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Hamilton e la Mercedes vincono di strategia (e di stratagemmi)

“O è deliberato o è incompetenza”. James Allison a proposito dello speronamento di Raikkonen ad Hamilton a Silverstone.
“Gli usano stratagemmi interessanti”. Lewis Hamilton a proposito dello stesso episodio.
“Noi non diamo mai team order”. Toto Wolff, lo ripete dal 2014.
“Il regolamento è stato infranto, ma non c’è stato nessun pericolo e ha chiesto scusa, quindi basta una reprimenda”. Charlie Whiting a proposito del rientro in pista di Hamilton ad Hockenheim.
“Kimi non ha subito danni dal contatto, quindi la penalità di 10 secondi era la soluzione più giusta”. Spiegazione FIA della penalità a Raikkonen per il sopra citato episodio a Silverstone.

La coerenza non è un requisito richiesto per vincere in F1. Anzi, è una caratteristica che è proprio meglio non avere. Del resto, solo gli stupidi non cambiano idea, ed è sempre bene adattare le proprie, di  idee, alla situazione contingente.
Cosa che in Mercedes sanno fare molto bene. E. probabilmente, la FIA, che ha nella Mercedes stessa un partner importantissimo, lo sa fare altrettanto bene, specialmente quando c’è il presidente della suddetta casa automobilistica a prendersi lo champagne sul podio ad Hockenheim. Come fare altrimenti?

Questa premessa al commento della gara di oggi è doverosa, ma non deve essere vista come una scusante per la Ferrari. Perchè obbiettivamente a Maranello sono bravissimi a complicarsi la vita da soli, riuscendo sempre a sbagliare qualcosa, e lo fanno in particolar modo quando sono più forti degli avversari.

Ma andiamo con ordine. Le prove libere in terra magiara avevano stabilito in modo inequivocabile che l’Hungaroring è una pista Ferrari. Ma il meteo la pensava diversamente, e gli scrosci che si abbattono sul circuito durante Q2 e Q3 relegano le due rosse in seconda fila dietro le due Mercedes. Colpa del fatto che la Mercedes scalda di più le gomme, e se questo sull’asciutto crea blistering, sul bagnato le rende efficienti più velocemente. Sarà.

Quando piove la scelta delle gomme da usare alla partenza diventa libera, ed è grande la curiosità relativamente alle coperture che i primi 4 monteranno al via. La Ferrari decide per Sebastian Vettel una strategia diversa da quella degli altri, facendolo partire con la mescola soft, mentre gli altri 3 sono su ultra-soft. Segno che per Seb si punta sicuramente ad una strategia ad una sosta, rinunciando alla possibilità di sfruttare la partenza per passare davanti alle Mercedes, come accadde qualche anno fa.

Ed è esattamente così che vanno le cose. Al pronti-via, Hamilton e Bottas scattano bene, e Vettel riesce unicamente a passare davanti al compagno di squadra. A parte il ritiro di Verstappen per i soliti problemi meccanici (che l’olandese accoglie con una interminabile sfilza di parolacce urlate in radio), per i primi 20 giri non succede nulla. Fino a quando la Ferrari non decide di tentare l’undercut con Raikkonen, facendolo rientrare molto prima del previsto per montare gomma soft. Ma il pit-stop dura il doppio del solito, e il distacco da Bottas, che lo imita al giro successivo, aumenta notevolmente.

Altri 10 giri tranquilli, con Hamilton e Vettel primo e secondo a girare più o meno negli stessi tempi, e anche Lewis rientra ai box per montare la gomma soft. A quel punto dovrà fare ben 45 giri su quella mescola, se vorrà arrivare in fondo senza una seconda sosta. Tanti, considerando il fatto che, in teoria, le alte temperature ritornate sul circuito fanno soffrire più la W09 rispetto alla SF71H.

E, infatti, dopo il cambio gomme Lewis inizia a girare più lento di Vettel, il quale continua a fare ottimi tempi fino a quando non si ritrova i doppiati sulla sua strada. Ciò accade attorno al giro 35, quando ha ampiamente la possibilità di fare la sosta e rientrare davanti a Bottas. Ma succedono due cose: i suddetti doppiati gli fanno perdere 5 secondi, e Bottas, che fino a quel momento era stato molto tranquillo, dovendo fare più di 50 giri con le soft, marca il giro più veloce. Il distacco fra i due crolla da 26 secondi a meno di 21. Il tempo necessario per cambiare le gomme è proprio di 21 secondi, Vettel rientra ma i meccanici sono ancora una volta più lenti del solito, e Seb esce dietro al finlandese. Subito dopo viene richiamato ai box anche Raikkonen, che si ritrova ben distanziato in quarta posizione.

A questo punto della gara si profila una doppietta Mercedes, anche perchè Vettel, nonostante gomme più nuove e più morbide, non riesce a stare vicino a Bottas. Trascorrono i giri, Hamilton è sempre comodamente primo, e il finlandese fa perfettamente ciò che gli è stato chiesto: rallentare le Ferrari. Fino a quando non se le ritrova dietro tutte e due, perchè Raikkonen, girando in aria libera e con gomme nuove, si accoda al compagno di squadra, e assieme a lui bracca il connazionale.

Il quale, in crisi con le gomme posteriori, fatica sempre più a difendersi, ed è poi costretto ad arrendersi quando Vettel lo supera all’esterno dopo il primo tornantino. Il tentativo di resistere è a dir poco patetico, perchè frena all’interno con la macchina metà sullo sporco e l’altra metà sul cordolo, va inevitabilmente lungo e tampona il tedesco, rompendo l’ala anteriore, ma fortunatamente non bucandogli la gomma. E perde anche la posizione su Raikkonen. Pochi giri più tardi, attaccato da Ricciardo per la quarta posizione, commette un altro errore colpendo violentemente la fiancata della Red Bull. Perderà definitivamente la quarta posizione all’ultimo giro, quando gli sarà chiesto al box di restituirla all’australiano.

Il GP finisce con Hamilton primo e Vettel autore dei suoi giri più veloci negli ultimi due, girando 3 secondi più rapido dei tempi che faceva dietro a Bottas. E dimostrando che se il box l’avesse richiamato il giro prima, e non avesse sbagliato il pit, probabilmente avremmo visto un duello di fuoco nel finale fra lui e Hamilton. Ma altrettanto probabilmente non sarebbe riuscito a superarlo.

Dietro i primi 5, con i soliti distacchi siderali, troviamo uno stupefacente Gasly con la Toro Rosso-Honda, il (quasi) sempre presente Magnussen, Alonso, cui la sua scarsissima vettura ha regalato un ottavo posto per il compleanno, Sainz, partito quinto e con ben altre aspirazioni, e Grosjean il cui sedile è sempre più traballante. Williams non pervenuta, così come, è il caso di dire “stranamente”, la Sauber.

E così Hamilton vince la seconda gara di seguito. Non solo, vince la seconda gara consecutiva nella quale non partiva come favorito, e con quella di Baku fanno 3. E questo è il leit motiv di queste prime 12 gare. La Ferrari è stata complessivamente più forte ma nella maggior parte dei gran premi non ha capitalizzato ciò che avrebbe potuto. Mentre la Mercedes ha sempre portato a casa il massimo se non di più. Tranne in Austria, l’unica gara assieme a Barcellona nella quale è sembrata realmente più forte della Ferrari.

Ora ci saranno 4, lunghissime, settimane di stop. Saranno utili alla Mercedes per risolvere i propri problemini e colmare il gap. E alla Ferrari per analizzare i tanti sprechi della prima parte della stagione.

Lo scorso anno le vacanze arrivarono con Vettel in testa al mondiale, dopo una prima parte dove, con una macchina inferiore, erano state sfruttate tutte le occasioni, tranne una, a Baku. Quest’anno è accaduto esattamente il contrario. E opposto potrebbe essere il risultato finale. Questo, almeno, è ciò che sperano i tifosi della rossa. Ma con l’Hamilton visto in queste ultime gare non c’è da stare troppo tranquilli.