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NO PARTY, NO MERCEDES. E UN TEAM ITALIANO TRIONFA A MONZA

La cosa più emozionante del GP di Monza rischiava di essere l’inno italiano suonato dagli alpini, con il contorno delle Frecce Tricolori. Si era fatto un gran parlare dell’abolizione del party-mode, con le squadre costrette a congelare la mappatura prima delle qualifiche. Una misura anti-Mercedes, si diceva. O, almeno, così speravano gli avversari promotori dell’istanza presso la FIA. E, infatti, nelle qualifiche si è assistito al solito dominio delle frecce argento, pardon, nere. Sono cambiati però gli inseguitori, con le McLaren in grande spolvero a precedere Racing Point e Red Bull. E le Ferrari sempre più in crisi, con la peggior qualifica a Monza da tempo immemorabile.

Un  GP noioso, quindi, il 71* d’Italia. Ma fin dalla partenza qualcosa non quadra: Hamilton scappa via, ma Bottas parte al rallentatore, e viene superato facilmente da 4 avversari. Dai box gli comunicano che non vedono problemi, così è la sua Mercedes oggi, se gli pare. Ma il finlandese definisce i settaggi del motore “uno scherzo”.

Ad inseguire Hamilton ci sono così le due McLaren di Sainz e Norris, che però, come previsto, vengono distanziate abbastanza facilmente. 

Al 7° giro a Vettel, che stava faticando a tenersi dietro una Williams per difendere la 17a posizione (!), esplode il freno posteriore sinistro, ponendo provvidenzialmente fine a quello che sarebbe stato un calvario lungo 53 giri.

Il suo compagno al 16° giro si trova 13°, la stessa posizione dalla quale era partito, a 3.5 sec. dalla Alfa Romeo di Raikkonen, e incalzato da Albon che lo supera al giro successivo, consigliandolo di rientrare ai box prima di farsi sverniciare anche da Giovinazzi, il che sarebbe stato decisamente troppo.

Al 20° giro Magnussen parcheggia la sua Haas poche decine metri prima dell’entrata dei box. La direzione gara decide di fare uscire una Safety Car dal sapore molto americano, di quelle che servono più a rompere la monotonia che a garantire la sicurezza. E l’operazione riesce perfettamente perchè il box Mercedes si frega con le proprie mani chiedendo ad Hamilton di rientrare con la pit-lane chiusa. E, infatti, tutti gli altri si fermeranno qualche giro dopo, a pit-lane aperta. Tutti tranne quelli che si erano già fermati prima della SC, fra i quali Gasly, le due Alfa e Leclerc, che si ritrovano così nelle prime posizioni. Mentre Sainz, con la prima McLaren, sprofonda in ottava posizione.

Quando la gara riparte, Leclerc supera in un colpo solo entrambe le Alfa Romeo, issandosi in quarta posizione, ma subito dopo va oltre il limite della pessima auto che guida, che si vendica e lo porta a sbattere violentemente all’esterno della parabolica. Inevitabile la bandiera rossa.

La gara ricomincia dal giro 27, con partenza da fermo e Hamilton in pole ma con la penalità da scontare. Di fianco a lui c’è Stroll, cui la bandiera rossa ha risparmiato un pit-stop, ma il canadese rovina una grande possibilità di vittoria con una pessima partenza. 

Mentre Lewis sconta la penalità, il comando passa a Gasly, con dietro un arrembante Raikkonen, che però verrà rapidamente risucchiato dal gruppo, dal quale risalgono Sainz e Stroll, che si ritrovano però a diversi secondi dal francese in testa.

Si ritira Verstappen, mai competitivo, mentre Bottas non riesce ad emergere e rimane a lottare con le due Renault, anch’esse incapaci di sfruttare la situazione. Nelle retrovie la rimonta di Hamilton non è imperiosa come ci si sarebbe potuti aspettare. La Mercedes sembra avere difficoltà quando si ritrova in gruppo, e sarebbe interessante sapere se questo dipende dalla mappatura congelata, o, come è più probabile, da un setup non adeguato alla situazione.

Sainz vuole assolutamente la vittoria, e tenta di recuperare su Gasly, ma lo raggiunge solo all’ultimo giro, ed è troppo tardi.

La bandiera a scacchi sancisce così l’incredibile vittoria di un bravissimo Gasly, che precede Sainz, Stroll, Norris, in questo week-end nettamente in ombra rispetto al compagno, gli altrettanto incolori Bottas e Ricciardo, poi Hamilton, risalito fino alla settima posizione, Ocon, Kvyat e Perez, che dal rientro dopo avere smaltito il COVID-19 sembra piuttosto in difficoltà.

Ad un passo dalla zona punti Latifi, ed è un peccato perchè l’uscita di scena della famiglia Williams dalla F1 avrebbe meritato di essere celebrata con un arrivo a punti. Da segnalare la pessima gara di Albon, arrivato 15° senza un particolare motivo. Il tutto mentre colui che è stato cacciato con ignominia dalla Red Bull per lasciargli il posto guadagna una incredibile vittoria.

E l’inno di Mameli risuona per la seconda volta davanti alle vuote tribune di fronte al rettilineo di partenza. Ma è per il team “sbagliato”, quello con sede in Romagna, a Faenza, e le cui origini ben conosciamo. Per questo motivo, la vittoria di oggi ha un grande significato, perchè rende merito a chi lavora in silenzio e quasi ignorato dai mezzi di comunicazione, che vedono sopratutto rosso. Ed è bello ricordare che ad aiutare la nascita di quel team fu anche Enzo Ferrari.

Ora si va al Mugello, per il millesimo GP della scuderia del Drake. E la squadra di Maranello si presenta con quella che è una delle situazioni più squallide e imbarazzanti della sua storia. A livello di prospettive di classifica, peggio del 1980 e del 1992, quando comunque si navigava a centro classifica, con qualche fiammata possibile grazie al talento dei piloti. Ora non si può nemmeno sperare in quello perchè, come si è visto oggi, con la SF1000 se si esagera si rischia di farsi male. E non è proprio il caso. I tifosi della rossa però stiano tranquilli: le porte girevoli a Maranello sono state tolte, e si punterà sulla stabilità del gruppo attuale, con qualche rinforzo. Gruppo attuale che, faccio sommessamente notare, è stato in grado di sfornare una macchina come la suddetta SF1000, che rappresenta il terzo passo indietro dalla SF70H del 2017, che fu in grado di giocarsi il mondiale con la Mercedes. Auguri, soprattutto a Sainz.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlphaTauriF1

HAMILTON FA 89 A SPA. LA FERRARI INIZIA A SCAVARE.

Correva l’anno 1973. Dopo un 1972 deludente, con il Drake momentaneamente fuori combattimento qualcuno decise di defenestrare l’ing. Mauro Forghieri e di far costruire il telaio in Inghilterra, per quella che si sarebbe chiamata 312B3. I risultati furono talmente deludenti che a metà stagione si decise di sospendere la partecipazione al mondiale di F1, di richiamare Forghieri e di fargli sistemare quel telaio “inglese”. L’operazione riuscì talmente bene che l’anno successivo la B3 versione 2 arrivò a giocarsi il mondiale all’ultima gara, oltre a lanciare un giovane chiamato Niki Lauda (su questo torneremo alla fine).

Erano altri tempi. Ma la situazione, oggi, è molto simile. Quella che abbiamo visto oggi è probabilmente la peggior prestazione della Scuderia da allora. Nemmeno negli anni più bui che sono venuti dopo (il 1980, il 1992, il 2014), si era arrivati a vedere due macchine partire in 13a e 14a posizione e arrivare nelle stesse identiche posizioni, in assenza di guasti meccanici o incidenti. E far fatica pure a stare davanti ai team ai quali fornisce il motore.

A differenza del 1973, questa volta non si può chiamare il genio a risolvere la situazione, e, anche se fosse, sarebbe il regolamento a non lasciare spazio alla genialità. Alla luce di questo, il buco che stanno scavando a Maranello è probabilmente destinato a diventare una voragine. Salvo sorprese che ora è difficile immaginare.

La prestazione della Ferrari è la notizia più importante che viene da Spa. Perchè per il resto abbiamo assistito al solito copione che si sta ripetendo da diverse gare. Qualifiche dominate dalla Mercedes, con Verstappen subito dietro. La “novità” è costituita dalla Renault, finalmente in grado di combattere per le prime file, con Ricciardo tornato davanti, in seconda fila, e il suo compagno Ocon in terza.

E proprio il duello fra Verstappen e Ricciardo è l’elemento che ha ravvivato una partenza altrimenti tranquilla. Dietro, Leclerc è autore di un avvio alla Villeneuve (Gilles, of course), guadagnando 5 posizioni. Che poi riperderà rapidamente a causa di problemi di varia natura.

I primi 3 corrono un altro campionato, e scappano rapidamente separati da pochi secondi, e la gara prende la via della noia fino al giro 12, quando Giovinazzi pensa bene di distruggere la propria Alfa Romeo per il secondo anno di fila a Spa, coinvolgendo nell’opera anche l’incolpevole Russel. Inevitabile l’uscita della Safety Car, che porta quasi tutti i piloti ad un pit-stop anticipato per montare le gomme dure con le quali andare fino in fondo, non senza rischi.

Dopo qualche giro la gara riparte e si ripropone lo stesso copione visto all’inizio, con Hamilton, Bottas e Verstappen che scappano aiutati anche da Gasly e Perez i quali, non essendosi fermati, bloccano Ricciardo e gli altri inseguitori.

Nelle retrovie si assiste alla Ferrari di Vettel sverniciata dall’Alfa Romeo di Raikkonen, che fotografa in modo emblematico la situazione. Leclerc si ferma una seconda volta senza capire il perchè (“te lo spiegheremo dopo”, gli dicono via radio), e le immagini suggeriscono la presenza di problemi al circuito dell’aria compressa.

La gara si ravviva a 6 giri dalla fine, quando per i primi 3 appare l’incubo Silverstone. Lewis e Bottas sono autori di un lungo all’ultima chicane, e Verstappen si lamenta delle vibrazioni. I loro tempi si alzano notevolmente, mentre dietro si svegliano tardivamente Ricciardo, Ocon e Norris. Gli ultimi due lottano con Albon per la quinta posizione, con il francese che riesce a guadagnarla proprio all’ultimo giro, mentre Ricciardo recupera secondi su secondi a Verstappen ma, pur segnando il giro più veloce all’ultima tornata, non riesce a raggiungerlo.

La gara termina così con Hamilton che guadagna la sua 89a vittoria davanti a Bottas, Verstappen, Ricciardo, Ocon, Albon e Norris. Seguono Gasly, autore di una buona gara, Stroll e Perez, con una Racing Point che non sembra più essere la copia della W10. E, con questa situazione, non c’è più bisogno di fare ricorso per chiedere una sanzione più severa per il reato di copia.

Fuori dai punti Kvyat, Raikkonen, forse alla sua ultima apparizione sulla pista della quale è stato uno dei migliori interpreti (e la posizione finale di oggi lo dimostra, considerando la macchina che guida), Vettel e Leclerc, che nel finale ha faticato non poco a superare Grosjean con la Haas (!). Se si eccettua Latifi, che possiamo considerare “fuori concorso”, i motori Ferrari occupano le ultime posizioni della classifica.

E ora si va prima a Monza e poi ai Mugello. In Brianza non ci saranno i tifosi, ed è quasi quasi un bene, mentre al Mugello 3000 persone dei Ferrari Club festeggeranno i 1000 GP della Ferrari. E fa molto male pensare che possano venire ripagati da una prestazione come quella odierna. Ma non si vede come in due settimane la situazione possa cambiare. Anche se, secondo il Team Principal Ferrari, si tratta di una tempesta e non di una crisi. Se lo dice lui, sarà così.

P.S. In premessa ho ricordato il grande Niki Lauda. Giovedì prossimo avrò il piacere di intervistare, in rappresentanza del blog del Ring, l’ex direttore di AutoSprint degli anni d’oro, Carlo Cavicchi, che presenterà il suo nuovo romanzo dal titolo “Rapiremo Niki Lauda”, per Minerva Edizioni. L’evento si terrà presso il centro di lettura “l’Isola del Tesoro” a Trebbo di Reno, a pochi km da Bologna.
Sarà l’occasione per ricordare gli anni eroici della Formula 1, quando Niki e la Ferrari dominavano. Un tempo che oggi sembra lontanissimo, e di cui parleremo assieme a chi lo ha vissuto e può raccontarci tanti episodi anche poco conosciuti agli appassionati.

Per informazioni e prenotazioni potete fare riferimento a questa pagina: https://www.facebook.com/events/306793940637276/

 

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

 

 

LE MERCEDES E VERSTAPPEN DOPPIANO TUTTI A BARCELLONA

A causa di una visione della gara un po’ distratta da parte di chi scrive, questo sarà un resoconto anomalo per una gara che, a quanto pare, di anomalo non ha avuto proprio niente ma, anzi, ha confermato i trend di questa stagione 2020 (quella sì, anomala) che, probabilmente, ci porteremo dietro anche nel 2021 (e tanti auguri).

Procediamo per punti:

  1. Bravissimi come al solito Lewis e Max, capaci di tirare fuori il massimo del mezzo che hanno a disposizione. Non è una novità, ovviamente, con loro si va sul sicuro. Da segnalare i team radio particolarmente prolissi dell’olandese.
  2. La bravura di cui al p.to precedente la si misura dal rendimento dei compagni di squadra. Bottas riesce a perdere posizioni al via e poi non approfitta dei problemi con le gomme ampiamente segnalati da Verstappen. Albon si becca un giro da Max, e non è la prima volta che capita. C’è da chiedersi se quelle gomme bianche montate in un primo pit anticipato siano state una scelta sua o del team ad uso strategia per Max.
  3. Come recita il titolo, i primi 3 hanno doppiato tutti gli altri. Roba da anni 80, quando si usavano i motori turbo e a funzionare bene erano solo 2 (McLaren e Ferrari). Alla faccia di chi auspica un bel livellamento delle prestazioni. Ce lo possiamo scordare, ma del resto il livellamento non fa parte del DNA della F1 (per la verità nemmeno la percentuale assurda di gare vinte dalla Mercedes da quando è partito l’ibrido, ma questa è un’altra storia).
  4. La Ferrari è nel caos più totale, e lo testimonia lo spegnimento improvviso della macchina di Leclerc, e il simpatico team radio in cui Adami informava Vettel che con quel set di gomme rosse ci doveva fare 36 giri (per non parlare della pioggia prevista al 50° giro). Alla fine il tedesco, con una prestazione solida (?) ha portato a casa nientemeno che un settimo posto, Qualcuno ha già iniziato a dire che è la dimostrazione che il pilota è ancora forte. Meno male.
  5. Il ruolo di terza forza che avrebbe dovuto essere della Ferrari è stato chiaramente ereditato dalla Racing Point, oggi quarta con Stroll e quinta con Perez. Quest’ultimo si è beccato una penalità, altrimenti sarebbe arrivato davanti al compagno. Non male per uno al rientro dopo avere contratto il COVID 19.
  6. Da segnalare la prestazione opaca di Norris, segno che il ragazzino ha bisogno di acquisire maggiore continuità. Quella che invece sembra avere Sainz, del quale però si dice che sia solo un “onesto pilota” (e, di conseguenza, un perfetto secondo per Leclerc).
  7. Chissà se il nuovo AD della Renault, De Meo, è contento delle prestazioni del team di F1. Essendo uomo appassionato di corse, c’è da chiedersi se la poltrona di qualcuno al quale ultimamente è spuntata una folta chioma, non sia in pericolo (e sarebbe anche ora). C’è da scommettere che quel qualcuno quest’anno non sarà costretto a farsi alcun tatuaggio.
  8. Sarebbe bello trovare chi spiegasse come mai la Haas porti ancora in pista i suoi due piloti, che oltre a non contribuire a  risollevare le sorti di un team allo sbando, sono specialisti nel trovarsi sempre in mezzo a situazioni ridicoli (Magnussen ieri, con la collaborazione di Ocon che non pare un genio, e Grosjean oggi).
  9. Così come sarebbe bello trovare qualcuno che  spiegasse il perchè l’Alfa Romeo continui a far correre Giovinazzi e il perchè Raikkonen continui a correre.
  10. Il prossimo tris di gare prevede nientemeno che Spa, Monza e Mugello. In passato, anche nelle stagioni più buie, chissà perchè a Monza la Ferrari sfoderava sempre prestazioni monstre. Per la verità anche negli ultimi due anni, poi qualcuno ha iniziato a lamentarsi…

UN CAPOLAVORO DI VERSTAPPEN ROMPE L’EGEMONIA MERCEDES

C’è un record che è sempre sfuggito alle squadre dominanti: quello di vincere tutti i GP di una stagione. Lo mancò per poco la McLaren nel 1988. Non ci riuscì la Ferrari con le stratosferiche F2002 e F2004. Non ci è riuscita fino ad ora la Mercedes nell’era ibrida, pur forte di una superiorità mai vista in precedenza.

E non ci riuscirà in questa anomala stagione 2020, dove quella superiorità è ancora più accentuata al punto da sembrare figlia di un preciso diktat arrivato dall’alto, quello di distruggere gli avversari, i quali peraltro hanno fino ad ora cercato in tutti i modi di farsi del male da soli. Ma oggi non ci sono riusciti, e Verstappen, grazie ad una gara magistrale supportata da una strategia aggressiva, ha impedito ai tedeschi di rimanere imbattuti quest’anno.

Qualifiche senza sorprese, a parte Bottas in pole e il rientrante Hulkenberg in terza posizione. Che dura però poco, perchè alla partenza si ristabiliscono le gerarchie con Verstappen ad inseguire le due Mercedes, il cui ordine viene mantenuto da un Bottas stranamente più aggressivo del solito. Dietro, un Vettel parso sull’orlo di una crisi di nervi si prodiga in un mezzo testacoda e riparte ultimo.

Ma le due ex frecce d’argento questa volta non volano via, perchè dopo soli 5 giri appare il temutissimo blistering. Per questa replica del GP a Silverstone la Pirelli ha portato mescole più morbide, ma, soprattutto, ha alzato le pressioni, e questo pare avere reso la W11 una parente delle prime monoposto uscite da Brackley dopo l’acquisizione Mercedes, le quali, come si ricorderà, avevano la simpatica caratteristica di mangiare le gomme posteriori, risolta solo con un legalissimo test in incognito a Barcellona nel maggio 2013.

E così al giro 12 Max raggiunge Lewis, che, qualche tornata dopo, effettua il suo primo pit-stop, preceduto dal suo compagno di squadra. Ma mentre Bottas riesce ad uscire davanti a Leclerc, lui sarà costretto a superarlo, perdendo secondi preziosi.

L’alfiere della Ferrari, nonchè l’unico in grado di salvare la baracca rossa, si fermerà al giro 19 per quella che sarà la sua unica sosta.

Verstappen, unico a partire con la mescola più dura, continua a girare su ottimi tempi, addirittura sugli stessi che fanno segnare le due Mercedes con gomme nuove. Questo perchè il blister fa nuovamente la sua comparsa molto presto, in particolare sulla macchina di Hamilton.

Max rientra al giro 26 per montare la mescola di media durezza, ed esce subito dietro a Bottas, che riesce a superare dopo solo due curve riportandosi al comando. Nel frattempo Leclerc va fortissimo e segna il giro piú veloce, con una prestazione insospettabile dopo i long-run di venerdì.

Al giro 33 entra nuovamente Bottas, e in Red Bull decidono di copiarne la strategia facendo fermare anche Verstappen, e mantenendolo così davanti al finlandese.

Ma Hamilton, tornato al comando, e seppur in preda al blister, sembra non volersi fermare, e inizia un conciliabolo con il suo ingegnere di pista, il quale riesce a convincerlo a fermarsi a 10 giri dalla fine. All’uscita si ritrova dietro a Leclerc, il quale, nel frattempo, si è avvicinato a meno di 2 secondi da Bottas.

Lewis impiega pochissimo a raggiungere Charles, e lo supera in maniera imperiosa buttandosi alla caccia del compagno di squadra, che riuscirà a superare a 2 giri dalla fine. Ma Verstappen è ormai irraggiugibile.

La gara si conclude così con la nona vittoria di Verstappen, davanti ad Hamilton e  Bottas, con le gomme nuovamente malconce, e ad un sorprendente Leclerc (considerata la SF1000). Al quinto posto Albon, arrivato ancora una volta molto distante dal compagno di squadra, al sesto Stroll seguito dal rientrante Hulkenberg, al quale è stata appioppata una incomprensibile terza sosta a pochi giri dalla fine. A chiudere la zona punti Ocon, Norris e Kvyat.

Gara al di sotto delle aspettative per Gasly e Sainz, ma soprattutto per Vettel e Ricciardo, entrambi autori di errori di guida da principianti.

Aspettative rispettate invece per Haas, Williams e Alfa Romeo, buone solo per far numero.

Fra una sola settimana si corre a Barcellona. Oggi si è visto che la Mercedes può andare in difficoltà anche in pista, dopo che, venerdì, è stata messa in difficoltà dalla sentenza contro la Racing Point, che ha alimentato i sospetti di complicità da parte dei tedeschi i quali, secondo Binotto, “avrebbero passato i compiti”. Con Wolff sempre più polemico per via del Patto della Concordia, non ci sarebbe da stupirsi troppo se nelle prossime gare Pirelli alzasse sistematicamente le pressioni. Potrebbe essere il modo per far sudare un po’ ad Hamilton l’eguagliare gli ultimi 2 record che ancora detiene Schumacher (quello del numero totale di podi l’ha eguagliato oggi). C’è da giurare che l’idea non dispiacerebbe nemmeno a Lewis.

P.S. Correva l’anno 1991, e un Prost delusissimo dall’aver corso tutta la stagione con una vettura buona giusto per il quinto posto, dietro Williams e McLaren, si lasciò scappare con i giornalisti qualche giudizio un po’ più tagliente del solito, che fu ovviamente esagerato e costituì la scusa per allontanarlo all’istante. Oggi qualcuno ha paragonato le dichiarazioni di post-gara di Vettel a quelle del Professore, ma ci sono alcune importanti differenze: il francese non faceva errori quasi ad ogni gara (a parte lo scivolone nel giro di ricognizione ad Imola), e, soprattutto, non aveva il suo compagno di squadra che correva in un’altra categoria. E, inoltre, non voleva abbandonare la Ferrari, ma stava cercando di tenerla insieme. Sebastian, invece, sembra sempre più un corpo estraneo, e, potrebbe non essere da escludere una sostituzione anticipata. Sperando che il sostituto non sia Giovinazzi, le cui prospettive sarebbero più o meno le stesse di Capelli all’epoca.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

FORMULA 1 70th ANNIVERSARY GRAND PRIX 2020

Consegnato agli annali il GP di Gran Bretagna 2020, la F1 si ritrova a festeggiare i suoi 70 anni ancora sul tracciato di Silverstone così come nel 1950. Allora a tagliare per primo il traguardo, dopo i 70 giri del Gran Premio, fu Nino Farina su una delle Alfa Romeo “Alfetta” Tipo 158 al via, guidate inoltre da piloti d’eccezione come Juan Manuel Fangio, Luigi Fagioli e Reg Parnell. Il weekend fu caratterizzato da un incredibile dominio: quattro Alfa nei primi quattro posti. In gara solo uno sfortunato guasto alla lubrificazione del motore della vettura di Fangio non permise all’Alfa di confermare il poker delle qualifiche. Nino Farina inoltre realizzò anche il giro veloce della gara compiendo così anche il primo hat trick della storia della F1.

Comparazione tra il 1950 e il 2020. Grazie a Pirelli per l’immagine

Dopo 70 anni la F1 è cambiata nella forma, nella grandezza, nelle performance, nella sicurezza ma non certamente nella sostanza: c’è sempre un team che domina incontrastato, oggi la Mercedes, la quale, tra l’altro, nonostante i regolamenti non permettano di portare più di due vetture come agli albori, ha in pista in questo 2020 quattro vetture quasi come l’Alfa Romeo in quel 13 maggio del 1950. Un’altra cosa è certamente cambiata: la carica emotiva degli appassionati per i Gran Premi di questa stagione non è più così grande come (immagino) nel 1950: colpa del coronavirus, colpa di un campionato stravolto nel numero e nelle tappe, colpa dell’assenza dei tifosi nelle tribune, colpa di un dominio anglo-teutonico che non solo non si arresta ma continua ad accrescersi sia nelle prestazioni sia nel potere politico.

2020 British Grand Prix, Saturday – Copyright: © LAT Images for Mercedes-Benz Grand Prix Ltd

Finora la W11 si è mostrata, nel confronto con i competitors, la miglior vettura in assoluto: aerodinamica, motore, telaio, tutto. Tanto da far scomparire (unica nota positiva) la tanto amata (sic) “classifica dei telai” che per anni ha accompagnato le discussioni nei bar tra competenti appassionati al decimo shot di superalcolico in compagnia (immagino per dimenticare) oppure in qualche rinomato blog i cui frequentatori, ipotizzo, sono gli stessi. In ogni caso a Silverstone, come da copione, la Mercedes ha martellato sia la concorrenza (tanto in qualifica quanto in gara) al ritmo di 1 secondo al giro, sia le gonadi dei Tifosi davanti alla TV (opinione personale), sia la carcassa delle Pirelli finché non hanno ceduto, regalando zero punti al “por’omo” Gualtiero (comunque fresco di rinnovo per il 2021) e la vittoria a Lewis, grazie anche ad uno spettacolare e fortunatissimo ultimo giro su tre ruote.

Hulkenberg su Racing Point. Grazie a FormulaPassion.it

Non pervenuta, invece, la copia-non copiata (grazie all’occhio sempre vigile del mitico Tomb) rosa, alle prese con tante sventure: Perez improvvisamente positivo al Covid-19 e quindi richiamato Hulkenberg ancora in pigiama (ma coi capelli sistemati) per una sessione al volo di simulatore e subito in pista per le FP; nemmeno il tempo di prendere coscienza di guidare finalmente una Mercedes che questa fa le bizze e non parte per il GP. Tutto in mano a Stroll che non va oltre il nono posto. Insomma, la “ferrarite” in questo weekend colpisce la Racing Point (futura “Aston Martin”) e aumentano le conferme che il “portatore” in terra albionica sia proprio Vettel, ormai prossimo all’annuncio grazie alla regia di Toto Wolff (che però non gli offre il posto in Mercedes, furbacchione).

Brake Ducts. Grazie a motorsport.com

La Renault nel frattempo continua la sua battaglia alla Don Chisciotte, ora coadiuvata da un team sempre duro nelle battaglie politiche, cioè la Ferrari, contro la RP e la FIA per capire come si fa a copiare con una semplice macchina fotografica. Sotto pressione il DT Andy Green rivela che ha acquisito i progetti dei freni prima dell’ingresso di tali componenti all’interno dei “listed part”, acquistandoli prima del 2019, quindi in pieno rispetto del regolamento. Il problema è come copiare il resto ma, probabilmente in Mercedes c’erano i saldi di fine stagione.

GP GRAN BRETAGNA F1/2020 – VENERDÌ 31/07/2020 credit: Scuderia Ferrari Press Office

Parlando di Ferrari, possiamo dire che è ufficialmente iniziata la (pre) stagione dei test in pista. La SF1000 si presenta completamente scarica con le ali di Monza per sopravvivere a metà classifica e, nello stesso tempo, provare a capire qualcosa della nuova filosofia aerodinamica che dovranno necessariamente seguire per il 2021. Ormai il rake, secondo la FIA, non va più di moda e Ferrari (e Red Bull) devono farsene una ragione. La prima sembra averlo capito, la seconda decide di iniziare con la tiritera dei sospetti verso gli italiani (rei di essere stati ad un solo decimo in qualifica) anziché rendersi conto che i regolamenti cambiano ancora ma non nel senso giusto. Masochisti.

La SF1000 al filming day. Foto motorsport.it

In Ferrari, tra un weekend e l’altro, hanno svolto anche un filming day (senza novità sulla vettura) per continuare a provare qualche setup e (magari) trovarne uno buono per Vettel. Come sappiamo ormai da anni, al tedesco non piacciono le vetture scariche, instabili e lente mentre al suo compagno sì (sic), tanto da ottenere un miracoloso quarto posto in qualifica e podio in gara, ricordandomi l’Asturiano del quinquennio 2010-2014 quando era alle prese con vetture simili alla SF1000. Se si aggiunge anche l’aver girato pochissimo in Prova Libera per alterne sventure e gomme Soft in partenza, si spiega l’opaca prestazione. C’è chi ha gridato al complotto, per fortuna smentito dallo stesso Vettel grazie alla sua proverbiale onestà. Si sa, purtroppo non tutti i piloti hanno i tifosi (per fortuna solo alcuni) che si meritano.

Foto REUTERS

McLaren, nonostante la foratura per Sainz, anche a Silverstone si conferma in lotta con Renault e Ferrari per il centro gruppo. E per questo GP nomina Paul di Resta come eventuale sostituto nel caso in cui uno dei titolari risulti positivo al Covid. Non certo una scelta come quella di RP, ma è poco probabile comunque che ci sia un nuovo positivo senza trasferte.

Menzione speciale per la Williams, 12esima con Russell e 15esima con Latifi, in lotta con la Haas e Alfa Romeo. Le due motorizzate Ferrari ormai sono stabilmente nel nuovo gruppo che lotta per il Q2 e non si vedono speranze per il futuro, nonostante Kimi sottolinei come basti un setup azzeccato per essere più avanti. Mica poco.

Foto F1.com

Nota tecnica riguardo la pista: a seguito delle numerose forature di domenica scorsa (che a Silverstone iniziano a diventare frequenti), la Pirelli ha dichiarato che è avvenuto per varie concause: un utilizzo eccessivo delle mescole da parte dei team e un interessante particolare: il cordolo in uscita dalle Becketts, quello che dalla 13 porta alla 14, è stato accorciato quest’anno e diversi piloti erano orientati a toccare la ghiaia. Per questo motivo il circuito di Silverstone si è messo all’opera per modificare il cordolo in vista del prossimo weekend, tornando alla configurazione 2019 e quindi allungandolo così da prevenire problemi analoghi. Le mescole più soffici (C2-C3-C4), però, non saranno d’aiuto in questo senso: i team dovranno necessariamente fare più soste. Saranno disposti?

Chris Ammirabile