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Leclerc come Schumacher nel ricordo di Anthoine

Motorsport is dangerous. Abbiamo letto questa frase infinite volte, da ieri pomeriggio. Ce ne eravamo dimenticati, noi che i GP abbiamo iniziato a guardarli in un epoca dove queste 3 parole le vedevamo concretizzarsi sugli schermi televisivi molto spesso. Mentre i ventenni di oggi queste 3 parole proprio non le conoscono. Certo, è stato un insieme di coincidenze. Certo, Anthoine stava inseguendo il suo sogno. Certo, lo sport deve andare avanti. Ma qualsiasi considerazione è inutile, di fronte ad una vita che se ne va a 23 anni, ovunque questo succeda. Il fatto che si sia su una pista non fa differenza.

Oggi a Spa, nella cosiddetta “università del motorsport”, dove c’è il tratto di pista più “da pelo” dell’intero calendario (e che non perdona anche se tutti ormai lo fanno in pieno) l’atmosfera era molto pesante. Soprattutto per chi con Anthoine era amico fin da bambino, come Charles Leclerc, che dopo la perentoria pole di ieri era il grande favorito di oggi.

Due Ferrari in prima fila, dopo un week-end sempre in cima alla lista dei tempi, ma con una disastrosa simulazione in venerdì. La SF90 è stata progettata per andare fortissimo sui rettilinei, ma non ha carico e nei tratti guidati, in questo caso il secondo, perde una vita dalla Mercedes. E, soprattutto, degrada di più le gomme.

La gara inizia quindi con tante incognite. Leclerc parte benissimo e mantiene agevolmente la prima posizione, mentre Vettel la perde a favore di Hamilton che però ripassa in tromba sul rettilineo del Kemmel. Chi ha la solita, disastrosa, partenza è Verstappen, che questa volta non riesce a tenersi fuori dai guai, affrontando la Source all’interno come se fosse solo. Purtroppo per lui, Raikkonen la pensa allo stesso modo e i due si toccano pesantemente, scatenando il caos dietro di loro. Kimi riesce a proseguire, pur con la macchina danneggiata, mentre Max termina la sua gara contro le protezioni all’Eau Rouge, a causa della sospensione anteriore destra aperta. Esce così di scena subito il pilota più atteso dalla marea di tifosi arancioni presenti sul circuito.

L’incidente in partenza provoca ovviamente l’uscita della Safety Car, che rimane in pista per diversi giri anche a causa della fermata di Sainz. Alla ripartenza, le due Ferrari riescono a prendere un certo margine sulle Mercedes, con Leclerc che conferma di essere ben più a suo agio su questa pista rispetto al compagno di squadra.

E al dodicesimo giro Vettel inizia a subire la pressione di Hamlton, il quale però non riesce ad avvicinarsi abbastanza per tentare un attacco, chiedendo al suo team di studiare qualcosa di diverso. I meccanici Mercedes fingono un pit-stop imminente, ma a fermarsi al quindicesimo giro è il tedesco, il quale monta gomme medie, con cui dovrebbe fare 30 giri, e la cosa appare piuttosto difficile.

Al ventesimo giro Leclerc viaggia ancora sugli stessi tempi di Hamilton, che è a circa 4 secondi dal monegasco, mentre Vettel, con gomme nuove, va 1 secondo più veloce di entrambi.

Al ventiduesimo giro Charles fa il suo unico pit-stop in totale tranquillità, ed esce ovviamente dietro al suo compagno di squadra. Al giro successivo si ferma anche Hamilton, che effettua un pit-stop lento e si ritrova a 7 secondi dal ferrarista, un gap che si rivelerà complicato da colmare.

Leclerc va alla caccia di Vettel, e al giro 26 lo raggiunge. Hamilton, però, è più veloce di entrambi, e la Ferrari chiede a Seb di far passare il compagno, cosa che fa immediatamente, trovandosi poi a fronteggiare l’attacco di Lewis, al quale farà perdere altri due, importantissimi, secondi prima di essere superato senza possibilità di replica. Subito dopo, al giro 34, si dovrà fermare nuovamente con le gomme praticamente finite, per montare un set di morbide.

A questo punto, con 10 giri ancora da percorrere, la lotta per la vittoria è fra Leclerc e Hamilton. Inizialmente l’inglese non sembra riuscire a guadagnare ma a 6 giri dalla fine cambia ritmo e, con Charles ormai in difficoltà con le gomme, riesce a prendergli circa un secondo al giro.

Ma le tornate da percorrere non sono sufficienti, anche perchè ci sono diversi doppiati da superare, e Charles guadagna così la sua agognata prima vittoria tagliando il traguardo con Hamilton incollato agli scarichi. A seguire il solito incolore Bottas, e Vettel le cui gomme nuove non hanno permesso di fare meglio del quarto posto. Il tedesco ha comunque segnato il giro più veloce, portando a casa il punto aggiuntivo.

Nelle retrovie c’è stata grande battaglia per tutta la gara, e nell’ultimo giro sono successe tante cose. Dopo una gara intera condotta in una splendida quinta posizione, Norris si ferma sul traguardo proprio all’inizio dell’ultima tornata. Verrà comunque classificato 11°.  La prima posizione della serie B viene ereditata da Perez, il quale però subisce un perentorio sorpasso da Albon, che alla sua prima gara in Red Bull riesce ad ottenere il migliore risultato in carriera rimontando dall’ultima posizione.

Al settimo posto avrebbe dovuto esserci Giovinazzi, il quale però spreca un ottimo risultato sbattendo violentemente in una delle ultime curve. In quella posizione arriva quindi un sempre consistente Kvyat, davanti ad Hulkenberg, Gasly e a Stroll, i quali hanno approfittato dei guai altrui dopo una gara non propriamente entusiasmante.

Giornata difficile per Ricciardo e per le due Haas, il cui nuovo pacchetto aerodinamico pare, se possibile, peggio del precedente. Niente di nuovo per la Williams, se non che sono riuscite a terminare la gara senza essere doppiate due volte.

Leclerc come Schumacher, abbiamo scritto nel titolo. E spieghiamo il perchè di un accostamento che può sembrare irriverente, premesso che dei paragoni coi grandi campioni del passato spesso si abusa. Ma ci sono alcune similitudini interessanti da sottolineare. Il monegasco ottiene la sua prima vittoria a Spa, come Schumacher nel 1992. E, come Michael nel 1996, riesce a vincere a Spa con la Ferrari in una stagione difficile dal punto di vista della competitività dell’auto, tirando fuori da quest’ultima il meglio possibile. E, come allora, la prossima gara è a Monza. E Schumi quell’anno vinse. Nessuno può dire ora se la carriera di Charles sarà luminosa come quella della leggenda tedesca. A lui, di sicuro, lo accomuna la grande freddezza che gli ha permesso, con una stagione e mezza di Formula 1 alle spalle, di vincere gestendo al meglio il mezzo a disposizione su un circuito come quello belga. E, aggiungo di riuscire a dare il meglio di sé anche nelle situazioni psicologicamente più difficili. Gli è successo oggi, e gli era già successo a Baku 2 anni fa, come accadde allo stesso Michael ad Imola nel 2003.

Ciao Anthoine.

 

*Immagine in evidenza dal sito www.formula1.com

Un tedesco domina con la Ferrari a Spa

A Spa vincono solo i migliori. E’ un’affermazione indubbiamente vera, se si guarda l’albo d’oro si trovano quasi solo campioni del mondo. C’era un pilota “più migliore” degli altri. Era tedesco. E con la Ferrari a Spa regalava sempre grandi emozioni. Come nel 1996, quando fece capire al mondo che la Ferrari era ritornata. E oggi un altro tedesco ha fatto capire, non al mondo ma ai rivali anglo-tedeschi, che la Ferrari il mondiale 2018 lo può portare a casa, a dispetto delle recenti battute a vuoto.

Già dalle prove libere si era capito che durante le vacanze la Ferrari ha lavorato molto bene, meglio dello sorso anno. Ma per la terza volta di fila la pioggia sembrava volerle mettere i bastoni fra le ruote. Uno scroscio provvidenziale in Q3 consente ad Hamilton di piazzare la sua Mercedes in pole position, ma Vettel riesce a posizionarsi in prima fila, davanti alle due “debuttanti” Racing Point di Ocon e Perez. Il povero Kimi è vittima della solita distrazione del suo team, che non gli mette abbastanza benzina per fare l’ultimo tentativo, e si deve accontentare della sesta posizione.

Alla partenza si assiste ad un replay del brutto incidente del 2012, questa volta con Alonso nella parte che fu di Grosjean. Hulkenberg sbaglia totalmente la frenata, tampona violentemente lo spagnolo il quale decolla sopra la macchina di Leclerc colpendone violentemente l’Halo con una gomma. Ma il dispositivo assolve perfettamente la sua funzione, e di sicuro da oggi in poi sarà anche visto con occhio diverso da tutti coloro che l’hanno criticato aspramente al momento della sua introduzione.

Raikkonen e Ricciardo sono le altre due vittime illustri della Source, con l’australiano che tampona il finlandese dopo essere a sua volta stato urtato dalla macchina volante di Alonso. Gara rovinata per entrambi, con la Ferrari che si trova da subito a fare a meno di una vettura, nella giornata in cui la Mercedes partiva con la seconda macchina penalizzata a causa del cambio motore.

Poco prima dell’uscita della Safety Car, Vettel, che era partito meglio di Hamilton ma era stato da lui portato all’esterno in entrata della Source, opera su Lewis un sorpasso imperioso sul rettilineo del Kemmel, portandosi in prima posizione.

Dopo qualche giro dietro la SC, alla ripartenza l’inglese prova timidamente e vanamente ad attaccare il tedesco, il quale stabilisce rapidamente le distanze con un distacco attorno ai 3 secondi che impedisce a Lewis di attivare il DRS. Verstappen si sbarazza abbastanza in fretta delle due Racing Point, issandosi al terzo posto, ma perdendo quasi un secondo al giro dai primi due.

L’attesa a questo punto è tutta per il primo pit-stop, con la Mercedes che opera una “finta” nella quale la Ferrari non casca. 3 secondi però sono troppi per tentare l’undercut, ma la Mercedes ci prova comunque e Lewis entra al giro 21 per montare gomme soft. Vettel viene richiamato il giro successivo, perdendo buona parte del vantaggio, ma per sua fortuna Lewis era uscito dietro a Verstappen, e quando Seb esce a sua volta dai box se li ritrova entrambi dietro a distanza di sicurezza, mantenendo la prima posizione. Che conserverà fino al traguardo, non consentendo mai al rivale di avvicinarsi, ma, anzi, aumentando progressivamente il distacco fino a quando l’inglese non desiste dal tentativo di avvicinarlo.

Al terzo posto conclude un solitario Verstappen, diventato da qualche gara capace di capitalizzare tutto il potenziale della vettura. Poi Bottas, rimontato dalle ultime posizioni, le due “debuttanti” Racing Point, risultato sul quale si potrebbe parlare a lungo ma non è questa la sede, poi le due Haas con Grosjean davanti a Magnussen, Gasly, autore di un’ottima gara con un motore Honda per il quale Spa non è più un incubo, e infine, a chiudere la zona punti, un ottimo, è il caso di dirlo, Ericsson.

Fuori dalla zona punti un drappello di inguardabili, a cominciare da Sainz e la sua instabile Renault, per proseguire poi con le due Williams e a terminare con Hartley e Vandoorne, il primo vittima di se stesso e il secondo vittima della macchina.

A Spa si è avuta la conferma, casomai ce ne fosse stato bisogno, che la SF71H e superiore alla W09, e con un’auto come questa in Ferrari possono veramente sperare di riportare il mondiale a Maranello. Ma anche in un week-end dall’esito vincente, si deve recriminare su quell’errore strategico in prova che ha costretto Raikkonen a partire dalla terza fila esponendosi maggiormente al rischio di un incidente che è poi puntualmente avvenuto.

Così come per la pioggia, che ad Hockenheim e a Budapest ha privato Vettel di due vittorie sicure, si potrebbe invocare la sfortuna, ma è lo stesso fondatore a ricordarci che “la sfortuna non esiste”. Da Monza in poi, ma, soprattutto, a Monza, la lista degli sprechi, già così ben nutrita quest’anno, non dovrà più allungarsi, e se questo accadrà potrebbe veramente finire un’attesa che nella storia della Ferrari equivale a quella che portò dal titolo di Surtees a quello di Lauda.

Fra una sola settimana vedremo se, come nel sopracitato 1996, un tedesco vincerà su una Ferrari in Italia, ad 8 anni dall’ultima vittoria rossa ad opera di un altro grande pilota, Fernando Alonso.

TOTAL SPA 24 HOURS

24 ore di Spa-Francorchamps. 70^ edizione della maratona nelle Ardenne che ha fatto la storia del Motorsport europeo. In tutto il panorama stagionale questa gara è la regina delle gare GT, più di Bathurst, più della 24 Ore del Nurburgring, più di Le Mans in cui le GT non possono vincere l’assoluta.

Negli ultimi anni grazie all’espansione esponenziale della piattaforma GT3 e il grande lavoro di SRO guidato da Stephane Ratel, il Blancpain GT è diventato uno dei campionati di maggior livello e con più seguito nel mondo sportscar. Il culmine dell’anno è proprio l’affascinante 24 ore sul fantastico circuito belga….già solo il brivido di affrontare l’Eau Rouge di notte vale tutto!!

Quest’anno ci saranno ben 13 marchi differenti rappresentati con le loro GT3, infatti si aggiunge la Honda NSX con una formazione Pro-Am in cui figura addirittura Riccardo Patrese. Le macchine impegnate in gara sono oltre 60, di cui la metà è in classe PRO e può competere per la vittoria assoluta. Percorriamo marca per marca cosa ci aspetta.

ASTON MARTIN: La casa britannica ritorna per l’ultima volta con la Vantage V12 GT3 grazie al team R-Motorsport, che arriva rafforzato dalla conferma della vittoria a Silverstone. L’anno prossimo esordirà il nuovo modello GT3. I sei piloti sono confermati con l’eccezione di Baumann al posto di Brundle.

AUDI: L’ Audi come sempre è una delle forze principali di questa gara….ci si attende sempre la vittoria per ribadire il 2017. I team prescelti sono come sempre il WRT e in più il Sainteloc che detiene il successo. Attenzione all’ interessante team Land, capace di vincere al Nurburgring l’anno passato.

BENTLEY: C’è il debutto della nuova Continental, alla prima vera gara lunga. Ad inizio stagione il team M-Sport ha faticato non poco a trovare la quadra con questa nuova vettura, ma la vittoria sfumata a pochi metri dalla fine di Le Castellet è comunque un gran passo avanti.

BMW: La casa bavarese ripone le sue speranze nell’espertissimo Rowe Racing dotato di piloti ufficiali, ma quest’anno c’è anche una PRO per il Walkenhorst. Di solito la M6 a Spa va sempre fortissimo e ci si attende come sempre molto.

FERRARI: In classe PRO ci sarà solamente una 488 GT3, quella del SMP Racing con Rigon e Molina. Sarà una dura lotta per il cavallino, più concentrato come da anni accade sulle classi PAM e AM.

HONDA: Debutto assoluto nel Blancpain per la NSX GT3, portata in pista dal Jas Motorsport in livrea Castrol. Si schiera in PAM e presenta 2 piloti ufficiali Honda affiancati a 2 Bronze driver, tra cui Patrese. Non aspettiamoci miracoli, l’obiettivo è finire la gara per raccogliere dati utili per il 2019.

JAGUAR: L’Emil Frey Racing ha deciso, viste le ottime performance, di portare la XK G3 anche alla 24 Ore di Spa in classe Silver. Nelle gare precedenti la vecchia vettura si è messa in mostra anche nelle prime posizioni, come a Monza. L’affidabilità resta il punto debole però.

LAMBORGHINI: Il Grasser Racing schiera quest’anno 3 macchine…..ormai dopo aver vinto le classiche dell’IMSA, la gara che ancora manca è proprio la prestigiosa 24 Ore di Spa. 3 ottimi equipaggi, di cui come sempre la punta di diamante è quello campione in carica della #63.

LEXUS: Considerando che è solo il primo anno completo nella serie, la Lexus sta superando tutte le aspettative dopo il podio a Silverstone e la grande vittoria del Paul Ricard. Ad ogni gara l’auto ha sempre meno segreti e per questa 24 ore sono assolutamente outsider di primo livello.

MCLAREN: Quest’anno la McLaren può contare solo sulla 650S GT3 del Garage59, che dopo un 2017 sottotono è improvvisamente tornata competitiva al Paul Ricard lottando per la vittoria. Se conferma una buona performance anche a Spa può essere in lizza per vincere.

MERCEDES: Come l’Audi la casa della Stella arriva sempre a questa gara con un gran numero di auto supportate direttamente da AMG. Le più temibili sono la #4 di Black Falcon, la #88 di Akka e la #43 del Strakka Racing. Nonostante sia una vettura molto consistente, la AMG GT3 non è ancora riuscita a vincere questa gara…..magari è la volta buona.

NISSAN: La nuova GTR MY2018 sarà portata in pista dal RJN Motorsport con i giovani piloti della GT Academy. Nelle prime gare non ha avuto prestazioni di rilievo, ma a Spa daranno il massimo.

PORSCHE: Questa volta in Porsche arrivano con 2 frecce all’arco: la 911 del Manthey e quella del Team KUS Bernhard, tutte pilotate dagli ufficiali della casa. Il 2018 si è già dimostrato un anno trionfante per la casa tedesca, vittoriosa sia a Sebring, ma soprattutto alle 24 Ore de Nurburgring e di Le Mans. Cerca per cui l’assalto a Spa per coronare un’annata che sarebbe storica.

 

Non ci resta che assistere a questa bellissima maratona, fare un pronostico è veramente complicato….direi che ci sono almeno 15 equipaggi con uguali probabilità di vittoria. Come sempre i piloti saranno fondamentali, e la strategia dovrà essere perfetta sfruttando ogni momento di FCY per guadagnare tempo

ENTRY LIST: https://www.blancpain-gt-series.com/entry-list?filter_meeting_id=102

LIVE STREAMING & TIMING: https://www.blancpain-gt-series.com/watch-live

ORARI:

Superpole Venerdì 27 Luglio h. 19.10

Race start Sabato 28 Luglio h. 16.30

 

So che l’attenzione sarà rivolta al GP d’Ungheria, ma cercheremo di commentare anche questa gara.

Aury

Hamilton vince a Spa, Vettel a rimorchio

Quella di Spa doveva essere una pista Mercedes ed infatti Hamilton ha vinto. Ma apparentemente non ha dominato, come ci si sarebbe potuti aspettare. Classifica alla mano, la Ferrari si è rivelata molto più vicina di quanto si potesse forse immaginare alla vigilia.
Vettel ha dato l’impressione per tutta la gara di potere avere più velocità di Hamilton, e di aspettare il momento giusto per attaccare. Ma il momento non è arrivato, nemmeno quando, dopo la safety car, la Mercedes ha optato per una strategia controcorrente, montando le mescole più dure ai suoi piloti. In quel frangente era lecito pensare che per Vettel sarebbe stato facile superare Lewis, disponendo delle gomme più morbide, ma dopo un timido tentativo alla ripartenza (fallito grazie alla superiorità della PU Mercedes) il distacco si è portato oltre il secondo e non c’è stata più alcuna possibilità per il tedesco.
Il dubbio è se l’inglese abbia controllato la situazione per tutta la gara, come ha lasciato intendere con una mezza frase pronunciata nel retropodio, o se Vettel sia stato impossibilitato ad avvicinarsi di più, e quindi a tentare l’attacco, a causa della grande perdita di carico che queste auto hanno quando sono in scia.

Detto quanto sopra, per la Ferrari il bicchiere può essere considerato mezzo pieno se si pensa a dove erano gli anni passati, con la cronica incapacità ad evolvere la macchina nel corso del campionato, problema che quest’anno sembra decisamente risolto, oppure mezzo vuoto se si considera la forza della Mercedes e di Hamilton, perché per vincere questo mondiale sarà necessario arrivare davanti ai tedeschi, e oggi questo non è successo.

Le due prime guide sono decisamente sembrate di un altro pianeta, mentre i rispettivi compagni sono stati autori di prestazioni non all’altezza. Bottas, dopo essere rimasto in terza posizione a debita distanza per quasi tutta la gara, si è calato nei panni di Zonta senza però essere doppiato, facendosi sfilare da Ricciardo a sinistra e da Raikkonen a destra in fondo al rettilineo del Kemmel. Precedentemente Kimi aveva ignorato la bandiera gialla uscita per la fermata di Verstappen, beccandosi la sanzione più dura, uno stop&go di secondi, e stupendosi pure di questo, come se i commissari non avessero la telemetria con la quale valutare se e quanto un pilota rallenta. Rimesso in gioco per il podio dalla safety car, l’ha poi perso nei confronti di un più determinato Ricciardo.

Per la RedBull è stato un GP in chiaro-scurissimo. Con un enorme deficit di motore rispetto a Mercedes e Ferrari, la speranza su una pista come questa era riposta nell’abilità dei piloti, e infatti Ricciardo l’occasione non l’ha sprecata, mentre un incredulo Verstappen è stato vittima per l’ennesima volta di un problema di affidabilità. Considerando lo status di fenomeno che gli viene attribuito, e guardando il suo pessimo ruolino di marcia quest’anno, c’è da chiedersi quanto tempo passerà prima che gli venga la tentazione di migrare verso altri lidi per concretizzare tutto il potenziale di cui dispone.

Da segnalare l’ottima gara di Hulkenberg con una molto migliorata Renault, sempre piuttosto vicina alla Red Bull e ben davanti alle Force India, e di Grosjean, che è riuscito ad arrivare settimo mentre il compagno Magnussen affondava alle prese con problemi di gomme.

Gli episodi finali hanno consentito una risalita delle Williams (ottavo Massa, undicesimo Stroll) e delle Toro Rosso (decimo Sainz, dodicesimo Kvyat), dopo una gara condotta sempre nelle retrovie. Ma entrambe le squadre devono ringraziare il duo Force India, che oggi si è superato con ben due scontri ad oltre 200 all’ora nella discesa verso l’Eau Rouge. Ocon se l’è comunque cavata con un nono posto, mentre Perez si è dovuto ritirare. Se da un lato ci si diverte parecchio a vedere queste scaramucce, dall’altro la squadra ci sta perdendo una marea di punti (e potenzialmente milioni di dollari), e il rischio di un grosso incidente è molto elevato. E’ forse il caso che qualcuno intervenga, o il loro datore di lavoro o la FIA.

Capitolo McLaren: il capo della Honda continua a dichiarare che gli aggiornamenti che vengono installati ad ogni gara (facendo prendere penalità astronomiche ai piloti) stanno portando il motore Honda al livello del Renault. Quel che si è visto oggi è che, dopo un’ottima partenza che l’ha issato al settimo posto, in pochi giri il povero Nando è stato sverniciato da chiunque, iniziando la solita sfilza di imperdibili team-radio, salvo poi fare l’aziendalista nelle interviste post-ritiro. Mentre Vandoorne, che montava l’ultimo step di aggiornamenti, è rimasto in fondo al gruppo a lottare con la Sauber (che, va ricordato, monta il Ferrari dello scorso anno). C’è da chiedersi per quanto ancora il board della Honda accetterà di vedere il proprio marchio coperto di ridicolo in mondovisione.

Ora si va a Monza, altra pista Mercedes. Da quanto si è visto oggi, in condizioni normali la vittoria non potrà sfuggire ad Hamilton. E quello brianzolo non è un circuito da sorprese, salvo che il meteo non ci metta lo zampino. Per la Ferrari si tratterà quindi di limitare i danni, e ci sarebbe da firmare per un risultato come quello odierno. Magari con Kimi sul podio.

Sogno di una notte di mezza estate

E’ necessaria una premessa, i fatti raccontati in questa pagina non hanno attinenza con la realtà e non sono presenti nozioni tecniche o proposte concrete, anzi, certi punti potrebbero far storcere il naso, ma è solamente un sogno senza troppe pretese, o meglio, un delirio da crisi d’astinenza. Citare addirittura Shakespeare (la cui nipote sposò tra l’altro tale John Barnard, omonimo di un personaggio sicuramente noto ai nostri lettori) nel titolo è forse “leggermente” pretenzioso, ma quando si sogna ci si può permettere di tutto, anche di essere artisti o di immaginare un futuro diverso per il proprio sport preferito, quindi buona notte.

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