WSBK – Bautista e la Ducati dominano a Buriram

Se qualcuno pensava che la tripletta servita dalla Ducati e Bautista a Philip Island fosse dovuta solo al particolare feeling che la moto e il pilota hanno sempre avuto col circuito australiano, allora ha dovuto fortemente ricredersi alla luce dei risultati nel GP di Thailandia sul circuito di Buriram.

Si può tranquillamente dire che tra la gara australiana e quella thailandese è stato fatto un copia/incolla: vittoria per Bautista in gara 1, superpole race e gara 2, con Rea sempre secondo e distacchi misurati con la clessidra.

In gara 1 l’unico momento in cui c’è stata lotta è stato il contatto in curva 3 in cui Rea ha dato il suo personale benvenuto allo spagnolo nella nuova categoria. Una volta ricompostosi Bautista si è riportato sotto e, superato Rea, si è involato finendo con 8 secondi di vantaggio. Dietro i primi due bella lotta tra Yamaha e la Kawasaki di Haslam, con Lowes finito terzo a 14 secondi.

Superpole race che finisce anticipatamente dopo 6 giri causa una bandiera rossa per un incidente tra Camier e Warokorn in curva 3. Rea prova a dare fastidio allo spagnolo ma dura poco al comando. Una volta in testa Bautista incrementa il vantaggio chiudendo con 2 secondi sulla coppia Rea/Lowes, ancora una volta bravo ad arpionare il podio.

Gara 2 che è stata la conferma del dominio Ducati in questo inizio di stagione, Bautista lepre fin dai primi metri e vittoria in tasca con 10 secondi su Rea che regola ancora una volta Lowes al terzo posto. Per il quarto posto lotta a tre tra van der Mark , Haslam e Melandri, arrivati in questo ordine, con Melandri che si è prodotto in pericolose e spettacolari sbacchettate in sesta marcia sul rettilineo che porta a curva 3.

Il totale recita un rotondo 6 a 0 rifilato alla Kawasaki e Johnny Rea, 124 punti a 98, un dualismo che con tutta probabilità caratterizzerà l’intera stagione.

Ma come è possibile che la Ducati abbia, in maniera apparentemente facile, spezzato il dominio Kawasaki che durava da 4 stagioni?

Le ragioni sono molteplici ma non così scontate:

-la V4 Panigale è una moto derivata dalla Desmosedici MotoGP ed è commercializzata come una factory da pista. Ci si aspettava una gran moto e così sembra essere.

– il regolamento SBK impone dei limiti al regime di rotazione dei motori, in modo da livellare i valori in pista per avere una maggiore lotta. Rispetto alla versione base, i regimi sono aumentati di un 3% del valore medio misurato dinamometricamente dei giri massimi in terza e quarta marcia, a cui si aggiungono 1100 giri/min al regime di potenza massimo della moto di serie.

Tradotto, Ducati ha il limitatore a 16350 giri/min, Kawasaki a 14600 giri/min e BMW a 14900 giri/min, per i nuovi modelli 2019.

Balza subito agli occhi come Ducati sia avvantaggiata ma molto dipende dal regime di base della moto di serie, che vede Ducati al top. Inoltre l’equilibrio fra costruttori è determinato da un algoritmo che mette insieme risultati, tempi sul giro, velocità massima, numero di piloti per marca, e altri parametri.

In base a questo algoritmo , ogni tre round, saranno incrementate o diminuite di 250 giri/min i regimi di rotazione massimi del motore. Da questo aspetto si capisce bene il perché la V4 sembra avere un allungo in rettilineo nettamente migliore della concorrenza. E’ possibile aggirare le limitazioni agendo sulla coppia motrice, cosa che ad esempio ha permesso a Rea di avere una moto molto competitiva nel 2018 nonostante fosse “castrata” di 1100 giri. Diventa molto importante studiare bene le curve di potenza e coppia di ciascuna marca.

– Bautista si sta rivelando il pilota adatto a portare al limite la V4 Panigale. Ce lo si poteva aspettare essendo pilota di gran talento e con grande esperienza sulle MotoGP e con maggiori strumenti per capire come sfruttare al massimo una moto con potenza inferiore.

Anche lo stile di guida da MotoGP, frenate di traverso, curve spigolate e necessità di raddrizzare la moto il prima possibile, stanno contribuendo al suo dominio. E dire che la V4 è ancora un moto con molti difetti, in particolare è ancora nervosa in staccata e fatica in accelerazione, oltre ad essere una moto molto “fisica” da guidare, aspetti che la rendono molto meno digeribile agli altri piloti Ducati, in primis Davies che sta ancora cercando di trovare una posizione di guida meno affaticante e un feeling maggiore.

In conclusione, Ducati ha messo in campo l’arma totale per riportare a casa l’iride, con un pilota che si adatta perfettamente alla moto. Kawasaki non parte battuta ma dovrà lavorare molto per avvicinarsi, ma ha risorse,un pilota all’altezza. e su una grande stabilità in frenata e un percorrenza di curva maggiore e più facile di Ducati.

La Yamaha sta facendo un bel progresso, forse avrebbe bisogno di piloti con qualcosa in più. Bmw in attesa di uno step di motore che possa farle fare il salto di qualità e Honda che si barcamena alla meno peggio in attesa della moto in “stile Ducati” che sta preparando per tornare a vincere.

Prossimo appuntamento round di Aragon 05/07 Aprile, pista con meno rettilinei e più curve in percorrenza che dovrebbero fare il gioco della Kawasaki. Vedremo se Bautista sarà d’accordo…

N.B: immagine in evidenza da motoblog.it, immagine podio da moto.it

Rocco Alessandro