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VERSTAPPEN DOMINA AD IMOLA. MA HAMILTON NON MOLLA.

Si torna ad Imola. Dopo pochi mesi da quando questa pista leggendaria è rientrata inaspettatamente nel calendario “grazie” alla pandemia. Ma, stavolta, sarà la seconda gara in calendario, e sarà anche il luogo dove le prestazioni della prima uscita in Bahrain verranno confermate o smentite.

E le qualifiche hanno sostanzialmente dato conferme. La Mercedes ha ritrovato la competitività che sembrava persa nei test, la Red Bull è praticamente alla pari, e la Ferrari si può giocare con la McLaren il ruolo di terza forza, niente male per un team che, lo scorso anno, era letteralmente sprofondato nella parte bassa dello schieramento.

Un’ora prima della partenza Giove Pluvio ci mette del suo per rendere la faccenda divertente, e apre i rubinetti, ma solo dalla variante del tamburello in giù.
I giri di schieramento sono così abbastanza complicati, e a farne le spese è Alonso che va dritto alla Tosa e rompe l’ala.

La pioggia inizia a cadere anche sul rettilineo di partenza, e tutti quelli delle prime file scelgono gomme intermedie, tranne Gasly.

Durante il giro di schieramento, Leclerc decide di imitare quanto fece Prost nel 1991, solo qualche curva prima, uscendo alle Acque Minerali. Per sua fortuna, l’esito è differente, e riesce a riprendere subito la pista e a riguadagnare la sua quarta posizione, senza che che questo errore influenzi la sua gara.

Allo spegnersi dei semafori, Hamilton parte male e Verstappen lo affianca, tenendo poi duro al Tamburello e mandandolo sul cordolo interno. Fortunatamente per lui, l’inglese danneggia solo un’appendice dell’ala, ma il messaggio è ricevuto, e se ne ricorderà più avanti.

Poco dopo Latifi distrugge l’auto con una manovra assurda di rientro in pista, coinvolgendo l’incolpevole (questa volta) Mazepin. Nel frattempo, Leclerc si porta in terza posizione superando Perez.

Inevitabile l’uscita della SC, mentre continua a piovere, con intensità ancora più forte. 

L’auto di Latifi viene rimossa, ma nel frattempo Mick Schumacher va a muro sul rettilineo principale scaldando le gomme, e seminando detriti all’uscita del box, e la neutralizzazione si prolunga.  Pure Perez esce di pista, ma riprende la sua posizione, e verrà successivamente penalizzato per questo.

La gara riparte e Lewis attacca subito Verstappen all’ingresso del Tamburello, ma, memore della partenza, molto intelligentemente non insiste. Leclerc si fa minaccioso sull’inglese, mentre Verstappen dopo solo un giro ha già 3 secondi di vantaggio.

Dietro, Norris, Gasly e Sainz ingaggiano una bella lotta, con Lando che riesce ad avere la meglio e si butta all’inseguimento del compagno di squadra Ricciardo, in quinta posizione. I due viaggeranno appaiati per una decina di giri, fino a quando Norris non si lamenterà e la squadra chiederà, col senno di poi molto intelligentemente, di scambiare le posizioni.

Davanti, Verstappen e Hamilton fanno il vuoto, staccando rapidamente Leclerc e viaggiando separati di qualche secondo.

Al giro 19 la pista è già asciutta in traiettoria, e non è più prevista pioggia. Il primo a montare gomme slick è Vettel al 22° giro.

Leclerc inizia a girare velocissimo, guadagnando 2 secondi al giro su Verstappen. Ma, soprattutto, Hamilton guadagna visibilmente sull’olandese, che, molto preoccupato, entra ai box per montare le slick seguito, al giro dopo, dall’inglese, che però subisce un pit-stop lento e non riesce a mantenere la prima posizione. Si fermano anche Leclerc e Perez, che sconta i 10 secondi di penalità.

Al giro 31 il colpo di scena: Hamilton va dritto alla Tosa a causa di un doppiato che gli lascia strada rimanendo nella traiettoria asciutta. Lewis, nella fretta sdoppiarsi, mette le ruote sul bagnato e finisce contro le barriere rompendo l’ala. Ma subito dopo Bottas e Russel sono protagonisti di un violento incidente al Tamburello. Il finlandese fino a quel momento autore di una gara pessima, arrivando ad essere doppiato dal compagno di squadra, viene attaccato e affiancato da Russell prima della variante, e si difende mantenendo la traiettoria. L’inglese allarga troppo e finisce sull’erba con effetti disastrosi per entrambi.

Gara sospesa per ripulire la pista, e i doppiati, fra i quali Hamilton, hanno così la possibilità di riportarsi in pari con gli altri. 

Si riparte con quasi metà gara da fare. Alla Rivazza, subito prima della bandiera verde, Verstappen quasi si gira ma non perde la prima posizione, mentre Norris con gomma soft brucia Leclerc che monta la media e si butta all’insegumento di Max.

Perez, buon quarto, rovina tutto girandosi alla Villeneuve e ripartendo ultimo. E così le due Ferrari sono terza e quarta.

Verstappen si allontana velocemente, mentre Hamilton inizia la sua rimonta dall’ottava posizione, sbarazzandosi di Stroll e andando poi alla caccia di Ricciardo, che raggiunge e supera senza difficoltà al primo tentativo. 

Al giro 48 inizia la lotta a quattro per la seconda posizione, con Norris, Leclerc, Sainz ed Hamilton racchiusi in pochi secondi.

Lewis attacca Carlos grazie al DRS, ma lo spagnolo tiene duro e non si fa passare. Riuscirà però al giro successivo, mentre servirà qualche giro in più per passare Leclerc e poi Norris, sempre grazie al dispositivo di riduzione del drag, senza il quale, in effetti, su questo circuito il sorpasso sarebbe impossibile, 

La gara finisce con Verstappen primo indisturbato, e Hamilton secondo e autore del giro più veloce, togliendo così a Max la soddisfazione di guidare il mondiale per la prima volta nella sua carriera. Terzo un bravissimo Norris, davanti a Leclerc e Sainz con una Ferrari che conferma il grande passo in avanti rispetto allo scorso anno. Sesto Ricciardo, anche oggi decisamente inferiore al compagno di squadra. Settimo Stroll, che ha surclassato Vettel. Ottavo Gasly, con una Alpha Tauri molto sotto le aspettative. Nono Raikkonen, sotto investigazione per avere recuperato la posizione dopo un testacoda prima della ripartenza, e decimo Ocon, di poco davanti ad Alonso, undicesimo e a Perez, che ha rovinato la buona prestazione in qualifica con una serie di errori poco comprensibili vista la sua esperienza.

Le prime due gare hanno confermato l’impressione avuta dai test, e cioè che il campionato sarà molto interessante. Hamilton e Verstappen sono decisamente superiori rispetto a tutti gli altri, ma dietro di loro i valori sono molto livellati, come hanno dimostrato le qualifiche. E’ quasi un peccato che dopo avere atteso per anni un po’ di equilibrio, questo arrivi proprio l’anno precedente il grande cambiamento. Per ora godiamoci il 2021, con in arrivo un altro bellissimo circuito, Portimao, e ci sarà nuovamente da divertirsi.

P.S. anche in questi giorni abbiamo visto il regolamento applicato un po’ a fantasia, con episodi simili fra loro sanzionati in modo completamente diverso. Speriamo solo che, vista la lotta per il campionato che si prospetta, i giudici della FIA si chiariscano un po’ le idee su come comportarsi, affinchè non si debba continuare a parlare di penalità applicate o non applicate.

P.S. 2 speriamo proprio di rivedere Imola, col pubblico, anche il prossimo anno. Con il CEO della Formula 1 imolese, sarebbe il minimo…

P.S. 3 sul botto fra Bottas e Russell, difficile trovare una responsabilità chiara, ma ricordiamoci che c’era una Williams che stava sverniciando una Mercedes.

 

HAMILTON SENZA LIMITI IN BAHRAIN. E VERSTAPPEN PRENDE UNA LEZIONE.

Test dominati. Prove libere dominate. Qualifica dominata. GP dominato.
Così il pilota più pronosticato come futuro campione del mondo che la Formula 1 abbia mai conosciuto si è presentato alla stagione 2021. La sua settima. Quella che lo deve consacrare, altrimenti rischia di passare alla storia come una delle tante promesse non mantenute. E questo non è possibile se il tuo nome è Max Verstappen.

Il taglio dei costi ha portato a mantenere i telai del 2020, ma c’è stato anche un taglio del fondo. Che ha costretto le squadre a presentare macchine di fatto nuove, con buona pace del sistema a gettoni e del budget cap. E così, come sempre succede quando si cambia qualcosa nelle regole che disciplinano l’aerodinamica, qualcuno capisce meglio degli altri. E qualcun altro si perde. O, almeno, così sembra.

Dai test era parso evidente che fra quelli che avevano capito qualcosa di più c’erano Red Bull e, udite udite, Ferrari, mentre la Mercedes era parsa in difficoltà, con Hamilton stranamente autore di un numero elevato di testacoda.

E le qualifiche hanno confermato che le ex frecce d’argento non sono più su un altro pianeta, venendo staccate di quasi mezzo secondo dall’olandese volante. Ma sono sempre 2 contro 1, perchè al quarto posto anzichè Perez si presenta Leclerc, autore della solita qualifica monstre  a pochi centesimi dalla seconda Mercedes.

E la gara di Perez si complica ancora prima di cominciare, con l’auto che si spegne durante il giro di ricognizione. La partenza viene fermata, e il messicano riesce a ripartire ma si piazza per prendere lo start dai box, mentre i colleghi fanno un altro giro di formazione.

Quando finalmente si parte, Verstappen tiene la posizione su Hamilton, mentre Leclerc supera Bottas. Nel frattempo in curva 3 c’è la ormai rituale demolizione di una Haas, questa volta ad opera di Mazepin e, per fortuna, con esiti molto meno nefasti per auto e pilota. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

Si riparte con i primi tre ingaggiati in lotta fra loro. Dietro Gasly rompe l’ala, ed esce la VSC per pulire la pista. Si riparte dopo un altro giro lento, con Bottas che approfitta del DRS per superare Leclerc, il quale riesce a tenere il passo del finandese per qualche curva, ma poi deve arrendersi alla superiorità della Mercedes.

Qualche giro dopo è il turno di Norris superare Charles, che è già in evidente difficoltà con le gomme.

Alonso è il primo a fermarsi al giro 12 per montare le medie. Al giro successivo è la volta di Norris e Leclerc, che rientrano poco davanti a Nando.

Hamilton spiazza la Red Bull anticipando il pit-stop per montare gomme dure. Verstappen decide di non imitarlo, perchè diversamente avrebbe perso la posizione sull’inglese, che con gomma nuova vola. Si fermerà al giro 18, e rientrerà ben dietro a Lewis, e, montando nuovamente gomma media, dovrà rientrare ai box un’altra volta. 

A metà gara, l’olandese si riporta sotto ad Hamilton, con quest’ultimo che si lamenta via radio di non riuscire ad andare più veloce. Per questo, decide di fermarsi per prevenire un possibile undercut, e montare ancora gomme dure. Si ferma anche Bottas, che perde 8 secondi per una gomma rimasta. incastrata.

Verstappen non segue la strategia di Hamilton, il quale, nel frattempo, sceglie traiettorie tutte sue in curva 4, esibendosi in tagli magistrali, che sollevano le ovvie proteste di Max. La direzione gara prima fa sapere che i “track limits” non valgono per la domenica, poi si ricrede e richiama l’inglese, il quale ovviamente protesta a sua volta.

L’olandese si ferma poi al giro 40 per montare, con un pit-stop velocissimo, gomme dure nuove. Con 16 giri da fare, inizia la caccia, che si concluderà a 5 giri dalla fine quando Lewis va largo in una curva e si troverà Max a meno di 1 sec. Il quale, con una manovra aggressiva, lo supera in curva 4, ma esce largo, e il box gli chiede di restituire la posizione per prevenire un’eventuale (possibile, non certa) penalità. Ma non ci sarà un’altra occasione, e Hamilton si porta a casa la prima vittoria dell’anno.

Il podio è ovviamente completato dal solito Bottas, mai in gara, seguito a distanza da Norris, con una Mc Laren che si conferma terza forza del mondiale. Al quinto posto Perez, rimontato dall’ultima posizione, cosa ormai abituale per lui in Bahrain. Sesto Leclerc, il massimo possibile con questa Ferrari, ma comunque sempre meglio dello scorso anno. Seguono Ricciardo e Sainz, entrambi interessati a conoscere le loro nuove auto, più che al risultato finale. Nono il debuttante Tsunoda, che conferma così tutto il buono che si dice di lui. Decimo Stroll con un’Aston Martin che è l’ombra della Racing Point della fine della scorsa stagione.

Risultato sotto le aspettative per l’Alfa Romeo, fuori dai punti dopo che Raikkonen aveva navigato nei primi 10 per buona parte della gara. 

Notte fonda per Alpine, dopo un buon inizio di Alonso, ritiratosi a metà gara quando era già precipitato in classifica, e, come ampiamente previsto, per Williams e Haas.

Infine, un pensiero per Sebastian Vettel. Peggio di così la sua avventura post-Ferrari non poteva cominciare. Fuori in Q1, penalizzato per mancato rispetto delle bandiere gialle, sempre nelle retrovie in gara e, dulcis in fundo, una tamponata da principiante ad Ocon per la quale ha chiamato in causa un inesistente cambio di linea da parte del francese. L’idea di rimanere a casa con la famiglia, se mai l’avesse avuta, non sarebbe stata sbagliata.

La prima gara è solo la prima gara. Ma se tanto ci dà tanto, a giudicare dal recupero fatto dalla Mercedes fra i test e la gara vera, c’è da credere che assisteremo ad una ripetizione delle stagioni 2017 e 2018 con una macchina blu al posto di quella rossa. Ma con una importante differenza, che potrebbe farci divertire un po’ di più: il pilota che la guida.

Appuntamento nella nostra Imola fra 3 settimane.

P.S. abbiamo visto Hamilton tagliare molto di più di quanto abbia fatto Max in occasione del sorpasso. La scelta di Red Bull di non rischiare una penalità, per poi avere una seconda occasione, è stata molto intelligente, così come la scelta di Max di ubbidire. Resta il fatto che l’interpretazione dei track limits per come è stata fatta oggi equivale più o meno a posizionare, in una gara di sci, i pali in modo diverso a seconda di chi scende, o, meglio, del momento in cui scende. E’, ovviamente, inaccettabile.

P.S. 2. Vorrei che fosse chiaro che quella del P.S. precedente non è un’adombrare un qualche favoritismo nei confronti di Lewis, ma semplicemente il rimarcare il fatto che i limiti della pista sono limiti della pista e vanno rispettati sempre, non a seconda del giorno o, ancora peggio, del momento della gara. Poi ognuno la legga come vuole e si faccia la propria idea.

* Immagine in evidenza da Twitter

DRIVE TO SURVIVE SEASON 3. STARRING: ROMAIN GROSJEAN

Impatto quasi a 90°.
L’auto divisa a metà con la parte anteriore incastrata fra due lame del guard-rail.
53 G di decelerazione
28 secondi nella macchina in fiamme.

29 novembre 2020. Ore 15.13 circa. Gli incidenti più brutti della storia della Formula 1 riassunti in un solo, unico, tremendo botto. 2 minuti col fiato sospeso. L’ultima immagine è quella di una macchina che scarta improvvisamente sinistra puntando dritta verso un guard-rail assurdamente piazzato in diagonale a lato della pista. E poi una palla di fuoco e la bandiera rossa apparire quasi istantaneamente.

Il pilota che manca all’appello è Romain Grosjean. Nessun replay, nessuna notizia, solo paura. Poi un’immagine che sembra irreale: Romain, col terrore dipinto sul viso, seduto sulla Medical Car. E poi un’altra sequenza, che lo ritrae saltare fuori da una palla di fuoco, senza una scarpa, e con la tuta bruciacchiata.

Infine un replay infinito e dettagliato di tutto quello che è successo. La gara parte e si scatena il duello nelle retrovie. Ci sono piloti che sanno già che hanno perso il posto e altri che lo stanno per perdere, tutti smaniano per guadagnare posizioni. Ci sono le vie di fuga immense, e la voglia di passare davanti fa evidentemente perdere ogni tipo di timore. E così in uscita di curva 4 qualcuno esce molto lentamente, arriva Grosjean da dietro molto velocemente, ha Kvyat sulla destra ma, come spesso gli capita, si dimentica della legge dell’incompenetrabilità dei corpi che vale sulle piste vere. L’urto con la ruota anteriore sinistra della macchina del russo lo spedisce ad oltre 200 km/h dritto contro il guard-rail che qualche genio ha piazzato in quel punto proprio in diagonale a rientrare sulla pista. L’auto sfonda la lama centrale e si incastra fra le altre due lame con la scocca che passa dall’altra parte e la parte posteriore che si stacca, il tutto con un’esplosione di fuoco e fiamme che i malcapitati commissari faticano ad estinguere.

Incidenti del passato dall’esito infausto riassunti in un solo botto, si diceva. Ma stavolta tutto ciò che è stato negli anni studiato per evitare esiti nefasti ha funzionato alla perfezione. Dall’assorbimento di energia della scocca (e la parte posteriore che si stacca è un bene, anche se può apparire il contrario), al vituperato Halo che ha protetto la testa del pilota, alle protezioni dal fuoco, per finire con la pronta assistenza del medico, che ha immediatamente soccorso Romain.

E possiamo così archiviare tutto con qualche bruciatura, forse qualche costola rotta, ma niente di grave se si pensa a quello che avrebbe potuto succedere. E restano tante immagini e foto spettacolari destinate a riportare interesse su un mondiale di F1 che di interessante quest’anno ha avuto la consacrazione di Hamilton alla leggenda e tanti botti paurosi conclusisi per fortuna senza conseguenze. Nell’era dei social tutto questo fa comodo, anche se chi, come chi scrive, ha vissuto da spettatore ad altre epoche, ne farebbe volentieri a meno.

C’è poi stata anche una gara, ripartita dopo più di un’ora con il jersey piazzato al posto delle decine di metri di rail divelte dalla Dallara di Grosjean. Niente cronaca, oggi, ma alcune considerazioni:

  1. Hamilton è di un’altra categoria. Punto.
  2. Verstappen anche, ma alla macchina manca qualcosa. Altro punto.
  3. Oggi un pilota, Albon, ha colto un immeritatissimo podio, che probabilmente non gli salverà il posto, e un altro Perez, vi ha invece dovuto rinunciare per colpe non sue, con un costo enorme sulla classifica di campionato per lui e per la sua squadra.
  4. E chi ne ha beneficiato è la McLaren, quarta con Norris e quinta con Sainz, entrambi autori di un’ottima gara.
  5. Chi, invece, non ne ha approfittato è la Renault, settima con Ricciardo e nona con Ocon, e, a questo punto, più lontana dal terzo posto in classifica costruttori.
  6. Gara terribile per la Ferrari, con Leclerc decimo solo grazie al ritiro di Perez, ma doppiato, e Vettel quattordicesimo. Il tutto con Binotto a parlare di “sorpresa”. Vale la pena ricordare che per molto meno nel 2014, dopo una prestazione non buona sullo stesso circuito, il suo omologo dell’epoca ritenne di dovere rassegnare le dimissioni.
  7. Gasly, sesto, è sempre lì, e Bottas, ottavo, anche. E’ vero, il finlandese ha subito una foratura, ma la sua prestazione di oggi lascia una volta di più alquanto perplessi.

Fra una settimana vedremo l’ennesima novità esotica di quest’anno anomalo: un circuito “quasi ovale”, da meno di 1 minuto. E sarà di sicuro un pomeriggio più tranquillo, con una doppietta Mercedes e le Ferrari doppiate.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @JeanTodt

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DEL BAHRAIN

E alla fine venne il “triello” nel sabbione. Il Bahrain ospita il primo di tre gran premi consecutivi che chiuderanno questa complicata e speriamo non ripetibile stagione 2020 (quanto meno nelle difficoltà nel trovare location disponibili ad ospitare i GP).

Dopo l’abbuffata di Gp in circuiti degni di tale nome ritorniamo ai tilkodromi con appeal decisamente meno elevato ma, necessari per mantenere in piedi il baraccone F1, oggi più che mai in bilico.

Quello del Bahrain in realtà è un circuito che ha fatto vedere delle belle gare in passato, pensando al duello Hamilton/Rosberg del 2014 o al 2019 dove per la prima volta ha brillato la stella di Leclerc in Ferrari e nel panorama della F1.

Cosa aspettarsi dall’edizione di quest’anno? Difficile a dirsi dato che arriva a gioca chiusi in entrambi i campionati. Resta aperta la lotta per il terzo posto costruttori ma alzi la mano chi è realmente interessato al risultato finale…

Sarà interessante vedere se Hamilton arriverà con il relax tipico di chi ha portato a termine la missione oppure ha ancora voglia di aggiungere l’ennesimo gettone al suo salvadanaio di vittorie.

immagine da skysport.com

Uno che vorrebbe non esserci è Bottas che ha già detto di pensare al 2021. Per uno che le ha prese in lungo e in largo per tutto il 2020 è una chiara indicazione di masochismo. A dire il vero ha anche affermato che correre senza pressione le ultime tre gare potrebbe agevolarlo. Il che è un altro segnale che sarà sempre e comunque il numero 2 in Mercedes finchè ci sarà Hamilton.

Nel 2019 fece un garone, quest’anno probabilmente sarà molto più dura per Leclerc. L’incognita è rappresentata dalla sua SF1000 e dal potenziale che la vettura mostrerà in pista. Il tracciato del Sakhir è piuttosto completo, necessita di potenza della PU, trazione e la capacità di essere gentile sulle gomme data l’alta usura prevista.

La Ferrari ha più volte dimostrato di non essere particolarmente attrezzata su circuiti di questo tipo per cui sarà l’ennesimo salto nel vuoto. Certo è che se in assenza di Binotto dovesse arrivare un altro buon risultato, forse è il caso di porsi qualche domanda. Una battuta? Certo ma alla fine neanche tanto…

immagine da tuttosport.com

Per Red Bull queste tre gare finali devono cercare di essere un buon trampolino di lancio per un 2021 meno deludente di quanto non sia stato il 2020. Tra piloti ormai ritenuti inadeguati, PU in fuga ed alettoni anteriori settati alla viva il parroco, in Red Bull hanno alzato bandiera bianca molto prima del preventivabile, rimediando anche qualche brutta figura come se ne sono viste solo in Ferrari negli ultimi anni.

Verstappen ha già messo le mani avanti sul 2021 e in parte anche sul 2022 (“le regole del 2022 non sfavoriranno la Mercedes”), ma meglio chiudere bene il 2020 piuttosto che chiuderlo come per il momento sta facendo Bottas…o Albon.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la lotta per il terzo posto tra Ferrari, Renault, Racing Point e McLaren premierà la squadra, e soprattutto, i piloti che faranno meno errori.  Ci sentiamo di dire che forse quelli più in “palla” sono quelli Ferrari mentre quelli Renault sono usciti piuttosto male dalla trasferta turca. Pronostico? Racing Point e McLaren favorite su Ferrari/Renault.

immagine da speedcafe.com

Curiosità per Alpha Tauri, affogata in Turchia e che forse non ha più molto da chiedere a questo 2020. Molto si giocherà sulla motivazione dei piloti, in particolare di Kvyat che potrebbe essere ai saluti finali e forse ha ancora qualcosa da dimostrare.

Per Williams e Alfa Romeo il 2021 è già una realtà, poche le chance di farsi valere nei tre GP rimasti. Per Kimi motivazione sotto le scarpe: sul podio non è previsto champagne.

*immagine in evidenza da gtspirit.com

Rocco Alessandro

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DI RUSSIA

Dalle stelle alle stalle, ovvero dal Mugello a Sochi. Un pò come passare da una bella strada panoramica in collina ad una tangenziale. In tempi di Covid non è il caso di andare tanto per il sottile e quindi anche Sochi diventa un buon posto dove andare a correre. L’aspetto davvero deprimente è che, quando le cose torneranno alla “normalità”, Sochi rimarrà e il Mugello invece no.

Al di là di queste facezie, la gara in terra di Russia, considerando che solo la Mercedes ci ha vinto nell’era della PU ibrida, trova il suo motivo di interesse principale nel tentativo di Hamilton di eguagliare il record di vittorie di Michael Schumacher a quota 91.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Due gli ostacoli principali: Bottas che ha spesso dimostrato di andare forte nel parcheggio scoperto di Sochi e…Netflix, che riproporrà la propria presenza al box Mercedes come in occasione del Gp di Germania del 2019, rivelandosi uno dei peggiori dal 2014.

Tolte queste due incognite, restano ben poche speranze ai ferraristi incalliti di salvare denti e fegato. Un altro dei record di quella epopea lunga cinque anni cadrà a brevissimo e il presente ha lo stesso colore delle tute Mercedes.

Nel frattempo, escludendo le miserie Ferrari che quasi non fanno più notizia ormai, Red Bull deve tenere buono un Verstappen piuttosto frustrato per il doppio KO consecutivo causa PU e che dovrà aspettare almeno il 2022 per giocarsi seriamente il titolo iridato. Considerando che questo è già il suo sesto anno in F1 e la quantità di talento che madre natura gli ha messo a disposizione, c’è da capire il suo nervosismo.

immagine da planetf1.com

C’è da dire che in casa Red Bull, nonostante lo storico impietoso nei confronti di scuderie che non siano la Mercedes, sono piuttosto fiduciosi di potersela giocare in gara sfruttando i potenziali problemi di usura gomme che gli anglo-tedeschi potrebbero accusare. E’ una speranza in pò flebile e dipende molto da quanto riusciranno a mettere pressione ad Hamilton&Co, ma sognare non costa nulla.

Altri piloti invece riassaporano la vita da F1 come Alonso che, in procinto di ritornare in griglia nel 2021, si mette avanti provando il simulatore Renault. Sempre meglio farsi trovare pronti per un possibile utilizzo già quest’anno.

Anche Kimi Raikkonen arriverà ad un traguardo sulla pista russa. Augurandogli che il traguardo più importante possa essere quello in gara e possibilmente a punti, riuscirà anche a eguagliare (superare? il web dà diverse interpretazioni a proposito…) il record di presenze nei Gp di Rubens Barrichello al ragguardevole numero di 322. Siamo sicuri che gli verrà posta una domanda in tal senso durante il weekend e possiamo essere altrettanto sicuri della risposta gioviale e ricca di particolari che il pilota finlandese saprà offrire…

immagine da circusf1.com

Le vere novità in queste due settimane tra il Mugello e Sochi arrivano tutte dalla Fia.

La prima è il differimento dei termini per adeguare gli organici in base alle risorse messe a disposizone dal budget cap. Sei mesi in cui soprattutto i top team (ma anche McLaren) che hanno organici ben più corposi delle scuderie minori, potranno rimodellare i propri reparti e dare nuove mansioni e destinazioni a chi non farà più parte dell’organico F1.

La seconda è che, oltre a PU, cambio e telaio “congelati” per il 2021, si aggiungono anche muso, parti interne della scocca delle sospensioni anteriori e posteriori e l’impianto frenante. Una gran bella notizia per quelli che devono recuperare terreno e in pratica un’ipoteca Mercedes sui titoli del 2021.

La terza è forse quella più calmorosa e già adeguatamente anticipata su questi lidi: Stefano Domenicali sarà il il nuovo CEO di Liberty Media in sostituzione di Chase Carey. Come già commentato in queste pagine si aprono diverse possibili scenari per la F1 che verrà. Chi si immagina un ritorno ad una F1 più “europea”, smarcandosi dalla spettacolarizzazione forzata introdotta da Liberty Media dal sapore molto stelle&strisce, chi invece una rinnovata speranza nei confronti di una pronto ritorno alla competitività della Ferrari, di cui Domenicali è stato team principal, chi invece altre bastonate alla Scuderia in quanto lo stesso Domenicali non ha concluso proprio nella maniera migliore la sua esperienza a Maranello.

Ricapitolando, ora ai vertici di Fia e Liberty Media ci sono tutti ex dipendenti del Cavallino rampante: Ross Brawn, attuale direttore generale e responsabile sportivo del progetto F1, Nicolas Tombazis direttore del settore tecnico FIA e Stefano Domenicali, CEO Liberty Media.

Questo sarà un bene o un male per le ambizioni sportive della Ferrari? Oppure non influirà per niente, dato che tutti questi soggetti, proprio per essere stati importanti pedine della Scuderia, devono essere imparziali al di sopra di ogni sospetto?

Come l’avrà presa il buon Totone Wolff, che in tempi non tanto lontani era il principale candidato al posto occupato ora da Domenicali?

E un posto per Arrivabene non lo vogliamo trovare?

Ma soprattuto…ridateci le grid girls!

*immagine in evidenza da racingcircuits.info

Rocco Alessandro