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F1 2019 CHINESE GP: AN INTRODUCTION

Alex Honnold e Sebastian Vettel.

Il primo è un arrampicatore e alpinista diventato famoso per aver scalato in “free solo” la Freerider, una delle vie più difficili del massiccio El Capitan, nello Yosemite Park. 900 metri di parete verticale a strapiombo. Per intenderci il free solo è quella disciplina sportiva che prevede l’arrampicata di pareti verticali senza imbracatura, corde e altra protezione individuale. Ogni errore è fatale. Tradotto in termini sportivi più facilmente riconoscibili è come vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi in una gara in cui se sbagli, muori.

Il secondo non devo certo presentarlo, ogni appassionato di F1 sa chi è il tedesco di Heppenheim.

Cosa accomuna i due personaggi? All’apparenza praticamente nulla. Ma in realtà la condizione attuale di Vettel è quanto di più simile si possa accostare ad una arrampicata in free solo. Anche il tedesco deve scalare in solitaria e senza protezioni la sua personale montagna che porta al titolo mondiale in Ferrari. Una scalata difficile, estenuante e pericolosa per la sua carriera. Anche nel suo caso un errore, l’ennesimo, può essere fatale e relegarlo tra l’elenco di chi non ce l’ha fatta. Ovviamente si parla di cadute e ferite solo psicologiche ma sufficienti a spegnere la fiamma sportiva di un atleta che è sempre stato abituato ad ottenere tutto quello che si era prefissato.

Il free solo richiede una enorme tecnica e capacità di concentrazione massima. Se ci si pensa anche la F1 è così: tanti aspetti da considerare, tanti dati da tenere in mente, azioni da compiere in un lasso di tempo brevissimo e con la massima precisione, evitare l’errore ad ogni costo, puntare sempre all’obbiettivo finale, avere pazienza, costanza, ferocia e determinazione.

Honnold ha dato sfoggio di queste capacità durante la sua impresa su El Capitan. Vettel dovrà fare altrettanto per vincere il mondiale. La domanda è: ne sarà capace? O meglio, ne è ancora capace? In molti cominciano a dubitare sulla sua efficacia al volante della rossa. Troppi errori, dubbi che si accumulano, delusioni vivide come rocce taglienti, certezze che si sgretolano e quella leggerezza che lo ha accompagnato nelle prime uscite in rosso del 2015 che sembra solo un ricordo. E soprattutto il tempo che passa.

A tutto ciò si aggiunge un contendente che sembra sovrastarlo dal punto di vista psicologico e velocistico, senza sbagliare mai ed un altro che si è prepotentemente proposto sotto i riflettori con una prestazione da campione navigato, l’incoscienza dei 21 anni e la leggerezza propria di chi non ha ancora conosciuto i morsi della sconfitta sportiva, quella delle occasioni perse per sempre. Hamilton è il suo presente e Leclerc il suo futuro che si avvicina minaccioso.

immagine da f1ingenerale.com

Cosa farà ora Vettel? Cosa è in grado di fare? Avrà bisogno di tutto il suo talento, pazienza e concentrazione per scalare la sua personale parete verticale. E questa volta sarà in free solo per la sua carriera, senza possibilità di appello e in cui un altro errore sarà fatale per la sua carriera, presumibilmente la fine dei giochi.

I ferraristi aspettano il Gp cinese come un’ennesima prova del nove. Il loro pilota di punta sul quale riversano e hanno riversato tante speranze potrebbe schiantare le sue residue speranze di vittoria a causa della pressione. In caso di successo o sconfitta, sarà comunque un spettacolo affascinante e terribile da guardare, come quello di vedere un uomo senza corda arrampicare una parete verticale a strapiombo.

Dal punto di vista tecnico, il circuito di Shangai presenta lunghi rettilinei, curve veloci e violente staccate che necessitano di una monoposto molto stabile all’anteriore, messe particolarmente sotto stress.

L’asfalto non è di quelli più abrasivi ma i lunghi curvoni veloci contribuiscono fortemente al degrado della gomma. Inoltre le potenziali temperature basse potrebbero aggiungere il graining alle variabili da considerare.

La Pirelli ha portato gomme C2 hard , C3 medium e C4 soft. L’obiettivo è quello di consentire strategie differenti, ovviamente molto dipenderà dalle temperature che si avranno in gara.

immagine da f1analisitecnica.com

Questa volta i piloti dei tre top team hanno fatto scelte diverse per quanto riguarda il numero delle diverse mescole, con ovvia predilizione per la mescola più morbida e la medium.

Tra tutti solo McLaren ha scelto di portare 9 treni di gomme soft, curiosamente Leclerc e Norris hanno fatto la stessa scelta seppur guidando monoposto completamente all’opposto in quanto a prestazione.

Da notare la diminuzione delle pressioni delle gomme posteriori imposte da Pirelli, con conseguente maggiore impronta a terra, migliore trazione ma anche temperature più alte da gestire.

Meteo previsto soleggiato e con temperature più alte venerdì e sabato e più basse per la gara di domenica.

(immagine in copertina da automoto.it)

Rocco Alessandro

 

Venti anni passati invano: l’inesorabile tramonto della Williams

Correva l’anno 1979. In quel di Silverstone il grande Clay Regazzoni coglieva la sua ultima vittoria nonchè la prima per una scuderia destinata a diventare una delle più vincenti della storia della Formula 1. La vettura era la fantastica FW07 progettata da Patrick Head. Il Team era ovviamente la Williams, di cui il geniale ingegnere era socio assieme al buon Frank, ex squattrinato che aveva risollevato la propria carriera di proprietario di team grazie alla felicissima intuizione di rivolgersi al medio oriente per procurarsi il denaro.

Da quel fatidico giorno, i trofei in bacheca sono stati tanti, frutto anche di anni di dominio incontrastato e di monoposto degne eredi della suddetta FW07, come la FW14B del 1992, che è l’esatto opposto da un punto di vista dei contenuti tecnologici,  così come quella che l’ha seguita, la FW15 del 1993, talmente sofisticata e piena di elettronica da provocare una vera e propria rivoluzione regolamentare con la quasi totale abolizione dei dispositivi controllati dal computer, e con le nefaste conseguenze che purtroppo ben conosciamo. Dal 1979 al 1997 la Williams ha totalizzato 9 titoli costruttori, 7 piloti, 103 vittorie. E poi…

E poi è successo qualcosa, e precisamente l’abbandono del costruttore che le aveva consentito un lungo dominio fra il 1991 e il 1997, contrastato solo dalla tragedia del 1994 e da Michael Schumacher. Nel 1998 la Williams campione del mondo si trova senza più l’appoggio ufficiale della Renault, e da lì in poi i trofei conquistati saranno molti, ma molti meno. Negli ultimi 20 anni le vittorie sono state solo 11, di cui 10 ottenute con un motore BMW, nel periodo fra il 2001 e il 2004, quando sembrava dovessero ritornare i bei tempi, ma di mezzo c’era ancora Michael Schumacher questa volta con una Ferrari imbattibile. E, perso l’appoggio della BMW nel 2006, con i motori clienti è arrivata una sola, strana, vittoria, nel 2012 a Barcellona.

E oggi vediamo una squadra che appare allo sbando, come dimostra l’assurda manfrina per trovare il sostituto di Massa nonchè compagno del giovane Stroll, il cui padre ha di fatto preso in affitto la squadra buttando soldi freschi, sicuramente molto graditi, ma avendo poi ovviamente voce in capitolo relativamente alla scelta del secondo pilota. Nelle settimane successive all’ultimo GP di Abu Dhabi è stato raccontato che i candidati all’ormai unico sedile rimasto libero erano Di Resta, Kubica, Sirotkin e Kvyat. Era girata pure la voce di un ritorno in auge di Massa (un secondo finto ritiro sarebbe veramente troppo), nonchè di un contatto con Rowland, peraltro subito smentito dalla squadra.

Da queste candidature appare evidente che la Williams, pur avendo le potenzialità tecniche per puntare in alto, abbia obiettivi diversi da quello di vincere i gran premi. A meno di non pensare che Stroll e il suo futuro compagno, scelto nella suddetta rosa, non si trasformino improvvisamente in GP winners, se dotati della macchina giusta. Ma la macchina giusta si fa anche grazie al contributo dei piloti, e francamente da uno che fatica a tenere dritto il volante in rettilineo, e da un debuttante (se è vero, come sembra, che sarà Sirotkin il prescelto) di contributo ne arriva sicuramente poco.

In questo senso, forse la scelta più logica sarebbe stata quella di Kubica, che pare avere impressionato il team da un punto di vista della professionalità, o di Kvyat, che di esperienza ne ha e che, secondo quanto dichiarato in questi giorni dal suo ex datore di lavoro Franz Tost, ha solo bisogno di una registrata per potere esprimere il proprio grande potenziale. Ma evidentemente per Stroll ci vuole un compagno non troppo scomodo, e alla Williams servono i 15 M€ di provenienza russa.

Sono passati 20 anni dall’ultimo mondiale, e di questo passo almeno altrettanti ne passeranno prima del prossimo. Ma per il gruppo Williams potrebbe non essere un gran problema, visto che accanto alla squadra di F1 esiste un’azienda che lavora nell’ambito delle tecnologie avanzate, e che negli ultimi anni ha conosciuto un buon successo in termini di fatturato. Le competizioni della massima formula non sono più il core business, e forse ciò spiega questo lento ed inesorabile declino.

P.S. il DT della Williams di nome fa Paddy e di cognome Lowe. Un anno esatto fa era al muretto della Mercedes a redarguire minacciosamente Lewis Hamilton reo di rallentare un po’ troppo vistosamente mettendo in difficoltà il compagno di squadra destinato a portare a casa il mondiale. Evidentemente pago di successi, ha deciso di raccogliere una nuova sfida alla Williams. C’è da chiedersi se uno come lui, abituato negli ultimi anni a dominare avendo a che fare con staff e piloti di altissimo livello, sia davvero convinto di potere tornare a vincere con il materiale che ha a disposizione ora.