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A Melbourne vince il virus. Formula 1 nel caos.

Stiamo vivendo un periodo storico, di quelli destinati ad avere qualche pagina nei libri di storia sui quali studieranno i nostri nipoti. Un periodo che, molto probabilmente, cambierà per sempre l’approccio alle emergenze, non solo delle singole nazioni, ma anche del mondo intero. Perché, come stiamo vedendo, le decisioni da prendere sono di quelle che fanno la differenza per la sicurezza delle persone. Non di poche decine, ma di centinaia di migliaia.

E, in questo senso, a Melbourne si è consumato uno psicodramma per la Formula 1, i protagonisti del quale sono stati la FIA, Liberty Media, i teams e gli organizzatori.

Questa è la cronaca di un GP destinato a lasciare il segno anche se non si è mai disputato.

Si arriva a Melbourne fra test brevi come mai in passato, e dall’esito poco chiaro, ma, soprattutto, in un mare di polemiche, con la Ferrari che pare essere stata graziata dalla FIA per le irregolarità della PU nella stagione scorsa, e 7 team a chiedere in maniera decisa spiegazioni.

Ad esse si aggiungono i dubbi per soluzioni tecniche Mercedes dalla regolarità più che dubbia, con il DAS considerato conforme mentre le prese d’aria posteriori, conformi lo scorso anno sulla W10, improvvisamente diventano irregolari sula W11 e pure sul clone rosa.

Si preannuncia un avvio di stagione strano, come lo fu nel 2009 quando si arrivò a Melbourne fra mille polemiche per i diffusori col buco, che poi si rivelarono decisivi per l’esito del mondiale.

Ma, rispetto alle stagioni scorse, c’è una importante differenza, che in pochi hanno notato: manca una persona che, nel bene e nel male, era sempre riuscita a tenere d’accordo tutti. Si tratta di Charlie Whiting, scomparso esattamente un anno fa. In effetti con lui alla guida nessun team era mai arrivato a protestare contro un altro, perché Charlie sapeva sempre mettere d’accordo tutti dietro le quinte, spesso anticipando i problemi, anziché affrontarli a posteriori. Come sapeva fare anche Ecclestone.

E come, invece, non sembrano essere in grado di fare gli attuali capi, benchè molto competenti e di grande esperienza.

Già la decisione di partire ugualmente per Melbourne, nonostante la situazione italiana fosse degenerata da due settimane (va ricordato che tre team e un importante fornitore hanno la sede nelle zone già identificate come rosse o molto vicine ad esse), è stata discutibile, ma si può anche pensare che a spingere per l’effettuazione del GP a tutti i costi siano stati gli organizzatori di Melbourne. Il ministro della salute australiano, non più tardi di una settimana fa, diceva che “tanto il virus sarebbe arrivato, meglio godersi lo sport”. E così decine di migliaia di persone hanno preso aerei e prenotato alberghi per presentarsi puntuali al circuito venerdì mattina.

Senonché, al giovedì, come volevasi dimostrare, sono spuntati i casi di possibile positività al virus. E, alla prima conferma, un meccanico inglese della McLaren, il team ha saggiamente abbandonato, e si è aperta la discussione sul proseguire o meno lo spettacolo.

E qui è iniziato un tira e molla fra team, organizzatori e Liberty Media che non è sbagliato definire indecente. Perché di fronte a queste cose, come hanno dimostrato le decisioni prese in tante nazioni, ma anche da altri sport dove di soldi in ballo ce n’erano molti, c’è solo una cosa fare: fermarsi. Poi alle conseguenze economiche ci si pensa dopo, ci saranno di sicuro e anche grandi, ma almeno si sarà sicuri di avere fatto tutto il possibile per non fare ammalare le persone, evitando un possibile, colossale, danno d’immagine, nonché cause legali che, quando sono coinvolte decine di migliaia di persone, possono diventare anche class action.

E, invece, ci sono state lunghe discussioni, culminate con l’ufficializzazione della cancellazione dell’evento avvenuta alle 8.57 di venerdì, 3 minuti prima che iniziassero le attività in pista, con il pubblico già arrivato al circuito.

Perchè? Semplice, con un team che aveva già abbandonato ufficialmente, si è fatto di tutto per andare avanti ugualmente. Pare che gli unici che volessero tornarsene a casa fossero Ferrari, Sauber, Renault e, ovviamente, McLaren. Gli altri team, e gli organizzatori, volevano proseguire a tutti i costi, magari a porte chiuse. E Liberty Media e la FIA non hanno imposto una loro decisione, ammesso l’avessero già presa.

E i piloti? Hamilton aveva già espresso la sua forte contrarietà non solo alla prosecuzione dell’evento, ma anche al fatto che si fosse tenuto regolarmente. Pare, inoltre, che Vettel e Raikkonen fossero già sulla via del ritorno giovedì notte, prima dell’annuncio ufficiale della cancellazione.

Ma perchè, di fronte ad un team che aveva già abbandonato, e alla possibilità di vedere contagiato il proprio personale, non hanno deciso tutti all’unanimità di andarsene? Probabilmente, per questioni contrattuali, era meglio che la cancellazione fosse sancita dagli organizzatori. E, forse,  Mercedes, Red Bull, ma anche Racing Point, erano così convinte di far bene che erano ansiose di correre. Fatto sta che, in una situazione di stallo, con 4 team a favore della cancellazione, 4 sfavorevoli e 2 astenuti, a portare il buon senso ci ha dovuto pensare il CEO di Mercedes, Ola Kallenius, il quale ha convinto Toto Wolff a lasciare perdere e a tornare a casa. Saggiamente, aggiungiamo, perchè di sicuro il costruttore tedesco non avrebbe fatto una grande figura di fronte ad un mondo sempre più spaventato dal virus.

E così, con l’annuncio della cancellazione dato da Mercedes in anticipo rispetto a quello ufficiale della FIA, facendoli passare per quelli che avevano risolto la situazione, nel paddock si è cominciato a smontare tutto. Poco dopo è arrivata la conferma dell’annullamento dei GP di Bahrain e Vietnam. E sembra quasi sicuro che pure Olanda, Spagna e Montecarlo salteranno.

La stagione potrebbe quindi iniziare solo in giugno a Baku, quando, si spera, l’emergenza mondiale sarà finita. 3 mesi nei quali la F1 dovrà riorganizzarsi, sistemando le proprie faccende interne e, anche, le situazioni contrattuali ed economiche, visto che il titolo in borsa ha quasi dimezzato il proprio valore.

I team potranno continuare a lavorare sulle auto, e quelli più in difficoltà, come la Ferrari, avranno tempo per risolvere un po’ di problemi, pur senza fare test. Ma, contemporaneamente, dovranno pensare alle auto del 2021, quando cambierà tutto.

Se cambierà tutto, perchè con una stagione di oltre 20 gare da cominciare in giugno, verrà sicuramente presa in considerazione l’idea di rinviare il cambio regolamentare al 2022. E non sarebbe, decisamente, una cattiva idea.

Un periodo storico, dicevamo all’inizio. E anche per la F1 sarà una stagione storica. Speriamo di potere, fra qualche mese, ritornare a pensare solo a come funziona il DAS, se è regolare o meno, se la Ferrari ha trovato il carico sull’anteriore, e, soprattutto, rivedere le 20 macchine allineate in attesa che le luci si spengano. Vorrà dire che questo maledetto virus se ne è andato, che è quello che tutti noi vogliamo in questo momento in cui abbiamo dovuto radicalmente cambiare, nel giro di poche settimane, le nostre abitudini.

* Immagine in evidenza da www.motorsport.it

Hamilton archivia la stagione 2019 con un assolo

21 gare. L’ultima a ridosso di Natale. Per di più su un circuito che tradizionalmente riserva poche emozioni. Verrebbe da dire che finalmente è finita. Ma c’è chi, dopo una ventina di gare, un mondiale già vinto, l’ultimo di tanti, ha ancora fame, e trova motivazione nel non fare la pole da diverse gare. Lui che, di pole, ne ha più di ogni altro pilota nella storia. E così Lewis Hamilton, abituato a portarsi sempre a casa tutto ciò che vuole, il sabato ne aggiunge una in più, apparentemente senza tanto sforzo. Di fianco a lui, e subito dietro, ha il futuro, Verstappen e Leclerc. Il presente, Bottas, è relegato in fondo alla griglia per doppio cambio di motore. Il passato, Vettel, è in seconda fila di fianco al compagno di squadra.

Alla partenza i primi passano la prima curva nell’ordine in cui sono scattati dalla griglia. Ma Leclerc si fa subito aggressivo nei confronti di Verstappen, che pare un po’ in difficoltà, e lo supera di forza sul primo rettilineo disponibile. Subito dopo anche Vettel cerca di fare lo stesso ma non si difende abbastanza e Max lo supera nuovamente. Il tedesco non avrà altra occasione, perchè, causa problema tecnico ai sistemi FIA, non potrà usare il DRS e, anzi, perderà progressivamente terreno nei confronti dell’olandese.

Dopo 10 giri Hamilton guida con ben 5 secondi di vantaggio su Leclerc, che a sua volta ne ha 2 su Verstappen e 5 su Vettel.

Al giro 13 doppio pit stop Ferrari, per montare gomme dure. I due piloti erano partiti con mescole diverse, con Vettel unico dei primi ad usare la gomma soft, non traendone alcun vantaggio, peraltro. A peggiorare la situazione, un problema all’anteriore sinistra gli fa perdere qualche secondo di troppo ai box.

Le gomme medie di Hamilton e Verstappen non sembrano invece accusare cali di rendimento.

La mancanza del DRS crea parecchi problemi sia a Bottas, che si trova bloccato nella sua rimonta dall’ultima posizione, sia a Vettel e Albon dietro di lui. I 3 hanno davanti una Renault, che, a quanto pare, si trova a proprio agio nel ruolo del tappo qui ad Abu Dhabi.

Al giro 26 si ferma, finalmente, Verstappen, per montare gomma dura, rientrando a 4 secondi da Leclerc. Il giro dopo è il turno di Hamilton, il quale rientra con un vantaggio di 6 secondi sul monegasco. Max inizia però a lamentarsi di qualcosa che non funziona sulla sua macchina. Nonostante questo, il distacco dal ferrarista cala rapidamente, mentre quest’ultimo vede Lewis allontanarsi altrettanto rapidamente.

Al giro 30 il rimontante Bottas effettua il suo pit-stop rientrando subito dietro ad Albon in sesta posizione, ma con gomma molto più fresca rispetto a quella del thailandese e anche di Vettel che è subito davanti a lui. E, infatti, inizia a recuperare velocemente su entrambi.

Verstappen intanto aggancia Leclerc, e lo supera al primo tentativo. Charles tenta di restituire il favore alla fine del rettilineo successivo, ma senza successo.

Al giro 39 la Ferrari regala un altro doppio pit-stop, con entrambi i piloti che montano gomme medie. Leclerc rientra per pochissimo davanti ad Albon e Bottas, con quest’ultimo che diventa immediatamente il diretto rivale di Charles. Ma la gomma nuova consente al monegasco di mettere diversi secondi fra lui e il finlandese, autore comunque di una grande rimonta, pur supportata da un mezzo ben superiore alla concorrenza. Quei secondi saranno determinanti nell’ultimo giro, quando la seconda guida Mercedes arriverà in zona DRS, senza però riuscire a tentare un sorpasso.

E così si arriva alla fine di una gara poco spettacolare, con Hamilton e Mercedes dominatori a ben rappresentare quanto abbiamo visto durante la stagione, tranne che per un breve periodo. Verstappen secondo e Leclerc terzo completano un podio composto dai tre migliori piloti della stagione. Bottas, secondo in campionato, arriva alla fine nella posizione che gli compete per talento, la quarta. Dietro di lui Vettel, riuscito nel finale a superare Albon. I tre completano un ideale podio di seconde guide.

Vittoria della F1/2 per Perez, che ha passato in extremis il solito grande Norris. Al nono posto Kvyat e al decimo Sainz che ha tolto in extremis ad Hulkenberg la soddisfazione di chiudere la carriera arrivando a punti.

Poca soddisfazione per Renault e Alfa Romeo. La Haas chiude una stagione disastrosa nei bassifondi, così come la Williams, che, a differenza del team americano, da lì non si è mai mosso.

Alcune considerazioni velocissime per tracciare un primo, parziale, bilancio della stagione.

1) 2 vittorie, e potevano essere di più, terzo posto in campionato sfumato grazie anche alla collaborazione del compagno, 7 pole, più di ogni altro. Il tutto alla prima stagione in rosso. Non mi soffermerei sul fatto che sia meglio del compagno, basta già questo a dire che il futuro è radioso. Ferrari permettendo.
2) 1 sola vittoria, grazie alla magnanimità del suo box. Un’altra sfumata grazie alla intransigenza dei commissari per una penalizzazione discutibile. Una sequela di errori clamorosi non accettabile per un pilota Ferrari. E, soprattutto, la netta sensazione che il compagno sia più forte. La carriera di Seb sembra inesorabilmente rivolta verso la discesa.
3) Una vettura con pochi punti deboli, la W10. Un pilota che non sbaglia un colpo, e la presunta debolezza in qualifica è dovuta solamente alle caratteristiche dell’auto. La carriera di Lewis non è decisamente in discesa, e quello di quest’anno non è di sicuro l’ultimo mondiale che vince.
4) 3 vittorie di Max sono forse più di quanto ci potesse aspettare. Il motore Honda ha fatto un bel salto avanti e si è subito dimostrato meglio del Renault. Per l’anno prossimo nella contesa ci sarà anche Verstappen e, forse, potrebbe veramente essere lui il vero rivale della Mercedes.
5) Ad Abu Dhabi era presente l’intero CDA Mercedes. Nelle settimane scorse erano circolate voci di vendita del team e di dubbi sull’impegno del costruttore tedesco oltre il 2020. Niente di meglio di una vittoria in scioltezza per convincerli a rimanere, anche se sarà determinante ciò che riusciranno a spuntare a livello economico trattando con i padroni del vapore. In questo, almeno la Ferrari è stata più brava. Ma, dopo 6 stagioni consecutive di dominio praticamente incontrastato, e con la determinazione che hanno mostrato oggi sia il team che Hamilton, pare proprio che l’unico avversario in grado di fermarli sia fuori dalla pista, non dentro.

Come ha ricordato Hamilton, è stata una stagione caratterizzata da perdite dolorose. Charlie Whiting pochi giorni prima dell’apertura del campionato a Melbourne, Niki Lauda in maggio, Antoine Hubert a Spa. Ed è stata anche una stagione dove il risultato finale si poteva tranquillamente scrivere dopo la prima sessione di qualifica. Purtroppo, per la Ferrari, è finita esattamente come è iniziata. Anzi, peggio, visto che davanti c’è pure la Red Bull-Honda. Si prospettano mesi di duro lavoro per recuperare il divario che nelle ultime gare  è tornato importante, dopo che per diverse gare la SF90 si era (un po’ misteriosamente) trasformata in una macchina dominante. Come se a Maranello avessero programmato la stagione 2019 sulle gare di Spa e Monza. Magari è stato proprio così.

 

Immagine in evidenza dal profilo @MercedesAMGF1

Doppietta Honda ad Interlagos, in Ferrari scoppia la guerra

“Questo succede quando si smette di barare”. Così si esprimeva il prode Max ad Austin, commentando il week-end anonimo della Ferrari.

E proprio Max, dopo alcune prestazioni non brillantissime, ad Interlagos piazza la sua Red Bull in pole position, mostrando una velocità in rettilineo a dir poco sospetta. Vettel lo bracca in seconda posizione, davanti ad Hamilton e Bottas mai in lotta per la prima posizione. Charles Leclerc segna il quarto tempo, ma dovrà partire 14° per via del cambio di motore

E, per una volta, alla partenza il fenomeno olandese riesce a mantenere la prima posizione, mai impensierito da Vettel il quale, anzi, si vede rubare la seconda posizione da Hamilton, molto bravo ad allungare la staccata alla prima curva sfilando all’esterno il tedesco.

I distacchi fra i primi aumentano rapidamente nei giri iniziali, mentre dietro Leclerc inizia una furiosa rimonta. Al settimo giro si trova già in settima posizione.

Al 21° giro Hamilton, impossibilitato ad avvicinarsi a Verstappen, tenta la carta dell’undercut, rimontando gomma soft. Max lo imita al giro successivo, ma si trova la Williams di Kubica che esce dal suo pit-stop e quasi lo manda a muro. Perde così la posizione sull’inglese, il quale supera di forza Leclerc, imitato subito dopo dall’olandese, che sul rettilineo di partenza si riprende poi di forza la posizione su Lewis.

Al 26° giro si ferma Vettel, autore fino a quel momento di una gara anonima in terza posizione. Al giro successivo si ferma anche Bottas, che monta la gomma più dura. In testa torna così Verstappen, seguito da Hamilton e da Leclerc che non ha ancora effettuato il suo pit-stop.

In questa fase la superiorità della Red Bull è marcata, in particolare sui rettilinei. Lewis si lamenta prima del motore, e poi delle gomme soft. Vettel, che ha montato le medie, viaggia ad un ritmo decisamente superiore, riprendendosi la terza posizione ai danni del compagno, che si ferma a 30° giro e monta la gomma più dura, come Bottas.

A metà gara, curiosamente nei primi 6 ci sono tutti e 3 i tipi di mescola. Verstappen ed Hamilton con gomma soft, Vettel e Albon con gomma media, Bottas e Leclerc con gomma dura.

Al 41° giro Bottas si ferma per la sua seconda sosta e monta gomma media. Al giro successivo si ferma anche Hamilton con uguale scelta. E dopo un ulteriore giro è la volta di Verstappen, che riesce a mantenere la posizione.

Bottas si ritrova dietro a Leclerc ma nonostante le gomme teoricamente molto superiori non riesce a superarlo, perchè Charles chiude gli spazi in modo magistrale. Ma al 52° giro la power unit abbandona il finlandese costringendolo al ritiro. La macchina è parcheggiata in zona sicura, ma per spostarla è necessaria la gru, ed esce la safety car. Verstappen decide di fermarsi per cambiare le gomme, ma Hamilton non lo imita, così come Vettel che si era fermato poco prima. Leclerc invece ne approfitta per montare gomma soft nuova.

Alla ripartenza, con dieci giri da compiere, accade di tutto. Hamilton quasi si ferma e compatta il gruppo, ma, prevedibilmente, non riesce a difendersi da Verstappen. Dietro di loro, Vettel dorme e si fa passare da un bravissimo Albon. Mentre Verstappen si allontana indisturbato, Seb riprova ad attaccare il thailandese, ma quest’ultimo si difende benissimo. Al giro successivo Leclerc rompe gli indugi e supera di forza il dormiente compagno di squadra, il quale non ci sta e, in un’assurda ripetizione della Turchia 2010, attacca il compagno e lo chiude leggermente in pieno rettilineo, quanto basta per rompendogli la sospensione e bucare la propria gomma posteriore sinistra. Ritiro per entrambi i ferraristi e nuova safety car.

Hamilton, con le gomme ormai finite, si ferma ai box, e rientra quarto dietro Gasly, incredibilmente terzo. Alla ripartenza passa subito il francese, e poi attacca assurdamente Albon mandandolo in testa coda e riperdendo la posizione. Ma Pierre si difende bene, e chiude secondo, nel posto che avrebbe dovuto essere di chi l’ha sostituito in Red Bull. Hamilton si piazza terzo ma su di lui incombe lo spettro della penalità. Quarto Sainz, rimontato dall’ultima posizione. L’improbabile classifica continua con Raikkonen e Giovinazzi, sempre consistenti per tutta la gara. Settimo Ricciardo, davanti a Norris, Perez e Kvyat, a completare la grande giornata per la Toro Rosso.

Nemmeno in una giornata anomala la Haas riesce ad approfittarne per andare a punti, mentre per la Williams sarebbe obiettivamente stato chiedere troppo, anche se Russel si è comunque piazzato dodicesimo, risultato decente per lo standard del team.

La classifica è comunque provvisoria sia per la penalizzazione possibile (e sacrosanta) ad Hamilton, sia perchè molte macchine sembra abbiano usato il DRS durante la bandiera gialla esposta in occasione del ritiro di Bottas.

Ora si va ad Abu Dhabi per la gara conclusiva di un mondiale dall’esito scontato. Si spera di rivedere una gara divertente come quella odierna, ma meglio non farsi illusioni.

P.S.1 Per la Ferrari quella di oggi è stata una gara disastrosa in tutti i sensi. La magia delle gare post-ferie è sparita, e ci si chiede a questo punto quanto effettivamente abbiano influito le direttive tecniche. Ma, quel che è peggio, è la guerra scoppiata fra i due piloti, favorita tecnicamente da una manovra pericolosa di Vettel, ma Leclerc di sicuro non ha fatto nulla per evitare l’esito nefasto. Bene ha fatto Binotto a non prendere posizione. Il tedesco deve comunque stare attento: Leclerc non è Webber, nemmeno nella considerazione degli uomini della scuderia, considerando anche che, purtroppo, il conteggio degli errori è a suo sfavore, mentre lo stipendio no. A rimetterci da questa guerra è stata (e, in prospettiva, sarà) soprattutto la Scuderia, che ora nel bilancio 2019 conterà probabilmente le stesse vittorie della Honda, che fino allo scorso anno faceva fatica a finire le gare. E un possibile appena accettabile terzo posto nella classifica piloti è stato probabilmente oggi compromesso.

P.S.2. Si potrebbe discutere a lungo sulla improvvisa resurrezione dei motori Honda dopo gare scialbe. Di sicuro per loro non arriveranno direttive tecniche.

P.S 3. oggi Toto Wolff non era presente. In settimana Mercedes aveva fatto sapere che taglierà 1 miliardo di euro di costi, e si vocifera che il team sia in vendita con Penske interessato all’acquisto. Si prospettano scenari interessanti per i prossimi anni.

P.S 4. fosse stato un altro pilota a fare ciò che ha fatto Hamilton su Albon, sul podio non ci sarebbe andato. Ma siamo in Brasile e Lewis è un 6 volte campione del mondo e aveva il casco dedicato a Senna, non si poteva non mandarlo a raccogliere l’ovazione della folla.

Hamilton a -1 da Schumacher, la Ferrari resta a casa

2 novembre 2008: un giovanissimo Lewis Hamilton vince il primo titolo mondiale alla sua seconda stagione, togliendolo in extremis a Felipe Massa, che non avrà mai più gloria, dopo quella giornata.

3 novembre 2019: un Lewis Hamilton molto maturo vince il suo sesto titolo mondiale, il quinto in 6 anni avendo perso a sua volta in extremis quello del 2016.

I numeri non mentono mai, in qualsiasi epoca e con qualsiasi vettura essi vengano raggiunti. Fare confronti con altri campioni è sempre inopportuno, l’albo d’oro dice che Lewis ora si trova a -1 dal più grande di tutti i tempi, Michael Schumacher, e si trova ancora al massimo della forma e della motivazione, oltre che guidare per un team che da 6 anni non va in crisi di prestazione se non per gare isolate. Quindi il conteggio andrà avanti, chissà ancora per quanto.

Fatti i doverosi complimenti all’esa-campione, veniamo alla cronaca di una gara ben poco entusiasmante. Si è arrivati ad Austin con temperature inusuali per il Texas. Ed era fin troppo facile prevedere che questo, a qualcuno, avrebbe creato problemi nell’interpretazione delle gomme. E chi sarebbe stato quel qualcuno era altrettanto facile prevederlo.

Il venerdì aveva raccontato di una Ferrari in difficoltà come sempre a far durare le gomme. Ma il sabato non c’è stato il dominio cui la rossa ci aveva abituati dopo il ritorno dalle vacanze. Per di più, il motore abbandona Leclerc nelle FP3, e lo costringe a montare una PU vecchia per il resto del week-end.  Un solidissimo Bottas guadagna così la pole per pochi millesimi davanti a Vettel, Verstappen, Leclerc ed Hamilton, tutti vicinissimi.

Già dalla partenza si capisce che sarà una gara a 3, e che fra questi non ci saranno macchine rosse. Vettel dopo poche curve sprofonda in settima posizione. A Leclerc non va molto meglio, e si vede superato da Hamilton mantenendo la quarta posizione dello start. I primi 3, Bottas, Verstappen e Lewis, si allontanano da lui rapidamente.

Al nono giro finisce la gara di Sebastian, con la sospensione posteriore destra saltata. Al quattordicesimo si ferma Verstappen, le cui gomme erano ormai finite. Bottas si copre da un possibile undercut fermandosi al giro successivo, mentre Hamilton viene invitato a fare la stessa cosa ma rifiuta preferendo continuare. In questo modo, però, gira notevolmente più lento del compagno di squadra, che lo raggiunge e supera al 24° giro. A quel punto si ferma anche l’inglese, ma per potere sperare di vincere non dovrà fare altre soste e sperare che gli avversari invece cambino ancora le gomme.

Rientrato in pista, Lewis inizia a recuperare al ritmo di un secondo al giro. Anche Leclerc, fermatosi al 21° giro per ben 7 secondi (piove sul bagnato), gira su ottimi tempi, segno che con le gomme dure la Ferrari si trova meglio rispetto alle medie con le quali era partito. Le stesse gomme dure non vanno altrettanto bene a Verstappen, che  è costretto a fare la sua seconda sosta molto presto, al 35° giro, e viene subito imitato da Bottas, il quale al rientro in pista inizia a segnare tempi record nel tentativo di raggiungere il compagno di squadra in testa alla gara.

Ma Lewis, come già in Messico, guida da campione del mondo, gestendo benissimo le gomme e continuando con un ottimo ritmo. Ma, purtroppo per lui, con queste Pirelli i miracoli non li può fare nessuno, e a 5 giri dalla fine deve cedere la posizione a Bottas che lo supera di forza dopo avere fallito un tentativo al giro precedente.

Ormai le gomme sono finite, e la minaccia Verstappen incombe. Purtroppo per l’olandese, Magnussen insabbia la sua Haas al penultimo giro proprio alla fine del lungo rettilineo, laddove c’è l’unico punto in cui il sorpasso è teoricamente possibile.

Finisce così con Bottas che vince meritatamente dalla pole, Hamilton secondo e Verstappen terzo. Al quarto posto, staccato di quasi un minuto, arriva Leclerc, autore del giro più veloce nel finale. Quinto un ottimo Albon, rimontato dall’ultima posizione dopo un contatto in partenza. Sesto Ricciardo, con una Renault più vicina del solito ai primi,  tallonato dal fantastico Norris con una McLaren sempre più quarta forza. A confermarlo c’è l’ottavo posto di Sainz, davanti ad Hulkenberg e a Perez, rimontato dal fondo dopo essere partito dalla pit-lane. La sua posizione avrebbe dovuto essere di Kvyat, che però è stato penalizzato subito dopo la fine della gara.

Fuori dai punti, per l’ennesima volta, Raikkonen, davanti al già citato Kvyat, agli inconsistenti Stroll e Giovinazzi, a Grosjean con l’unica Haas arrivata al traguardo, e a Gasly, classificato pur non essendo arrivato al traguardo, e comunque davanti alla Williams di Russel, che al traguardo ci è arrivata ma molto lentamente.

Con i due campionati già assegnati, restano solo la gara di Interlagos e quella di Abu Dhabi. Vedremo se la Ferrari tornerà sui livelli ai quali ci aveva abituato dopo le ferie, o se continuerà il dominio Mercedes che abbiamo visto nelle ultime gare.

p.s. 1
Chiedo scusa ai tifosi di Lewis per l’immagine in evidenza che non lo celebra, ma era troppo pittoresca nella sua “drammaticità” per non essere utilizzata. Il carbonio, generalmente infaticabile e molto tollerante, si ribella al troppo lavoro che gli è stato chiesto ad Austin, fra salti, buchi e cordoli anche messi da un giorno all’altro da una direzione corsa sempre attentissima alla sicurezza. Ma è accaduto solo alla Ferrari, e questo deve fare pensare.

p.s. 2
Abbiamo letto in questi giorni dei malumori degli altri team nei confronti della PU Ferrari. Abbiamo anche saputo di una richiesta di chiarimenti da parte della Red Bull su un dispositivo palesemente irregolare, cui la FIA ha risposto più o meno “non provate a montarlo in macchina se no sono guai”. E improvvisamente, come a Monza lo scorso anno quando impazzavano le polemiche sulla batteria, la Ferrari perde un vantaggio che sembrava evidente. Sicuramente non c’entrerà assolutamente nulla, ma…

p.s. 3
Dopo la bella strategia attuata in Messico, Binotto aveva detto “dobbiamo rischiare di più”. E infatti quando Charles ha rotto la PU, anzichè montarne una fresca beccando 10 posizioni ma potendo contare su una unità fresca da usare nelle ultime gare, ne hanno rimontata una vecchia, col dubbio di non potere più riutilizzare l’altra, e dovere quindi prendere comunque penalità in Brasile. Col senno di poi è stata una scelta sbagliata, a meno che…

p.s. 4
Della presa d’aria Mercedes posta fuori dalla sagoma prevista per la presa dei freni, e adibita non al raffreddamento degli stessi ma a quello delle gomme, si è parlato poco, chissà perchè…

Hamilton vince da campione del mondo a Città del Messico

Meglio vincere una gara e non laurearsi campione del mondo che arrivare ottavi e laurearsi campione del mondo. Questo è ciò che ha detto Hamilton a Jenson Button nella rituale intervista a motori appena spenti a fine gara. Ci ha poi pensato Vettel, subito dopo, a sottolineare che la vittoria di oggi di Lewis è una di quelle che solo i campioni del mondo possono ottenere.

Sì, perchè fin dalle prove sembrava che per la Mercedes oggi sarebbe stata molto dura. Poca velocità sui rettilinei, un passo gara che non sembrava niente di speciale. E una macchina distrutta, quella di Bottas, in un incidente che è di fatto costato ad un arrogante Verstappen una pole che aveva già messo in cassaforte. Su questo episodio torneremo alla fine.

E così la Ferrari ottiene la sesta pole di fila con Leclerc, e Vettel a completare un’altra prima fila tutta rossa. Visto il poco brillante esito di un’analoga situazione in Russia e Giappone, la curiosità era tanta per vedere in che modo i rossi avrebbero gestito la partenza. Allo spegnersi dei semafori, le due Ferrari partono bene, ma Hamilton ancora meglio, e affianca Vettel, il quale lo manda con due ruote sull’erba e lo fa desistere. Verstappen ne approfitta per affiancarlo e i due si prendono a ruotate finendo entrambi fuori pista in curva due, perdendo così diverse posizioni.

I ferraristi tentano di scappare seguiti da vicino da Albon, mentre le due Mercedes iniziano a recuperare posizioni. Anche Verstappen è costretto alla rimonta, ma un eccesso di fiducia lo porta ad infilare Bottas a sorpresa nello stadio. Il finlandese non gli concede tutto lo spazio e gli buca la gomma posteriore destra, costringendolo ad un giro intero su tre ruote che gli farà perdere più di un minuto.

Il tentativo di fuga di Leclerc e Vettel non riesce, e sia Albon che Hamilton restano a pochi secondi da loro. Il thailandese è il primo a fermarsi, al 15° giro, e viene subito imitato da Charles al giro successivo. Entrambi montano nuovamente gomme medie, e dovranno quindi fermarsi nuovamente.

Al 24° giro si ferma anche Hamilton per montare gomme dure, rivelando così la strategia ad una sola sosta. Questo lo costringerà a fare quasi 50 giri con le stesse gomme. In Ferrari decidono di non ripetere la stessa scelta, e Vettel resta in pista, così come Bottas.

Nel frattempo Leclerc non riesce a girare su tempi incisivi, e vanifica così il potenziale vantaggio di una strategia a 2 soste. I suoi tempi sono simili a quelli dei primi due, che però girano con le gomme montate alla partenza.

Al 37° giro si ferma Bottas per montare gomme dure, e al giro successivo tocca a Vettel fare la sua unica sosta. Purtroppo per lui, ciò avviene subito dopo avere perso 4 secondi nel doppiaggio di Sainz e Kvyat in lotta fra loro, e questo lo porta a perdere la posizione su Albon, dietro al quale rientra in quarta posizione. Ma quel che è peggio è che il distacco da Hamilton è diventato piuttosto consistente. Ma rispetto all’inglese potrà contare, nel finale di gara, su gomme di 13 giri più nuove.

Al 43° giro si ferma Leclerc, le cui gomme, oltre che poco efficaci, sono state rovinate da un bloccaggio. Ma il pit-stop si rivela disastroso facendogli perdere 4 secondi, e rientra così in quinta posizione dietro ad Albon, che però si fermerà al giro successivo.

La parte finale della gara non riserva sorprese: Hamilton ha amministrato benissimo le proprie gomme e non consente a Vettel di avvicinarsi a sufficienza. Allo stesso modo Bottas non può attaccare Vettel per via della grande superiorità della Ferrari sui rettilinei, che rende vano pure l’uso del RDS. Leclerc riesce a recuperare ben 7 secondi sui primi, ma una volta arrivato a 3 secondi da Bottas non riesce ad avvicinarlo ulteriormente a causa delle alte temperature.

Finisce così con Hamilton che coglie la sua 83a vittoria e rimanda ad Austin la festa per il sesto titolo. La cosa farà di sicuro felici gli organizzatori di Austin e i padroni americani del circus. Al secondo posto Vettel, che conferma di essere ritornato quello di una volta, con una impeccabile gestione della gara e delle gomme. Terzo Bottas che è sembrato avere anche più passo del compagno di squadra, ma ha dovuto pagare la brutta posizione di partenza seguita all’incidente nelle prove.

Quarto Leclerc, che, come ha ammesso lui stesso, ha ancora molto da imparare dal compagno per quanto riguarda la gestione delle strategie. Ma il tempo ce l’ha, e di sicuro non ci metterà tanto. Quinto Albon autore della miglior gara dell’anno per la seconda Red Bull. Il suo distacco da Leclerc dimostra che gli austriaci hanno operato la scelta giusta sostituendolo a Gasly, perchè il thailandese  non soffre la pressione e svolge il suo lavoro con calma e pazienza. Il primo podio non è lontano.

Al sesto posto Verstappen autore di una buona rimonta, ma responsabile di avere buttato una potenziale vittoria a causa del suo atteggiamento arrogante, in prova e in gara. Settimo e primo della F1/2 l’idolo di casa Perez, autore, come al solito, di una prestazione consistente. Ottavo Ricciardo che conferma il buono stato di forma della Renault che si era visto in Giappone. Nono Gasly, entrato nei punti grazie all’incidente fra Kvyat e Hulkenberg, con il primo penalizzato e classificato 11° e il secondo promosso al 10° posto.

Fuori dai punti Stroll, sempre inferiore al compagno, Sainz, con una McLaren letteralmente sparita in gara dopo l’ottima quarta fila ottenuta nelle qualifiche, e Giovinazzi, vittima di un pit-stop degno di uno sketch di Benny Hill, con un team Alfa Romeo che sembra allo sbando dopo il ritorno di Resta alla Ferrari.

Ancora una volta non pervenute le Haas, con Magnussen e Grosjean relegat al ruolo di ostacoli mobili facendo compagnia, in questo alle Williams.

Prossima tappa ad Austin fra una sola settimana. Le magliette commemorative per il sesto titolo di Lewis erano già pronte nei bagagli del team Mercedes, ora verranno spedite in Texas dove di sicuro verranno indossate a fine gara.

E, dopo la cronaca, qualche altro spunto di discussione interessante:

  1. Ormai è certo che la SF90 possa combattere ad armi pari con la W10 su qualsiasi circuito. Ma anche oggi il team Ferrari si è dimostrato leggermente inferiore a quello Mercedes. Non ci sono stati errori dei piloti, come nelle gare scorse, ma qualche piccola sbavatura nella gestione dei pit-stop e delle strategie sì, e ha fatto la differenza. Per potere combattere per il mondiale c’è ancora molto da lavorare su quel  fronte.
  2. Ancora una volta abbiamo visto piloti più veloci arrivare dietro ad avversari più lenti ma essere costretti a mantenere una distanza di almeno 2 sec. Leclerc stesso ha dichiarato che quando arrivava a 2-3 secondi dalla macchina davanti, le temperature salivano e le gomme si surriscaldavano. Visto che, a quanto pare, le macchine del 2021 non saranno tanto diverse da quelle del 2020 (così vogliono i team), evidentemente questo problema resterà ancora a lungo.
  3. Il teatrino delle qualifiche è stato squallido. Tre ore per stabilire che Verstappen se ne era fregato della bandiera gialla fanno pensare che non ci fosse alcuna intenzione di penalizzarlo, nonostante l’evidenza. Non è un esempio di coerenza da parte di chi governa la F1, ma, l’abbiamo detto più volte, la coerenza non è un requisito necessario in quel mondo.
  4. Fortunatamente i padroni del vapore sono rinsaviti, e quindi niente qualification race nel 2020.
  5. La storia del ripartitore di frenata illegale della Renault è passata un po’ sotto silenzio, ma avrebbe meritato maggiore attenzione perchè, se è vero che l’avevano montato fin dall’inizio dell’anno, ed è vera anche la descrizione che ne è stata fatta, si trattava di una violazione del regolamento non molto diversa, come gravità, a quella che costò l’esclusione dal campionato alla Tyrrell nel 1984. Guarda caso, la sanzione molto leggera è arrivata nella stessa settimana in cui la nuova dirigenza del gruppo francese ha fatto sapere che rivedrà tutti gli impegni sportivi. A pensar male, in F1, ci si prende sempre.
  6. Oggi Kubica si è tolto la soddisfazione di lottare col compagno e di superarlo inquadrato dalle telecamere. E’ un episodio allo stesso tempo insignificante e straordinario, perchè bisogna sempre tenere conto del percorso che ha fatto Robert per arrivare fino a lì. Peccato non poterlo vedere su una macchina competitiva a combattere anche con altre avversari ad armi pari.

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1