimbalzano. Poi un giorno arriva una risposta. E’ positiva. Prendi la email e la rilanci ad un altro: “visto che l’azienda X ha già accordato la sua sponsorship forse è il caso che vi aggiungiate anche voi”.  Funziona. Diecimila qui, quindicimila là, ottomila da quegli altri e dopo un po’ sommi tutto e trovi quasi centomila pronti per essere investiti. Ne mancano ancora parecchi. Vai in banca: impegno la casa forse centocinquantamila me li danno. Te li danno. Chiami Tizio1 e Tizio2 e guarda un po’? loro sono già pronti con i loro duecentocinquantamila, dicono. Il contratto c’è, cioè, insomma, pare che debbano passare anche da un Tizio3 e poi un Tizio4 ma alla fine è fatta.

“Dilanoooooooooooo”. Dopo la telefonata chiama il figlio che era in camera a studiare: domani c’è il compito di matematica a scuola. Feste, giubilo, esultanze. Dilano è in una formula! WOW!

Dilano comincia a camminare a 20 centimetri da terra. È in una formula! Non lo si tiene più. Lo vedi felice come non mai! E anche tu non ti tieni più:  il mio ragazzo è in una formula!.

Poi passano due anni e arriva FREC – Spa 2023.

Buongiorno, padre di Dilano, mi chiamo MIT, è il 3 Luglio 2023 e sto scrivendo della morte di tuo figlio.

 

E poi? Cosa c’è che non va?

Forse c’è che se l’incidente fosse stato su un circuito minore forse non ci avremmo fatto molto caso. Minuto di silenzio e via. Triste, certo, ma la vita va avanti.

Forse c’è che se non fosse stato così simile all’altrettanto terribile incidente di Hubert non ci avremmo fatto molto caso. Minuto di silenzio e via. Triste, certo, ma la vita va avanti.

Il Tubo rilancia il filmato: non si vede nulla per lo spray che sollevano le vetture quindi forse c’è che hanno dato bandiera verde, dannazione! In Formula 1 hanno dato bandiera rossa per molto meno!

Poi sorge il dubbio. Non sarà che è Spa ad essere pericolosa in sé? Più di altri circuiti? Non è che ci mettono una chicane in mezzo al Radillon?! Non è che ci tolgono Spa?!

Oh! Che dubbio meschino! Ecco cosa c’è che non va!

Attrazione e repulsione, di fronte al terribile schianto, sono quasi normali – normale reazione di fronte all’insondabile mistero della morte che fa parte del nostro essere vivi. Figuriamoci se non può esserlo a maggior ragione per chi è appassionato di Formula 1 e della sua storia. No, fin qui è normale. Ma quel dubbio? Quello è normale?

Ecco cosa non va: è normale anche quello. Dal dubbio supremo al dubbio meschino. La storia e le storie si intrecciano continuamente (anche quelle romanzate come quella sopra, sia chiaro) e ci sta tutto. Anzi quasi tutto. Dove quel quasi va inteso come quel piccolo lasso di tempo che forse dovremmo dedicare a guardarci intorno e a chiederci perché la morte ci spaventa, sì, ma a volte anche perché non è, solo, la morte.

Ma non voglio lanciare messaggi troppo accorati. Non ho la verità in tasca e, anzi, forse la Verità, quella con la V maiuscola, forse manco esiste.

Quindi?

Nulla. Dico solo che siamo umani, che tutto scorre.

Panta Rei.

Dilano Van’t Hoff (2004-2023)

 

Metrodoro il Teorematico