Archivi tag: saarinen

AMORE PER LA PISTA – PAUL RICARD – PUNTATA 3

Dedicato a Jarno, Johnny e Giancarlo.

 

Quando penso al Paul Ricard di Le Castellet il mio pensiero va subito verso due direzioni: il Bol d’Or ed il Pastis.

Vada per il Bol d’Or, ma cosa ci interessa su un blog di Motorsport del “Pastis”⁉️ Ricordo ancora mio nonno che tirava fuori la bottiglia e ne versava un goccio facendomi sentire il profumo dicendo “Il Signore che ha inventato questo ha anche costruito una pista per le motorette” 

Si perché Paul Ricard (quello del Pastis) nel 1970 decise di costruire un circuito che rimarrà negli annali del Motociclismo e che tutt’ora viene utilizzato per il mitico Bol d’Or, valido per il Campionato Mondiale di Endurance.

Caratterizzata da due parti guidate, il punto forte del circuito è sicuramente il mitico “Mistral“, un rettilineo in uscita dalla Sainte-Beaume che si percorre a gas spalancato e che porta alla “Courbe de Signes“.

Leggenda narra che in F1 un solo Pilota prendesse il curvone in fondo al Mistral senza togliere il piede dal gas, ad oltre 340 km/h.

Nelle moto invece si stacca alla modica velocità di oltre 300 km/h e ci si butta nel curvone a destra ad oltre 170….👇

Nel 1973 si svolse la prima edizione del GP di Francia sul circuito di Ricard. Fu un edizione storica. Era il primo GP dell’anno ed il Mondo rimase sotto shock dalla prestazione del “finlandese volante“. Quel giorno dopo aver vinto la gara della 250, Jarno Saarinen di presentò al via della 500, contro mostri sacri quali Agostino e Read. 

Jarno Saarinen in azione nel GP di Francia.

Quel giorno al Paul Ricard Saarinen vinse all’esordio della 500, impresa eguagliata soltanto nel 1998 da Max Biaggi a Suzuka, Agostini si stese per inseguirlo mentre Read arrivò a 16 secondi. 

Al Paul Ricard si consacrò il Mito di Jarno Saarinen

Nel 1975 si svolse la seconda edizione sul circuito, in quegli anni i vari circuito francesi si alternavano nell’organizzazione del GP.

Griglia di partenza della classe 350 del GP di Francia 1975. Con il numero 1 il Campione del Mondo Giacomo Agostini, con il numero 12 l’esordiente Jonnhy Alberto Ceccotto.

Un giovane Pilota nato in Venezuela, con papà friulano, esordiva nel Motomondiale. Aveva messo in imbarazzo tutti quanti alla 200 miglia di Daytona del 1975. Partiva ultimo e dopo 74 sorpassi arrivo 3°.

Quel giorno al Paul Ricard vinse all’esordio la gara della 250 poi si presentò sullo schieramento della 350, vinse e diede 25″ ad Agostini. Quel giorno al Paul Ricard nacque la leggenda di J.Ceccotto.

Il Paul Ricard evoca dolci ricordi anche per gli appassionati Italiani. Nel 1981 Marco Lucchinelli colse la prima vittoria della stagione, alla fine della quale si laureò Campione del Mondo.

Anche il Mondiale SBK ha corso su questo tracciato nel 1989. In gara 2 si ebbe una corsa leggendaria con il veterano Baldwin (76) ed un ragazzino di nome Giancarlo (77) che si contesero la vittoria. Entrambi volevamo vincere, entrambi sulla splendida Bimota YB4, il vecchio Leone contro il giovane.

Baldwin e Falappa in azione sul Paul Ricard

Quel giorno se le diedero di Santa ragione, come se non ci fosse un domani. Dopo varie carenate, in pieno rettilineo del Misteal si toccano e Baldwin per lo scarico mentre Giancarlo spacca il semimanubrio sinistro. Vincerà Giancarlo.

Quel giorno al Paul Ricard nacque la leggenda del Leone di Jesi. Giancarlo. Giancarlo Falappa.

Non è un caso se su uno splendido circuito come il Ricard di Le Castellet si consacrarono tre mostri sacri del Motociclismo.

Ciao Jarno. Ciao Jonnhy. Ciao Giancarlo.

 

Francky

JARNO SAARINEN, IL PILOTA CHE INVENTò….

Ci son piloti che van fortissimo, piloti che lasciano il segno per la loro simpatia, piloti che te li ricordi per la loro follia, piloti che porti nel cuore perchè son diventati leggenda e poi ci sono quelli che hanno cambiato il modo di correre a tutti, come Jarno Saarinen.

Saarinen è stato un pilota di quell’epoca romantica delle corse, dove la passione era di gran lunga superiore agli interessi economici, dove ancora si poteva uscire e farsi notare per la propria bravura e non solo perchè si veniva appoggiati da grandi marchi.

La sua storia non è la classica di qualsiasi pilota nato per correre e che ha basato tutta la sua esistenza su questo, ma anzi, il Finlandese aveva come ambizione quella di essere un progettista di motori da corsa, tanto da laurearsi in ingegneria meccanica all’età di 24 anni. Jarno tuttavia non era dotato solo di grande intelligenza, era uno che aveva come dote il saper andar forte con qualsiasi mezzo, partecipando, nei ritagli di tempo, a delle corse su ghiaccio fra Svezia e Finlandia, ottenendo ottimi risultati, viaggiando con il carro funebre della azienda di famiglia, assieme alla sua bellissima fidanzata Soili, la persona che avrà accanto in ogni avventura, praticamente inseparabili. Queste corse lo aiuteranno ad affinare il suo stile di guida particolare e quando farà il salto nel mondo delle corse su asfalto, lo renderanno quasi imbattibile, sopratutto quando le condizioni diventano di bagnato.

Nei primi anni affronta le corse su asfalto con la Tunturi-Puch 125 monocilindrica e con le Yamaha nella 250 e 350. Le moto vengono elaborate e gestite da lui personalmente, come a cercare quel background per riuscire nel suo sogno di progettista. I risultati son rosei e lo portano ad ottenere la conquista di 6 titoli nazionali.

Nel 1970 decide di partecipare al mondiale, facendolo alla sua maniera, ossia senza un team di supporto, solo lui e la sua favolosa moglie Soili, il carro funebre viene sostituito da un VW T2, che servirà da traporto della Puch 125 e della Yamaha 250, per poi essere anche il covo dei due fidanzatini, novelli sposi a fine stagione. Nonostante il budget ridottissimo, da subito porta a casa buonissimi risultati, facendo sesto al debutto al Nurburgring, quarto in Francia, Jugoslavia e Belgio, andando a podio in Olanda e Cecoslovacchia. Si capisce ben presto il suo valore di pilota e di quanta conoscenza avesse della meccanica, tanto da ottenere per la stagione successiva, due Yamaha ,una 250 e una 350, che gli vengono affidate dal concessionario ufficiale Finlandese.

In 350 l’inizio non fu dei migliori, per i numerosi problemi tecnici riscontrati sul mezzo, ma una volta risolti, iniziarono ad uscire i risultati importanti, come le vittorie a Brno ed al GP delle Nazioni,  andrà a podio in Svezia ed a Imatra, riuscendo a chiudere al secondo posto la stagione. Nella 250 invece riuscii a vincere a Jarama ed a ottenere altri 3 podi, che gli fecero chiudere il mondiale in terza posizione. Risultati davvero considerevoli, visto che lo staff tecnico del suo team restavano sempre lui e la moglie.

Jarno ormai è nel cuore della gente, per quel suo fare bonario, per quella sua passione sconfinata, per quella sua metodica voglia di arrivare all’eccellenza, quel non mollare mai, quel provarci sempre, per quel rimanere se stesso, pur essendo acclamatissimo dalle folle.

Arriva il 1972 e con esso la conferma definitiva del suo valore, riuscendo praticamente a dominare la classe 250, portando a casa il titolo iridato contro l’altro asso Italiano, che rispondeva al nome di Renzo Pasolini, rivale di duelli e battaglie. Ma più scalpore lo fece quando sconfisse Agostini, nelle prime due gare della stagione della 350. Il campione Italiano non veniva battuto, se non per rottura meccanica, da 4 stagioni e Jarno lo face pure con ampio margine.

Ormai la sua classe e il suo stile di guida, avevano fatto aprire gli occhi a chiunque nel mondo delle corse a due ruote. Già il suo stile di guida, una di quelle cose che apprese provando e riprovando nelle gare sul ghiaccio. In quei tempi i piloti correvano tenendosi ben saldi alle moto, con le gambe ancorate al serbatoio e le braccia strette. Appena qualcuno osava cambiare lo stile, i puristi lo attaccavano e lo criticavano aspramente. Ma Saarinen, da buon perfezionista quale era, trovò spunto da John Cooper, un pilota di scarso livello, che aveva iniziato per primo a staccare la gamba interna dal serbatoio. Jarno decise non solo di provare a capire i vantaggi dello spostamento della gamba, ma intui anche la necessità di spostare tutto il corpo, staccando anche il sedere dal sellino e portandolo verso centro curva e con esso anche le braccia, potendo avere maggiore velocità in curva, ed una migliore accelerazione in uscita, visto che la moto può stare più dritta, perchè il corpo fa da contrappeso. Per capirsi, inventò lo stile di guida da corsa del giorno d’oggi, che ancora non ha smesso di evolvere.

Ma ci furono anche momenti che lo resero un pò meno amato dal pubblico e fu il suo rifiuto di andare a correre al TT sull’Isola di Man, dicendo “NON VOGLIO MORIRE!”, anche questo fu Jarno Saarinen, un’uomo che sapeva quando era sensato rischiare e quando no. Qualche anno dopo, tutto il motomondiale capii questa cosa, anche a scapito di qualche pilota morto.  (il TT, ancora oggi, mantiene intatto il suo fascino e la sua follia).

Il 73 doveva essere l’anno della sua consacrazione definitiva, anno in cui aveva già deciso che alla fine della stagione 74, sarebbe arrivato il suo addio alle corse, per dedicarsi alla sua passione ed a quelle cose che aveva già programmato, quali il lavoro da progettista e il crearsi una famiglia con dei figli. Ma prima di questo, voleva diventare il primo pilota a vincere 3 titoli iridati nella stessa stagione, pianificando a tavolino in quali corse avrebbe dovuto correre, per non superare il tetto massimo dei 500 km percorsi nel singolo evento. (Al tempo c’erano ancora gli scarti)

Il 73 fu l’anno in cui Yamaha decise di dare un supporto ufficiale al Finlandese, vogliosa di porre fine all’egemonia di Agostini e della MV. Fu così che Jarno potè pensare di correre la 250, la 350 e la 500.

Prima dell’inizio della stagione, Saarinen scrisse due pagine leggendarie, diventando il primo non Statunitente a vincere la 200 miglia di Daytona, correndo con la 350 (debutto ufficiale con Yamaha), contro le 500, che vennero relegate a una distanza superiore al minuto. Ma la storia ancora più incredibile, la fece in una gara fuori campionato a Silverstone, dove riusci a vincere in tutte e tre classi in cui partecipò, infrangendo pure i record del ciruito!

Inizia la stagione ufficiale trionfando al Nurburgring, divenendo il primo pilota a vincere al debutto in 500 (oltre a lui, solo Biaggi nel 1998 a Suzuka) e riconfermandosi anche nella gara successiva. Nelle prime 3 corse fra 250 e 500 avrebbe potuto vincere 6 corse su 6, senza la rottura della catena di Hockenheim, non lo fermava più nessuno.

Ma arriva Monza, dove avrebbe dovuto iscriversi alla 500 e alla 350, ma per un ritardo nell’iscrizione, non fu ammesso e prese parte alla gara della 250. Nella corsa precedente della 350, ci fu una perdita di olio sul curvone, che non venne segnalata ai corridori. La gara partì, le moto giunsero su quella curva, ed il destino beffardo volle che la moto di Pasolini perdesse aderenza, volando a terra e con lui anche altre moto. Saarinen si ritrovò centrato in pieno dalla moto di Pasolini e poi successivamente investito da altri piloti. Scoppiò pure un’incendio e nulla ci fu da fare, sia per Jarno che per Renzo. Il destino beffardo, portò via in un sol colpo, due grandi promesse e due grandi uomini.

Ci sono piloti vincenti, ci sono piloti famosi e poi ci sono PILOTI che sono anche grandi UOMINI e Jarno era uno di quest’ultimi.

Non voglio chiudere il capitolo tristemente, lo voglio fare ricordandolo per quello che fece durante il GP del Belgio del ’71, con il suo amico Pesonen che cade e perse i sensi. I medici lo soccorsero e lo trasportano d’urgenza al più vicino ospedale. Saarinen, come  un folle, corse dietro all’ambulanza, inseguendola con una moto da corsa sulla strada provinciale.  Voleva conoscere le condizioni dell’amico, ed era pronto a donare il sangue, qual’ora fosse stato necessario. Ma le condizioni dell’amico erano migliorate e venne rassicurato con un gesto della mano di Pesonen. A quel punto Jarno risale sulla sua Yamaha, tornando in pista a concludere la gara, anche se ormai ogni risultato era compromesso. Storie di altri tempi.

Saluti

Davide_#angolodellanostalgia_QV