2017 F1 United States GP: An Introduction.

Terminata la bizzarra campagna asiatica, la F1 approda nuovamente sulle sponde del Nuovo Continente per un trittico che coinvolge Nord, Centro e Sud America. Prima tappa: Austin, Texas, USA, nel circuito dedicato all’ex Presidente della Regione Piemonte. Non è ancora chiaro se sulle tribune si troverà appeso un cartello riportante “USA: Nuova Gestione”, alla stregua del peggior baretto della stazione; sta di fatto che i signori Hamilton, Perez e Wehrlein (in rigoroso ordine alfabetico) sono avvertiti, chi per cromatismo dermatologico e chi per sovvenuta cacofonia, almeno ai timpani presidenziali. E anche Ocon, che sarà francese ma Esteban è un nome quantomeno sospetto.

 

DOVE SIAMO

L’1-2-3 asiatico ha lasciato la Ferrari metaforicamente a terra e confusa; non è chiaro invece l’effetto che ha avuto sul suo TP, visto che quello è il suo aspetto normale, e non è conseguenza di un incontro ravvicinato con gancio e montante di Wladimir Klitschko. Nonostante la SF70H abbia dimostrato l’affidabilità di una UAZ Tundra dopo un inverno nella tundra artica (per l’appunto), l’inarrestabile schiacciaSassi anche conosciuto come Sergio Marchionne non ha richiesto il sacrificio estremo di alcun dipendente; ha deciso invece di affidarsi a Mendoza, non è chiaro però se si riferisse alla responsabile qualità di FIAT, o all’omonimo vino argentino.

La situazione nel garage anglo-britanno-finnico-caraibico sembra invece più gioviale, e non solo perché Bottas ha convinto Hamilton a non usare il suo armadietto per le crocchette di Roscoe.  Il campionato costruttori è ormai a portata di mano, e quello piloti si è avvicinato notevolmente grazie alle debacle rosse, e ad un Hamilton stranamente concentrato. Nel box RB invece non ci entriamo neanche, perché tra un australiano completamente pazzo e un olandese che ormai è contagiato, il rischio di finire a bere champagne da una Sparco sudata urlando frasi sconnesse in dialetto vallone è altissimo.

 

DOVE ERAVAMO

L’anno scorso il GP degli USA presentò un copione che si rivelò abbastanza ripetitivo nelle ultime gare: pole di Hamilton, vittoria di Hamilton, secondo posto a debita distanza di uno di cui non ricorderemo il nome perché condannato a damnatio memoriae, “via via tutti gli altri”, con una Ferrari apparentemente più attardata rispetto a Red Bull. Questo è quello che sono disposto a rivangare, e dovreste pure ringraziarmi.

 

DOVE SAREMO

Cercare di predire non dico un risultato, ma semplicemente un trend, si è rivelato assolutamente impossibile nel 2017. La W08 si comporta come una Diva Holliwoodiana degli anni ’60, e nessuno ci assicura che non abbia chiesto del Dom Perignon Rosè nel camerino (che sia questo, e non l’olio, il segreto del propulsore Mercedes?). La SF70 si è rivelata un’auto validissimo e velocissima, però ogni volta che c’è da avviarla vengono consultati i Tarocchi e i meccanici si vedono costretti a toccare ferro, materiale peraltro difficoltoso da trovare in un box di F1. Le previsioni ci consegnano un meteo variabile come il numero di orecchini e piercing del leader mondiale, quindi ogni predizione è assolutamente inutile. Sulla carta la pista dovrebbe essere leggermente favorevole a MB nel primo settore e secondo, con la sezione di curve veloci seguita dal lungo rettilineo opposto, dove quest’anno potremmo vedere i 340+ km/h. Dalla curva 12 in poi, il layout sembrerebbe più adatto alle caratteristiche delle due vetture inseguitrici. E questo è tutto quello che sono disposto a prevedere da un punto di vista tecnico, e sono perfettamente conscio che verrò puntualmente smentito sabato sera. Considerando lo stato di forma dei piloti, mi sia permesso prendere a prestito l’inflazionassimo “the Good, the Bad and the Ugly” per trovare il probabile vincitore questo GP (lascio a voi decidere chi è chi, ma non è difficile; mi perdonerà soprattutto il figlio di Jos, guiderà da Dio, ma non è Brad Pitt).

 

DOVE SARANNO (GLI ALTRI)

Perché pare che sulla griglia (mai termine fu più frainteso in Texas) ci siano più di cinq..pardon sei auto.  La corsa per il quarto posto vede la coppia di grandi amici e colleghi della FI saldamente favorita, a testimonianza del grande lavoro del team di Silverstone a fronte di un budget limitato, e anche del fatto che un’auto da corsa rosa è sempre una bella idea (vedi alla voce ‘Truffelhunter’). Al quinto posto una Williams tenuta a galla dalla centrale nucleare mascherata da PU made in Brixworth, seguita dalla Toro Rosso; per celebrare Halloween, la squadra di Faenza ha deciso di riesumare due zombie, uno ancora fresco di siluramento (il buon Kvyat, che in russo vuol dire “dignità”), e tale Brendon Hartley, ripescato dal Dr. Marko nell’armadio di quelli che hanno fatto un test una volta ma si e no che sono riusciti ad entrare in macchina. Nel suo palmares ritroviamo però la 24h di LeMans 2017, seppur con la seguente motivazione: “tutti gli altri non la volevano”. A ruota troviamo Haas e Renault, dediti ad un appassionante (…) testa a testa tra poveri. Vedremo se il team francese riuscirà a spuntarla, o se sono troppo occupati a copiare i disegni degli altri team per il 2018, regalo di Natale anticipato del buon Marcin Budkowski, che ricordiamo essersi accasato a Enstone in quanto sono stati gli unici ad offrirgli un contratto con il nome scritto correttamente. Infine troviamo un team omonimo di quello che vinceva i Mondiali qualche decade fa, e gli svizzeri, che comunque a breve comincia la stagione sciistica quindi anche quest’anno sono sopravvissuti all’estate, che è quello che conta.

 

DOVE ANDIAMO

Le probabilità di arrivare nella terra di tequila e Speedy Gonzales con i mondiali ancora aperti è alta, al netto della componentistica Ferrari. Il GP di Austin potrebbe essere, da questo punto di vista, “the last nail in the coffin” come direbbero da quelle parti, o piuttosto l’inizio della rimonta. Basta solo che la gara non abbia lo stesso ritmo e svolgimento di un western anni ’50…