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F1 2020 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Ultimo giro di giostra per il circus della F1 che approda nell’adrenalinico (si fa per dire) circuito di Yas Marina in quel di Abu Dhabi.

Forse non è tanto il caso di scherzare sulle presunte (poche) emozioni che potrà regalare questo ultimo appuntamento perchè avevamo detto lo stesso per il doppio GP in Bahrein, che si sono rivelati invece molto più appassionanti del previsto.

Cominciamo col dire che, a dispetto delle previsioni che lo davano già in vacanza, il campione del mondo 2020 Lewis Hamilton riprenderà possesso  della W11 numero 44 gentilmente prestata a Russell nell’ultimo GP.

Il campione inglese, colpito dal covid-19 subito dopo la sua ultima vittoria in Bahrein, afferma di sentirsi bene, di aver ripreso gli allenamenti ed è pronto per competere nell’ultimo GP stagionale.

immagine da thecheckeredflag.co.uk

Notizia buona da un lato e brutta dall’altro perchè toglie la “rivincita” a Russell, davvero bersagliato dalla sfortuna nell’anello del Sakhir e che ha visto sfumare una vittoria praticamente certa.

Non lo ammetterà mai ma il primo ad essere contento del ritorno del 44 è Valtteri Bottas, che nel confronto con il giovane inglese ne è uscito con le ossa piuttosto rotte prima del caos cambio gomme sotto safety car.

Portata a casa la pole per la miseria di 26 millesimi, il finlandese ha patito per lunghi tratti la velocità di Russell, guardandogli spesso gli scarichi e non dando mai l’impressione di poterlo impensiere, subendo non uno ma ben due sorpassi in gara.

Insomma, un conto è prenderle da Hamilton, un altro da un pilota che dovrebbe avere molta meno esperienza e meno affiatamento con una monoposto e una squadra con cui si confronta saltuariamente.

Il GP di Abu Dhabi dovrebbe essere l’ultimo anche per Albon, ormai praticamente appiedato dopo l’ennesima opaca prova del Sakhir. A questo punto sarà interessante capire chi ne prenderà il posto. Hulkenberg era dato in pole fino a domenica scorsa quando l’incredibile vittoria di Perez, pilota esperto, costante, finalmente vincente ma praticamente disoccupato, ne ha rilanciato le ambizioni.

immagine da formulapassion.it

Il messicano può mettere sul piatto anche la dote di sponsor che ha sempre garantito e anche un certo peso “politico”, in quanto un suo appiedamento per il 2021 potrebbe raffreddare moltissimo l’interesse del Messico nel GP che dal 2015 è in calendario.

La vittoria del messicano ha anche avuto il merito, in coppia con il terzo posto di Stroll, di rilanciare fortemente le ambizioni Racing Point per il terzo posto in classifica costruttori. Dieci le lunghezze di vantaggio su McLaren e ben 22 su Renault, ormai tagliata fuori a meno di eventi imprevedibili. Il terzo posto sarebbe un ottimo viatico per la nascita del team Aston Martin in ottica 2021, considerando la dote in denaro che regala questo traguardo.

Chi ha abbandonato fin da subito le ambizioni di classifica in tal senso, la Ferrari, guarda ad Abu Dhabi probabilmente più ai test post Gp che alla gara che non dovrebbe vederla protagonista di particolari prestazioni.

Sarà l’ultima gara di Vettel in rosso prima del suo approdo in Aston Martin. Il tedesco è solo l’ultimo di una serie di “Messia” che avrebbero dovuto riportare l’iride a Maranello in forma continuativa, dopo i fasti dell’era Schumacher e l’ultimo titolo di Kimi Raikkonen. Invece il suo sarà un commiato pieno di rimpianti così come lo è stato prima di lui per Raikkonen e Alonso. La palla passa definitivamente a Leclerc, che dovrà sobbarcarsi l’onere di rappresentare la nuova speranza dei tifosi della Rossa.

immagine da gripdetective.it

Si sarà sicuramente già accorto che correre in Ferrari non è affatto una cosa semplice, probabilmente più stressante che correre in qualsiasi altra scuderia. Al momento gli alibi ai suoi errori e controprestazioni sono legati alla giovane età, ad una monoposto poco competitiva e al fatto di non poter lottare per il mondiale. Il vero valore di Charles si vedrà solo in un annata in cui avrà a disposizione una monoposto da titolo, cosa che anche per il 2021 è da escludere.

L’imperativo per l’ultimo Gp è quello di non lasciare un brutto ricordo, di sicuro non con errori marchiani come quello al primo giro del GP del Sakhir. Chi invece avrà un assaggio di quello che lo aspetta il prossimo anno è MIck Schumacher che, fresco vincitore del titolo in F2, sarà in pista nelle PL1 con la Haas, opportunità negata dalla cancellazione delle PL1 al Nurburgring.

Haas che saluterà entrambi i piloti alla fine del GP: ultimo GP in F1 sia per Grosjean, ancora in convalescenza dopo il botto del Bahrein, che per Magnussen che sbarcherà negli USA per gareggiare nel campionato IMSA nel team di Chip Ganassi.

Anche per le altre scuderie è già tempo di pensare al 2021, con i test per i giovani piloti che ci saranno nel post GP. Tra i giovani piloti anche uno di sicuro giovane nello spirito: Fernando Alonso potrà partecipare ai test in quanto non ha disputato gare nel 2020, così come Buemi, Kubica, Aitken che ha corso un solo evento (il limite è di due GP) e Vandoorne.

Semaforo rosso invece per Sainz, Vettel, Ricciardo e Russel. Per i primi tre sarebbe stato  l’esordio nelle nuove scuderie. Dovranno accontentarsi dell’unica sessione di test prevista per il 2021. Davvero poco per prendere confidenza con una nuova squadra, diversi metodi di lavoro e procedure. Un ban che onestamente non ha un gran senso e che anzi, avrebbe acceso l’interesse nel vedere piloti così importanti alle prese con nuove monoposto.

immagine da motorbox.com

Si chiude quindi una edizione del mondiale F1 che definire complessa è un eufemismo. In mezzo a tanta confusione e incertezza, due elementi che appaiono chiari: la grandezza di Hamilton e della Mercedes e l’inadeguatezza della Scuderia Ferrari.

In attesa di tempi “migliori”, tempi in cui ci sarà nuovamente una lotta feroce per il titolo mondiale dobbiamo solo sperare che i contendenti della Mercedes trovino da qualche parte quella prestazione che possa renderle delle avversarie temibili e non solo degli sparring partner. Il 2021, non lascia presagire nulla di buono in tal senso, se ne parla a partire dal 2022, sperando di non arrivare a dire ogni volta che l’anno buono è sempre il prossimo.

*immagine in evidenza da funoanalisitecnica.com

Rocco Alessandro

 

ESPERTO, MESSICANO E DISOCCUPATO: PEREZ RIMONTA E VINCE A SAKHIR

Quando il gatto non c’è i topi ballano. Col settimo mondiale in tasca, Hamilton si prende il Covid ed è costretto a dare forfait per la replica in Bahrain. E così si materializza il sogno di molti suoi detrattori: vedere qualcun altro sulla sua macchina per dimostrare che le vittorie sono solo merito del mezzo a sua disposizione.

E la Mercedes decide di accontentarli. Anzichè utilizzare il pilota di riserva designato, Stoffel Vandoorne, convoca George Russel, che passa così dalla vettura peggiore a quella migliore. C’è chi è pronto a scommettere che l’inglese ridicolizzerà Bottas, e dimostrerà la suddetta teoria. E si tratta di una scommessa vinta. O quasi.

Dopo un venerdì passato in cima alla lista dei tempi, il giovane George manca la pole di soli 26 millesimi, dimostrando così di che pasta è fatto. Dietro di lui, in seconda fila, un altro “predestinato” fa un miracolo piazzando una inguardabile SF1000 in quarta posizione con un giro incredibile.

La curiosità è grande quando si spengono i semafori, e gli avvenimenti non deludono le attese. La superiorità di Bottas evapora in pochi metri, con Russel che lo supera in tromba mentre per lui le prime curve sono un incubo. Si ritrova così braccato da Verstappen, Perez e Leclerc. A quest’ultimo non par vero di poter lottare per la seconda posizione, e così arrivando in curva 5 si butta, come suo solito, all’interno alla ricerca di un varco che non c’è, perchè a sinistra non ha il suo compagno di squadra bensì Perez. Il quale chiude e viene centrato dal ferrarista, che rompe la sospensione. Verstappen, per evitare il messicano, va largo e finisce contro le barriere. 

E così i tre più pericolosi rivali delle Mercedes sono fuori in un colpo solo. Forse.

Dopo qualche giro di Safety Car, la gara riparte e mentre Russel sembra Lewis Hamilton e se ne va indisturbato, Bottas sembra Bottas e si fa superare pure da Sainz, per poi riprendersi la seconda posizione quando lo spagnolo va lungo nella parte mista del tracciato.

Per 60 giri la gara vive con Russel in pieno controllo e Bottas ad inseguire a debita distanza. Mentre Perez, precipitato in ultima posizione dopo lo scontro con Leclerc, rimonta e raggiunge i migliori degli altri.

Si preannuncia un trionfo per il giovane inglese, ma Aitken, il pilota che l’ha sostituito alla Williams, gli mette i bastoni fra le ruote: perde la macchina all’ultima curva, sbatte e la sua ala rimane in mezzo alla pista. La direzione gara decide di far uscire la Safety Car per recuperarla, e la Mercedes decide di ricordare al mondo quanto sono bravi nelle operazioni ai box. Col risultato ormai acquisito e nessun problema di gomme denunciato dai piloti, viene effettuato un inutile doppio pit-stop che si trasforma in una comica. A Russell vengono montate le gomme destinate a Bottas, e il team se ne accorge quando il finlandese arriva sulla piazzola. Dopo un lungo ragionamento, gli rimontano le sue gomme vecchie, e lo rispediscono in pista in quarta posizione. Russell è costretto a rientrare per rimontare le gomme giuste, e ritorna in pista in quinta posizione. Il suo sogno di vittoria sembra ormai svanito, ma quando la Safety Car si fa da parte, George dimostra di non temere niente e nessuno. In tre giri si sbarazza nell’ordine di Bottas, Stroll e Ocon, e va alla caccia di Perez, incredibilmente in prima posizione dopo una rimonta dal 18° posto. 

Ma quando l’inglese arriva a 2 secondi dal messicano, e mancano ancora 10 giri, dal box lo richiamano nuovamente per una sospetta foratura. Rientrerà in fondo al gruppo, e la sua giornata si concluderà comunque con i primi punti, ma con molto meno di ciò che poteva portare a casa.

Gli ultimi giri sono una passeggiata per Perez, mentre il duello per i restanti due posti del podio sembra più intenso, con Sainz che pare in grado di superare almeno Stroll, terzo. Ma non succederà nulla, e la gara finisce così con un podio inedito composto da Perez, che coglie così la sua prima vittoria in quella che potrebbe essere la sua penultima gara in Formula 1, da Ocon e  da Stroll.

Seguono Sainz quarto, Ricciardo quinto e con tanto da recriminare. Sesto un inguardabile Albon, poi Kvyat, Bottas, Russell, sul quale pesa una possibile squalifica per il pasticcio delle gomme, e Norris, incapace di rimontare dall’ultima posizione.

Solita gara triste per Vettel, dodicesimo, mentre i due debuttanti Aitken e Fittipaldi chiudono ultimi.

Ora manca solo Abu Dhabi per chiudere la stagione più anomala della storia della Formula 1. E’ molto probabile che Hamilton non riesca a rientrare, e Russell avrà così un’altra occasione per dimostrare quanto vale, prima di ritornare nelle retrovie. E per Bottas sarà l’ennesimo incubo.

P.S. chi scrive aveva giudicato male il circuito “esterno” di Sakhir. Il mix di tre rettilinei e qualche curva lenta, su soli 3.5 km, si è dimostrato in grado di fornire un ottimo spettacolo. Anche questo sarà materiale su cui dovranno lavorare i capi della Formula 1 per capire come far sì che tutte e 23 le gare del calendario siano spettacolari come quella di oggi. Oltre, ovviamente, a chiedere ad Hamilton di prendersi una lunga vacanza. O a convincere la Mercedes ad affiancare a Lewis un avversario vero. Almeno per il 2021.

 

*immagine in evidenza dalla pagina Facebook ufficiale della Formula 1

F1 2020 – GRAN PREMIO DI SAKHIR

Ci si poteva aspettare una conclusione di campionato piuttosto anonima , considerando i due mondiali già assegnati e gli ultimi tre GP su circuiti non proprio entusiasmanti,  e invece il caso ha voluto dare una decisa ravvivata al circus della F1.

Archiviato, per fortuna senza conseguenze, il botto di Grosjean di Domenica scorsa, il primo colpo di scena si è avuto con la positività al covid-19 dell’epta campèon Lewis Hamilton con conseguente rinuncia al neonato Gp di Sakhir.

Hamilton dovrà aspettare l’esito di un successivo tampone negativo per avere il via libera per l’ultimo GP stagionale ad Abu Dhabi ma tutto dipenderà dalla velocità con cui riuscirà a debellare il virus e non è detto che possa riuscirci in tempo utile per l’ultimo GP.

Vacanze forzate quindi per l’inglese che lascia il sedile ad un altro inglese, reputato dagli addetti ai lavori come “the next big thing”: George Russel prenderà il suo posto alla guida della W11 almeno per il GP di questo weekend.

immagine da motorsportmagazine.com

Battuta la concorrenza di Vandoorne, per il giovane inglese un’occasione d’oro per dimostrare di valere tutto l’apprezzamento che Wolff gli ha tributato in questi anni e valorizzare l’academy Mercedes dalla quale è stato svezzato.

Un pò tutti si aspettano una grande prestazione considerando quello che Russell ha fatto vedere alla guida della derelitta Williams ( più in prova che in gara ad essere onesti). Dovrà tenere a bada l’emozione e la pressione di dover “per forza” fare bene sulla monoposto migliore del lotto. Un cattivo risultato non gli stroncherebbe la carriera ma forse lo farebbe uscire dalle grazie di chi, attualmente, comanda in Mercedes.

Contestualmente, in Williams correrà al posto di Russell il 25enne inglese Jack Aitken, attualmente in Formula 2 con risultati non proprio entusiasmanti. Obiettivo numero uno: non fare danni. Numero due: finire la gara. Tutto il resto è grasso che cola.

immagine da crash.net

Anche per Bottas sarà un weekend carico di tensione. Da un lato l’occasione di non avere tra le ruote il suo tirannico compagno di squadra abituale e quindi grosse chance di portare a casa il bottino grosso. Dall’altro dovrà guardarsi da Russell che è tutt’altro che un fermo e che farà di tutto per far capire ai piani alti che vale più del finlandese.

Per entrambi il caso ha voluto che si debbano confrontare su un circuito “nuovo” quindi con pochi riferimenti.  A vantaggio di Bottas ovviamente il fatto di conoscere perfettamente sia la W11 che la squadra, mentre Russell dovrà giocoforza avere un minimo periodo di adattamento. Considerando lo stato di forma psico-fisica di Bottas non sarei così sicuro di portarla a casa facile.

Tempo di annunci per Haas, scuderia che avrà una line-up giovanissima per il 2021. Ufficializzati sia Mazepin (anche grazie ai tanti soldi del papà) che Mick Schumacher. Tra i due, entrambi impegnati in F2, quello più talentuoso è di sicuro il figlio del grande Michael.

immagine da drivetribe.com

Il suo problema saranno le aspettative che tutto il mondo della F1 avrà sulla sua carriera essendo il figlio di uno dei più grandi di questo sport. Già sotto l’ala protettrice dell’Academy Ferrari,  il suo sarà un 2021 di apprendistato in cui dovrà cercare di non farsi condizionare troppo dal turbinio di opinioni e aspettative che inevitabilmente lo travolgeranno. Intanto deve cercare di chiudere la pratica della vittoria del campionato di F2, al suo ultimo appuntamento sempre in Bahrein per coronare una settimana da ricordare a lungo.

Haas che dovrà gestire l’esordio di un altro rookie in sostituzione del convalescente Grosjean: Pietro Fittipaldi, nipote del grande Emerson. A prima vista potrebbe essere l’ennesimo esempio che essere “parente di…” può garantire ottime opportunità di carriera nel motorsport al di là del talento che si possiede. Il suo storico nelle categorie inferiori lascia pensare che Fittipaldi sia solo un buon mestierante delle corse a motori, con un nome e un portafoglio adeguato a sostenerne i sogni di gloria. Per la Haas non farà un gran differenza,  considerando che dovrà pensare solo a difendersi alla meno peggio sul tracciato stile indy car del Sakhir.

immagine da fuoritraiettoria.com

Finiti gli “annunci” passiamo alla gara su un tracciato che definire atipico è un eufemismo, almeno per gli standard recenti della F1. In pratica si correrà sull’anello esterno del circuito del Bahrein che dopo curva 4 abbandonerà la sezione guidata per una parte inedita molto veloce e che si ricongiungerà nell’ultima curva al rettilineo principale.

Risultato? 3543 metri di lunghezza (solo Montecarlo è più breve) e un passo sul giro stimato abbondantemente sotto il minuto, addirittura 53/54 secondi in prova, il tutto per 87 giri. Quanto di più vicino ad un ovale si sia mai visto in F1.

Meno curve e più rettilinei, con le PU che avranno un peso specifico ancora maggiore rispetto al tracciato standard, con una gestione dell’ibrido meno vincolata dalla lunghezza del circuto. L’unico vantaggio potrebbe essere la minore usura delle gomme, data l’assenza di curve impegnative e una configurazione aerodinamica a basso carico.

Aspetto potenzialmente negativo, almeno in qualifica, il selvaggio gioco di scie già tristemente visto a Monza nel 2019 e una q1 particolarmente affollata. Vedremo quale sarà il metro di giudizio della direzione gara se si dovessero ripetere i trenini all’insegna del “vai avanti tu che a me scappa da ridere”.

Il pronostico, cà va sans dire, è tutto a favore delle frecce nere Mercedes, che potranno far valere la loro PU superiore al resto del lotto partenti. Di nuovo in sofferenza la Ferrari, meno rispetto al Gp appena corso (forse…) poichè dovrebbero avere meno probelmi nella gestione gomme in gara ma saranno comunque zavorrati dalla solita PU e da una monoposta con scarsa efficienza.

Possibili sorprese la Renault e McLaren, a loro agio quando le medie sul giro sono elevate. Più in difesa la gara di Red Bull, che non potrà contare sulla gestione gomme superiore in gara e dovrà affidarsi quasi esclusivamente alla PU Honda. Ovviamente in difficoltà i motorizzati Ferrari.

immagine da sonsektor.com

GP scontato quindi? Non è detto perchè una grande variabile saranno le qualifiche, in cui essere al posto giusto nel momento giusto farà la differenza nel passare il taglio verso la q3 e le differenze minime sul giro esalteranno quei piloti che riusciranno a mettere insieme un giro senza errori, con piloti che potrebbero finire indietro in griglia anche con monoposto in teoria più quotate.

In gara invece le monoposto con PU più performanti dovrebbero avere vita abbastanza facile nei sorpassi, con l’incognita di mantenere le gomme nella giusta temperatura di esercizio nei lunghi tratti in rettilineo, così come l’impianto frenante.

Un GP in formato “indycar” che potrebbe cambiare la gerarchia dei valori in pista tra le monoposto. Chissà che, per una volta, un format del genere non si riveli anche divertente da guardare in tv.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

 

7 VOLTE LEWIS

Un titolo mondiale andrebbe sempre conquistato vincendo la gara della consacrazione matematica. Ancora meglio se lo si fa mostrando a tutto il mondo che se sono arrivati 6 titoli nelle ultime 7 stagioni non è solo perchè si lavora per il miglior team della storia della Formula 1. E se poi, a completamento dell’opera, riesci a doppiare il tuo compagno di squadra, non puoi proprio chiedere di meglio alla tua carriera. Perchè si tratta del settimo. 

Asfalto nuovo e liscio, temperature basse, gomme  delle mescole più dure a disposizione, pioggia. Questo è lo scenario che si è presentato alla Formula 1 ritornata sul bellissimo circuito di Instanbul. Per queste macchine è come correre sul ghiaccio. E la qualifica si è disputata in condizioni quasi proibitive, con Stroll a conquistare la pole position davanti ad un nervosissimo Verstappen. Mercedes in grande difficoltà e Ferrari disastrosa, ad attendere una gara che si preannuncia sull’asciutto.

E, invece, il circuito è ancora allagato, un’ora prima della partenza. Poi smette di piovere, ma ci sono 11 gradi e non c’è il sole. Ma Michael Masi decide di dare una partenza normale, anzichè usare la Safety Car, secondo una consuetudine ormai consolidata negli ultimi 15 anni quando le condizioni sono incerte.

Si preannuncia il festival del pattinamento, e così è. Tutti quelli che sono dal lato sinistro della pista faticano maledettamente ad avviarsi, e così Verstappen, Albon e Leclerc rimangono letteralmente fermi, mentre Stroll dalla pole, e anche Vettel che partiva molto indietro, scattano come razzi. Bottas urta Ocon ed entrambi si girano riuscendo subito a ripartire, e la gara prosegue normalmente senza bisogno della SC.

Hamilton riesce a recuperare fino alla terza posizione, ma va lungo e Vettel si porta incredibilmente terzo, avendo così rimontato ben 8 posizioni nel primo giro, con un nervosissimo Verstappen che lo segue vedendo scappare le due Racing Point davanti a lui.

All’ottavo giro è già il momento di passare alle intermedie. I primi a fermarsi sono Leclerc e Bottas, seguiti poi da Vettel ed Hamilton al decimo giro.

I primi tre restano con le full-wet, e Verstappen recupera su Perez che poi si ferma a sua volta. Max continua a volare anche con le gomme da bagnato estremo, e si ferma al giro 12 per uscire nuovamente dietro a Perez e poco davanti a Vettel ed Hamilton. Quest’ultimo prova ad attaccare il tedesco, ma va ancora una volta lungo e viene superato anche da Albon, il quale subito dopo supera anche il tedesco della Ferrari.

Verstappen si attacca al posteriore di Perez, ma in una curva veloce perde il controllo della sua Red Bull e si esibisce in uno spettacolare testacoda multiplo, che fortunatamente non lo porta a sbattere. Deve però fermarsi ancora una volta ai box per montare un treno di intermedie nuove.

Hamilton continua ad essere bloccato dietro Vettel, mentre davanti Perez e Albon guadagnano su Stroll.

A metà gara si presenta per tutti il dilemma di un eventuale cambio gomme per le slick o per intermedie nuove, e qualcuno dei primi è già in difficoltà A decidere per primo di fermarsi è Vettel al giro 34. Nel frattempo Albon, in terza posizione, va in testacoda e perde l’ennesima grande occasione di una stagione che merita di essere la sua ultima nella massima formula.

Nel frattempo, Perez raggiunge Stroll, e Hamilton si avvicina ad entrambi. Al giro 36, il canadese, che vorrebbe gomme slick, viene fatto rientrare per montare un treno di intermedie nuove. La scelta si rivelerà sbagliata, e il suo sogno finisce qui. Rientra infatti dietro a Verstappen, e da quel momento in poi in poi sprofonderà ai margini della zona punti.

Hamilton supera Perez e fra lui e la sua 94a vittoria c’è solo l’incognita di quanto ancora dureranno le gomme che aveva montato al decimo giro. Ma la classe non è acqua, e Lewis sa come far arrivare le gomme fino alla fine, cogliendo così vittoria e titolo mondiale.

E bravo come lui a gestire le gomme è anche il neo-disoccupato Perez, che riesce a conquistare un prestigioso secondo posto riprendendosi in extremis la seconda posizione che il rimontante Leclerc gli aveva appena soffiato. E proprio il monegasco rovina un’ottima gara con un errore in frenata che lo porta a perdere il podio a favore del suo compagno di squadra, autore di una prestazione maiuscola, degna di un quattro volte campione del mondo, cosa che nelle ultile due stagioni gli era riuscita poche volte.

Dietro ai primi quattro, un ottimo Carlos Sainz, seguito dalle due Red Bull con Albon davanti a Verstappen, autori  entrambi di una gara da dimenticare. Seguono Norris, apparso oggi ancora una volta nettamente inferiore al compagno di squadra, Stroll e Ricciardo, anch’egli decisamente in ombra in un giorno in cui la sua esperienza avrebbe dovuto fare la differenza come è avvenuto per altri colleghi.

Poca gloria per Toro Rosso, Haas, Alfa Romeo e Williams. Ma, obiettivamente, oggi per loro il problema sono stati probabilmente più i piloti che l’auto.

Infine, una menzione speciale per Bottas, giunto al traguardo quattordicesimo e doppiato. Per quanto si possa cercare di convincersi che egli rappresenti un osso duro per Lewis, gare come quella di oggi dimostrano che non è così, e che quando l’inglese gli sta dietro è un caso. D’altra parte i numeri delle ultime 4 stagioni parlano chiaro e dicono che Bottas non è minimamente a livello di Nico Rosberg, col quale Hamilton aveva dovuto combattere duramente per vincere i suoi primi due titoli in Mercedes (e il terzo lo aveva perso).

E, forse grazie anche a Nico, al Lewis delle ultime 4 stagioni avrebbe potuto tenere testa forse solo un pilota, colui che gli ha ceduto il posto nel 2013 e che ha contribuito a far diventare la Mercedes quello che è oggi. E, con quel pilota, oggi Lewis condivide il numero di 7 titoli mondiali vinti.

* Immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1

F1 2020 – GRAN PREMIO DI TURCHIA

Continua il viaggio nostalgico della F1 sulle piste degne di essere definite tali, ora è il turno dell’Istanbul Park che torna in calendario dopo un’assenza che durava dal 2011.

E dire che, essendo uno dei nuovi circuiti di matrice “tilkiana” avrebbe potuto seguire il triste destino di altri circuiti (vedi circuito di Sochi, Abu Dhabi, Bahrein, ecc ecc) a cui la famigerata definizione del sgt. Hartman calzerebbe a pennello.

Invece, il sito di costruzione con parecchi saliscendi e, per una volta, una felice intuizione nel suo disegno, hanno fatto sì che ne venisse fuori un tracciato tecnico, impegnativo e apprezzato dai piloti e spettatori.

immagine da f1sport.it

Così apprezzato che dal 2012 non è più in calendario ed è stato addirittura acquistato nel 2015 da una compagnia di noleggio locale per farne una concessionaria di auto usate. C’è voluto il Covid per rendergli un pò di giustizia.

Si arriva in Turchia con il primo match ball a favore di Hamilton per il settimo titolo. Al 44 basta non perdere più di 8 punti dal suo compagno di squadra per laurearsi campione del mondo, il che porta a pensare che possa anche accontentarsi di un secondo posto con Bottas vincitore ma senza il punto addizionale per il giro più veloce.

Insomma, a meno di problemi particolari, una passeggiata. Molto più incerto invece rimane il futuro del pilota inglese che, ormai si è capito, attende rassicurazioni dal parte di Mercedes in merito al loro impegno futuro nella F1. Difficile, praticamente impossibile pensare ad un 2021 senza il 44 stampato sul musetto della futura W12.

Molto più facile pensare che cerchi di strappare un contratto annuale per il 2021, vincere l’ottavo titolo, superare le 100 pole e le 100 vittorie per poi decidere di ritirarsi o restare in Mercedes alle sue condizioni o cercarsi un altro team.

immagine da autosport.com

La situazione in merito è ancora piuttosto “fluida” ma ormai il tempo sta per finire. Scontato dire che un Hamilton lontano da Mercedes nel 2022 sarebbe una bella ventata di novità e incertezza per una F1 che ne avrebbe un gran bisogno.

In un periodo piuttosto avaro di notizie, continua l’incertezza sul futuro dei(l) pilota Red Bull. Albon ha continuato a scavarsi la fossa ad Imola in una maniera così tragicomica che viene da pensare che Hulkenberg si sia procurato una bambola voodoo con le fattezze del thailandese. Mettici pure cha ha dichiarato di non essere intenzionato ad accettare un eventuale downgrade verso l’Alpha Tauri e si capisce bene che il suo futuro in F1 assomiglia sempre più al percorso del bovino che va verso la macellazione.

Anche Kvyat, nonstante il gran quarto posto imolese, sembra sempre più spinto fuori dal team a causa di Tsunoda, che ha ben impressionato i vertici di Alpha Tauri nel suo shakedown post-gp ad Imola.

immagine da f1granpriix.motorionline.com

In tema di PU, un assist alla Red Bull arriva da Toto Wolff che si dice certo della capacità della squadra austriaca di saper gestire il know-how che lascerà Honda. Ciò comporterebbe però il congelamento delle PU già dal 2021 e fino alla definizione delle nuove PU a partire dal 2024/2025, congelamento a cui si oppone Ferrari, che sarebbe svantaggiata non avendo, a meno di miracoli con la nuova PU del 2021, la possibilità di recuperare il gap con le PU più performanti. Anche in questo caso, lo scenario è ancora apertissimo.

Dulcis in fundo (si fa per dire), il nuovo calendario provvisorio per il 2021. Con tutto l’ottimismo di cui si può essere capaci, sembra un calendario adatto agli E-sports piuttosto che alla realtà.

23 GP in giro per il mondo con l’attuale incertezza legata alle ben note vicende sembra davvero un immotivato esercizio di ottimismo. Senza contare il fatto che, come alcuni di voi hanno già sottolineato, alcuni gp consecutivi sono situati agli antipodi gli uni dagli altri, constringendo i team a trasferte pesanti in termini di fatica, logistica e delle tante decantate emissioni di CO2.In particolare il trittico Azerbaijan/Canada/Francia lascia davvero perplessi.

Ultima nota di merito, l’impegno della FDA nel cercare di portare il gentil sesso ai vertici del motorsport. Quattro ragazze si giocano un posto nella famigerata academy per quello che potrebbe essere l’inizio di una carriera non di secondo piano nel motorsport.

immagine da autosprint.corrieredellosport.it

La mancanza di donne competitive negli sport motoristici è annosa e ha svariate cause. Le principali sono ovvie: una scarsa apertura mentale del mondo del motorsport ai driver donna e lo scarsissimo numero di praticanti donna che si affacciano al mondo dei motori. Questo progetto della FDA in collaborazione con la FIA sembra essere una bella occasione per affrancarsi da una serie di luoghi comuni sulle donne nel motorsport.

Anche perchè non è vero che le donne non possono andare forte in macchina, chiedete a Michele Mouton…

*immagine in evidenza da dailysabah.com

Rocco Alessandro