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MOTOGP 2018 – HJC HELMETS GRAND PRIX DE FRANCE

Dunque, si arriva da Jerez, dove ci eravamo lasciati con una situazione che vedeva Marquez sempre più in palla, le due Ducati, che nonostante il doppio zero (non sto parlando della farina e nemmeno di Dick Dastardly) han dato dimostrazione che su una pista ostica, la D16 sia una moto che va, una Suzuki rinfrancata e una Yamaha in profonda crisi. Molti di questi aspetti sono legati alle differenze di gestione elettronica e per il 2019 Dorna cosa si inventa?

Piattaforma inerziale uguale per tutti:

Dicesi piattaforma inerziale, quella cosa che ha la forma di una scatola, che dentro contiene cose e queste cose, dicono alla moto cosa sta facendo. Entrando più nel dettaglio, è un sistema che rileva la posizione della moto sulla pista e di ogni punto del tracciato, fornisce alla centralina i valori di spostamenti del carico, facendo capire alla centralina se la moto stia piegando e quanto, quanto sia il carico che si sta spostando verso l’anteriore o il posteriore e capire se si sta per impennare a causa della troppa potenza.

Fatto questo dovuto sunto, si può ben capire che chi riesce a sviluppare un software di calcolo migliore ed abbia i migliori giroscopi/accellerometri dentro di essa, possa ottenere informazioni e modifiche alla centralina, che diano il maggior vantaggio possibile nella gestione della moto, ottimizzando ogni aspetto.

Per chi non avesse ancora chiaro cosa faccia questa piattaforma inerziale, prendete il vostro smartphone e installate qualche app di quelle per motociclisti e troverete che il vostro telefono vi potrà dare un buon numero di dati relativi alla vostra velocità, punto di staccata, impennata, angolo di piega, e molti altri parametri che variano a seconda della app. Diciamo che in tasca abbiamo una sorta di questo sistema usato sulle motogp, ovviamente meno evoluto e complesso.

Bene, fatte queste precisazioni, finalmente si può capire di cosa si stiano lamentando Rossi e Vinales delle loro M1 (il problema non è al 100% in questa piattaforma)  , con Yamaha, che al contrario di Honda, Ducati e Suzuki, non ha voluto rilevare tecnici delle Magneti Marelli o Bosch, per sviluppare questa componente ritrovandosi molto indietro nel suo sviluppo.

Dal 2019 questo problema non esisterà più, perché se già Dorna aveva chiesto che la piattaforma, come struttura fisica fosse una sola e lo doveva essere anche per il sistema di calcolo, ma ovviamente, fatta la legge trovato l’inganno, ed i team son riusciti a modificarne il funzionamento a proprio piacimento.

La federazione, dalla prossima stagione, fornirà una piattaforma unificata nell’hardware e nel software, a prova d’inganno, ottenendo un abbassamento dei costi ed un livellamento delle prestazioni.

Tornando al weekend di gara, tutti sono più o meno ottimisti, ma le dichiarazioni trovano il tempo che trovano, quindi la riassumo così:

  • Se MM93 va forte e domina anche qui, possiamo già assegnargli il titolo d’ufficio.
  • Se AD04 e JL99 mostrano una costanza prestazionale, il campionato ne farà vedere delle belle.
  • Se la M1 di VR46 e MV25 dovesse aver problemi anche qui, calate la saracinesca e ci si rivede al 2019
  • Da Suzuki ci si aspetta solo ulteriori conferme
  • Aprilia e Ktm incognite

NDR arrivati i contratti fino al 2020 per Rins ed Espargarò e si parla di una offerta incrementata per il Dovi. Lorenzo ancora in stand by per altre 3 gare.

Moto 2 e Moto 3 speriamo siano ancora ricche di belle gare per i nostri colori.

ORARI TV

Sky

Domenica
08:40 Warm Up Moto 3, Moto2 e MotoGP
11:00 Gara Moto 3
12:20 Gara Moto 2
14:00 Gara Moto GP
TV8

Domenica
18:30 Gara Moto3
19:45 Gara Moto2
21:15 Gara MotoGP

Saluti

Davide_QV

Crash! Boom! Bang!

C’era un’album dei Roxette che si intitolava così, ma visto cosa è successo alla curva 6 (Dry Sac) , sia in MotoGP, che in Moto2 (anche se meno di rilievo) ed anche in Moto3, direi che ci sta tutto come titolo.

Si stava assistendo a una bella gara, che seppur stava iniziano a prendere la piega del dominio di Marquez, che non si sa quale santo lo tiene in piedi quando passa sulla ghiaia lasciata da Luthi prima della 12, ci stava dando due Ducati molto in forma, con Dovi che pareva averne qualcosa di più..

Ma quando per una volta, il team di Borgo Panigale sta facendo un gran risultato a Jerez, ecco che arriva il patatrack, con Dovi che tira la staccata a Jorge, entrambi vanno lunghi, Pedrosa entra e percorre la curva come si dovrebbe fare, ma Lorenzo va a chiudere su di lui, si agganciano e cadono, coinvolgendo pure Dovizioso…madonne e santi che prima han tenuto su Marquez, son piovuti dal cielo a forza d’improperi dei Ducatisti.

Verrò tacciato di fastidio verso lo Spagnolo che guida la Ducati, ma quando vai in moto, impari da subito che se devi chiudere una curva e sei assieme ad altri, ti assicuri di non avere nessuno al tuo interno, quindi, per me l’errore è tutto di Jorge, che doveva valutare meglio la posizione di Pedrosa, rientrando da un lungo. Totale incolpevole Dovizioso e non attribuisco responsabilità a Pedrosa, visto che stava facendo la normale traiettoria, andando a infilarsi come fanno tutti in queste situazioni.

Un vero peccato per il team rosso, con un Dovizioso che ora si trova molto lontano in classifica, quando invece poteva limitare i danni, ma anche per Jorge poteva essere occasione di risollevare il morale, seppur stesse mostrando un considerevole calo delle gomme, che forse lo avrebbe portato fuori dal podio, ma fornendo una prestazione abbastanza convincente. Pedrosa, solito calimero, a cui non va mai dritta una.

Ma apriamo la parentesi Yamaha, team che anche sto anno ha mostrato le stesse problematiche del 2017, ossia quelle di una moto che con il caldo va in crisi di gomma, seppur in maniera meno grave dello scorso anno. Illogica la perseveranza di sviluppo delle moto 2017 e 2018, quando ancora una volta la 2016 risulta essere la migliore. A Iwata credo ci sia qualche grosso problema, perchè è davvero paradossale la situazione e lancia chiari ed importanti preoccupazioni per il proseguo della stagione. I due portacolori ufficiali han manifestato problemi per tutto il weekend, con Vinales addirittura costretto a guadagnarsi una posizione per il Q2 e una gara davvero opaca ed incolore. Le cadute di Crutchlow, Rins, Lorenzo, Dovizioso e Pedrosa, fan sembrare il risultato di Rossi decente, visti i problemi, mentre invece dev’essere un campanello d’allarme per lo sviluppo della M1. Non si venga a dire che la soluzione era quella di dare la ufficiale a Zarcò, perchè è bastato vedere che problemi ha avuto nei test con la 2017, per capire che il problema è intrinseco nella moto, sia come telaio, ma anche nell’elettronica.

Suzuki pare aver trovato la direzione abbastanza positiva dello sviluppo, peccato solo per la caduta di Rins, mentre Iannone è stato parecchio in costante nei tempi, giungendo si a podio, ma vale il discorso fatto prima per Rossi.

In Moto2 arriva la convincetissima vittoria di Baldassarri, che domina alla grande la corsa davanti a Oliveira e il leader di classifica Bagnaia. La situazione si fa rosea per i due Italiani, che si ritrovano ad allungare su Marquez, caduto a metà corsa, di una gara abbastanza anonima e scarsa di duelli.

Prima citavo dell’incidente alla curva 6, segnalando la staccata di Marini, che si prende dentro con Navarro, finendo fuori entrambi.

In Moto3 Canet pensa di giocare a boowling, piuttosto che correre in moto, sbagliando la staccata, perdendo il controllo della moto, finendo per stendere il leader di classifica Martin, Bastianini e Arbolino. Tutti e tre si stavano giocando alla grande la corsa, con Arbolino favoloso davanti, dopo esser partito 21esimo, davvero un peccato per lui.

Per quasi tutta la corsa, c’è stato un lungo plotone di 18/19 moto tutte in gruppo, con staccate e sorpassi ad ogni curva, davvero favolosa e a spuntarla è stato Oettel, davanti al nostro Bezzecchi, che ora è capo classifica della categoria, chiude il podio Ramirez. La stagione si fa in salita, per gli Italiani su cui si puntava maggiormente per il titolo, ma nulla è ancora precluso.

Attendiamo ora il prossimo weekend a Le Mans, per vedere come andranno le cose.

Saluti

Davide_QV

MOTOGP 2018 – GRAN PREMIO RED BULL DE ESPAñA

Arriva l’Europa e con il circuito di Jerez ci ritroviamo la prima cartina di tornasole per quello che sarà il proseguo delle stagione, esame importante per le speranze di tutti i team e piloti.

La pista è sempre stata teatro di grandi duelli e corse decise solo all’ultima curva, come nel tanto citato 2004 fra Rossi e Gibernau, ma senza scordare il 2013 fra Marquez e Lorenzo, ma sicuramente uno dei più bei sorpassi di sempre, è ad opera di Laverty su Melandri sempre all’ultima curva, ma in SBK (Scusate la divagazione)

Sul tracciato Spagnolo Ducati non è mai stata fra le favorite, nemmeno nell’epoca d’oro del funambolo Casey Stoner, tanto che l’ultima vittoria targata Ducati risale al 2006 con Capirossi (quando Elias stese Rossi alla prima curva). Honda e Yamaha han sempre fatto la voce grossa, indipendentemente dal pilota, quindi il pronostico è quanto mai complesso da farsi, seppur sempre a favore di Marquez.

Yamaha è chiamata a mostrare il suo valore, che difficilmente sarà quello della disfatta del 2017, ma stiamo attenti anche alla Suzuki, che con Rins e Iannone potrebbero stupirci alla grande.

Iannone, dal paddock circolano voci che possa arrivare uno scambio di selle fra lui e Lorenzo, con Pernat che da per molto probabile l’annuncio, da parte di Suzuki, già in questo weekend.

Nel frattempo invece arriva l’ufficilità che il prossimo anno KTM schiererà Zarcò, come ufficiale, assieme a Pol Espargarò.

Poco da segnalare per la Moto2, dove i nostri alfieri son chiamati a una corsa che ne confermi ancora il loro altissimo valore, mentre in Moto3 c’è attesa di vedere se qualcuno riuscirà a rendere difficile la vita a Jorge Martin.

ORARI TV

SKY

Domenica 6 maggio

11:00 Gara Moto 3
12:20 Gara Moto 2
14:00 Gara Moto GP

TV8

Domenica 6 maggio
18:00 Gara Moto3
19:20 Gara Moto2
21:00 Gara MotoGP

Saluti

Davide_QV

MOTOGP 2018 – TEST LOSAIL

La stagione è dietro l’angolo e questi test servivano più a definire gli ultimi affinamenti, piuttosto che la ricerca di grandi modifiche e così è stato. A tener banco in questa tre giorni, son stati gli scoop di mercato, che hanno in parte pure lasciato di stucco molti addetti ai lavori:

-La prima bomba è stato l’addio di Tech3 alla Yamaha, con il team Francese che pare aver preso la direzione di Ktm, dove quasi sicuramente si porterà dietro anche Zarcò. Ancora non è noto a chi verranno fornite le Yamaha clienti.

-Altra bomba è il probabile rinnovo, per altri due anni di Valentino Rossi. Il pilota di Tavullia ha ancora una scintilla troppo accesa al suo interno e le prestazioni in sella non paiono dar segnali di un pilota prossimo a levare bandiera bianca, intramontabile.

-Il rinnovo di Marquez, per altre due stagioni (2019-20) con Hrc. Lo Spagnolo non ha intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione, per andare a ritoccare i record di VR46, anche se questa scelta forse potrebbe deludere le aspettative di molti che magari lo avrebbero preferito lanciato in una nuova sfida, a dimostrare che può vincere anche senza Honda. Prima o poi accadrà, chissà, resta il fatto che di certo non ha fatto una mossa sbagliata.

-la firma di Bagnaia con Pramac, una promozione nella massima serie avvenuta in maniera rocambolesca. La scorsa stagione ha debuttato alla grande in Moto2, forse questo contratto gli sarà da stimolo per una stagione simile a quella di Morbidelli? Lo scenario fa aprire dei dubbi nel team, con un Miller che è appena arrivato in scuderia e che non sta affatto sfigurando, mentre Petrucci pare avere un accordo da ufficiale con Ducati, stiamo a vedere.

Conclusa la parentesi di mercato, passiamo a una rapida descrizione di come siano andati i test, team per team:

Honda

La casa giapponese non è stata proprio efficacissima in questa tre giorni, con le moto che han mostrato qualche difficoltà nel passo gara e nella ricerca del tempo. Oddio, parlare di difficoltà sono parolone, quando un Marquez, nel secondo giorno, ha messo insieme un più che valido passo gara, con tempi che lo ponevano comodamente su uno dei gradini del podio. Pedrosa un pò più opaco, come pure Crutchlow, entrambi non proprio a loro agio. Questo tracciato non è mai stato il favorito per il team dell’ala. Marquez lamenta poco feeling con l’anteriore e una usura un pò elevata, mentre Pedrosa si è trovato a soffrire per la caduta del primo giorno, ma si è detto contento della costanza nei tempi. Sul piano del motore, pare che a Honda con il caldo abbia qualche problemino prestazionale.

Ducati

Il team di Borgo Panigale è ancora una volta in una situazione abbastanza strana, con Dovizioso quanto mai convincente, costante e veloce. Il Forlivese non ha mostrato il benchè minimo problema, risultando veloce nel giro secco ed il migliore assoluto nel passo gara, tanto che se si corresse oggi, vincerebbe quasi sicuramente avrebbe anche qualche chances di vincere (su richiesta di Aviator). Tutto il paddock è impressionato dal Dovi e la sua GP18, incorciamo le dita per AD04. Dall’altro lato del box, i campanelli d’allarme suonano alla grande, con un Lorenzo che è totalmente fuori bussola, con l’umore molto sotto i tacchi. Il Maiorchino è riuscito solo a stampare qualche giro secco discreto, ma nel passo gara è messo molto male, con un feeling sulla moto davvero molto basso. Onde evitare confusioni mentali, ha deciso di abbandonare le strade alternative, concentrandosi sul capire la GP18, viste le prestazioni del suo compagno di team, attendiamo e vediamo. Petrucci è sulla linea d’onda di Dovizioso, al momento il podio è alla sua portata. Bene anche Miller, seppur non ancora efficace al 100%.

Yamaha

I problemi del test in Thailandia, sono continuati anche su questo tracciato e non devono far ingannare i temponi sul giro secco del terzo giorno dei test. Tutte le Yamaha stanno avendo grosse difficoltà a scaricare la potenza e sopratutto sull’usura della gomma anteriore. Rossi riesce ad inanellare 8-10 giri ottimi, ma poi la gomma inizia a calare di brutto. é stata provata la soluzione con la gomma più dura, ma la prestazione ne risente troppo, quindi al momento la situazione è abbastanza seria. Vinales è messo forse anche peggio di Vale, con un passo gara da centro gruppo, forse persino da retrovie, con grosse difficoltà nella ricerca del setting. Lo Spagnolo inizia a pretendere sempre più delle modifiche alla moto che si discostano parecchio da quello che vuole il 46, del resto è dalla Thailnadia che chiede di tornare a una moto più simile a quella di inizio 2017. Zarcò continua la sua strategia di far temponi sul giro secco, come ad illudere che la 2016 sia la M1 che risolve tutti i problemi, ma se si analizza i suoi long run, la sua situazione è peggiore di quella di Vinales, da capire il perchè di questo modo di fare. (So di essere una voce fuori dal coro, ma ultimamente anche Sanchini è su questa linea di pensiero)

Suzuki

Rins e Iannone paiono essere davvero in palla, così pure la moto, che ha mostrato una ottima situazione sia per il passo gara che per quello da qualifica.  Resta qualche dubbio legato al fatto che qui Suzuki ha sempre fatto bene, tranne poi mostrarsi con grossi problemi in altri tracciati, ma le 3 sessioni di test, li hanno mostrati sempre abbastanza efficaci, tanto da porli forse in una situazione migliore a quella del team di Iwata.

Ktm

Il team ancora privato di Espargarò, ha proseguito i lavori di sviluppo con Smith e kallio, con lavori di continua piccola modifica. La moto 2018 pare aver trovato una costanza nel ritmo, migliorando di un 4 decimi la prestazione rispetto al 2017, tuttavia c’è ancora tanto da fare per arrivare nelle posizioni che contano.

Aprilia

L’arrivo della seconda moto per correre il 2018 pare aver dato fiducia ai due piloti, Sia Espargarò che Redding si dichiarano entusiasti e certi di poter essere nei primi otto, come posizione in griglia. La moto pare essere molto migliorata sotto ogni aspetto, ma i tempi non paiono rispecchiare molto qunato dichiarato dai piloti, ma si sa, restano pur sempre dei test.

Attendiamo ancora 2 settimane, “gas a martello e andiamooooo!!!!”

Saluti

Davide_QV

JARNO SAARINEN, IL PILOTA CHE INVENTò….

Ci son piloti che van fortissimo, piloti che lasciano il segno per la loro simpatia, piloti che te li ricordi per la loro follia, piloti che porti nel cuore perchè son diventati leggenda e poi ci sono quelli che hanno cambiato il modo di correre a tutti, come Jarno Saarinen.

Saarinen è stato un pilota di quell’epoca romantica delle corse, dove la passione era di gran lunga superiore agli interessi economici, dove ancora si poteva uscire e farsi notare per la propria bravura e non solo perchè si veniva appoggiati da grandi marchi.

La sua storia non è la classica di qualsiasi pilota nato per correre e che ha basato tutta la sua esistenza su questo, ma anzi, il Finlandese aveva come ambizione quella di essere un progettista di motori da corsa, tanto da laurearsi in ingegneria meccanica all’età di 24 anni. Jarno tuttavia non era dotato solo di grande intelligenza, era uno che aveva come dote il saper andar forte con qualsiasi mezzo, partecipando, nei ritagli di tempo, a delle corse su ghiaccio fra Svezia e Finlandia, ottenendo ottimi risultati, viaggiando con il carro funebre della azienda di famiglia, assieme alla sua bellissima fidanzata Soili, la persona che avrà accanto in ogni avventura, praticamente inseparabili. Queste corse lo aiuteranno ad affinare il suo stile di guida particolare e quando farà il salto nel mondo delle corse su asfalto, lo renderanno quasi imbattibile, sopratutto quando le condizioni diventano di bagnato.

Nei primi anni affronta le corse su asfalto con la Tunturi-Puch 125 monocilindrica e con le Yamaha nella 250 e 350. Le moto vengono elaborate e gestite da lui personalmente, come a cercare quel background per riuscire nel suo sogno di progettista. I risultati son rosei e lo portano ad ottenere la conquista di 6 titoli nazionali.

Nel 1970 decide di partecipare al mondiale, facendolo alla sua maniera, ossia senza un team di supporto, solo lui e la sua favolosa moglie Soili, il carro funebre viene sostituito da un VW T2, che servirà da traporto della Puch 125 e della Yamaha 250, per poi essere anche il covo dei due fidanzatini, novelli sposi a fine stagione. Nonostante il budget ridottissimo, da subito porta a casa buonissimi risultati, facendo sesto al debutto al Nurburgring, quarto in Francia, Jugoslavia e Belgio, andando a podio in Olanda e Cecoslovacchia. Si capisce ben presto il suo valore di pilota e di quanta conoscenza avesse della meccanica, tanto da ottenere per la stagione successiva, due Yamaha ,una 250 e una 350, che gli vengono affidate dal concessionario ufficiale Finlandese.

In 350 l’inizio non fu dei migliori, per i numerosi problemi tecnici riscontrati sul mezzo, ma una volta risolti, iniziarono ad uscire i risultati importanti, come le vittorie a Brno ed al GP delle Nazioni,  andrà a podio in Svezia ed a Imatra, riuscendo a chiudere al secondo posto la stagione. Nella 250 invece riuscii a vincere a Jarama ed a ottenere altri 3 podi, che gli fecero chiudere il mondiale in terza posizione. Risultati davvero considerevoli, visto che lo staff tecnico del suo team restavano sempre lui e la moglie.

Jarno ormai è nel cuore della gente, per quel suo fare bonario, per quella sua passione sconfinata, per quella sua metodica voglia di arrivare all’eccellenza, quel non mollare mai, quel provarci sempre, per quel rimanere se stesso, pur essendo acclamatissimo dalle folle.

Arriva il 1972 e con esso la conferma definitiva del suo valore, riuscendo praticamente a dominare la classe 250, portando a casa il titolo iridato contro l’altro asso Italiano, che rispondeva al nome di Renzo Pasolini, rivale di duelli e battaglie. Ma più scalpore lo fece quando sconfisse Agostini, nelle prime due gare della stagione della 350. Il campione Italiano non veniva battuto, se non per rottura meccanica, da 4 stagioni e Jarno lo face pure con ampio margine.

Ormai la sua classe e il suo stile di guida, avevano fatto aprire gli occhi a chiunque nel mondo delle corse a due ruote. Già il suo stile di guida, una di quelle cose che apprese provando e riprovando nelle gare sul ghiaccio. In quei tempi i piloti correvano tenendosi ben saldi alle moto, con le gambe ancorate al serbatoio e le braccia strette. Appena qualcuno osava cambiare lo stile, i puristi lo attaccavano e lo criticavano aspramente. Ma Saarinen, da buon perfezionista quale era, trovò spunto da John Cooper, un pilota di scarso livello, che aveva iniziato per primo a staccare la gamba interna dal serbatoio. Jarno decise non solo di provare a capire i vantaggi dello spostamento della gamba, ma intui anche la necessità di spostare tutto il corpo, staccando anche il sedere dal sellino e portandolo verso centro curva e con esso anche le braccia, potendo avere maggiore velocità in curva, ed una migliore accelerazione in uscita, visto che la moto può stare più dritta, perchè il corpo fa da contrappeso. Per capirsi, inventò lo stile di guida da corsa del giorno d’oggi, che ancora non ha smesso di evolvere.

Ma ci furono anche momenti che lo resero un pò meno amato dal pubblico e fu il suo rifiuto di andare a correre al TT sull’Isola di Man, dicendo “NON VOGLIO MORIRE!”, anche questo fu Jarno Saarinen, un’uomo che sapeva quando era sensato rischiare e quando no. Qualche anno dopo, tutto il motomondiale capii questa cosa, anche a scapito di qualche pilota morto.  (il TT, ancora oggi, mantiene intatto il suo fascino e la sua follia).

Il 73 doveva essere l’anno della sua consacrazione definitiva, anno in cui aveva già deciso che alla fine della stagione 74, sarebbe arrivato il suo addio alle corse, per dedicarsi alla sua passione ed a quelle cose che aveva già programmato, quali il lavoro da progettista e il crearsi una famiglia con dei figli. Ma prima di questo, voleva diventare il primo pilota a vincere 3 titoli iridati nella stessa stagione, pianificando a tavolino in quali corse avrebbe dovuto correre, per non superare il tetto massimo dei 500 km percorsi nel singolo evento. (Al tempo c’erano ancora gli scarti)

Il 73 fu l’anno in cui Yamaha decise di dare un supporto ufficiale al Finlandese, vogliosa di porre fine all’egemonia di Agostini e della MV. Fu così che Jarno potè pensare di correre la 250, la 350 e la 500.

Prima dell’inizio della stagione, Saarinen scrisse due pagine leggendarie, diventando il primo non Statunitente a vincere la 200 miglia di Daytona, correndo con la 350 (debutto ufficiale con Yamaha), contro le 500, che vennero relegate a una distanza superiore al minuto. Ma la storia ancora più incredibile, la fece in una gara fuori campionato a Silverstone, dove riusci a vincere in tutte e tre classi in cui partecipò, infrangendo pure i record del ciruito!

Inizia la stagione ufficiale trionfando al Nurburgring, divenendo il primo pilota a vincere al debutto in 500 (oltre a lui, solo Biaggi nel 1998 a Suzuka) e riconfermandosi anche nella gara successiva. Nelle prime 3 corse fra 250 e 500 avrebbe potuto vincere 6 corse su 6, senza la rottura della catena di Hockenheim, non lo fermava più nessuno.

Ma arriva Monza, dove avrebbe dovuto iscriversi alla 500 e alla 350, ma per un ritardo nell’iscrizione, non fu ammesso e prese parte alla gara della 250. Nella corsa precedente della 350, ci fu una perdita di olio sul curvone, che non venne segnalata ai corridori. La gara partì, le moto giunsero su quella curva, ed il destino beffardo volle che la moto di Pasolini perdesse aderenza, volando a terra e con lui anche altre moto. Saarinen si ritrovò centrato in pieno dalla moto di Pasolini e poi successivamente investito da altri piloti. Scoppiò pure un’incendio e nulla ci fu da fare, sia per Jarno che per Renzo. Il destino beffardo, portò via in un sol colpo, due grandi promesse e due grandi uomini.

Ci sono piloti vincenti, ci sono piloti famosi e poi ci sono PILOTI che sono anche grandi UOMINI e Jarno era uno di quest’ultimi.

Non voglio chiudere il capitolo tristemente, lo voglio fare ricordandolo per quello che fece durante il GP del Belgio del ’71, con il suo amico Pesonen che cade e perse i sensi. I medici lo soccorsero e lo trasportano d’urgenza al più vicino ospedale. Saarinen, come  un folle, corse dietro all’ambulanza, inseguendola con una moto da corsa sulla strada provinciale.  Voleva conoscere le condizioni dell’amico, ed era pronto a donare il sangue, qual’ora fosse stato necessario. Ma le condizioni dell’amico erano migliorate e venne rassicurato con un gesto della mano di Pesonen. A quel punto Jarno risale sulla sua Yamaha, tornando in pista a concludere la gara, anche se ormai ogni risultato era compromesso. Storie di altri tempi.

Saluti

Davide_#angolodellanostalgia_QV