Archivi tag: Portimao circuit

WSBK 2022 – ROUND DEL PORTOGALLO

Ormai è cosa fatta per Bautista e la Ducati oppure c’è ancora speranza per Rea e Razgatlioglu di tenere in bilico il mondiale fino all’ultimo round?

Questo è l’interrogativo a cui si dovrà giungere al termine del weekend di gare in quel di Portimao. Si arriva da Barcellona dove Bautista e la Ducati hanno fatto man bassa e lasciato le briciole agli avversari oltre ad aver assestato un colpo psicologico mica male.

Lasciando da parte gli episodi controversi, è già da qualche round che il binomio ispano-romagnolo sembra il più solido e concreto e quello con più chance di portare a casa un titolo che manca dai tempi di Checa.

immagine da motori.news

Rea ormai non vince una gara da Maggio e Razgatlioglu viaggia a corrente alternata con la sua Yamaha, autore di weekend prodigiosi ad altri in cui il suo stile di guida e a volte la sua irruenza lo fanno penare non poco nella seconda parte di gara.

Portimao è una gran bella pista, adatta a chi ha il pelo sullo stomaco e voglia di rischiare per cui si prospetta un weekend di fuoco. Nel 2021 sono andati forte un pò tutti, con Redding su Ducati mai vincente ma sempre secondo a pochi decimi per cui ci aspettiamo un maggiore equilibrio rispetto al round catalano.

Gli alfieri kawasaki e yamaha dovranno dare fondo a tutto il loro talento per cercare di recuperare punti ad un Bautista che è molto più consistente e poco falloso di qualche tempo fa.

immagine da motoblog.it

Portimao è un tracciato con poco grip, curve cieche e brusche staccate, un terreno di caccia perfetto per Razgatlioglu. L’incognita per lui sarà verificare come la sua R1 si adatterà al circuito portoghese.

Rea, tra i tre sembra essere quello più in difficoltà tecnica e sopperisce a questo con l’esperienza e il talento che però potrebbe non bastare.

I rispettivi compagni di team difficilmente potranno dargli una mano, cosa che invece potrebbe fare Redding, a suo agio a Portimao e in cerca di riscatto dopo il disastroso weekend catalano.

Quattro round al termine, 248 punti da assegnare e circa 60 i punti che separano i più immediati inseguitori da Bautista che ha in pratica un round di vantaggio. Ancora tante le possibilità di recupero sulla carta ma sembra sempre più chiaro che il pallino del gioco sia ora nelle mani di Bautista che, a meno di errori grossolani, difficilmente concederà un facile recupero agli avversari.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

WSBK 2021 – ROUND DEL PORTOGALLO

Ultimo appuntamento del trittico iberico e sulla pista che, a mio parere, è una delle più belle del panorama mondiale, il circuito di Portimao.

Si arriva con il sultano Toprak saldamente in testa al mondiale, con una dimostrazione di forza disarmante a Jerez. Doppietta, leadership rafforzata e la consapevolezza che gran parte dell’esito finale di questo mondiale è nelle sue mani.

Dal punto di vista tecnico potrebbe soffrire il non avere più a disposizione la gomma più morbida che la Pirelli può fornire, almeno per questo round,  ma il turco quest’anno ha vinto e convinto anche in quelle piste in cui negli anni passati soffriva e in cui Rea faceva manbassa.

immagine da moto.it

Proprio Portimao è uno dei territori di caccia preferiti dal norirlandese che ha sempre lasciato ben poco ai suoi avversari.

Un Rea apparso in netta difficoltà a Jerez e che solo con la sua esperienza e tenacia ha evitato un tracollo verticale in gara 2. Anche per lui vale il discorso tecnico sulle gomme fatto prima ma con previsioni opposte: per lui è una bella notizia  il non avere più a disposizione la gomma più morbida, che rende la sua moto più difficile da gestire in ingresso curva.

Vedremo chi dei due si adatterà meglio, buttando sempre un occhio a quelli che potrebbero essere i veri arbitri del mondiale, i terzi incomodi quali Redding, Rinaldi e Locatelli.

Gli alfieri del team ufficiale Ducati hanno vissuto una stagione incostante tra alti e bassi, soprattutto Rinaldi. Portimao è una pista difficile per la durata delle gomme e questo potrebbe non essere il massimo per loro ma abbiamo visto come, soprattutto Redding sia capace di elevare il suo livello di guida nel corso del weekend.

immagine da motosprint.corrieredellosport.it

L’inglese sembra tagliato fuori dal poter vincere il titolo ma con più di 180 punti in palio è prematura darlo completamente per sconfitto.

Chi potrebbe fare davvero un bel gioco di squadra è Locatelli, ormai stabilmente ai vertici della categoria. Il team mate di Razgatlioglu ha dimostrato di potersela giocare e già qualche volta quest’anno ha fatto perdere punti preziosi a Rea.

Certo Portimao sembra la pista meno adatta, per difficoltà e per lo storico di Rea,  a mettersi in mezzo alla lotta tra lui e il turco ma è una possibile variabile della quale tenere conto.

Chi ci ha già vinto e sta andando sempre più forte è Bautista, splendido terzo in gara 2 a Jerez e sempre più nel vivo della lotta. Chissà che non si possa inserire anche lui nella lotta la podio andando a dare fastidio chi si sta giocando il titolo…

BMW dovrà ancora fare a meno di Sykes, alle prese con i postumi del botto del Montmelò, sostituito da Laverty. Anche Jerez è stata piuttosto mesta per la casa bavarese, con un settimo e un ottavo di Van der Mark. Verrebbe proprio da dire che la BMW si sta trasformando nella Honda di inizio stagione.

Inoltre ci sarà anche una BMW in meno in griglia dato che il team Bonovo non parteciperà alle trasferte in Argentina e Indonesia. Ultima gara del 2021 e forse per più tempo per Folger nel WSBK.

Chiudiamo con due belle e due brutte soprese di questa ultima parte di mondiale: Bassani e Baz, Gerloff e Haslam. Il primo , all’esordio e con team privato ha battagliato nelle prime posizioni anche a Jerez, pista a lui sconosciuta.

immagine da motosprint.corrieredellosport.it

Il secondo, vecchia conoscenza del WSBK e all’esordio nel 2021, ci ha messo pochissimo ad adattarsi alla sua nuova moto, chiudendo gara 1 al sesto posto. Mica male…

Nessun segnale di ripresa invece da parte di Gerloff, impantanato nei sui dubbi e sempre fuori dalla top10. A fargli compagnia Haslam, ancora meno giustificabile date le recenti prestazioni del suo compagno di squadra.

Tito Rabat rientra nel mondiale dalla porta di servizio, in sostituzione di Mahais con la kawasaki del team Puccetti.

*immagine in evidenza da promoracing.it

Rocco Alessandro

 

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL PORTOGALLO

Dopo l’Enzo e Ferrari di Imola ecco un altro circuito “vero”, il circuito dell’Algarve. Un circuito di quelli su cui ogni pilota vorrebbe sempre correre: un mix di saliscendi, curve in appoggio e frenate con inserimento in curve a ingresso cieco.

Le somiglianze e rimandi a circuiti quali Spa o il Nurburgring si sprecano e già nel 2020 si era vista una gara spettacolare con i primi giri con asfalto umido per una leggera pioggia.

Questo sarà il teatro del confronto, il terzo di una lunga serie in questo 2021, tra i due unici contendenti al titolo: Hamilton e Verstappen.

immagine da automoto.it

Al momento la differenza tra i due la fa un “misero” giro veloce a favore dell’inglese, che è riuscito con molta fortuna e la solita, grande qualità di guida a uscire da una brutta situazione ad Imola quando per un errore ha rischiato di non portare a casa neanche un punto.

La lotta tra Red Bull e Mercedes si fa sempre più serrata e il circuito portoghese sembra fatto apposta per esaltare le caratteristiche di entrambe le monoposto.

Quasi certi che in due alpha dog sopra citati manterranno fede alle aspettative, molto più incerto sarà il ruolo svolto dai loro compagni di squadra. Entrambi vengono da una gara molto complicata che li ha visti portare a casa poco o nulla.

Perez ha la “scusante” di dover ancora adattarsi alla nuova monoposto e squadra, mostrando cose egregie in qualifica e una condotta di gara piuttosto fallosa che Marko ha già avuto modo di stigmatizzare.

Bottas invece sembra la versione peggiore mai vista da quando è in Mercedes. Uscito con le ossa rotta da Imola non tanto per il botto subito da Russell quanto per una velocità e un feeling con la monoposto davvero pessimo. Un cavallo “scosso” che sembra già avvertire la fine dei suoi giorni in Mercedes a 2021 concluso.

Bottas almeno può guardare con ottimismo al weekend di gara potendo contare sulla PU uscita indenne dal botto di Imola.

immagine da motorbox.com

Difficile fare un pronostico poichè il circuito portoghese necessita si una vettura con alta efficienza aerodinamica e stabile, con un set ottimale da trovare in fretta complicato dalla scarsa aderenza che offre l’asfalto del circuito portoghese. Questo aspetto potrebbe favorre maggiormente Red Bull rispetto a Mercedes, quest’ultima ancora meno prevedibile nel comportamento e nel trovare un set-up ottimale.

In merito alla PU, se in Mercedes riusciranno a liberare tutti i cavalli a disposizione e a far funzionare a dovere la parte ibrida, questo potrebbe rivelarsi un vantaggio per gli anglo-tedeschi, la cui PU è ancora la numero uno del lotto.

In un mondiale che si preannuncia molto serrato, i due “scudieri” sono qualli deputati a rubare punti ai rivali, diventando il vero ago della bilancia nella conquista del titolo, un pò come lo fu Bottas nel 2017 e 2018 a favore di Hamilton nei momenti di “appannamento” dell’inglese.

Portimao sarà un test importante anche per i contendenti al terzo posto nel mondiale costruttori. Una prova di maturità (Ferrari), una conferma delle ottime prestazioni fin quì mostrate (McLaren), l’occasione del riscatto (Aston Martin), una gara finalmente senza errori (Alpha Tauri).

Difficile dire chi tra queste potrà emergere. Il circuito è ancora reltivamente nuovo per tutti e probabile che tanti piloti saranno compressi in pochissimi decimi di secondo, considerando un time lap di un minuto e diciasette circa.

La Ferrari sembra essere quella più sofferente sul passo gara e potrebbe pagare dazio in un circuito in cui è più facile sorpassare rispetto ad Imola.

La Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione e questo fattore, associato alla mancanza di grip del circuito portoghese, potrebbe mettere in difficoltà la Ferrari che ha difficoltà nel mandare in temperature le gomme.

immagine da nbarevolution.com

La logica dovrebbe imporre una McLaren favorita su Alpha Tauri, Ferrari e Aston Martin. Se per Alpha Tauri potrebbe bastare il solo fatto di non commettere errori come accaduto nei primi due GP stagionali, per Aston Martin si tratterà più probabilmente di un altro circuito in cui testare punti di forza e mancanze della monoposto.

La Alpine viene subito dopo ma e’ difficile dire cosa potrà fare. Al momento la monoposto non sembra avere particolari punti di forza, sarà interessante capire come si adatterà alle caratteristiche del circuito dell’Algarve.

Il pacchetto di mischia degli “ultimi” arriva a Portimao con ambizioni diverse. Se per Haas vale sempre il “portare la macchina al traguardo”, per Williams e Alfa Romeo è un’occasione di riscatto dopo che i primi due GP stagionali hanno fatto vedere che qualcosa di buono può essere spremuto dalle monoposto, a patto di non infilarsi in improbabili incidenti come capitato a Russell a Imola.

Intanto, la lotta tra Red Bull e Mercedes si combatte anche fuori dalla pista. E’ fresca la notizia dell’ingaggio da parte degli austriaci di un importante membro dell’organigramma tecnico Mercedes, Ben Hodgkinson, che sarà il direttore tecnico della futura PU marchiata Red Bull.

immagine da f1-insider.com

Davvero un bel colpo per Red Bull che si assicura uno degli artefici di spicco dei successi Mercedes degli ultimi anni e in grado di dare quel know-how necessario alla realizzazione di una PU che aspira ad essere la migliore del lotto.

Mercedes non ha preso benissimo la cosa e darà battaglia per cercare di estendere il periodo di “gardening” il più a lungo possibile.

Altra grossa notizia , l’introduzione della sprint race al sabato in tre GP del 2021. La notizia è stata già approfondita sul Bring per cui non mi dilungherò se non per aggiungere che lo stravolgimento di quello che viene definita  il format storico della F1 è un passo, per qualcuno, doloroso ma necessario.

Gli utenti ai quali si rivolge Liberty Media sono giovani, giovanissimi che prediligono sempre di più e in tutti gli sport un evento che sia molto più “azione” che “narrazione”. Naturale che si cerchi delle formule di intrattenimento meno impegnative (in termini di tempo, impegno nel capire dinamiche tecniche e regolamentari) e più immediate.

I “vecchi” appassionati storceranno il naso ma è evidente che il mondo va da tutt’altra parte e del tutto probabile che la F1 a breve non sarà più quella che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare dagli anni ’80 in poi.

Giusto tentare qualcosa di nuovo, inutile ribadire che lo sport come pura competizione sta lasciando sempre più spazio al puro intrattenimento. Che tutto ciò si possa essere un successo e portare più appeal e qualità ad un prodotto un pò logoro è tutto da dimostrare.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

 

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DEL PORTOGALLO

Se è vero (va beh, diciamo che dipende dai punti di vista) che lo spettacolo di questa F1 2020 latita parecchio in pista, fanno da contraltare i nuovi circuiti entrati in questo calendario piuttosto atipico.

Dopo lo splendido Mugello e il ritorno del nuovo Nurburgring ora tocca al circuito di Portimao testare la capacità di apprendimento di piloti e team.

Come il Mugello, il circuito portoghese si caratterizza per sezioni in pendenza, scollinamenti e curve cieche che dovrebbero renderlo particolarmente gustoso per i piloti e particolarmente complicato per tecnici e ingegneri al fine di trovare il setup giusto tra parti veloci e le quelle in cui servirà tanto carico aerodinamico e meccanico.

immagine da f1ingenerale.com

In molti lo hanno già definito “old school”, sperando che le vie di fuga parzialmente asfaltate e il carico aerodinamico mostruoso delle monoposto non ne mortifichino troppo la difficoltà di trovare il limite.

Si torna in pista dopo due settimane dal Gp dell’Eifel che ha sancito, se mai ce ne fosse stato bisogno, la definitiva fuga e ipoteca di Hamilton nella corsa al suo settimo titolo iridato. Ora i punti su Bottas sono 69 a sei gare dal termine. Il dado è ormai tratto e si tratta di capire solo con quante gare di anticipo l’inglese chiuderà definitivamente la pratica.

L’unico cruccio di Hamilton potranno essere solo eventuali (e, trattandosi di Mercedes, alquanto remoti) problemi di affidabilità della sua W11.

Cruccio, se così si può definire, è ancora la questione rinnovo del contratto per l’inglese. Ultime notizie danno il tutto in stand-by perchè “non c’è tempo per sederci e parlarne”. Giustificazione che sembra un pò buttata là, ma che non riesce a nascondere il fatto che tra il pilota e la dirigenza Mercedes ci deve essere qualche problema, non ultimo il fatto che anche Wolff è attualmente in scadenza e che Mercedes voglia ridurre gli investimenti nel settore F1, con potenziali ricadute sulla competitività della monoposto. Impossibile pensare che Hamilton lasci la Mercedes a fine 2020, ma apre la porta ad uno scenario in cui non rinnovi per più di un anno, con le conseguenze del caso in vista del 2022.

immagine da formula1news.co.uk

Anche in casa Red Bull ci sono manovre in atto e non solo quelle relative alla ricerca di un nuovo fornitore di PU a partire dal 2022. Si fanno sempre più insistenti le voci di un appiedamento di Albon a fine stagione. Il thailandese, ovviamente triturato da Verstappen, sta però deludendo anche come secondo pilota e il buon Marko ha già espresso la volontà di una “eventuale” sostituzione con Perez o Hulkenberg. Con l’ombra di uno Tsunoda già promesso all’Alpha Tauri.

Il mercato piloti è caldo anche per quanto riguarda la Haas. Sulla squadra statunitense si allunga l’ombra di Mazepin sr. che potrebbe portare capitali importanti e, ovviamente, il figlio Nikita su uno dei sedili disponibili. Entrambi gli attuali piloti faranno le valigie (i fornitori di carbonio per i telai sono già in depressione), con possibili new entry di giovani legati alla Ferrari Academy, tra cui ovviamente Mick Schumacher (in ballo anche per un sedile in Alfa Romeo), Shwartzman oltre ai già citati Sergio Perez e Hulkenberg.

immagine da ravenol-direct.uk

Altro pilota insospettabilmente sulla graticola è George Russel e il motivo è sempre quello: soldi. A differenza di Latifi (già sicuro per il 2021) e Perez (obbiettivo della nuova proprietà Williams), l’inglese non può contare su appoggi economici comparabili e potrebbe essere messo da parte. Per un 2021 al palo, il 2022 potrebbe essere favoloso. Il suo sponsor “umano” è pesante, Toto Wolff, fattore che potrebbe spingerlo più velocemente del previsto sul sedile di una delle Mercedes, considerando che sia Hamilton che Bottas non hanno un contratto per il 2022.

Che l’interesse dei team sia già puntato al 2021 lo dice il fatto che Mercedes ha interrotto da un pò gli aggiornamenti della W11 per concentrare risorse e uomini per la monoposto dell’anno prossimo.

Anche Ferrari si sta mettendo avanti coi lavori, avendo già passato il crash test addirittura per la monoposto del 2022. Per l’anno in corso, ufficialmente continuano gli aggiornamenti anche in vista della stagione 2021 mentre il responsabile dei telaisti Resta ha dichiarato che i token a disposizione per gli aggiornamenti saranno concentrati sulle modifiche al retrotreno della futura monoposto, area secondo Resta in cui è maggiore la possibilità di ridurre il gap prestazionale nei confronti di Mercedes e Red Bull.

Il tanto agognato nuovo simulatore invece dovrebbe essere pronto per i primi mesi del 2021, in tempo per sviluppare la monoposto a effetto suolo del 2022.

Molto bolle in pentola in vista del prossimo anno. Ammesso e non concesso che per l’inizio del campionato venturo l’emergenza Covid-19 possa essere solo un ricordo, sono tante le cose che possono ancora cambiare. Vedremo in questi mesi come si metterà all’opera il nuovo CEO Domenicali, il cui imperativo è risolvere la grana legata all’abbandono di Honda e alla richiesta di congelamento delle PU chiesta da Red Bull.

Al momento è più facile che qualche altro team lasci il circus piuttosto che se ne aggiungano altri. Il 2021 dovrebbe essere l’anno di una possibile rinascita, almeno nelle intenzioni, speriamo non diventi l’inizio della fine.

*immagine in evidenza da motorinews24.com

Rocco Alessandro

 

 

A.A.A. Cercasi management Ducati disperatamente

Come prevedibile il round del Portogallo a Portimao non ha rivoluzionato quelli che sembrano essere dei valori in campo piuttosto consolidati tra i team e i piloti di punta.

Kawasaki e soprattutto Rea sugli scudi, che si aggiudicano 2 gare su 3. Parziale riscatto Ducati che vince gara 2 con Bautista e piazza Davies e Bautista a podio in gara 1 e Superpole race. Yamaha alla finestra che salva l’onore con il podio di Van der Mark in gara 1 e Lowes in Superpole Race.

In definitiva, Rea aumenta di qualche punticino il vantaggio su Bautista e si avvia sempre di più al suo quinto titolo consecutivo, mentre per Bautista sembra esserci spazio solo per qualche vittoria di tappa ma ormai per il mondiale, i buoi sono abbondantemente scappati…

Ma c’è un altro tema da approfondire e che, a mio modesto parere, rappresenta il vulnus della stagione Ducati e rischia di esserlo anche per quella del 2020: la gestione dei piloti e gli sviluppi della V4 durante la stagione e che chiamano in causa soprattutto chi ha le redini del comando nel box Ducati e a Borgo Panigale.

Ma è un argomento su cui torneremo, adesso spazio alla cronaca di un weekend che non era partito male per Ducati, con Bautista attaccato a Rea nelle prove libere. La Superpole ha però raccontato una storia diversa, con Rea in pole e Bautista invece a remare in sella alla V4 e complice la spalla dolorante, chiudere sesto a 7 decimi. Peggio di lui Davies addirittura 12esimo. Sorprendentemente si piazzano secondo e terzo Sykes e Cortese, con Haslam e le Yamaha ufficiali solo quarto e quinto con Lowes.

immagine da motoblog.it

Gara 1 vede subito un problema per Bautista, che si tocca con il compagno Davies e deve rialzare la moto finendo nelle retrovie. Rea ne approfitta per fare gara solitaria mentre Bautista inizia una rimonta che, a fatica, lo riporta in quarta piazza. Una rimonta in cui si vede già chiaramente come la Ducati sia estremamente nervosa in inserimento e percorrenza di curva. Secondo chiude Davies che raddrizza in maniera imprevista una difficile qualifica e precede Van der Mark su Yamaha, anche lui partito attardato in decima piazza. Quinto Haslam che precede Razgatlioglu e Lowes, con Cortese che rientra nei ranghi dopo l’ottima qualifica e chiude ottavo.

Superpole Race che vedeva un logico favorito in Rea e la gara ha confermato questa premessa, con Rea che, complice un Bautista attardato in decima posizione al termine del primo giro, ha potuto “tranquillamente” avvantaggiarsi e contenere senza patemi la rimonta dello spagnolo che è riuscito ad arpionare la seconda posizione al termine dei 10 giri previsti. Lowes torna sul podio e precede Razgatlioglu e Haslam, con Van der Mark e Sykes molto deludenti e chiudono staccato in settima e sesta posizione. Male anche Davies che non ripete l’exploit di gara 1 e finisce ottavo.

Gara 2 era l’ultima occasione per Bautista per ritornare alla vittoria dopo il lungo digiuno iniziato a Imola. E in qualche modo, remando, faticando e sfruttando la potenza del V4 in rettilineo, è riuscito a portare a casa la vittoria precedendo Rea di un solo decimo, che si accontenta di un comunque ottimo secondo posto. Terzo un sorprendente Razgatlioglu che ha evidentemente imparato dagli errori commessi nelle due gare precedenti. Lowes chiude quarto e vince di nuovo il duello tra le Yamaha precedendo Haslam, Baz e Van der Mark. Disperso Davies addirittura sedicesimo.

immagine da moto.it

Rea chiude quindi il weekend portando a 91 i punti di vantaggio su Bautista. Gli basterà amministrare il vantaggio per conquistare il suo quinto mondiale e non c’è dubbio che sia un pilota sufficientemente intelligente da saperlo fare.

Ma ora torniamo sul tema introdotto in precedenza, ovvero i “guai” in casa Ducati. Più volte la Ducati è stata “accusata” di non saper gestire i piloti, cosa avvenuta spesso in MotoGP e sembra che la stessa cosa stia avvenendo in SBK.

Suona molto strana la scelta dei vertici Ducati di non voler dare seguito al progetto vincente V4 Panigale con l’unico pilota che ha dimostrato di saperla portare ripetutamente alla vittoria, con ben 15 affermazioni, ovvero Alvaro Bautista. Quest’ultimo  ha dichiarato che non è andato via per soldi ma per una nuova sfida che lo motiva molto. Sarà…ma è innegabile che ci devono essere state frizioni con i vertici Ducati anche e soprattutto in tema di ingaggio per il 2020.

In ogni caso, in Ducati si è preferito lasciar andare via Alvaro, in procinto di accasarsi in Honda ufficiale SBK, e far salire in sella alla V4 Scott Redding, attualmente leader del British Superbike sempre in sella alla V4. Poco male direte voi. Invece no, perché Redding si porta dietro tante incognite: è un pilota imprevedibile, veloce ma che non ha mai offerto garanzie di costanza di rendimento, dovrà riadattarsi ad una V4 che è diversa da quella su cui corre attualmente e che vede un ruolo molto limitato dell’elettronica. Infine dovrà capire cosa non funziona e indirizzare i tecnici verso quelle migliorie di cui necessita la V4, ovvero stabilità in frenata e percorrenza di curva, oltre a renderla un po’ meno impegnativa fisicamente da guidare.

Per tutto questo serve tempo che la Ducati non ha e che rischia di farla partire con un handicap anche nella prossima stagione. Tenere Bautista avrebbe consentito di sapere già cosa migliorare, in che modo e con un feedback immediato del pilota esperto che ha già vinto con la V4. Considerando anche che è davvero l’unico pilota a saperla portare al limite, considerando le 15 vittorie in stagione contro l’unica di Davies e le prestazioni davvero imbarazzanti degli altri piloti Ducati.

A tutto ciò si aggiungono le parole polemiche di Bautista che al termine di gara 2 ha dichiarato che “la moto da inizio anno non è migliorata nelle aree deboli e che i successi iniziali hanno illuso in tanti che la moto fosse già perfetta. Ducati conosce il problema ma non la soluzione” “La moto ha bisogno di più stabilità e maggiore trazione, e anche Davies è d’accordo con me”

Insomma, si è scelto l’ennesimo salto nel vuoto, dalle prospettive difficilmente immaginabili. Ci sarà di sicuro una strategia sensata dietro tutto ciò che noi non conosciamo ma sarebbe illuminante sapere cosa passa per la testa dei vertici Ducati. E pensare che nel 2009 avrebbero potuto prendersi Rea invece di affidare l’allora bicilindrica nelle mani di Haga.

Sliding doors che si ripropongono, e intanto l’ultimo mondiale in superbike vinto è ancora quello del 2011 con Checa. Gli anni passano e la strategia Ducati sembra assomigliare sempre più alla tela di Penelope, ovvero disfare quello che di buono si costruisce .

*immagine in evidenza da sbk-italia.it

Rocco Alessandro