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VERSTAPPEN INGRANA LA SESTA A MONTREAL. LA FERRARI ARRIVA IN FONDO.

Una Montreal fredda e affollata accoglie nuovamente il circus della Formula 1 dopo tre anni, arrivato da Baku dopo avere percorso 9000 km in una settimana in nome della sostenibilità.

Per Leclerc le cose si mettono subito male, anche se era prevedibile. Prima cambia la centralina, e sono 10 posizioni di penalità, e poi la squadra decide saggiamente di “omologare” un quarto motore, in sostituzione di quello andato in fumo in terra azera. E questo significa partire dal fondo.

E così per la pole Verstappen ha un bel tappeto, ovviamente rosso, steso davanti a sè. In un tempo da lupi, il giovane Alonso piazza l’Alpine in prima fila, relegando Sainz, autore dell’immancabile sbavatura, in seconda. Un felicissimo (!) Hamilton partirà di fianco a lui, mentre in terza fila, udite udite, si trovano le due Haas di Magnussen e Schumacher. Per trovare Perez bisogna scendere fino alla settima fila. Il messicano ha mandato la sua macchina a muro in Q2 e poi non è riuscito ad ingranare la retro per riportarla ai box.

La domenica splende il sole, anche se fa ancora freddo e c’è vento. La partenza non regala emozioni. Verstappen parte a fionda, e i primi 4 mantengono le posizioni. Alonso non riesce però a reggere il passo dell’olandese, e, non appena viene abilitato il DRS, al terzo giro Sainz lo passa. Ma l’anziano spagnolo gli rimane incollato agli scarichi, mentre Hamilton, quarto, non riesce a stare assieme ai due davanti a lui e perde progressivamente terreno.

Al nono giro il primo colpo di scena: la trasmissione abbandona Perez, che si ferma al tornante. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car e Verstappen ne approfitta per fare il suo pit-stop, mentre Sainz e Alonso continuano. Max ha risparmiato una decina di secondi ma dovrà farne 60 con il set di gomme che ha montato.

Al giro 15, Leclerc è risalito fino alla 12a posizione, mentre Verstappen supera senza tanti problemi Alonso e si riporta in seconda posizione a 5 secondi da Sainz.

Al giro 20 si ritira Mick Schumacher, che navigava in una buona nona posizione,   e viene nuovamente attivata la VSC, ma Sainz e Alonso sono appena passati davanti ai box e non ne possono approfittare subito. Carlos rientra al passaggio successivo ma per sua sfortuna la VSC viene tolta prima che finisca l’operazione. All’uscita si ritrova dietro a Nando, che non si è  fermato, e, di pochissimo, davanti ad Hamilton, che, invece, si era già fermato in occasione della neutralizzazione precedente.

Al giro 25 Verstappen ha 9 secondi di vantaggio su Sainz, che è seguito a qualche secondo da Hamilton, mentre Alonso tiene la quarta posizione ma è sempre più in difficoltà con le gomme che non ha ancora cambiato.

Leclerc, risalito fino alla sesta posizione, grazie anche al fatto che non si è ancora fermato, si trova bloccato dietro ad Ocon, che invece ha già effettuato la sua sosta. Sembra che la Ferrari non abbia sufficiente trazione in uscita dalle curve lente, e questo vanifica l’effetto del DRS. Dai box a Charles dicono che stanno seguendo il piano “D”, e lui risponde, un po’ sconsolato, che comunque non è in grado di  passare il francese dell’Alpine.

In Ferrari stavano aspettando a fermare Charles per farlo restare davanti al gruppetto di 4 auto guidato da Stroll. Purtroppo per il monegasco, però, il suo box sbaglia la sosta, e si ritrova così tristemente dietro a tutti loro.

Al giro 43 Verstappen, già da qualche giro in difficoltà con le gomme, viene fatto fermare. Ma l’olandese si ritrova all’uscita fianco a fianco ad Hamilton, che senza tanti complimenti lo chiude. Ma nello stesso giro anche Hamilton si ferma e Max riguadagna la seconda posizione dietro a Sainz. Ora il dilemma per la Ferrari è se fermarlo o tentare di andare fino in fondo gestendo i 10 secondi di vantaggio con 25 giri ancora da fare,

Al giro 49, quando il distacco è ormai diventato di soli 6 secondi, arriva la soluzione: Tsunoda commette un errore grossolano andando a sbattere all’uscita dai box. In Ferrari fermano subito Sainz e, nonostante il solito pit-stop non perfetto, riescono a mantenerlo davanti ad Hamilton e subito dietro a Verstappen.

Si riparte quando mancano 16 giri alla fine e Sainz si incolla agli scarichi di Max. Mentre Leclerc, con due sorpassi incredibili al tornantino, riesce a sbarazzarsi delle due Alpine salendo in quinta posizione, Sainz dopo avere illuso per qualche giro, è costretto a rassegnarsi ad una comunque ottima seconda posizione.

Finisce così con Max che porta a casa la sesta vittoria su nove gare, Sainz che arriva vicino alla vittoria come forse non gli era mai successo in carriera, ma arriva comunque secondo, e Hamilton che completa il podio con una W13 che, su questa pista, è a soli 3 decimi dai primi. Quarto mr. consistenza George Russell, al nono piazzamento consecutivo fra i primi cinque. Quinto Leclerc, che forse può recriminare un po’ per la gestione di gara del suo box. Sesto Ocon, settimo un imbufalito Alonso al quale il suo muretto ha letteralmente distrutto la gara. Ottavo Bottas, nono un ottimo Zhou e decimo Stroll, autore di una buona gara in casa sua.

Si ritorna in Europa con una Ferrari che conferma di avere risolto il problema della velocità di punta, ma che ora non deve più sbagliare, se vuole rimanere in lotta per il mondiale. Ma, soprattutto, deve migliorare la gestione di gara, perchè anche oggi qualche decisione ha destato più di una perplessità.

P.S. visto che il p.s. è sempre gradito, non avendo sottolineature da fare in merito agli episodi di gara, voglio dedicarlo a Sky. Pazienza per le inutili chiacchiere e la patetica spiritosaggine con le quali riempiono il pre e il post-gara, pazienza per le telecronache urlate con un pilota stipendiato dalla Ferrari che cerca poco credibilmente di criticare la sua squadra, ma ripetere all’infinito che sono i 40 anni dalla scomparsa del grande Gilles, che è stato ampiamente e giustamente ricordato, dimenticandosi completamente che esattamente 40 anni fa, su questa stessa pista, morì Riccardo Paletti, loro che quando c’è da parlare di un incidente non lesinano mai le parole, ebbene questo la dice lunga sulla professionalità di questa squadra di giornalisti e commentatori. E’ tristemente vero che ricordare gli ultimi alla massa fa comodo solo quando periscono il giorno prima dei primi. Per fortuna ci ha pensato questo blog.

P.S. 2 se per caso mi fossi perso qualche ricordo di Sky in merito al povero Riccardo, qualcuno me lo faccia sapere e chiederò scusa.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2022 GP DEL CANADA

Il nostro Alle è in licenza per questa Preview quindi vi tocca una lettura diversa, in linea con chi per questioni anagrafiche (ma non solo) ama rammentare i momenti più salienti del passato di un GP che sta per ospitare la gara di quest’anno. L’immagine in evidenza, doverosissima, è per il nostro compianto Riccardo Paletti scomparso 40 anni addietro nel tragico incidente al via del quale ricordiamo tutti i dettagli inclusa la dabbenaggine dei soccorsi (Didier fu il primo ad azionare un estintore, da non credere). Il povero Riccardo è uno dei tanti unsung heroes della Storia della Formula 1 lastricata di uomini la cui passione a volte eccedeva il loro talento ma non per questo li rendeva meno degni del posto che occupavano, tutt’altro. Specie in un’era come quella delle wing-cars appunto nella quale lasciarci la buccia era un’eventualità nemmeno troppo remota come quel tremendo 1982 ci rammenta sempre. Un doveroso ciao al nostro Riccardo quindi, troppo spesso colpevolmente dimenticato da un mondo che va di fretta e quindi dimentica quello che conta davvero

Il GP del Canada, doverosamente intitolato a Gilles da lustri ormai, è stato spesso teatro di gare storicamente importanti. Non può essere un caso che il suo esordio nel Mondiale di Formula Uno nel 1978 fu benedetto dal primo trionfo dell’Aviatore nella Categoria Regina al termine di un GP dominato da Jarier sulla Lotus 79 lasciata libera dal povero Ronnie (Andretti notoriamente andò in  pensione un metro dopo la bandiera a scacchi di Monza) finchè non fu tradito da un guasto. Un clima già invernale salutò la prima volta dell’uomo senza paura

Altra edizione famosa anzi, famigerata, quella del 1980. Jones manda a muro Piquet al primo start assicurandosi di fatto il Mondiale già che alla ripartenza Nelson è costretto all’uso del muletto che è più spompo di un cavallo buono solo per il macello

L’anno successivo Gilles si produce in quella che resterà alla storia come la gara più epica della sua carriera. Della quale si è già detto tutto pertanto lasciamo parlare le immagini

L’edizione 1985 è teatro del trionfo più netto di Michele e della sua 156/85 in un’annata che poteva essere Rossa ma che Rossa non fu

Altra gara che fece la Storia per ovvi motivi fu il 1995. Col primo ed unico successo di Alesi in Ferrari (ed in Formula 1) al termine di una gara rocambolesca segnata dal problema di affidabilità del Kaiser mentre era in testa

L’edizione del 1999 consegnò invece alla Storia il poi ribattezzato “Wall of Champions” in uscita dell’ultima curva del tracciato

L’edizione 2007 verrà ricordata per il jolly giocato dal Kubo quando Trulli provò a mandarlo a guardare le margherite dalla parte del gambo

L’anno successivo ricordiamo tutti la coglionata di quello che finchè AMG non pescò una sequela di vetture imbattibili (grazie ad un regolamento scritto su misura per loro) aveva statistiche degne di Damon Hill

L’edizione del 2014 segnò la prima vittoria di Riccio in Formula Uno, io di quell’edizione ricordo che Vettel fu il primo ad andare a congratularsi. Dopo che Trulli tagliò il traguardo a Monaco nel 2004 qualcun altro era ai box a sfasciar tutto dalla rabbia invece

Nel 2016 al povero Sebestemmio viene negata quella che sarebbe stata l’unica vittoria di un anno particolarmente difficile per via di una errata strategia del box ad inizio gara

Il 2019 invece vede sempre il povero Sebestemmio subìre la nota penalità per via della sua difesa della posizione su Hamilton in gara. Rammentiamo tutti la teatralità, peraltro giustificata, del nostro nel dopogara immediato

Arriviamo quindi all’edizione 2022 di questo weekend con un SuperMax in fuga nel Mondiale (per non parlare della Rubra Bovina nel Costruttori) e la Ferrari che si è pocanzi dimostrata velocissima ma fragile. La speranza di chi scrive è che a Maranello si continui a cercare la performance assoluta lavorando contestualmente sull’affidabilità quando possibile (ergo difficile sia stato fatto con 5gg di stacco tra Baku e Montreal ed il materiale spedito in Canada direttamente dall’Azerbaijan) anzichè settarsi su standard inferiori sapendo di venir battuti in gara prima ancora di iniziare. Di podi a mezzo minuto dal primo non ce ne facciamo nulla, senza contare che la Storia dimostra che in genere un’auto velocissima sia pure inaffidabile di solito è il preludio alla gloria negli anni a venire.

Buon GP del Canada a tutti e Forza Ferrari

 

 

F1 2022- BAHREIN TEST

Ancora un paio di giorni e le PU nelle F1 torneranno ad accendersi in Bahrein.

Le squadre avranno occasione di portare i primi “aggiustamenti” dopo i responsi ed i dati raccolti a Barcellona, e cominceranno a cercare la prestazione dopo aver “sgrossato” le monoposto durante la scorsa sessione.

Si vocifera che assisteremo ad un remake dei test 2019. Ai tempi la Mercedes portò una vettura profondamente rivista e sappiamo tutti come andò a finire.  Pare debba arrivare una W13 decisamente estrema, addirittura quasi senza pance ma con un fondo molto piatto nella parte superiore e con i radiatori posizionati in maniera molto fantasiosa. Naturalmente le voci riportano anche di dati al simulatore che preannunciano l’arrivo di un altro missile terra-terra colorato d’argento.

Facile cominciare ad avere dubbi sulla reale efficacia del budget cap dopo che per mesi la cantilena è stata che chi avrebbe sbagliato progetto avrebbe faticato non poco prima di poter aggiornare lo stesso per renderlo competitivo. Insomma essere indietro di qualche decimo avrebbe già dovuto essere la condanna definitiva ad una stagione di sofferenza. Evidentemente qualche “fuitina” dalla tagliola del cap la si può ancora trovare… con un minimo di “fantasia”.

In ogni caso queste, ad oggi, sono solo voci e giovedì capiremo qualcosa di più…. E soprattutto vedremo qualcosa di più grazie alla “magnanimità” degli arabi…

TEST F1 2022- BARCELLONA

La scelta di non trasmettere immagini ufficiali delle prime giornate di prove della “nuova F1” è a dir poco discutibile.

Il Dio denaro comanda sempre, anche di fronte alla volontà (presunta e dichiarata) di volere avvicinare nuovi appassionati a questo sport. Certe scelte lasciano davvero l’amaro in bocca, ma questo è.

Il Bring ha deciso di lasciare uno spazio aperto per chi volesse commentare quanto sta accadendo al Montmelò, ben consapevoli che i risultati pubblicati a fine giornata lasceranno sempre molto all’immaginazione e poco alla realtà che andremo a vivere con il primo Gp 2022.

Buon divertimento

BASTIAN CONTRARIO: L’IMPONDERABILE

Alla fine è successo quello che non ti aspetti… l’imponderabile. Parto in quarta nel mio Bastian contrario del GP di Abu Dhabi e non potrebbe essere altrimenti. Per imponderabile, mi riferisco all’incidente di Latifi (che andava a sbattere, quello nemmeno era quotato alla SNAI!), che ha catalizzato l’esito finale del GP (questo si che era imponderabile!). Ci ritorneremo dopo. Ciò che non era imponderabile, anzi, era ampiamente prevedibile, è stato il comportamento della Federazione nella persona del direttore Michael Masi.

Del resto ne avevo parlato proprio su queste righe la settimana scorsa, ponendo il quesito: “cosa succederà tra una settimana, alla luce di come si è appena comportata la direzione gara (GP di Jeddah), visto che nel prossimo appuntamento si deciderà chi sarà campione del mondo?”. Detto fatto. La cara “mamma FIA” si è strozzata con le sue stesse regole e a farne le spese è stata proprio la Mercedes di Toto Wolf, che con quelle regole ci ha sempre banchettato. Voglio essere sincero, che Lewis abbia perso il mondiale in quel modo dispiace. Entrambi i piloti meritavano di vincere, eppure, di vincitore ce ne può essere soltanto uno, proprio come in Highlander o nella tradizione di Hokuto. Masi (e quindi la Federazione) non era all’altezza una settimana fa e, di certo, non lo poteva essere domenica scorsa. Il “nostro” direttore, secondo me, stava già andando ad accendere un cero alla Madonna per avergli regalato un Hamilton imprendibile, di modo che se ne sarebbe potuto uscire pulito come si suol dire. Eppure il nostro, aveva già dato segnali di dissociazione proprio al primo contatto, dove Hamilton il fuori pista se l’era preso tutto. Chi vi scrive è per Il “liberi tutti”, solo che se ti appelli alle regole le devi applicare. Invece, le suddette vengono seguite in maniera confusa e, appunto, il destino poi ti presenta il conto e sullo scontrino c’è scritto imponderabile (leggi Latifi). Dopo? Dopo il dramma viene consumato in quei pochi giri dietro la safety car, dove il maldestro Masi, oltre a dimostrare la sua mancanza di carisma, cede alle pressioni Red Bull. Già la settimana scorsa ho detto (e sono stato attaccato per questo) che c’è una guerra di potere tra le due scuderie ed il fatto che la Federazione si comporti a quel modo mi fa capire che AMG, politicamente, non è più quella di prima.

Forse era arrivato il momento di cambiare, prima o poi questo doveva succedere, fatto sta che il teatro andato in onda in mondo visione è stato patetico. Horner e Toto che facevano a gara a chi piangeva più forte verso il direttore di gara, il quale stando tra l’incudine ed il martello, sapeva benissimo che qualunque fosse stata la sua decisione da prendere, avrebbe dovuto fare quello che non avrebbe mai voluto fare: assumersi la responsabilità di decidere. Far finire il mondiale in regime di Safety Car sarebbe stato un disastro. Forse bloccare la gara e fare un restart sarebbe stata la cosa migliore (ed il contatto sarebbe stato garantito!). Far uscire Mylander con qualche giro ancora a disposizione è sembrata l’opzione migliore, peccato che si siano incasinati (siamo sicuri sia stato uno sbaglio?) nel decidere come le macchine dovevano essere posizionate ed il resto è storia, dove nel mezzo troviamo i due pretendenti al titolo.

Il povero (si fa per dire!) Hamilton è quello che più ha pagato per questa guerra intestina che c’è al vertice della cupola della F1 (cosa succederà quando arriverà Ferrari?) e, soprattutto, paga l’inamovibilità del suo muretto, che diciamolo tutta, mai come quest’anno ha subito la pressione e di fatto non sempre c’ha preso. Dal divano è sempre facile giudicare, solo che non è la prima volta che osserviamo elettroencefalogramma piatto nel reparto strategie, a differenza di Red Bull che sono degli autentici diavoli nell’inventarsi anche l’imponderabile, se necessario.

Passi lo stare in pista del re nero all’ingresso della virtual safety car, eppure con le gomme sulle tele e con il fatto che lo stesso Lewis aveva avvisato il suo muretto, in regime di Safety Car avrebbero dovuto reagire. Forse in Mercedes non si aspettavano quel comportamento di Masi, forse Red Bull li ha lasciati in mutande con quella mossa, fatto sta che Hamilton, nella sua stagione più combattuta e di sicuro all’apice della sua forma ha dovuto abdicare nei riguardi di Mad Max. Onore ad Hamilton che ha disputato la sua migliore stagione di sempre a dispetto di quello che hanno detto i suoi acerrimi tifosi (con quale altro pilota ho usato questo termine?) ai quali ripeto, anni di vittorie continue, hanno creato dipendenza da un lato e mancanza di discernimento dall’altro. Hamilton meritava l’ottavo titolo. Certamente e di sicuro non meritava di perdere in quel modo. Fatto sta che per il re nero si è avverata una triste profezia: se avesse vinto, nessuno avrebbe potuto dire nulla… mai più. Purtroppo per lui ha perso e sta di fatto che, nella sua carriera turbo ibrida, due avversari veri ha avuto e con tutti e due ci ha perso. Ripeterò sempre fino allo sfinimento che Hamilton è uno dei migliori di tutti i tempi eppure la pioggia di tutti i suoi successi derivano anche e soprattutto dal fatto che ha avuto poca concorrenza.. spiace! Ci fosse stato maggiore equilibrio Hamilton avrebbe vinto così tanto? Non lo so, so solo che comunque nessuno avrebbe mai potuto dubitare del suo talento.

Fatto sta che lui è un campione vero e a differenza del suo team principal, che è un infimo perdente (Toto è uscito al naturale domenica scorsa), senza esitare, è andato ad omaggiare il nuovo re, perché se c’è una cosa che questa lotta ci ha dimostrato è che tra questi due guerrieri, sebbene si siano sfidati senza guantoni, non c’è mai stato odio, bensì rispetto. Rispetto che Verstappen si è guadagnato sul campo a suon di sportellate e staccate al limite.

Max viene tacciato di scorrettezza, il fatto è che la F1 è da anni che è anestetizzata nel perbenismo che ormai dilaga ovunque. Il padre Jos, in un’intervista, non fa altro che dire ciò che dico da tempo: questi sono piloti e non killer, siano lasciati liberi di correre, senza che astruse regole li castrino per ogni sbavatura che commettono. Purtroppo, il politically correct del globalismo imperante, di cui la F1 ormai fa parte, ha contribuito a consolidare il modo di pensare del tipo “reprimenda e sanzioni” e soprattutto del “oh mio Dio speriamo non si facciano male!”. Mi domando per quale motivo allora ci si ostina a guardare la F1! Fatto sta che poi, quando troviamo un pilota che lotta seguendo le regole old school, a seconda di come gira il vento ci si esalta o ci si indigna. Che Max sia una testa di cazzo, sportivamente parlando, non lo scopriamo oggi. Jos lo ha educato così perché lui appartiene alla vecchia scuola (Schumacher, Hakkinen solo per citare due nomi)? Certamente. Eppure a mio avviso c’è dell’altro: Verstappen padre, l’ha educato a quel modo nell’approccio alle corse, perché aveva già capito che direzione aveva preso la F1 moderna, fatta di fighettine isteriche. Uno stile di guida old school “a figlio di puttana”, come quello di Max, che ha impattato in modo dirompente, nessuno se lo aspettava. Eppure è stato proprio quello stile che gli ha permesso di lottare per il titolo e, soprattutto, di poter tenere testa ad una bestia come Lewis Hamilton. Perché se credete che l’atteggiamento alla Vettel sarebbe bastato, allora andate a vedere il tedesco che fine ha fatto! Purtroppo, il primo titolo di Max verrà sempre macchiato dalla polemica che è arrivato tra mille controversie, eppure così come con Michael il suo primo mondiale avvenne come avvenne, allo stesso modo con Max varrà lo stesso assioma e cioè che la storia alla fine si ricorda solo di chi vince e non di come vince.

Di fatto ha vinto il migliore, come sempre, e tenendo fede in modo coerente alla trama del film che abbiamo visto, ecco che anche il finale si presenta con l’imponderabile “the end”: finalmente rivedremo il numero uno di antica memoria storica.  Onore a Verstappen che a soli ventiquattro anni è divenuto campione del mondo battendo Lewis Hamilton… l’imponderabile appunto!.

Vito Quaranta