Archivi tag: nurburgring

HAMILTON RAGGIUNGE SCHUMACHER IN GERMANIA

Doveva succedere. Ed è successo proprio in Germania. Nella patria di Michael Schumacher. Nel week-end in cui suo figlio Mick avrebbe dovuto debuttare ufficialmente in F1, anche se solo nelle prove libere.
Le carriere di Lewis e Michael si sono incrociate tante volte.
Hanno avuto il tempo di farlo in pista, cosa che non sarebbe successa se Schumacher non avesse deciso di ritornare alle corse dopo il primo ritiro del 2006.
Ed è toccato all’inglese sostituire il grande campione tedesco in Mercedes, costringendolo, di fatto, al ritiro. E cedendo la propria monoposto a colui che avrebbe poi cancellato i suoi record.

La 91a vittoria sembrava non dovere arrivare mai. La distrazione della sua squadra a Monza e a Sochi gli è costata due vittorie, rimandando così il tutto proprio in terra tedesca, per rendere l’evento ancora più suggestivo.

Bottas ha provato a rimandare il tutto all’anonimo Portogallo, prima prendendosi imperiosamente la pole position, e poi resistendo strenuamente all’attacco di Lewis in partenza. Ma inutilmente, perchè un suo errore al 13° giro, e il cedimento della sua power unit al 18* giro, lo hanno riportato al suo solito standard, quello di maggiordomo ben pagato.

Per il resto, la gara è vissuta unicamente di quanto accaduto dietro i soliti tre, e a debita distanza. Il primo degli altri in qualifica è stato Leclerc, con una Ferrari apparsa in ripresa. Apparsa e basta, però, perchè è bastato che si spegnessero i semafori per rivedere la solita, inefficace, SF1000, con Charles costretto a prendersi 2 secondi al giro per i primi 9 giri, e a farsi poi sverniciare da Ricciardo fermandosi ai box prima di subire il sorpasso dagli altri.

E al compagno di squadra è andata pure peggio, autore di un errore da principiante e costretto a remare nelle retrovie lottando con le Haas, le Sauber e le Williams.

In una gara caratterizzata da strategie anche molto diverse e fantasiose a causa delle temperature fredde e del poco tempo passato in pista dopo l’annullamento delle prove del venerdì per la nebbia, si sono visti diversi bei duelli, e anche ben 5 ritiri. A rendere il finale di gara più emozionante ci ha pensato la ormai immancabile safety car “americana”, uscita al giro 44 per consentire di rimuovere la McLaren di Lando Norris, parcheggiata in zona peraltro sicura. 6 tornate per ricompattare tutto il gruppo e poi una gara sprint di 10 giri, che non ha però regalato le emozioni attese, evidenziando la difficoltà di queste auto a viaggiare vicine.

Fra i primi 10, tutti tranne uno hanno motivi per essere soddisfatti se non proprio felici. Di Hamilton e delle sue 91 vittorie abbiamo già detto. Verstappen secondo, e mai in grado di lottare con Lewis, si è tolto la soddisfazione del giro più veloce proprio all’ultima tornata. Terzo Ricciardo, che ha riportato la Renault sul podio dopo 11 anni, resistendo ai tentativi di attacco del redivivo Perez, ottimo quarto dopo diverse gare in ombra. Sainz, quinto, ritorna a punti dopo tre zeri, l’ultimo dei quali a causa di un suo grave errore. Sesto Gasly, che meriterebbe senza dubbio il posto di Albon, oggi ritirato e autore della solita scialba prestazione. Settimo Leclerc, l’unico che non ha motivo di essere felice, fra i primi dieci, per i motivi già spiegati. Ottavo Hulkenberg, autore di una magnifica prestazione dopo essere stato chiamato in extremis a sostituire l’indisposto Stroll e avere percorso solo pochi giri in Q1. Nono Grosjean, che ha marcato i primi punti della stagione, e decimo Giovinazzi, autore di una ottima prestazione stando, per una volta, davanti al proprio compagno di squadra.

Fuori dai punti Vettel, il quale farebbe meglio a farsi da parte per non continuare a rimediare figure indegne di un quattro volte campione del mondo, e Raikkonen, che ha festeggiato il record di Gran Premi con una prestazione da ragazzino, speronando violentemente Russel e beccandosi la penalità che gli ha impedito di concludere a punti.

Ora il mondiale fa tappa a Portimao, pista bellissima che nessuno ha mai visto. Delle 6 gare che mancano, ben 4 si correranno su tracciati per i quali non esistono riferimenti, così come è avvenuto al Nurburgring e precedentemente al Mugello. Questo potrebbe aiutare a vedere gare meno noiose, almeno dal quarto posto in giù. Perchè in condizioni normali il podio è già assegnato. Salvo imprevisti.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

 

STEFAN BELLOF- THE RINGMEISTER

Non esiste curva dove non si possa sorpassare (Ayrton Senna).
Stefan lo sapeva benissimo quando scelse la curva delle curve a Spa per fare quel sorpasso……
Ogni curva ha una traiettoria ideale, quella più veloce, una sola. Ma la si può percorrere in tanti modi, con LINEE diverse che talvolta si incrociano. Il buon esito degli incroci dipende sempre dallo SPAZIO e dal TEMPO in cui si verificano. E le traiettorie delle curve somigliano in maniera impressionante alle linee della vita degli uomini e dei piloti, quando esse si incrociano più volte nello spazio e nel tempo della loro esistenza.
Le linee perfette, quelle che il biondino tedesco si mise in testa di disegnare il 28 maggio 1983.

immagine tratta dal sito grahama.net

Durante le qualifiche della 1000 Km del Nurburgring sul tracciato della Nordschleife appare il TEMPO: 6’11”13…… Al box non sembrano crederci visto il distacco impensabile dalle altre auto. Quel giorno Stefan era a bordo di una Porsche 956 dello squadrone ufficiale Rothmans schierato nel mondiale Endurance.
Quando scese dall’auto non era soddisfatto perché credeva si potesse far meglio e avrebbe voluto riprovarci ma il suo box lo trattenne. Chi meglio di lui che aveva vissuto il suo giro dall’interno della Porsche poteva dire che il tempo si sarebbe potuto migliorare? Nessuno, solo lui. Ma forse non si rendeva conto che si era già impadronito di un record che sarebbe durato per sempre, che aveva già riscritto la storia sul tracciato più difficile mai disegnato sulla Terra. Forse non si rendeva conto che si era già impadronito dello scettro del Ring che sarebbe rimasto per sempre nelle sue mani…o molto più semplicemente non gli bastava…
Il giorno dopo il suo show continuò sull’asfalto bagnato della partenza della corsa, con altre curve ed altre linee. Stefan stava dominando la gara facendo una differenza abissale nei suoi turni di guida rispetto al suo compagno di auto Bell, ma anche rispetto all’equipaggio della vettura gemella che vedeva a bordo Mass e il belga Jackie Ickx, ovvero quello che fino al giorno prima era considerato il Re del Nurburgring dall’alto delle sue vittorie. La gara era ampiamente sotto controllo quando smise di piovere e l’asfalto si asciugò.. sarebbe bastato controllare, prendersela comoda e arrivare serenamente al traguardo. Ma tutto questo non bastava a Stefan: lui non voleva la vittoria, lui voleva battere il suo record dominando ancora una volta il Ring e la sua intera foresta. E aveva ragione, perché d’improvviso al primo intertempo di un giro qualunque il box si accorse che Stefan stava facendo esattamente l’opposto rispetto al cartello “slow” che gli era stato esposto dal muretto: Stefan era sotto il suo tempo del giorno prima…aveva ragione lui…
Se è vero che capisco qualcosa della testa dei piloti quel giorno lui avrebbe voluto abbattere il muro dei sei minuti, l’ho sempre pensato. Ma il Ring è tutto un insidia, tutto un imprevisto che si ribella nel momento stesso in cui non si sente rispettato… E il biondino tedesco lo stava dominando ancora una volta. Il dosso della Sprunghugel era in agguato per farlo volare e atterrare malamente sbriciolando la sua 956 tra le lame dei suoi guard-rail. Gara buttata e vittoria regalata nelle mani di Ickx e Mass. La leggenda narra che tornò ai box a piedi da solo chiuso nei suoi pensieri attraverso il bosco. Ma ormai il Ring era conquistato e lui era già diventato il RINGMEISTER. Nonostante la gara vinta, Ickx comprese che lo scettro gli era stato strappato dalle mani da un ragazzino irriverente dotato di una classe sopraffina e di un coraggio fuori dal comune, da un ragazzino che nel box ascoltava in silenzio i consigli degli ingegneri salvo poi salire in macchina facendo l’unica cosa che sapeva fare, ovvero dare del gas meglio di chiunque altro..

immagine tratta dal sito motorsport.com

Linee della vita che si incrociano.
3 giugno 1984 Gran Premio Di Monaco di Formula Uno.
Jackie Ickx (pilota Porsche) è il direttore di corsa della famosa gara fermata al trentunesimo giro..Vince Prost su McLaren Tag-Porsche davanti ad un Senna che si sente derubato della vittoria e che segna l’inizio di una delle più celebri rivalità della storia della Formula Uno. E questo lo sanno anche i muri…ma solo gli appassionati sanno che dietro a questi due un tale tedeschino biondo stava rimontando ad un ritmo ancora migliore rispetto a quello di Senna. Il cronologico dei tempi mostrava che Stefan avrebbe potuto raggiungere il brasiliano entro fine gara se la stessa non fosse stata fermata. Ce l’avrebbe fatta a sorpassare Ayrton? Una domanda alla quale non avremo risposta mai perché Ickx decise di fermare la corsa ed anche quella rimonta privandoci dello spettacolo che sull’acqua stava mandando in mondovisione il tedeschino terribile. Poco importa la polemica sull’irregolarità della Tyrrell. Quei pochi chilogrammi in meno erano del tutto inifluenti su una corsa bagnata e soprattutto alla luce della differenza che Stefan aveva messo in mostra rispetto a chiunque altro…. Ickx e Bellof…ancora una volta un incrocio di linee….

immagine tratta dal sito motorsportretro.com

Arriviamo al 1 settembre 1985 sul circuito di Spa-Francorchamps. Altro circuito non banale, dove le linee e le traiettorie diventano poesia, dove i boschi circondano il circuito come al Ring, dove un pilota è in grado di mostrare tutto il suo talento e la sua classe.

immagine tratta dal sito f1sport.com

Stefan non è più nel team ufficiale Porsche nonostante abbia vinto il mondiale 1984. Corre per Brun che mette in pista sempre una Porsche ma dell’anno precedente confronto alla nuova 962 ufficiale su cui siede sempre lui….Jackie Ickx…
Il belga è in testa alla gara ma Stefan da dietro risale fregandosene altamente di essere alla guida di un mezzo inferiore: Il belga è un pilota navigato, con oltre vent’anni di carriera alle spalle e sa benissimo che non potrà mai contenere quella furia della natura che presto o tardi si scatenerà su di lui tentando il sorpasso…gli resta solo da capire dove e quando quel sorpasso avverrà, perché è palesemente inevitabile e lui nulla potrà. Infatti Stefan agguanta la 962 di Ickx al tornantino della Source, gli si butta in scia e prima dell’Eau Rouge ne esce affiancando il belga che non ci sta e non gli lascia ne lo SPAZIO e ne il TEMPO lanciando Stefan contro le protezioni ad oltre 200 all’ora per il suo ultimo respiro……..
Finisce il film della vita del biondino che era già entrato nei cuori della gente per il suo modo di guidare e di essere, lasciandoci orfani di un Campione che avrebbe deliziato gli occhi di tutto il mondo, lasciandoci nel cuore il pensiero di ciò che sarebbe potuto essere e che non è stato. Le linee delle curve e della vita di Stefan e di Ickx si incrociarono per l’ultima volta ed ancora una volta fu Stefan a pagare il conto.
Ickx-Mass … Su quella Porsche viaggiavano entrambi i piloti le cui linee sull’asfalto incrociarono quelle dei miei eroi giovanili Gilles e Stefan nell’ultimo istante delle loro esistenze, quando i due non avevano ancora finito di tracciare quelle della propria vita sportiva e non.

Oggi sono 34 anni da quel giorno caro Stefan, ma il ricordo dei tuoi tifosi è ancora vivo, perché la linea della tua vita ha incrociato le nostre, perché il tuo TEMPO resterà per sempre nella storia di questo sport spesso crudele e perchè il tuo SPAZIO resterà solo tuo nel cuore dei tuoi tifosi.
Ciao Stefan, ovunque tu sia…

Immagine in evidenza tratta dal dal sito theracemode.com

Salvatore Valerioti

NURBURGRING, L’INFERNO VERDE by REPARTO CORSE

L’articolo nasce da una collaborazione con i ragazzi di REPARTO CORSE (Max Gagliano) , dopo aver emozionato il redattore Davide_QV, rimasto incantato dalla bella narrazione storica sul tracciato tanto amato del NURBURGRING.

Buona lettura;

Un inferno dove i demoni li aspettavano dietro a ogni curva, un teatro tetro e oscuro dove il senso di sopravvivenza sollevava il piede dei vigliacchi ed esaltava coloro che amavano avvicinarsi alla morte, per guardarla negli occhi con il piacere intenso di sfuggire alla sciabolata fatale.

Questo era il Nurburgring, la pista più perversa che la mente umana potesse concepire, la quale con i suoi 22 km e 176 curve ha lasciato cicatrici, a livello epidermico e non, a coloro che si sono trovati davanti a questa montagna gigantesca.
A pensarci bene il Nurburgring, inteso come opera, ha rappresentato fin dal suo concepimento il perfetto manifesto della grande Germania assetata perennemente di delirio di onnipotenza. Per questo e per altro, quando posarono la prima pietra nel 1925, il ‘Ring’ doveva rappresentare il banco di prova più estremo per le portentose macchine teutoniche come Mercedes e Auto Union. Così facendo, una volta inaugurata la pista due anni dopo, i tedeschi collaudavano i loro mezzi, sicuri del fatto che una volta passato l ‘ esame dell ‘ anello terribile, i loro bolidi sarebbero stati pronti a dominare ovunque.

Intanto però il secondo conflitto mondiale lasciò il segno anche sulla pista più famosa al mondo.
Gli alleati utilizzarono il circuito con i loro portentosi carrarmati, distruggendo la sede stradale che fu completamente rifatta dopo la fine del conflitto.

Da lì in poi il Ring avrebbe scritto sulle sue pagine bianche tutte da riempire, alcuni tra i racconti più belli e drammatici dell ‘ automobilismo come la pazzesca rimonta di Juan Manuel Fangio nel 1957,il quale decise di partire con gomme morbide e serbatoi mezzi vuoti per dividere la gara in due parti. Fangio quando si fermò ai box dovette però assistere a una performance disastrosa dei suoi meccanici che lo fecero ripartire terzo a più di un minuto dal leader.
Da lì il portentoso asso argentino guidò in uno stato di totale incoscienza abbassando il record della pista per ben 9 volte recuperando miracolosamente il distacco e sverniciando Hawthorn, il quale era ormai sicuro di vincere.

Dopo l ‘ impresa, Fangio disse che mai nella sua vita avrebbe più rischiato in quel modo, facendo capire di aver toccato livelli ultraterreni. Per la cronaca quella fu la sua ultima vittoria
che sublimo’ una carriera leggendaria.

Nel 1968 il Nurburgring scrisse un altro capitolo che rimase nella memoria. Era il 4 agosto ma le condizioni climatiche erano terribili, con pioggia che scendeva da tutte le parti e una pericolosissima coltre di nebbia che si tratteneva tra gli alberi.
Stewart con la Matra guidò da extraterrestre rifilando 4 minuti e mezzo al secondo, conquistando il successo più bello.
Sembra un paradosso che due calcolatori come Fangio e Stewart, i quali avevano talmente tanta classe dal non aver bisogno di guidare oltre la macchina, abbiano segnato queste due imprese in un apparente modo irragionevole. Forse era la magia del Nurburgring a scatenare quella follia nascosta che pervadeva anche coloro che la sapevano controllare, affrontando con un mare di coraggio curve, sopraelevate, controcurve in pendenza, dossi e salti, per poi trovare riposo nel lunghissimo rettilineo che sapeva di ricompensa prima di ricominciare un nuovo giro della morte.

Ma che cosa ha reso così mitologica questa pista agli occhi della gente?
Sicuramente il fatto di essere un tracciato non codificabile l ‘ ha reso leggendario. Difatto il Nurburgring era già speciale in un era in cui erano quasi altrettanto speciali la maggior parte dei circuiti su cui rischiavano la vita i protagonisti che le solcavano, e questo rendeva già l’ idea del sapore della sfida del Ring.
Anche il pubblico capiva quanto contava esserci nei giorni del Gp, nonostante toccasse loro vedere sfrecciare i bolidi ogni 10 minuti e solo per 14 volte, a testimonianza di un circuito fatto più per chi guida che per chi vede guidare gli altri.
Una volta passati davanti alle gigantesche tribune del traguardo, i piloti imboccavano la discesa che portava all ‘ inferno verde dei boschi spettrali del Ring. Lì per i successivi nove minuti rimanevano soli, opposti l ‘ uno contro l ‘ altro senza che nessuno potesse guardarli, lontani dalle tribune e in assenza di copertura televisiva.

Solo tra di loro sapevano raccontarsi cosa succedeva dentro quelle 176 curve affrontate a velocità alterata e in realtà aumentata, facendo i conti con i confini che separano la paura dal piacere della guida estrema, come quando i piloti erano chiamati ad affrontare il salto del Flugplatz, dove la macchina andava oltre i confini della fisica staccandosi dal suolo con le quattro ruote per due interminabili secondi, fino al mitico Karussel, la curva sopraelevata costruita in calcestruzzo per evitare che i piloti continuassero ad agganciare la ruota anteriore in un canaletto di scolo.
Pochi i decessi nonostante la tremenda trama del circuito, a dimostrazione di quanto i piloti rispettassero il Ring come un alpinista che prova rispetto per il k2 non dandogli del tu.

Forse la scomparsa più funesta fu quella di Peter Collins nell ‘ anno nero 1958. Il suo connazionale Hawthorn lo vide volare tra i boschi dallo specchietto retrovisore pagando a caro prezzo un piccolo errore in una delle curve neanche tanto pericolosa. Hawthorn non solo era il compagno di squadra di Collins in Ferrari, ma gli era anche fraterno amico nonché compagno di scorribande nei pub inglesi. Egli raccontò di continuare a guidare con la stretta allo stomaco per l’ incidente che si rivelò nel suo specchietto retrovisore, per poi sentirsi sollevato dal parcheggiare la sua Ferrari in avaria. Più di qualcuno disse che Hawthorn bruciò apposta la frizione non riuscendo più ad andare avanti lungo le centinaia di curve di una pista che gli aveva tolto per sempre il suo amico più caro.

Eppure nell ‘ immaginario fu il rogo di Lauda a rimanere nella testa di ognuno citando la parola Nurburgring. Il campione austriaco uscì di pista per una scordolata sull’umido, perdendo il casco durante lo schianto e immolandosi in preda alle fiamme del rottame della sua Ferrari. Merzario con l ‘ aiuto di Lunger tirò fuori dai guai Lauda, mentre per pura coincidenza un giovane spettatore riprendeva con la sua cinepresa una scena che sarebbe entrata nella storia della F 1.
Dopo quell ‘ incidente la maggior parte dei piloti (capeggiati da Lauda ) boicotto’ il Nurburgring, il quale visse i suoi ultimi giorni per quanto riguarda le corse di F 1.

Anche Hailwood finì al Nurburgring i suoi giorni da pilota di F1 sfracellandosi le gambe. Proprio l’ inglese, ai tempi della sua esperienza con la Surtees, aveva l ‘ abitudine di portarsi una copia del Times dentro all ‘ abitacolo per passare il tempo, certo che la sua macchina prima o poi lo abbandonasse negli sterminati boschi della Nordschleife a millemila chilometri dai box.

Statisticamente il Ring è stato un feudo di Rudolf Caracciola. Il grande pilota tedesco dell ‘ ante guerra vi trionfo’ ben nove volte tra il ’27 e il ’39, mentre Nuvolari vinse Sì due volte, ma consacrandosi nella leggenda al volante di un ‘ Alfa Romeo tutt’altro che al livello delle terribili Mercedes.

Tra gli altri maestri del Ring vi furono solo grandi nomi come Rosemayer, Fangio, Ascari, Moss, Surtees, Stewart e ickx.
Da menzionare il favoloso giro record di Stefan Bellof, che sulla Porsche sigillo’ il giro più follemente veloce della storia del circuito in 6 minuti e 11 secondi, mentre l ‘ ultimo vincitore su una monoposto (F2) rimane il nostro pilota azzurro Beppe Gabbiani.

Il Nurburgring non è stata solo una pista concettualmente disumana per le sue proporzioni, ma è stato il riassunto di una filosofia eroica che è morta dopo quel 1 agosto del 1976, lasciando ai piloti che si sono succeduti nelle successive epoche il dubbio di sentirsi incompleti senza aver affrontato la prova di coraggio più estrema del mestiere – pilota.

Il Ring ha compiuto 92 anni a Ottobre, imboccando il corridoio che lo porterà al centenario. L ‘ inferno verde è ancora lì, a ricordarci che non c’è mai stato niente di paragonabile. ..né prima …né durante. ..né dopo.

Grazie da tutto il Blog del Ring a:

REPARTO CORSE (Max Gagliano)

Clicca QUI per andare sulla loro pagina.

5’19″546

Timo Bernhard e la Porsche avevano 5 minuti liberi da impegni e….

 

…no ragazzi, io lo riguardo a iosa sto video e non mi capacito di cosa abbiano fatto, di quanto diamine siano andati veloci, oltre l’umana comprensione, degno di un videogame, con i trucchi per aumentare il grip delle gomme, i cv del motore e ridurre il peso della vettura…

…in realtà lo hanno fatto, perchè alla fin dei conti, non rispettano alcuna regola del wec, mantenendo solo la sagoma della 919 che ha vinto a Le Mans, riuscendo ad alleggerire la vettura e dotandola di aerodinamica attiva, portando a un aumento del carico aerodinamico del +50%, abbinando il tutto a un motore più potente, sia nell’ibrido (8 mega joule), che nel termico (+220cv), insomma, piena libertà agli ingnegneri, andando a creare un mostro capace d’esser più veloce di una F1 nel giro in pista, una cosa fin pazzesca da pensare solo pochissimi mesi fa.

Si possono aprire oceani di dibattiti a riguardo di questo record, si potrà star li a dire che il vero record rimarrà solo, 6’11″13, ossia quello di Bellof ottenuto durante le qualifiche della 1000km, nel 1983, mentre rifilava almeno 30 secondi di distacco al secondo qualificato. Ma oggi come coloro che seguendo quel giro rimasero sbigottiti, guardando ogni intertempo sgretolarsi, tanto da credere che il cronometro fosse rotto (lo disse lo speaker da tanto stupore che ebbe) anche in questo prestazione, non possiamo che ritrovarci incantati e sbalorditi, da quel che son riusciti a fare al Ring.

Del resto cosa si può dire, quando nemmeno in un simulatore, hai mai fatto un tempo simile sulla Nordschleife? Potrei snocciolare mille considerazioni sulla tenuta e prestazione su ogni tratto della pista, ma lascio perdere, perchè chiunque guardi il video e lo paragoni anche a quello del record della NIO P9, con il suo 6′.45″900, si rende conto che si è passata la soglia dell’umana ragione.

Insomma dai, vedere chwedenkreuz a 300 orari, Lauda a 310, curva del coraggio a 270, pflanzgarten 1 a 230, pflanzgarten 2 a 280 e sotto il ponte Audi e già a 350 km/h, è quanto basta lasciare tutti a bocca aperta…poi quando si vedono i passaggi da fuori, beh, cade la mascella!!!

Riesce a fare più impressione di una F1!

Tuttavia a mio avviso, l’operazione di marketing non è riuscita del tutto, o forse finirà per diventare una sfida al primo che porterà il record sotto i 5 minuti, cosa che onesto mi sarei aspettato e come me molti altri, tanto da essere comparsi svariati video e info, che davano per quasi certa/plausibile la cosa.

Dire dove si possa ancora trovare margine per scendere di altri 20 secondi è cosa da ingegneri da corsa e piloti con le palle, ma ho come il vago sospetto che lo vedremo accadere e senza che passi troppo tempo…

Complimenti Porsche 😉

Saluti

Davide_QV

LA MAGIA DELLA NORDSCHLEIFE, VISTA E VISSUTA DA FUORI.

Che il Nurburgring sia quel luogo di magia, sfida, coraggio, pazzia, passione, rischio, energia o semplicemente una droga, lo conosciamo bene tutti e chiunque abbia fatto anche solo un giro la dentro, può capire ognuna di queste parole. Potrei o vorrei starvi a narrare ancora ed ancora di quel che si prova in ogni singolo fottutissimo giro, ma oggi no, oggi cercherò di farvi comprendere cosa ci sia di speciale nel Ring, anche semplicemente vivendolo da fuori, durante degli eventi di motorsport, o mentre girano le vetture stradali, o nella semplice serata trascorsa fra amici, uniti dalla stessa passione.

Guardi un video come questo, senza che ci siano delle auto, senza che ci sia il suono dei motori, senza il fragore delle urla degli spettatori, senza il profumo delle griglie accese, senza il sapore delle birre assieme agli amici, senza il calore di una giornata torrida estiva o la sensazione della gelida pioggia che bagna il viso, senza la voce dello speaker, senza il canto di un uccellino, senza gli aromi della foresta, si insomma, semplicemente senza essere li. Ma anche  solo da un video simile, ammirando il tracciato da una prospettiva da cui non lo si vede mai, mescolando il tutto con il dolce suono del pianoforte, si può restare ammaliati ed incantati, seguendo il nastro d’asfalto, la foresta che lo circonda, provando un pò quella magia, che affascina i veri appassionati del motorsport e della NORDSCHLEIFE.

Ho citato molti senza, che sono tutti un’insieme di quelle emozioni che ti sa dare il Ring, quando sei semplicemente li attorno a quell’anello, ma non forzatamente a bordo pista, ma anche stando solamente nei suoi dintorni, mentre ad esempio attraversi la piccola cittadina di Nurburg, con i suoi noleggi di auto pronto pista ad ogni angolo, i locali tutti addobbati di mille foto storiche, ed altrettante parti di auto da gara che parlano di corse, facendo affiorare nelle memoria storie e leggende. Oppure andando nella appena più grande Adenau, dove nella sua piazza incappi nel palo con le distanze chilometriche dai più famosi circuiti del mondo, finendo per sentirti pervaso dall’universo dei motori, in mille sue sfaccettature.

Una alchimia inesorabile, che finisce per creare una attrazione, portandoti a voler tornare in quelle zone, ogni volta che ti è possibile.

Pochi mesi fa sono stato nuovamente in questi posti, per girarci e sfidarmi, ma anche a seguire la gara della VLN, un endurance di 6 ore vecchio stampo, di quelli che ti fanno camminare per i box, ed assistere a team rivali messi tutti assieme uno accanto all’altro, a settare e preparare l’auto, condividendo lo spazio del garage. Ma non si respira quell’aria di guerra, non si vedono team e piloti giocare al nascondere i segreti, anzi, è tutto li bello in mostra, in ogni suo dettaglio, con i piloti che parlano fra loro, come se stessero facendo una normale passeggiata rilassante. Insomma, quel mondo che molto spesso noi fanatici di motori, sognamo di trovare.

Magari qualcuno mi dirà che sia così solo perchè stiamo parlando di una gara meno conosciuta, ma al ring è così anche quando corre il DTM, o quando c’è l’Historic, con il pubblico messo sempre al centro dell’evento, dandogli la possibilità di incontrare i vari personaggi che partecipano a questi competizioni o vedere da vicino le vetture, cosa che il mondo delle competizioni troppo mediatiche, ha scordato da tempo.

Ma se già questo ti emoziona, quello che poi trovi nella gente che assiste a queste corse, è qualcosa di favoloso ed incredibile, come quando sali sulle tribune e ti appare un personaggio vestito da Babbo Natale in pieno agosto con 34°, dove le birre probabilmente gli fanno da paraflu. Puoi trovarti a parlare con un Tedesco, che si chiede il perchè del tuo tifo per i piloti Italiani, capendo poi da dove provieni, finendo a narrarsi reciprocamente di gesta ed emozioni vissute nelle gare sul suolo Italico, o a parlare della storia di alcuni marchi nostrani o dei loro marchi teutonici, come se ci si conoscesse da una vita.

Ma quando scendi dalle tribune, perchè vuoi goderti la Nordschleife, percorri le strade, incrociando auto che fino a quel momento forse avevi visto solo in qualche foto o video sparso nella rete, finendo magari per ritrovarti delle vetture di Gruppo B che ti passano accanto, o ritrovarti davanti al naso le più costose opere d’arte motoristiche delle grandi case. Ma il meglio spesso lo da incappare nel semplice frutto di tanta passione meccanica, opera di qualche personaggio o pilota della domenica, che modifica in maniera incredibile le auto più disparate, quali possono essere una Prinz, o una Mini prima serie, o un furgone scassato nell’estetica e perfetto nella meccanica,  a cui prontamente dedichi un pollice alto, in segno di stima nei suoi confronti, venendo corrisposto da un saluto, mescolato ad un sorriso gioioso di chi è seduto su quel mezzo.

Abbandoni l’auto nel parcheggio e ti avvii a camminare verso qualche curva del tracciato, addentrandoti magari fra gli alberi e i cespugli che trovi nel sentiero che ti porta a bordo pista, tutti i ricettori del tuo corpo impazziscono, sentendo mescolare la pace e la quiete della foresta, ma poi senti il rombo di un motore che inizia a riecheggiare da lontano, avvinghiandosi assieme a quel profumo di benzina e allo stridio delle gomme, che interrompono  quel momento di immersione nella natura e ti ritrovi sulla rete che ti separa dalla pista, assieme ad altre persone di ogni età, che quasi in religioso silenzio, assistono al passare dei mezzi più disparati. Potrà esserci la giornata più torrida, o quella più fredda, potrà piovere o solo alzarsi una nebbiolina, potrà esserci vento forte o la quiete più assoluta, ma troverai sempre qualcuno li, con gli occhi e le emozioni di un bimbo incantato a guardare le gesta di quegli uomini su due o quattro ruote, che si sfidano in una gara o una normale circolazione turistica, forse a volerne carpire la tecnica, o forse solo voler vedere di cosa son capaci certi mezzi, o forse, come accade a me alle volte, immersi a seguire la danza dei mezzi, fra i cordoli e le curve.

Già, un qualcosa che ho dentro sin da piccino, un qualcosa che non so spiegare, perchè non ho dovuto far nulla perchè si presenti, ed anche ad agosto ero li, assieme ad una amica, a passare fra Brunchen, Flugplatz 2, sul rettifilo oppure sulle S di Tirgarten, passando ore ed ore sotto la pioggia, alternata al sole, a guardare e sentire le auto sfrecciare, quasi come un qualcosa che ti rilassa e ti porta in una  sensazioni di pace interiore, sentendoti quasi fuori dal mondo, apprezzando quel qualcosa, che non vorresti smettesse mai, come un carillon che avevi da giovincello, che girava e rigirava, con quel suono dolce che ti inebriava la mente.

Ma in tutto quel girare, puoi ritrovarti assieme al vecchietto che si è fatto il suo bel supportino per avere a portata di mano birra, panino e sigarette, o finisci a ridere con un gruppo di giovani che si son portati dietro una mega griglia e che han più fusti di di birra di un bar. Trovi quelli che devono sfoggiare il loro corredo da appassionato marchiato dai loghi del motorsport fin anche nelle mutande, che si alterna a quello che gliene frega meno di zero della moda, passando per quello con l’auto che cade a pezzi, assieme a chi ha un’auto da 5 zeri, vedendoli convivere alla grande nello stesso spazio e alle volte persino parlare assieme, senza preconcetti o senza fare altezzosi. Anche questo è il Ring.

Ma il Ring è anche quel posto dove magari ti fermi davanti a una moto in serie limitata, ti avvicini al proprietario per fargli i complimenti per il mezzo e chiedere se abbia davvero intenzione di girarci la dentro.  Ovviamente tu non sai chi sia e da dove venga, inizi a parargli in Inglese, parli delle solite cose da Ring e del suo mezzo. Lui ti vede abbastanza esperto della zona e del circuito, ti chiede varie cose, ma ti accorgi sempre più che c’è qualcosa di strano nella discussione, fino a quando esordisce con un: “figa Franco (un suo amico), come cacchio si dice quella parola in Inglese?” – e li ti sbaccani dalle risate, pensando a quanti minuti abbiamo passato a parlare una lingua non nostra. Ma la stessa cosa ti capita di viverla quando noleggi un auto, o quando prendi una camera in uno degli alberghi o pensioni della zona, o quando chiedi una informazione, finendo così per trovare altre persone con cui parlare e sorseggiare qualcosa assieme, scoprendo altre magie della zona.

Le sue cittadine, quei luoghi che dicevo  essere pregni di sfumature che richiamino corse e competizioni, dove puoi dar sfogo alla tua voglia di sfidarti, entrando in uno dei molti noleggi di auto, potendo provare l’ebrezza di farlo con i mezzi più disparati, dalla piccole auto leggere, arrivando alle supercar esotiche. Posti dove solo il portafoglio ti può far pensare a che limite fermarti, anche se dovrebbe vincere la ragione, andando a ricordarsi cosa sia l’Inferno Verde, quale sia la propria conoscenza e capacità alla guida. Questi poi sono luoghi zeppi di persone, che li ci lavorano non solo per uno stipendio, ma proprio per tutto quel fascino e droga che ha in se il Ring e quando li conosci, inizi ad entrare in un fighissimo mondo di storie e racconti più disparati, ascoltando le storie dei fenomeni che arrivano li pronti a spaccare il mondo, che combinano poi grossi danni. Ascolti le storie di personaggi incredibili, che riescono a combinarne una più di Bertoldo, o anche semplicemente sentir parlare di quali lavori han fatto sui loro veicoli, per spingersi sempre più veloci fra le curve e far scendere il proprio record sul giro. Storie e leggende, che forse alle volte son favole, tuttavia un modo per trascorrere il tempo.

Tempo, quegli istanti dove decidi di passare dei momenti tranquilli con gli amici, seduto in un bar o al tavolo a cena, avendo solo l’imbarazzo di dove andare, conscio che qualsiasi posto non ti deluderà, ne sul bere e men che meno sul cibo, ma ancor meno sulle emozioni. Dovrei seguire la logica delle bevande e del  cibo, ma quando ti siedi, attorniato da pezzi delle più disparate auto da gara, modellini favolosi e foto che ritraggono piloti, o tenici leggendari, o degli istanti di corse impressi nella tua mente, tutto passa in secondo piano, facendoti entrare in un turbine di emozioni e ricordi, legati a istanti vissuti, o solo tramandati, che ti creano un film di pensieri, dove torni a vivere quei momenti o cerchi di immaginarti come siano stati. Alle volte mi chiedo se questa è una cosa che provo solo io, ma poi ti accorgi che li attorno a te hai amici con cui parlare, ed iniziare infiniti discorsi, partendo da una immagine o dettaglio appeso ad un muro, che finiscono per ricordare gesta eroiche, ma anche solo far partire il resoconto dei proprio giri al ring.

Ma il resoconto e consigli sui giri, non li puoi fare se accanto non sorseggi qualcosa di buono o ti sazi di ottimo cibo, ma come dicevo sopra, l’imbarazzo della scelta è tanto, come tanti sono i posti dove puoi trovare della ottima cucina nostrana, passando per il meglio di ciò che sfoggia la tradizione popolare Tedesca, senza mai scadere in posti troppo in, o bettolacce degne dei peggiori bar di Caracas. In questi posti, troverete quell’abbinata di diversità di persone, com’era a bordo pista, che convivono negli stessi spazi, dove magari alle volte finisci per trovare pure piloti e tecnici, anche se quelli più famosi normalmente sono nel nuovo albergo del werk. Ma l’aspetto ancora più piacevole è quella sensazione di casa che ti danno questi posti, sia per la struttura, ma sopratutto per l’accoglienza e disponibilità che hanno i loro gestori, che spesso diventano pure essi nuovi amici. Una delle scene migliori è stato in un pernotto in un posto sperduto, in cima alle colline, in mezzo a quattro case. Arrivi e trovi un terrazzone dove ci sediamo io e mio compare, mille chiacchere, birra, carne squisita e ad un tratto si aggrega a noi anche la figlia dei titolari, si parla di tutto, si scherza e si ride, ma dopo un pò ci fa: “ragazzi, io domattina devo alzarmi alle 6.00 ed è l’1.00, starei qui con voi, ma devo dormire qualche ora. Tenete le chiavi dell’albergo e segnate quello che bevete ancora e ci vediamo domani.” Convivialità incredibile.

Gli amici, quelli che ti accompagnano nel viaggio per salire in queste splendide lande, con cui condividi ore e ore di auto, oppure quelli che ti fai mentre sei li, o quelli che non vedi mai, ma rincontri dopo anni in questi luoghi, tutti uniti da un comune denominatore, che ti portano a parlare ore e ore, o fare assieme le minchiate più colossali. Come addentrarsi nel bosco in piena notte, con un buio pesto che quasi ti disorienta, nascondendo ogni riferimento alla tua vista. Il tutto per scavalcare le recinzioni, ed andare ad apporre la firma sul nastro d’asfalto più affascinante del mondo, con il brivido di sapere di finire nei casini se ti beccano. Ma anche questo è vivere una di quelle magie della Nordschleife.

All’inizio dicevo che potrei stare ore e ora a parlare del Nurburgring, ma mi dilungherei fin troppo, mentre spero di avervi trasmesso un pò di quel che provo in quei luoghi, magari facendovi salire la voglia di andarci e provare di persona queste sensazioni descritte.

Ring, cuore contro paura, ragione contro pazzia, sfida contro rischio, per tutto ciò che poi è “solo” emozione…

Saluti

Davide_QV