LE NON PAGELLE DI MONZA 2024

La storica pista di Monza ci regala una gara bellissima, tesissima e dal finale emozionante. La seconda di Leclerc in stagione, oltre a far felici i tifosi della Rossa, a mio modestissimo parere è molto più significativa delle altre due vittorie Ferrari in stagione. La vittoria di Sainz in Australia, per quanto straordinaria e meritatissima, fu favorita dall’inedito ritiro di Verstappen mentre quella di Leclerc a Montecarlo, per quanto emozionante nel suo esito, fu decisa nelle qualifiche. Qui invece abbiamo assistito ad una vittoria vera, nel senso di una condotta di gara strepitosa, di una strategia azzeccata e senza che qualche fattore esterno (come rotture o penalità o SC s/fortunate) abbia impedito agli avversari di potersi esprimere al meglio. Cosa si può desiderare di più?

La pista presentava alcune novità rispetto al passato. I cordoli sono stati sostanzialmente appiattiti e portati al limite dell’asfalto il quale, a sua volta, è stato rinnovato con una lavorazione che ha reso il percorso liscio come un tavolo da biliardo. Così liscio, l’asfalto, ha fatto sì che un po’ tutte le vetture scivolassero parecchio quanto inopinatamente lungo tutto il circuito rendendo la guida dei piloti più difficile di quanto si aspettassero. Monza, a differenza di altri circuiti storici come Spa o Silverstone, non è un circuito che ponga problemi di interpretazione ai piloti che quindi devono cercare la perfezione millimetrica che consenta la massima performance. Il che è stato facilitato, per certi versi, dall’appiattimento dei cordoli che ha consentito, ad esempio, una percorrenza della variante Ascari molto più “raddrizzata” senza che il rischio di prendere male i cordoli comportasse i testa-coda che in questo tratto si sono visti spesso in passato. Di contro, qualche errore si è visto alla seconda di Lesmo, che il cordolo appiattito ha diabolicamente tentato molti piloti alla ricerca di performance.

Tuttavia, il busillis più rilevante visto sul liscissimo asfalto di Monza quest’anno è stato rappresentato dalla resa delle gomme. Lo scivolamento delle vetture sul nuovo asfalto, infatti, comportava non solo un inedito graining dato dall’abrasione longitudinale (normalmente è invece dato da abrasione per asfalto gibboso e irregolare) degli pneumatici ma anche un comportamento vettura che dava sottosterzo o sovrasterzo in modo sostanzialmente imprevedibile. Si è visto in particolare sulla seconda di Lesmo dove i piloti perdevano alternativamente anteriore o posteriore e anche in ingresso della parabolica dove persino le splendide McLaren di questo periodo hanno avuto qualche difficoltà. Di tutto ciò, ne ha fatto le spese, ad esempio, il nuovo arrivato Franco Colapinto su Williams che nel suo giro decisivo in Q3, i cui intermedi lasciavano presagire una facile Q2, si è trovato con il posteriore a lambire la ghiaia all’esterno di Lesmo 2 più per il comportamento della vettura che non per un suo errore. Un altro pilota che ha combattuto contro questo doppio effetto è stato inaspettatamente Verstappen sia in qualifica che in gara.

In qualifica, infine, non si riusciva a trovare il giusto bilanciamento per far funzionare le gomme rosse a dovere che o si scaldavano troppo e subito (come accadeva a Sainz e Hulkenberg) oppure non entravano in temperatura (Verstappen, appunto) al punto che diversi piloti hanno fatto i loro best lap con gomme usate o al secondo giro di riscaldamento. Solo le due Mercedes sembravano aver trovato una quadra sul funzionamento delle rosse e solo un errore di Hamilton all’Ascari nel suo giro decisivo gli ha impedito di prendersi la pole.

La gara ha fornito numerosi spunti di riflessione con particolare e ovvio riferimento alla gestione gomme che è stato decisivo per il risultato finale. Come si sono comportati i piloti, dunque?

LECLERC

Top assoluto del week end, non soltanto ovviamente per la strepitosa vittoria ma anche per il modo in cui l’ha conseguita. In qualifica sembra essere leggermente più in difficoltà di Sainz sennonché riesce proprio all’ultimo a timbrare il crono necessario ad agguantare la seconda fila, cosa che si rivelerà importantissima per il risultato finale. La domenica Charles si mostra particolarmente in palla sin dal via quando scatta in modo eccellente insieme a Russell ma mentre quest’ultimo è all’esterno (poi costretto da Piastri alla gimkana fuori dalla variante) lui può più comodamente impostare la prima variante dietro le due McLaren. L’inaspettato e durissimo sorpasso di Piastri alla Roggia gli consente di sopravanzare Norris, cosa tutt’altro che facile perché se è vero che Lando era uscito più lento era tuttavia molto interno e Leclerc ha dovuto coraggiosamente tenere il piede sull’acceleratore pur con le ruote di destra oltre il nastro d’asfalto. Per una decina di giri riesce a rimanere a distanza DRS da Piastri che stava forzando tantissimo e che infine riesce ad allungare perché le gomme gialle cedono sotto li ritmo frenetico imposto da Charles. Norris quindi si avvicina ma mai abbastanza per impensierirlo seriamente tant’è che decide di fare undercut pittando al 15° giro. Charles segue immediatamente al giro dopo con decisione apparentemente discutibile visto che ormai la posizione su Lando era persa ma è anche vero che dal giro 10 al 15 il suo ritmo era decisamente più scadente rispetto alle due McLaren sicché non aveva molto senso rischiare di perdere la posizione anche da chi stava più indietro. Lo dimostra Sainz che nei cinque giri in più fatti prima del pit perde almeno 10 secondi solo di ritmo. Qui la gara di Leclerc si fa ancora più interessante perché non solo si “riattacca” a Norris ma sembra farlo senza eccessive difficoltà per i successivi 15 giri. Stiamo sempre parlando in modo relativo perché si vede a occhio nudo quanta fatica facciano i piloti a tenere linee pulite. Linee che però per Charles, forse perché abituato a dover gestire un anteriore ballerino dall’inizio della stagione, sembra riuscire a gestire con più leggerezza rispetto ai due McLaren che invece devono forzare molto di più per rimanere performanti. Al giro 31 Norris ha un’incertezza che lo induce ad anticipare il secondo pit. Questa mossa si rivelerà decisiva per l’esito finale perché il ritmo di Norris è di 1-1.5 secondi più veloce e di fatto costringe anche Piastri a fare il secondo pit, previsto ma non scontato, per evitare di ritrovarsi Lando sugli scarichi a fine gara e con gomme più nuove. Solo che proprio quando Piastri pitta Norris si ritrova Verstappen davanti e perde almeno due giri di ritmo per sopravanzarlo. Dev’essere in quel momento che in Ferrari accarezzano l’idea di andare fino in fondo senza fare il secondo pit. Infatti, in McLaren davano per scontato che almeno Leclerc dovesse per forza fare un secondo pit avendo gomme così vecchie e di Sainz non si preoccupavano perché sarebbe stato davanti solo di 5-6 secondi e con ritmo non sufficiente per contenere il recupero tanto di Piastri quanto di Norris. Il vantaggio di Leclerc, dopo il pit di Piastri era di circa 15 secondi e con 11 giri ancora da percorrere, sia pur con ritmo inferiore, non era poi così impossibile da tenere. La mossa tattica, del tutto analoga a quella di Russell a Spa, era dunque pronta e non restava che metterla in pratica. Facile a dirsi difficile a farsi, ovviamente. Perché riuscisse sarebbe stata necessaria una guida che contemperasse la gestione gomme e una velocità sufficiente a evitare il rientro di Piastri prima dell’ultimo giro, senza cioè potergli dare la possibilità di un attacco. Leclerc, nella sua versione 2.0, è diventato abilissimo in questo e il finale di Monza diventa una masterclass di guida straordinaria: tutti i giri sull’1.23’5 e Piastri non è riuscito ad agganciarlo. Se pensiamo alla pazzesca tensione che c’era in quegli ultimi 10 giri l’applauso a Leclerc è ancora più fragoroso. Non sono certo che questo risultato sia tutto merito degli aggiornamenti portati da Ferrari perché l’assetto per la pista di Monza è comunque una sorta di unicum ma fatto sta che di porpoising (difetto ricomparso dopo l’ultimo upgrade) io non ne ho visto. Ora arriva Baku, pista su cui Leclerc si è sempre trovato a suo agio e su cui è chiamato ad una ulteriore (ulteriore in quanto è da qualche gara che, a prescindere dal risultato, si sta esprimendo ad altissimi livelli) conferma. Eccezionale!

PIASTRI e NORRIS

Volano gli stracci in casa McLaren. Se queste fossero pagelle darei dei voti negativi. Non certo per il risultato, ovviamente, perché in ottica costruttori è di gran rilievo, ma per la gestione piloti che qui a Monza si conferma (come in Ungheria) assolutamente ridicola. L’1-2 in qualifica doveva essere gestito per portare a casa il massimo risultato in gara, ampiamente alla portata del team perché per quanto straordinaria sia stata la gara di Leclerc non possiamo non rilevare che sia sul giro secco che sul ritmo i papaya erano superiori di almeno, almeno!, 2 decimi e che a parità di strategia Leclerc più di terzo non avrebbe potuto fare. Se il contesto fosse stato diverso Piastri avrebbe voti altissimi e giusto un po’ meno Norris (soprattutto per quell’errore gratuito al 31° giro che di fatto gli nega la potenziale vittoria). Tuttavia, in un contesto in cui non sei più un team di seconda o terza fascia (ricordiamoci che all’inizio del 2023 stavano in fondo) non puoi non considerare strategie a più ampio raggio che, cioè, guardino alla stagione intera e non a gara per gara. Ebbene, in questo contesto la condotta di gara dei due non può esser definita altro che assurda. In primis, il sorpasso tanto meraviglioso quanto cattivo di Piastri a Norris alla Roggia subito dopo la partenza è del tutto inspiegabile. Ma come?! Per una volta che la partenza va bene Piastri fa questa mossa folle? Se Norris fosse stato un poco più “verstappeniano” o “hamiltoniano” o anche “schumacheriano”, cioè irrazionalmente resistente al sorpasso, avremmo sicuramente visto le due McLaren impastarsi tra loro e terminare mestamente la gara appoggiati ai guard rail. Norris ha pure rischiato di girarsi durante il sorpasso proprio perché voleva evitare il contatto con il compagno di squadra. Ed è altrettanto certo che non si sarebbe mai aspettato un attacco di Piastri. Se anziché Piastri, dietro di lui ci fosse stato chiunque altro non avrebbe lasciato lo spazio per farsi affiancare o, quantomeno, avrebbe allungato di qualche metro la frenata per costringere l’avversario oltre il cordolo entrando alla Roggia. Insomma, quel sorpasso non s’aveva da fare se consideriamo il contesto. Di più. Piastri, poi, va più veloce che può per tutto lo stint infischiandosene della gestione gomme e del fatto che dietro non aveva Norris bensì Leclerc che, almeno sulla carta, non avrebbe potuto impensierirlo più di tanto. Tale foga è spiegabile solo col fatto che voleva cercare di mettere più distanza possibile tra sé e Norris proprio per non dare motivo alla squadra, nel successivo evolversi della gara, di dare un qualche ordine di scuderia che dopo Budapest sarebbe stato assai impegnativo. Allo stesso modo Norris, indubbiamente sorpreso da tutto questo, si è trovato a sforzare le gomme più di quanto avesse programmato perché, specularmente alla decisione di Piastri, non poteva permettersi di lasciar andare il team mate e trovarsi poi nella scomoda posizione di chiedere uno “swap” tanto impegnativo quanto discutibile. Così facendo entrambi hanno sforzato troppo le gomme, commesso errori (il già citato di Lando al 31°), e consentito a Leclerc di inventarsi la magia che ha loro sottratto un 1-2 che assai facilmente raggiungibile se avessero corso, corso, in altro modo. Quel che è successo, in definitiva, è che i due McLaren hanno corso l’uno contro l’altro come se in pista non ci fosse stato nessun altro. E la squadra ha avallato senza fiatare questo comportamento. Ora, si tratta di capire se questa condotta quasi-suicida sia frutto estemporaneo di circostanze casuali oppure se davvero in McLaren non abbiano la minima intenzione di affrontare in modo strategico la stagione. La prima ipotesi si spiegherebbe con quanto segue. Nel pre-gara determinano lo scenario di partire su binari paralleli per impedire a chi è dietro di sopravanzarli. Norris parte (finalmente!) bene ma la prima cosa che fa è chiudere brutalmente Piastri. Quest’ultimo si imbestialisce e glie la fa pagare con un attacco alla Roggia come se non ci fosse un domani fregandosene delle possibili conseguenze. La seconda ipotesi è che si fossero detti di provare a stare davanti entrambi ma “poi lottate tranquillamente tra voi e vinca il migliore purché non vi buttiate fuori”. In entrambi i casi sono assai perplesso. Anche perché il muretto non ha fatto nulla per contrastare una situazione di gara che, soprattutto dopo il secondo pit di Norris, si stava assai complicando visto che le due Ferrari minacciavano di continuare lo stint sino alla fine. Meglio sarebbe stato, anche a fronte di un colpo di testa di Piastri, suggerirgli di tenere un ritmo relativamente basso che tanto Leclerc difficilmente sarebbe riuscito a superarlo e così in questo modo Norris avrebbe potuto gestire meglio le gomme e superare Leclerc già dopo qualche giro senza dover per forza ricorrere all’undercut. Nell’ipotesi 2, invece, in una situazione di classifica piloti in cui è Norris ad avere più possibilità di Piastri di puntare al titolo (e vista l’involuzione tecnica di RBR non è affatto un’ipotesi remota) dire ai piloti che sono liberi di correre è sostanzialmente dire a Norris che a nessuno importa nulla delle sue possibilità mondiali. Come fa a correre tranquillo in questo modo? Beninteso: Piastri si sta dimostrando grandissimo pilota e con tutti i meriti del caso ma è solo a metà del suo secondo anno in F1 ed è ancora discontinuo (vedi Zandvoort). Forse in McLaren non c’è più nessuno del team che affrontò la stagione 2007 ma farebbero bene a leggersi i diari di quella stagione per evitare che tattiche e strategie dissennate li condannino alla delusione più frustrante. Se poi, infine e papaya rules o meno, nemmeno si vince una corsa che doveva essere vinta spero si capisca il perché questa non pagella si trasforma in una pagella e si punisce Woking con un bel 3!

SAINZ

Come lo splendido Leclerc di Monza anche Carlos merita voti altissimi. È beffato per soli 6 millesimi dal compagno di squadra in qualifica. Ottima la partenza e il ritmo del primo stint ma poi si gioca il podio rimanendo fuori più del dovuto prima di mettere le bianche. La decisione lì per lì sembrava anche assennata se non fosse che, come Leclerc, le gialle hanno avuto un crollo troppo importante. Dopo il primo pit si stabilizza a circa 12 secondi da Leclerc e tiene il distacco sino alla fine, segno che anche lui riusciva a rendere benissimo. Non può nulla sul rientro di Piastri ma gli fa perdere quel secondo o due che hanno impedito all’australiano di arrivare negli specchietti di Leclerc e provare a destabilizzarlo e nemmeno contro il frustrato Norris che, come al solito, stava andando anche più veloce di Piastri negli ultimi giri. Non so quanto gli upgrade Ferrari siano stati significativi nell’ottima prestazione di Monza visto il setup così peculiare necessario in questo circuito, ma se si confermano nei prossimi GP non sarà solo McLaren ad avere ambizioni nel costruttori. Del resto, a ben guardare la classifica, Ferrari sta a soli 30 punti dalla vetta. Staremo a vedere.

HAMILTON

Gara abbastanza anonima da parte del campione di Stevenage. Il voto basso se lo merita tutto anche perché in qualifica commette un errore nell’ultimo giro decisivo del Q3 proprio quando intermedi da favola sembravano proiettarlo in pole o quantomeno in prima fila. In gara non si vede mai e si accontenta di tenere dietro, peraltro assai agevolmente, Verstappen. Null’altro da segnalare.

VERSTAPPEN

Diamo un po’ di numeri. Con Monza Max arriva a 6 gare consecutive senza vittorie: non accadeva dal 2020. Il distacco rimediato da Leclerc al traguardo è di 37’’932millesimi che non gli accade da… quando era in Toro Rosso? (esagero per rendere l’idea…). È anche vero, però, che da quando ha vinto l’ultima volta, a Barcellona, il suo principale contender, Lando Norris, gli ha rosicchiato soltanto 7 punti e su Leclerc, terzo in graduatoria, ha addirittura guadagnato 15 punti. Certamente, questo sesto posto è ben peggiore di quello di Monaco a causa della palese involuzione tecnica che RBR sta attraversando. Visto che Perez gli è finito dietro di una ventina di secondi non si può dire che Max si sia risparmiato anche in questa gara. Monza è circuito assai particolare ma questa volta non era solo McLaren ad esser più prestazionale: anche Ferrari e Mercedes gli sono arrivati davanti senza alcuna difficoltà. Il distacco in classifica piloti, grazie alla gestione quantomeno discutibile di McLaren (e a qualche errore di troppo di Norris), è ancora rassicurante ma il trend tecnico negativo è ormai abbastanza evidente. Vediamo cosa riuscirà a fare nelle gare che rimangono. Dovrà dare tutto se stesso se vorrà il quarto a fila.

RUSSELL

Bella qualifica ma gara buttata per l’errore in partenza. Non è tanto il lungo alla prima variante che lo danneggia quanto l’ala anteriore che in quell’occasione si è rovinata e l’ha costretto ad un pit stop piuttosto lungo. Poi va in rimonta superando bene le vetture di seconda fascia e poi bevendosi Perez come se quest’ultimo invece di una RBR guidasse una Sauber. Sul traguardo finale è addirittura negli scarichi di Max. Che dire? Bravo, sì, ma è ancora troppo incostante.

PEREZ

Un pianto.

ALBON

Sembra che stavolta in Williams siano stati attenti alle misure delle loro componenti quindi niente squalifica… E Albon non si è fatto pregare: Q3 raggiunta con comodo e gara con il coltello tra i denti con duelli all’ultimo sangue con chiunque si trovasse a fianco. A dir il vero l’ultimo duello con l’arcigno Magnussen l’aveva anche perso ma la penalità rimediata da quest’ultimo gli consente di portare a casa punti meritatissimi. Vediamo come andrà nel prosieguo e se gli aggiornamenti gli consentiranno di entrare più stabilmente in zona punti.

MAGNUSSEN

Non ci fosse stato quel duello da favola là davanti e la magia di Leclerc credo che il premio di MVP della gara di Monza sarebbe andato al buon Kevin. Dalle mie parti, quando qualcuno non ha il talento per portare agevolmente a termine un compito gli si consiglia di “andare di badile” (vi risparmio la traslitterazione dialettale). Ebbene, Magnussen corre a Monza “sbadilando” a dritta e a manca fino a che non solo si trova in zona punti ma anche a pochi secondi da Perez. Accumula tuttavia 10 secondi di penalità per una sportellata d’altri tempi data a Gasly e deve scalare di una posizione. Però mi è piaciuto e gli assegno lo stesso un bell’8 di incoraggiamento… di cui non se ne farà nulla perché oltre alla penalità in gara gli tolgono altri punti sulla superlicenza e a Baku non ci andrà. Mi è sempre piaciuto come pilota: grintoso, coriaceo, sagace. Con queste caratteristiche avrebbe potuto essere il secondo pilota ideale in un top team con un campione (o presunto tale) come prima guida. Però il cronometro non mente mai e come velocità pura (mai fenomenale onestamente) sembra anche in trend negativo (vedi le piste che spesso gli rifila Hulk in qualifica). Che ne dite? È all’ultima stagione in Formula 1?

NOTE DI MERITO

Franco Colapinto debutta tutto sommato bene. In qualifica manca il Q2 a causa di un’inopinata escursione alla Lesmo 2 quando sembrava fosse ampiamente alla sua portata. In gara termina 12° ad una ventina di secondi da un ottimo Albon, non fa errori, non si fa doppiare come invece è capitato ad altri sei piloti con molta più esperienza di lui. Bravo.

NOTE DI DEMERITO

Hulkenberg, che pure aveva raggiunto un’ottima Q3 (cosa che gli capita spesso) si dimostra troppo ottimista nel primo giro e anche se tecnicamente la sua escursione in Ascari è causata da Ricciardo è lui a doversi rimproverare una partenza non ottimale che l’ha fatto finire in quella bagarre. Poi pasticcia anche con la strategia e finisce lontanissimo dalle posizioni cui avrebbe potuto ambire visto com’è andato bene Magnussen.

Stroll è stato inguardabile per tutto il week end: forse il babbo gli ha detto qualcosa su Newey e lui se ne sta buono in attesa del 2025?

Ci vediamo a Baku!