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La Ferrari domina, soffre e fa doppietta

Doppietta in Ungheria doveva essere, e doppietta è stata.
Dopo la doppia foratura di Silverstone la Ferrari doveva dimostrare la propria forza su un circuito a lei favorevole, per rafforzare la leadership nel campionato piloti in vista di una seconda parte di stagione fatta di circuiti dove la Mercedes in grande crescita sarà sicuramente dura da battere.

Ma la sofferenza è stata grande, da quando a metà gara il volante di Seb ha iniziato a “tirare” a sinistra, e, per non sapere nè leggere nè scrivere, non conoscendo la causa di ciò, il box gli ha chiesto di stare lontano dai cordoli. Il che ha comportato un ovvio innalzamento dei tempi sul giro, costringendo Raikkonen a starsene dietro a proteggergli le spalle, sbuffando un po’ ma tutto sommato facendo esattamente ciò che la Ferrari vuole da lui, nell’ottica della strategia prima guida-scudiero tanto cara a Maranello da qualche decennio.

Il problema di Vettel ha consentito ad una Mercedes, mostratasi in difficoltà nelle prove, di riavvicinarsi minacciosa dopo una prima parte di gara dove i distacchi erano stati piuttosto ampi. Con Hamilton che partiva dietro a Bottas, il box è stato costretto a dare un ordine di scuderia che il finlandese ha onorato in maniera plateale e che a Lewis non è però servito per guadagnare posizioni, non riuscendo ad avvicinarsi a più di 1 secondo da Raikkonen a causa del della perdita di carico data dalla scia, che rappresenta il problema non risolto di queste nuove auto.

A Lewis era stato chiesto di restituire la posizione nel caso non avesse passato Kimi, e l’ha puntualmente fatto all’ultima curva, nonostante Bottas avesse accumulato più di 5 secondi di distacco. La Mercedes ha voluto dimostrare al mondo che loro non hanno prima guida e scudiero (vedi sopra), buon per la Ferrari, sapremo alla fine dell’anno se questo avrà o meno uno un effetto sulla classifica del mondiale piloti.

Le due Red Bull erano attese come la variabile impazzita di questa gara. Ricciardo in particolare era molto fiducioso, nonostante prestazioni altalenanti fra venerdì e sabato. Ci ha pensato il suo compagno di squadra a chiudere la questione con una manovra da novellino alla terza curva, meritevole di una bella lavata di testa da parte dei vertici del team che tanto lo amano. E, per una volta, la direzione gara non lo ha perdonato, dandogli 10 sacrosanti secondi di penalità, che, vista la classifica finale, lo hanno tolto dalla lotta per la vittoria. Senza questa stupidaggine, e visti i problemi allo sterzo di Vettel, Max avrebbe creato un bel po’ di scompiglio e la gara dei primi 3 sarebbe stata ancora più movimentata.

Dietro i top 3 team, la McLaren ha confermato di essere, su questa pista, la quarta forza, con il solito magistrale Alonso sesto e autore del giro più veloce, e Vandoorne decimo. Ottima gara di Sainz, settimo e in odore di Renault per SPA. Le due Force India completano la zona punti, come al solito.

Disastro completo per gli altri quattro team, Renault, Haas, Sauber (come al solito) e Williams. Piccola menzione per Paul di Resta, che non ha preso distacchi abissali dal compagno di squadra, pur navigando costantemente in ultima posizione per finire con un ritiro (probabilmente “politico”) a pochi giri dalla fine.

L’immagine finale di questo GP di Ungheria è quella di un Toto Wolff imbufalito sbraitare al box davanti ad un allibito Niki Lauda, nel momento in cui Lewis all’ultima curva ha lasciato ripassare Bottas. I motivi del turbamento non sono noti, ma se possiamo azzardare un’ipotesi, probabilmente nel team c’era qualcuno che non voleva dare uno dei due ordini di scambio di posizione, o, almeno avrebbe preferito che ci fosse meno platealità. Che Lewis fosse più veloce era fuori discussione, e avrebbe meritato lui il podio. Non c’era forse bisogno di affermare “i valori del team”, come riportato nel comunicato stampa emesso dopo la gara.

Di sicuro oggi la Mercedes ha perso una battaglia, e avrà materiale sul quale riflettere in queste lunghissime 4 settimane di (teorico) stop. La Ferrari va invece in vacanza con il morale alle stelle, ma tornerà sui banchi di scuola a fine agosto con una delle prove più difficili, quella di SPA dove sulla carta le frecce d’argento sono favoritissime. Ma il morale alto può fare miracoli, e, soprattutto, le “variabili impazzite” della Reb Bull (soprattutto Verstappen che correrà in circuito tutto arancione) potranno aiutare la Ferrari. E non dimentichiamo che quello delle Ardenne è uno dei (pochi) circuiti dove il rendimento di Kimi è costantemente altissimo.

Ci sarà sicuramente da divertirsi, nel frattempo buone vacanze a tutti da PA e da tutta la redazione del Blog del Ring e rimanete sintonizzati perchè sappiamo come riempire questa lunghissima pausa.

 

Vettel trionfa, qualcosa è cambiato?

Era tutto vero. A Barcellona la Mercedes non si stava nascondendo, e quando Hamilton e Lauda insistevano nel dire che la Ferrari era favorita non stavano facendo pretattica.

In una domenica mattina (per noi italiani) di marzo 2017 a Melbourne è risuonato l’inno tedesco seguito da quello italiano. Come 17 anni fa, e all’epoca fu l’inizio del ciclo più vincente della storia della F1, per una squadra e per un pilota. Oggi invece segna l’interruzione di un dominio che dura ormai da 3 anni e che stava diventando insopportabile. Se temporanea o meno, l’interruzione, lo scopriremo, per il momento ci limitiamo a raccogliere e analizzare ciò che la prima prova del mondiale ci ha raccontato.

Le nuove regole hanno di sicuro rimodulato i distacchi fra le 3 squadre di vertice, Mercedes, Ferrari e Red Bull, con la rossa che pare ormai andare quanto la freccia d’argento. Il problema dei tedeschi oggi è sembrato essere l’uso delle gomme, perchè la gara si è indubbiamente decisa quando Hamilton è stato costretto a fermarsi con qualche giro d’anticipo, e si è poi ritrovato bloccato dietro Verstappen, col box che gli chiedeva disperatamente di superarlo e lui consapevole del fatto che ciò non fosse possibile. E Bottas, autore di una gara molto consistente al debutto con la Mercedes, ha probabilmente dovuto trattenersi per non attaccarlo nel finale di gara.

La SF70-H, invece, di problemi di gomme non ne ha avuti, con Vettel sempre molto costante nei tempi sul giro e Raikkonen che ha segnato il giro più veloce nel finale di gara (dopo avere, per la verità, dormito quasi tutto il GP), a conferma del fatto che la macchina è nata bene, e che l’interrogativo per il futuro riguarda più che altro la capacità della squadra di svilupparla, il che rappresenta un problema per la Ferrari da quando hanno abolito i test in pista.

La Red Bull non ha smentito le pessime attese della vigilia, con Ricciardo attardato in partenza e poi ritirato, ma va comunque sottolineato che Verstappen è arrivato a ridosso di Raikkonen. Il che significa che la Red Bull stessa va come una delle due Ferrari. Quanto conti il pilota in tutto ciò è da stabilire, anche se l’impressione è che nel risultato ci sia molto del manico di Max.

Parliamo delle nuove regole: abbiamo visto meno sorpassi, e questo già si temeva, ma abbiamo anche notato un aumento enorme del divario fra le prime tre squadre e tutti gli altri. La Williams è arrivata staccatissima, con Massa, ultimo dei non doppiati. Dietro, l’ordine dei valori non è cambiato rispetto allo scorso anno, con Force India a battersi con la Toro Rosso, e la Renault che è apparsa migliorata, sicuramente grazie all’apporto di Hulkenberg. In realtà davanti a loro avrebbe dovuto esserci Grosjean con una Haas apparsa molto buona, ma un problema alla power unit l’ha fermato anzitempo. E fino a pochi giri dal termine a lottare per l’ultimo punto disponibile c’era anche Alonso alla guida di una McLaren che era riuscita incredibilmente a fare più di una decina di giri senza rompersi. In fondo non ci è comunque arrivato, così come il compagno di squadra, a conferma di una situazione pessima per la quale non si prevedono miglioramenti a breve termine.

Fra gli aspetti positivi portati dal cambio di regolamento possiamo di sicuro mettere il fatto che le macchine (e le gomme) consentono ai piloti di spingere molto di più, e, soprattutto, che queste auto non perdonano, come si è visto bene in prova, e nella trappola sono caduti sia i debuttanti che i piloti esperti. Questo ha portato a maggiori divari fra compagni di squadra. Ci sono state situazioni in cui un pilota le ha sonoramente suonate al team-mate. Magnussen, Palmer e Stroll sono rimasti lontanissimi dai rispettivi compagni, e tutti e tre sono stati protagonisti di errori nelle prove.

E, a questo proposito, parliamo dei debuttanti. Per il suddetto Stroll si è trattato di un pessimo avvio di carriera in F1, e di sicuro non per colpa dell’auto, visto che l’anziano Felipe è arrivato sesto. Eravamo abituati a giovani provenienti dalle formule minori andare a punti al primo GP quando salivano su macchine che glielo consentivano (per esempio Vandoorne lo scorso anno). Per il pay-driver Lance non è stato così. Il giovane non vale di sicuro un Verstappen o un Vandoorne. Ma non vale nemmeno un Giovinazzi, il quale è stato l’altra eccellenza italiana vista oggi. Aveva un un unico compito, quello di stare fuori dai guai e arrivare in fondo, e c’è riuscito portando una Sauber inguardabile al dodicesimo posto. Qualche giorno fa si parlava di occasioni colte e sprecate, lui la sua occasione l’ha di sicuro colta, ora sta a chi lo ha sotto contratto dargli l’opportunità che merita, anche perchè forse ce n’è già bisogno. E ci fermiamo qui.

Ora si va in Cina, circuito completamente diverso, per caratteristiche, a quello di Melbourne. E’ stato detto che Melbourne non è un circuito significativo per misurare il valore di una vettura, vedremo se la Ferrari saprà mantenersi a livello della Mercedes anche a Shanghai. Ma, questo è sicuro, ci arriverà con un pilota in testa al mondiale, come non accadeva da diversi anni. Ed è altrettanto sicuro che i tedeschi faranno di tutto per tornare a dominare.