2018 F1 Austrian GP: An Introduction.

Giusto il tempo di gettare il trofeo a forma di gorilla nel bidone dell’indifferenziato, che è subito il momento di spostarci, seppur di poco, dal suolo francofono ad un territorio dalla lingua leggermente meno musicale. È infatti il momento di spostarsi nella tana del lupo, pardon del toro, in quel che era un volta l’A1 Ring.

UN-DUE-TRE-STELLA
Come in un trittico basso-medievale, dove la parte centrale è normalmente quella più interessante e curata, così si presenta questo inedito trittico di GP consecutivi. Il GP di Zeltweg, almeno sulla carta, è quello dove le tre monoposto di testa (potremmo quasi chiamarle LMPF1, e differenziarle dalle LMPF2) si troveranno più vicine, date le caratteristiche del circuito, costruito nel parcheggio di casa Marko (anzi, forse è più grande).
Primo tris di GP consecutivi dunque, una feature inimmaginabile anche solo 15 anni fa, ma resa possibile anche e soprattutto dal ridotto carico di lavoro richiesto ai meccanici, a conseguenza delle nuove regole. Il sottoscritto continua a ritenere che le scorpacciate non siano mai una buona idea, e che la teoria puramente statunitense del “more is more” (con tante scuse a van der Rohe) si rivelerà difettosa, quanto meno per il pubblico del Vecchio Continente. Ma forse è esattamente ciò che Liberty Media vuole.
IL PARAGRAFO PSEUDO-ESPERTO
Circuito vagamente atipico quello austriaco, breve, con rettilinei corti e curve che richiedono un buon misto di trazione ed efficienza aerodinamica. Che è un po’ quello che si dice sempre, l’asso pigliatutto del commento finto-tecnico. In pratica l’evoluzione dei jolly che si usavano alle elementari, come le sempiterne barbabietole da zucchero e, alla bisogna, l’industria siderurgica.
Da quest’anno la pista è dotata di più zone DRS che curve, e le quote per una “Liuzzata” nelle FP1 sono abbastanza buone, se avete 20 euro ancora lì da fine 2016 da buttare.
I MOTIVI PER NON DORMIRE
Testa del WDC che ha cambiato ancora pettinatura ma soprattutto è tornata ad essere dotata di orecchini, grazie al mastodontico errore di valutazione/comprensibile leggerezza/sordido tranello anglo-germano-pluto-giudaico (cancellare le due scelte non corrette) della partenza al Paul Ricard. Non è stato il primo avvicendamento al vertice, non sarà di certo l’ultimo, con i due scudieri a coadiuvare, ognuno come può, il rispettivo Don Chisciotte. Rimane da vedere se il 320CDI si rivelerà possente, come fatto presagire in Francia, o più mansueto e soprattutto bizzoso, come Perez può testimoniare. Chissà, magari qualche impiegato di Brixton ha trovato degli stalloni che giravano sperduti nella campagna modenese, magari sani, magari portatori di qualche strana malattia facilmente trasmissibile.
Sul fronte di casa, c’è da notare che Verstappen non esprime il suo animo artistico da tempo, quindi il bassorilievo su muro di gomme è sempre più probabile. In forse la presenza di Ricciardo, che si è soffermato da una indovina alla periferia di Berna per chiederle se è meglio andare a rompere i maroni ad Alonso alla Indy500, o tornare a guidare una Holden V8 in patria.
IL PRONOSTICO
Dopo quello che abbiamo visto ai mondiali di moviola su erba, non mi stupirei di sentire suonare l’inno finnico: la Sauber mi pare infatti migliorare di gara in gara…