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F1 2020 – GP DELL’EIFEL

Della serie “c’eravamo tanti amati”,  la F1 rimette le ruote su un circuito che era tappa fissa a cavallo degli anni 90 e 2000, il “nuovo Nurburgring”.

Circuito assolutamente nuovo per l’era ibrida della F1 anche se, curiosamente l’ultimo ad essere partito in pole è stato Hamilton nel 2013, l’ultimo giro veloce in gara di Alonso e l’ultimo a vincere un Vettel ancora “bibitaro”. Tutta gente che nel 2021 si ritroverà in griglia, cosa difficilmente immaginabile nel 2013.

immagine da formulapassion.it

La stretta attualità ci porta inevitabilmente a parlare dell’abbandono (fuga?) di Honda dalla F1 a partire dal 2022. Di sicuro i giapponesi si immaginavano un altra “history” rispetto a quella strombazzata a colpi di hashtag in un 2015 che sembra lontano anni luce nonostante siano passati solo cinque anni.

Di sicuro è un colpo che sarà complicato ammortizzare da un mondo che, alle prese con il caos Covid, una ridicolmente costosa complessità tecnologica che spaventa nuovi competitor e la “noia” dovuta al dominio Mercedes, sta ancora aspettando una vera occasione di rilancio.

I giapponesi, tenendo fede alla loro pragmaticità, si sono fatti due conti in tasca e considerando, con tutta probabilità, l’impossibilità a breve di raggiungere il livello competitivo della PU Mercedes e di conseguenza la possibilità di vincere il mondiale, hanno preferito fare i bagagli dietro il paravento della crisi Covid e della riconversione “green” delle loro fabbriche.

immagine da gpblog.com

Chi è rimasta col cerino in mano è stata Red Bull che adesso deve cercarsi un altro fornitore di PU, a meno di volersela costruire in casa. Fornitore che al momento non potrebbe che essere la tanto (all’epoca) vituperata Renault, trattata a pesci in faccia e ora vista come àncora di salvezza. Qualcuno direbbe che in Red Bull hanno un brutto “karma”…

Una Renault che si trova forse nel momento migliore della propria era ibrida sia in pista che dal punto di vista politico e che ne approfitta per chiedere l’anticipo della revisione dei regolamenti delle PU, previsto per il 2025, proprio a causa dell’abbandono di Honda.

In effetti, con solo tre motoristi nel 2022, si fa strada il pensiero che il futuro sportivo della F1 possa essere incerto e che la situazione non possa che peggiorare a meno di apportare dei cambiamenti. Per Domenicali la strada comincia in salita, anche se viene da pensare che la sua nomina a CEO Liberty Media sia stata causata proprio dal “sayonara” dei giapponesi di Minato.

Il domino dell’abbandono Honda sta facendo vacillare un sacco di tessere tra cui quella di Max Verstappen, che si ritrova nel 2021 a combattere una battaglia già persa data la continuità dei regolamenti tecnici e il congelamento dello sviluppo di larga parte della monoposto e dal 2022 in un team che sarà costretto a tornare alle PU Renault. Dati i chiari di luna attuali tutto ciò vuol dire che il 33 dovrà ulteriormente rimandare i sogni di gloria, a meno che Newey&Co non sfornino una monoposto che è capace di vincere senza la PU migliore….oppure che l’olandese faccia i bagagli per trasferirsi a Brackley.

Meanwhile gli anglo-tedeschi avanzano al piccolo trotto verso un gran premio che possono considerare di casa. Il confronto in pista è così impietoso per gli altri che gli unici motivi di “tensione” sono il rinnovo del contratto di Hamilton e la sua “sindrome calimero”.

Dall’alto degli ormai sette titoli, l’inglese ha alzato la posta fino a 44 milioni per tre anni fino al 2023 ma il gran capo Kallenius non sembra volerlo accontentare. Forse il primo segnale che Hamilton non è più visto come indispensabile per vincere.

immagine da silverarrows,net

Un Hamilton che, per sua stessa ammissione, è tornato a studiare il regolamento per evitare altre penalità come quelle ricevute a Sochi. A mente fredda il campione inglese ha ritenuto più opportuno mettere da parte ipotesi “complottistiche ” ai suoi danni e concentrarsi per rintuzzare il ritorno ( si fa per dire) di uno sboccato Bottas. I finlandesi devono avere un debole per i team radio un pò ad “estro”…

Dal punto di vista “tecnico”, si è corso così tanti anni fa al nurburgring che per i team sarà un pò come affrontare un tracciato mai visto prima. Tracciato da medio carico in cui la più grossa incognita sarà il clima e le temperature basse che probabilmente accompagneranno l’azione in pista. Le gomme scelte da Pirelli sono le C2/C3/C4, data la pista poco impegnativa per le gomme.

Non sarebbe una sorpresa trovare la pioggia, fattore che chi seguirà da casa spera ardentemente al fino da rendere meno scontata la vittoria di una delle Mercedes.

In casa Ferrari arrivano piccoli aggiornamenti per la SF1000. Nuovi barge board e una sospensione posteriore meglio regolata che dovrebbe aiutare a diminuire il sottosterzo cronico in accelerazione. Una buona notizia per Vettel, finora un corpo estraneo di questa monoposto, proprio per il GP di casa.

immagine da automoto.it

GP di casa speciale anche per un fresco debuttante in F1 dal cognome pesante, pesantissimo: Mick Schumacher sarà in pista nelle PL1 su Alfa Romeo al posto di Giovinazzi. Il ragazzo si avvia a vincere il campionato di F2 e ormai si fanno insistenti le voci di un suo possibile arrivo in F1 proprio in Alfa Romeo, con Raikkonen come compagno di squadra e mentore. Al di là delle feroci aspettative nei confronti del figlio di Michael, speriamo possa essere l’inizio di una fulgida carriera nel gotha del motorsport a quattro ruote.

*immagine in evidenza da siviaggia.it

Rocco Alessandro

 

 

HAMILTON PERSEGUITATO, A SOCHI VINCE BOTTAS

Ci sono week-end che nascono e finiscono storti. A Lewis Hamilton non capita spesso, ma se si corre in terra russa è più facile che accada. E, solitamente, in quel di Sochi ci si annoia e vince Bottas.

Venerdì col solito dominio Mercedes, e sabato con la solita pole di Hamilton. Il quale, però, se la è dovuta sudare. Due infrazioni punite con la cancellazione del tempo, e una bandiera rossa in Q2 lo hanno costretto a qualificarsi, e quindi ad iniziare la gara, con le gomme più morbide, mentre Verstappen, secondo in griglia, e Bottas, terzo, hanno potuto partire con le gomme di mescola intermedia, la più adatta da un punto di vista della strategia. Ma l’attenzione dei giudici nei confronti di Lewis non si è esaurita con la fine delle qualifiche. Non contenti di avergli tolto due giri, hanno messo sotto esame il suo comportamento nel momento del secondo taglio in curva 2, non avendo lui rispettato l’assurdo percorso previsto per il rientro in pista (e come avrebbe potuto?). Nessuna sanzione ulteriore, ma ormai il numero 44 è inesorabilmente sul registro dei cattivi.

La gara parte con Hamilton che tiene la posizione su Bottas che riesce ad affiancarlo in curva 1, ma poi sbaglia curva 2. Verstappen tanto per cambiare parte male e si fa superare da una Renault, per poi riprendersi prontamente la terza posizione. Dietro succede il caos con Stroll che finisce contro il muro urtato da Leclerc, e Sainz che taglia curva 2 e rientra in pista centrando il muro come un principiante.

Inevitabile la solita, lunghissima, Safety Car, durante la quale sullo schermo compaiono ben due indicazioni relative ad una penalità di 5 secondi comminata ad Hamilton per avere provato la partenza in una posizione non autorizzata durante i giri di allineamento in griglia. Non si tratta di una segnalazione duplicata, ma di due distinte, perchè l’inglese ha ripetuto l’azione irregolare per ben due volte.

E così si ritrova sul groppone 10 secondi di penalità da scontare al primo pit-stop. E la gara finisce di fatto qui, perchè questo tempo in più, unito alla sosta anticipata dovuta alle gomme più morbide, lo relegheranno in una terza posizione solitaria rendendogli impossibile una rimonta su Bottas e Verstappen, i quali condurranno la loro gara come da manuale arrivando primo e secondo e senza mai lottare fra di loro.

C’è altro da raccontare? Qualche scaramuccia per le posizioni che contano per i punti, con il DRS ad agevolare i sorpassi, per una classifica che vede un ottimo e solitario Perez al quarto posto, Ricciardo quinto nonostante una penalità di 5 secondi per il solito taglio in curva 2, poi Leclerc, del quale parleremo dopo, Ocon, Kvyat, Gasly e Albon, autore di qualche bel sorpasso all’esterno ma assolutamente in ombra rispetto al compagno, e non è una novità.

Fuori dai punti Giovinazzi e Magnussen, autori di una prestazione insolitamente buona sia per loro che per le macchine, seguiti da Vettel, che è ormai al loro livello, Raikkonen e un anonimo Norris. Chiudono la classifica i soliti noti, le due Williams e Grosjean.

Capitolo Ferrari: Leclerc sesto, stranamente competitivo (si fa per dire) e, per sua stessa ammissione, non sa il perchè. E viene subito in mente Crozza che imita Binotto. Se aggiungiamo la prestazione in qualifica e Vettel doppiato, dobbiamo registrare un’altra prestazione indegna per la Scuderia. Ma va bene così, si aspetta il 2022 ormai, sperando che sia un tempo sufficiente a fargli capire cosa gli sta sfuggendo.

Fra due settimane si torna a correre al Nurburgring, dopo un po’ di anni di assenza. E Hamilton potrebbe eguagliare Schumacher quanto a numero di vittorie proprio in terra tedesca. E, in linea teorica, potrebbe arrivare a 7 titoli proprio ad Imola, laddove il suo idolo Senna perse la vita nel 1994. Sono suggestioni che potrebbero aggiungere un po’ di fascino ad un mondiale altrimenti molto noioso.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DI RUSSIA

Dalle stelle alle stalle, ovvero dal Mugello a Sochi. Un pò come passare da una bella strada panoramica in collina ad una tangenziale. In tempi di Covid non è il caso di andare tanto per il sottile e quindi anche Sochi diventa un buon posto dove andare a correre. L’aspetto davvero deprimente è che, quando le cose torneranno alla “normalità”, Sochi rimarrà e il Mugello invece no.

Al di là di queste facezie, la gara in terra di Russia, considerando che solo la Mercedes ci ha vinto nell’era della PU ibrida, trova il suo motivo di interesse principale nel tentativo di Hamilton di eguagliare il record di vittorie di Michael Schumacher a quota 91.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Due gli ostacoli principali: Bottas che ha spesso dimostrato di andare forte nel parcheggio scoperto di Sochi e…Netflix, che riproporrà la propria presenza al box Mercedes come in occasione del Gp di Germania del 2019, rivelandosi uno dei peggiori dal 2014.

Tolte queste due incognite, restano ben poche speranze ai ferraristi incalliti di salvare denti e fegato. Un altro dei record di quella epopea lunga cinque anni cadrà a brevissimo e il presente ha lo stesso colore delle tute Mercedes.

Nel frattempo, escludendo le miserie Ferrari che quasi non fanno più notizia ormai, Red Bull deve tenere buono un Verstappen piuttosto frustrato per il doppio KO consecutivo causa PU e che dovrà aspettare almeno il 2022 per giocarsi seriamente il titolo iridato. Considerando che questo è già il suo sesto anno in F1 e la quantità di talento che madre natura gli ha messo a disposizione, c’è da capire il suo nervosismo.

immagine da planetf1.com

C’è da dire che in casa Red Bull, nonostante lo storico impietoso nei confronti di scuderie che non siano la Mercedes, sono piuttosto fiduciosi di potersela giocare in gara sfruttando i potenziali problemi di usura gomme che gli anglo-tedeschi potrebbero accusare. E’ una speranza in pò flebile e dipende molto da quanto riusciranno a mettere pressione ad Hamilton&Co, ma sognare non costa nulla.

Altri piloti invece riassaporano la vita da F1 come Alonso che, in procinto di ritornare in griglia nel 2021, si mette avanti provando il simulatore Renault. Sempre meglio farsi trovare pronti per un possibile utilizzo già quest’anno.

Anche Kimi Raikkonen arriverà ad un traguardo sulla pista russa. Augurandogli che il traguardo più importante possa essere quello in gara e possibilmente a punti, riuscirà anche a eguagliare (superare? il web dà diverse interpretazioni a proposito…) il record di presenze nei Gp di Rubens Barrichello al ragguardevole numero di 322. Siamo sicuri che gli verrà posta una domanda in tal senso durante il weekend e possiamo essere altrettanto sicuri della risposta gioviale e ricca di particolari che il pilota finlandese saprà offrire…

immagine da circusf1.com

Le vere novità in queste due settimane tra il Mugello e Sochi arrivano tutte dalla Fia.

La prima è il differimento dei termini per adeguare gli organici in base alle risorse messe a disposizone dal budget cap. Sei mesi in cui soprattutto i top team (ma anche McLaren) che hanno organici ben più corposi delle scuderie minori, potranno rimodellare i propri reparti e dare nuove mansioni e destinazioni a chi non farà più parte dell’organico F1.

La seconda è che, oltre a PU, cambio e telaio “congelati” per il 2021, si aggiungono anche muso, parti interne della scocca delle sospensioni anteriori e posteriori e l’impianto frenante. Una gran bella notizia per quelli che devono recuperare terreno e in pratica un’ipoteca Mercedes sui titoli del 2021.

La terza è forse quella più calmorosa e già adeguatamente anticipata su questi lidi: Stefano Domenicali sarà il il nuovo CEO di Liberty Media in sostituzione di Chase Carey. Come già commentato in queste pagine si aprono diverse possibili scenari per la F1 che verrà. Chi si immagina un ritorno ad una F1 più “europea”, smarcandosi dalla spettacolarizzazione forzata introdotta da Liberty Media dal sapore molto stelle&strisce, chi invece una rinnovata speranza nei confronti di una pronto ritorno alla competitività della Ferrari, di cui Domenicali è stato team principal, chi invece altre bastonate alla Scuderia in quanto lo stesso Domenicali non ha concluso proprio nella maniera migliore la sua esperienza a Maranello.

Ricapitolando, ora ai vertici di Fia e Liberty Media ci sono tutti ex dipendenti del Cavallino rampante: Ross Brawn, attuale direttore generale e responsabile sportivo del progetto F1, Nicolas Tombazis direttore del settore tecnico FIA e Stefano Domenicali, CEO Liberty Media.

Questo sarà un bene o un male per le ambizioni sportive della Ferrari? Oppure non influirà per niente, dato che tutti questi soggetti, proprio per essere stati importanti pedine della Scuderia, devono essere imparziali al di sopra di ogni sospetto?

Come l’avrà presa il buon Totone Wolff, che in tempi non tanto lontani era il principale candidato al posto occupato ora da Domenicali?

E un posto per Arrivabene non lo vogliamo trovare?

Ma soprattuto…ridateci le grid girls!

*immagine in evidenza da racingcircuits.info

Rocco Alessandro

 

HAMILTON VINCE IN TOSCANA. FERRARI INDEGNA.

1000 GP. Un traguardo importante, festeggiato alla grande con un GP nel circuito di proprietà e un magnifico spettacolo a Firenze. Poi, in pista, una prestazione indegna della propria storia che, in questi giorni, ci è stata ripetutamente ricordata.

Questo è stato, per la Ferrari, il primo (e, forse, unico) GP di Toscana corso al Mugello, una pista che si è rivelata estremamente spettacolare ma, forse, un po’ inadatta alle dimensioni e alle velocità di queste macchine. 

Nelle qualifiche è andato in scena il solito copione, con le due Mercedes in prima fila, seguite dalle due Red Bull in seconda. Uno straordinario Leclerc piazza la pessima SF1000 in terza (mentre il suo compagno non entra nemmeno in Q2). Una piccola speranza per concretizzare una buona prestazione nel caso le circostanze lo permettessero. 

E, come vedremo, le circostanze l’avrebbero pure permesso, ma questa Ferrari non può nemmeno essere un outsider.

Quando si spengono i semafori, Hamilton parte male e si fa superare da Bottas e, quasi, anche da Leclerc che si insedia in terza posizione. Verstappen accusa un calo di potenza e si ritrova risucchiato dal gruppo, venendo poi tamponato in curva 2 da Raikkonen, che urta anche Gasly. Gara finita sia per l’olandese che per il francese, ed esce la Safety Car per consentire la rimozione delle vetture.

La neutralizzazione dura diversi giri, e si riparte al giro 7 ma subito si scatena il caos. Bottas attende la Safety Car line per andare a tutto gas, il che significa arrivare a metà rettilineo. Dietro, però. non se ne rendono conto e Latifi accelera molto prima, essendo poi costretto a scartare Magnussen che seguiva il gruppo, e traendo in inganno  Giovinazzi che lo tamponerà violentemente, coinvolgendo anche Sainz in un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose.

Esce la bandiera rossa, e le 13 macchine superstiti rientrano in pit-lane. Ma a ripartire saranno solo in 12, perchè Ocon dovrà abbandonare causa surriscaldamento dei freni.

Alla seconda partenza Hamilton si riprende la prima posizione su  Bottas, che non oppone alcuna resistenza (strano, no?), mentre Leclerc riesce a mantenere la terza. Dopo 1 giro, Charles è già a 3.3 secondi da Lewis, e dal 18° perderà una posizione al giro da Stroll, Ricciardo, Albon e poi Perez, mostrando tutti i limiti di una monoposto riuscita male. A quel punto non gli resta che provare a cambiare le gomme montando quelle più dure, e sperare in un miglioramento della situazione. che non arriverà.

I primi due cambiano a loro volta le gomme al giro 31, optando anch’essi per la mescola più dura. Ricciardo, grazie ad un opportuno undercut, si ritrova in terza posizione davanti a Stroll. Il quale al giro 44 distrugge la macchina in un violento incidente all’Arrabbiata 2. Il direttore di gara non ha altre possibilità se non esporre nuovamente la bandiera rossa per consentire la rimozione dell’auto e la riparazione delle barriere.

Nuova, lunga, sosta, e si riparte ancora con standing start e 12 giri da compiere. Gli unici a rimetterci da questo nuovo avvio sono i due ferraristi, che si ritrovano ultimi delle 12 auto superstiti. E Ricciardo, che viene superato da Albon. Le uniche emozioni che arrivano dal finale di gara le regala Raikkonen, il quale si ritrova ottavo ma con 5 secondi di penalità da scontare. Dietro, a pochi secondi, ha Leclerc, Vettel e Russel. Ma solo il monegasco riuscirà ad avvicinarsi a meno di 5 secondi, e Kimi riesce così a conquistare i primi punti della sua stagione sul circuito nel quale, esattamente 20 anni fa, fece il suo primo test in F1 sotto falso nome.

Hamilton ottiene così la sua 90a vittoria, davanti a Bottas, Albon al suo primo podio, Ricciardo, Perez, Norris, ancora una volta un po’ in ombra, Kvyat, Leclerc, Raikkonen e Vettel. Subito fuori dalla zona punti Russel, che ha perso una grande occasione per marcare i primi punti suoi e della Williams.

Ora ci saranno due settimane di pausa, poi si andrà in Russia, cui seguiranno 3 gare su circuiti che queste auto non hanno mai solcato. E su questo che dobbiamo contare per sperare di non continuare a vedere sempre lo stesso copione, anche perchè il bonus l’abbiamo già avuto a Monza. E viene male a pensare che una delle tre piste è il circuito intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, dove la squadra che porta il loro nome è destinata a rimediare l’ennesima figuraccia di una stagione disgraziata. Sperando che il fondo sia stato toccato in Toscana, ma su questo è lecito avere dei dubbi perchè appare abbastanza evidente, dalle dichiarazioni post-gara del Team Principal, che stiano ancora impugnando saldamente la pala.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

 

NO PARTY, NO MERCEDES. E UN TEAM ITALIANO TRIONFA A MONZA

La cosa più emozionante del GP di Monza rischiava di essere l’inno italiano suonato dagli alpini, con il contorno delle Frecce Tricolori. Si era fatto un gran parlare dell’abolizione del party-mode, con le squadre costrette a congelare la mappatura prima delle qualifiche. Una misura anti-Mercedes, si diceva. O, almeno, così speravano gli avversari promotori dell’istanza presso la FIA. E, infatti, nelle qualifiche si è assistito al solito dominio delle frecce argento, pardon, nere. Sono cambiati però gli inseguitori, con le McLaren in grande spolvero a precedere Racing Point e Red Bull. E le Ferrari sempre più in crisi, con la peggior qualifica a Monza da tempo immemorabile.

Un  GP noioso, quindi, il 71* d’Italia. Ma fin dalla partenza qualcosa non quadra: Hamilton scappa via, ma Bottas parte al rallentatore, e viene superato facilmente da 4 avversari. Dai box gli comunicano che non vedono problemi, così è la sua Mercedes oggi, se gli pare. Ma il finlandese definisce i settaggi del motore “uno scherzo”.

Ad inseguire Hamilton ci sono così le due McLaren di Sainz e Norris, che però, come previsto, vengono distanziate abbastanza facilmente. 

Al 7° giro a Vettel, che stava faticando a tenersi dietro una Williams per difendere la 17a posizione (!), esplode il freno posteriore sinistro, ponendo provvidenzialmente fine a quello che sarebbe stato un calvario lungo 53 giri.

Il suo compagno al 16° giro si trova 13°, la stessa posizione dalla quale era partito, a 3.5 sec. dalla Alfa Romeo di Raikkonen, e incalzato da Albon che lo supera al giro successivo, consigliandolo di rientrare ai box prima di farsi sverniciare anche da Giovinazzi, il che sarebbe stato decisamente troppo.

Al 20° giro Magnussen parcheggia la sua Haas poche decine metri prima dell’entrata dei box. La direzione gara decide di fare uscire una Safety Car dal sapore molto americano, di quelle che servono più a rompere la monotonia che a garantire la sicurezza. E l’operazione riesce perfettamente perchè il box Mercedes si frega con le proprie mani chiedendo ad Hamilton di rientrare con la pit-lane chiusa. E, infatti, tutti gli altri si fermeranno qualche giro dopo, a pit-lane aperta. Tutti tranne quelli che si erano già fermati prima della SC, fra i quali Gasly, le due Alfa e Leclerc, che si ritrovano così nelle prime posizioni. Mentre Sainz, con la prima McLaren, sprofonda in ottava posizione.

Quando la gara riparte, Leclerc supera in un colpo solo entrambe le Alfa Romeo, issandosi in quarta posizione, ma subito dopo va oltre il limite della pessima auto che guida, che si vendica e lo porta a sbattere violentemente all’esterno della parabolica. Inevitabile la bandiera rossa.

La gara ricomincia dal giro 27, con partenza da fermo e Hamilton in pole ma con la penalità da scontare. Di fianco a lui c’è Stroll, cui la bandiera rossa ha risparmiato un pit-stop, ma il canadese rovina una grande possibilità di vittoria con una pessima partenza. 

Mentre Lewis sconta la penalità, il comando passa a Gasly, con dietro un arrembante Raikkonen, che però verrà rapidamente risucchiato dal gruppo, dal quale risalgono Sainz e Stroll, che si ritrovano però a diversi secondi dal francese in testa.

Si ritira Verstappen, mai competitivo, mentre Bottas non riesce ad emergere e rimane a lottare con le due Renault, anch’esse incapaci di sfruttare la situazione. Nelle retrovie la rimonta di Hamilton non è imperiosa come ci si sarebbe potuti aspettare. La Mercedes sembra avere difficoltà quando si ritrova in gruppo, e sarebbe interessante sapere se questo dipende dalla mappatura congelata, o, come è più probabile, da un setup non adeguato alla situazione.

Sainz vuole assolutamente la vittoria, e tenta di recuperare su Gasly, ma lo raggiunge solo all’ultimo giro, ed è troppo tardi.

La bandiera a scacchi sancisce così l’incredibile vittoria di un bravissimo Gasly, che precede Sainz, Stroll, Norris, in questo week-end nettamente in ombra rispetto al compagno, gli altrettanto incolori Bottas e Ricciardo, poi Hamilton, risalito fino alla settima posizione, Ocon, Kvyat e Perez, che dal rientro dopo avere smaltito il COVID-19 sembra piuttosto in difficoltà.

Ad un passo dalla zona punti Latifi, ed è un peccato perchè l’uscita di scena della famiglia Williams dalla F1 avrebbe meritato di essere celebrata con un arrivo a punti. Da segnalare la pessima gara di Albon, arrivato 15° senza un particolare motivo. Il tutto mentre colui che è stato cacciato con ignominia dalla Red Bull per lasciargli il posto guadagna una incredibile vittoria.

E l’inno di Mameli risuona per la seconda volta davanti alle vuote tribune di fronte al rettilineo di partenza. Ma è per il team “sbagliato”, quello con sede in Romagna, a Faenza, e le cui origini ben conosciamo. Per questo motivo, la vittoria di oggi ha un grande significato, perchè rende merito a chi lavora in silenzio e quasi ignorato dai mezzi di comunicazione, che vedono sopratutto rosso. Ed è bello ricordare che ad aiutare la nascita di quel team fu anche Enzo Ferrari.

Ora si va al Mugello, per il millesimo GP della scuderia del Drake. E la squadra di Maranello si presenta con quella che è una delle situazioni più squallide e imbarazzanti della sua storia. A livello di prospettive di classifica, peggio del 1980 e del 1992, quando comunque si navigava a centro classifica, con qualche fiammata possibile grazie al talento dei piloti. Ora non si può nemmeno sperare in quello perchè, come si è visto oggi, con la SF1000 se si esagera si rischia di farsi male. E non è proprio il caso. I tifosi della rossa però stiano tranquilli: le porte girevoli a Maranello sono state tolte, e si punterà sulla stabilità del gruppo attuale, con qualche rinforzo. Gruppo attuale che, faccio sommessamente notare, è stato in grado di sfornare una macchina come la suddetta SF1000, che rappresenta il terzo passo indietro dalla SF70H del 2017, che fu in grado di giocarsi il mondiale con la Mercedes. Auguri, soprattutto a Sainz.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlphaTauriF1