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IL VALZER DELLE POLTRONE

Adesso è ufficiale. Vasseur nuovo TP Ferrari e Binotto a svernare in attesa di ricevere chissà quale alto incarico.

Chi pensava ad Audi per Mattia oggi ha dovuto ricredersi perché Andreas Seidl lascerà la Mc Laren e si “accomoderà” proprio sui 4 anelli via Sauber.

Fuori anche Jost Capito ed il DT della Williams il giro delle poltrone potrebbe non terminare ancora.

E così, con tutti questi nomi in giro, in Ferrari hanno puntato sull’uomo con il curriculum meno scintillante per riportare ai fasti di un tempo l’armata rossa.

Il “nuovo” AD della rossa ha scelto di portarsi in casa un uomo gradito al board di Stellantis (pure a Tavares che gli è amico) portando a compimento l’ennesimo “repulisti” in pianura padana, seguendo il filo della tradizione che ormai è pedissequementeripetuta con cicli che diventano sempre più frequenti.

C’è chi punta sulla continuità e chi sull’esatto opposto.

Per fortuna non ci vorrà molto per capire chi ha ragione, anche se buttando un occhio alla storia di altri team la risposta non è nemmeno in discussione.

Voci parlano di un Binotto nel mirino di Liberty Media per un incarico abbastanza importante.

La rossa se lo ritroverà contro come già accaduto con …….. a voi l’elenco dei nomi.

 

Buona Formula a tutti.

BASTIAN CONTRARIO: LA STORIA INFINITA

All’indomani della notizia ufficiale dell’abbandono definitivo del Team Principal della Ferrari, Mattia Binotto, si è immediatamente aperta la caccia al suo sostituto. Ho assistito e, soprattutto, ne ho lette di ogni a riguardo del potenziale sostituto e ciò che mi è balzato subito all’occhio è stato lo sciacallaggio che c’è stato attorno, dove tutti hanno voluto inzuppare nel tazza del rancore il loro personale biscotto della soddisfazione… tutti a levarsi sassolini dalle scarpe, come se fosse stata consumata una personale e preziosa vittoria. Volutamente ho preferito tacere su queste righe, assistendo inerme ad uno spettacolo osceno e, nel contempo, riflettevo sul destino della Beneamata e sulla sua storia che si ripete ormai da anni immemori… una storia infinita appunto.

Una storia che va avanti ormai da almeno dieci anni (considerando solo i tempi recenti) purtroppo e che contraddistingue la Scuderia Ferrari come vergognoso marchio di fabbrica e cioè epurare il capo di turno non appena i risultati sperati sono disattesi. In una F1 dove i regolamenti cambiano ogni tre per due, manco fossero offerte al supermercato, ciò che è veramente importante ed una certezza granitica, al fine di uscire indenne dai suddetti cambi, è proprio la stabilità della squadra stessa. La Ferrari ha il triste primato di aver cambiato, nell’ultima decade appunto, un Team Principal ogni due anni, una media negativa e spaventosa che dimostra in modo inequivocabile il tipo di mentalità che vi è nei riguardi della Gestione Sportiva… e con ciò mi riferisco a quella adottata dalla dirigenza. Già, la dirigenza appunto, il vero male della Beneamata. Si dice che il pesce puzza dalla testa (pesce che in realtà è un mostro con un conglomerato di teste a giudicare da quanti hanno deciso tutto ciò) e mai come per i vertici Rossi questo detto è vero. Mesi fa, prima di tutta questa bufera, l’attuale Presidente Elkann, affermò che il suo obiettivo era vincere entro il 2026. Lì per lì, questa dichiarazione passò quasi in sordina, eppure al sottoscritto fece drizzare le antenne non poco, perché il capo supremo quando parla (quella volta che lo fa tra l’altro!) non lo fa mai a caso e alla luce di quanto accaduto (con delle modalità da golpe nei riguardi di Binotto), ora quelle stesse parole hanno acquistato un peso ed un valore con un senso. L’idea che mi sono fatto, l’impressione che l’operato del Presidente Ferrari mi dà, è quella che voglia una squadra vincente costruita dalle sue stesse mani. Binotto era un protetto di Marchionne e lui lo ha voluto. Non è un segreto che nonostante ci fosse l’osannato Arrivabene (i tifosi di Vettel hanno la vista lunga non c’è che dire!), quest’ultimo era tenuto a guinzaglio corto dal compianto capo e che, comunque, voleva ascoltare l’ingegnere italo – svizzero. La sfortuna di Binotto, innanzi tutto, è stata quella di aver perso chi lo voleva e che forse (del resto non sapremo mai come si sarebbe comportato Marchionne a fine mondiale 2022 se fosse stato vivo) lo avrebbe continuato a tenere, nonostante tutto.

Le cose vanno come devono andare e come si dice “i morti sanno solo una cosa e cioè che sono morti”… ed ora è il momento di Elkann. Posso anche accettare che egli voglia metterci mano personalmente, come si suol dire, solo che i suoi tentativi sono maldestri, pacchiani… distruttivi. Il presidentissimo voleva fuori Binotto dalla Gestione Sportiva, sin da Gennaio e, purtroppo (per lui si capisce), aveva le mani legate, perché sapeva che mandarlo via ancora prima che il mondiale iniziasse sarebbe stato un boomerang che gli si sarebbe ritorto contro. In seguito, le prime due vittorie di fila lo hanno letteralmente fatto eclissare da un lato ed estraniarsi completamente dalla squadra dall’altro, lasciando solo lo stesso Binotto… ai suoi (pochi) successi e ai suoi (tanti… in Ferrari si amplificano a dismisura) errori. La storia infinita (credete che queste telenovele in Ferrari siano la prima volta che succedono?) poi sappiamo com’è andata a finire e come, purtroppo, si ripete nel tempo, visto che è fondamentale cercare sempre il capro espiatorio. La dirigenza Ferrari aveva così tanta fretta nel mandarlo via, era così con la bava alla bocca che ha accelerato i tempi, con un ultimo GP ancora da svolgere tra l’altro, facendo uscire a mezzo stampa la notizia che sarebbe stato appiedato. I massimi vertici dimostrano solo un fatto per quanto detto e cioè che il buon Binotto era così detestato che non si vedeva l’ora di metterlo in condizioni di abbandonare il ruolo e questo dissapore era così grande che, pur di mandarlo via, hanno preferito lasciare la stessa squadra senza un sostituto che la conduca!

Un teatrino squallido, degno di una Scuderia di terz’ordine che, purtroppo, invece, tocca alla più blasonata del circus. La Scuderia si è praticamente affidata al pallottoliere per scegliere chi avrebbe dovuto raccogliere la sua eredità. Vasseur? Solo la quinta se non la sesta scelta, perché nel frattempo si scopre che la Rossa ha chiesto a più nomi, quindi ammettendo che nemmeno loro sono soddisfatti dell’attuale Team Principal dell’Alfa Romeo, di prendere il posto di Binotto. Il teatro dell’assurdo! Come mai, se la Ferrari è la scuderia più importante di tutto il mondiale, tutti rifiutano? Non dovrebbero fare a pugni per entrarci dentro? La risposta già la conoscete: nessuno si vuole rovinare la carriera e sputtanare per sempre nell’entrare in un nido di vespe dove evidentemente non sei tutelato e, soprattutto, non ha garanzie di lavoro per il futuro. Chi sano di mente vorrà mai avventurarsi in una realtà lavorativa, dove la stabilità è tutto, come quella della Ferrari? Soprattutto, quale capitano d’industria “con i sensi in testa” smantella praticamente dalle fondamenta un squadra che nel bene e nel male stava crescendo, tanto da arrivare seconda nel mondiale, nonostante errori marchiani in pista? Credete che Binotto non sapesse dove intervenire? Credete che egli non avrebbe operato cambi e tagli se necessari, al fine di migliorare la squadra? Non si raggiunge il top se non attraverso errori e aggiustamenti continui, da qui l’imperativo della stabilità: ce lo insegna Red Bull che per sette anni non ha vinto nulla e mai si è sognata di smantellare il collettivo che ha fatto vincere Vettel, ce lo insegna la stessa Ferrari con Todt, il quale ad un certo punto voleva andare via e gli fu negato, perché evidentemente prima ai vertici… c’era più buon senso. Invece l’ego ha prevalso ed hanno preferito lasciare la squadra nel limbo pur di toglierselo dalle scatole. Come in tutte le storie infinite che si rispettano, così come con Costa ed Allison, giusto per fare i nomi più recenti, ora anche Mr Binotto verrà regalato alla concorrenza dopo aver rispettato il suo periodo di gardering. Chiunque verrà al suo posto, innanzitutto, dovrà lavorare con un prodotto che non è suo, visto che la F2023 è frutto dell’impegno di Mattia e del suo team. Quindi, se la macchina è un missile da reggere sulla distanza di un mondiale lungo più di venti GP (sic!), allora il messia che tutti attendono sarà osannato, se invece lo stesso dovrà fare i conti con la concorrenza e, quindi, sugli sviluppi da portare durante l’anno, egli avrà non poche difficoltà, senza contare che dovrà instaurare il suo metodo di lavoro e le sue priorità e questo non comporta altro che tempo… come è nell’ordine naturale delle cose. In base a ciò si capisce come mai Ferrari sia sempre più isolata (tecnicamente parlando) e del perché non ci voglia venire nessuno e, quindi, come mai debba migliorare solo con le sue forze. Alla luce di tutto questo, visto che si dovrà aspettare nuovamente, tanto valeva far rimanere chi già c’era prima, almeno a fargli completare il suo lavoro che contrattualmente si sarebbe concluso l’anno prossimo e poi si sarebbero tirate le somme. Evidentemente questo discorso è partorito solo da un appassionato che non ci capisce nulla ed il mega Presidente  sa cose che io di certo non posso conoscere. Del resto il 2026 è vicino e la storia infinita non può che ripetersi.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI ABU DHABI

C’è una regola aurea del vivere comune: vantarsi delle proprie previsioni azzeccate e nascondere sotto il tappeto quelle sbagliate.

Oggi mi vanto delle previsioni azzeccate: avevo previsto che le ultime gare sarebbero state interessantissime, piene di spunti e di spettacolo e voilà! Ci sono state!

(mi piace vincere facile: chi mai non l’avrebbe previsto?)

Ad ogni modo ad Abu Dhabi si è svolta una delle gare più interessanti, in sé, dell’anno. La gara è stata infatti caratterizzata da altissima tensione, tatticismi, guida al limite, mosse di varia natura e tutto il pot-pourri di ingredienti che rendono godibile un GP di Formula 1.

Bene. Molto bene.

Si chiude il mondiale con i risultati definitivi anche per quel che riguarda i posti dopo il primo i quali hanno visto la Ferrari confermare il secondo posto nei costruttori e Leclerc quello nel mondiale piloti. Rimando ad altra sede le valutazioni sull’intera stagione ma non posso qui non rilevare che tali posizioni finali arrivano dopo un roller-coaster di eventi che, in fondo in fondo, ci ha divertiti. Prima dell’inizio della stagione firme e doppie firme sul secondo posto in entrambe le classifiche le avrebbe firmate qualunque sostenitore della rossa e ad occhi chiusi. Per come si era messa la stagione nella prima parte il secondo posto sarebbe stata una delusione. E addirittura per come stava evolvendo la parte finale di stagione il secondo posto sembrava quasi un miraggio (quantomeno nei piloti). Alla fine tutti contenti e alla via così.

Ma andiamo subito al dunque delle non pagelle!

VERSTAPPEN

“Che te lo dico a fare” è espressione idiomatica che ricorre in diversi dialetti del centro italia ed è tra le preferite di molti comici e a questo punto, per quanto mi riguarda, direi che si adatta perfettamente anche alle performance dell’olandese volante. Infatti, dopo la sua peggior gara dell’anno (peraltro saggiamente giunta dopo la matematica conquista del titolo) il nostro ritorna ai marziani livelli cui ci ha abituato in questa stagione. Pole position stellare, partenza perfetta e controllo straordinario dall’inizio alla fine con gestione gomme da antologia del motorsport. Il confronto con il teammate che pure aveva ben più motivazioni per fare bene è impietoso. Bravo!

LECLERC

Il buon Charles trova il risultato sperato con una gara (ok, lo uso l’aggettivo da giornalismo di bassa lega? Lo uso!) “maiuscola”. Dopo ottima qualifica pure lui parte bene e tenta un attacco nel punto giusto a Perez: che non sia riuscito va più a merito di Perez che non a demerito di Charles ma era il momento e il punto giusto in cui provarci perché se l’avesse tentato nel successivo rettilineo non aveva speranze vista la velocità di punta di RBR e la parità di gomme. Ad ogni modo non si perde d’animo e prosegue la gara con gran ritmo. Il “non si perde d’animo” caratterizza tutta la gara del nostro perché nelle varie fasi, piene di incertezza sulle strategie da adottare, riesce sempre a fare la cosa giusta, non commette errori e gestisce le gomme in modo esemplare. A conti fatti la sua gara è allo stesso livello di quella di Verstappen, quindi eccezionale, e verrebbe da dirgli: “visto che quando ti ci metti per davvero allora ti riesce?”. Peraltro la mossa tattica migliore della gara la mette in atto proprio il suo muretto e Binotto gongolava come un babbo natale da mercatino alpino quando ai microfoni di Sky se ne usciva con un “abbiamo bluffato la Red Bull”. Ma anche qui mi verrebbe da dire: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Bravissimo!

PEREZ

Se i primi due sono stati eccezionali altrettanto non si può dire per il buon Checo. Le motivazioni per far bene le aveva, eccome!. Lo sgarbo subito in brasile da Verstappen bruciava assai ed era pieno di significati. Verstappen NON vuole Checo secondo nel mondiale perché, sia pur in modo molto laterale, toglierebbe qualche punto ai suoi meriti visto che un 1-2 in classifica piloti testimonierebbe più la grandezza della vettura anziché quella della sua guida nonostante il primo posto nel costruttori. Del tutto speculare e contrario l’obbiettivo di Perez che a risultato acquisito nel costruttori un terzo posto nei piloti sarebbe più testimone di sua inadeguatezza di guida che non della vettura. E le premesse c’erano. Riesce a prende “solo” due decimi da Verstappen in Qualifica. Parte benissimo. Respinge da par suo l’attacco di Leclerc nelle fasi iniziali e poi si aggancia al teammate con l’intenzione di andarsene. Poi però si vedono le differenze. Max e Charles gestiscono le gomme alla grande ma lui no. Dal decimo giro in avanti non riesce più a fare i tempi del primo e del terzo permettendo così’ a Leclerc di riportarsi sotto finendo poi, al giro 16 per essere uccellato dalla mossa del box ferrari. Caduto nella “trappola” non riesce a gestire nemmeno le bianche e decidono di fare undercut su Leclerc pittando al 34 giro. Pessima scelta del muretto, si direbbe, ma è direttamente figlia della scelta precedente nonché dell’incapacità di Perez di gestire le gomme come il compagno di squadra e Leclerc stesso. A quel punto non c’è più niente da fare. Per quanto la tensione sia massima (il che ha reso decisamente goduriosa la gara) sino all’ultimo giro si era capito che non ce l’avrebbe fatta. Be’… Malino, caro Checo, malino assai.

SAINZ

La gara di Carlos è stata sostanzialmente identica a quella di Perez con la differenza che il suo obiettivo era tenere a bada le Mercedes in ottica costruttori. E svolge molto bene il suo compito dapprima con una bella lotta con Hamilton all’inizio e poi riuscendo a non perdere il filo della sua gara nonostante le tante differenti strategie che lo mettono comodamente davanti alle grigie di Brackley. Se con Russell era vita facile, vista la penalità, con Hamilton lo sarebbe stato altrettanto anche al netto della rottura subita dall’eptacampeao vittima, oltre che della sua indolenza e di una macchina probabilmente non perfetta per via del salto olimpico sul cordolo al primo giro, anche di una strategia poco consona (e non è la prima volta quest’anno: è più facile azzeccare le strategie con una macchina più performante delle altre – lo diceva anche La Palice, no?). La condotta strategica di Ferrari in questa gara, considerando anche Sainz, è stata perfetta e quindi mi ripeto: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Solido.

RUSSELL

Purtroppo per lui la Mercedes non conferma le straordinarie performance delle gare precedenti ma non si perde d’animo. Il vero handicap per la sua gara sono stati i 3 (!!!) millesimi rimediati dal teammate in qualifica e la partenza non buona più che la penalità che pure condiziona il risultato finale ma che non è certo colpa sua. Non molto da dire in più salvo che comunque il suo personale “mundialito” l’ha vinto bene e non certo contro un signor nessuno. Notevole.

NORRIS

Il buon Lando mi pare in ripresa. Già in Brasile, al netto della rottura, era andato bene ma oggi ha veramente tirato fuori il massimo. Tra ottima qualifica e ancor migliore partenza riesce poi a gestire perfettamente una gara che, date le sue possibilità non poteva andare meglio. Dopo il secondo pit stop rimonta da par suo e si toglie anche la soddisfazione di un fastest lap, assolutamente non scontato per come si era messa la gara. Bravo.

OCON

Non c’è molto da dire sulla sua gara. Per l’ennesima volta in questa stagione si ritrova in una buona posizione finale più grazie alle circostanze che per propri meriti. L’unico merito vero è la qualifica in Q1, sia pur di pochi millesimi che gli consente una partenza migliore dei suoi competitor. Però si fa superare da Vettel, che pur con una AM inferiore ha un ritmo decisamente migliore del suo. Sfigura in gara rispetto ad Alonso (anche qui, per l’ennesima volta) fino a che questi è stato i pista e non da mai l’impressione di poter controllare qualcosa della sua gara. Insomma il 7 posto è certamente buono ma ha molto amaro in bocca. Si porta comunque a casa la soddisfazione di aver (di poco) battuto il molto più blasonato teammate in classifica mondiale ma anche qui non c’è da esaltarsi troppo: tra strategie (volutamente?) sbagliate e le innumerevoli rotture Alonso ha tantissimo da recriminare mentre Ocon decisamente molto meno. Bene ma non benissimo.

STROLL

Si potrebbe fare lo stesso identico discorso per Ocon: ha terminato in buona posizione più per le circostanze che per suoi meriti. Deve ringraziare il muretto per la differenziazione di strategie con Vettel se lo sopravanza perché oggi si è vista la distanza siderale che c’è tra lui è un pluricampione come Seb. Bene per il risultato ma… male per come è arrivato.

RICCIARDO

Il sorrisone di Ricciardo si fa più ampio del solito al termine delle qualifiche che lo vedono in Q1 dopo un bel po’ di tempo. Solo che deve scontare la penalità rimediata per la colossale boiata fatta a Magnussen in Brasile e parte tredicesimo. La sua ultima gara in mecca (e in F1? A me sta storia che torna in RBR da terzo pilota mi pare un po’ strana – sarà mai che Perez abbia da temere più di quanto immaginiamo?) è “gagliarda” nel senso che si trova sempre in bagarre ma stavolta non commette gli errori fatti con Tsunoda e Magnussen nei gp precedenti. Purtroppo per lui è però sempre in rincorsa ma alla fine strappa la posizione desiderata. Conferma, insieme a Norris, comunque che la Mecca ha finito la stagione in leggero progresso sul piano prestazionale: speriamo per loro che il trend prosegua nel 2023. Per il momento lo salutiamo e gli diamo un bravo di incoraggiamento.

VETTEL

Alla sua ultima gara della carriera il buon SEB mostra a tutti di che stoffa è fatto. Una qualifica eccellente e una prima metà di gara stratosferica ne sono la dimostrazione. In questa prima parte di gara tiene il ritmo di Norris, si toglie la soddisfazione di un paio di sorpassi inattesi per la sua vettura (su Ocon in particolare), si difende bene su Perez e dà la netta impressione che un risultato di alto livello possa addirittura essere alla sua portata. L’idea strategica era andare più lunghi di tutti sulle gialle, fare una sola sosta mettendo le bianche e grazie al ritmo spuntare una posizione a punti significativa. Peccato però che il crollo delle gomme lo fa andare 2 sec al giro più lento di tutti e tardano assai a capirlo. Quando al 26 va a pittare si ritrova troppo indietro. Poi continua da par suo e alla fine strappa un punticino che sa un po’ di amaro per come si erano messe le cose all’inizio. Comunque eccellente e lascia da campione. Bravo.

NOTE DI MERITO

Alonso stava facendo un garone ma la rottura al 28 giro gli portato l’ennesima delusione della stagione. Un vero peccato. Bella la scenetta in griglia con Vettel: “dont worry about me at the start” e da antologia il doppio sorpasso su Bottas/Tsunoda al 24 giro.

Tsunoda finisce in crescendo facendo ancora una volta una gara decisamente migliore dello spento Gasly – bella la battaglia con Alonso.

Albon non va a punti ma riesce a mettersi dietro un bel po’ di gente che normalmente dovrebbe stargli davanti.

Zhou sta qui perché almeno ci prova, a differenza del suo teammate

NOTE DI DEMERITO

Hamilton chiude male il campionato. Prende la scoppola della vittoria di Russell in Brasile e non riesce a reagire da par suo. Vero che è stato sorpreso da una vettura non competitiva come nelle ultime gare ma mentre Russell pareva avere tutto sotto controllo così non è stato per lui che è parso indolente e altalenante. La rottura è stata quasi quasi meglio che finire una gara dove avrebbe potuto rischiare di prenderle anche da Norris.

Gasly e Bottas non solo fanno una gara anonima dietro ai rispettivi teammate ma non ci provano nemmeno e se consideriamo che tutti e due avrebbero dovuto provare a difendere la posizione nel team nel mondiale costruttori non è stato un gran bel vedere.

Magnussen me l’aspettavo più pimpante dopo l’exploit del Brasile e mi ha un po’ deluso.

Mick non stava neanche andando male ma la stupidaggine su Latifi è stata inguardabile.

SENZA VOTO

Latifi: anonimo come sempre finisce la sua esperienza in F1 con un mesto ritiro di cui non si accorge nessuno.

 

Ad maiora.

BASTIAN CONTRARIO: GRAZIE BINOTTO

All’indomani del primo GP di questa velenosissima stagione (non poteva essere altrimenti quando c’è di mezzo una Ferrari competitiva), il nostro Salvatore si spese in toccanti parole di ringraziamento nei riguardi del Team Principal della Beneamata, sia per la stupenda doppietta inaugurale e sia perché la Ferrari di Binotto si era presentata puntuale all’appuntamento, dopo anni di travagliato lavoro. Così come il Blog del Ring ha iniziato la stagione nel ringraziare il Boss Ferrari, io la voglio concludere allo stesso modo, scrivendo grazie Binotto! Non posso che provare gratitudine per il buon Mattia, il quale contro ogni favore del pronostico (e della sua stessa dirigenza), ha riportato la Ferrari ad essere nuovamente competitiva e, per quanto sia stato un breve periodo, a giocarsi anche il mondiale.

So perfettamente che queste righe susciteranno l’ira e l’ilarità di molti, eppure non me ne preoccupo, perché ci sono i fatti e la realtà che parlano al posto dello stesso Binotto. Egli, alla fine del GP di Abu Dhabi, ha dichiarato che in pochi avrebbero scommesso sul ritorno di una Rossa in chiave mondiale… ebbene voglio confessarvi e vantarmi che il sottoscritto appartiene a quei pochi, visto che in febbraio ho scommesso un deca (la vittoria della Ferrari nel mondiale costruttori in quel periodo era data a sette) e poco importa se ho perso. Resta il fatto che il collettivo di Binotto sta crescendo, dal 2019, attraverso errori, sconfitte e vittorie, in maniera inesorabile. I numeri, sebbene non sempre raccontano tutta la verità, sono dalla sua:  nel 2020 la Ferrari si classifica sesta nel mondiale con 131 punti, nel 2021 è già terza con 323,5 punti e quest’anno la Rossa conquista la seconda piazza con 554 punti.

Questa crescita è frutto solo di una unica costante e cioè la stabilità nel collettivo, parola chiave e magica che fa la vera differenza nel motor sport in generale e nella F1 in particolare. La stessa stabilità che purtroppo in questa settimana appena trascorsa, è stata minata da voci e soffiate a mezzo stampa, in cui ormai si dà per partente proprio colui il quale ha reso possibile realizzare quei numeri. Allo stato attuale, nulla è dato sapere nei riguardi del destino di Binotto e quindi del reparto corse stesso. Ci possiamo aggrappare solo alle smentite ufficiali (via Twitter da parte della stessa Scuderia… sic!) e a quelle non ufficiali, tramite un ferrarista vero quale è Alesi. Proprio la parte “recitata” dal francese mi ha dato non poco da pensare a riguardo: l’ex pilota Ferrari non ricopre nessun ruolo ufficiale in seno alla Scuderia, eppure egli si è parato d’innanzi alle telecamere, difendendo apertamente il collettivo e sputtanando di brutto quella stessa stampa che ha sganciato la bomba una settimana prima. La mia riflessione a riguardo è quella che a meno che Alesi non sia stato mosso da puro spirito di appartenenza alla bandiera sia stato investito (o forse dovrei dire comandato?), del titolo di ambasciatore non ufficiale della stessa Rossa, per far rientrare il casino che evidentemente la stessa dirigenza ha creato! Sia chiaro, non sto affermando che Binotto sarà alla guida della Scuderia anche l’anno prossimo, le voci che si rincorrono sono troppo confuse e caotiche e nessuno, a parte i diretti interessati presumo, ne sanno niente. So solo, che un pilota così carismatico come il francese, per esporsi a quel modo, come minimo deve avere le spalle coperte… chi ci metterebbe la faccia e reputazione a quel modo altrimenti? Lo stesso Binotto durante il week end di gara, per quanto possa valere, ci ha tenuto a ribadire e a rasserenare tutti. I segnali sembrano andare nella direzione della permanenza dell’ingegnere italo svizzero in GeS per almeno un altro anno. Purtroppo, queste parole e segnali stridono con il comportamento degli altri, a partire da quello stesso Vasseur, che si è proposto alla dirigenza Rossa come messia, che non solo non ha smentito, ha addirittura dichiarato “presto lo saprete”. Cosa bolle in pentola? Cosa sta accadendo realmente tra le mura di Maranello? A questo punto congetturare serve a ben poco, non resta che aspettare di che morte dovrà morire la Scuderia, come si suol dire.

La tragedia in tutta questa storia è che sono solo i tifosi, gli analisti e i giornalisti esteri che capiscono che, per vincere, la stabilità è tutto e non noi italiani, purtroppo. Si pretende la vittoria a qualunque costo e, quando non ci si riesce, è necessario trovare il capro espiatorio su cui addossare la croce, per poi mandarlo via, com’è costume nel mondo calcistico. Peccato che la cultura calcistica mal si sposa con quella della F1, senza contare che non esiste la bacchetta magica se non il duro lavoro. Infatti, chiunque dovesse arrivare al posto di Binotto, oltre che a campare di rendita su un lavoro avviato già da tempo anche in chiave 2023, comunque nel bene e nel male, dovrebbe instaurare le proprie metodologie di lavoro e questo comporterebbe, se necessario, anche dei cambiamenti radicali, con inevitabile perdita di tempo. Red Bull dal 2014 al 2020 non ha mai vinto nulla, dopo la scorpacciata fatta nei primi quattro anni del decennio appena concluso… hanno per caso cambiato qualcuno ai vertici? Si sono solo, si fa per dire, preoccupati di sostituire un campione con un altro giovanissimo talento da crescere. Horner, Newey, sempre al loro posto sono rimasti ed ora raccolgono i frutti (glisso su come ci sono arrivati) del loro investimento. AMG cos’ha fatto? Non solo non ha buttato fuori nessuno, ha addirittura preso gli “scarti” che proprio Ferrari ha buttato nell’umido, quali Costa ed Allison. Da quando è iniziato il declino della Rossa? Esattamente dal momento in cui hanno avallato la politica suicida del cambio compulsivo! Il primo fu Brawn, il quale voleva le redini della Scuderia in mano e gli diedero il ben servito ed infatti abbiamo visto nel 2009 cosa ci ha combinato, per non parlare che l’anno dopo, guarda caso, andò a gettare le basi di quella che è ora la Mercedes. Continuo? Cosa è successo dal 2010 al 2014? Per non parlare del quadriennio sotto l’egida di Arrivabene. Binotto a dispetto di quello che gli acerrimi tifosi urlano ai quattro venti, crediate che non sappia che si deve cambiare qualcosa in seno alla GeS? Davvero si crede che le decisioni vengano prese a seconda degli umori che si esternano sui social? Ovvio che al muretto dovrà necessariamente cambiare qualcosa. Questo è stato il primo vero anno, in cui la Ferrari di Binotto ha provato a giocarsi il mondiale e certamente dovrà effettuare delle correzioni. Di sicuro non avrebbe sputtanato la squadra, come era abitudine del suo predecessore!

Per inciso, il muretto incriminato, è lo stesso che ha permesso a LeClerc di agguantare l’agognato quanto inutile secondo posto nel mondiale piloti e naturalmente, grazie anche a Carlos, la seconda piazza nel mondiale costruttori. Il risultato ottenuto al GP di Abu Dhabi è stato importante non tanto per il risultato in se quanto per l’atteggiamento con cui l’intera squadra l’ha affrontato. Avrebbero potuto commettere nuovamente un errore eclatante, avrebbero potuto bruciare l’ennesimo motore, la squadra poteva soccombere alle pressioni che sono state create ad arte, invece, abbiamo visto una Scuderia più unita che mai e che ha fatto quadrato attorno al suo generale… e forse proprio questa unità ha spiazzato la stessa dirigenza, facendogli fare un passo indietro tramite Alesi. Immaginate cosa si sarebbe detto ulteriormente se Ferrari fosse arrivata in gara e in classifica dietro AMG? Sarebbe stato un ulteriore pretesto per mettere in croce il Team Principal. Invece Mattia era lì, a metterci la faccia e a concludere il lavoro che ha iniziato quest’anno, sperando che rimanga a lungo nella sua Ferrari.

Grazie Binotto

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN CHIUDE ALLA GRANDE AD ABU DHABI. LA FERRARI SALVA LA STAGIONE.

Ad Abu Dhabi si chiude il mondiale più a senso unico della storia della Formula 1. E c’è spazio solo per definire i primi dei perdenti, come li chiamava Enzo Ferrari. Che non sarebbe certamente fiero di vedere, nella contesa, proprio la squadra da lui fondata.

In settimana, tutta la stampa che conta ha annunciato in pompa magna il siluramento di Binotto, sostituito da un personaggio dal carattere difficile, tal Frédéric Vasseur che si vuole molto vicino sia alla dirigenza di Stellantis sia a Charles Leclerc. La Ferrari prontamente smentisce, la stampa che conta dichiara che la candidatura è bruciata, e Binotto si presenta sorridente nel paddock, come se niente fosse. C’è un secondo posto in entrambi i campionati, da portare a casa, e non sono ammesse distrazioni.

Le qualifiche vedono la Red Bull monopolizzare la prima fila, la Ferrari la seconda e la Mercedes la terza. 

La partenza è regolare per i primi tre, che se ne vanno nell’ordine, mentre Hamilton riesce a superare Sainz, il quale lo riattacca subito, lo passa ma lo porta largo, e l’inglese si riprende la posizione tagliando la curva. Dopo qualche giro, gli viene chiesto di ridare la posizione, cosa che fa prima che la direzione gara intervenga, ma poi se la riprende subito. Le sue gomme posteriori, però, si surriscaldano, e al giro 8 Sainz gli ripassa davanti. Il giro successivo deve poi cedere anche a Russell.

Al giro 10, Verstappen comanda indisturbato, con 3 secondi di vantaggio su Perez, il quale ha un vantaggio simile su Leclerc. Vantaggio che però evapora in 5 giri, perchè il messicano ha finito le gomme anteriori, e la Red Bull decide di farlo entrare per montare la mescola più dura. Sergio torna in pista fra Vettel e Alonso in battaglia, e impiega qualche giro a superare il tedesco, perdendo tempo prezioso.

Che però recupera subito dopo, e, stranamente, la Ferrari non fa fermare Leclerc.  Al giro 20 si ferma, invece, Verstappen, che esce poco davanti a Perez. 

Al giro 21 finalmente la Ferrari fa entrare Leclerc, che esce a debita distanza dal rivale messicano, e poco davanti a Sainz, che però non lo attacca. Charles inizia a guadagnare lentamente terreno nei confronti di Perez, e a metà gara si trova a 3 secondi, ma, soprattutto, fa segnare il giro più veloce. 

Perez, che segue Verstappen a 2 secondi, si lamenta di essere rallentato dal compagno. Le due Red Bull sembrano però in completa gestione della gara, e non consentono a Leclerc di avvicinarsi a meno di 2.5 sec. Ma così non è, perchè al giro 33 il distacco è di solo 1.5,  e la Red Bull fa fermare nuovamente il messicano. La Ferrari dice a Charles di fare l’opposto e, infatti, rimane fuori. Non solo, in Ferrari pensano di andare fino in fondo senza più fermarsi. Mancano 20 giri e il distacco da Leclerc è di 18 secondi.

Al giro 45 Perez raggiunge Hamilton, che non ha ancora fatto la seconda sosta, e l’inglese gli restituisce il favore dell’anno precedente, quando perse 5 secondi, e il mondiale, per la strenua difesa del messicano, il quale lo supera una prima volta, ma poi si fa risuperare nel rettilineo successivo. Alla tornata dopo, si fa più furbo e aspetta il secondo DRS, riuscendo a completare il sorpasso.

A questo punto Leclerc è 9 secondi, con 11 tornate ancora da percorrere. I giri passano, e Perez guadagna solo mezzo secondo al giro, il che non è sufficiente. 

A tre giri dalla fine, Sainz supera Hamilton per il quarto posto, e contemporaneamente la W13 dell’inglese si rompe. Lewis conclude così la stagione senza vittorie, per la prima volta da quando corre in F1.

Perez non ce la fa a raggiungere Leclerc, e la gara finisce così con Verstappen a centrare la quindicesima vittoria stagionale, Leclerc secondo ad artigliare una meritatissima seconda piazza nel mondiale, e Perez terzo per la delusione dei tifosi messicani. Al quarto posto Sainz, poi Russell, Norris, Ocon, Stroll, Ricciardo e Vettel, che chiude così la carriera in F1 come l’aveva iniziata, prendendo un punto.

La Ferrari riesce così a portarsi a casa la seconda posizione in entrambi i campionati. Poco, se si pensa a come il mondiale era iniziato, tanto se si pensa a dov’è stata la rossa nelle due stagioni precedenti. Ma dopo averci raccontato per due anni che l’obiettivo era il 2022, finire con 4 vittorie contro le 17 della Red Bull è obiettivamente deludente.

Ora ci aspetta la solita, lunghissima, pausa invernale. Nella quale, c’è da giurarsi, si tornerà a parlare del team principal Ferrari. Appuntamento in Bahrain fra 105 giorni.

P.S. oggi è stata, forse, l’ultima gara per tre piloti molto amati, per ragioni diverse. Mick Schumacher, il cui prosieguo di carriera non è ancora chiaro, Daniel Ricciardo, destinato a fare da terzo pilota e testimonial per la Red Bull, ma, soprattutto, Sebastian Vettel che ha lasciato un segno nella storia della Formula 1, anche da un punto di vista umano e del quale, ne sono sicuro, sentiremo ancora parlare in ambiti diversi dal motorsport. Danke Seb.

P.S 2 è stata l’ultima gara anche per Latifi, che, purtroppo per lui, non è così amato come i tre sopra citati.  E’ stato tanto criticato, e preso di mira per quanto avvenuto un anno fa proprio ad Abu Dhabi, ma se si pensa a certe prestazioni che è riuscito a produrre, non è sbagliato affermare che non sia proprio quanto di peggio si sia visto in F1, come in tanti sostengono.

P.S. 3 Einstein sosteneva che facendo le stesse cose si ottengono sempre gli stessi risultati. Chi dice che in Ferrari non si debba cambiare nulla, dovrebbe tenere conto di questo. 4 stagioni, 7 vittorie, due con zero, una sanzione pesantissima subita, un cambio di regolamento che ha letteralmente azzoppato una buona monoposto. E strategie discutibili in continuazione. E’ una traiettoria che va benissimo per arrivare secondi (per un  pelo), ma non certo per vincere il mondiale contro squadre come la Red Bull e la Mercedes. Ed è proprio questo il problema.

P.S. 4 a questo proposito, oggi abbiamo visto molto bene la differenza fra un fuoriclasse e un buon pilota. In Red Bull l’hanno capito molto bene, in Ferrari no.