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MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI CITTA’ DEL MESSICO

Del Gran Premio del Messico ho visto e letto molte cose, prima e dopo il suo svolgimento, che ne hanno movimentato il contesto rendendolo, di fatto, ancora più interessante di quanto già non fosse alla vigilia.

Ciò può sembrare paradossale dal momento che i vincitori del mondiale 2022 sono già stati iscritti all’albo d’oro ma tra le polemiche generate dalla sentenza sullo sforamento del Budget Cap da parte di Red Bull, motivi d’interesse tecnici dati dalla pista “più altissima” del mondiale e la curiosità di vedere come si sarebbero sviluppate le sfide sportive che rimangono da raggiungere agli “altri” di cose da vedere, ascoltare e leggere ce n’erano parecchie.

E ci sono, effettivamente, state.

Il tema Budget Cap meriterebbe riflessioni a parte. In questa sede mi limito a fare una battuta e due considerazioni.

La battuta: visti i dettagli di natura contabile divulgati nei giorni scorsi è evidente che in RBR hanno bisogno come il pane di contabili che, al minimo, siano capaci di saper fare cose tipo addizioni e sottrazioni, per non parlare di  moltiplicazioni e divisioni. Io ho già mandato il mio CV, specificando con orgoglio di saper snocciolare le tabelline dall’1 al 12 con crono di 1’34’’523 stabilito in un’esaltante sfida vinta in extremis contro il bimbo G.V. nelle Q3 del GP “Scuole Elementari Ariosto” il 2 Maggio 1981.

Considerazione 1. 

I numeri indicati e i loro giustificativi danno tante di quelle perplessità che c’è da chiedersi con quale metodologia giuridica siano stati considerati, cioè con quale approfondimento inquisitorio e probatorio, che non sia dato dalla lettura dei documenti di bilancio presentati dalla RBR alla federazione. In Italia, ad esempio, i bravi ispettori dell’Agenzia delle Entrate, quando decidono di prenderti di mira (siamo pur sempre in Italia…), non è che si accontentano solo dei tuoi documenti, eh. Ho visto con i miei occhi un bilancio di 445mila euro di una ASD di cui uno dei suddetti ispettori ha “smontato” il 73% di falsità – cioè, non il 5% o il 1.6% o il 0.37%: il 73%!! E non è che se lo sono inventati o hanno meramente supposto ma hanno tracciato tutto: pagamenti, prelievi, fatture (false), persone e tutte le “lateralità” ove erano stati plausibilmente ridirezionati i flussi di danaro contestati (e poi le commissioni tributarie gli hanno sfondato il c…). Mi domando quanto la FIA possa approfondire davvero gli sforamenti. Perché il punto è proprio lì. Com’è facile intuire, se sfori la voce x e quella y o sei un coglione incapace (scusate non ho potuto trattenermi) o li hai usati per fare qualcosa ti tecnicamente utile al team. Ma se non posso (o non voglio?) approfondire su come hai usato quei soldi sarà difficile dimostrare il vantaggio che ne hai tratto e come ulteriore conseguenza sarà ancora più difficile decidere le sanzioni sportive da applicarti.

Considerazione 2. 

Tra tutte le in-credibili voci che si evincono dai vari report pubblicati sull’argomento la meno credibile non è il costo relativo al catering (che già di per sé fa ridere) ma il punto relativo al credito d’imposta non sfruttato. Cioè, un team iperprofessionale come RBR, con sede legale in un paese che dei magheggi finanziari e fiscali fa il fiore all’occhiello della propria economia, ha un credito d’imposta di 1.431.348 (leggasi unmilionequattrocentotretunomilatrecentoquarantotto) sterline e non lo sfrutta?

Seriously?

Considerazione 3.

Tutti avranno notato che la base di calcolo per lo sforamento del BC è fondato sul relativo bilancio RBR in valuta. La cosa pare ovvia dal momento che il team è di diritto UK e la relativa valuta è la sterlina. Tuttavia, poiché l’ammontare del BC (o “Cost Cap” come viene definito ufficialmente) è espresso in valuta Dollaro qualche dubbio sulle conseguenze e sulle consistenze effettive di eventuali sforamenti può legittimamente venire visto e considerato che i rapporti economici di natura tecnica di un team di F1 sono da considerarsi in un ambito globalizzato. Nel caso di specie, infatti, non può non balzare all’occhio come tra 21 e 22 il cambio $/£ abbia avuto un’oscillazione di quasi il 20% (18.39% secondo i miei calcoli) e chiunque tratti affari internazionali sa quanto sia importante “giocare” sul cambio per proteggere (o, possibilmente, ampliare) i margini sulle transazioni. E non sono cose che scopro io nella mia stanzina: i banchieri fiorentini e veneziani hanno campato per secoli su queste cose. Nel nostro orticello globalizzato della F1 un’oscillazione valutaria di questa entità può portare vantaggi decisivi. È vero che FIA, nelle varie versioni del regolamento finanziario, si è premurata di aggiustare e fissare i cambi (c’è un tabella di conversione del cost cap in dollari con sterline, euro e franchi svizzeri) ma un fixed annual value non significa nulla per chi è abituato a “giocare” con i cambi. Anzi, come si dice dalle mie parti: gli torna solo che comodo considerato che in UK ci sono i maggiori esperti mondiali di questo tipo di “giochi” valutari.

Considerando questa oscillazione, dunque, lo sforamento da parte di RBR potrebbe essere riconteggiato in modo tale che lo porterebbe in una forchetta tra 2,27% e 14,84% quale esito di una manciata di calcoli su excel considerando il caso migliore e peggiore per RBR. Un ipotetico “gioco” che sfrutti un valore di conversione valuta $/£ nel 2021 contro le tabelle di conversione FIA per lo stesso anno farebbe sì che, al lordo delle mille assunzioni fatte in calcoli di questo tipo, lo sforamento certificato da Fia starebbe molto a fatica dentro la minor breach < 5% di cui tanto si parla. Tutte speculazioni, per carità, e per le quali mi cospargo subito il capo di cenere accettando ogni critica ma siccome in questi ameni luoghi virtuali discutiamo di differenze sul giro di pochi decimi capaci di decidere un campionato del mondo di Formula 1 credo che, in generale, questo tema sia una bella gatta da pelare per la FIA.

Il tutta vale, beninteso, per tutti i team con Presentation Currency che non siano dollari (cioè tutti tranne Haas, che io sappia).

Considerazione 4.

Perché la multa di 7 mln di $ è extra-cap? Cioè: brandisco per i glutei mezzo mondo sforando su Catering e crediti di imposta (magari gioco pure sulle valute), mi beccano, mi danno pure una multa alla proverbiale acqua di rose e non la devo nemmeno considerare nel budget cap? Mah!

Considerazione 5.

Come dite? Avevo promesso 2 considerazioni e sono già alla 5? (Be’, l’argomento è succulento)

Avete ragione mi fermo qui. Tanto non saprei come giudicare la parte sportiva delle sanzioni e, a quanto pare, non lo sanno giudicare nemmeno gli stessi protagonisti: Horner piange in cinese proclamando urbi et orbi che per il prossimo anno avranno uno svantaggio enorme mentre gli altri TP (curiosamente non Wolff né Binotto ma Seidl pare il più assatanato) sono scontenti perché, dicono, la loro concreta applicazione in realtà non danneggerà di un epsilon le possibilità di sviluppo tecniche di RBR. 

E se non lo sanno loro…

 

Ma veniamo al Messico.

Che l’altura (2200 s.l.m.!) avrebbe limato non poco le differenze in termini di efficienza aerodinamica tra le vetture si sapeva. La curiosità stava nel capire l’efficacia del pacchetto meccanico in queste condizioni.

E qui non ci sono santi: ha vinto, anzi stravinto Mercedes.

E ha perso Ferrari, ovviamente.

Mercedes ha sfornato performance inimmaginabili alla vigilia: di fatto andava tanto quanto RBR e solo la strategia errata ha impedito ad Hamilton di portare a casa la prima vittoria del 22. Di contro la Ferrari si è ritrovata (inaspettatamente?) a distanze siderali, inimmaginabili alla vigilia. Ma tanto la DT39 non c’entra, giusto?

RBR limita i danni (si fa per dire) grazie ad un Verstappen in stato di grazia e ad un Perez che cercava il massimo nel GP di casa, nonché grazie all’aver capito, contrariamente a quanto credeva Mercedes, che poteva andare sino in fondo con le gialle. Ma siccome c’è chi ha fatto anche meglio in termini di strategia ascriverei il loro successo nel GP ai piloti. Sui quali ora mi spendo, finalmente!, nelle NON-PAGELLE.

 

VERSTAPPEN

Il buon Max continua a stupire e le parole per descriverne le prestazioni cominciano a scarseggiare. In questa gara, date le particolari condizioni in cui si è svolta e anche al netto dei discorsi fatti poc’anzi su bontà del pacchetto meccanico e strategie, ha dimostrato quanto sia eccezionale come pilota. Umanamente non mi ispira una gran simpatia (al pari del suo odierno rivale, l’eptastellato) e sono perciò propenso a radiografare ogni sua mossa a cercare il proverbiale pelo nell’uovo per potermi permettere di dirgli, con fare da moderno Torquemada: “ecco! Vedi?! TU, neerlandese immondo, stregone di cacciaviti ed eretico alchimista che trasformi piedi umani in lingotti di piombo! TU, proprio TU che fai contemporaneamente lo spanizzo e il finto modesto ad ogni domanda sul record di vittorie in una stagione! TU, sei immeritevole! e vinci solo grazie al patto con il Newavolo! (e hai pure una faccia da schiaffi)” 

Eppure non lo trovo, quel pelo nell’uovo, e sono costretto (di buon grado a onor del vero) a riconoscerne gli enormi meriti e l’altrettanto enorme abilità. Qui ha fatto una gara perfetta. Qualifica impressionante. Partenza eccezionale. Ritmo incredibile per tutta la gara a segnare giri con crono costante quasi al millesimo nelle due fasi (pure Genè notava i primi 15 giri tutti sul 23.2). Neanche un errore, nemmeno una piccola sbavatura. Negli ultimi 10 giri, quando tutti si aspettavano che le gomme crollassero, non fa una piega e continua imperterrito a stampare tempi impensabili per gli altri e prendendosi pure la soddisfazione di staccare ulteriormente lo speranzoso Hamilton. Perfezione di gara che ricorda, da molto vicino… lo dico? Ok lo dico: qui in Messico mi ha ricordato lo Schumy dei bei tempi.

HAMILTON

Il buon Lewis arriva in Messico e si ritrova una bella sorpresa: la macchina più veloce del lotto. Però…

Però in qualifica viene sorpreso, sia pur per 5 millesimi, dal suo teammate, oltre ovviamente al giro monstre di Verstappen. Ciò non gli consente di poter battagliare in partenza con Max. Poi il suo lo fa e alla grande. Parte bene e si tiene attaccato a Max con i denti nel primo stint tenendo, al contempo, a debita distanza l’arrembante idolo di casa. Gli RBR decidono di pittare tra il 24 e il 26 giro e qui c’è la mossa che sembra decisiva: rimane fuori senza copiare la strategia. Già. Perché si era capito che le rosse non si erano consumate granché e che a quanto pare il rapporto tra il connubio monoposto 2022/gomme con il circuito Hermanos Rodriguez è una vera e propria storia d’amore. Quindi, pure dal comodo divano di casa ce ne rendiamo conto, l’idea di Ham e Rus potrebbe essere tirare le gialle il più possibile, mettere le rosse e chiudere la gara con concrete possibilità di vittoria. Peraltro, chi dietro aveva le rosse e non aveva ancora pittato (mi viene in mente Vettel), non stava avendo particolari problemi di ritmo. E’ chiaro che tale scelta parrebbe piuttosto aggressiva ma se vuoi vincere devi fare così perché non sono più i tempi in cui il vantaggio di macchina imponeva scelte più conservative che tanto si vinceva lo stesso. Invece sta fuori solo 6 giri in più di Max e i suoi decidono di mettergli le bianche. A quel punto non gli rimane altro che sperare che il preventivato crollo di prestazione delle gialle di Max si concretizzi. Ma chi visse sperando… Occasione buttata.

PEREZ

Il buon Checo le prova tutte per portarsi a casa il GP di casa. Per una volta non prende le piste dal teammate in qualifica. Parte pure bene perché si infila tra le due mercedes. Però lui, a differenza di Max, è un pilota “normale” e la fatica che ha fatto a stare dietro a Lewis, nonostante tutte le motivazioni che aveva per fare bene, è ciò che ci ha fatto capire che qui in Messico era proprio la Mercedes la macchina migliore. Il problema al pit stop è stato sfortunato ma non sarebbe cambiato nulla nei confronti di Ham. Alla fine è deluso ma non ne ha troppe ragioni: il compagno ha performato in modo irreale e Ham ne aveva di più. Quindi, più di così non poteva fare. E comunque si riporta al secondo posto nel mondiale piloti

RUSSELL

Pure lui si ritrova la più grande sorpresa del week end messicano tra le mani ma trova il momento peggiore per mostrare al mondo la sua deferenza per l’illustre compatriota nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon. Infatti, dopo una qualifica eccellente, che rimette a posto i conti con il teammate per 5 millesimi, decide di travestirsi da Principe di Danimarca e allo spegnersi dei semafori eccoli lì i sottotitoli a caratteri fluorescenti comparire sul muso della sua Mercedes: “Essere o non essere… aggressivi? Passivi? Furbi? incoscienti?”

Niente di tutto questo. La sua indecisione è palpabile e ne paga pesantemente le conseguenze non solo nei confronti di Lewis, che di “Shakespeare” forse non sa fare nemmeno lo spelling, ma anche nei confronti di Perez. Onestamente il frangente e come l’ha gestito mi ha deluso parecchio. Ancora più deludente è il primo stint dove non pare avere la capacità di tenere lo stesso ritmo dei primi 3. Si riaccendono le sue possibilità intorno a metà gara dove mette in mostra un QI di tutto rispetto visto che si rende conto che la strategia con le rosse nel secondo stint sarebbe vincente. I suoi non gli danno ascolto e deve suo malgrado ingoiare l’amara pillola delle gomme bianche. A dir il vero il secondo stint è più veloce di Hamilton e Perez ma con un margine troppo risicato per poterli davvero impensierire. Più logico rispetto al precedente GP il pit per il Fastest Lap a due giri dalla fine per prendersi il punto addizionale perché con una Ferrari così obbrobriosa la possibilità di strappare il secondo posto mondiale nei costruttori non è più così impensabile come poteva essere sino ad un paio di GP fa (e poi limita il continuo recupero di Ham in classifica piloti). Amletico.

SAINZ-LECLERC

Si dice che girassero con motore depotenziato. Un più unico che raro camera car (di Sainz, se non ricordo male) faceva effettivamente percepire un rumore un po’ troppo sibilante del turbo ma non sono abbastanza competente da capire se tale rumore fosse indicativo di qualcosa. Fanno a sportellate tra loro le prime due curve e poi si plafonano per il resto della gara girando almeno 1 sec al giro più lenti di quelli davanti. Talmente anonimi che non mi viene in mente altro da dire. Inquietante.

RICCIARDO

Dopo la peggior prestazione dell’anno il simpatico Daniel decide di sfoderare la migliore. Infatti in Q per una volta prende solo 2 decimi da Norris (sufficienti però per mancare il Q3) e poi in gara si dimostra piuttosto pimpante (ho in mente un bel duello con Zhou). Strano, soprattutto considerando che Norris appare, invece, piuttosto svogliato. Forse l’aria rarefatta di Mexico City gli ha dato un po’ alla testa e si ricorda di essere (stato?) un top driver. Avrebbe comunque concluso dietro al teammate come sempre se non avesse intuito (lui o il suo race engineer, magari imbeccati dai team radio di Russell) la strategia più efficace in questo GP: andare il più lunghi possibili nel primo stint, poi mettere le rosse e divertirsi negli ultimi giri a passare gli altri come birilli. La cosa riesce talmente bene che conclude in un, per lui, insperato settimo posto dribblando anche la sanzione di 10 sec per la manovra ridicola fatta contro il povero Tsunoda. A proposito di quest’ultima manovra sono rimasto piuttosto sorpreso. Se c’è una cosa che si può dire di Ricciardo è che proprio il sorpasso è il suo cavallo di battaglia tecnico migliore. Quindi una mossa così ingenua è stata decisamente inattesa: visto il vantaggio di gomme avrebbe potuto tranquillamente aspettare un paio di curve e mangiarsi Yuki a colazione. Invece nulla. Peccato perché quella stupidaggine rovina il ricordo di una prestazione notevole in una stagione che da ricordare, per lui, non ha proprio nulla.

OCON-NORRIS

Li accoppio in queste non pagelle. Prestazione più che sufficiente vista la posizione finale ma nessuno dei due ha mostrato particolari meriti in gara che non siano derivati dalla comunque buona qualifica che hanno fatto.

BOTTAS

Povero Valtteri! Sfodera una qualifica ai limiti del leggendario, confermando che in termini di velocità pura non ha nulla da invidiare a nessuno. Con la scalcagnata Alfa Romeo di questa seconda parte di stagione si toglie persino la soddisfazione di dividere le due Ferrari in qualifica centrando un sesto posto da paura. Ma conferma altresì che non sa correre. Fa una partenza disastrosa facendosi superare da chiunque avesse intorno (ancora un po’ e mi aspettavo che lo superasse anche la medical car). Nei primi giri prova a stare attaccato ad Alonso rispetto al quale sembrerebbe avere anche più ritmo ma la sua cronica incapacità di correre lo limita al punto tale che dopo qualche timido affacciamento negli specchietti di Fernandel si demoralizza e si stacca. Non pago del pietoso primo stint fa una seconda parte di gara al rallentatore permettendo ai vari Ricciardo, Ocon e Norris di passarlo senza opporre la minima resistenza. Il punto portato a casa è solo frutto dell’ottima qualifica.

NOTE DI MERITO

Alonso finché il motore ha retto ha fatto una gara eccellente, di gran lunga migliore, come al solito, del teammate. Strana però la scelta delle bianche: una old fox come lui avrebbe dovuto intuire la strategia à la Ricciardo. Non fatico a immaginare che se avesse potuto applicarla, motore permettendo, avrebbe anche potuto impensierire il duo ferrarista.

Tsunoda: ancora una volta migliore del teammate sia in qualifica che in gara. Peccato la mossaccia di Ricciardo nei suoi confronti. 

Gasly-Albon. In realtà male il primo ma, con Albon, ha il merito di trovare la strategia migliore mettendo le rosse nell’ultimo stint: entrambi rischiano di andare a punti.

NOTE DI DEMERITO

Zhou dopo alcune belle gare, soprattutto nei confronti di Bottas, si ritrova in Messico a soffrire sia in qualifica, dove viene messo a distanze siderali, sia in gara dove non pare mai in grado di impensierire alcuno.

Haas e Aston Martin si sono trovati vetture pietose in questo GP. In qualifica ho visto Mick scivolare talmente tanto che ad un certo punto pure io sono scivolato dal divano per simpatia.

Latifi: che ve lo dico a fare?

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN FA 14 IN MESSICO. FERRARI SOTTO ZERO.

A Città del Messico l’argomento che tiene banco è sempre quello: il budget cap. Stavolta a tenere banco è la sentenza che, come ampiamente prevedibile, consiste in una bella dose di tarallucci e vino per la Red Bull. Le reazioni ai vari team principal sono da comica, ma per questo rimando agli immancabili PS.

Dopo la proverbiale quanto inutile superiorità Ferrari nelle prove libere, le qualifiche riservano la sorpresa di una Mercedes a livello delle Red Bull e di una Ferrari inguardabile. La pole va comunque a Verstappen, con le due frecce d’argento di Russell ed Hamilton a seguire, e l’idolo di casa Perez a chiudere la seconda fila. Leclerc si fa superare perfino dall’Alfa di Bottas, il che la dice lunga sulle difficoltà della rossa. Rimando anche in questo caso al PS per una considerazione sui commenti dei ferraristi a proposito della débacle in qualifica.

Si spengono i semafori e Verstappen, come al solito, parte benissimo. Russell si fa invece superare sia da Hamilton che da Perez.
Leclerc e Sainz duellano per qualche curva ma poi Charles ae la prende persa e lascia in pace il compagno.

Le due Ferrari oggi non vanno, e si staccano rapidamente. I primi 3, invece, restano racchiusi in meno di 3 secondi. Fino al giro 10, perché poi, inesorabilmente, Verstappen si allontana, anche se Hamilton partito con gomma a mescola media, prova a tenere il passo, al contrario di Perez che, invece, si ritrova ben presto a debita distanza.

Al giro 23, le gomme soft di Max iniziano a calare, come quelle del messicano, che si ferma per primo per montare gomma a mescola media. Verstappen si ferma 2 giri dopo, con una scelta ovviamente identica. Ad Hamilton viene detto di continuare per almeno altri 6 giri.

Al comando ci sono quindi le due Mercedes, con Russell staccato di 5 secondi dal compagno. Ma Max gira 1 secondo più veloce.
Al giro 29 si ferma Leclerc per montare gomma media. Si ferma anche Hamilton, per montare gomma dura, evitare l’undercut da parte di Perez e tentare di andare fino in fondo. Lewis era contrario a questa scelta e voleva continuare.

Cosa che fa Russell, al comando, che non si vuole fermare e chiede al suo box di montare la gomma soft per il finale di gara. Ma non viene accontentato e al giro 35 si ferma per montare gomma dura.
Al giro 38 Perez raggiunge Hamilton che, come prevedibile, si lamenta delle gomme, al pari del suo compagno. Verstappen è ormai lontanissimo, ma in Mercedes sono sicuri che le sue gomme non dureranno fino alla fine.

E si sbagliano, perché Max arriva alla fine senza problemi con oltre 10 secondi di vantaggio su Hamilton, che ha continuato a lamentarsi per tutta la seconda parte di gara e, almeno, è riuscito a tenere a bada l’idolo di casa Perez, che sale sul podio per il tripudio del pubblico.

Quarto Russel, quinto, seguito, a quasi un minuto, da Sainz, con a ruota Leclerc. Settimo un ottimo Ricciardo. Nonostante una penalità di 10 secondi. Ottavo Ocon, nono Norris e decimo Bottas. Da segnalare il solito magnifico Alonso, migliore degli altri per quasi tutta la gara e poi costretto all’ennesimo ritiro a pochi giri dalla fine.

Con la sua quattordicesima vittoria stagionale, Verstappen stabilisce il nuovo record superando Schumacher (2004) e Vettel (2013), fermi a 13. Fra due settimane il Circus farà tappa ad Interlagos per la penultima gara, e Max potrà facilmente mettere a segno la quindicesima, perché di avversari, quest’anno, non ne ha più.

P.S. 1: Horner che fa la vittima accusando la FIA di avere penalizzato il welfare Red Bull, Wolff che si dice soddisfatto della sentenza, Seidl che dice che è ora che quelli della Red Bull smettano di raccontare balle e, infine, Binotto che accusa la FIA di esserci andata troppo leggera e che Verstappen si meritava la perdita del mondiale 2021. E’ evidente che ogni dichiarazione si porti dietro un certo tipo di vissuto, e che, alla fin fine, abbiano tutti fatto la figura dei burattini comandati da un burattinaio che aveva ben chiaro cosa dovesse accadere in questi due anni. Burattini fino ad un certo punto, però, perché alla fin fine tutti ci guadagnano tanti soldi da questa situazione.

P.S. 2, Dopo le prove, abbiamo sentito Leclerc e Sainz parlare di qualcosa di strano al motore, e Binotto dire chiaramente che quella di Città del Messico è una pista difficile, e che qualche volta non si riesce a mettere tutto assieme. Traduzione: i piloti non hanno fatto un buon lavoro. In Ungheria era colpa della macchina (e Charles diceva il contrario), qui no (e sempre Charles ha detto il contrario). Meglio che si mettano d’accordo prima di farsi intervistare. Ma, soprattutto, è bene che il team principal inizi a chiedersi perchè, dopo avere ripetuto per due anni che l’obiettivo era il 2022, i tifosi si trovano davanti ad una stagione che sembra la 2019 al contrario. Oppure la 2013, fate voi. E dopo entrambe ci ricordiamo bene che stagioni ci furono.

P.S. 3.  Abbiamo avuto 7 terribili anni di dominio Mercedes, poi un 2021 eccitante, e ora un 2022 con il più grande dominio di un pilota mai visto in Formula 1. Auguriamoci di non vedere questa solfa fino al 2025, con tutto il rispetto per il grandissimo talento di Verstappen, a cui non conviene uno scenario del genere, perché alla storia potrebbe passare il fatto che ha vinto il primo mondiale grazie a Masi, e gli altri guidando un’astronave fatta da Newey. Hamilton sa bene cosa voglia dire.

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Seconda gara back to back nel continente americano per il Circus che passa dal Texas a Città del Messico per il GP del Messico sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez.

Messo in cascina anche il titolo costruttori e in attesa delle fantomatiche sanzioni che la FIA deve comunicare a Red Bull per lo sforamento del budget cap, il Gp del Messico vedrà il grande idolo di casa Perez cercare di togliere una vittoria già opzionata dal suo compagno di squadra e cercare di riprendersi il secondo posto nel mondiale piloti.

Vedremo se l’aria (rarefatta) di casa darà quel surplus in più al pilota messicano e anche quanto Red Bull (che è sempre attenta alle questioni di… marketing) vorrà strizzare l’occhio al sempre numeroso pubblico presente in circuito.

immagine da mexicodailypost.com

Il GP del Messico è per sua natura atipico in termini di condizioni ambientali che i team troveranno, con meno downforce generato dal corpo vettura, turbo della PU che dovrà girare a regimi più alti per compensare la perdita di potenza del motore termico causata rarefazione dell’aria e qualche problema in più in termini di raffredamento del corpo vettura e dei freni.

Ragionando in questi termini viene da pensare che le monoposto che riescono a generare tanto downforce saranno quelle favorite, e questo mette in pole sia Red Bull che Ferrari, con la prima che si fa preferire per una maggiore efficienza aerodinamica e l’accoppiata ibrido-turbo superiore rispetto a Ferrari. Dovrebbe venire un pò meno una delle armi principali del team campione del mondo, ovvero la velocità in rettilineo a DRS aperto, dato che l’ala posteriore non incide granchè a livello di DRS chiuso/aperto.

Il GP di Austin ha confermato un Verstappen sempre sul pezzo, una Mercedes in ascesa e una Ferrari bella al sabato e non un granchè alla domenica. In Messico le cose potrebbero cambiare soprattutto per Mercedes che potrebbe risentire di una downforce meno accentuata rispetto ad altre piste. Il pronostico comunque va sempre e comunque a favore della Red Bull.

immagine da motorbox.com

Intanto una possibile spiegazione della rossa “bella di sabato” viene, manco a dirlo dalle conseguenze della famigerata TD39. L’introduzione della TD39 sembra abbia in parte compromesso il bilanciamento aerodinamico della SF75, con conseguente irrigidimento delle sospensioni per cercare di porvi rimedio. Questo però ha indirettamente compromesso l’ottima gestione gomme che la rossa aveva dimostrato prima della sosta estiva, con il suo apice nel GP d’Austria.

Pirelli porterà le stesse mescole viste ad Austin e sarà da verificare su una pista front-limited quale sarà il degrado delle gomme anteriori, a fronte anche di una pista che migliorerà sensibilmente col passare delle sessioni di prove libere.

Tornando al discorso budget cap, sono attese decisioni ufficiali entro questo venerdì, giusto per dare il pretesto per qualche polemica in più.

Notizia fresca invece l’approdo definitivo di Audi in F1 in collaborazione con la Sauber. Non è ancora chiaro chi avrà le quote di maggioranza ma immaginiamo che Audi non vorrà essere solo un semplice sparring partner, l’ambizione è quella di arrivare a vincere per cui faranno sul serio fin da subito.

immagine da cadenaser.com

Per il resto vedremo in che modo i commissari di gara si renderanno ridicoli nel dipanare le inevitabili diatribe che si avranno nel weekend di gara. Difficile fare peggio del trattore in pista a Suzuka, dello specchietto di Alonso e della “Strollata” di Austin ma si sa che non c’è mai un limite al peggio.

*immagine in evidenza da alvolante.it

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: IL COWBOY SENZA CAVALLO

Nella terra dei cowboy, si consuma così l’ennesima vittoria del neo bi-campione del mondo Max Verstappen, il quale non è assolutamente intenzionato a lasciare nulla agli avversari, nemmeno le briciole. Il Texas ci ha regalato una sana dose di spettacolo che in questa F1, scontata ed inquinata da veleni e sospetti, nemmeno troppo infondati tra l’altro, non guasta mai. Eppure un cowboy che si rispetti, senza il suo cavallo, non è nulla e soprattutto nulla può contro una mandria inferocita di avversari. Naturalmente non mi riferisco all’olandese. Lui il cavallo ce l’ha e purosangue anche. Un cavallo così imbizzarrito e smanioso di correre che nemmeno la sua stessa scuderia riesce a fermare. Max, all’ultimo pit effettuato, viene letteralmente bloccato dalla sua squadra per un errore nella sostituzione degli pneumatici (dopo un intero mondiale che rasenta la perfezione ai box ci può stare), eppure nonostante la quantità abnorme di tempo perso, grazie al suo cavallo, riesce a recuperare tutto e tutti. Come la storia recente ci insegna, scritta proprio dal campione uscente Lewis, non solo senza cavallo non vai da nessuna parte, soprattutto se vuoi spettacolo, devi cercare di azzoppare il tuo stesso stallone vincente. Infatti è stato proprio a causa (o grazie?), all’errore dei bibitari ai box che si è ravvivato un GP già segnato. Max, da par suo conscio del mezzo (e dei mezzi) che ha, come al solito, non si è perso d’animo ed ha recuperato su Charles e su Hamilton con facilità impressionante. 

Del resto, proprio l’epta campione del mondo non dovrebbe meravigliarsi di quanto accorso, visto che solo fino all’anno scorso lui si trovava nella stessa situazione, pardon, montava lo stesso cavallo: in assenza di concorrenza si fa il bello ed il cattivo tempo e poco a serve la stoica resistenza offerta e le parole di incitamento che arrivavano alla sua radio, dal suo box. Radio che ad un certo punto è stata ammutolita, non tanto per la ricerca di concentrazione, quanto per il fatto che il campione inglese era ben conscio che da lì a breve sapeva che fine avrebbe fatto. Così, mentre l’olandese volante smadonnava continuamente contro il vento di traverso che arrivava a disturbare la sofisticata aerodinamica della sua RB18, il buon Lewis faceva la telecronaca di tutte le curve che il suo diretto avversario violava in maniera sistematica. Hamilton la voleva quella vittoria a tutti i costi, perché i record da mantenere o da infrangere sono l’unica cosa che gli sono rimasti, perché di vincere, almeno per quest’anno e a meno di miracoli, non se ne parla. Purtroppo entrambi i due cowboy difettano di educazione ed umiltà… e forse chissà è proprio questo il segreto del loro successo: Max, poteva e doveva risparmiarsi quel “beautiful” nei riguardi della sua squadra che, sebbene gli ha rovinato (marginalmente) una gara decisa già dall’inizio, è anche vero che è la stessa squadra che gli ha fornito un cavallo di razza (dopato), che gli ha permesso di vincere tutti i GP del calendario a partire da prima della pausa estiva. Un errore ci può stare, fa parte della casistica, non per l’insaziabile Max evidentemente. Il bi campione del mondo non ha nulla più da imparare ormai, se non in fatto di educazione appunto e motivazione nei riguardi di chi si fa il culo fino a notte fonda per dargli un mezzo all’altezza delle sue aspettative. L’olandese deve pregare che le cose per lui vadano sempre nella sua direzione. Così come il buon Lewis (il quale ha condotto una gara di tutto rispetto e ci sarebbe stato di che esultare caso mai avesse vinto) è ritornato nelle sue abituali vesti di “piangina”, lamentandosi ad ogni curva e, appena ha visto che non ce n’era per nessuno contro quella bestia di Verstappen, ha tirato i remi in barca accusando le gomme. Eppure il suo cavallo ultimamente “di biada ne ha mangiata”, tanto che a questo punto del mondiale, la Mercedes è da considerare, a buon diritto, seconda forza! 

Il vero cowboy senza cavallo, in tutta questa storia, è il duo ferrarista. Certo la doppietta Ferrari nel sabato texano farebbe presupporre il contrario. Il fatto è che i punti non si fanno al sabato e, sebbene le doti velocistiche alla F1-75 non mancano e tutti i difetti si possono occultare proprio nel giro singolo, è anche vero che è durante la gara che la verità emerge in tutta la sua impietosità. Carlos sotto bersaglio per tutta la settimana, a causa delle sue dichiarazioni che non si sente secondo a nessuno, risponde a tutti con una pole da urlo…e poi? Non mi piace fare il tifoso e, sebbene Russell in partenza sbaglia clamorosamente trasformandosi in ariete, lo spagnolo ha di che recriminare con se stesso per l’incidente: una partenza infelice dapprima per poi affrontare la prima curva in un modo quanto meno ottimistico, offrendo letteralmente il fianco a chi segue, vanificando così quanto di buono fatto vedere il giorno prima e buttando al vento un podio che sarebbe risultato pesante almeno per la sua classifica e per il suo morale. Inutile lamentarsi ai quattro venti di non essere il secondo quando poi si conclude la gara proprio alla prima curva, specie se il tuo compagno “domina” il GP partendo dalle retrovie. Con una Ferrari monca del suo pilota partito dal palo texano, ci pensa il solito Charles a mettere d’accordo tutti su quanto la Ferrari riesce ancora ad esprimere. Nel deserto americano la F1-75 del monegasco fa vedere sprazzi di ripresa e, come al solito, illude di potersela giocare fino alla fine, salvo poi fare i conti con la dura realtà. Il cavallo di LeClerc purtroppo ha gli zoccoli con i ferri spuntati, come si suol dire, e purtroppo il monegasco, per quanto abbia dato l’anima e corso con il cuore, nulla ha potuto contro la furiosa rimonta dell’acerrimo nemico d’infanzia. LeClerc, ferrarista per vocazione, regala sogni e certezze ed il sorpasso sul solito coriaceo Perez è già leggenda. Eppure quante volte abbiamo già visto, in questi sciagurati ultimi dodici anni (a partire dal 2010 dunque), piloti rossi come Alonso in primis e persino Vettel (ebbene si, perché anche se il tedesco non è tra i miei piloti preferiti, si dia a Cesare quel che è di Cesare) che si sono dovuti inventare sorpassi impossibili per portare il risultato a casa. La F1-75 ormai è palesemente terza forza nel mondiale nel gestire la gara e solo il vantaggio accumulato all’inizio del mondiale, salvo sciagure dell’ultimo minuto, gli consentirà di conquistare il secondo posto nel mondiale. Per carità, visto da dove la Rossa è partita nel 2020, già questo di per sé è un traguardo ragguardevole. Eppure questo risultato lascia l’amaro in bocca, viste le premesse all’inizio di questo disgraziato mondiale. Purtroppo la Rossa mangia le gomme e la coperta, a questo punto del mondiale che ormai giunge alla conclusione, è troppo corta: se gestisce non riesce ad avvicinarsi e ad attaccare gli avversari, se invece spinge, ad un certo punto, deve tirare i remi in barca perché rischia di arrivare al traguardo sulle tele. La faccia del monegasco, a fine gara, era tutto un programma. LeClerc era in preda a rabbia mista a delusione, perché conscio dell’attuale situazione. Se il mondiale durasse altre venti gare, state certi che Verstappen le vincerebbe tutte comunque e, questo, Charles lo sa bene. A fine gara volge le spalle a Max. Di base il mondiale è andato, solo che, a mio giudizio, nel comportamento del monegasco c’è ben altro che solo carica agonistica. Egli sa che in questo velenosissimo mondiale ci sono state troppe cose che sono andate storte, perché non è normale che il suo cavallo rosso deficita proprio là dove erano prima i suoi punti di forza: consumo delle gomme e (mancata) velocità nei tratti medio lenti di ogni pista. Ferrari si ostina (e non potrebbe essere altrimenti del resto) a dire che la DT039 non centra nulla con la debacle prestazionale della F1-75, intanto il buon Charles, con drs aperto a Max sul rettilineo, lo vedeva col binocolo. Il lavoro da fare in tal senso a Maranello è davvero tanto e speriamo che lo sguardo di LeClerc non sia riferito proprio al futuro, perché, signore e signori, un cowboy, per quanto forte, senza cavallo non può fare nulla

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI AUSTIN

Finalmente una gara in condizioni ottimali, senza piogge, umidità strane, asfalti, buio, monsoni, trattori vaganti, fumogeni arancioni e quant’altro. Il sole si è oscurato solo quando Shaquille O’Neal si è alzato dal divanetto per andare a prendersi una birra e 12 kg di salatini.

Quel che ne è venuto fuori è stato un Gp bellissimo, ad alta tensione, strategico q.b., spettacolare, emozionante tra l’altro in uno dei circuiti più belli e difficili del mondiale in cui, forse non a caso, i piloti hanno potuto far vedere di che pasta sono fatti, nel bene e nel male.

E altrettanto non a caso ha vinto (di nuovo) Verstappen il quale, per una volta, ha anche dovuto affrontare alcune difficoltà che ha risolto magistralmente facendo vedere quanto merita di stare lassù.

VERSTAPPEN

Magistrale l’ho già scritto. Aggiungo un “eccezionale”, per come ha saputo gestire la prima parte di gara, per come ha arrembato nella seconda parte dopo il problema al pit, per come ha gestito le ripartenze in SC (ottima l’idea di andare full gas già alla 17) e per la gestione delle gialle nel finale. C’è anche l’aggettivo “strepitoso” da appioppare al sorpasso su un Hamilton il quale, non avendo nulla da perdere, avrebbe anche potuto buttarlo fuori solo per il gusto di farlo. Se queste fossero pagelle vere sarebbe da 10. Ma senza lode per la caduta di stile (eufemismo) nel commento in radio sul suo problematico pit stop. A questo proposito, va detto che nella concitazione e tensione della gara si tende a perdonare tutto il liquame lessicale, frutto inesorabile di obnubilamento e tensione, che fuoriesce dal cavo orale dei nostri eroi quando si trovano in situazioni del genere. Ma il rabbioso sarcasmo mostrato dall’orange è segno di una lucidità distorta e inutilmente antipatica che non aveva alcuna ragione d’essere considerando per giunta il contesto in cui da diverse stagioni, la scorsa in particolare, i meccanici RBR al pit snocciolano record su record e il cui contributo alla vittoria mondiale 2021 è certamente stato decisivo (e non credo siano loro i destinatari dello sforamento del BC). L’unica cosa peggiore del commento di Max, però, è stata la decisione di mandarlo in onda: l’umiliazione intrinseca del pacchiano errore del meccanico si mostrava da sé e se Max poteva risparmiarsi l’ingeneroso commento altrettanto la regia poteva risparmiarsi di mandarlo in onda.

HAMILTON

Eccellente anche la sua gara. Se anche non è più l’Hamilton dei tempi andati ieri ha tirato fuori tutto il bagaglio di esperienza che ha accumulato. Lucidissimo alla prima curva nell’intuire cosa stava accadendo tra Sainz e Russell e ritmo indiavolato per tutta la gara in relazione alle potenzialità della sua macchina. L’undercut è stato perfetto anche al netto di SC ed errori al pit di Max. Tutti avevamo capito che Max avrebbe messo le gialle e che avrebbe pittato subito nella logica di “marcatura a uomo” avendo 5/6 sec di vantaggio e l’idea era che anticipando il pit mettendo le bianche per andare in fondo avrebbe fatto sì che Max si sarebbe trovato con gialle usurate negli ultimi 5-6 giri con concrete possibilità di vittoria. L’errore al pit di RBR sembrava anche aver premiato la tattica ma solo la capacità di RBR (e di Max in particolare visto che Perez non è stato altrettanto capace) di gestire le gialle fino in fondo non gli ha fatto centrare il bersaglio grosso. Nel mondialino finale tra lui e Russell (tema Mercedes del finale di stagione oltre al tentare di vincerne una) ha segnato un discreto colpo: davanti in Q (sia pur di poco) e decisamente migliore in gara con 7 punti recuperati (in realtà dovevano essere 8 ma ne parlo dopo su Russell) è quel che si porta a casa da Austin.

LECLERC

Tra l’ottima partenza, l’ottima gestione in SC, i sorpassi come sempre fenomenali (da antologia il doppio su Norris-Gasly e meraviglioso quello su Perez) e la strenua resistenza con Verstappen verrebbe da appioppare un bell’”eccellente” anche a lui. Tuttavia mi sbilancio aggiungendo un “meno-meno (con riserva)” alla voce gestione gomme. Il “meno-meno” è dovuto al fatto che sia con gialle che con bianche dura pochi giri e poi plafona 1.5 sec in meno di quanto ci si auspicherebbe e la “riserva” è dovuta al fatto che ancora una volta è mancato il confronto con Sainz per capire se il difetto è stato suo o della macchina. È da Spa che non si capisce bene questa questione delle gomme ma tanto la TD39 non c’entra, giusto? Comunque intanto torna secondo in classifica generale e lo zero di Sainz fa sì che, salvo improbabili ribaltoni nelle prossime tre gare, la gerarchia interna quest’anno non porrà alcun dubbio a nessuno

PEREZ

Solo 2 decimi di distacco in Q dal teammate è già una notizia. Peccato per lui la penalizzazione in griglia. Fa però (come sempre?) un po’ troppa fatica nella prima metà gara ove dopo il parapiglia della prima curva non pare comunque a suo agio come Max. Si riscatta nel finale dove va a prendere Leclerc salvo finire le gomme in anticipo rispetto al teammate e non ha quindi abbastanza tempo per sorpassare CLC e prendersi il podio. Nel complesso maluccio, direi, perché Ham l’ha visto col binocolo, ha subìto il sorpasso da CLC, non ha gestito bene le gomme ed è pure sceso al terzo posto in classifica generale. Vedremo se in patria si riscatterà.

RUSSELL

In Q perde, sia pur di poco, il confronto con Ham, fa una puttanata pantagruelica alla prima curva che secondo me meritava drive through e nell’arco della gara è in generale parso sensibilmente inferiore all’eptacampeao. Si difende cmq bene nella prima parte di gara ma non ha il ritmo del teammate nella seconda parte. Mah! Un po’ pietosa la storia del fastest lap: a che pro? Facile intuire che il tema è il confronto con Hamilton nel finale di stagione. Il vantaggio che aveva nel confronto mondiale sta scendendo di gara in gara quindi il fastest lap senza senso è spiegabile solo in questo modo. Il racconto che si stava dipanando fino a poco tempo fa era che Russell sarebbe stato il cavallo su cui puntare nei prossimi anni, che stava mostrando il suo talento al pluricampione e che era già in grado di dire la sua. Il “risveglio” di Hamilton potrebbe smontare tutto il giochino con inevitabili riflessi contrattuali per il futuro. Se visto in quest’ottica il finale di stagione di Mercedes non è banale ed è da seguire con interesse.

NORRIS

Grazie alle solite piste rifilate a Ricciardo in Q e alle varie penalità comminate agli altri si ritrova in 6 posizione in griglia ma non ne approfitta al meglio complice il casino alla prima curva. La prima parte di gara è comunque decisamente insufficiente ma viene compensata dalla seconda parte eccezionale che mi fa dire che nel complesso la sua gara è stata ottima. Infatti dopo la seconda SC ha avuto una performance eccellente, con ottimi sorpassi e un ritmo secondo solo a quelli del podio. Forse la gara in cui ha più distrutto Ricciardo in questa stagione.

ALONSO

Lo metto qui perché forse il ricorso di Haas potrebbe essere rivisto e comunque è la posizione che ha conquistato al traguardo. Che gara! Se parametriamo la sua performance al gruppo in cui dovrebbe trovarsi direi che è stato eccezionale. Ha dato le piste in stile Norris/Ricciardo a Ocon in qualifica. Si è trovato invischiato nei casini della prima curva ma poi ha recuperato. Ha avuto quel pauroso incidente ma non si è dato per vinto ed è andato alla grande (secondo solo a Norris) dopo la relativa SC con una macchina che incredibilmente (a parte il famigerato specchietto) pareva non avesse ricevuto grossi danni. Che dire? Eccellente!

VETTEL

Ottima gara la sua, considerando il mezzo (anche se in Q le ha prese dal teammate). Sfrutta la complicata prima curva alla grandissima poi gestisce ottimamente le gomme e la strategia per tutta la gara trovandosi anche al comando per qualche giro nei vari giri di pit stop tra le SC. Eccellente anche lui, come Norris e Alonso, nella seconda parte conclusa con sorpasso da antologia al coriaceo Magnussen subito prima del traguardo che gli vale  la settima posizione (salvo riammissione di Alonso). Peraltro senza il disastroso Pit avrebbe fatto sicuramente sesto e sarebbe stata posizione meritatissima. Consolida la sua posizione mondiale sia in assoluto che nei confronti del teammate. 

MAGNUSSEN

Un bel “bravo” non glie lo toglie nessuno. Ha azzardato la strategia ma grazie alle SC e ad un ritmo interessante si è trovato nelle posizioni che contano e non le ha mollate. Non ha potuto nulla al ritorno di Norris/Alonso e il sorpasso finale subito da Vettel è più merito di quest’ultimo che demerito suo. Considerando le magre di Haas in questa stagione questa gara per lui è grasso che cola che ha raccolto alla grande. Uno dei piloti del “non a caso” della premessa: in un circuito probante e in una gara complicata lui è venuto fuori ottimamente. 

NOTE DI MERITO

Tsunoda non l’ho francamente mai visto ma la gara era complicata e il circuito probante e se alla fine si è trovato subito dietro i protagonisti gli va dato atto di aver fatto sicuramente bene. Ancora non so se sarà un pilota meritevole di stare in F1 però quest’anno ha mostrato e continua a mostrare progressi. Vedremo.

Albon ha lottato da par suo e anche se stavolta non sono arrivati i punti gli va dato atto che merita di stare in F1 e sarebbe interessante rivederlo in una macchina più prestazionale. Nel periodo RBR è parso discontinuo mentre in Williams mi pare abbia trovato più solidità.

Zhou partiva in fondo e ha lottato tutta la gara là dove doveva essere. Anche per lui, come per Tsunoda, vale il discorso dei progressi solo che è ancora meglio visto che Tsunoda ha un anno in più di esperienza. La classifica che lo vede molto indietro rispetto al suo teammate secondo me è bugiarda perché Bottas gode del bottino racimolato nelle prime 5/6 gare dopo le quali Zhou si è affiancato come prestazioni e secondo me è andato meglio come rendimento in gara.

NOTE DI DEMERITO

Questa pista così probante ha messo in mostra un bel po’ di cose nel gruppo dietro i primi anche in negativo.

La più evidente riguarda Ricciardo che ormai non è nemmeno più l’ombra del pilota che ho ammirato nel periodo RBR. Ora è persino rinunciatario e in un circuito che esalta il pilota come il COTA arriva addirittura ultimo (vabbè, Latifi non conta). Mah!

Continua a deludermi Gasly che quest’anno, dopo un buon inizio, mi è parso abbia fatto passi indietro rispetto al promettente passato e in questa gara purtroppo per lui si è visto in modo plastico: confusionario, pasticcione, incapace di gestire la lotta con avversari sui quali dovrebbe pure godere di un minimo vantaggio tecnico e fa pure casino con le penalità (che non dovrebbe prendere visto che si trattava di track limits). Gambero.

Stroll in realtà stava facendo un’ottima gara (tra tutti era quello che meglio aveva approfittato dell’incidente Sainz/Russell in partenza) ma poi ha rovinato tutto con la puttanata sesquipedale dell’incidente con Alonso. Purtroppo quello (insieme a tanti altri) è il segno di immaturità e incapacità di gestione che, visto che ormai sono anni che è in F1, evidentemente non si toglierà mai.

Sainz dovrebbe stare nei né carne né pesce visto che è stato subito buttato fuori. E se è vero che la boiata di Russell l’ha visto passivo protagonista è altrettanto vero che non è incolpevole. Colpevole, infatti, è la sua partenza obbrobriosa che butta al vento l’ottimo lavoro fatto in Q. Male, anzi malissimo: queste sono le occasioni che lui dovrebbe sfruttare al massimo e non l’ha fatto.

Mick purtroppo sempre peggio. Stavolta si trova anche a dover fare i conti con la gara eccezionale fatta dal teammate. Per l’anno prossimo si fa sempre più dura.

Latifi: che ve lo dico a fare?

E Bottas?

C’era anche lui?

Sì, stavolta c’era. L’insperata Q3 e le varie retrocessioni in griglia gli hanno dato l’occasione per riprovare a fare i risultati di inizio stagione. E che fa il nostro? Si gira da solo! Bottas è il classico esempio di pilota veloce, molto veloce, che però non merita di stare in F1. Che fosse veloce lo si è visto sin da subito e in qualifica non ha mai sfigurato nei confronti di Hamilton. Però, santo cielo, non sa correre. E in F1, ed in generale nel motorsport non si richiede di essere (solo) veloci ma di saper correre. E oggi, ahilui, di non saper correre l’ha dimostrato per l’ennesima volta

 

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