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JORGE LORENZO MOTOGP LEGEND

Jorge Lorenzo viene nominato “MotoGP Legend” entrando in una cerchia ristretta di Piloti capaci di fregiarsi di tale titolo.

Con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia il maiorchino, 5 volte Campione del Mondo, scrive il suo nome sul muro al fianco di Piloti del calibro di Hailwood, Agostini, Schwantz, Lawson, Rossi e Stoner…

La mente vola veloce ai primi anni del 2000, avevo 13 anni e ricordo il mio Mbk Booster nero opaco. Non mi piaceva, volevo qualcosa di diverso. Dal meccanico del mio paesello di montagna, rivenditore Piaggio, capeggiava un poster con un Pilota della 125 in piega col numero 48 . Il mio Booster divenne rosso fuoco, con quel piccolo cupolino (cupolino? Ma dove?) colorato di verde e sopra un numero bianco, il 48.

Centinaia di podi, decine di vittorie e pole position, tante imprese, alcune addirittura epiche, tante battaglie vinte e perse contro i Piloti più forti del Pianeta. Lui li ha battuti tutti, lui ha vinto il Titolo Mondiale in faccia a Valentino Rossi, in faccia a Casey Stoner, in faccia a Dani Pedrosa, in faccia a Marc Marquez. Trovatene un altro così…

Eppure… la mente vola via a quel giorno. Se dovessi scegliere un fotogramma della mia vita basata sul ricordo di questo Campione, io ce l’ho ben chiaro. La moto di traverso, pinza fortissimo e più tardi, la forcella a pacco ed il posteriore che sbacchetta. Lui entra lo stesso, linea perfetta che non ammette repliche. Va via, un ultimo giro capolavoro e si prende la vittoria davanti al rivale che lo avevo surclassato in quegli anni. Probabilmente lo ricorderemo come l’unico in grado di battere Marquez nel corpo a corpo con due moto diametralmente opposte, una Yamaha M1 ed una Ducati GP18… Quel giorno in Austria, Giorgio trionfò dove altri fallirono. Quel giorno divenne una “MotoGP Legend”…

Probabilmente uno dei pochi Piloti, all’interno di un paddock devoto al politicamente corretto, a dire sempre ciò che pensava realmente e non a dire quello che il pubblico voleva sentirsi dire. Manchi caro Giorgio, grazie e goditi questo riconoscimento meritato.

 

“I’m not a great rider, I’m a Champion.”

https://twitter.com/MotoGP/status/1520444032635314185?t=Yt_iwillR-T8Wd_Kt8ZILA&s=19

Francky

 

 

DUCATI E IL REBUS PILOTI 2021

Come nel gioco delle sedie , la fine delle trattative per l’ingaggio dei piloti per la stagione 2021 ha visto la Ducati fare la figura di quello che, finita la  musica, rimane senza una sedia dove sedersi e finisce con le terga sul pavimento.

Hanno provato a ingaggiare i piloti più ambiti del mondiale in scadenza di contratto, ovvero quasi tutti quelli dei top team ad esclusione di Rossi, sul quale, francamente a Borgo Panigale hanno già dato abbastanza…

Dato per scontata (pre coronavirus…) la partenza di Dovizioso e di un Petrucci che poco ha convinto nel 2019 , il rifiuto dei vari Marquez, Vinales, Quartararo fino ad arrivare a Rins hanno costretto il management Ducati a confrontarsi con lo spettro di un 2021 senza un pilota top da far sedere sulla propria moto.

immagine da oasport.it

Una prospettiva piuttosto inquietante per un team che negli ultimi 4 anni ha vinto più GP di Yamaha ed è stato il più ostico avversario della Honda.

Come si è arrivati a questa situazione? A mio parere per tre diversi motivi:

  • il management Ducati si è dovuto confrontare con una riduzione del budget riservato ai piloti a causa dell’abbandono dello sponsor  TIM a partire dal 2018.
  • Il trattamento di Lorenzo da parte dei vertici della Ducati Corse non è stato proprio rassicurante nei confronti dei piloti che pensavano di accasarsi a Borgo Panigale, e prima di lui ci sono stati i “casi” Stoner, Capirossi, Rossi, Melandri…
  • La Ducati, nonostante la “cura Dall’Igna” resta una moto che è difficile da portare alla vittoria e complessa da gestire, come il caso Lorenzo ha insegnato.

Mentre il primo punto può essere più o meno facilmente superabile, dato l’interesse piuttosto concreto per Marquez a cui è stato presumibilmente offerto un contratto adeguato al suo status attuale, gli altri due punti sono elementi dissuasivi che hanno scoraggiato molti di quei piloti che hanno pensato di avere più da perdere invece che guadagnare dall’approdo in Ducati.

Nessun pilota attualmente al vertice della motoGP vuole fare la “fine” di Rossi o Lorenzo che hanno incontrato enormi difficoltà ad adattare il proprio stile di guida alla Desmosedici.

immagine da amotomio.it

A questo si aggiunge il fatto che, storicamente, in Ducati è più importante la moto che il pilota, un pò come succede sull’altra rossa che sta di casa a Maranello e ha due ruote in più. Considerando l’ego (giustamente) ipertrofico di uomini che rischiano andando a 300 km/h su due ruote, il fatto di non essere presi nella giusta considerazione non è certo un fattore attrattivo per chi volesse affrontare la sfida Ducati.

Risultato? Difficoltà a troveare sostituti adeguati a Dovizioso al termine di un ciclo piuttosto lungo in Ducati, un Petrucci che nonostante la vittoria al Mugello ha deluso le aspettative, Bagnaia che ha avuto enormi difficoltà ad adattarsi alla moto nel 2019 e un MIller, veloce, temerario ma incostante in gara e con una spiccata tendenza all’errore.  I piloti del team privato Avintia hanno ancora meno voce in capitolo trattandosi di Rabat e di un Zarco che non ha potuto far vedere se in grado di tornare ad essere un pilota di livello in sella a Ducati.

L’incertezza legata al Coronavirus potrebbe offrire un assist involontario a Ducati portando al rinnovo di Dovizioso almeno per un altro anno (2021 ndr). Per Petrucci la situazione è più complessa perchè il pilota umbro davvero non ha convinto al suo primo anno sulla Desmo ufficiale e  potrebbe vedersi scavalcato da un MIller che, nonostante una certa incostanza di rendimento, è più giovane di 5 anni e con un potenziale superiore.

Ciabatti, direttore sportivo Ducati Corse, ha recentemente dichiarato che nel mirino ci sono tre piloti giovani, Baldassarri, Bastianini e lo spagnolo Martin. E non ha del tutto escluso un eventuale (ma speriamo anche di no…) ritorno di fiamma con Andrea Iannone.

Insomma nulla fa pensare che per il 2021 (o 2022 dato che questo 2020 sarà praticamente nullo) in Ducati arrivi un “pesce grosso” ma che anzi, escluso Dovizioso che rimane una garanzia, gli altri pretendenti alle Desmo che contano non sembrano avere il pedigree di quelli che possono portare la Ducati alla vittoria.

Verrebbe da pensare che ai vertici Ducati non interessi più di tanto vincere di nuovo il titolo in MotoGP quanto alimentare l’idea che Ducati sia una moto non per tutti, “bella e impossibile” e che abbia sempre e comunque un’importanza superiore a qualsiasi pilota la possa guidare.

immagine da cuoredesmo.com

Da un certo punto di vista se lo possono anche permettere: Ducati non ha mai venduto e fatturato come in questo periodo storico,con la V4 Panigale top seller nella categoria delle sportive e un marchio sempre in crescita e di tendenza tra gli appassionati.

D’altronde il dna Ducati piuttosto intransigente è ben radicato, considerando che lo stesso Ing. Preziosi, “padre” della Gp7 iridata, ebbe modo di dichiarare che per chi progetta la moto l’imperativo è raggiungere sempre e comunque il top delle prestazioni e della velocità potenziale della moto, e che la guidabilità della stessa è solo un problema del pilota e non deve essere un cruccio per chi la progetta.

Considerando la situazione attuale, tutto fa supporre che solo l’arrivo di un pilota come l’attuale Marquez potrebbe riportare la Ducati al vertice. Per lo spagnolo sarebbe una bella sfida, vincere con una moto così iconica e che non sia una Honda ma evidentemente qualcosa, oltre al tappeto rosso srotolato da Honda ai suoi piedi, lo ha fatto desistere. Scommettiamo cosa possa essere stato?

*immagine in evidenza da sport.sky.it

Rocco Alessandro

LA TOP 10 DEL DECENNIO. IL 2010-2019 DELLA MOTOGP

Si chiude un altro decennio in MotoGP.  Si chiude nel segno del cambiamento, quel cambiamento partito nel 2009 (fornitura unica degli pneumatici, il “monogomma”) che di fatto ha livellato  non di poco il Mondiale. Quello fu il primo di una serie di “piccoli passi” che hanno portato a stagioni di MotoGP con gare tirate sino all’ultima curva e con distacchi davvero risicati tra il vincitore ed il secondo.

È tempo di tirare le somme ed andare ad analizzare chi, nel corso di questo decennio ha lasciato un segno tangibile sulla storia della categoria Regina.

Colgo l’occasione per ringraziare dal primo all’ultimo Pilota che hanno dato il 110% in ogni gara, in ogni sessione di prova ed in ogni test. Si estende il mio grazie anche a tutti coloro che lavorano dietro le quinte…

A tutti loro va il grazie degli appassionati del Motorsport.

Se per le prime posizioni di questa Top10 è stato abbastanza “facile”, la difficoltà maggiori sono emerse nella seconda metà della classifica e sopratutto chi lasciare, a mio modesto parere di appassionato, fuori da questa personalissima classifica. Penso a Marco Simoncelli inanzitutto, che non ha avuto il “tempo” di dimostrare in pieno il suo potenziale ed il cui ricordi vive in tutti noi. Penso a Ben Spies che stregó tutti nel giro di pochi GP, ad Andrea Iannone che riportò la vittoria a Borgo Panigale ben 5 anni dopo Stoner, oppure a quel matto Australiano di Jack Miller capace di passare direttamente dalla Moto3 alla MotoGP.

Andiamo adesso a scoprire le 10 posizioni di questo decennio.

10^ POSIZIONE

FABIO QUARTARARO – Si proprio lui. Perché? Semplice. Trovatemi un altro che abbia messo a ferro e fuoco il paddock salendo su una moto clienti (M1 bistrattata dal Team Ufficiale nel 2018). Risposta? NON ESISTE. Anzi è esistito ma bisogna tornare indietro di 21 anni ed a quella gara a Suzuka del 1998 della classe 500.  Il Diablo ha conquistato 6 pole positions e ben 7 podi, solamente la vittoria gli è mancata. Certamente è il futuro della categoria.

9^ POSIZIONE

ALEX RINS – Un altro pezzo pregiato del futuro della categoria. In 3 anni di MotoGP ha collezionato 2 vittorie ed 8 podi riportando la Suzuki nella parte alta della classifica. Un Pilota che ha fatto della costanza e della crescita “step by step” un cavallo di battaglia. Pilota che non ha mai disdegnato la bagarre e le carenate, Assen 2018 vi ricorda niente? Merita un posto in questa Top10.

8^ POSIZIONE

CAL CRUTCHLOW – Il Re degli Indipendenti. Il britannico ha disputato 9 stagioni in MotoGP avendo gareggiato sempre con Team indipendenti (ad eccezione del disastroso anno nel Team Ufficiale Ducati) ottenendo ben 3 vittorie, 19 podi, 4 pole position e 4 giri veloci in gara. È uno dei pochi Piloti ad aver trionfato in una gara della MotoGP e del Mondiale SBK (doppietta nel 2010 a Silverstone su R1 davanti in entrambe le manche ad un certo Jonathan Rea…). Un Pilota senza peli sulla lingua che ha certamente infiammato paddock e tribune.

7^ POSIZIONE

MAVERICK VINALES – Top Gun entra di diritto nella Top10 di questa decade.  7 vittorie, 23 podi, 9 pole e 9 giri veloci dopo 5 stagioni nella classe Regina. Dopo un 2015 di apprendistato sia per lui che per la rientrante Suzuki (si ritirò dalle corse a fine 2011), nel 2016 riportò la casa di Hamamatsu sul gradino più alto del podio vincendo una spettacolare gara a Silverstone, regalando alla Suzuki la vittoria dopo ben 9 anni da quella di Vermulen a LeMans. Incredibile il suo passaggio alla Yamaha M1 con la quale, al primo anno riuscì a salire sul podio finale mettendo dietro il più blasonato Valentino Rossi. Insieme a Quatararo e Rins sarà uno dei prinipali protagonisti della prossima decade.

6^ POSIZIONE

ANDREA DOVIZIOSO- Il Dovi entra di diritto nella Top10 essendo stato il Pilota Italiano più vincente in questo decennio. Ben 13 vittorie, 58 podi, 7 pole e 11 giri veloci. É il Pilota che ha battuto più spesso Marc Marquez all’ultima curva, vincendo alcuni GP epici. A memoria il più bello è quello di Motegi, in Giappone, sotto una pioggia battente che ha tenuto gli appassionati incollati alla TV. Il Titolo Mondiale è  l’unica cosa che é veramente mancata al Dovi in questo decennio, avendo avuto il pregio di cucirsi addosso una moto col tempo ed il duro lavoro, risollevandola dalla situazione disastrosa del biennio 2011-2012.

5^ POSIZIONE

VALENTINO ROSSI – Qualcuno potrebbe chiedersi “Perché davanti al Dovi se ha vinto di meno!?!” Semplice… a 39 anni salire sul podio del Mondiale non è da tutti. In queste 10 stagioni ha ottenuto 12 vittorie (-1 da Dovi), 70 podi (+12 su Dovi), 7 pole (= Dovi) e 13 giri veloci (+2 su Dovi). Ha chiuso ben 5 volte sul podio Mondiale in 10 anni e nel triennio 2014-15-16 si è classificato al 2° posto nel Mondiale. Ha regalato vittorie memorabili (Misano 2014 e Barcellona 2016 su tutte), mentre negli ultimi tre anni ha faticato molto. Sicuramente è stato uno dei protagonisti di questo decennio dopo aver monopolizzato il precedente.

4^ POSIZIONE

DANIEL PEDROSA – Ai piedi del podio il più forte Pilota ad aver corso nella classe Regina a non aver vinto il Titolo Mondiale più ambito. Vuoi per il fisico minuto, vuoi per la tanta sfortuna, vuoi il destino ma…. in questo decennio ha corso 9 stagioni e vinto ben 23 GP, 74 podi, 18 pole e 30 giri veloci in gara. Ha regalato emozioni infinite generando un amore profondo per il suo personaggio, quasi fosse un fumetto… Uno stile di guida unico e bellissimo da apprezzare che entra di diritto nella storia del motociclismo.

3^ POSIZIONE

CASEY STONER – Il canguro mannaro ha corso solamente 3 stagioni in MotoGP prima del suo ritiro a soli 27 anni. Vincitore del Titolo Mondiale nel 2011 al suo primo anno sulla Honda ufficiale, ha trionfato in 18 GP, 35 podi, 21 pole e 12 giri veloci in gara. Onestamente non trovo le parole giuste per descrivere Casey, il rammarico per quanto avrebbe potuto dare al nostro sport è altissimo. Sopratutto quanto sarebbe stato bello vedere un confronto diretto con Marc Marquez… Entra di diritto sul podio della TOP10 del decennio.

2^ POSIZIONE

JORGE LORENZO – Il Magnifico ha vinto 3 dei 10 Mondiali disputati (2010-2012-2015) vincendo ben 42 GP, 96 podi, 34 pole e 25 giri veloci. La sensazione è che sia stato l’unico veramente in grado di impensierire Marc Marquez, il più temuto in assoluto da quest’ultimo. Ha dominato la prima parte del decennio vincendo 3 Mondiali nelle prime 6 edizioni salvo rallentare la sua corsa al Titolo quando, nel 2017, cambiò squadra andando nel Team Ufficiale Ducati. Memorabile la sua affermazione al Mugello nel 2018 (in foto) e sopratutto al Red Bull Ring in Austria con un duello corpo a corpo negli ultimi 10 giri con Marc Marquez. La scellerata scelta di Ducati e Lorenzo di separarsi e l’anno in Honda HRC hanno lasciato tantissimi rimpianti…

1^ POSIZIONE – RE DEL DECENNIO👑

Marc Marquez nella celebre “salvata” del GP di Valencia nel 2017.

MARC MARQUEZ – 6 Titoli Mondiali,127 GP disputati, 56 vittorie (44%), 95 podi (75%), 62 pole (49%) 56 giri veloci in gara (44%). SERVE ALTRO⁉️⁉️⁉️ 

Si serve altro. Ha riscritto la storia di questo sport come mai nessun altro in tempi recenti.

Ha vinto il Titolo Mondiale all’esordio nella categoria ed ha alzato l’asticella ad un livello altissimo per chiunque. È riuscito ha creare un modo per salvare un scivolata rialzando la moto con l’ausilio di gomito e ginocchio. Il tutto condito da una serenità disarmante fuori la pista salvo poi diventare uno spietato killer in pista.

Ha vinto il Mondiale il condizioni di inferiorità di moto, su tutte le annate 2016 e 2017. È stato l’assoluto dominatore di questo decennio. Il mese di febbraio, all’inizio del nuovo decennio (2020-2029) compirà 27 anni….. Tra 10 anni sarà in testa a questa stessa classifica⁉️

Ai posteri l’ardua sentenza.

https://twitter.com/AngyFra89/status/1212737194844139520?s=19

 

Francky Longo.

 

 

(Foto tratte dal sito motogp.com)

P.S. Foto in copertina dedicata al più grande rimpianto di questo decennio…

 

 

 

SPERIAMO SIA SOLO UN ARRIVEDERCI JL99

 

Jorge Lorenzo “porfuera”.

….non trovo le parole…. Perderlo dalla griglia dopo oltre quindici anni mi sembra inverosimile…. Ricordo quel ragazzino perennemente imbronciato che nella “due e mezzo” spesso partiva attardato ma poi rimontava alla grande nella seconda parte di gara lasciando agli altri le briciole dopo essersi scornati ad inizio gara.

Sarò onesto e dico che in quel periodo non mi era simpatico perché batteva le nostre speranze future delle classi minori. E non mi era simpatico neanche dopo, quando faceva le sue scenette post vittoria al punto di rischiar di lasciarci le piume annegato nel laghetto. Ma come ben sapete ho un rapporto tutto mio con le scenette…

Cominciai ad amarlo quando da sbarbatello fu lanciato nel box Yamaha a fianco dello squalo: mi faceva tenerezza, mandato nell’arena come un gladiatore che avrebbe potuto e dovuto soccombere. Ed invece no, tenace e duro come il diamante è uscito a testa alta dal confronto, battagliando ad armi pari sia con Rossi che con Stoner che con il fenomeno Marquez. Tante le gioie, tante le vittorie che mi hanno fatto alzare dal divano. Una su tutte quella del Mugello 2018 che pareva fosse l’uscita dal tunnel e che poi invece si è rivelata l’inizio della fine.
Ho sempre apprezzato il suo essere franco e schietto, quando non le mandava a dire a nessuno perchè è l’unico modo di comunicare che conosco anche io. Pochi sanno i retroscena del periodo complicato che fu costretto a vivere quando si separò da Amatrain, ed ancora una volta in quell’occasione mostrò il suo carattere e la forza d’animo del guerriero senza che tutte le tensioni minassero il suo rendimento in pista. Ma fu dura, perché quando un pilota arriva a cambiare il numero sulla moto (aveva il 48) vuol dire che il momento è stato davvero segnante.

Non riesco ad aggiungere alto, perché ne sento già la mancanza in pista e non riesco a trovare le parole adatte se non un GRAZIE grande come una casa ed un CI MANCHERAI grande come un quartiere.


immagine tratta dal sito mcnews.com.au

PS:
Spero di rimangiarmi queste parole nel 2021….. Sognare è gratis e nessuno me lo può vietare.

Salvatore Valerioti

 

“MAI DIRE MAI” cit. Jorge Lorenzo Guerrero

Giro d’onore al Tourist Trophy del 2010 su Yamaha R1 per Jorge Lorenzo

Non mi dilungherò. La tristezza  è tanta.

Pochi giorni fa parlai del “muro”
Quel muro che tante volte Giorgio ha eretto nella sua carriera dopo averlo disfatto per il puro piacere di ricostruirlo meglio, quasi fosse un’artista alla corte dei Medici.
Ed in effetti lui è un’artista alla corte dei Medici… incantando il mondo intero in particolare nella pista del Mugello, nella terra degli Artisti.

“Sei stato una fonte d’ispirazione per alcune mie battaglie personali, che recentemente ho vinto e delle quali orgoglioso mostro al mondo non preoccupandomi delle eventuali cicatrici”
(Oggi applaudeva rendendo omaggio al tuo addio)

Mi duole troppo ripercorrere la sua carriera in queste ore e non lo farò, il pensiero va all’essere “Jorge Lorenzo”.

Essere come lui vuol dire essere una testa dura che non si arrende mai, vuol dire essere antipatico perché non usa una maschera “Pirandelliana” bensì fa trasparire sempre il suo vero volto, vuol dire essere uno Spartano… rude, perennemente incazzato col nemico e dolce con la sua lancia nel maneggiarla e scagliarla verso l’obiettivo.

Anche io sono Jorge Lorenzo.
Ognuno di noi è Jorge Lorenzo.

Grazie e Addio Giorgio, anzi arrivederci e…. Mai dire Mai😈

Francky Longo

Foto presa da Sweet Press

Jorge, che diamine mi combini?

Sei sempre stato quel pilota e personaggio che, un giorno mi stai simpatico e un giorno ti vorrei dir di tutto…

…poi bastava vederti salire in sella, assistere al talento dei grandi campioni, di quelli che ne nascon pochi…

…non potevo amarti quando riuscivi a battere Vale, ma potrò ricordare almeno 2 stagioni da favola, con la lotta fra voi due…

…farmi provare totale ammirazione quando montavi in sella anche con le gambe rotte o 36 ore dopo un operazione chirurgica…

…ho creduto che anche questa volta ci saresti riuscito, uscendo da quel filotto d’infinite cadute e danni fisici, come hai sempre saputo fare, mosso da quella voglia e certezza di essere uno tosto, che sa battere tutti quelli presenti in griglia…

…nel mio cuore spero sia solo un arrivederci, in attesa di rivedere in pista, UN CAMPIONE!!!

Grazie Jorge…

Ps nel 2020 avrei voluto rivederti al WDW e dirti ancora, SEI UN GRANDE!!!

Saluti Davide_QV

IL MURO DI JORGE LORENZO – La missione che sembra impossibile

 

Non guardare il muro li dietro.

È immenso, mastodontico e quasi impensabile da costruire. Oggi è una delle pietre miliari del circus della MotoGP.

Non guardare il muro ma guarda ogni singolo mattone, ogni singola pietra posata, ognuna di esse ha una storia, ognuna di esse rappresenta un sacrificio, una sconfitta, una vittoria. Se alla fine riuscirai a concentrarti su ogni singola pietra potrai costruire anche tu quel muro.

Ognuno di noi costruisce quel muro, ognuno di noi lo ha eretto e buttato giù nel corso degli anni facendo semplicemente la scelta sbagliata.

Proprio tu che stai leggendo in questo momento stai cercando di posare una pietra.

Quel muro è la Vita.

Guardando Jorge Lorenzo ripenso al muro di Aragon.  A quante volte lo ha costruito, a quante volte lo ha buttato giù, a quante volte lo ha ricostruito.

Una battaglia eterna la sua carriera, contro i tanti infortuni, contro i compagni Team il cui nome farebbe tremare le gambe a chiunque, contro se stesso.

Passeggiando per il circuito di Aragon, in questo 2019, quel muro sembra essere svanito. Al suo posto una piccola fila di mattoncini, molto bassa quasi inesistente.  Jorge sta tentando di ricostruire quel muro dopo averlo eretto al Mugello e buttato giù nel post gara.

Era riuscito nell’impresa in cui tanti avevano fallito (Vincere in Ducati in poco più di un anno) ed a fine gara aveva annunciato la firma con la Honda HRC per il biennio 2019-2020.

La scelta di ricostruirlo per l’ennesima volta è ardua, quasi impossibile ma la storia di questo ragazzo ci insegna che non ha paura di nulla.

Non ebbe paura nel 2008 quando si ritrovò, separato da un vero muro, nel box con Valentino Rossi. Non ebbe paura quando dopo il pauroso incidente di Shanghai si ritrovo a correre il GP seguente, quello di Francia a LeMans, con le caviglie rotte arrivando 2° al traguardo.

 

 

Jorge all’arrivo al parco chiuso del GP di Francia 2008 – Immagine tratta dal sito Crash Nell’ultimo anno giustamente in tanti si sono interessati alle vicende del maiorchino, un Campione come lui (non un ottimo Pilota) non può permettersi questi risultati.Tanti ne invocano il ritiro, tanti gridano allo scandalo per il divario (a mio avviso imbarazzante) con il compagno di Team e gli altri Piloti che guidano una Honda. Molti sopratutto in Italia come al solito, se ad altri trovano mille giustificazioni cambiando versione tra un caffè ed un aperitivo, a lui non perdonano nulla.

 

Come dico sempre la pista è l’unica cosa che conta realmente, è l’unica “entità” che può permettersi di parlare. La pista ci dice che Jorge è lento, troppo lento al momento.

La pista dice anche altro. Ci dice che gli ultimi 10 mesi, da quella maledetta curva di Aragon la costruzione del muro di Jorge si è fermata. Un calvario più unico che raro…

  • Highside GP di Aragon 2018, con un suo errore alla prima curva, frattura della caviglia.
  • Highside GP di Thailandia 2018, per un errore mai chiarito da parte di Ducati, frattura del polso.
  • Frattura dello scafoide in allenamento pochi giorni prima dei test di Sepang 2019.
  • Caduta nei test di Montmelò in Catalunya, con grave botta alla schiena.
  • Caduta GP si Olanda 2019 ad Assen, frattura di due vertebre ed il rischio di diventare come Waine Rainey.
FP1 del GP di Olanda ad Assen – Frattura di due vertebre per Jorge

I prossimi test di Valencia saranno fondamentali per capire quanto ancora Jorge Lorenzo possa dare al Motociclismo.

Indubbiamente ha dato tantissimo, ma la sfida che si presenta é quanto di più arduo ci possa essere perché nel box si ritrova il Pilota più forte di questi ultimi anni.

Non credo sia soltanto la sfida di Jorge, questa a mio modestissimo parere è la sfida degli ingegneri HRC che faranno di tutto per dare una moto che si leghi anche alle caratteristiche di Piloti con una guida più dolce e fluida.

Loro che sono riusciti a creare una MotoGP adatta ad un “fantino” come Pedrosa vuoi non siano in grado di rendere più “guidabile” questa  moto⁉️

Il tempo ci dirà se Jorge Lorenzo ritornerà vincente, su questa moto o su un’altra oppure se sceglierà di fermarsi ma… statene pur certi continuerà a costruire quel muro per un’altra (forse ultima) volta.

Francky Longo

 

 

Immagine di sfondo tratta da Bikesportnews