LE NON PAGELLE DI MELBOURNE 2024

C’era una volta, once upon a time, una Formula 1 in cui ad ogni GP l’incertezza regnava sovrana. C’erano, certamente sì, previsioni riguardo i favoriti e gli sfavoriti, vincitori più o meno annunciati e sconfitti già pronti ad ammettere le proprie debolezze e così via. Tuttavia, per quanto serie ed accurate fossero le analisi e le previsioni, allo spegnimento dei semafori si entrava in una terra incognita ove quasi tutto era possibile. Tra condizioni meteo avverse, piloti in stato di grazia e altri che si spaventavano, tra attacchi al cardiopalma e difese estreme, tra strategie giuste e clamorosamente sbagliate il risultato di una gara soggiaceva a troppi parametri perché le previsioni potessero essere inesorabilmente rispettate. Tra questi parametri, quello di gran lunga più influente, era quello legato all’affidabilità delle vetture. Si potrebbe persino dire che praticamente ogni GP di Formula 1 dal 1950 agli anni 2000 è stato deciso, per un verso o per l’altro, dall’affidabilità della vettura ancor prima che dalla capacità dei piloti o dalle performance della vettura stessa. Sto esagerando, forse sì, ma un appassionato di storia della Formula 1 sa che, se mai volesse punirmi per un’affermazione tanto azzardata, allora dovrà farlo con scudisci di zucchero filato.

Orbene, si giunge a Melbourne per la terza tappa del mondiale 2024 e dopo la bellezza di 44 risultati utili consecutivi, di cui 35 (diconsi trentacinque) vittorie, Max Verstappen è costretto al ritiro per un cedimento tecnico!

Una frase, un report, una cronaca, che fino a qualche anno fa non avrebbe suscitato alcun clamore e che invece oggi sembra tratta di peso da qualche testo mitologico, tanta è la meraviglia e la sorpresa. Un sassolino, un brandello di carbonio, un gingillo, una pinzillacchera, una quisquilia si insinua nei solitamente solidi freni della RB 20 e Max Verstappen è costretto ad alzare bandiera bianca. I solitamente solidi freni, sia chiaro, sono tali su tutte le vetture del Circus: perché sarebbe clamoroso il loro impiccio, sennò?

Quindi: chi l’avrebbe mai detto?

Neanche l’Oracolo di Delfi, questo è sicuro!

Ne è uscita una gara con molteplici spunti di interesse: fuori il dominatore assoluto, che hanno combinato i nostri eroi?

Vista la assoluta anomalia di questa gara anche le NON PAGELLE saranno anomale e diventeranno PAGELLE.

Melbourne è un circuito che unisce le caratteristiche dei due circuiti precedenti, Bahrain e Gedda, inasprendo del primo le condizioni tecniche e limando del secondo le asperità velocistiche. In tali condizioni Ferrari e McLaren si sono messe in luce fin dalle prime prove libere confermando di essere principali contender di Verstappen e la sua RB 20. Tant’è che, complice la rottura di Max, hanno finito per dominare il Gran Premio. Ovviamente non è dato sapere come sarebbe andata la gara se Max, autore di una pole monstre, non avesse subito il guasto che l’ha costretto al ritiro già al 3° giro. Perez, tuttavia, era in gara con la stessa vettura che guida Max e, sebbene non dotato dello stesso sconfinato talento, nei primi due appuntamenti della stagione aveva conquistato con un certo agio il secondo posto. Sicché, il vederlo arrancare a qualche decina (!!!) di secondi dalle succitate Ferrari e McLaren, con un ritmo decisamente più lento, ha avuto dell’incredibile. La domanda è: forse RBR ha “toppato” la configurazione di Melbourne più o meno come “toppò” la configurazione di Singapore 2023? Perché in tal caso Melbourne andrebbe archiviata come un veloce temporale estivo mentre in caso contrario…

Ai posteri l’ardua sentenza.

Per converso, McLaren aveva proclamato con un poco consueto grado di fiducia che Melbourne sarebbe stato circuito particolarmente adatto alle caratteristiche della MCL38 e la pista l’ha abbondantemente confermato.

Infine, l’1-2 Ferrari che non è mai stato messo in discussione durante la gara, mostra la Scuderia per antonomasia alzare inaspettatamente la voce con una SF-24 che si conferma capace di trattare con la dovuta gentilezza le gomme senza che ciò vada a pregiudicarne la prestazione. Apprezzo anche la sperimentazione di assetti che sebbene in quest’occasione non abbia premiato Leclerc più di tanto (ma ha comunque fatto secondo) mostra comunque un certo grado di tranquillità nell’approccio tecnico. Un buon viatico per il resto della stagione.

Delude invece Mercedes (con Hamilton KO e Russell in affanno) che è parsa molto più in difficoltà rispetto alle già non esaltanti prime due uscite.

E i piloti?

SAINZ

Saranno anche non pagelle ma qui il voto a Sainz va assolutamente dato! Ma per farlo dovrei ricorrere a formule matematiche complesse che chiamano in causa infiniti hilbertiani e operatori esoterici. Ma non riuscendo a maneggiare con la dovuta perizia tali artifizi matematici mi limito al fantasmagorico 10 e lode del quale non temo alcuna smentita. La prestazione di Carlos nell’arco dell’intero week end ha avuto del leggendario. Reduce dalla sfortunata evenienza in quel d’Arabia, con attacco di appendicite acuta e conseguente operazione, scopriamo dalle cronache che aveva pure subito complicazioni che l’hanno costretto a letto per una settimana intera. Chiunque, in quelle condizioni, avrebbe rinunciato alla trasferta australiana, certo che lo stress fisico ulteriore non avrebbe potuto giovare né alla sua salute né alle sue prestazioni, ma il nostro eroe ha voluto dimostrare (forse non soltanto a se stesso) di essere uno sportivo a tutto tondo. Per il sottoscritto, al quale bastano due linee di febbre per chiamare il notaio e redigere testamento, la sua spavalderia agonistica ricorda eroiche prestazioni di alcuni suoi colleghi del lontano passato i quali, in barba ad handicap fisici di ogni tipo, decidevano di correre e performare per entrare nella leggenda del motorsport. Mutatis mutandis, ché tutto è relativo, non esito ad esaltare allo stesso modo la sua performance. Un solo particolare mi incuriosisce: scherzava, il buon Carlos, sulla perdita di peso conseguente all’operazione e alla settimana di complicazioni cui ha dovuto sottostare ma sarei curioso di sapere se i dati interni di Ferrari mostrassero una qualche conseguente correlazione in termini di millesimi guadagnati. Mi ricorda la terribile quanto esaltante stagione 2016 di Nico Rosberg il quale, pur di trovare ogni minimo spunto per poter contendere il mondiale al suo talentuoso team mate, ebbe il coraggio di stare a “stecchetto” per tutta la stagione neanche fosse un ciclista professionista, con calcolo pedissequo della massa grassa minima per poter sopravvivere allo sforzo. Curiosità a parte, la gara di Carlos è stata ineccepibile sotto ogni punto di vista. La partenza è pari a quella di Verstappen, al quale rimane attaccato con sorprendente agio. Altrettanto sorprendente è il sorpasso che gli rifila in men che non si dica. In tutta onestà che Max, invece, non fosse a suo agio si era già visto nel primo giro e poi, in particolare, nell’attacco del rettilineo in cui è stato “sverniciato” da Sainz. D’altra parte, il gigantesco what if di questa gara è proprio quello: sarebbe stata la stessa gara se Max fosse rimasto in pista senza problemi tecnici? Avremo modo di verificarlo in futuro. Quel che accade poi è che Carlos ha corso in formato… Verstappen! Infatti, domina la gara con la stessa perfezione che abbiamo visto nel volante di Max negli ultimi settordicimila GP! Ritmo inarrivabile per gli altri (compreso il suo team mate!), controllo totale di ogni situazione di gara, strategia perfetta, nessuna sbavatura. Che si può dire di più? 10 e lode l’ho già affibbiato? E sia!

LECLERC

Le cronache riportano un Leclerc che rinfrancato dalla stabilità delle performance in gara nelle prime due uscite, soprattutto in relazione al temutissimo degrado gomme, decide di sperimentare un assetto definito “più coraggioso”. Pare proprio che la scelta in questione non abbia pagato tanto in qualifica (terzo inaspettato smacco per un talento come il suo, in questo scorcio di stagione) quanto in gara. In realtà, tale scelta non ha pagato solo nei confronti del suo compagno di squadra perché nei confronti di tutti gli altri, almeno in gara, ha pagato comunque più che bene visto che è arrivato secondo. I media si scatenano sul fatto che nelle uniche due occasioni in cui negli ultimi due anni Max e la RBR hanno mancato di offrire il loro meglio, sia stato Carlos e non Charles ad approfittarne. Benché io non neghi la particolarità della rilevazione, la mia modesta opinione è che ciò è troppo poco per fare statistica e che le due occasioni in questione sono il frutto non solo dell’eccezionalità della performance di Sainz ma anche di circostanze assolutamente singolari. Sicché non ne farei un dramma e, piuttosto, analizzerei attentamente il tutto in vista del prosieguo della stagione perché il dominio Ferrari mostrato a Melbourne, e la quasi siderale distanza cui è stato relegato Perez, sono il motivo di maggior interesse del week end australiano. Per quanto riguarda la sua gara l’unico dettaglio di rilievo è la fatica che CLC ha fatto quando si è trovato nel “panino” delle McLaren ma, come detto, forse è stato più frutto dell’assetto non ottimale che ha voluto sperimentare che non altro. Ad ogni modo, la perfetta strategia del suo muretto, con un undercut preparato ottimamente, gli ha consentito di ottenere un secondo posto che ha poi gestito senza alcun affanno fino alla fine con in più la soddisfazione (e il punto aggiuntivo… va a sapere…) del fastest lap (ancora una volta all’ultimo giro prima dell’incidente di Russell). Forse è il caso di sottolineare il punto relativo alla strategia. Vero è che pare che quest’anno le strategie in gara siano molto più facili da gestire, dato il basso degrado gomma mostrato un po’ da tutte le squadre, ma visto che in tempi non lontani Ferrari era criticatissima da questo punto di vista è interessante vedere che, almeno per il momento, tutto sembra andare per il verso giusto. Voto o non-voto? Un bel 9-, il “meno” sia per la qualifica che per il rosicamento. Grandi pacche sulle spalle e vediamo di confermare: sarebbe bello vedere Max battagliare con gli alfieri rossi.

NORRIS

E bravo landino nostro! McLaren era dal pre-stagione che indicava Melbourne come il primo circuito su cui avrebbero provato a dire la loro: hanno confermato. Norris, infatti, dopo la già ottima qualifica, parte bene e nella prima parte di gara resiste senza affanni a Leclerc. Alla fine del primo stint nulla può contro l’undercut di quest’ultimo ma non ha problemi a gestire il resto della gara con una strategia leggermente diversa da quella del team mate (5 giri in più sulle gialle) ma evidentemente concordata visto lo “swap” che gli consente di non perdere troppo da CLC. Prosegue poi con ottimo ritmo, a poca distanza da Leclerc per tutto il resto della gara anche se non ha mai dato l’impressione di poterlo impensierire. Poco male, comunque perché la conferma di quanto si aspettavano dimostra che McLaren è della partita. Voto? Mi sbilancio: 8.5

PIASTRI

Ottimo risultato, perché un quarto posto va sempre bene se non sei un pilota RBR, ma ottenuto in modo non molto brillante. Peccato perché suppongo che nella gara di casa volesse ben figurare. La realtà è che a parte il primo stint il suo ritmo non è stato paragonabile a quello del suo compagno di squadra. Inoltre, a metà gara è andato per prati nell’ultima curva prima del rettilineo perdendo il già esile contatto con Norris e dando addio alle già scarse ambizioni di podio. Voto: 6.5

PEREZ

Dopo le dolenti note della failure subita da Max ecco quelle legate a Checo. RBR in questo GP sembrava un’altra vettura. Se non abbiamo potuto valutare Max per via del subitaneo problema con Checo invece abbiamo potuto toccar con mano l’inconsistenza di quanto fatto dagli uomini di Milton Keyes nella terra dei canguri. In nessun momento della gara Perez è parso in grado di tenere il ritmo non solo dell’inarrivabile Sainz ma anche di CLC, Norris e Piastri. Giusto nel secondo stint ha tenuto un po’ meglio ma nella stessa fase chi gli stava davanti era in gestione. Ciò ha dell’incredibile visto che lo stesso Perez, nei primi due GP, ha ottenuto agevolmente la seconda piazza dietro a Max. Non saprei dire se si tratta di problemi di assetto o di recupero degli altri team – sicuramente i prossimi GP ci diranno se è stato un caso, come l’anno scorso a Singapore, o se in casa RBR c’è da preoccuparsi. Voto: 5 e non vado sotto ulteriormente perché poteva anche andare peggio.

ALONSO

Il buon Fernando regala la sua solita gara solida finendo al sesto posto. In un GP anomalo per via del guaio di Verstappen ci si sarebbe potuto aspettare un po’ più di intraprendenza da parte sua ma evidentemente il mezzo non gli ha consentito granché. Rimane da decidere se l’incidente finale di Russell sia diretta conseguenza di una sua mossa assai sporca oppure no. Le sue dichiarazioni dopo aver appreso della penalità che lo retrocedeva di 20 secondi e dal 6° all’8° posto non lasciano spazio a molti dubbi: “in Formula 1 anche la difesa è un’arte”. Che abbia frenato o mollato il gas (che a quella velocità è più o meno la stessa cosa) pare dunque assodato. Assodato è anche il succo della sua dichiarazione: nella leggenda non ci sono solo sorpassi straordinari ma anche difese memorabili come fece lui stesso contro Schumacher a Imola una ventina d’anni fa o come fece Villeneuve in Spagna nel 1981. D’altra parte, però, i cosiddetti “brake test” sono una mossa “sporca” assai invisa ai piloti di qualunque categoria e vanno utilizzati con molta attenzione. Anche il sottoscritto, nella sua batterica esperienza kartistica, ricorda di aver inveito più di una volta contro coloro che ricorrevano a questa furbata. La mossa di per sé è sporca e sin qui nessun dubbio. La si fa in curve lente o medio-lente frenando più del dovuto nel punto di corda oppure in mezzo ad una chicane ritardando volutamente il punto di accelerazione in uscita. In questo modo l’avversario inseguitore è costretto a frenare in modo ancora più profondo con il risultato che in uscita di curva sarà sufficientemente distante per permettere al “furbetto” di evitare attacchi facili. Inutile dire che alla vista del replay dell’incidente ho riconosciuto immediatamente la mossa di Alonso ma quel che mi sorprende, e qui si capisce dove vado a parare, è che abbia fatto quella mossa in un cambio di direzione velocissimo, dove in condizioni normali il rallentamento è minimo. In pratica il mio giudizio è: ha esagerato. Il problema è che a quella velocità il tunnel di vuoto d’aria amplifica l’effetto della mossa e i pur straordinari riflessi dei più forti piloti del pianeta nulla possono per evitare il patatrac. Si può poi discutere all’infinito se la penalità sia troppo severa ma certamente non si poteva lasciare un precedente di questa portata. L’avesse fatto in una curva lenta oggi staremo tutti a magnificare la scaltrezza dell’asturiano ma così, in tutta onestà, credo si sia passato il limite. Voto? Certo! 7 per la gara e 0 per la porcata a 260 km/h.

STROLL, TSUNODA, HULK e MAGNUSSEN

Voto 8 per tutti costoro. In una gara in cui Verstappen e Hamilton sono fuori per affidabilità e Alonso si “becca” 20 secondi di penalità, c’era spazio assai succulento per i punti. Stroll stavolta non fa pasticci e pur finendo a quasi venti secondi dal team mate gli sottrae la posizione finendo per conquistare il primato degli “altri”. Tsunoda inaspettatamente solido porta a casa punti d’oro vista l’amara delusione di una vettura che il pre-stagione prometteva di ben altra caratura. Hulk e Magnussen giocano ancora di squadra ma stavolta entrambi beneficiano dei punti e dimostrano ancora una volta che Haas non è affatto la carretta che, nei test pre-stagione, arrancava a 4 secondi dai primi. Buon per loro!

ALBON e RICCIARDO

Voto 5 il primo e 4 il secondo. Se i quattro di cui sopra hanno saputo ben approfittare della anomala circostanza di questo Gran Premio meritando un voto d’eccellenza allora non si può far a meno di punire, per converso, coloro che non ne sono stati capaci. In primis, Albon che pur lottando come un leone come suo solito non riesce ad ottenere un risultato potenzialmente alla sua portata. Ancora più basso il voto per Ricciardo che si ritrova a distanza siderale dal piccolo Yuki.

NOTE DI ULTERIORE DEMERITO

Sauber disastrosa nei pit: per una volta che Bottas sembrava in palla e in grado di competere per punti importanti questa telenovela del dado non ci voleva proprio. Alpine (Gasly comunque meglio di Ocon) si conferma la peggiore del lotto.

NOTE CHE COLPE NE HA LUI?

Ho trovato abbastanza triste, per non dire scandalosa, la scelta di Williams di far correre Albon sulla vettura di Sargeant. Riassumo per chi non conoscesse la vicenda: nelle FP1 Albon distrugge la sua vettura a causa di un errore piuttosto marchiano in curva 6. Poiché Williams non ha telai di riserva si ritrova costretta a correre il resto del week end con una sola vettura e decide, con feroce cinismo, di appiedare Sargeant costringendolo a cedere la sua vettura, perfettamente integra perché lui, a differenza di Albon, non ha commesso errori, al suo compagno di squadra. Ora, non so quale ambizione di vittoria del campionato del mondo abbiano in Williams per il 2024 o, per converso, quanto abbiano negativamente previsto di fare anche un solo punto in ben 24 gare e, infine, perché mai una scuderia di Formula 1 (dal così glorioso passato, peraltro) affronti un Gran Premio in queste sgangherate condizioni ma perché mai hanno dovuto punire e persino umiliare in questo modo il povero Logan che il suo dovere l’aveva fatto?

Voti per la vicenda:

-35 come in siberia a gennaio per la Williams: non si fa. Punto!

0 ad Albon per non aver rifiutato lo scambio di sedili (oppure 0+ se c’ha provato ma l’hanno costretto a suon di sforbiciate sul contratto)

10 e lode (sì, come a Sainz) a Sargeant per non aver pubblicamente polemizzato, pur avendo tutto il diritto di farlo, ed anzi per aver tenuto il profilo bassissimo

Apriamo e chiudiamo con un 10 e lode: meglio di così!

 

Alla prossima!

 

 

BASTIAN CONTRARIO: IL CUOCO

La levataccia australiana, che ci ha costretto per tutto il week end a stare svegli davanti la tv, ha portato le sue soddisfazioni con la doppietta Ferrari di domenica scorsa. Doppietta, diciamola tutta, inaspettata perché ormai eravamo rassegnati all’idea di avere l’ennesimo mondiale soporifero, dominato dal solito Verstappen con la solita Red Bull imbattibile e inarrestabile. A dire il vero che il colpaccio poteva avvenire, era nell’aria, soprattutto in quel di Maranello perché sapevano che la terra dei canguri (koala e dingo cosi non c’è discriminazione) era a loro congeniale e, i dati vomitati dal simulatore coincidevano dannatamente con quelli della pista. La forza della Scuderia è stata quella di aver fatto prendere un rischio ai bibitari, facendoli osare in qualifica per sacrificare cosi, qualcosa in gara. Ferrari, come un cuoco stellato, ha cucinato il piatto a fuoco lento fino a quando non è giunto l’agognato risultato. Come ogni cuoco che si rispetti, sa che le ricette devono essere seguite, solo che bisogna anche saper improvvisare caso mai qualcosa va storto.

Lo sa bene Sainz che venerdì nelle prove libere uno e due, non ha spinto più di tanto, limitandosi solo a studiare innanzi tutto se stesso e poi il comportamento della vettura su quella pista in continua evoluzione. Ed infatti è stata proprio questa la chiave di lettura di tutto il weekend cioè, saper interpretare l’evoluzione della pista, che al sabato era decisamente cambiata rispetto al giorno prima. Carlos non sarà un fulmine di guerra in qualifica come il compagno, eppure ha una propensione naturale per settare la macchina nel modo giusto, ed infatti c’ha preso in tutto. Si dia merito a questo ragazzo che è stato ignominiosamente attaccato nella sua degenza post operatoria, quasi fosse stata una lesa maestà che immediatamente dopo l’intervento, si sia presentato in pista a Jeddah. Per non parlare di quello che ho dovuto leggere riguardo al fatto che era stato reso abile per gareggiare, definendolo un pericolo pubblico, perché a causa dell’intervento che ha dovuto subire, rischiava di perdere le budella a gara in corsa! Sono del parere che i risultati parlano più di mille parole e Sainz, con dedizione e costanza ha risposto nel migliore dei modi, andandosi a prendere una vittoria che gli spettava di diritto per come ha saputo interpretare “la ricetta” australiana. Ferrari, paradossalmente, ora si trova in un bel problema etico sportivo: di fatto, da quando è arrivato monsieur Vasseur, l’unico a vincere sino ad ora è stato proprio colui il quale hanno appiedato senza troppi problemi in favore di Hamilton, cioè lo spagnolo. Nello specifico sia Charles che Carlos, da quando sono compagni, sono addirittura a parità di vittorie. Infatti Sainz ne ha conquistate tre rispettivamente nel 2022, 2023 e appunto domenica scorsa. LeClerc invece, le sue tre vittorie avendo lo spagnolo come team mate, le ha ottenute tutte nel 2022. Questo ci dice due cose.

La prima è che Ferrari ha attualmente la coppia più forte del mondiale (lo dico dal 2022), perché versatile e completa e quindi, quando manca l’uno inevitabilmente c’è l’altro e, quello che abbiamo visto nel week end australiano ne è la prova visto e considerato che Charles non c’ha capito nulla, mancando tra l’altro,  clamorosamente l’appuntamento con la vittoria a differenza del suo compagno che si è fatto trovare pronto e, caso mai qualcuno avesse dubbi a riguardo, basta vedere cosa è successo a Red Bull con il ritiro di Verstappen… Perez non è riuscito nemmeno a vedere il podio. La seconda cosa, che queste parità di vittorie tra compagni ci dice, è che quando la vettura è competitiva contro Charles non ce n’è per nessuno e nel 2022, non solo se n’è accorto Sainz, addirittura Verstappen ha dovuto fare i conti con quella realtà che poi è andata a favore dell’olandese. Quando invece c’è da “studiare”, quando evidentemente la macchina o le condizioni non sono perfette, ecco che esce l’estro dello spagnolo e la vittoria di domenica scorsa e soprattutto quella dell’anno scorso, sono la testimonianza di ciò che affermo. Fa sorridere amaro il fatto di sapere che Sainz dovrà andare via (ora è più chiaro perché LeClerc non ha sollevato casini all’arrivo di Hamilton? Ve lo scrissi tempo fa: il monegasco teme più la presenza dello spagnolo che la venuta dell’inglese), considerando quello che sta mostrando e soprattutto paragonato alle attuali scialbe prestazioni dell’epta campione del mondo, che dovrà rilevare il suo sedile. Questo significa che Sainz (c’è sempre il trucco) è stato dichiarato salvatore della patria, che Hamilton è cotto a puntino ormai e che Charles è un bluff? Assolutamente no. La logica impone sempre un ragionamento impostato da ogni punto di vista e, se guardiamo l’attuale situazione, considerando anche il potenziale della SF24, questa Ferrari attualmente è la migliore soluzione che riesce ad estrarre il massimo con entrambi i piloti, a differenza della Red Bull che è Verstappen dipendente.

A tal proposito, visto che la stessa Rossa si è praticamente legata a vita col monegasco, c’è da chiedersi come Charles possa uscire da questo momentaneo impasse, perché è innegabile che il secondo posto ottenuto dietro il compagno, che solo quindici giorni fa era in un letto di ospedale, è amaro e sa di sconfitta. Charles ci ha abituati a veri e propri miracoli in pista, soprattutto al sabato. Proprio come un cuoco stellato, che riesce a cucinarti una prelibatezza anche con qualche buccia di patata, lo stesso monegasco ha dimostrato di riuscire a cavare sangue dalle rape in ogni circostanza, ed è proprio questo aspetto che ne ha fatto il faro della squadra, l’uomo sul quale puntare, sperando che nel frattempo la squadra stessa migliori ancora di più, perché naturalmente così non basta. Intanto la sua assenza dal gradino più alto del podio, ha messo in imbarazzo (ad avercene ogni domenica di questi imbarazzi!) l’intera squadra da un lato e ha esaltato tutti gli spagnoli (che di certo non sono sobri nei loro commenti) dall’altro. Eppure, guardando la sua intervista post race, il pilota ha fatto trasparire non pochi sorrisi nonostante l’amaro risultato. Cosa bolle in pentola Charles? Perché quella serenità, che ha preso il posto del volto teso e deluso al quale eravamo abituati fino a qualche tempo fa, mi fa capire che il monegasco è sicuro di quello che sta per arrivare, è certo che il suo momento giungerà, perché la SF24 è vettura positivamente prevedibile e facilmente gestibile. Con questo sia chiaro, non sto affermando che ci giochiamo il mondiale, anche perché a mio avviso fra quindi giorni in Giappone, Max (come l’anno scorso in curva 1), metterà subito le cose in chiaro: a tal proposito singolare come la storia si ripeta, visto che proprio nel 2023 , il primo GP dopo l’unica sconfitta Red Bull avuta proprio per mano di Sainz, era proprio nella terra del sol levante… quando si dice il caso. Sto solo dicendo che evidentemente, quando Ferrari per bocca di monsieur Vasseur si era prefissata cinque vittorie di tappa, non era un obiettivo troppo distaccato dalla realtà, a maggior ragione dopo quanto visto domenica scorsa. La classifica dice che il mondiale è riaperto e, beato chi ci crede aggiungo, mentre la realtà dice che questo campionato è solo più sadico di quello dell’anno scorso, perché non farà altro che allungare l’agonia illusoria a causa di questi attuali numeri. Non starei troppo a preoccuparmene ad esseri sinceri e intanto, godiamoci questa doppietta, cucinata a dovere, dalla migliore coppia di cuochi che la casa può offrire.

Vito Quaranta

PORTIMAO GRAND PRIX- MARTIN DOMINA, BAGNAIA STENDE MARQUEZ – MOTOGP

Vince Jorge Martin, davanti a Bastianini ed un grandioso Pedro Acosta. Disastro di Bagnaia che prende in pieno Marc Marquez e lo stende. 

Secondo appuntamento stagionale in Portogallo, sul magnifico circuito di Portimao nella regione dell’Algarve. Si dalle prove velocissimi Bastianini e Marc Marquez. Lo spagnolo guadagna feeling giorno dopo giorno ed chiude in testa le FP1. In qualifica però domina la Bestia, siglando un tempo però ben lontano dalla pole 2023. Marquez si stende al primo giro lanciato, quando aveva mezzo secondo di vantaggio su Bagnaia e Miller che erano qualche metro davanti a lui. Chiude 8° le qualifiche dopo una spaventosa caduta alla 15. La prima fila vede Vinales e Martin, con Bagnaia ad aprire la seconda fila ed un grandioso Pedro Acosta ad aprire la terza. (P7 per lui). Nelle ultime 4 posizioni tutte e 4 le Honda. Il baratro.

GARA SPRINT

Tutti i Piloti con la Hard davanti e la Soft posteriore ad eccezione di Quartararo che monta due medie sulla sua Yamaha. Partenza allucinante di Marc Marquez che regala spettacolo e si riporta subito, nel primo giro, a ridosso dei primi mettendosi in seconda posizione dietro Bagnaia. Grandiosa gara di Pedro Acosta che lotta per tutta la gara a ridosso della TOP5 mentre paga la pessima partenza Enea Bastianini.

A 5 giri dalla fine Bagnaia sbaglia la staccata in curva 1 e perde ben 3 posizioni, ma l’impressione è che la sua posteriore avesse già dato tanto. Gli ultimi giri sono un uragano di emozioni con Vinales che va a prendersi la vittoria della Sprint e Marc che regola Martin con un sorpasso da paura ed un monito: I ragazzini hanno ancora da imparare. È la prima vittoria per Vinales con la Aprilia, mentre è il primo podio per Marc Marquez con una Ducati. Godetevi qui l’ultimo giro…

GARA

Una partenza al cardiopalma, con Marquez che risale subito in P5 ed ingaggia un grande duello con Bagnaia facendo perdere tempo prezioso al Campione del Mondo. Grandiosa partenza di Binder e di Pedro Acosta. Nei primi giri si sono registrate le cadute di Morbidelli, Alex Marquez e poi Raul Fernandez. Una gara che fino ai 10 giri alla fine è stata abbastanza noiosa, pochi sorpassi e una miriade di giri veloci sul 38 alto. Soltanto i primi 6 girano sugli stessi tempi con gli altri molto attardati. È nel finale di gara che si scatenano davvero i tre la davanti. Martin, Vinales e Bastianini ne hanno di più e lo hanno dimostrato. Pedro Acosta supera Bagnaia in difficoltà e Marquez gli dà la caccia. Nella bagarre successiva Marquez entra forte, sorpassa Bagnaia che però tenta un incrocio disperato e perde l’anteriore prendendo in pieno Marquez, stendendosi lui e stendendo anche Marc. Incidente di gara, sarà l’inizio della faida.

Vinales cade all’ultimo giro e Pedro Acosta si prende un podio fantastico, con Bastianini secondo e Martin che vince una gara fenomenale. Le polemiche saranno davvero forti, perché nessuno ammetterà l’errore di Pecco. Un grave errore come fu quello di Losail 2022 su Martin. Tanti punti persi per entrambi ma una cosa è certa, Marc Marquez è tornato in tutti i sensi. Così come Pedro Acosta sarà della partita per il Mondiale, si avete letto bene. Gara opaca delle altre KTM, che prendono una sonora paga dal ragazzino e si ritrovano in TOP5 soltanto per il botto di Bagnaia ai danni di Marquez.

Siamo solo all’inizio, statene certi.

Scontro tra Bagnaia e Marquez. Fonte MotoGP.com

It’s Racing Baby.

 

SAINZ RIENTRA E DOMINA IN AUSTRALIA. VERSTAPPEN FRENATO.

C’era un tempo in cui svegliarsi all’alba per vedere il GP d’Australia significava iniziare bene la domenica.

Accadeva quando la Red Bull faceva solo lattine, e la Mercedes solo motori. Poi le cose sono un po’ cambiate, ma l’aria australiana ha sempre fatto bene alle monoposto rosse.

Dopo avere dominato tutte le sessioni di prove libere, nonchè Q1 e Q2, la Ferrari si ritrova con Sainz, al rientro dopo l’operazione di appendicite, secondo e Leclerc quinto, poi promosso quarto, e il solito Verstappen in pole.

Partenza senza grandi emozioni, ma già al secondo giro Sainz si scatena e passa davanti a Verstappen, che si lamenta della macchina instabile. E al quinto giro il colpo di scena: esattamente 2 anni dopo l’ultimo ritiro, proprio in Australia, l’olandese è costretto ad abbandonare la gara con un freno in fiamme.

Al giro 9 iniziano i pit-stop, con Hamilton che rientra seguito al giro dopo da Russell. Al giro 12 è il turno di Leclerc e Norris. Nel frattempo, Sainz continua a macinare giri veloci, e il vantaggio sull’inglese della McLaren, secondo, sale a diversi secondi. Quando Lando si ferma, al giro 16, si ritrova dietro sia al monegasco della Ferrari che al compagno di squadra.

Al giro 17 è il turno del leader, che, però, si ritrova dietro ad Alonso. Contemporaneamente, Hamilton si ritira, e viene attivata la Virtual Safety Car. Nando ne approfitta così per fare il suo pit-stop e Sainz ritorna primo.

La Ferrari si ritrova così con le macchine nelle prime due posizioni, seguite dalle due McLaren. L’altra Red Bull di Perez naviga in un’anonima settima posizione.

A Leclerc viene detto di non attaccare Sainz, che comunque si cautela a suon di giri veloci. Al giro 29 il suo vantaggio è di ben 6 secondi, mentre dietro di loro la McLaren chiede a Piastri di fare passare Norris, che ha gomme di 6 giri più fresche rispetto a Charles.

Il monegasco si ferma al giro 35 per la sua seconda sosta, e si ritrova di pochissimo davanti a Perez e Alonso in lotta fra loro. Ma gli bastano due curve per metterli a distanza di sicurezza. Le due McLaren ancora non si fermano,

La sosta per Piastri arriva al giro 40, dopo un lungo che gli ha fatto perdere diversi secondi, e dare l’addio al podio in casa sua. Al giro successivo si ferma anche Norris, che rientra con 4 secondi di svantaggio da Leclerc. 

Per Sainz l’ultima sosta arriva al giro 41. Il suo vantaggio sul compagno di squadra scende da 10 a 5 secondi. 

Gli ultimi giri vivono del tentativo di Norris di avvicinarsi a Leclerc. Che non riesce, e la gara si conclude con il botto di Russell all’ultimo giro, che congela le posizioni.

Sainz vince così un GP dominato fin dalle prove libere, davanti a Leclerc che può recriminare sull’errore di ieri in qualifica. Norris completa il podio, seguito da Piastri, Perez a più di un minuto, Alonso, Stroll, Tsunoda, Hulkenberg e Magnussen.

Prossima tappa a Suzuka, circuito che non mente sulle qualità della monoposto. La SF-24 in Australia era più forte della RB20. Vedremo se saprà confermarsi in Giappone. 

P.S. C’è quasi un anno per cambiare idea. 

P.S. 2 Per una squadra che gestisce con Excel la distinta base della monoposto è normale non riuscire a produrre in tempo un terzo telaio. Quello che non è normale è appiedare un pilota perchè il compagno ha distrutto la propria auto. Perchè poi a punti non ci arriva nemmeno lui.

P.S. 3 Se, come dice Hamilton, la W15 ha molto potenziale, lo stanno nascondendo molto bene. E buttarla a muro non serve a tirarlo fuori.

P.S. 4 Steiner fa le interviste e le sue ex macchine arrivano entrambe a punti come non succedeva quando c’era lui. Giusto dare la precedenza all’aspetto ingegneristico anzichè a Netflix.

P.S. 5 Vive la France

P.S. 6 Non facciamoci troppe illusioni guardando la classifica del mondiale

F1 2024 – GRAN PREMIO D’AUSTRALIA

Il circus si sposta ancora piu’ a est per la prima di tre tappe che toccheranno Australia, Giappone e Cina. E’ arrivato il momento del GP australiano sull’ormai ”storico” circuito dell’Albert Park.

Ci si arriva da due doppiette Red Bull, schiacciasassi in pista a dispetto delle clamorose lotte intestine che hanno agitato le ultime settimane.

A dire il vero negli ultimi giorni sembra essere tornato un po’ di sereno o quanto meno non sono deflagrati altri leaks o sparate a mezzo stampa dichiarazioni bellicose da parte dei diretti interessati. Certo il futuro e’ ancora parecchio incerto e tutto da definire nei termini delle posizioni occupate dagli uomini chiave del team ma se addirittura Jos Verstappen si augura che ”il team ritrovi un po’ di calma” forse la fase acuta della crisi e’ superata. Oppure si rifiata per i fuochi di artificio finali che potrebbero far implodere quel meccanismo perfetto che al momento e’ la Red Bull targata Verstappen.

immagine da english.aawsat.com

In ogni caso, in pista c’e’ poco da stare allegri per gli altri dato che l’olandese cerchera’ la terza affermazione consecutiva, cosa tutt’altro che remota dato il fatto che Max non e’ mai stato seriamente impensierito da nessuno fino ad ora ed e’ sempre sembrato in totale controllo della situazione. Molto piu’ attaccabile invece Perez che comunque e’ riuscito ad assicurare al team due doppiette nelle prime due gare. Sui curvoni veloci dell’Albert Park il pronostico e’ tutto dalla loro parte.

Ferrari invece dovra’ cercare quella velocita’ che si e’ vista nella parte finale della gara saudita, con Leclerc al pari delle Red Bull. Il layout della pista dovrebbe favorirli, cosi’ come le gomme portate da Pirelli, le piu’ morbide a disposizione. La SF-24 sembra buona ma non ancora abbastanza da rappresentare una seria minaccia per gli austriaci, a meno che Leclerc non si inventi magie in qualifica e possa sfruttare situazioni impreviste in gara. Da risolvere in primis la difficolta’ di mandare in temperatura le gomme e utilizzarle nella finestra corretta di funzionamento, specie a serbatoio pieno, in pratica il contrario del problema dello scorso anno.

Dovrebbe essere della partita anche Sainz, ormai ristabilito dall’appendicectomia subita in Arabia Saudita. Ci piacerebbe rivedere il giovane Bearman anche perche’ e’ probabile che quella a Jeddah potrebbe essere la prima e ultima gara in Ferrari della sua carriera…

Mercedes arriva a fari spenti e deve far fronte ai problemi che le prime due gare hanno evidenziato sulla W15, soprattutto nei curvoni veloci di cui il tracciato australiano abbonda. Non sara’ un weekend facile per gli uomini di Brackley, alle prese anche con un Hamilton apparso parecchio sotto tono nelle prime di gare e regolarmente battuto dal suo compagno di team. L’appuntamento australiano non sembra proprio quello piu’ indicato per i sogni di gloria ma potrebbe servire molto nel cercare di capire come migliorare le carenze della W15 che, a detta degli esperti del settore, nelle simulazioni assicurava un livello di performance di almeno un secondo piu’ veloce.

immagine da fuoripista.net

A Brackely si consoleranno con altri due tecnici cresciuti in Ferrari che andranno a ingrossare l’organico della stella a tre punte. Un nome poi e’ piuttosto pesante, Simone Resta, uno che ha lavorato davvero bene in Ferrari per poi vivere una sorta di esilio in Haas con scarsa considerazione da parte dei vertici di Maranello. Lo scambio di tecnici tra top team e’ una prassi, non e’ il caso di preoccuparsi troppo quanto invece considerare l’ambiente in cui i tecnici possano esprimersi al meglio. Ecco questo, pensando al recente passato della Ferrari, dovrebbe preoccupare un po’ di piu’.

La McLaren sara’ invece tutta da scoprire, considerando che le curve veloci dell’Albert Park potrebbero valorizzarla. La MCL38 pero’ sembra una creatura alquanto difficile da sfruttare al meglio, in quanto necessita di un setup ottimale non facile da trovare.

In quanto agli altri team difficile capire chi potra’ esaltarsi o meno. La Aston Martin, considerando quanto visto a Jeddah, potrebbe far fatica soprattutto in gara a meno di un insperato aiuto da parte delle mescole Pirelli piu’ morbide. Alpha Tauri si gioca la carta Ricciardo, idolo di casa, che arriva gia’ avvertito da Marko in merito ai suoi scarsi risultati delle prime due gare.

immagine da motorsportweek.com

Alfa Romeo deve risolvere i problemi sul giro secco in modo da potersi giocare la buona velocita’ dimostrata in gara. Anche la Williams e’ a caccia dei primi punti in stagione ma sara’ dura considerato quanto visto in questo inizio di stagione. Possiamo dire invece che non rappresentera’ una minaccia la Alpine, ormai rassegnata a vivere questa prima meta’ di stagione come test per migliorare e fare qualcosa di buono nella seconda parte. C’e’ chi la vede gia’ assente dal mondiale del prossimo anno, ipotesi non cosi’ campata in aria nel caso dovesse replicare i pessimi risultati fino ad Abu Dhabi.

Ah, alla fine anche Ben Sulayem e’ stato scagionato dall’accusa di aver interferito con l’omologazione del Gp di Las Vegas e di aver voluto ”aggiustare” il risultato del Gp dell’Arabia Saudita 2023. Tanto rumore per nulla? Restiamo in attesa del prossimo ”scandalo” che fara’ parlare molto piu’ di quello che accade in pista.

*immagine in evidenza da autoracing1.com

Rocco Alessandro

Life is racing, all the rest is waiting