FORMULA 1 GROSSER PREIS VON DEUTSCHLAND 2016

Un torrido luglio ci vede affrontare la quarta gara in cinque settimane, sta diventando un lavoro, almeno ci pagassero. No, Bernie, si scherzava, lo so che siamo noi a dover pagare te! Ecco, quindi, GP di Germania: non disputato nel 2015 per contrasti economici fra Ecclestone e i gestori del Nuerburgring, quest’anno sarà ospitato da Hockenheim, che ha goduto a occhio e croce di un’ottima prevendita (i biglietti sebbene spaventosamente costosi sembrano esauriti, online).

Ci si arriva da un GP ungherese privo di spettacolarità: a posteriori possiamo ammetterlo, l’unica è stata data dalle discussioni sulle bandiere gialle rispettate o no da Rosberg in prova, e da quelle sul numero di spostamenti dalla traiettoria di Verstappen in difesa su Raikkonen in gara. Bizantinismi moderni. Ci si arriva in subbuglio, con una Ferrari che ha diviso la sua strada da quella del DT Allison e appare, da fuori, in grande confusione. Sappiamo che Allison dopo la morte improvvisa della moglie 4 mesi fa ha rarefatto la sua presenza a Maranello a ufficialmente lo si è spiegato con la necessità di stare vicino ai figli. Va comunque notato che si tratta di ragazzi abbastanza grandi (17, 21 e 23 anni) quindi sufficientemente autonomi e viene da interrogarsi su altre ragioni, altri malumori, altri retroscena. Allison non si è mai riuscito a inserire veramente nella struttura della GES? Oppure nel momento di debolezza successivo alla morte della moglie si è reso conto che l’ambiente andava degenerando per N ragioni e ha colto l’occasione per smarcarsi? Al momento non si sa nemmeno se gli verrà richiesto un periodo di gardening o se potrà migrare in un altro team a base inglese (interessati sia Renault che McLaren, pare). A Maranello intanto si è scelto di cooptare Binotto nel ruolo di (provvisorio?) DT. Vero che un DT coordina il lavoro altrui quindi può anche starci un motorista nel ruolo, però nell’organigramma Ferrari il comparto telaio/aerodinamica sembra sempre più impoverito, alla vigilia di un anno, il 2017, dove la vera rivoluzione sarà proprio aerodinamica. Di tanti discorsi su possibili sostituti non è emerso nessun nome di richiamo, dopo i no di “mostri” come Brawn o Newey al momento vengono trattati come appetibili dalla stampa nomi di rilievo non adeguato alle necessità Ferrari (Key, ma è blindato in area RB, e Bell, che è un consulente Renault). L’unica via pare quella di lavorare sulle promozioni interne ma la sensazione è che non ci sia molto su cui lavorare, e forse anche per questo le offerte Ferrari incassano “no” eccellenti. E’ auspicabile che Marchionne contempli di fare quello brutto e cattivo ancora per un bel po’ di tempo, catalizzando su di sé i malumori e riparando un po’ la squadra, ma chi può dire cosa un uomo dal potere infinito come Marchionne possa contemplare.

Le prospettive 2017 del cavallino iniziano a sembrare come minimo nebbiose, e questo mentre la Mercedes se ne galoppa con la sua pariglia ombrosa e ha il solo problema di evitare che si mordano quando sono troppo vicini. L’istinto continua a dire che nella battaglia per l’empireo alla fine prevarrà Hamilton, ma il punteggio dice che tutto è ancora possibile e quindi possibilizziamoci: col telecomando in mano e avvolti da divani che invitano alla pennica, in queste domeniche riecheggianti di cicale.  Arriviamo preparati a quella pennica, commentandolo insieme. Ricordiamoci allora che a Hockenheim per i team sarà molto importante lavorare con intelligenza il venerdì: mancano i riferimenti del 2015 ed è un po’ come mettere le auto su un circuito nuovo, quindi dovrebbe essere un venerdì meno “nascosto”. Si aspetta come contorno un tempo caldo ma non caldissimo, soleggiato ma con qualche nube per domenica e pioggia nel tardo pomeriggio – ah, il bel solito poessetutto e poessegnente.

Personalmente, come ogni anno guarderò le immagini del circuito e rimpiangerò quello che fu, disinteressandomi alle obiezioni dalla platea sulla noia dei GP che vi si corsero. Mi chiederò dove siano finiti quei rettilinei infiniti, che puntavano all’apice della Ost e poi tornavano al Motodrom, quei quasi 7km di storia custodita dai boschi. E come sempre, ciao Jim.