IL PUNTO DELLA REDAZIONE

In questo mondiale cosi lungo (il più lungo di sempre) di certo non ci annoia mai, anche quando abbiamo una settimana di pausa (con un calendario cosi serrato è divenuta merce rara) tra un GP e l’altro. Sebbene la vittoria di LeClerc, a Monaco, abbia piacevolmente distratto è anche vero che non ci si può rilassare un attimo e di certo, l’annuncio del potenziale ritorno di Flavio Briatore nel mondo della F1, fa molto rumore. Questo si sposa con la pace (armata?) che sta avvenendo tra FIA e Liberty Media. Decisamente è un ambiente volubile e soprattutto veloce quello della F1 (politicamente parlando intendo), tanto quanto le monoposto che girano sui circuiti di tutto il mondo. Siamo passati dagli schiaffi a mano aperta tra le due Organizzazioni (come non ricordare la rissa verbale tra Ben Sulayem e Horner, alle premiazioni 2023, con Domenicali che fungeva da “peacekeeper”), alle strette di mano proprio tra i due Presidenti che rappresentano le suddette Organizzazioni e cioè, Sulayem e Domenicali appunto. A tal proposito colpisce come si sia ammansito proprio il Presidente della FIA, nei riguardi della potente Liberty Media e, come abbia cambiato radicalmente direzione e quindi opinioni a riguardo di tanti argomenti, non ultimo quello dell’ingresso del team Andretti nel circus. Fu proprio Sulayem che diede il benestare, da parte della FIA, all’ingresso del blasonato team americano nella massima serie motoristica a quattro ruote, salvo poi ritrattare tutto. Già su queste righe venne affrontato l’argomento, in luogo del quale si specificò che la totalità dei team, celandosi dietro lo scudo chiamato Liberty Media, si sono opposti all’ingresso di Andretti solo ed esclusivamente per una questione di denaro (sempre i “piccioli” alla fine!): avere undici team anziché mantenere l’attuale numero, significherebbe dividere in più parti la torta dei proventi che ogni anno la FOM guadagna grazie ai diritti televisivi e, tutto quello che a sua volta genera indirettamente e, nessuno ha intenzione di rinunciare al lauto guadagno derivante dalle attuali regole finanziarie. La stessa FIA, che riceve una quota di questi guadagni, mise in discussione (sempre tramite “il Masaniello” Sulayem) l’attuale “fetta di torta” che gli spetta, salvo appunto poi fare nuovamente marcia indietro. Le dichiarazioni del Presidente FIA, in merito ad Andretti non solo sono cambiate come dicevo, addirittura risultano disarmanti. Le sue parole, che gli amici di Form1a.uno hanno puntualmente riportato lasciano quantomeno perplessi: “Potrei consigliargli di acquisire un’altra squadra, non di presentarsi come l’undicesima” e aggiunge che “Sento che alcune squadre hanno bisogno di essere rinnovate. Cosa è meglio? Avere undici squadre a livello di numero o dieci che però siano forti? Sono ancora dell’idea che dovremmo avere più squadre ma non devono essere squadre qualsiasi. Le squadre giuste. Non è una questione di numeri, ma di qualità.”

Non so voi, che avete la pazienza di leggermi, personalmente mi sento “leggermente” preso per i fondelli! Premesso che lo stesso Presidente si contraddice, anche se usa un politichese sopraffino, quando afferma che vuole più squadre per poi invertire tutto ad “U” immediatamente dopo, affermando che vuole “qualità” il che, cozza non poco col fatto che un Team come Andretti di sicuro non è un team “qualsiasi”… fosse solo per la storia che questo nome rappresenta. Allora la domanda nasce spontanea: l’undicesimo team lo vuole o no? Se mi dovessi affidare alla metodologia comunicativa utilizzata dal numero uno della FIA, mi viene da pensare che se affermasse in maniera diretta che per Andretti al momento (resta da vedere anche per il futuro) non c’è possibilità di ingresso nemmeno se piange in aramaico antico, sembra brutto, quindi meglio glissare da un lato e tendere la mano dall’altro suggerendo di acquistare un altro team: “Senza fare nomi, ci sono squadre che stanno faticando…”. Come detto la strategia comunicativa è geniale, perché nessuno potrà dire che FIA e Liberty Media si sono opposte… loro la mano gliel’hanno tesa. Sono tante le domande che vorrei porre all’esimio Presidente, una su tutte è quella che come mai si osteggia cosi tanto l’ingresso di un team cosi importante (con alle spalle capitali e sponsorizzazioni pesanti) e nel contempo si permetta la permanenza (parliamo di qualità no?) di Scuderie come Haas, Alpine e Alfa Romeo che ora si chiama Kick Sauber (sigh!) e che “domani” sarà Audi? Tolta la prima scuderia citata, che tra l’altro è americana anch’essa e sta andando anche bene considerando le sue potenzialità, in campionato ci ritroviamo disastri come appunto Alpine con solo due miseri punti dopo otto GP e addirittura la Sauber (Kick, non me ne vogliate, proprio non riesco a chiamarla) che è ancora a zero e solo se si buttano fuori a vicenda le prime cinque scuderie del mondiale, potrebbe accaparrare qualche risultato utile. Dov’è la qualità in tutto questo? Prima c’era la regola del “107%” che funzionava veramente e, che se non ti qualificavi entro questo limite, il GP te lo vedevi dal box. Mentre ora Zhou e Bottas il semaforo la domenica lo vedono indipendentemente dal loro tempo di qualifica ottenuto… alla faccia della qualità! A quale team il signor Presidente fa allusioni? Andando per esclusione, visto che Haas va bene e che Sauber è stata acquisita da Audi, non resta che Alpine la quale attualmente è divenuta una barzelletta vivente all’interno del paddock, a causa di tutte le vicende che gli sono successe e, lo scontro tra Gasly e Ocon al GP di Montecarlo, è solo la conferma dei casini che ci sono in seno al team. A tal proposito per quale motivo suggerire la potenziale acquisizione del team francese, quando in contemporanea viene sbandierato l’eventuale ritorno di Briatore e quindi, degli eventuali investitori che porterebbe all’interno della F1 per poter rilevare la squadra francese?

A tal proposito è doverosa un’altra considerazione che riguarda proprio la presenza del manager italiano, che con tanto clamore (ed aggiungo giustamente), venne accompagnato alla porta per via del “complotto” che ordì a Singapore in quel lontano 2008. Sono passati sedici anni da quella vergogna di GP, giusto il tempo dunque di far dimenticare l’accaduto per poi farlo rientrare alla “loro tavola” per la porta di servizio, essendo di fatto un “loro uomo” visto e considerato che gli avvenimenti degli ultimi giorni e le presenze negli anni dello stesso Briatore proprio all’interno del paddock dal quale era stato bandito, fa capire di fatto che non era mai stato allontanato definitivamente. Il suo è stato un esilio “calma acque” come si suol dire, sia per lui che per lo stesso Sistema ed ora che i tempi sono maturi, eccolo che ritorna con non poco rumore. A questo punto la domanda rimane: Andretti per entrare in F1, deve fare la gara con Briatore nell’acquistare Alpine oppure deve continuare a perseguire il suo (giusto) sogno di arrivare in F1 come team indipendente? Dubito fortemente che avrò mai risposte a riguardo eppure, nel mio piccolo, di sicuro ho già capito da tempo che del team americano non ne sentiremo parlare se non dopo che sarà stato firmato il nuovo patto della Concordia (2026) da parte di FIA, Liberty Media e tutti i team attualmente presenti. Per fortuna che al momento questo mondiale è serrato e che distrae non poco dalla politica, altrimenti… comunque non ci si saremmo annoiati statene pur certi.

Buon GP del Canada a tutti.

Ps Gilles vive!

Vito Quaranta