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TOTAL 24h Spa-Francorchamps

L’edizione 2019 della 24 Ore di Spa-Francorchamps si presenta con il record di vetture iscritte, ben 72 divise in 4 classi: Pro, Silver, Pro-Am, Am. Questo boom di partenti è certamente propiziato dalle numerose vetture impegnate nell’Intercontinental GT Challenge. Ci sono infatti vetture non presenti nella griglia full-season, come le BMW M6, le Nissan, alcune Ferrari e Mercedes.

Metà dell’intera griglia (36 auto) se la giocherà in categoria Pro per la vittoria assoluta. Realisticamente ci sono alcuni equipaggi un gradino sotto i migliori, però ne rimangono una dozzina di livello veramente top  e non si sa veramente su chi scommettere.

Inutile dire che una 24 ore così non si vince con la sola velocità, ma ci vuole costanza, affidabilità, ottimi pit-stop ed un pizzico di fortuna per far quadrare il cerchio.

Passiamo in rassegna i principali team per ogni marchio.

ASTON MARTIN: La casa britannica affronta per la prima volta una 24 ore con la nuova Vantage GT3 affidata ai team R-Motorsport e Garage 59. Ovviamente è difficile pensare che fili tutto liscio al primo tentativo, però i team sono ben attrezzati e gli equipaggi molto veloci. In classe Pro ci sono le 2 Vantage grigie di R-Motorsport e una del Garage 59; tutte possono contare nella line-up di un pilota ufficiale AMR, il che è una garanzia notevole.

AUDI: Il marchio dei quattro anelli prova l’assalto alla vittoria assoluta con ben 6 vetture tra i Pro, soprattutto tre di queste supportate in modo ufficiale. Le auto più accreditate sono certamente la #1 in cui è presente un terzetto top come Rast-Frinjs-Muller, tutti piloti ufficiali DTM. Anche la #2 con Dries Vanthoor è decisamente da tenere d’occhio. Oltre a queste entries del team WRT, c’è anche la #25 del Sainteloc Racing guidata da piloti ufficiali. Vincere la 24 Ore del Nurburgring di solito ha portato bene alla casa, visto che è riuscita a bissare i successi nel 2012, 2014 e 2017. Chissà stavolta….

BENTLEY: Nell’anno del centenario, la casa di Crewe dichiara esplicitamente le sue aspirazioni di gloria portando addirittura 4 Continental GT3 factory gestite da M-Sport. Per l’occasione sono state preparate delle livree celebrative molto suggestive. Negli ultimi anni la Bentley si è sempre presentata a Spa con un pacchetto molto consistente, però qualche sfortuna e qualche problemino hanno sempre vanificato i sogni di vittoria. Quest’anno si spera che almeno una delle 4 auto non abbia nessun tipo di intoppo per essere veramente in lizza per la vittoria. Qualche dubbio rimane sulle line-up scelte per le due vetture addizionali, che non sembrano all’altezza dei migliori di categoria.

BMW: Pur non avendo nessuna vettura full-season nel Blancpain, la casa bavarese corre a Spa per competere nell’IGTC e ovviamente difendere la vittoria del 2018. Le vetture in classe Pro saranno solamente due: la #34 del Walkenhorst vincitrice l’anno scorso e la #42 del team Schnitzer con al volante 3 piloti ufficiali BMW.  La M6 GT3 ha già vinto due volte questa gara e sembra proprio una macchina che si sposa a meraviglia con il circuito belga, resta da vedere come andrà questa volta.

FERRARI: La casa di Maranello concorre anch’essa per l’ IGTC dopo aver vinto l’ultima tappa a Laguna Seca. L’assalto alla classe Pro è affidato a tre 488 GT3 di tre team differenti. C’è ovviamente la #72 dell’SMP Racing vittoriosa a Silverstone; la #227 di HubAuto Corsa che ha vinto la tappa a Laguna Seca, e la #50 di AF Corse con una line-up ufficiale a dir poco top, infatti sono i piloti del WEC Pierguidi-Calado-Bird. Per la Ferrari sarebbe un’annata storica se riuscisse a vincere anche Spa dopo aver trionfato il mese scorso a Le Mans.

HONDA: Il Team Motul Honda iscrive una NSX GT3 Evo in classe Pro per partecipare all’IGTC come già successo a Laguna Seca. Dopo l’esperienza dell’anno passato si è deciso quindi di entrare fra i grandi e lottare al massimo livello. L’ equipaggio è di tutto rispetto con Farnbacher-Baguette-Van der Zande, per cui ci si possono aspettare belle soddisfazioni per la Honda.

LAMBORGHINI: Giorgio Sanna (manager di Squadra Corse) ha ribadito più volte che l’obiettivo grosso è Spa, soprattutto dopo aver vinto Daytona e Sebring. Per la missione di quest’anno sono schierate 3 Huracan GT3 Evo affidate ai team Grasser e Orange FFF. Ovviamente il roster dei piloti vede tutto il vivaio di factory driver Lamborghini, come Bortolotti, Caldarelli, Lind, Venturini…. Fino ad ora la Huracan ha raccolto solo qualche vittoria nelle gare di 3 ore del Blancpain, mentre a Spa e sempre rimasta fuori dai giochi abbastanza presto, a causa di incidenti o problemi tecnici. Questo potrebbe essere l’anno della maturità.

LEXUS: Purtroppo la Lexus sarà rappresentata da una sola RC-F in classe Am del team 3-GT Racing. Infatti dopo l’uscita di scena del team Emil Frey nessuna squadra ha più schierato le auto giapponesi in top class.

MERCEDES: La casa della Stella è come sempre una delle principali protagoniste di questa gara, che sembra una chimera per la AMG GT3; infatti dopo la controversa edizione 2016 non è più riuscita a lottare veramente fino alla fine. Il successo inizia a mancare da troppi anni (2013) secondo i tedeschi, per cui ben 6 Mercedes corrono in classe Pro, di cui 4 supportate ufficialmente da AMG Performance. Gli equipaggi da seguire in modo particolare sono: la #4 del team Black Falcon con il trio full season Engel-Stolz-Buurman, la #88 del team AKKA con il veloce italiano Marciello e la #999 del team GuppeM impegnata in tutto l’Intercontinental GT Challege, guidata da Buhk-Gotz-Schiller. Alcune AMG GT3 avranno, come gli ultimi anni, delle particolari livree a tema manga giapponese come quella del Goodsmile Racing.

NISSAN: Nel 2019 non è presente nessuna GT-R nel Blancpain GT, ma per la 24 Ore di Spa, che è parte IGTC, la squadra di Hong Kong KCMG porta in pista le sue due vetture come fatto negli altri appuntamenti di questa stagione. Purtroppo sono le sole Nissan al via, dopo che il RJN ha cessato l’attività.

PORSCHE: A Stoccarda fanno sul serio quest’anno con un importante incremento di vetture. Infatti sono addirittura 6 le Porsche 911 GT3 R in lotta per la vittoria. La presenza più imponente è rappresentata dal Rowe Racing con tre vetture dalle line-up all factory Porsche, in particolare sulla #998 ci sono Makowiecki-Pilet-Tandy. Saranno dei giochi anche le auto del GPX Racing e del team Bernhard 75 che possono contare su piloti factory di primissimo livello. Da tenere d’occhio inoltre la #54 della Dynamic Motorsport già vincitrice quest’anno a Monza. Di sicuro la Porsche lancia la sfida a Spa per riconquistare un successo che ormai manca dal 2003.

 

In pista ci sarà anche un piccolo “intruso”, un insetto per la verità. Per i 50 anni dalla prima apparizione di Herbie e per raccogliere fondi a scopo benefico correrà con le GT3 una vettura allestita per assomigliare al celebre Maggiolino #53. Il colpo d’occhio è notevole e il risultato è d’effetto….in realtà sotto la veste si riconosce la forma Porsche, per l’esattezza una Porsche Cup MR. Al volante di questa macchina molto speciale si alterneranno 4 piloti belga cercando di portarla in sicurezza al traguardo senza creare problemi alle altre vetture in gara.

 

ORARI: (nella giornata di Giovedì si svolgeranno libere e qualifiche)

-Venerdì 26 Luglio h. 19: Super-Pole

-Sabato 27 Luglio h. 16.30: Partenza 24 ore

 

LINK UTILI

ENTRY LIST: https://www.blancpain-gt-series.com/entry-list?filter_meeting_id=113

LIVE STREAM/TIMING: https://www.blancpain-gt-series.com/watch-live

 

Subito dopo le qualifiche della F1 mi raccomando…non mollate il motorsport che parte una delle gare dell’anno.

Buon divertimento!!

Aury

 

L’ANGOLO DEL FROLDI: NICO ROSBERG, MISTER PREZZEMOLINO?

Dicono che cambiare opinione, davanti a fatti che te la fanno cambiare, sia segnale di intelligenza. Non so se sia questo il caso, tuttavia voglio segnalare ai lettori che il campione del mondo di Formula Uno 2016, per quanto la cosa possa loro interessare, a me sta cominciando a diventare un pochino “antipatico”.

Perché? Perché parla di tutto, interviene su tutto, dà spesso il proprio parere, anche quando non richiesto e spesso dice cose tutto sommato abbastanza ordinarie. Se fossero originali probabilmente sarebbero anche interessanti.

Partiamo da “lontano”. Dal 2016. Nico Rosberg riesce a vincere il titolo mondiale contro il predestinato Hamilton. I due si conoscono da tanti anni, hanno battagliato nelle formule minori ed erano amici. Erano. Come sappiamo, con la lotta interna che si sviluppa quando si è nello stesso team, quasi inevitabilmente si diventa se non nemici, certamente acerrimi rivali. E’ la logica delle cose umane.

Quando Nico conquistò l’ “iride”, in tanti, compreso il sottoscritto, furono contenti. Hamilton non è mai stato (per me) un campione di simpatia (lasciamo perdere le sue straordinarie doti alla guida) e tutto sommato vederlo battuto da un compagno di scuderia era una sottile “goduria”. Questo ci passava il convento in una delle tante annate storte di Maranello.

E quando, come un fulmine a ciel sereno, Rosberg annunciò il proprio ritiro, non ne fui così sorpreso.

Le cronache degli “insider” ci raccontano di un Hamilton furioso, perché così non avrebbe potuto avere la rivincita che tanto bramava… ma ci arriviamo.

Seppure con le dovute differenze, mentalmente accostai tale “rifiuto” al “gran rifiuto” di Niki Lauda nel fatidico Fuji 1976 (tra l’altro immortalato nel magnifico film di Ron Howard).

Non è inumano avere paura, non è inumano sentire di aver dato tutto e sentire di non essere capace di reggere quella pressione un altro anno, rischiando di essere battuto in pista.

D’altronde l’arte di uscire di scena nel momento migliore è poco praticata, rispetto ai “vantaggi” che comporta per la carriera e la vita di un atleta.

In me prevalse la comprensione di un gesto forte in cui uno ti diceva: ho raggiunto il massimo, non mi potrò ripetere, me ne vado all’apice della mia carriera.

In qualche modo qualcosa di simile fece Schumacher, salvo poi tornare sui suoi passi (ma lui senza l’adrenalina della velocità proprio non riusciva a stare) e non ripetere più le gesta memorabili che lo avevano portato a vincere tutto il possibile stabilendo ovunque nuovi record.

Ora però, capisco che Nico non riesca a staccare completamente la spina da quel mondo, che è il suo mondo. Tutto ampiamente e rispettabilmente “umano”.

Tuttavia, fare il grillo parlante (cosa che bisogna saper fare), e soprattutto fare il prezzemolino, secondo me non gli riesce bene. Soprattutto quando dà consigli su come affrontare la pressione contro un avversario.

Lui, quella pressione, l’ha affrontata uscendo di scena. Semplice.

 

Mariano Froldi – @MarianoFroldi, direttore di FUNOAT

Immagine presa dal website “Mbenz.it”

Hamilton a quota 80, Leclerc è la luce in fondo al tunnel Ferrari

La storia della Formula 1 racconta di rivalità che finiscono e vengono subito sostituite da altre. Il Gran Premio di Gran Bretagna 2019 ha probabilmente messo la parola fine a quella fra Hamilton e Vettel, e confermato che quella fra Leclerc e Verstappen ci riserverà, in futuro, un grande spettacolo.

In entrambi i casi la Ferrari ha meriti e demeriti. Vettel oggi ha commesso l’ennesimo errore che ha vanificato una prestazione che stava raddrizzando un week-end cominciato male, mentre Leclerc ha dimostrato che la fiducia che la Ferrari stessa ha riposto in lui, nonostante la giovanissima età, è decisamente ben riposta.

Ma andiamo con ordine. Silverstone è terra di conquista Mercedes, e le qualifiche lo hanno confermato, con la prima fila tutta colorata d’argento, ma anche con una Ferrari, quella di Leclerc, inaspettatamente molto vicina. Come in Austria, a Maranello hanno curiosamente, e discutibilmente, scelto una strategia differente rispetto ai diretti avversari, quella di partire con le gomme soft. E, sempre come in Austria, la scelta si rivelerà sbagliata. A fianco di Leclerc si piazza Verstappen, e in terza fila Gasly con Vettel, che si becca più di mezzo secondo dal giovane compagno.

La partenza regala, nelle prime file, un unico sorpasso, quello di Vettel su Gasly, mentre le due Mercedes si involano rapidamente, con Hamilton che battaglia per qualche giro con Bottas, riuscendo anche a passarlo per poi essere subito risuperato, e preferendo, poi, rimandare l’operazione, e alla fine si capirà anche il perchè.

Dietro di loro, le due Red Bull iniziano una lotta con le due Ferrari che si protrarrà per tutta la gara. Verstappen e Leclerc duellano per diversi giri mostrando a tutti come si deve attaccare e come si deve difendere in totale correttezza ma senza rinunciare all’aggressività. Inevitabilmente, la memoria torna per un attimo al luglio di 40 anni fa. Se Max non riesce nell’operazione, il suo compagno di squadra ha miglior fortuna con Vettel, ma subito dopo il sorpasso rientra ai box per montare gomma dura. E’ uno stop molto anticipato, e questo costringe Verstappen e Leclerc a fermarsi subito. Entrano assieme ai box e ne escono ad ordine invertito, ma Max fa un errore e Charles riesce immediatamente a riprendersi la posizione. Entrambi i piloti montano gomme medie, ed è ormai chiaro che la gara sarà per loro su due soste, così come per Bottas che si fermerà poco dopo. I due iniziano la seconda parte della loro strepitosa battaglia, e ancora una volta il monegasco si difende perfettamente, nonostante l’avversario sulla Red Bull sembri avere più velocità.

Al 21° giro Giovinazzi finisce nella ghiaia, per un probabile guasto meccanico. La direzione gara decide di far uscire la safety car, e questa è una manna per Hamilton e Vettel che non si erano ancora fermati. La Red Bull decide, saggiamente, di far fermare subito anche Verstappen, mentre la Ferrari prende la stessa decisione con un giro di ritardo per Leclerc, che si ritroverà così sesto e molto arrabbiato.

A questo punto, quindi, Vettel è risalito in terza posizione, con Gasly, Verstappen e Leclerc subito dietro. Alla ripartenza, va in scena la terza parte del duello fra questi ultimi, ma, dopo una serie di curve percorse fianco a fianco, il monegasco non riesce a riprendersi la quinta posizione, e desiste, distanziandosi un po’. Max riesce invece a superare facilmente il compagno e inizia la caccia a Sebastian.

Assistiamo così ad un doppio duello in contemporanea, con la regia che non sa cosa inquadrare e preferisce, spesso, mostrare il pubblico o i replay. Leclerc supera Gasly girandogli intorno con una manovra da antologia, mentre Verstappen trova in Vettel un avversario apparentemente più facile rispetto al monegasco, riesce a passargli davanti in modo deciso ma il tedesco non ci sta e qualche curva dopo prova a riprendersi la posizione. Ma lo fa in modo molto maldestro, col risultato di tamponare violentemente l’olandese, spedendolo nella ghiaia e rovinando definitivamente la sua gara. Max, per sua fortuna, riesce a ripartire, ma, con la macchina danneggiata, dovrà accontentarsi della quinta posizione finale.

Questo incidente risulta provvidenziale per Leclerc, che ritorna là dov’era prima che la sua squadra, con una strategia discutibile, gli facesse perdere tre posizioni, e cioè in terza posizione dietro Bottas, che però deve ancora fermarsi per l’ultimo pit-stop. Quando lo fa, ha accumulato un vantaggio sufficiente per mantenere il secondo posto.

Le gomme nuove consentono a Valtteri di prendersi il giro più veloce. Ma Hamilton non ci sta, e proprio all’ultimo giro, con gomme usate per più di metà gara, riguadagna ciò che gli spetta di diritto, dimostrando a tutti che, se avesse voluto, avrebbe potuto rifilare al compagno ben più di 24 secondi.

La gara finisce quindi con Hamilton davanti a Bottas, Leclerc, Gasly e Verstappen. Dietro i primi 5, il solito abisso poi Sainz, Ricciardo, Raikkonen, Kvyat e Hulkenberg. Peccato per Norris, dodicesimo e penalizzato dalla safety car. Da segnalare Russel quattordicesimo con la Williams, mentre la ex-Force India sta sempre più scivolando verso i bassifondi. Laddove è già arrivata da un po’ la Haas, che oltre alle difficoltà con le gomme pare avere anche qualche problema con i piloti, che sono riusciti a toccarsi nelle prime curve. Quelli, almeno, li può cambiare.

Fra due settimane si torna ad Hockenheim. Un anno dopo quel GP che ha probabilmente sancito l’inizio della fine della rivalità  fra Hamilton e Vettel. Proprio quando sembrava che, finalmente, le gerarchie si fossero invertite. Non è stato così, e da allora la rossa e il suo primo pilota sono entrati in un tunnel, costellato di errori e di manifestazioni di inadeguatezza. Sebastian è diventato il re degli spin, mentre a Maranello sono sembrati incapaci non solo di fare una macchina competitiva e di svilupparla a dovere, ma anche di fare strategie intelligenti. Per fortuna, come abbiamo scritto nel titolo, la luce in fondo al tunnel già si vede, ed è Leclerc. E’ per lui che la Ferrari deve lavorare al meglio, perchè se non avrà il materiale e la squadra per vincere, non gli ci vorrà molto a migrare verso altri lidi. Come farebbe qualunque campione, o predestinato tale. E come farà Verstappen. Perchè la Mercedes è ancora molto molto lontana. Per tutti.

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

Verstappen vince il Gran Premio d’Austria 2021

Ci sono voluti anni, ma la Formula 1 ha finalmente ritrovato se stessa. Quanto sono lontani i tempi in cui, qualche anno fa, la Mercedes vinceva decine di gare di fila, con avversari che non ne azzeccavano una ed Hamilton che faceva man bassa di mondiali.
Ricorderete tutti un Gran Premio di Francia unanimemente considerato la gara più noiosa della storia. E, al GP successivo, una ridicola riunione con le squadre a chiedere di cambiare le gomme per ritrovare lo spettacolo, e il povero Isola a dire a tutti che si sarebbe trattato di una mossa poco seria.

E, soprattutto, ricorderete la sequela infinita di penalità, che, a norma di assurdi articoli di regolamento, colpivano un po’ tutti (qualcuno un po’ di meno, per la verità), stravolgendo le classifiche e aprendo infinite polemiche, una su tutte quella per la vittoria del GP del Canada 2019. In quell’occasione Vettel, sentendosi defraudato, suggerì di bruciare il regolamento. L’anno successivo, la FIA intervenne, e, complice una più saggia scelta dei giudici di gara (ora sono campioni del mondo di F1, i vari Kristensen e Pirro non si sono più visti), gli episodi controversi sono diventati racing incidents. Sono così tornate le battaglie e di conseguenza lo spettacolo.

E, infatti, in Austria abbiamo visto una epica battaglia fra quelli che già anni fa venivano considerati dei predestinati, e che oggi si sono definitivamente consacrati come campioni capaci di battagliare ruota a ruota per diversi giri dopo un week-end condotto al comando e senza una sbavatura, o quasi.

Già nelle prove libere si era capito che questa fosse una pista Ferrari, con Leclerc in testa in quasi tutte le sessioni e Vettel a ruota. Una prima fila rossa era quasi una certezza, ma un problema meccanico ha impedito a Vettel di disputare il Q3 relegandolo alla decima posizione di partenza. Al fianco di Leclerc avrebbe dovuto esserci Hamilton, ma una penalità, questa sì sacrosanta, lo ha relegato alla seconda. In prima fila è quindi passato l’altro predestinato, Verstappen, ponendo le basi per una gara spettacolare, soprattutto in partenza.

E invece… allo spegnimento dei semafori Verstappen fa entrare l’antistallo, e viene superato da molti avversari. Alla prima curva Leclerc arriva indisturbato, seguito da Bottas, Hamilton, Norris e Raikkonen. Gli ultimi due ingaggiano una bella battaglia con il finlandese che la spunta e si insedia in una quarta posizione che manterrà non molto a lungo. Perchè da dietro rimontano Vettel e Verstappen, che molto presto si ritrovano là dove devono stare, in quarta e quinta posizione.

Dei primi 5, solo i ferraristi sono partiti con gomma soft, scelta strategica teoricamente meno valida rispetto a quella degli avversari, partiti con gomme medie. Ma Bottas si trova presto in difficoltà proprio con le gomme, e al 20° giro si ferma per montare quelle dure, con le quali dovrà coprire i restanti 51. Vettel lo imita immediatamente, ma arrivato al suo box non ci sono gli pneumatici, e perde secondi preziosi. Il giro successivo anche Leclerc si ferma per montare gomme dure, e questo tempismo si rivelerà decisivo a fine gara.

Nel frattempo Hamilton, dopo essere ripetutamente passato sopra i “salsicciotti” che delimitano la pista in curva 1, si ritrova con l’ala danneggiata, e in occasione del suo pit-stop, al 31° giro, deve sostituirla, ritrovandosi così in quinta posizione. Verstappen effettua la sua unica sosta al giro successivo.

Arrivati a metà gara, i primi 5 sono equidistanti l’uno dall’altro. Ma Verstappen inizia la sua rimonta, e al 47° giro raggiunge Vettel per poi passarlo al 49°.  Sebastian era in difficoltà con le gomme, e questo è un brutto campanello d’allarme per la Ferrari. Si ferma immediatamente per montare un set di gomme morbide nuove, con il quale percorrerà gli ultimi 20 giri.

Al 54° giro Max raggiunge Bottas, e lo supera dopo 2 giri. A quel punto la minaccia per Leclerc diventa seria perchè l’olandese ha gomme con 9 giri percorsi in meno, e quello austriaco è un tracciato che, con 3 zone DRS consecutive, rende i sorpassi piuttosto agevoli. In pochi giri recupera i 5 secondi di svantaggio, e inizia la battaglia, con Charles che si difende magistralmente. Un primo tentativo di sorpasso va a vuoto con i due che percorrono la curva affiancati e il monegasco che riesce a tenere la posizione. Ma al giro successivo, nello stesso punto, l’olandese va leggermente lungo e accompagna l’avversario fuori pista. Due anni fa questo episodio sarebbe stato sanzionato a norma di regolamento, ma ora è un’altra epoca, e l’episodio non viene nemmeno investigato. Verstappen vince quindi meritatamente il gran premio di casa della Red Bull, regalando alla Honda una delle poche vittorie ottenute dal ritorno in F1 con l’ibrido. Secondo arriva un Leclerc che nasconde a fatica la delusione, ma apprezza la lotta con l’avversario, giudicando regolare l’episodio in occasione del sorpasso.

… l’orologio del PC avvisa che siamo nel 2019 e non nel 2021. Ciò che abbiamo descritto, quindi, è accaduto davvero ad una settimana sola dal GP di Francia. Il mondo si è ribaltato, siamo ritornati a vedere la F1 dei bei tempi, fatta di sorpassi, rimonte, talento, battaglie. Ma il regolamento non è ancora stato cambiato. Quello no. E, quindi, l’episodio del penultimo giro è “under investigation”. Proprio come avvenuto in Canada, quello che in altri tempi sarebbe stato semplicemente un evento conseguente ad un comportamento istintivo del pilota, deve passare sotto la lente dei commissari. E, alla luce delle decisioni precedenti, genera aspettative nei piloti stessi, nei team e nei tifosi. In questo caso nella Ferrari, già “defraudata” di una vittoria. Binotto è chiaro: la vittoria è di Leclerc, a termini di regolamento. Il pilota non invoca chiaramente la penalità a Verstappen, ma fa capire che, se la legge è uguale per tutti e in tutte le occasioni, se la aspetta.

A tre ore dalla conclusione del GP, forse applicando proprio il regolamento che sarà in vigore nel 2021, i commissari invece confermano la vittoria di Max, considerandolo un incidente di gara. Se vogliamo vedere i piloti darsi battaglia, dobbiamo apprezzare questa decisione. Ma allora dovremmo anche chiederci il perchè situazioni molto simili, in passato, hanno portato a penalizzazioni. La solita incoerenza FIA di cui abbiamo già scritto ampiamente.

Comunque meglio così, Max meritava la vittoria, Red Bull e soprattutto Honda anche. Ferrari no, non è stata perfetta, e per Leclerc vincere il primo GP a tavolino sarebbe stato indegno.

Resta il fatto che oggi abbiamo visto il futuro della Formula 1. Due giovani poco più che ventenni che guidano e battagliano come consumati campioni per tutto il week-end. Saranno loro ad animare i prossimi anni, e questa è una garanzia di divertimento. Basta che anche chi governa il baraccone lo capisca.

Torniamo alla cronaca: al terzo posto un Bottas piuttosto incolore, alle prese con una Mercedes in crisi col raffreddamento. Quarto Vettel, che si è ripreso la posizione su Hamilton proprio negli ultimi giri. Sesto un fantastico Lando Norris, che vince, da doppiato, il GP della F1/2. Lo segue Gasly, che si prende un intero giro dal compagno di squadra vincente, e vede il suo sedile sempre più in bilico. All’ottavo posto Sainz, rimontato dall’ultima posizione, e poi le due Alfa Romeo, con Raikkonen nono e Giovinazzi finalmente a punti, ed era circa un decennio che non capitava ad un italiano.

Fuori dai punti Renault, Force India, Haas e Toro Rosso. Tutte squadre che una volta la zona punti la frequentavano comodamente, mentre ora sembrano in grossa crisi. Della Williams, invece, non vale nemmeno la pena parlare.

Ora si va a Silverstone, la gara di casa di quasi tutti i team. Come detto, non siamo nel 2021, purtroppo. Quella di oggi è stata una battuta d’arresto (si fa per dire) temporanea per la Mercedes, una sorta di contentino dato agli avversari. Di sicuro torneremo a vedere doppiette, non facciamoci troppe illusioni e teniamoci negli occhi e nella memoria l’emozionante gara di oggi, ancora per un po’.

P.S. Ferrari non perfetta, abbiamo detto. E’ riuscita a sprecare una grande occasione, oggi, come già fece lo scorso anno sempre in Austria, quando entrambe le Mercedes si ritirarono ma vinse Max. A parte il problema di Vettel in qualifica, oggi la scelta di partire con gomme soft è parsa più che discutibile, essendo diversa da quella di chi poi ha vinto la gara e giudicata dalla stessa Pirelli come la meno redditizia. Leclerc ha perso la gara perchè nel finale era in difficoltà con le gomme, e Vettel ha dovuto fare un pit-stop supplementare. Senza contare che alla prima sosta ha lasciato per strada molti secondi a causa di un problema di comunicazione fra muretto e meccanici. Tutto questo per dire che, al di là della competitività dell’auto, a Maranello non dimostrano di avere, come squadra, lo stesso livello di perfezione degli avversari. Se anche la SF90 fosse sullo stesso piano  della W10 come prestazioni (cosa che chiaramente non è), il mondiale lo perderebbero lo stesso a causa dei continui errorini che commettono. Questo, almeno, stando a ciò che si è visto nelle prime 9 gare di questo mondiale 1988… pardon, 2019.

Immagine in evidenza dal profilo twitter @F1

 

Hamilton vince la scampagnata a Le Castellet

Correva l’anno 1978. 2 di luglio, per la precisione. Davanti ad una TV in bianco e nero un bambino di poco più di 10 anni vedeva uno dei suoi primi GP, quello di Francia che quell’anno si correva a Le Castellet. E quel bambino notò una cosa che gli sembrò molto strana: la classifica in sovrimpressione non cambiava mai. C’erano due macchine nere in testa, e questo era abbastanza normale, ma i nomi dei piloti che le seguivano, passati i primi giri, non cambiarono più fino alla fine. Quell’anno una simile situazione non si ripeté più. Ma la vittoria, quella no, rimaneva prerogativa di una delle due macchine nere, salvo imprevisti che a quell’epoca erano frequenti.

41 anni dopo. 23 giugno. Gran Premio di Francia a Le Castellet. Le macchine nere sono diventate grigie. Il circuito è diventato un parcheggio. Ma passati i primi 9 giri, la classifica dei primi 6 rimane quella e non cambia più fino alla fine.

Una scampagnata, l’abbiamo definita nel titolo. Di sicuro per Hamilton questo è stato il Gran Premio di oggi. Almeno in apparenza. Sempre davanti, sempre in controllo, il suo compagno di squadra annichilito, gli altri a debita distanza, perfino il giro più veloce all’ultima tornata, con gomme dure vecchie di 30 giri e piene di blister. Lo score dice che il punto va a Vettel, ma lui il giro più veloce l’ha fatto con gomme soft nuove. Ed è stato più veloce di soli 24 millesimi. Quell’ultima tornata di Lewis indica in un colpo solo la forza di un pilota e di una vettura che, continuando così, rischiano di cancellare in breve tempo tutti i records, quelli tanto cari ai ferraristi.

Ora la cronaca, anche se la voglia di farla è poca. Prima fila tutta Mercedes, la novità è Vettel in quarta fila a causa di un non meglio precisato problema al motore, che squadra e pilota hanno cercato di minimizzare. A salvare l’onore Ferrari ci pensa Leclerc, terzo un po’ distante, con a fianco Verstappen. E subito dietro due ritrovate McLaren.

Ma saranno proprio i due ragazzini in seconda fila a regalarci il momento più bello del GP. Alla partenza scattano bene le due Mercedes, dietro Leclerc viene raggiunto da Verstappen e affiancato, e i due si fanno un bel pezzo di tracciato con le ruote a pochi cm di distanza. E’ l’antipasto di ciò che speriamo di potere vedere in futuro. Il Max 2.0 capisce che l’altro non molla, e lo lascia sfilare, insediandosi in una quarta posizione che non abbandonerà più. Dietro Sainz supera Norris ed entrambi riescono a tenere dietro Vettel per 9 giri, quando anche il tedesco si prenderà la quinta posizione che non abbandonerà più e che rappresenta il massimo che può ottenere oggi.

I primi 20 giri passano con i primi 5 equidistanti l’uno dall’altro, e ad aprire i pit-stop è Verstappen, con Leclerc che lo imita alla tornata successiva per prevenire l’undercut. Al 24° giro viene fermato Bottas, a quello successivo Hamilton, e subito dopo anche Vettel completa l’unica sosta della giornata.

Da questo momento, la gara procede stancamente fino all’ultimo giro, quando Leclerc riesce ad annullare il distacco da Bottas e tenta un timidissimo quanto improbabile attacco all’ultima curva. Ma le emozioni arrivano dalla lotta per la settima posizione, che viene contesa fra i (doppiati) Raikkonen, Ricciardo, Hulkenberg e Norris. E in questa situazione si vede quanto ridicolo sia il layout del nuovo Paul Ricard, dove le vie di fuga sono solo asfalto colorato. Le macchine si possono sì affiancare, ma i piloti passano ovunque, anche fuori pista, e così assistiamo ad un duello surreale con Ricciardo e Norris che vanno per strisce blu. L’australiano guadagna la settima posizione in pista (anzi, fuori pista) ma su di lui arriva inesorabile la mannaia dei 4 soggetti (uno dei quali pilota dal passato in F1 discutibile) che davanti ad un PC decidono le sorti dei GP, con il regolamento alla mano e la discrezionalità di un paio di dadi dall’altra. E quindi doppia penalità per Daniel, con conseguente retrocessione dal 7° all’11° posto. Pertanto dietro ai primi 5 la classifica vede Sainz, un ottimo Raikkonen con la rediviva Alfa Romeo, Hulkenberg, Norris e uno spento Gasly.

Fuori dai punti, oltre a Ricciardo, le due Force India, le due Toro Rosso, un pessimo Giovinazzi, le altrettanto pessime Haas e le disperse Williams, con Kubica davanti a Russell.

Ora si va in Austria, fra una sola settimana, e la domanda è: per quanto ancora durerà la striscia vincente di Hamilton e della Mercedes? La risposta l’ha già data Toto Wolff: quello di Zeltweg è un circuito ostico per la Mercedes, come del resto, sentendo lui, tutti quelli in cui si è corso fino ad ora. Quindi in terra austriaca vincerà… la Mercedes, of course.

P.S. in Ferrari continuano a vivere con grande serenità la costante bastonatura da parte dei tedeschi, e il non funzionamento di parte degli sviluppi portati in pista. E continuano a ripetere che “ci saranno opportunità per battere la Mercedes”. Paradossalmente da questa situazione tecnica poco edificante chi ci guadagna, e non poco, è Leclerc, oggi impeccabile. Lui non ha nulla da perdere, e non è certo deluso dal non potere combattere per il mondiale, perchè non era questo che si aspettava ad inizio stagione. Non ci sarebbe da sorprendersi se da qui in avanti la lotta fra i due ferraristi diventasse più intensa, e, nel caso, sarà interessante vedere come la gestiranno la squadra e lo stesso Vettel.

Immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1