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“LA BACHECA DEI RICORDI” – SECONDA USCITA

  • GLI ESPERIMENTI SU ALI E GOMME

HOCKENHEIM 1996 – prove libere

Quando un tempo la f1 era tutto un provare follie e visto che Hockenheim era ancora il lungo tracciato che arrivava fino alla öst kurve, i team si sbizzarrivano in strane follie.

La Tyrrell prova a mettere 4 ruote anteriori alla sua vettura, per avere meno resistenza di rotolamento e aerodinamica, soluzione poi abbandonata per problemi di trazione e stabilità.

MONZA 1997 – test pre GP

Williams invece prova a levare l’ala posteriore, trovandosi a perdere un sacco di tempo nel motodrome, oltre a un posteriore troppo leggero persino sul dritto.

 

  • SILVERSTONE 1979

Il giorno in cui Barry Sheene, “mandò a quel paese” il rivale Roberts che gli stava rovinando la possibilità di trionfare a casa sua e tenere marginalmente aperte le speranze iridate.

Il fortissimo pilota Inglese, con l’arrivo dell’Americano, iniziò a veder diminuire il numero dei suoi trionfi, tanto che nel 79, battè Roberts solo in Svezia, grazie al ritiro del rivale.

Al tempo il telecronista scambiò il gesto come se fosse un saluto 😅

Minuto 3.38″

 

  • UN BEL GESTO, CHE PERò COSTò CARO

Campionato Mondiale Sbk 2004 circuito Enzo e Dino Ferrari a Imola.

Il mondiale è agli sgoccioli ed un arrembante giovanotto australiano di nome Chris Vermuelen sta cercando di contendere il titolo allo squadrone Ducati composto da Toseland e Laconi che ne sono i padroni. Chris guida una Honda del team Ten Kate e dopo un inizio stagione altalenante centra 4 vittorie e si rifà sotto al duo Ducati ufficiale.

Dopo il secondo posto ottenuto in Gara1 punta alla vittoria di Gara2 per restare in gioco partendo dalla prima fila.
Ma alla partenza del giro di ricognizione la sua moto emette una fumata senza che lui se ne accorga e senza che i colleghi gli facciano un cenno.. alla prima variante la sua Honda, con la ruota posteriore inondata d’olio, lo lancia per aria facendolo atterrare dolorante e con una caviglia malconcia..

Il gruppone lo sfila abbandonandolo nella ghiaia.. ma al fondo del gruppone c’è lui.. Giovanni Bussei, un torinese che corre in giro per il mondo con la sua tuta con le frange modello cowboy giusto per il gusto di divertirsi.


Gio si affianca a Chris, lo invita a salire sul codone della sua vecchissima 998RS e gli fa fare un giro intero del circuito del Santerno scaricandolo di fianco al muretto della pit lane mentre il suo team preparava il muletto per farlo ripartire.
Gio si schiera ma dopo qualche giro viene squalificato. Chris parte dai box ed arriva sesto.

Quel mondiale non fu vinto dall’australiano, ma il gesto di quel fulminato di Giovanni Bussei fu memorabile.

 

  • PRIMA E UNICA

Sul tracciato originale di Zeltweg, il team Penske di Formula 1 ottenne la sua prima ed unica vittoria nella categoria. Alla guida dell’auto il pilota britannico John Watson, anch’egli alla prima vittoria nella serie alla quale ne seguirono altre 4 negli anni a venire alla guida della McLaren.

 

  • RESTARE SUI CAVALLETTI

Sul circuito Belga son sempre successe cose incredibili, pare che certi tracciati annebbino piloti e tecnici, ed ecci a raccontare qualcosa di clamoroso.

In gara si era riusciti a fare appena 5 giri e ci fu lo spaventoso schianto a 250 km/h di Burti, dal quale ne usci miracolosamente senza danni seri..

Gara sospesa e al restart, i meccanici della Williams di Ralf Schumacher sforano i tempi d’intervento sulla monoposto, lasciando il pilota tedesco sui cavalletti, mentre le altre auto partono per il giro di ricognizione.

Pochi anni dopo si ripeterà anche con Barrichello a Magny Course

  • 1993 – THE NEW ITALIAN NUVOLARI

Così venne definito Nicola Larini, da giornalisti e commentatori, dopo l’impresa compiuta al Nurburgring a bordo della sua 155 V6 TI nel DTM.

Fino a quel momento, il campionato era molto equilibrato, con Mercedes e Alfa a dividersi equamente i trionfi.

La gara sul vecchio Nurburgring, era il terreno dei tedeschi, dove avrebbero dovuto dominare facilmente sull’Italica armata, anche perchè Larini non aveva mai corso su quel tracciato.

Ma il pilota di Camaiore stupisce tutti già dalle prove, con un giro di qualifica quasi perfetto, che lo posiziona in prima fila dietro a Van Ommen.

In gara 1 parte e si mette subito in testa, correndo come un forsennato, senza commettere la minima sbavatura…curva dopo curva aumenta il suo vantaggio, fino a portarlo a 5 secondi su Ludwig, che era il Ringmaister della categoria.

Nello stupore collettivo, la bandiera a scacchi viene sventolata per l’Alfa e Larini, che trionfa “A CASA LORO”

Gara 2 parte con la voglia di riscatto dei Tedeschi, ma Larini riesce ad essere ancora più efficace nella guida, lasciando alle Mercedes il duello per gli altri gradini podio. A fine gara, il trionfo di Alfa sarà ancora più eclatante di gara 2, perchè avverrà con una parata 1-2 di Larini e Danner.

Come al tempo di Nuvolari, un pilota Italiano su Alfa Romeo, aveva sconfitto le frecce d’argento.

 

  • LE PARTENZE QUELLE BELLE

Argentina 2018,  uno davanti e dietro tutti quanti, con Marquez che gioca al centra tutti gli avversari.

Quando la federazione non ne imbrocca una e crea più casini che altro.

Miller, era il solo che aveva scelto le slick, ed erano le gomme giuste, ma la federazione rimanda la partenza per far cambiare le gomme a tutti e s’inventa sta griglia in foto…

Tutto il resto è storiaaaaaaaa….ma storia, storia, storia….non è maledetta noiaaaa

Risultati immagini per crutchlow crazy

 

Beh, credo che in questo capitolo vi ho fatto rivivere qualche bel momento di questo mondo magnifico, che è il Motorsport.

Saluti

Davide_QV

La versione di Seldon: dalla passione, ai fasti, alla crisi. La parabola di un signor inglese (parte II°).

Tra le definizioni di dominio ce n’è una che mi ha attratto diabolicamente più delle altre altre. E’ questa: “territorio ridotto in potere di qualcuno! Cioè il dominio non solo può essere costruito o trovato (cercato o per caso), ma quella parola “ridotto” può significare anche che può essere imposto e dunque subìto…

Oggi  per descrivere un dominio in F1 si ricorre ai passati domìni di Ferrari e Red Bull, o al presente dominio della Mercedes. Più di una volta, a dir la verità centinaia di volte, ognuno di noi ha preso parte ad una discussione in cui si indica nel dominio, ora di questo ora di quello, un fattore politico (al limite anche di scambio favoristico) accompagnato a quello tecnico. Se ne parlava per la Ferrari, se ne parlava (forse un po’ meno) per la Red Bull, se ne parla per la Mercedes…

Stiamo parlando di archi temporali, specie quello Ferrari e quello Mercedes (ormai pari) piuttosto lunghi in cui agli altri restano briciole di vittorie, punti, prestazioni.

Come definire allora il periodo che dal 1992 al 1997 portò alla Williams 5 titoli costruttori e 4 piloti? Decisamente dominio! E questo anche con il mancato 1995. In  un momento sportivo in cui non c’erano congelamenti regolamentari pluriennali (che per la verità sono roba del presente dominio Mercedes…), gli avversari erano molto vicini (ma questo non è un demerito della Mercedes attuale), e i piloti della scuderia inglese cambiarono spesso…Quella Williams era una macchina da guerra oliata ed efficiente pari alla Ferrari Schumacheriana e alla Mercedes Hamiltoniana. Chi ci saliva vinceva, a patto ovviamente che avesse i numeri dei migliori.

La maturità.

L’anno 1989 vede la Williams cominciare quella che sarà una proficua collaborazione con la Renault. Persi i motori Honda (accasati alla McLaren) e Mansell (accasato alla Ferrari di Fiorio) la scuderia riparte da Patrese e Boutsen. Con la FW12C, evoluzione della vettura dell’anno precedente, la scuderia ottiene con Boutsen due vittorie e il secondo posto in campionato costruttori.

Il 1990 porta altri due successi, con Patrese e con Boutsen, ma si rivela per la scuderia un passo indietro rispetto all’anno precedente. Solo il quarto posto nella classifica costruttori. La vettura in pista è la FW13, utilizzata per la verità già alla fine del 1989.

Nel 1991 si cominciano a raccogliere i frutti del rinnovamento, del quale fa parte anche il rientro di Mansell al posto di Boutsen e il lavoro di un giovane Newey. Patrese è dichiaratamente seconda guida. La FW14 aveva solo bisogno di una “sgrezzata”. Da un certo punto in poi la vettura mostra grande competitività e inanella con Patrese, e soprattutto con Mansell una serie di vittorie che lanciano l’inglese in lotta per l’iride con Senna. Un brutto errore della squadra ai box durante un pit stop e un ritiro mettono Mansell e la Williams fuori dai giochi per il mondiale. Risultato: secondi sia nel costruttori che nel piloti.

Di quell’anno ricorderemo per sempre lo spettacolare duello a 300 all’ora tra Mansell e Senna affiancati in rettilineo al Montmelò. Senna alzò il piede per primo. Posizione conquistata dall’inglese che (forse non tutti ricordano) perse poco dopo per un pit lento, e che riconquistò in pista in uno dei più bei GP mai tramandati alla storia

L’Università.

Il 1992 comincia per la Williams con una serie imbarazzante (per gli altri) di doppiette (4 su cinque vittorie). Serie interrotta a Monaco per un problema ad una ruota a GP quasi finito. Mansell rientra dietro al brasiliano e tenta in tutti i modi possibili di superarlo senza peraltro riuscirci. Se ancora oggi, guardando un GP a Montecarlo, mi aspetto che quello dietro attacchi quello davanti anche senza speranza alcuna è perchè ho ancora negli occhi il leone che ci prova con Senna! Per avere un’idea di quanto fosse forte quella Williams basti pensare che Mansell si laureò campione arrivando secondo in Ungheria con 5 gp da disputare (su sedici!). Alla fine vincerà 9 gare!

Quando ci spaventiamo per il mondiale vinto a 3 gare dalla fine ai giorni nostri pensiamo a quello…I padri della FW14 (Newey e Head) potevano ben essere orgogliosi della loro creatura…Le sospensioni attive, di cui era dotata la Williams erano un’arma micidiale. Intanto un giovane tedesco quell’anno vinse a Spa il primo dei suoi tanti gran premi…

Corre ancora l’anno 1992 quando Alain Prost viene ingaggiato in Williams per il 1993, dove peraltro non incontrerà Nigel Mansell, il quale andrà in Indy. Orfana anche di Patrese sarà la volta dell’esordio di Damon figlio di Hill Grahman). La nuova FW15C, dotata delle micidiali sospensioni attive e del traction control, è una macchina sublime. Prost vince all’esordio anche se sul bagnato si arrende due volte alle magie di Senna. Per chi come me si ricorda quell’anno si ricorderà anche come le prime gare del campionato furono l’apoteosi del talento di Senna, che con una macchina inferiore spesso dava lezioni di guida, e in una stagione segnata dal dominio della Williams si mette comunque al secondo posto nel mondiale. La Williams chiude con 10 gare vinte su sedici e una sola pole position mancata. Prost vince il suo quarto titolo e si ritira.

E’ il 1994 quando Senna arriva alla Williams per vincere chiaramente il titolo. Il brasiliano si era dovuto accodare dietro Prost l’anno prima. Si trova però a guidare una macchina, la FW16, privata per regolamento delle sospensioni attive, del controllo di trazione e di altri congegni elettronici che ne avevano decretato l’imbattibilità gli anni precedenti. (Una volta si sapeva e si voleva spezzare il dominio di qualcuno, se sia giusto o meno ognuno di noi ha una sua opinione…). Insomma la vettura non era facile da guidare come quelle che l’avevano preceduta. Tali problemi non sembrava avere la Benetton guidata dal giovane ed irrequieto Schumacher, subito vincente. Il brasiliano non è per niente a suo agio, per di più sembra soffrire l’avvento di nuovi protagonisti.

Il 30 aprile, alla vigilia del gp di S.Marino, Roland Ratzenberger rompe l’alettone su un cordolo e carambola dalla Villeneuve alla Tosa, rimanendo esanime. I soccorritori accorsi riescono a riattivare l’attività cardiaca e a trasportarlo in ospedale, dove sette minuti dopo il ricoverò smetterà di respirare. Se la morte fosse avvenuta definitivamente in pista le autorità avrebbero per legge dovuto porre sotto sequestro l’autodromo e annullare la gara del giorno dopo. Questi pochi minuti di vita supplementare di Ratzenberger cambieranno i successivi eventi.

E’ il 1° maggio, nel gp di S.Marino Senna parte in pole position. Dopo una ripartenza per un incidente al via Senna mantiene il comando seguito da Schumacher. Al settimo giro alla curva del Tamburello approcciata dal brasiliano a più di 300 all’ora la sua Williams va dritta causa rottura del piantone dello sterzo. Nonostante freni impatta a circa 200 all’ora e un braccio della sospensione entra nella visiera provocando irreparabili ferite al pilota. Muore così uno dei più grandi interpreti di questo sport, e muore anche un’idea, un modello di Formula1 e di motorsport.

La giustizia italiana, dopo anni, riconoscerà Patrick Head colpevole per aver autorizzato la modifica (chiesta dallo stesso Senna) con risaldatura ad angolo variato e diametri e materiali diversi del piantone dello sterzo. Condanna ormai prescritta dopo 13 anni.

Riporto alcuni brevi stralci di articoli e dichiarazioni, nell’ordine di: Autosprint e Claire Williams:

-“….le indagini, aperte proprio dalla rivelazione di Autosprint, appurarono che i tecnici Williams avevano tagliato e risaldato grossolanamente il piantone per cambiarne l’inclinazione e migliorare la posizione di guida di Senna. Quella giuntura, sotto le sollecitazioni delle curve di Imola e le rappezzature dell’asfalto, non resse agli sforzi e al 7° giro Senna si ritrovò con lo sterzo in mano e al Tamburello la Williams, invece di curvare, andò dritta verso il muro”.

– “Mio padre non ha mai voluto parlarne. Non è nella sua persona. Non è il tipo da terapia o lunghe conversazioni. Tiene tutto dentro. E’ così che gli hanno insegnato ad essere, in ogni caso, quando esce fuori la storia dell’incidente si vede chiaramente la sofferenza dai suoi occhi . A casa nostra Ayrton è stato considerato un Dio per lungo tempo, perfino per decenni. Papà ne era innamorato. Lo aveva nel cuore, nella testa e voleva assolutamente portarlo in squadra. Alla fine il suo sogno si è avverato, ma è finito nel peggior modo possibile“.

Il 1994 prosegue cinicamente (e nello sport non può essere altrimenti) con Hill a difendere i colori della Williams. Affiancato a spot da Coulthard e dal disponibile Mansell (che conquisterà a più di 40 anni la sua ultima vittoria in F1). Il campionato termina con un discusso incidente a Schumacher che coinvolge “accidentalmente” Hill. Con entrambi ritirati il titolo è del tedesco per un punto. Quello costruttori della Williams.

Nel 1995 la Williams è ancora la macchina migliore. La stessa cosa non può dirsi della coppia di piloti, Hill e Coulthard. Mi sono fatto l’idea che a Frank, dopo la scomparsa di Senna che lo colpì quanto quella di Courage nel ’70, in fondo importasse poco, cosa che si rifletterà anche nel futuro prossimo o meno prossimo a venire……

Dall’altra parte, fornita  dello stesso motore Renault della Williams, c’è la Benetton dell’astro nascente Schumacher. Troppo per quei due, i quali si rendono spesso protagonisti di errori importanti. Tutto ciò vanifica le 5 vittorie in campionato tra Hill (4) e Coulthard (1). Il mondiale piloti va a Michael Schumacher e quello costruttori alla Benetton

E’ il 1996 e la Williams, ancora sotto le sapienti mani dell’ancora giovane Newey, torna a dominare in maniera imbarazzante. Alla guida, al posto di Coulthard, viene ingaggiato un piccolo uomo dal grande cognome, Jacques Villeneuve, fresco vincitore della Indy500. Viene anche confermato Hill, che sembra finalmente, dopo le delusioni delle due ultime stagioni, pronto per vincere il titolo. Così accade! Con la FW18 l’avvio è scoppiettante come nel ’92 con Mansell. 5 vittorie di cui 4 di Hill. Alla fine saranno 12 su 16, e la Williams pareggerà i conti dei costruttori con la Ferrari, e Jacques se la giocò fino alla fine…A fine stagione Hill andrà via per lasciare il posto a Frentzen.

Nel 1997 come detto arriva Harald Frentzen. Chi prenderà in mano la scuderia sulle piste è il giovane Jacques con la FW19 (l’ultima Williams di Newey…), e il suo avversario sarà il tedesco, ma della Ferrari! Dopo un avvio promettente con 4 successi su sei gare, la Ferrari comincia a mostrare la forza con la quale potrà tornare a giocarsi i mondiali. Un deludente Frentzen lascia a Villeneuve la palla da giocare con Schumacher.

All’ultima gara, sul circuito di Jerez della Frontera, la Williams sembra più a suo agio nonostante il leader sia Schumacher, virtualmente campione del Mondo. Dopo una lunga rincorsa sempre a pochi secondi dal tedesco, al 47mo giro Jacques lo affianca all’interno della curva Dry Sac. Schumacher scarta in maniera evidente verso la vettura del canadese ma questa volta (…..) ha la peggio. Villeneuve con la macchina danneggiata finirà terzo con Hakkinen primo, vincendo così il suo primo e unico mondiale in F1. Questo porterà la scuderia di Grove (da poco trasferita da Didcot) a vincere il suo nono titolo costruttori, sorpassando la Ferrari. Uno straordinario risultato per un garagista ambizioso e visionario…

Intanto però un altro matrimonio di Frank sta per sciogliersi, quello con la Renault.

Nel 1998, con la perdita dei motori Renault sostituiti dai Mecacrhome (Renault non supportati dalla casa) e del tecnico Newey, il risveglio è amaro per la macchina dominante degli ultimi sei anni. Ferrari e McLaren hanno organizzato squadre fortissime sia dal punto di vista tecnico che dei piloti. Il terzo posto nel costruttori è “la coppa degli altri”.

Nel 1999 va anche peggio. Con i motori Supertec (sempre Renault passati di mano…) e i suoi piloti Ralf Schumacher e Alex Zanardi, non andrà oltre il quinto posto.

Il colpo di coda del terzo millennio.

Nell’anno 2000 il Team Williams cambia nome e diventa BMW Williams F1 Team, proprio perchè, per l’ennesima volta, cambia il fornitore di motori. Questa volta si tratta però di un legame solido quanto quello Renault. Al posto di Alex Zanardi viene ingaggiato Jenson Button al fianco di Ralph Schumacher. La scuderia, con la FW22, si aggiudica nuovamente il terzo posto nel costruttori nell’anno del terzo Mondiale di Shumacher e del secondo consecutivo della Ferrari.

Il 2001 vede l’avvicendarsi di Montoya con Button. Montoya come Villeneuve viene dalle gare americane dove ha ben figurato. La FW23 è una buona evoluzione della precedente e BMW ha intanto migliorato la sua unità. La Williams conquista 4 vittorie, 3 con Shumacher e 1 con Montoya, e il terzo posto nel costruttori

Nel 2002 con una sola vittoria di Ralph Schumacher ma parecchi buoni piazzamenti la Williams termina al secondo posto nel costruttori

Il 2003 si rivela per la scuderia inglese un anno di grande competitività sia della vettura che del suo pilota Montoya. Certo anche per il fatto che degli anni di dominio della Ferrari questo è stato il meno evidente, nonchè per lo stato di grazia del giovane Kimi Raikkonen che ha contrastato il tedesco fino alla fine, purtroppo per lui non supportato da un motore Mercedes fin troppo fragile. Alla fine Montoya e la sua Williams BMW si aggiudicano il terzo posto nel piloti a poca distanza da Schumacher e Raikkonen, e il secondo nel costruttori.

Il 2004 e il 2005 purtroppo per la blasonata scuderia di Frank si possono considerare gli striduli lamenti del cigno che muore. Uno splendido animale delle piste canta sulle ultime note di una bellissima canzone. Una vittoria di Montoya in Brasile chiude l’ultimo anno coi motori BMW.

La storia non finisce qui, ma quello che viene dopo non ha un decimo del fascino del “prima”. Comincia un lento declino che ha portato la Williams negli ultimi due anni a occupare le ultime file. Così come la McLaren, altra blasonatissima scuderia inglese, dopo un periodo buio (seppur non lunghissimo) sta dignitosamente uscendo dalla crisi, spero anche per la Williams un orizzonte migliore.

 

Decidere se parlare o meno dell’ultimo quindicennio non è stato facile. Dal non volerlo fare estesamente a non volerlo proprio fare. Il periodo (al di là di brevi fiammate di competitività) mi ispira tristezza, proprio per quel passato di cui ho scritto. Spero di non avervi annoiato più di tanto. Lo capirei, nonostante abbia condensato particolarmente certi anni…grazie a tutti!

 

 

Antonio

 

Immagine in evidenza da: autosport.com

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F1 2019 SPANISH GP: AN INTRODUCTION

Chiusa la primissima parte del mondiale con le gare extra-europee, la F1 torna in Europa per entrare in quella che sarà una fase molto importante del campionato. Prima tappa sarà come di consueto il GP di Spagna sul circuito del Montmelò, che ha ospitato anche i test pre-stagionali e che non dovrebbe avere segreti per i team dato l’enorme numero di giri e di dati che sono stati già raccolti quest’anno e in quelli passati.

Il tracciato catalano è da sempre considerato quello “definitivo” per valutare la competitività delle monoposto. E’ evidente che dopo queste prime gare, questo tipo di valutazione non vale nello specifico per i test pre-stagionali che davano una Ferrari in grande spolvero e una Mercedes apparentemente in difesa. Come ben sappiamo la realtà delle gare è stata ben diversa con 4 doppiette Mercedes e una Ferrari la cui principale caratteristica sembra essere quella di “incompiuta”.

Ma non limitandoci solo a Ferrari e Mercedes, facciamo un piccolo bilancio di questa prima parte di campionato per tutte le scuderie del mondiale:

  • Mercedes: basterebbe dire che una partenza lanciata da 4 doppiette nelle prime 4 gare non c’era mai stata nella storia. Team solidissimo, Bottas in grande spolvero e una monoposto che sembra aver risolto il suo più grosso cruccio della stagione 2018, la gestione delle gomme. E quando erano quasi battute ci hanno pensato le magagne degli altri a regalarle la vittoria. Al momento imbattibili sia per meriti propri e anche per (grossi) demeriti altrui.
  • Ferrari: la grande illusione dei test si è palesata nelle prime gare del 2019. Macchina veloce ma a tratti, con problemi di affidabilità che sono costati una vittoria in Bahrain, una gestione delle gomme pessima in gara e Vettel non ancora a suo agio con la vettura. Unica nota positiva la velocità mostrata da Leclerc. Ma il bilancio è fortemente negativo e francamente è tutta farina del loro sacco.
  • Red Bull: a sorpresa l’aspetto più critico della monoposto non sembra essere la PU Honda ma la parte telaistica. Praticamente un ossimoro rispetto alla situazione vista negli ultimi anni. Aspetto molto positivo la estrema (forse anche troppo) gentilezza nei confronti delle gomme, che la rendono un bel problema in gara. Verstappen sembra aver compiuto un ulteriore maturazione, Gasly sembra invece semplicemente inadatto e mal supportato dalla squadra.
  • McLaren: solo il dato di fatto che sono i migliori motorizzati Renault dice molto. Finalmente un bel salto di qualità dal punto di vista del telaio e della meccanica della monoposto che non sembra soffrire eccessivamente dell’inadeguatezza della PU Renault. E, altra sorpresa, il debuttante Norris che sta facendo vedere i sorci verdi a Sainz. Sembra evidente che in McLaren è andato via lo spagnolo sbagliato.
  • SportPesa Racing Point: vecchio team con nuovi capitali e un inizio di stagione corso in difesa, proprio in attesa delle gare europee e dei primi importanti sviluppi tecnici. Nelle ultime stagioni sono stati il team che, considerando i mezzi economici a disposizione, ha maggiormente incrementato la competitività della monoposto ed è evidente che ci contano anche per questa stagione. Perez è una garanzia, Stroll se si corresse solo a Baku sarebbe da punti sempre.
immagine da motorbox.com
  • Alfa Romeo: è stata anch’essa principessa nei test e cenerentola in gara, con problemi dovuti soprattutto a qualche noia a carico della PU e centralina degli iniettori. Inoltre qualcosa dai test è stato perso per strada in termini di velocità. La roccia della Alfa Romeo si chiama Raikkonen, a punti in tutte le gare anche quando è stato costretto a partire dalla pit-lane. Giovinazzi invece sembra e si sta rivelando l’anello debole di una scuderia con forti ambizioni.
  • Renault: la più grande delusione di questo inizio di mondiale. Scuderia ufficiale che subisce l’onta di vedersi sopravanzare da un team cliente che monta la stessa PU. La monoposto sembra soffrire degli stessi problemi del 2018, con l’aggravante di un Ricciardo che non si sta rivelando un valore aggiunto. Tanti soldi spesi e ancora nessun risultato degno di nota.
  • Haas: la “ferrarina” soffre degli stessi problemi della sorella maggiore, non manda in temperatura gli pneumatici. E come la Ferrari avrebbe potuto raccogliere più di quanto non abbia fatto anche a causa di un Grosjean di cui si fatica a capire l’utilità in griglia di partenza.
  • Toro Rosso: il sospetto che venga usata come cavia per aggiornamenti aggressivi della PU Honda a beneficio della Red Bull è sempre presente ma almeno offre, soprattutto in qualifica, degli sprazzi di competitività ammirevoli. Contrariamente alla aspettative Albon sta reggendo il confronto con Kvyat ma serve qualcosa in più da parte del team per trovare il passo soprattutto in gara.
  • Williams: sarebbe da “no comment” una scuderia che, nonostante esperienza e la PU Mercedes ha sbagliato completamente macchina, avvicinandosi ad essere una vera e propria chicane mobile. Addirittura si sono dovuti rivolgere al passato remoto nelle vesti di Patrick Head per cercare la soluzione ad una parte dei loro problemi. Russell sembra un ottimo pilota ma la monoposto non ne esalta certo il talento mentre Kubica non sembra poter avere più voce in capitolo in questa F1.

Tornando alla gara, sul circuito catalano servirà una monoposto che sappia generare un elevato carico aerodinamico, abbia un buon grip meccanico e un’ottima trazione. Ma il focus principale sarà quello di centrare la  finestra ottimale di temperatura delle gomme. Tutte caratteristiche che fanno della W10 la logica favorita della gara.

Pirelli porta in Spagna le mescole più dure a disposizione: C1 hard, C2 medium e C3 soft. La riasfaltatura del 2018 dovrebbe aver abbassato l’abrasività nei confronti delle gomme. Se C1 e C2 daranno buone indicazioni di durata e performance nelle prove libere è probabile che saranno utilizzate in gara cercando una sola sosta, con la C3 relegata alla sola Q3.

immagine da circusF1.com

Come si può ben vedere Ferrari sceglie di portare più set di C3 rispetto a Mercedes e Red Bull. Anche tra piloti dello stesso team ci sono differenze nel numero di set a disposizione. Unico team a portare 3 set di C1 è la McLaren mentre tra i top team la Red Bull è quello più sbilanciato verso mescole C1/C2.

Rispetto al 2018 le pressioni sono invariate al posteriore, 20.5 psi, e aumentate di 0.5 psi all’anteriore, 22.5 psi. Il meteo prevede giornate prevalentemente soleggiate e temperatura intorno ai 23/24 °C.

Rumors indicano che la Ferrari potrebbe anticipare l’evoluzione della PU portando la seconda specifica in un ottica di un programma “aggressivo” di sviluppo della vettura, anche accollandosi qualche rischio in più in termini di gestione delle componenti sul lungo periodo. Questo deve essere visto come un aspetto positivo da parte dei tifosi del Cavallino che quanto meno vedono una squadra che mostra coraggi nel reagire ad una situazione difficile. Previsti anche aggiornamenti aerodinamici, meccanici e una nuova benzina.

La Mercedes invece deve solo continuare quello che ha iniziato nelle prime gare, ovvero sfruttare le debolezze dei rivali e cercare di mettere in pista la migliore versione possibile della W10. In questa ottica probabile il va libera allo sfruttamento pieno della PU, limitata fino ad ora da problemi di raffreddamento.

Da tenere in considerazione la Red Bull per la gara data l’ottima gestione delle gomme fin qui mostrata e i possibili aggiornamenti che potrebbero avvicinarla al duo Mercedes/Ferrari e che Marko definisce “molto promettenti”.

(immagine in evidenza da motorbox.com)

Rocco Alessandro

F1 2019 BAHRAIN GP: AN INTRODUCTION

AAA Cercasi Ferrari SF90H smarrita nel paddock del circuito del Montmelò dopo la fine dei test prestagionali. Sarebbe falso dire che se lo augurano un po’ tutti, ad esempio non credo che i tifosi Mercedes o Red Bull possano essere dello stesso avviso, ma è una preghiera che i ferraristi, per ovvi motivi, e gli appassionati di F1 sperano si avveri per avere un campionato che non sia già quasi deciso dopo il primo Gp.

Troppo brutta la rossa per essere vera e troppo grande la sorpresa degli addetti ai lavori che pensavano di vedere una lotta molto più serrata e, in base alle indicazioni dei test, con la rossa addirittura a dettare il passo! Invece è stata subita anche “l’onta” di un sorpasso di potenza da parte della Red Bull motorizzata Honda. Ce ne sarebbe per un TSO autoinflitto.

Invece, in mezzo alla ridda di voci e supposizioni che si sono susseguite sulla causa della debàcle ferrari a Melbourne (assetto sbagliato? PU in sofferenza? Ala anteriore che genera sottosterzo? Mancato adattamento all’asfalto sconnesso? Mercurio retrogrado?) Binotto ha provato a dispensare calma e freddezza. “Studieremo i dati raccolti” ha detto il nuovo TP e sembra che lo studio abbia sortito i suoi effetti dato che arrivano voci di una totale comprensione e risoluzione dei problemi occorsi in terra australe.

Resta (e non vuole essere un gioco di parole) il fatto che è stato fatto un bel regalo di punti e fiducia alla Mercedes, che, considerato lo stato di forma palesato a Melbourne, proprio non ne aveva bisogno. O meglio, sarebbe stato più interessante una lotta serrata per capire realmente punti di forza e debolezza dei due progetti. E per lo spettacolo in pista. E invece si è capito che, forse, la Red Bull può sperare di conquistare nel corso della stagione una storica vittoria con la PU Honda, fantascienza da sbronzi fino a qualche mese fa

immagine da maxf1.net

Molto più difficile credere che, a dispetto dello stato di forma e dell’atteggiamento degno di una parte in Rocky 4, Bottas possa essere un serio concorrente alla conquista del titolo piloti. Vero che la performance del finlandese è stata fantastica a Melbourne, si potrebbe dire alla Rosberg dei tempi belli, ma è probabile che Hamilton abbia già pronto l’esorcismo per scacciare lo spirito agonistico di Nico che si è impossessato del suo docile (ex-docile?) compagno di squadra.

Per Gasly il sabbione del Bahrain rischia già di essere una prova di appello quasi definitiva, non tanto per il 15 esimo posto in griglia a Melbourne propiziato da una errata strategia del team, quanto di una gara piuttosto anonima  in cui non è riuscito ad avere la meglio di una Toro Rosso con gomme più usurate della sua Red Bull. Se poi su quella Toro Rosso ci mettiamo un Kvyat col dente avvelenatissimo allora è già quasi notte per il francese.

Un altro già abbondantemente cazziato e per giunta dal proprio TP è Ricciardo che, causa una partenza di maldoniana memoria in quanto a goffezza e imperizia, ha rovinato la sua gara ancor prima di curva 1. Mettiamoci anche la paga presa in qualifica da Hulkenberg e sembra quasi che non sia cambiato nulla dai tempi in cui veniva vessato in Red Bull. Bisogno di riscatto immediato per lui. Completiamo la “revenge squad” con Perez e Sainz, il primo arrivato dietro Stroll e il secondo brutalizzato dal debuttante Norris anche in qualifica, entrambi con qualcosa da dimostrare in Bahrein.

Alfa Romeo e Haas hanno mostrato un buon stato di forma in Australia, sarebbe importante confermarlo e capire se 1) Giovinazzi avrà imparato dagli errori commessi a Melbourne e 2) i meccanici Haas avranno finito di compiere dei pit stop tafazziani. La Williams sembra un gp2 poco affidabile, i suoi piloti sperano di vedere qualche progresso oppure anche la safety car potrebbe rappresentare una seria minaccia…

Sintetizzando il circuito del Sakhir si riduce in grandi frenate, sabbia, asfalto abrasivo, lunghi rettilinei, sabbia, ibrido ed elettrico che avranno la possibilità di recuperare grosse quantità di energia, PU sotto stress causa temperature intorno ai 30 °C, sabbia, usura gomme maggiore per chi deciderà di scaricare le ali per avere più velocità sul dritto, sabbia. Fondamentale trovare equilibrio di gestione delle gomme tra frenate e trazione in uscita dalle curve più lente. Strategia prevista ad una sosta nel caso ci dovesse essere una temperatura sufficientemente bassa da risparmiare le gomme. Probabile che, in base alle contingenze, le squadre giocheranno sulla lunghezza degli stint, cercando di allungarli il più possibile per evitare una sosta in più.

Pirelli ha portato mescole C1 hard, C2 medium e C3 soft. Tutti i team orientati sulle C2 e C3 e con un solo treno di C1. Chi vorrà utilizzarla in gara lo farà praticamente al buio. La strategia sembra orientata ad un utilizzo esclusivo di C2 e C3, con qualche team minore che proverà a smarcarsi utilizzando la C1.

immagine da AutoMobilSport.com

Top team con scelte praticamente identiche, seguiti da buona parte degli altri team. Nel mid field stupisce Ricciardo con una sola C2.

Mai come negli ultimi anni si arriva in Bahrein con pochi riferimenti nei reali rapporti di forza tra i team. Vettel e la Ferrari vengono da due successi di fila ma il presente parla di una squadra che deve riscattarsi e ritrovare una fiducia improvvisamente smarrita. Alcuni piloti devono ristabilire le gerarchie nel proprio team, non ultimo il campione del mondo in carica.

Dall’altro lato Mercedes e Red Bull vorranno affondare il dito nella piaga delle inadeguatezze mostrate dalla Scuderia nel primo appuntamento. Tensione altissima nel deserto, il paesaggio è perfetto per l’inizio di una nuova traversata mortificante per gli uomini in rosso. Binotto vede l’approssimarsi di un’oasi rinfrancante. O almeno lo spera. Sempre che dietro al fondale con disegnata l’oasi non ci sia il solito, ineffabile Toto Wolff. Che sa benissimo come gettare sabbia negli occhi del nemico, col sorriso sulle labbra.

Rocco Alessandro

 

F1 2019 AUSTRALIAN GP: AN INTRODUCTION

“E si vociferava che avesse segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo…” Se dovessi scegliere una frase simbolo per i test pre stagionali di Montmelò non potrei che scegliere questa. Si perché ormai commentare i test è diventato come commentare i risultati delle squadre di calcio nelle amichevoli agostane. La fiera della fuffa e dell’aria fritta per il 90% dei casi. Aria che viene bonificata alla primo vero appuntamento ufficiale in cui ci scopre chi ha fatto bene i compiti per le vacanze e chi no . Almeno quest’anno ci siamo scampati la neve, a parziale supporto della effettiva veridicità dei valori messi in pista in Catalunya ma tra voci di vantaggio di mezzo secondo, Mercedes che quasi si presenta con la macchina del  2021 così, giusto per mettersi un pò avanti con il lavoro, Red Bull che vuole vincere il mondiale con la PU Honda e altre amenità varie ed eventuali, è comprensibile che l’appassionato di F1 sia un po’ confuso e bisognoso delle prime risposte certe alle sue paure/speranze.

Ed eccoci qui al primo appuntamento della stagione 2019. Come andrà quest’anno? Dominio più o meno palese di Mercedes? Hamilton che aggiunge un’altra catenazza al suo rinnovato petto ipertonico? Vettel ce lo ritroviamo ritirato come Marlon Brando a fine carriera? Red Bull “migliortelaiocheseavessimounmotoredegnodiquestonomelevatevi” attore protagonista a gettone?

Diciamo che questo stato d’animo è colpa in parte dell’umore del ferrarista bastonato, un po’ come quei cani che ne hanno prese tante e appena vedono il padrone di mazza munito assumono la posizione migliore per prenderne il meno possibile. In parte però sarebbe illogico pensare il contrario in quanto il trend degli ultimi 4 anni è grigio senza speranza, e quelle poche che ci sono state sono cadute sotto i colpi di candele da 4 soldi, punizioni autoinflitte che neanche i santi in epoca medioevale e farneticazioni alcoliche con inflessione bresciana.

Però…c’è un però. In questo caso direi che ce ne siano più di uno:

  • Binotto ha sostituito Arrivabene al timone della Scuderia Ferrari. Un ingegnere al comando di un nutrito gruppo di ingegneri. Fossimo in politica lo potremo chiamare un governo tecnico, che potrebbe anche funzionare. Dal punto di vista della “politica”, dei rapporti con la Fia, i beneinformati dicono che fare peggio di Arrivabene è impresa ardua quindi, fiducia su tutta la linea. Intanto, anche se nato in svizzera ma italianen dentro e fuori, ha tirato un sospirone di sollievo alla rimozione del logo “missionwinnow”. Va bene tutto, ma si sà che certi epiteti portano una sfiga clamorosa.
  • Regolamento FIA in merito alle nuove norme aerodinamiche per favorire i sorpassi, vedi ala anteriore modello spazzaneve sulla a22. Insomma il solito unicorno che tutti citano ma che nessuno vede ossia lo spettacolo attraverso i sorpassi in pista. Tralasciando il discorso che lo spettacolo sia tale solo in funzione dei sorpassi (cara LM è F1 non indycar…), la nuova ala anteriore ha creato due distinte scuole di pensiero: quella Ferrari-Alfa-Haas e tutti gli altri, capitanati da Mercedes-Red Bull. Nel paddock si è già discusso a lungo su chi abbia trovato la soluzione migliore che potrebbe portare un vantaggio difficilmente colmabile. Un po’ un diffusoreBrawn 2.0. Quello che è certo è che, alla faccia del cambio regole per avere meno carico aerodinamico, praticamente tutte le squadre lo hanno recuperato e girano più forte del 2018. FIA bene, bravi, bis. In Mercedes addirittura hanno provato due specifiche di monoposto. C’è chi dice perché la versione A fosse lenta, chi che l’hanno fatto per prove comparative per decidere la via di sviluppo da seguire durante la stagione.
  • Honda-RBR. Sembra uno di quei matrimoni tra zitelli in cui ci si mette insieme perché il tempo passa e non ci sono partiti migliori sulla piazza. Ma che almeno nei test si sta rivelando meno mortificante di quanto ci si immaginava, in merito a possibilità di vittoria. Soliti rumors dicono che a Montmelò abbiano usato più PU di MB e Ferrari e che la PU nipponica crei un po’ troppe vibrazioni al posteriore ma, tutto sommato, il matrimonio potrebbe rivelarsi felice.
  • Gomme…che ormai sono la variabile impazzita per eccellenza. Quelle 2019 sono tutte “ribassate” dei famigerati 0.4 mm che tanti purgatori hanno fatto guadagnare alla SF e ai suoi tifosi sotto forma di contumelie a divinità varie ed eventuali. E, a differenza della SF, come contrappasso, nei test la MB non le ha digerite granchè, con Hamilton che si è già affrettato a dichiarare che non gli piacciono e che la dicitura C1, C2 ecc ecc crea confusione… Forse pensava ai modelli citroen. Certo è che Pirelli sarà sottoposta all’ennesima stagione di forti pressioni da parte dei team che male si adatteranno alle nuove coperture.
  • Ferrari si presenta con uno junior team conclamato, Alfa Romeo, che sembra molto competitivo e uno “ufficioso”, la Haas. Mercedes formalmente non ha junior team. C’è il caso, remoto ma non impossibile, che Alfa possa trovarsi nella posizione di rubare punti a Mercedes. E poi in Alfa quest’anno c’è Kimi….che non vede l’ora di tirare altre staccate a ruote fumanti a Vettel…ehm …volevo dire Hamilton. Inoltre non ci sarà Ocon in griglia, tempi duri per MB…
  • Vedremo se Renault riuscirà ad elevarsi dal suo ruolo di regina del gruppo B. Da quello che si è visto al Montmelò non sembra. Palese invece lo squaglio totale in casa Williams. Paddy Lowe che scappa con la coda fra le gambe. Chissà che Kubica non si sia già pentito di aver rifiutato il ruolo di pilota al simulatore Ferrari.

Per quanto riguarda il Gp di Australia in senso stretto, ormai è risaputo che, trattandosi di un circuito cittadino molto atipico, fornisce ben poche indicazioni sulla competitività complessiva delle monoposto in divenire. Circuito da medio-alto carico con asfalto scivoloso, in cui è importante avere un buon ritmo per azzeccare un buon giro e che necessita di una monoposto che sappia avere una buona trazione e riesca ad assorbire bene le non poche asperità dell’asfalto.

Situazione gomme: come ben sapete la Pirelli ha introdotto nuove gomme e denominazioni per la stagione 2019. Saranno disponibili “solo” 5 tipi di mescola, dalla C1 alla C5, oltre alle intermedie e full-wet, anch’esse riviste. Di seguito due grafici che illustrano mescole e temperature di utilizzo, quest’ultime con una finestra più ampia rispetto al 2018.

Nel 2018 la strategia di gara fu a singola sosta per quasi tutti, US+S. Dato che il lavoro Pirelli sulle mescole 2019 è stato fatto per minimizzare graining e blistering e per dare ai piloti la possibilità di avere passi gara migliori, non mi aspetterei più di una sosta anche per il 2019. Pirelli mette a disposizione C2 hard, C3 medium e C4 soft, con queste scelte per i piloti:

Quasi tutti orientati su un solo treno di hard, tre di medium e nove di soft, fatto salvo piccole differenze di un treno di gomme per mescola. Prevedibili due stint di gara C4-C3, da verificare la possibilità di qualificarsi in Q2 con C3 e fare l’ultima parte di gara con C4.

Condizioni meteo : previsto sole e poco vento per tutto il weekend. Temperature intorno ai 29°C.

In conclusione, pur dicendo che i test sono una cosa e la gara un’altra, che Melbourne è un circuito atipico e non fa testo per il proseguo della stagione ecc ecc, il primo giro di danza down under darà quanto meno una prima indicazione su chi è sul pezzo e chi no. Per il momento, sembra che, come nel 2018, Ferrari sia messa meglio di Mercedes, seppur di poco. In Ferrari si affidano a Mattia “Egon” Binotto, idolo di tutti quegli ingegneri che sognano di farcela ad arrivare nella stanza dei bottoni e alla cabala che dice che prima o poi le frecce d’argento dovranno abdicare. In Mercedes ad un Hamilton versione Geordie Shore, palestrato e supercool e alla forza di un colosso che alla bisogna, vedi 2018 post SPA, può spendere milioni e milioni per recuperare il gap con gli altri. La ricreazione è finita, è già tempo di esami.

P.S: apprendiamo sgomenti della morte di Charlie Whiting avvenuta oggi per embolia polmonare. Se ne potrebbero dire tante sul personaggio (vedi caso Bianchi) ma rispettosamente ci limitiamo al cordoglio che qualsiasi morte impone, nel rispetto di chi non c’è più.

Rocco Alessandro