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IL MOTOMONDIALE NEL NUOVO MILLENNIO- PARTE1

E venne il nuovo millennio a proiettare il circo del Motomondiale verso una notorietà ben più ampia, quasi planetaria. Venne portandosi dentro un uomo che nel decennio in questione dominò in lungo ed in largo tra tante luci e qualche ombra. Perché quando sei bravo e forte devi avere anche qualche detrattore, altrimenti non lo sei abbastanza. Dopo un digiuno lungo quasi come un’era “ferrarista” il mondiale piloti torna in Italia grazie al ragazzino di Tavullia che cancella il nome di Franco Uncini dal tabellone italiano come ultimo iridato, e torna anche una vittoria tutta italiana pilota/moto  grazie al binomio Capirossi/Ducati, quella vittoria che mancava dai tempi di Agostino e della MV.

I “duemila” cominciano con il vecchio regolamento dei motori 500 a due tempi per vedere la svolta epocale dei 1000 a 4 tempi e poi arrivare all’esperimento delle 800 che sarebbe stato accantonato all’inizio del decennio successivo. Il mix tra regolamenti tecnici più “attinenti” al mercato delle moto, il fattore umano e una sapiente promozione mediatica rese possibile catapultare la categoria da quella nicchia di pubblico di appassionati portandola davanti agli occhi di una platea più completa e trasversale.

Ricetta semplice, con ingredienti degni dei più grandi chef stellati:

Prendi un ragazzo stratalentuoso, simpatico ed irriverente di nome Valentino Rossi (il buono) e lo metti al centro di tutto. Crei una rivalità con un altro talentuoso italiano diametralmente opposto come carattere il quale è schietto ed antipatico al punto giusto e guida anche un’altra moto (Max Biaggi il cattivo). Nel tempo lo fai salire sulla sua stessa moto e lo misceli con un altro personaggio un pò più sfigato (Sete “Hollywood” Gibernau il bello). In corso di preparazione inverti le moto per cuocere meglio la pietanza. Prima di finire il piatto fai spuntar dal nulla il tocco segreto che da sapore, la variabile impazzita (Stoner e la Ducati). Al momento di impiattare gli metti accanto un altro tosto sulla sua stessa moto (Giorgio Lorenzo) e servi il tutto condito dalla presenza di altre case che grazie al regolamento sono tornate nel grande giro (Ducati, Aprilia, Kawasaki).

Messa così sembra semplice ed irrispettoso: chapeau a chi è riuscito a preparare questa prelibatezza per farcela gustare. Dobbiamo ringraziare Carmelo il quale, confezionando questo piatto, fece la spesa al supermarket dell’altra categoria che piaceva agli appassionati e che lui temeva maggiormente verso la fine dei ‘90: la Superbike (vogliate perdonare la stilettata ma non sono riuscito a tenermi).

 

Stagione 2000

Immagine tratta da Motogp.com

Il Re della categoria Doohan si è dovuto ritirare l’anno prima e nel 2000 non c’è più un leader carismatico del mondiale. La Honda crede in Rossi e lo fa debuttare sulla NSR con un “all in”: gli da la moto di Mick e lo affida al team di tecnici che seguirono il Re durante il suo regno, capotecnico compreso, dando i natali al sodalizio Rossi/Burgess che durerà tre lustri e segnerà in maniera indelebile la storia del motociclismo. Honda ci crede la punto di creare una struttura parallela al team Repsol per farlo crescere con tutta la serenità possibile.

Il primo anno di Valentino è al solito di apprendistato, ma gli basta per permettere di perdere la verginità a Donington sotto l’acqua e di ripetersi in Brasile.

Immagine tratta da Gpone

Le due case principali Yamaha e Honda schierano un filotto di moto ufficiali tra i team interni e quelli satellite. Per Honda: Rossi, Gibernau, Okada, Criville, Barros, Capirossi (gli ultimi due con Pons).

Per Yamaha: Biaggi, Checa, Laconi, McCoy, Abe.

Il titolo lo vince però Kenny Robert Jr. su una Suzuki. Ecco, Kenny è figlio di quello “vero”, però troppo spesso bistrattato. Se vinci un titolo nella classe regina può essere che non farai mai parte dei GOAT, ma pippa non sei e bisogna dartene merito. Probabilmente Kenny avrebbe vinto di più se negli anni successivi della sua carriera avesse fatto altre scelte piuttosto che restare nel team del padre, ma resta il campione 2000 e chi vince ha sempre ragione: 4 Gp aggiudicati e regolarità superiore rispetto agli altri. Il simpaticissimo Garry McCoy (secondo per numero di vittorie stagionali 3) è sempre iperspettacolare ma ha una naturale predisposizione ad assaggiare margherite con il culo per cui non sale neanche sul podio iridato di stagione.  Il secondo posto va a VR46 che ha preso rapidamente le misure a quella bestiola di NSR la quale non pensa un attimo a lanciarti per aria se non la rispetti.

Gradino più basso del podio a Max Biaggi vincitore di due gare e sempre coriaceo. Peccato quella scivolata a Le Mans con il giallo nella schiena a mettergli pressione.

Da ricordare la vittoria al Mugello di Loris Capirossi sulla Honda di Sito Pons.. Sono passati 20 anni e sembra l’altro ieri: il caparbio Loris ha sempre fatto ottime gare sulla pista di casa ma quella resta l’ultima vittoria tricolore.

(Immagine tratta da Motori News24)

 

Stagione 2001- La prima di Vale

Il copione di Rossi si ripete anche nella classe regina: il primo anno impara e nel secondo nella categoria domina…in serenità.. Valentino in sella all’ufficialissima NSR “Nastro Azzurro” pianta una serie di undici vittorie su sedici gare da tramortire chiunque avesse il solo pensiero di avvicinarsi all’iride. Comicia la stagione con la vittoria a Suzuka, gara in cui la rivalità con Biaggi raggiunge vette impervie. Al solito Vale parte male e nella rimonta dei primi giri esce meglio dalla “triangle Chicane” tentando di passare il romano dall’esterno. In tutta risposta Max allarga il gomito per tenere la posizione “accompagnando” dolcemente Rossi verso l’erba in piena accelerazione ad oltre 200 Km/h: Polvere e terra volano ma il 46 non chiude il gas ed alla fine del giro successivo sorpassa il romano in fondo al rettilineo di partenza chiudendogli la porta in faccia di brutto e alzandogli il dito medio in piena curva con la moto “piegata” con una sola mano! Una tamarrata notevole, ma quel giorno Max si sarebbe meritato un massaggio gengivale col manganello.

Immagine tratta da Insella.it

Valentino si aggiudica una stagione in cui non ce n’è per nessuno mostrando un dominio ed una classe da far impallidire chiunque prima e dopo di lui. Biaggi riesce ad agguantare il secondo posto in classifica generale facendo il possibile con una Yamaha che non è al livello della Honda di Rossi ma che comunque gli permette di mettersi dietro gli altri alfieri Honda in primis Capirossi che completa un fantastico podio tutto italiano nel Mondiale che ad oggi resta ancora unico e forse irripetibile.

(immagine tratta da daidegas,it)

Iniziato nel 1949 finisce a fine 2001 la storia 500 del motomondiale, dopo ben 52 stagioni. Le due tempi correranno ancora a fianco alle quattro tempi nel 2002 per questioni di budget e di tempi necessari ad allestire le moto anche per i team satellite. L’ultima vittoria di quel motore “tremendo” resta quindi quella di sabato 3 novembre 2001 sul circuito di Jacarepagua a Rio con Valentino Rossi in sella ad una NSR, regina incontrastata della sua era, in grado di far vincere il mondiale a sei piloti diversi nell’arco 17 stagioni di corse per un totale di 10 mondiali piloti ed un numero di vittorie di tappa da perderci la testa.

 

Stagione 2002-La seconda volta di Valentino

(Immagine tratta da Wikipedia)

L’anno della rivoluzione 4T. Al bando o quasi i motori vecchia generazione che il mondo aveva dichiarato sporchi ed inquinanti, debuttano le 4 tempi delle maggiori case motociclistiche. A dire il vero il passaggio avvenne in modo completo solo l’anno successivo in quanto di moto buone ce ne eran poche: Honda, Yamaha e Suzuki cominciarono con due moto, Aprilia con una soltanto e Kawasaki in ritardo con il progetto fece soltanto qualche uscita estemporanea . Per non decimare la griglia fu permesso ai team privati di partecipare con le moto 2001, con la speranza di vedere una ipotetica lotta alla pari tra le due formule: niente di più improbabile. Le due tempi reggevano il passo giusto qualche giro salvo venire sverniciate ad ogni rettilineo che si apriva davanti alle ruote delle 4T. Pochi e sporadici episodi furono quelli di lotta, con Loris Cuor Di Leone Capirossi a metterci l’anima ogni tanto ma a resistere nelle zone alte giusto qualche giro.

Ma andiamo per ordine.

Honda: debutta la RC211V con motore 5 cilindri a V, praticamente un’astronave confronto alle moto portate in pista dalla concorrenza. La supremazia HRC è palese sin dal primo giorno in cui la “211” mette le ruote in pista e si capisce che il passo avanti rispetto a tutta la concorrenza è di quasi un lustro: elettronica sofisticata per l’epoca, ciclistica sopraffina, aerodinamica rivoluzionata. Praticamente lo stesso impatto che ebbe Mercedes sull’attuale regolamento della Formula Uno…..

(Immagine di Report motori)

Yamaha prende sottogamba il cambiamento e fornisce al Biaggi e Checa una sorta di ibrido, ovvero il telaio e l’aerodinamica della vecchia 500 con montato dentro un motore della R1 (4 in linea) senza neanche la cilindrata piena e addirittura con i carburatori..impossibile competere.

(immagine di Racing Cafè)

Suzuki tira fuori dalla penna dei suoi tecnici la GSV-R che, a dirla tutta, avrebbe già il format che negli anni futuri sarebbe diventato il più vincente ovvero un 4 cilindri a V. Però i soldi non sono gli stessi presenti a Tokyo e la moto non vincerà nulla sino al 2007 quando un funambolo australiano la riporterà sul gradino più alto grazie all’acqua di Le Mans.

(Immagine tratta da pinterest.com)

Aprilia fa debuttare il progetto più “estroso” (Gigi Dall’Igna), la RS Cube a 3 cilindri con motore progettato insieme alla Cosworth. La moto ha un telaio derivato dalla 250 ed è molto compatta e molto nervosa, nonché difficile da mettere a punto. Con Laconi alla guida non avrà mai un acuto.

(Immagine tratta da Motocorse.com)

La stagione non ha storia, con Rossi mattatore in lungo e largo altro che Marquez scansate proprio. Vale rivince 11 gare su 16 lasciando agli altri solo le briciole, primo tra tutti il suo compagno Ukawa che lo sopravanza una sola volta durante la stagione per una distrazione del marchigiano durante la gara di Welkom in Sud Africa.

La superiorità è disarmante al punto che Rossi si può permettere di sbagliare più della metà delle partenze e rimontare regolarmente vincendo le gare per distacco. Degne di nota le due vittorie di Max Biaggi in sella a quella che è forse stata la peggior Yamaha della storia. Il romano vince sulla “sua” pista a Brno complice anche il ritiro di Rossi, e compie un capolavoro a Sepang mettendosi dietro tutti issandosi sino all’ennesimo secondo posto in classifica mondiale.

(Immagine tratta da Motorsport.com)

Da ricordare anche l’aneddoto del “mundialito” vinto da Alex Barros su Valentino Rossi.

(Immagine tratta da Motgp.com)

Dopo essere riuscita ad allestire altre RCV211V, HRC ne fornì dapprima una a Gresini per Kato (pupillo Honda) e, a partire dal Gp Del Pacifico a Motegi, una seconda al suo miglior cliente (il team Pons) per gli ultimi Gp di stagione. La moto fu assegnata al brasiliano (partente in direzione Yamaha) il quale ci vinse pure la gara regalando al suo team la prima vittoria in classe regina. Nella restante parte del campionato il brasiliano vinse nuovamente il Gp di chiusura e totalizzò più punti di Valentino in quel mundialito. Chiacchere per dare motivo di interesse ad un mondiale vinto praticamente alla prima gara: con in palio il bottino grosso, il buon Alex non solo non avrebbe visto palla ma neanche la rete dove infilarla. Curioso il fatto che la RCV non fu fatta vedere a Capirossi manco con il lanternino: Loris corse spesso e volentieri in condizioni disastrate pur di esserci e l’anno prima fu comunque autore del terzo posto nel mondiale sempre su Honda. La moto fu fatta testare anche ad ex piloti a fine stagione, a piloti delle classi inferiori ed a giornalisti del settore…Insomma si direbbe “cani e porci” ma non Capirex….

 

 

Stagione 2003- La tripletta

La stagione merita qualche riga in più per tutto ciò che accadde.

Biaggi riesce a salire sulla tanto agognata Rcv211V accordandosi con Pons che in “zona Cesarini” racimola uno sponsor importante come la Camel e riesce a trovare il budget per completare la stagione. Sito gli mette accanto Ukawa per accontentare HRC che pretende un giapponese sulla sua moto.

(Immagine tratta da Motogp.com)

Al fianco di Rossi nel team ufficiale Repsol c’è Hayden fresco campione AMA SBK per ovvie ragioni commerciali.

Gresini ha sotto contratto il futuro campione prescelto dai giapponesi Daijiro Kato con la terza RCV straufficiale. Già, perché all’epoca c’erano le ufficialissime, le ufficiali e le moto clienti che non avrebbero ricevuto aggiornamenti importanti rispetto ad inizio stagione. Questo il leit motive dei lamenti dei clienti nel corso dell’anno (Max Biaggi). Gresini ingaggia anche Sete “Hollywood” Gibernau da mettere sulla seconda moto che è diversa da quella di Dajiro.

(Immagine tratta da daidegas.it)

 

Barros emigra in Yamaha al fianco di Checa, ma la novità più importante è il debutto della Ducati con la Desmosedici. Torna nel mondiale un costruttore italiano importante dopo l’ultima presenza della Cagiva guidata da Chili in sella ad una C594 tirata fuori dal museo per l’occasione del Mugello 1995.

(Immagine tratta da Motogp.com)

Ducati entra con un team importante dopo anni di dominio nel mondiale SBK e lo fa con una moto che non può conservare uno dei suoi “marchi di fabbrica” ovvero il motore bicilindrico, ma che comunque resta nella tradizione con l’adozione del telaio a traliccio di tubi e l’utilizzo della distribuzione desmodromica: negli anni il primo diventerà un limite la seconda un plus.

Grande ritorno dopo vent’anni di Kawasaki che schiera la verdissima ZX-RR in pianta stabile: la moto è bella, con un motore 4 cilindri in linea secondo la stessa filosofia scelta da Yamaha. Purtroppo sarà difficile da mettere a punto e non arriveranno risultati entusiasmanti, fors’anche per la scelta dei piloti ricaduta su Garry McCoy ed Andrew Pitt collaudatore a digiuno di esperienze così importanti.

(Immagine tratta da Wikipedia)

Aprilia “rivede” il progetto ambizioso dell’anno prima, passa alle gomme Michelin, chiude il programma SBK e si butta a capofitto nella classe regina portando con se due piloti di primordine del campionato delle derivate della serie, ovvero Colin Edwards e Noriyuki Haga: ecco completata la disfatta del mondiale Superbike.

(Immagine tratta da Formulapassion.it)

Il nuovo regolamento fu uno tsunami per le derivate dalla serie. Oltre alla smobilitazione dei programmi ufficiali Honda ed Aprilia ed il ridimensionamento di quello Ducati si assistette al trasloco in blocco dei piloti più rappresentativi della serie primo tra tutti l’icona dei ducatisti Troy Bayliss che prese il manubrio della seconda Ducati Factory.

Questo lo scenario di riferimento.

Il mondiale comincia malissimo in Giappone a Suzuka. Nel corso del terzo giro Kato perde il controllo della moto in uscita dalla “130R” e si schianta contro un muro prima della “Triangle Chicane”: dopo 14 giorni di anticamera d’ospedale decide che è ora di andarsene e saluta tutti lasciando un vuoto nel cuore degli appassionati delle due ruote.

(Immagine tratta dal Corriere.it)

Daijiro era amato perché simpatico, umile e dannatamente veloce. Honda l’aveva scelto per il suo futuro perché aveva tutte le caratteristiche per realizzare il malcelato sogno di un mondiale completamente giapponese. Le cause dell’incidente? Forse l’acceleratore bloccato, forse un malore…sono quasi sempre le stesse quando l’incidente capita ad uno solo e quasi mai si sa la vera verità….

(Immagine di Motori News24)

 

La gara la vince Rossi (tanto per cambiare) davanti a Biaggi e Capirossi che regala il primo podio alla Ducati nel giorno del debutto.

La seconda gara si corre a Welkom in Sudafrica: Sete Gibernau eredita la moto di Dajiro e vince il Gran Premio alla prima occasione con la moto buona. Dopo il traguardo alza le braccia al cielo in segno di ringraziamento del compagno morto una settimana prima e lo celebra sul podio.

(Immangine tratta da bandierascacchi.com)

Il mondiale è combattuto sino a metà stagione proprio grazie a Gibernau che vince ancora in Francia, Olanda e Germania raggiungendo il punto più alto della sua carriera motociclistica e che  per un paio d’anni lo rese il principale antagonista del re della categoria.

Però, nella seconda metà di stagione Rossi comincia a fare sul serio ed imbrocca un filotto di sei vittorie ed un secondo posto che gli consegnano il terzo mondiale di seguito. A partire da Brno non ce n’è più per nessuno: esattamente dal giorno dopo in cui prese la decisione di preparare le valigie e togliere il disturbo da HRC, . Valentino lascia a Biaggi il solo Gp di Motegi per un errore nelle fasi iniziali che lo costringono ad una rimonta dalla nona posizione senza aver la speranza di raggiungere il romano che vince in solitaria il suo secondo Gp stagionale. Max lo mette insieme quello a Donington vinto a seguito della penalizzazione di Rossi per sorpasso in regime di bandiere gialle.

La RCV211V arriva quasi al cappotto vincendo 15 gare su sedici, eccezion fatta per il Gp di Catalunya vinto da uno splendido Capirossi che regala alla Ducati la prima vittoria alla sesta gara dal debutto. Il rettilineo lunghissimo di Montmelo aveva già rivelato la velocità massima che il desmodromico di Borgo Panigale riusciva a sviluppare durante i test, ed in gara ci fu la conferma complice un paio di errorini del sempre presente VR46.

(Immagine tratta da motorionline.com)

 

Stagione 2004- Il grande cambiamento

A parere di chi scrive il 2004 fu l’anno in cui abbiamo ammirato il miglior Rossi di sempre. Se nelle classi  minori con Aprilia e nella maggiore con Honda aveva avuto sempre la miglior moto del lotto, nel 2004 non è più così…

Rossi lascia la comoda Honda e si tuffa nell’avventura Yamaha. Per farlo si porta dietro tutto il suo entourage tecnico e dal Giappone lo accontentano molto volentieri. La scommessa è grande sia per Valentino che per la casa giapponese e a fine anno la vinceranno.

Dal Giappone mettono mano alla M1 in maniera seria ed importante e Vale ci mette quello che gli viene meglio, ovvero aprire la manetta con la mano destra.

(Immagine tratta da motoblog)

Lo fa divinamente al debutto in Sudafrica dove vince e lo fa anche “alla grandissima”, dando vita ad un epico duello con Max Biaggi in sella a quella Honda: in un sol colpo sconfigge entrambi i rivali alla prima occasione. La gara è qualcosa di fantastico con un susseguirsi di sorpassi e controsorpassi da tenerti incollato al video infischiandone di tutto il resto cronometro compreso: se ci fossero stati solo loro due in pista nessuno si sarebbe accorto di nulla. La stagione si svilupperà sulla falsariga della prima gara con Rossi attento a non perdere nessuna opportunità e ad “addormentare” le gare nelle occasioni in cui sa che potrebbe rischiare di perdere il treno dei primi. Illuminante in merito la strategia adottata nel suo Mugello dove ad ogni sorpasso delle Honda in rettilineo lui replica immediatamente alla prima curva possibile tenendosele dietro. Ed in effetti la Yamaha non ha le potenzialità velocistiche di Honda e Ducati, ma il mondiale torna lo stesso a Tavullia ed alla casa dei tre diapason digiuna dai tempi di Rainey.

Valentino non può più permettersi di vincere 11 gare a stagione, ma se ne fa “bastare” nove per sopravanzare Hollywood Gibernau che regge sino ai fattacci del Qatar per poi essere asfaltato nelle ultime tre gare da un Rossi che lascia agli altri solo le briciole. Il Qatar, ovvero la gara in cui Rossi e Biaggi furono retrocessi al fondo della griglia di partenza in quanto i propri tecnici avevano lavato/gommato la posizione di partenza in maniera non regolamentare. Rossi parte dall’ultima posizione ma si stende nella foga di recuperare. Nel momento stesso che si rimise in piedi decise che non ce ne sarebbe più stato per nessuno e cosi fu.

(Immagine tratta da moto.it)

A fine anno l’impresa migliore di Vale è completata. Quarto Mondiale di fila davanti alle Honda di Gibernau, Biaggi, Barros, Edwards, Tamada. Yamaha vince 9 gare e Honda 7. L’uomo ha superato la macchina.

Max Biaggi, terzo in classifica mondiale, si aggiudica l’ultimo Gp in carriera in Germania tenendosi dietro due Honda Repsol con la sua “Camel Pons”, facendo crescere il rammarico di non essere stato scelto dal team ufficiale che gli aveva preferito Barros durante l’inverno. Dopo oltre vent’anni il team interno riesce a NON vincere neanche una gara lasciando la gloria a Gresini e Pons che lo sopravanzano nella classifica dei team conquistando rispettivamente quattro e tre gare. La vittoria di Valentino su HRC assume i contorni del trionfo.

(Immagine di copertina tratta da alamy.it)

Appuntamento alla prossima settimana con la seconda parte.- Grazie a tutti.

FORMULA ONE SEASON REVIEW: 1990

Amici del Blog del Ring ma soprattutto amiche del Blog del Ring (semi-cit) eccoci arrivati alla stagione 1990. Per quanto mi riguarda questa stagione fa ancora male (sportivamente parlando) quanto fa ancora male (umanamente parlando) quella 1982. Penso che chiunque (o quasi) possa concordare sul fatto che se la faida tra quello che parlava con Dio ed il Nasone fosse stata definitivamente regolata in Mecca saremmo stati tutti più contenti. Ed avremmo giudicato meno male l’operato del Paulista, ovvio. Ero e resto convinto che il regista di tutto questo fu Jean Marie-pace all’anima sua-Balestre. Il quale, dopo aver rubato la sacrosanta vittoria di Suzuka 1989 a Beco pensò bene invece di lasciar impunito il suo start sulla stessa pista un anno dopo. Col risultato che a Ferrari continua a mancare uno (anzi due, vedasi il 1998 con Spa che ancora grida vendetta) dei Mondiali Piloti che maggiormente agognava e che sarebbe stato vitale perdurando il digiuno dal 1980. Finimmo invece per perdere una sliding door importante che portò a quasi 4 anni senza vittorie (Jerez 1990-Hockenheim 1994), eventualità impensabile solo ad inizio 1991. Facendoci un esame di coscienza di quelli che non fanno prigionieri noi Rossi dobbiamo ammettere anche le seguenti cose 1 a macchine invertite il Mondiale 1990 lo vinceva comunque lo stesso Pilota, punto. ASdS aveva una fame ed una propensione al rischio che il Nasone poteva solo sognarsi a quella fase della sua carriera. Alain, che ad onor del vero restava superiore al Paulista quanto a magheggi di set-up e sviluppo, di fatto era già maturo per quello che sarà il suo 1993 in Williams. Pronto per una vettura talmente superiore a tutte le altre da consentirgli di vincere il Mondiale ad Agosto senza mai aver preso l’ombra di un rischio anche solo lontanamente maggiore di quello necessario. Proseguendo col punto 2: Ferrari nel 1990 pagò carissima una pessima gestione del Team da parte di Fiorio. Il quale, con Prost in testa al Mondiale dopo il tris consecutivo di vittorie di mezza estate, si fece prendere per il naso da ASdS che gli firmò un pre-accordo per il 1991 su un pezzo di carta da formaggio col solo fine di mettere zizzania in casa Ferrari. Zizzania che non tardò ad arrivare, col Nasone che si fiondò da Romiti a Torino appena seppe della trovata di Cesarone nostro gagliardo e tosto chiedendone la testa. Che non ottenne (purtroppo) ma che creò un clima da separati in casa invivibile che, ovviamente, non tardò a produrre perle assolute come lo start di Estoril. In mezzo a tutto questo psicodramma come dimenticare l’epica stagione del Mansueto (quello che mentre io lavoro col Team sui set-ups gioca a golf tanto poi me li copia – cit Prost) che riuscì a prodursi in alcune delle migliori perle della sua fantastica follia per la quale lo amavamo così tanto. Ma ne parleremo nei dettagli delle gare, si parte!

THE AMERICAN GRAND PRIX: PHOENIX MARCH THE 11TH 1990

La gara che consegnò al resto mondo il talento velocistico di Jean Alesi. Parlo di quelli che non s’erano accorti del suo quarto posto al debutto assoluto in F1 al Ricard l’anno prima in un weekend di gara dove era salito per la prima volta su una F1 al venerdì. Il Boscaiolo festeggia il secondo posto finale di Jean urlando nel paddock:”datemi subito il motore Honda (in arrivo per il 1991 in versione clienti, NDR)”. Vittoria di ASdS, terzo posto del suo amico Boutsen su Williams Renault. Male le Ferrari, entrambe ritirate

(FOTO IN EVIDENZA DA AUTOMOTO.IT)

THE BRAZILIAN GRAND PRIX: INTERLAGOS, MARCH THE 25TH 1990

Spendida prima vittoria in Rosso per il Nasone che precede Berger sul traguardo del rinnovato circuito di Interlagos ove la F1 non correva da 10 anni. ASdS butta via la vittoria in un doppiaggio su Nakajima nella parte mista del tracciato, sostituisce l’ala danneggiata nel contatto e si piazza comunque terzo. Quarto posto per l’altra Ferrari di Mansell, sottotono tutto il weekend

(FOTO DA F1 SPORT)

THE SAN MARINO GRAND PRIX: IMOLA, MAY THE 13TH 1990

Dimenticatevi i risultati di prove e gara: questo resterà nella storia come uno dei più bei weekend di ordinaria follia della carriera del Mansueto. Il sabato all’ultimo tentativo in qualifica taglia di netto la chicane delle Acque Minerali, fa la “pole” (sic), rientra trionfalmente ai box dopo un giro di rientro passato esultando mentre saluta il pubblico, esce dalla 641, abbraccia e bacia il suo capomeccanico per poi salire sul muretto e festeggiare la “pole” col pubblico trionfante della tribuna principale. Delirio totale, mai vista una cosa simile. Ovviamente il tempo gli viene cancellato ed in gara è costretto a risalire dalle posizioni di immediato rincalzo. Una volta raggiunto Berger prima della Villeneuve (quella vera….ossia ben sopra i 300kmh NDR) GB pensa bene di mandarlo sull’erba ove il Leone si produce in un 360 gradi, riprende la gara, rimonta e supera Berger, riprende pure quelli davanti e si issa in testa al GP salvo doversi ritirare per rottura del motore. Rientra ai box dove a fine gara cerca e trova Berger per strozzarlo nel vero senso della parola. GB viene salvato dai meccanici della Mecca. Riccardo Patrese fa pace col popolo di Imola 7 anni dopo tornando alla vittoria in un GP dopo Kyalami 1983

(GIF DA DAILYMOTION.COM)

THE MONACO GRAND PRIX: MONTECARLO, MAY THE 27TH 1990

ASdS è in pole ma il Nasone sistema talmente bene la sua 641 nel warm up da rifilargli più di un secondo e mezzo di distacco. Il Paulista è nervoso, tanto. Ci pensa Prost a levargli le castagne dal fuoco (sic): al primo giro si fa una dormita colossale al Mirabeau ed Alesi si infila. Non pago della dormita lascia la porta spalancata in staccata ed a Berger non pare vero di poterla tuonare nella fiancata dell’unico avversario di colui per il quale faceva il galoppino (con buona pace di chi la vede diversamente). Bandiera rossa, si riparte ed Alain usa il muletto la cui batteria frigge dopo poche decine di giri. Vince ASdS al quale non parve vero di aver avuto una domenica così tranquilla. E’ in gare come questa che Prost perse il Mondiale 1990 ben prima del furto di Suzuka

(FOTO DA AYRTONSENNA.COM)

THE CANADIAN GRAND PRIX: MONTREAL JUNE THE 10TH 1990

ASdS vince di nuovo in un GP che vede Prost in difficoltà chiudere solo al quinto posto mentre il Mansueto finisce buon terzo dietro al redivivo Piquet, assunto in Benetton da Briatore e risorto grazie ad un contratto che prevede un pagamento esclusivamente a punti guadagnati. Il GP di fatto rappresenta il punto più basso di forma della stagione del Nasone assieme al GP di Budapest. Peccato che quello che succederà in mezzo non si dimostrerà abbastanza, sia pure nella sua straordinarietà, per riportare l’iride a Maranello

(FOTO DA FORMULAPASSION)

THE MEXICAN GRAND PRIX: MEXICO CITY, JUNE THE 24TH 1990

Prost torna alla vittoria mettendo a segno il successo più straordinario della storia della splendida 641 ed uno dei più belli della sua altrettanto splendida carriera. Parte dietro tipo il Mansueto a Budapest l’anno prima ma nel warm up cerca e trova un set up semplicemente perfetto che gli consente di far fuori chiunque si trovi davanti senza problema alcuno. ASdS crolla al ventesimo posto in crisi nera di gomme, il Mansueto supera Berger al penultimo giro all’esterno della vecchia Peraltada (quella vera). Una vera “notte magica” durante il periodo del Mondiale di Calcio che di magico, complice Zenga che uscirà “di testa” per provare ad anticipare Caniggia a Napoli (sic), avrà molto poco

(FOTO DA F1 SPORT)

THE FRENCH GRAND PRIX: LE CASTELLET, JULY THE 8TH 1990

Alla fine tifavamo tutti per Capelli, ammettiamolo. Il quale misteriosamente rimase in March/Leyton House una vagonata di anni di troppo (voglio dire, questa gara arrivò quasi due anni da quella splendida di Estoril 1988) mentre gente ben più scarsa si aggirava se non nei Top Teams perlomeno in quelli immediatamente dopo. Prost vince la sua seconda gara di fila rimettendosi vigorosamente in carreggiata per la corsa nel WDC, ASdS chiude terzo

(FOTO DA LAT IMAGES)

THE BRITISH GRAND PRIX: SILVERSTONE, JULY THE 15TH 1990

Terza vittoria di fila per Prost, “a casa loro” come avrebbe detto Sebastian in un noto Team Radio 18 anni dopo. Ad occhio e croce era da metà anni 70 con Sua Santità e la 312T/312T2 che non succedeva qualcosa del genere. Questo sarà il punto più alto della stagione del Francese alla guida della Rossa: lui ed ASdS sono a quattro successi pari nella corsa al Mondiale ed ormai li separano solo una manciata di punti. Il distacco purtroppo andrà aumentando da qui in avanti, complici i fatti elencati ai punti 1 e 2 nella prefazione. Il Mansueto, costretto al ritiro per un guasto tecnico mentre è in testa alla gara, preso dalla sconforto una volta rientrato ai box annuncia il suo ritiro dalla F1. Sir Frank Williams di lì a poco lo muoverà a ben più miti consigli per il suo stesso bene

THE GERMAN GRAND PRIX: HOCKENHEIM, JULY THE 29TH 1990

Brutta battuta d’arresto per il Nasone. Non un ritiro, ma un deludente quarto posto dovuto fondamentalmente ad uno dei suoi rari errori di messa a punto dell’auto per la gara. Sceglie una rapportatura del cambio corta a vantaggio del Motodrom col risultato che sui lunghissimi dritti lo sverniciano pure le Benetton coi loro V8 Ford. Ovviamente ASdS non perde un’occasione d’oro del genere, vince ed allunga. Buon secondo il nostro Nannini che da lì a meno di due mesi verrà coinvolto nel noto drammatico incidente in elicottero

(FOTO DA TWITTER)

THE HUNGARIAN GRAND PRIX: BUDAPEST, AUGUST THE 12TH 1990

Questa gara era e resta un mistero buffo del regolamento sportivo della F1. Le due Mecca di ASdS e Gerardo l’Infingardo passano la gara prendendo a sportellate chiunque debbano superare usando come punto designato la staccata della chicane subito dopo il T1. Restando ovviamente impuniti, non sia mai eh. Doppio ritiro per le Rosse, con quella di Mansell rimossa a forza dalla gara da una delle Mecca nel modo descritto sopra. Fortunatamente vince Boutsen ma ASdS, secondo, allunga ulteriormente nel Mondiale. E’ dura

(FOTO DA PINTEREST)

THE BELGIAN GRAND PRIX: SPA FRANCORCHAMPS AUGUST THE 26TH 1990

Il Nasone torna sul podio ma con ASdS che vince di nuovo c’è ben poco da festeggiare. Ormai in Ferrari c’è un clima da separati in casa per la nota vicenda descritta nella prefazione, con l’aggravante del Mansueto ancora più loose cannon del solito per via del fatto che già si sa non sarà del Team nella stagione successiva. La sensazione netta è che l’inerzia ormai non è più dalla nostra parte, cosa che verrà dimostrata da Prost che vincerà un solo GP nella seconda metà del Mondiale dopo averne vinti quattro nella prima metà

(FOTO DA PINTEREST)

THE ITALIAN GRAND PRIX: MONZA, SEPTEMBER THE 9TH 1990

Il tanto atteso debutto in  gara del potente Ferrari V12 denominato 037 (Magica sigla NDR) non  impedisce ad ASdS di vincere di nuovo, ancora davanti a Prost. Il quale, quando nelle fasi finali della gara ha il Paulista a tiro, impiega mediamente un  giro a doppiaggio mentre ASdS ci impiega mediamente una curva. Il Brasiliano ha più fame, si vede chiaramente, i doppiati con lui di fatto quando arriva ancora un pò e si gettano fuori pista perchè sanno che se non lo fanno il rischio di un contatto è altissimo. Una politica che gli è costata due vittorie negli ultimi tre anni (Monza 1988 ed Interlagos 1990) ma che frutta tantissimo in tutte le altre occasioni. Come questa. Dopo la gara durante la conferenza stampa di rito si consuma una farsa buonista coi giornalisti che chiedono ed ottengono una stretta di mano tra ASdS ed il Nasone, la prima in assoluto dopo i fatti di Suzuka 1989. Uno dei più grandi successi dell’arte diplomatica mondiale eh (sic)

(FOTO DA FORMULAPASSION)

1990 Portuguese Grand Prix.
Estoril, Portugal.
21-23 September 1990.
Ayrton Senna leads teammate Gerhard Berger (both McLaren MP4/5B Honda’s), Nigel Mansell (Ferrari 641), Nelson Piquet (Benetton B190 Ford), Alain Prost (Ferrari 641), Riccardo Patrese, Thierry Boutsen (both Williams FW13B Renault’s) and Jean Alesi (Tyrrell 019 Ford) at the start.
Ref-90 POR 03.
World Copyright – LAT Photographic

Minuto 1:20, il compianto Mario Poltronieri sentenzia:”una partenza peggiore credo non fosse possibile farla”.

Già

THE SPANISH GRAND PRIX: JEREZ DE LA FRONTERA, SEPTEMBER THE 30TH 1990

Ai sensi della consolidatissima prassi italica di chiudere il recinto a buoi scappati da un pezzo un ottimo gioco di squadra dei Rossi assicura a Prost la (sua ultima) vittoria (con la Ferrari) con Mansell addomesticato al secondo posto in una giornata nella quale ASdS si ritira. Lo scempio portoghese riecheggia ancora nei box del Team di Maranello ma a conti fatti sarà ben poca cosa rispetto a quello che vedremo al GP successivo

(FOTO DA MOTORSPORT IMAGES)

THE JAPANESE GRAND PRIX: SUZUKA, OCTOBER THE 21ST 1990

30 anni dopo il rimpianto più grande era e resta che al posto di Prost non ci fosse Mansell. Solo per vedere come avrebbe fatto quello là a farsi capire nelle chiacchierate con Dio senza più aver denti in bocca. Honestly

1990 Australian Grand Prix.
Adelaide, Australia.
2-4 November 1990.
Nelson Piquet (Benetton B190 Ford) 1st position.
Ref-90 AUS 30.
World Copyright – LAT Photographic

In un Gran Premio ormai ininfluente per entrambi i Mondiali, Piloti e Costruttori, Nelson Piquet su Benetton mette a segno la seconda vittoria consecutiva stagionale. Mansell e Prost completano il podio, terzo ritiro consecutivo per il neo iridato Paulista che s’è appena ripreso il maltolto del 1989 in un modo che lo descrive perfettamente come uomo e come Pilota. Dando ragione a chi sostiene che “l’ignoranza è una benedizione” meno male che noi Rossi non sapevamo che avremmo dovuto aspettare altri 10 anni per tornare a vincere quel benedetto Mondiale Piloti

(IMMAGINE IN EVIDENZA DA FORMULAPASSION)

 

MOTOMONDIALE 500 ANNI 90 – PARTE 2

“Senza l’incidente di Assen probabilmente adesso starebbe festeggiando il 7° Titolo Mondiale”

Kevin Schwantz

 

ERA DOOHAN

Riprendiamo con la seconda parte degli anni 90 della classe 500. I mitici gladiatori che ci hanno accompagnato nell’ultimo decennio si sono tutti ritirati, quasi tutti con le ossa rotte ed a causa di gravi infortuni. Forse solamente Eddie Lawson ebbe il “privilegio” di rimanere quasi intero.

L’ultimo degli immortali in griglia era quel ragazzo di Brisbane, dominatore del 1994 e fresco Campione del Mondo chiamato a difendere il Titolo Mondiale in sella alla Honda NSR500.

 

1995  “Mick serve il bis”

Doohan festeggia il secondo Titolo Mondiale. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Il 95 si apre con una Honda in veste completamente diversa dal solito. Il main sponsor del team HRC diventa la Repsol (Darà vita ad un binomio che continuerà a vincere anche a 24 anni di distanza) con la tipica colorazione arancione dei cerchi e di parte delle carene.

I principali rivali di Doohan sono il connazionale Beattie in sella alla Suzuki (orfana di Schwantz, ritiratosi a fine 94) e di Cadalora in sella alla Yamaha (orfana di Rainey dal 93…).

C’è da dire che i rivali storici e più agguerriti di Doohan avevano lasciato il circus del Motomondiale, lasciando il passo a due grandi Campioni quali Daryl e Luca che però non avevano minimamente le “qualità” dei due “Eroi Americani”, difatti Doohan dominerà senza se e senza ma quel Mondiale (come gli altri del resto).

Il 1994 si apre con una fantastica doppietta per Doohan (Australia e Malesia) ma con le successive cadute a Jerez ed al Nurburgring vanifica quanto di buono fatto e permette a Daryl Beattie di portarsi in testa al Mondiale.

Dopo 5 gare il Pilota della Suzuki è in testa al Mondiale ed il morale del Pilota Honda è sotto ai piedi. È proprio in questi momenti che si vede la stoffa del Campione.

Doohan vince la gara successiva al Mugello proprio davanti a Beattie dopo aver fatto segnare una splendida pole position.

Il momento clou della stagione è ad Assen. Durante le prove del sabato Beattie scivola e non può partecipare al GP. In quel momento era in  testa al Mondiale. Doohan vince in terra olandese e si riposta in vetta al Mondiale.

Doohan vince 3 dei successivi 6 GP e si laurea nuovamente Campione del Mondo (GP Argentina, penultima prova del Mondiale) con 248 punti e 7 GP vinti.  Daryl Beattie si classifica 2° con 215 punti e 2 GP vinti. Al 3° posto si classifica Luca Cadalora con 176 punti con 2 vittorie (Brno e Jacarepaguá). Vinceranno GP anche Alberto Puig (Jerez) e Crivillé (Catalogna) entrambi in sella alla NSR500. C

C’èda dire che la Honda dominerà completamente il Mondiale. Sono 6 Moto piazzate nei primi 8 del Mondiale, unica eccezione proprio la Suzuki di Beattie e la Yamaha di Cadalora.

1996 – “Guerra interna” – Doohan vs Crivillé

L’ultima curva di Jerez, teatro di grandi “scontri”. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Il Motomondiale 500 inizia con ottime aspettative per il 1996. Il 2 volte Campione del Mondo Luca Cadalora passa dal Team Ufficiale Yamaha alla tanto desiderata Honda NSR500 del team di Erv Kanemoto .

Le aspettative sono altissime e Cadalora non le delude. Vince una splendida gara nel GP inaugurale della Malesia, sul circuito di Shah Alam, davanti alle altre Honda di Barros e Checa.

Luca Cadalora vince in Malesia all’esordio sulla NSR500 del Team Kanemoto. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

La vittoria in Malesia è un aperitivo di un banchetto nuziale che non vedrà seguito…  Doohan vince 5 delle successive 6 gare e si ritrova a metà Mondiale nettamente in vetta alla classifica. La sensazione è che non ci sia mai stato nessuno, come negli anni precedenti, in grado di impensierirlo oppure è stato molto bravo ad allontanare i suoi rivali….

Succede con Cadalora. Il nostro Luca paga il leasing della NSR 500 e ben figura Mondiale…. Ma inspiegabilmente dal GP di Germania, dopo aver vinto, la Honda gli nega inspiegabilmente il supporto ufficiale di Showa…

L’invasione di pista dei tifosi spagnoli nel GP di Jerez del 1996. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

L’episodio dell’anno si verificò al 4° GP dell’anno, sul circuito di Jerez de la Frontera. (In foto l’ultima curva) Crivillé è in testa alla gara ma all’ultima curva riceve un attacco da Doohan, un attacco pulito e letale. Alex apre subito il gas in uscita di curva ma viene sbalzato in highside e finisce in terra.

Doohan vince la gara e Crivillé, a causa anche dell’oscena invasione di pista dei tifosi spagnoli, perde la possibilità di vincere in casa.

Questo GP segnerà il Mondiale, Doohan vince 8 GP su 15 totalizzando 12 podi e conquistando il suo terzo Titolo Mondiale con con 309 punti. Al 2° posto Crivillé con 245 punti e 2 GP vinti, mentre 3° il nostro Cadalora con 168 punti e 2 GP vinti.

La Honda domina anche questo Mondiale ma la sensazione, netta a mio parere, è che nessuno sia in grado di competere con Mick Doohan.

 

1997 – Doohan e l’anno dei Record

15 GP – 12 vittorie – 2 🥈 posizione, 340 punti. Record di punti, record di vittorie in singola stagione (battuto un certo Agostini), 10 vittorie consecutive.

Serve altro⁉️ 

Il 1997 è stato l’anno in cui Doohan ha espresso il suo massimo potenziale e tratto il meglio dalla sua NSR. Bisogna spezzare una lancia in favore degli avversari…. Mick Doohan faceva un altro mestiere, era di una categoria di Piloti che loro avevano ammirato da 10 anni a questa parte.

Il Mondiale fu un monopolio dell’Australiano, gli unici a batterlo furono Crivillé a Jerez e Phillip Island, Okada in Indonesia (batté in volata proprio Doohan).

Doohan vince in Gran Bretagna il suo 4° Titolo Mondiale, con addirittura 5 gare d’anticipo. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Yamaha⁉️ Non pervenute. Suzuki⁉️ Non pervenute.

Unica nota di rilievo, a parte il magnifico binomio Doohan/Honda⁉️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️

Un fantastico Doriano Romboni porta la V2 500 (Aprilia) sul podio di Assen (circuito vecchio). Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Quel giorno ad Assen le condizioni erano “difficili”… Roba per gente con il pelo sullo stomaco. In queste occasioni si vede il vero manico, Romboni ne aveva da vendere. Con una moto che pagava quasi 30 CV rispetto a quella di Doohan, impensierì non poco l’Australiano… Qualora poteste andate a vedervi la gara.

 

1998 – L’arrivo del Corsaro ed il 5° di Doohan

Nessuno è imbattile. 

La stagione 1998 si apre con una novità che tutti aspettavano. Il Pilota più forte della storia nella quarto di litro sbarca finalmente in 500. Max Biaggi firma il contratto con il team di Erv Kanemoto guidando una Honda NSR 500. La stessa moto di Doohan. Il romano aveva monopolizzato la 250cc vincendo 4 Mondiali, di cui 3 con Aprilia ed il 97 con la Honda (per la gioia di Carlo Pernat).

Le aspettative sono alte, i test pre-season vanno bene e la stagione si apre a Suzuka, sul mitico circuito Giapponese. Il Re Doohan è pronto a difendere la 👑 ma…

GP Giappone 1998. Gara inaugurale del Motomondiale. Immagine tratta dal sito daidegas.com

Pole, giro veloce e Vittoria.

Nella storia del Motomondiale classe 500/MotoGP solamente un Pilota era riuscito a vincere all’esordio nella classe Regina. Quel Pilota si chiamava Jarno Saarinen. Doohan cade e fa 0 punti.

Doohan si riprende subito in Malesia e vince il round successivo, la stagione prosegue con un certo equilibrio. Biaggi è molto costante mentre Doohan commette molti errori durante la stagione. Cade a Suzuka, a Jarama, ed a Brno.

Circuito di Brno. Doohan cade nuovamente e Biaggi vince, sul traguardo la sua celeberrima “penna”. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Dopo la caduta di Brno questa è la situazione in classifica⬇️

MaxBiaggi 173 Mick Doohan 160

Mancano 4 gare alla fine, si correrà ad Imola, Barcellona, Philipp Island e Buenos Aires.

Ad Imola Doohan vince e Biaggi chiude 3° ed accorcia in classifica sul romano.

Biaggi 189 Doohan 185

È la prima volta che Doohan si ritrova ad inseguire in classifica, non si era mai trovato a 3 round dalla fine a dover inseguire in classifica, a dover inseguire un Rookie soprattutto. Si ha la sensazione che il livello più “basso” di avversari rispetto ai Rainey e Schwantz abbia contribuito alle schiaccianti vittorie di Mick.

Doohan risponde con 3 vittorie nelle ultime 3 gare e vince il il 5° Mondiale di fila. Biaggi arriverà secondo nel Mondiale dopo aver fatto sognare milioni di Italiani ed aver minato le certezze di un Doohan alla fine del suo ciclo evidentemente (99 docet)

Grande rammarico per un GP di Catalogna che ha avuto una gestione di gara, da parte della direzione, IMBARAZZANTE. Pessima fu la scelta di Biaggi di non fermarsi per lo Stop&Go come fece Barros. Se i commissari regalarono la vittoria a Doohan, almeno si potevano perdere meno punti possibili. Perse 25 punti che gli costarono Mondiale e Honda…

P.S. ⬇️⬇️⬇️⬇️

Donington ⬇️ uno splendido Simon Crafar vince  con Yamaha e rifila 12 secondi a Doohan…

Il Pilota neozelandese Simon Crafar su Yamaha Red Bull, vince sul circuito di Donington. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

 

1999 – La caduta degli Dei

Max Biaggi inevitabilmente lascia Honda. Causa la Catalogna, il rapporto “rotto” con Doohan e tante altre cose si accasa in Yamaha nel Team Ufficiale.

Sarà la scelta che segnerà la sua carriera poiché il posto di Doohan sarebbe stato il suo, invece….

Il Mondiale si apre con una splendida doppietta da parte di un Americano figlio d’arte, il figlio del marziano.

Kenny Roberts Jr. vince il round iniziale in Malesia, ripetendosi poi in Giappone. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Kenny Roberts Jr riporta la Suzuki alla vittoria, trionfando anche nella gara successiva in Giappone.

Il Mondiale ha il suo momento clou quando durante le prove del GP a Jerez il Campione del Mondo perde il controllo della sua NSR salendo su un cordolo e cade. Una caduta rovinosa che gli costerà la carriera. Crivillé vince il GP e diventa il Pilota di riferimento in Honda, vincendo anche i successivi 3 round.

A parte qualche affermazione Yamaha (Biaggi, Laconi ed Abe) e la Suzuki di KR Jr., La Honda ha il totale controllo del Campionato.

Il Pilota Francese Regis Lacóni vince il GP di Valencia in sella alla Yamaha del Team Red Bull WCM. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

La strada verso il Mondiale è spianata, non ci sono avversari in grado di contenere lo strapotere di Crivillé e soprattutto della NSR 500.

Crivillé festeggia il Mondiale nel segno della Spagna e della Catalogna. Immagine tratta dal sito ufficiale MotoGP

Crivillé vince il Campionato del Mondo 1999Crivillé vincerà 6 GP e sarà il primo Spagnolo a vincere il Mondiale 500 con 267 punti, dopo esser stato il primo Spagnolo a vincerne una gara…

Si chiudono qui gli anni 90 del Motomondiale 500, che ha visto una prima parte molto combattuta ed una seconda dominata da Doohan. Ma la domanda è questa….

Alla luce del Mondiale dominato da Crivillé nel 1999, delle prestazioni “fulminee” al primo anno su quella moto di Cadalora e Biaggi il vero dominatore di questo decennio è uno solo… Chi⁉️

 

Semplice. NSR500… 

Cadalora servì l’antipasto. Biaggi fece pregustare il dolce…

 Crivillé lo ha dimostrato. La NSR 500 era l’arma per vincere il Mondiale, Mick Doohan l’ha guidata 10 anni… Saluti.

 

Francky Longo

 

IL MOTOMONDIALE 500 ANNI 90′ – PARTE 1

Gli anni 90′ entrarono di diritto nella storia del Motomondiale senza neanche correre una gara. Neanche il tempo di cominciare ed il Campione del Mondo in carica Eddie Lawson aveva gia lasciato la Honda e la NSR500 ( palle quadrate) per accasarsi nuovamente in Yamaha.

1990 L’inizio “Era Rainey”

Il Team Roberts prende il posto del Team Agostini diventando il Team di punta Yamaha. In quell’occasione lascia lo sponsor Lucky Strike e si accorda con Malboro.  Schiererà un Dream Team d’eccezione  avendo a disposizione il 4 volte Campione del Mondo Eddie “Steady” Lawson e Wayne Rainey.  A contendersi il titolo in sella alla NSR500 il veterano Gardner ed il “Dead by June” Doohan ( veniva soprannominato “Morto entro Giugno”), mentre in Suzuki vi erano Kevin Schwantz e Niall MacKenzie.

Il Team Roberts Yamaha con Lawson, Kocinsky e Rainey.

Il Mondiale si apre con una sfortuna nera per il Campione in carica Lawson. Nel 1° GP della stagione (vittoria di Rainey) viene steso da Doohan al 4° giro, mentre nel GP successivo a Laguna Seca durante le prove il suo meccanico dimentica di fissare le pastiglie dei freni anteriori… per come andò fu un miracolo. Si frantumó il tallone destro e salto 6 GP perdendo ogni possibilità di lottare per il Titolo spianando cosi la strada a Rainey.

Wayne Rainey concluse tutti i GP, ad esclusione dell’Ungheria, sul podio vincendone ben 7 (su 15🔥😱), il suo diretto rivale fu Kevin Schwantz che, su una Suzuki non all’altezza della Yamaha,  riuscì a vincere ben 5 GP lottando ogni GP contro la sua moto….

Chiude sul podio uno splendido Michael Doohan, il quale riesce a vincere il GP di Ungheria e mettersi dietro in classifica generale il più blasonato compagno di team Wayne Gardner (vincitore di 2 GP).

1991 “Ancora Rainey”

Il 1991 si apre con il passaggio di Lawson in Cagiva. Il Mondiale è una partita a 3 tra Rainey, Schwantz e Doohan.

Novità regolamentare interessante (orribile  a mio avviso) è la possibilità di escludere i due peggiori risultati nel computo della classifica finale.

Il Mondiale si apre con la vittoria di Schwantz a Suzuka, il quale per tutto l’anno alterna prestazione fantastiche a gare in cui lascia qualcosina di troppo agli avversari. Ciò nonostante vince ben 5 GP mentre Rainey vincerà 6 GP alla fine dell’anno.

Wayne Rainey in sella alla sua Yamaha YZR 500

L’australiano di Brisbane invece, in sella alla NSR500, vince 3 GP ed è il reale contendente al Titolo di Rainey. Il 1991 verrà ricordato per una delle gare più belle di ogni epoca. Il GP di Germania sul circuito di Hockenheim è una pietra miliare di questo sport.

Il Mondiale verrà vinto nuovamente da Rainey con un vantaggio davvero risicato su Doohan. Se Rainey vorrà rivincere il Titolo adesso è consapevole di dover fare i conti con l’australiano…

1992 “L’ascesa del Dio Mick… Ma…”

Il Campionato del Mondo del 1992 segna la maturazione completa di un fenomeno delle due ruote, al quale il destino toglierà almeno 2 Titoli Mondiali (1992-1993).

Michael Doohan era qualcosa di mai visto nel Motomondiale fino a quel momento (No! Neanche Kenny Roberts…). Aprì la stagione con 4 vittorie di fila e dopo i primi 7 GP aveva totalizzato 5 vittorie e 2 secondi posti. Avrebbe potuto vincere per inerzia.

Invece…

Mick Doohan ed il Dottor Claudio Costa, colui che “salvó” il Campione Australiano…

Invece il destino, gli Dei delle moto, e l’incapacità dei medici Olandesi (benedetto sia il Dottor Costa) gli voltarono le spalle nel pauroso incidente di Assen (gara vinta da un giovane Criville, primo Spagnolo a riuscirci….). Doohan rischio addirittura l’amputazione della gamba a causa della scellerata scelta dei medici olandesi e solamente l’intervento del Dottor Costa fece sì che Doohan tornasse intero alle gare…

Il Mondiale andò a Rainey nuovamente, che per soli 4 punti e soli 3 GP vinti, riuscì  a sopravanzare uno sfortunatissimo Doohan… Jonh Kocinsky chiuse il podio Mondiale davanti a Schwantz.

1993 “Finalmente Kevin”

Il Tre volte Campione del Mondo Rainey era ormai diventato un “Legend” del Motociclismo e si apprestava a difendere nuovamente il Titolo Mondiale. Gli attori protagonisti erano sempre i soliti tre ai quali si aggiunse un fantastico Pilota Italiano dalla guida pulita e precisa, Luca Cadalora vincitore dei Mondiali 250cc del 1991 e 1992.

Schwantz e la sua RGV hanno trovato finalmente un feeling speciale. Kevin domina il Mondiale, 9 podi tra cui 4 vittorie nei primi 9 GP stagionali accumulando un vantaggio di 23 punti sul secondo (192 contro i 169 di Rainey). Poi a Donington, nella 10 tappa stagionale, viene steso dalla carambola di Doohan (in foto).

Risultato? Rainey fa 2° alle spalle di Cadalora e guadagna 20 punti su Schwantz riducendo il gap a soli 3 punti ed azzerando quanto di eccelso fatto fin lì da Schwantz (gli dèi dal 1990 sono dalla parte di Wayne, è indubbio….).

La carambola di Doohan a Donington. Schwantz in testa al Mondiale vede ridurre il suo gap da +23 a +3 su Rainey… Immagine tratta dal sito speedweek.com

L’approvazione degli Dei dura soltanto altre due gare, nel GP d’Italia al SantaMonica (Odierno Simoncelli Circuito di Misano) lungo il curvone Rainey perde il controllo della sua Yamaha, da quella caduta purtroppo riporterà lesioni gravissime che lo costringeranno alla sedia a rotelle per il resto della vita.

Schwantz vincerà meritatamente un Mondiale straordinario, battendo finalmente l’acerrimo rivale Rainey. Certo la vittoria ha un retrogusto amaro visto quanto accaduto a Wayne ma Kevin meritò il Titolo come non mai, avendo dominato letteralmente il Mondiale.

Schwantz in sella alla Suzuki RGV 500. Immagine tratta dal sito motorsport.com

Sul podio salirà Daryl Beattie, autore di una vittoria ad Hockenheim, 4° classificato Doohan vincitore al Mugello e 5° il nostro Cadalora autore, al debutto da Rookie, di due fantastiche vittorie a Donington e Misano.

1994 “L’ascesa del Dio Mick”

Era dal 1988 che il Mondo lo aspettava. Dalla vittoria di gara 2 sul tracciato di Sugo in Giappone. No, non era il Motomondiale… era la SBK ed era un’altra storia ma… il mondo lo aspettava.

Se nel 1992 gli Dei furono favorevoli a Rainey nel 1994 non ci fu letteralmente storia. Vinse ben 9 GP su 14, completando con altri 6 podi (MOSTRUOSO). Per avere un risultato con più vittorie nella classe regina bisogna andare indietro di 22 anni (1972 con un certo Agostini…).

E pensare che la prima gara della stagione in Australia, sul circuito di Eastern Creek, fu vinta da quel pazzo di Kocinsky su Cagiva del Team Agostini…

John Kocinsky in sella alla bellissima Cagiva… Immagine MotoGP.com

Il resto del Mondiale fu un monologo straordinario di Doohan. L’australiano si riprese in un solo anno tutto ciò che aveva lasciato per strada, causa l’infortunio di Assen nel 1992, dando il via ad una “dittatura” crudele e spietata che lasciò le briciole ai rivali, come fece Agostini in passato…

Doohan vinse il Mondiale con 317 punti contro i 174 di Cadalora ed i 172 di Kocinsky. Il Campione del Mondo uscente Schwantz chiuse 4° con 169 punti e si ritirerà alla fine della stagione.

Il Campione del Mondo Mick Doohan, in sella alla NSR500 con livrea HRC. Immagine tratta dal sito Daidegas.it

 

Si chiude la prima parte del Motomondiale anni 90′, sicuramente uno dei lustri più entusiasmanti di sempre. La seconda parte sarà un monologo di Doohan e la NSR500… molto meno entusismante rispetto a questo ma… ne parleremo la prossima volta.

 

Saluti.

P.S.⬇️

Anno 1992. GP Ungheria.
Circuito Hurgaroring.

Un mitico Eddie Lawson in sella alla C592 centra la 31^ vittoria in carriera, la prima di sempre per la Cagiva. Grande merito anche a Fiorenzo Fanali che consiglia al Campione Americano di montare pneumatici  intermedi anziché da bagnato. Grazie “Steady” Eddie.

Francky Longo

 

F1 2020: GP AUSTRALIA – CIRCUITO ALBERT PARK

Incertezza. Questo è il termine che più di tutti può descrivere il contesto e l’inizio stesso del mondiale F1 2020. E purtroppo non è legato strettamente in termini di valori tra i team in pista.

La lunga vigilia di questa stagione è stata caratterizzata da tante  polemiche contro la Ferrari e la sua PU ritenuta illegale, passando per i test pre-stagionali 2020, i più criptici da un pò di tempo a questa parte, arrivando al contestato accordo Fia-Ferrari in merito all’affaire PU. Al tutto si è aggiunta anche l’emergenza coronavirus, che ha già stravolto il calendario delle prime gare in programma e posto un grosso dubbio sullo svolgimento regolare del campionato.

E proprio quest’ultimo sembra il problema da risolvere più immediato: capire se davvero ci sarà una “normale” stagione di Formula 1. L’emergenza sanitaria mondiale dovuta al coronavirus mette in dubbio tutto il calendario dei Gp previsti. Si è salvato il Gp inaugurale all’Albert Park per il semplice fatto che in Australia non c’è ancora un livello di allerta tale (secondo gli americani di Liberty Media) da comprometterne lo svolgimento. Per il momento, considerando che nella giornata di mercoledì tre componenti di due team sono in quarantena (McLaren e Haas) e altri meccanici con sintomi influenzali sono sottoposti alle verifiche del caso.

Già in Bahrein si correrà il Gp a porte chiuse (e sfido a trovare le differenze con i Gp degli anni passati a porte aperte…), il Gp di Cina è stato rinviato e a forte rischio rinvio anche quello del Vietnam, terzo appuntamento stagionale. Considerando che per i primi di Maggio si tornerà in una Europa che presumibilmente sarà ancora alle prese con l’attuale emergenza sanitaria, anche i Gp europei potrebbero essere a rischio.

Secondo argomento caldo è la querelle che sembra solo all’inizio tra Ferrari/Fia e il gruppo dei 7 team (esclusi Haas e Alfa Romeo) in merito all’accordo confidenziale che Ferrari e Fia hanno raggiunto a conclusione dell’indagine sulla PU della scuderia di Maranello, oggetto di grosse attenzioni e accuse di illegalità già a partire dal mondiale del 2019.

immagine da infomotori.com

Sinteticamente, il gruppo di 7 team capeggiato da Mercedes e Red Bull chiede che vengano resi noti i risultati dell’indagine e i termini dell’accordo di segretezza per “garantire che il nostro sport tratti tutti i concorrenti in modo equo. Andremo avanti per i fan, i partecipanti e tutte le parti interessate della Formula 1”. Arrivando a paventare eventuali azioni legali. Una vera dichiarazione di guerra.

Rumors indicano che la Fia sia sostanzialmente certa dell’irregolarità della PU Ferrari ma non ha trovato esattamente cosa la rendesse tale e che abbia stretto un accordo “riservato” con Ferrari di tipo dissuasivo, ovvero “tu (Ferrari) non usi più il trick (si parla di un aggiramento del flussometro e di una portata di benzina bruciata dall’ICE della PU che eccedeva il limite) e mi dai delle dritte su cosa controllare in futuro sulle PU di tutti i team e io (Fia) non ti squalifico”. Altre indiscrezioni portano invece all’esistenza di una “talpa” che avrebbe spifferato ai concorrenti del team di Maranello i segreti della loro PU, con Mercedes e Red Bull in possesso di documenti tecnici che spieghino nel dettaglio l’illegalità del “trucco” usato a Maranello e ne minacciano la pubblicazione in caso la FIA non accolga le loro richieste.

Al di là degli aspetti controversi e palesemente illogici di queste ricostruzioni (una su tutte: Mercedes e Red Bull non possono divulgare documenti tecnici di altri team coperti da segreto industriale pena conseguenze penali anche gravi) è evidente come si stia giocando una partita tutta politica tra la Ferrari, che ha appena strtappato un accordo molto vantaggioso nel nuovo Patto della Concordia sulla redistribuzione degli introiti derivanti dallo sfruttamento commerciale del marchio F1, e gli altri team, stufi dell’ingerenza di MAranello, del suo diritto di veto e sul fatto che pretenda tanti soldi slegati dai risultati ottenuti in pista.

Per il momento la FIA, per bocca del suo presidente Jean Todt tira dritto e si appella al fatto che tale accordo riservato e previsto specificatamente dal regolamento disciplinare e giuridico. Ma la cosa non sembra finire quì e ci si aspetta battaglia già a partire dalle verifiche tecniche delle monoposto nel giovedì di Melbourne

immagine da circusF1.com

Terzo argomento è invece legato ai risultati dei test pre-stagionali 2020, probabilmente i più criptici mai visti recentemente. Tutti hanno pensato bene di nascondere il più possibile il loro reale valore.

Sorprendentemente Mercedes ha palesato svariati problemi di affidabilità alla propria PU, gettando nella preoccupazione il team in vista del primo GP stagionale. Ferrari invece ha lavorato come un team del mid-field, non dando l’impressione di essere molto veloce.

Le parole del Team Principal Binotto hanno confermato questa tesi, bollando la neonata SF-1000 come insufficiente, terza forza dietro Mercedes e Red Bull, non in grado di vincere a Melbourne e mettendo già le mani avanti sulla stagione puntando al 2021 se la prima parte di stagione dovesse essere deludente. Ecco, diciamo che per una dichiarazione del genere il suo predecessore Arrivabene sarebbe arrivato molto vicino ad essere passato per le armi…

Binotto gode (o sembra godere) ancora del supporto dei suoi superiori ma la delusione, soprattutto dei tifosi e della squadra è palese. Aggiungendo a tutto ciò l’assenza di dichiarazioni di supporto dai vertici del gruppo Ferrari, il tutto suona davvero come una resa senza aver neanche compiuto il primo giro in pista dell’anno.

immagine da oasport.it

In attesa di vedere confermate in pista le buone sensazioni riguardo Red Bull e una Racing Point che sembra una W10 pitturata di rosa (anche nelle prestazioni) attendiamo il verdetto dato dalle prime prove libere del venerdì.

Dal punto di vista tecnico il tracciato dell’Albert Park, ricavato collegando le strade perimetrali del lago dell’omonimo parco normalmente utilizzate per l’ordinaria circolazione della città, è un banco prova impegnativo per le monoposto. Considerato spesso non così probante per delineare un quadro veritiero della competitività delle vetture, negli anni, in realtà, ha esaltato i punti di forza delle monoposto uscite meglio preparate dai test a Barcellona. Come non ricordare la vittoria della Ferrari del 2017 che mostrò a tutti le qualità della SF70H o quella della Mercedes del 2019, che sconvolse tutti, appassionati e addetti ai lavori (tra cui gli ingegneri della Rossa) e fece chiaramente intendere, almeno per quanto mi riguarda, la direzione tecnica della tormentata, fino all’ultimo GP,  SF90.

Il tracciato di Melbourne, seppur cittadino quindi, esalta le doti sia aerodinamiche, sia meccaniche delle vetture (e anche la potenza del propulsore): bisogna generare elevata downforce su entrambi gli assi e avere sospensioni efficaci, morbide nelle sconnessioni ma nello stesso tempo “gentili” per non creare squilibri nella gestione delle gomme; negli anni abbiamo potuto notare, infatti, che le gomme posteriori sono notevolmente più sollecitate rispetto alle anteriori che, di rimando, soffrono di graining; non è un caso infatti che negli ultimi due stagioni, ma soprattutto nel 2019, la Ferrari abbia sofferto tanto questo tracciato (nonostante la vittoria del 2018 grazie alla VSC) a causa dell’incapacità di portare nella giusta temperatura entrambi gli assi per cause intrinseche alla filosofia progettuale nella sua interezza; problema opposto, invece, per la Mercedes (migliorato tantissimo nel corso degli anni) che ha sofferto maggiormente al posteriore di surriscaldamento a causa di un bilanciamento che prediligeva (e continua a prediligere) l’inserimento in curva grazie alla presenza di una sofisticatissima cinematica anteriore che negli anni è stata via via affinata e perfezionata.

A proposito di cinematica anteriore, in questo 2020 alle tante armi già a disposizione del team anglo-sassone, si aggiunge la presenza dell’ormai chiacchieratissimo DAS (Dual Axis Steering), nonostante la minaccia di reclamo in caso di utilizzo da parte di Red Bull e, verosimilmente visti gli ultimi accadimenti “politici”, anche di Ferrari. Il motivo del reclamo sono i vantaggi aerodinamici e meccanici, tra i quali spicca quello di riscaldare, utilizzando una convergenza più estrema, gli pneumatici anteriori (molto utile in Australia per i motivi di cui sopra) e tanto altro che gli ingegneri rivali hanno intuito ma dovranno dimostrare in sede consona. Mercedes, dal canto suo, vuole mettere sul tavolo tutte le carte, nell’ultima stagione con questi regolamenti, sperando in un 2009 bis. Alla precedente querelle si aggiunge, inoltre, un bizzarro divieto da parte della FIA (sempre dopo imbeccata Red Bull) delle prese d’aria dei freni posteriori della Mercedes, rei di avere una funzione sia di smaltimento del calore, sia aerodinamica. Peccato che la stessa richiesta, ma da parte di Ferrari (quella che ora viene tacciata di favoritismi), fu bocciata nel lontanissimo 2019. Curiosa la F1, eh?

P.S: McLaren ha deciso ufficialmente di non partecipare al GP di Australia per rispettare i membri del proprio team affetti da Covid-19 e anche degli altri. Ci si aspetta un’affluenza di 300 mila tifosi. Potrebbe diventare un disastro dal punto di vista sanitario ed epidemiologico: ma cosa importa della vita delle persone quando c’è un circus (parola non a caso) già tutto allestito, vero? Da Tifosi aspettiamo e auspichiamo provvedimenti seri a riguardo. 

*immagine in evidenza da f1-fansite.com

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile