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LE VERSIONI DI SELDON

Versione 1

Le modifiche apportate al regolamento, in special modo il taglio del fondo con conseguente perdita di downforce, e le modifiche alle ali, hanno permesso un livellamento delle prestazioni. Sembrerebbe per esempio che la Mercedes e la collegata concettuale Aston Martin, in virtù di un basso rake, abbiano avuto i maggiori problemi di compensazione, mentre la Red Bull, quella a più alto rake, si sarebbe adattata meglio recuperando molto se non tutto il gap che accusava nel 2020. Questo grazie anche ad una aumentata competitività dell’unità Honda che la equipaggia da un paio d’anni. Hamilton è sembrato finora l’unico a saper sfruttare in gara tutto ciò che la macchina offre, afflitta come è da problemi di inconsueta instabilità al posteriore solo parzialmente risolti rispetto ai test, così come la gestione delle gomme.

La Red Bull con Verstappen avrebbe potuto essere senza certi errori suoi e/o del team in vantaggio in classifica, denotando che la RB16B è candidata seriamente al titolo. Più indietro la McLaren, che già con l’unità Renault lo scorso anno pareva aver superato il tunnel imboccato nel 2013, si ritrova come una tra le più competitive, se non la più credibile, delle inseguitrici. La Ferrari, scontato quello che sembra essere stato un passaggio al Purgatorio, che a parere dello scrivente è stato autogestito come da accordi con la FIA, pare abbia rimesso in campo una PU degna di tal nome, arrivando a delle performance che a detta degli addetti ai lavori sono inspiegabilmente positive se relazionate al livello 2020. Il risultato, da qualunque parte lo si osservi, è quello di essersi temporaneamente issati dal 6° al 3° posto virtuale, in lotta con la McLaren.

Ritrovata guidabilità, trazione, velocità. Ma soprattutto è rientrato nella norma il drag che non permetteva di dare carico utile, dovendo alleggerire per avere un minimo di velocità sul rettilineo, e come conseguenza avere gomme da buttare dopo pochi giri. In questi primi gp della stagione abbiamo visto una vettura che è sufficientemente veloce sul dritto e molto efficace nei tratti più guidati. Il tutto con una buona gestione delle gomme. In prova Leclerc è sempre capace di regalare un minimo di brivido, segno che la vettura lo asseconda. Un salto qualitativo notevole figlio di progressi sia a livello aerodinamico, (ricordando che il telaio è rimasto quello della SF1000), sia soprattutto a livello di PU.

Leggermente più staccate l’eterna promessa Renault (pardon…. Alpine), la quale non beneficia del miglior Alonso, spesso battuto dal giovane Ocon. L’ outsider mancata Alpha Tauri, con Gasly non completamente a suo agio e Tsunoda al momento polemico e inconsistente. Sembrerebbe così che la lotta per il terzo posto finale riguardi solo Ferrari e McLaren, con la Ferrari attualmente più in forma, anche se di poco! Più Indietro la lotta è tra una migliorata Williams, la sconcertante Aston Martin, che attende il talento (attualmente assente) di Vettel per risollevarsi, e l’Alfa Romeo, con un Giovinazzi in crescita e un Kimi che alterna ottime prestazioni a discutibili distrazioni. Infine Haas, la quale non chiede e non promette niente, soprattutto se chi la guida è Mazepin. Dignitoso invece Schumi jr.

Stiamo per affrontare Montecarlo, una pista che ha sempre premiato vetture bilanciate e dotate di buona trazione. E naturalmente  piloti senza peli sullo stomaco. Con ancora negli occhi i sorpassi riusciti a Charles nel 2019 a Norris e Grosjean, (ma anche quello mancato a Hulckenberg), spero davvero in una gara meno noiosa del solito. Meglio un giorno da leoni che una stagione da…, tanto ci si gioca la coppa di legno. Almeno fatecela ricordare per qualcosa che merita.

In definitiva una stagione molto promettente dal punto di vista dello spettacolo prima della rivoluzione del 2022. I tecnici della Ferrari sembrano ora perfettamente in grado di portare sviluppi efficaci sia sulla SF21 sia sulla futura vettura per la prossima stagione, avendo perfettamente capito i problemi che affliggevano la SF1000, al netto della squalifica/punizione/retrocessione… in qualsiasi modo la si voglia chiamare. Sarà di nuovo una Ferrari da primo posto? Speriamo!

Versione 2

Le modifiche apportate al regolamento, in special modo il taglio del fondo e le modifiche alle ali, dovevano permettere un livellamento delle prestazioni. Era dato per certo che la Mercedes e la collegata concettuale Aston Martin, in virtù di un basso rake, avrebbero avuto i maggiori problemi di compensazione, mentre la Red Bull, quella a più alto rake, si sarebbe adattata meglio recuperando molto se non tutto il gap che accusava nel 2020. Questo grazie anche ad una aumentata competitività dell’unità Honda che la equipaggia da un paio d’anni.

In realtà sembra che Hamilton stia in questo scorcio sfruttando bene una Mercedes che, in cima alle due classifiche, offre prestazioni ottime, così come la gestione delle gomme e, semmai, ha un unico punto debole nel secondo pilota. A Barcellona sono stati solo un lontano ricordo i problemi al posteriore e l’incomprensione delle gomme patiti in Bahrain.

La Red Bull, partita benissimo aveva dato l’illusione di potersela giocare, anche se a fatica, su entrambe le classifiche, ma alla resa dei fatti pare oggi davvero al limite. Verstappen, su cui la squadra riversa ogni energia e sforzo, combatte contro un team e una vettura superiori, così come era già successo alla Ferrari nel 2018, che a onor del vero era davvero una vettura pari o superiore almeno fino a metà campionato. La Red Bull non pare a questo punto poter puntare seriamente al titolo. Più indietro la McLaren, che è dotata ora dell’unità Mercedes si ritrova come una tra le due più accreditate inseguitrici. La nuova PU le ha dato una maggiore competitività specie in prova, e gestisce molto bene il consumo gomme. Non è però, al netto di Norris, convincente fino in fondo. Specie se si guarda a Ricciardo.

La Ferrari, scontato quello che sembra essere stato un passaggio al Purgatorio, che a parere dello scrivente è stato autogestito come da accordi con la FIA, pare abbia rimesso in campo una PU degna di tal nome, arrivando a delle performance che a detta degli addetti ai lavori sono  inspiegabilmente positive se relazionate al livello 2020. Nonostante ciò, pur osservando un miglioramento globale, e prestazioni che le permettono di stare con la McLaren, i distacchi con le prime della classe sono ancora elevati e talvolta immutati rispetto allo scorso anno.

C’è davvero stato un salto di qualità? Il fatto di una ritrovata guidabilità, trazione, velocità, derivano da uno step evolutivo positivo in assoluto? O sono piuttosto la conseguenza di: 1) livello molto basso di partenza e dunque con ampi margini; 2) minor miglioramento, per il motivo opposto, delle vetture più prestazionali? In questi primi gp della stagione abbiamo visto una vettura che è sufficientemente veloce sul dritto e molto efficace nei tratti più guidati, ma Red Bull e Mercedes sono sempre lontane. Leclerc l’anno scorso era addirittura riuscito a salire a podio…!

Leggermente più staccate l’Alpine, che però sembra avere dei margini di miglioramento, specie se Alonso trova la quadra e supporta Ocon. Seguono L’outsider mancata (per il momento) Alpha Tauri, che se mantiene le promesse dei test avanzerà, e sarà pericolosa per un duello a tre/quattro per il terzo posto e il mistero Aston Martin con alla guida il mistero Vettel. Più indietro una Williams ravvivata dal buon comportamento di Russell, Alfa Romeo  e Haas.

Ci avviciniamo al weekend monegasco, su una pista che ha sempre premiato vetture bilanciate e dotate di buona trazione. E naturalmente piloti senza peli sullo stomaco, e le premesse sono comunque di un ennesimo duello Verstappen/Hamilton, i due che garantiscono sulle migliori vetture il miglior spettacolo. Dietro, a differenza di anni addietro, non potremo vedere grandi sorpassi, perchè le prestazioni sono più ravvicinate e perchè Monaco ne regala davvero pochi.

Riuscirà Leclerc, (o magari Norris), almeno provandoci, a farci divertire più che gestire senza rischi una stagione avviata al semplice mantenimento del terzo posto? Una stagione che sembrava molto promettente dal punto di vista dello spettacolo prima della rivoluzione del 2022, sembra invece dopo la prova di Barcellona, essersi indirizzata verso Brackley.

I tecnici della Ferrari in effetti sembrano avere le idee chiare ma potrebbero, (una teoria) al pari di Red Bull essere al limite di sviluppo della vettura 2021. Se nel 2022 sarà di nuovo una Ferrari in difesa di posizioni di rincalzo non lo possiamo capire ora. Speriamo di no!

Riflessione

Mi sono chiesto: se vado a rivedere cosa pensavo, dicevo, scrivevo…un tempo, è cambiato qualcosa? Quando mi trovo in disaccordo con qualcuno è per qualcosa per cui una volta ero in accordo? O possibilista, o tollerante? Quello che vedo domenica dopo domenica dipana semplicemente meglio il quadro o sgretola anche delle certezze?

Secondo me faremmo bene ogni tot di tempo a rivedere le nostre posizioni passate per capire cosa ne è rimasto. Saggiare la nostra coerenza o la nostra razionalità. Ritengo probabile che persone lucide non inclini all’odio siano coerenti nelle esternazioni. Faccio un esempio: se dicevo fino a due anni fa che Ricciardo era un serio potenziale antagonista dei migliori e ora dico che è un buon pilota senza i numeri necessari, non sono coerente oppure ho solo esaminato ulteriori dati e ho “coerentemente” cambiato idea? Si può essere coerenti anche nell’essere sempre pronti a cambiare idea credo.

Altra ipotesi: se dieci anni fa pensavo che Vettel fosse forte quanto la macchina che guidava, non più e non meno. Nella sua era Ferrari pensavo che fosse un ottimo pilota che con la macchina giusta poteva ancora vincere il mondiale, e ora penso che non sia capace di superare i limiti della macchina (non parlo di limiti termodinamici quanto di difetti di guidabilità), sono coerente? O se no, di quanto mi sono allontanato dalla coerenza e perché?

Le due versioni sopra esposte, così simili e così poco simili allo stesso tempo, mi appartengono entrambe. Ma anche no, o non per intero. E’ possibile che alla seconda gara avrei preferito la prima versione alla seconda. Significa che parlo a vanvera? Sono sempre convinto di quello che scrivo, eppure lo potrei scrivere diversamente in momenti diversi. Pochi particolari cambiano tanto. Se le rileggessi tra qualche tempo penserei che siano plausibili. Anzi non lo penserei, le troverei inconsciamente plausibili. Cosa mi induce a indirizzare un commento in un senso o in un altro pur tenendo la stessa direzione?

Concludo. Prima che guidasse la migliore Williams pensavo che Mansell fosse una specie di Maldonado. Ora lo ricordo come tremendamente veloce anche se con poca visione. E penso pure che avrebbe potuto vincere più di un mondiale. Qui influisce il suo periodo Ferrari suppongo! Non vi dico cosa pensavo di Senna….e ora invece!? Con Piquet sono stato fino ad oggi molto coerente…!

Cosa, se è capitato, vi ha fatto cambiare idea sulla F1 e i suoi protagonisti? Per cambiare idea avete semplicemente rivisto le vostre posizioni o l’ambiente/il confronto vi hanno indotto a farlo?

Vi dico che, per es., nella mia frequentazione sportiva ho cambiato idea su Montezemolo, Dennis, Hamilton, Marchionne…..così, a caso!

 

Antonio.

 

Immagine in evidenza da: formulapassion.it

MILLER E DUCATI SI PRENDONO ANCHE LE MANS

Jack Miller è estro, genio, sregolatezza e divertimento. Potrà pur non essere un pilota da titolo mondiale, ma se vince le gare a questo modo su QUELLA Ducati, beh allora diventa un cliente difficile per tanti.

Gara “asciuttabagnasciutta” e quando le condizioni sono pazze bisogna sempre fare i conti con Jack che oggi la va a vincere di prepotenza, di acume e di intelligenza.

Si parte sull’asciutto con Vinales che prende il comando in breve e comincia ad allungare fino a quando l’acqua non lo “scioglie” nelle posizioni di rincalzo. Al primo cambio moto dell’anno sbagliano in tanti: entrambi i ducatisti che si beccano due long lap penalty per eccesso di velocità in corsia box, mentre Quartararo sbaglia proprio la piazzola andando su quella del compagno e pagando un long lap anche lui.

Chi non sbaglia questi momenti è sempre Marc Marquez che dopo una partenza prudente con le prime gocce d’acqua si riporta a ridosso dei primi e li passa tutti durante il cambio moto andando in testa. Purtroppo l’acqua non fa sconti e Marc la lancia nella ghiaia mentre è leader della gara. Ma il leone non si arrende mai e riparte per poi scivolare nuovamente per troppa foga: sarà per la prossima, perché la voglia di rischiare e la mentalità sembrano rimaste intatte.

(immagine tratta da sportfair)

Il “pazzo” Jack è stato intelligente nello scontare i due lap penalty quando si è reso conto che ne aveva di più di Quartararo in testa. E’ stato bravo al punto di girare negli stessi tempi del francese nonostante i due “giri lunghi”. Da quel momento non ce ne è stato più per nessuno perché passato Fabio ha avuto modo di allungare e di gestire il rientro garibaldino di Zarco che, cambiata moto, è tornato su come un demonio sino a sorpassare e lasciare sul posto Quartararo issandosi in quella seconda posizione che ha permesso la seconda doppietta Ducati di fila.

Podio completato da un ottimo Quartararo che ha dato l’impressione di volerci provare ma di non averne a sufficienza oggi. Intelligentemente si è preoccupato di salvare il suo primo podio sull’acqua e riprendersi la testa del mondiale visto che ne aveva l’occasione.

Chi ha perso la testa della classifica è il nostro Pecco Bagnaia che, dopo un venerdì ed un sabato disastrosi ed una prima parte di gara terribile, è riuscito a sfangare anche questa: sono segnali da cogliere perché è lì in alto senza ancora aver imparato a vincere, figuriamoci dove potrebbe essere quando avrà imparato. Il chivassese era terz’ultimo, è uscito dal cambio moto beccandosi la stessa penalità del compagno ed è riuscito lo stesso ad agguantare un quarto posto: questa settimana avrà da porsi molte domande seppur può esser soddisfatto di quanto fatto vedere oggi.

Piove, siamo in Francia e si rivede anche Danilo Petrucci che arriva in coda alla Ducati con la quale vinse nel 2020. Iniezione importante di fiducia sia per lui che per Ktm, anche se le gare si corrono prevalentemente su asciutto ed urgono soluzioni.

Maverick Vinales esce anche questa domenica con le ossa rotte da una gara che avrebbe dovuto portargli più punti e forse anche una vittoria. Al di là della decima posizione, fanno paura quei quasi 40 secondi di distacco dal suo compagno di box quando ad inizio gara sembrava averne di più.

In scia allo spagnolo è arrivato Valentino autore della sua ormai consueta gara e incolpevole attore di un contatto a tre nei primissimi giri con Espargaro e Morbidelli finito nella ghiaia. Franco ha ripreso dopo quattro giri mostrando estrema professionalità, anche se è servito giusto come passerella. Valentino è finito undicesino dopo essere partito nono e dopo che tre piloti partiti davanti a lui (Marquez, Pol Espargaro e Morbidelli) sono caduti. Significa aver perso 5 posizioni sui piloti che lo seguivano in griglia, in una di quelle gare in cui si poteva tentare il colpaccio.

Gara disastrosa per i piloti Suzuki. Se Mir è uscito subito (e mai pervenuto a dire il vero) Rins era partito forte ma è caduto sul più bello come spesso gli capita. Ok, oggi era più facile cadere che stare in piedi, ma per lui sta diventando troppo frequente.

Per non far torto ai giapponesi anche a Noale hanno collezionato un doppio zero. In questo caso la responsabilità è della moto perché si sono rotti due motori quando sia Savadori che Espargaro si stavano comportando molto bene. Un vero peccato perché oggi poteva accadere anche qualcosa di veramente bello.

Tra quattordici giorni si ritroveranno tutti al Mugello, pista molto favorevole a Ducati viste le caratteristiche, la conoscenza e la storia degli ultimi anni.

I tre ducatisti che seguono Quartararo in classifica generale sono chiamati alla prima tripletta della storia rossa. Ci sono le possibilità ed i piloti per riuscirci. Sarebbe fantastico.

 

Salvatore V.

(immagine di copertina tratta da motorbox)

MOTOGP 2021 – SHARK GRAND PRIX DE FRANCE

Francia, terra di grandi duelli e culla di una passione innata per le corse.

Il circuito è da sempre luogo di grandi sfide e punti di svolta per molte carriere, o quel posto dove qualcuno ha mostrato tutto il coraggio e la volontà di correre, per esserci  a tutti i costi.

La stagione 2021 sta evolvendo fra certezze che diventano incertezze, previsioni che sfumano e attese che non sbocciano.

È ancora troppo presto per far bilanci e tirar somme, però cosa si può dire?

Ducati chiamata a confermare quanto di buono si è visto a Jerez, su una pista solitamente avara d’emozioni per lei. (Fatta eccezione il 2020, con la vittoria sul bagnato di Petrucci)

Miller carichissimo dopo la vittoria di Jerez, Bagnaia pronto a salire finalmente sul gradino più alto, a sigillo di quella costanza prestazionale che ha da inizio stagione e uno Zarco che può giocare in casa. Grandi aspettative ce ne sono.

Quartararo sembrava dover essere il dominatore, ma la ricaduta dei problemi al braccio e una nuova operazione appena effettua, possono inficiare negativamente sulla gara e sul proseguo stagionale.

Vinales manca le attese continuamente e non par dare quelle certezze necessarie alla Yamaha. Morbidelli ancora non si capisce perché Yamaha non gli fornisca la moto ufficiale, ma così resterà per tutto il 2021. Rossi…arriverà prima la notizia del suo ritiro, o la moto con cui correrà la VR46 nel 2022?

Per la casa di Iwata un weekend che parte in salita, pur essendo la moto che ha vinto di più sinora.

Marquez ancora lontano dal tornare ad essere l’alieno che conoscevamo e quel cercare il limite di Jerez, con quei voli spaventosi, iniziano ad essere un pesante campanello d’allarme. Non si discute un personaggio come lui, ma sono segnali di una lucidità venuta un po’ meno e rischi fin troppo grossi. Ovvio che la Honda è ben lontana dalla moto facile da settare e dall’esser definita vincente, basti vedere il poco che raccolgono gli altri alfieri.

Suzuki con i suoi piloti che iniziano a lamentare il deficit di motore che ha la moto, è abbastanza evidente che riescano agilmente a stare al passo dei rivali, ma poi non possano passarli o vengano sverniciati con facilità. Rins e Mir si ritrovano a dover massimizzare i risultati e migliorare le qualifiche, per sperare di salire sul podio.

Aprilia in costante sviluppo, ma le attese per un debutto in gara del Dovi restan vane, visto che per tutto il 2020 ci saranno solo occasionali sedute di test, come quelli appena fatti in questi giorni. Sarà sicuramente d’aiuto per Espargarò, ed entro fine stagione mi attendo una vittoria.

Ktm, indecifrabile e ancora troppo lontana da quella moto che stupiva lo scorso anno.

Moto2

MV Agusta e NTS avranno delle deroghe per poter portare delle evoluzioni alle carene e forcelle, che attualmente erano ferme alle configurazioni 2019, permettendogli di migliorare le prestazioni.

Attendiamoci bei duelli fra Bezzecchi, Di Giannantonio, Lowes e il solito Gardner.

Moto3

Sarà ancora Acosta show? Tutto il resto il solito congruo numero di speronate, carenate, augurandosi di non rivedere strike all’ultima curva, come a Jerez.

Domenica 16 maggio, orari TV;

SKY

  • Ore 10.05 MotoE Gara
  • Ore 11.00 Moto3 Gara
  • Ore 12.20 Moto2 Gara
  • Ore 14.00 MotoGP Gara

TV8

  • Ore 13.00 Differita MotoE Gara
  • Ore 14.00 Differita Moto3 Gara
  • Ore 15.15 Differita Moto2 Gara
  • Ore 17.00 Differita MotoGP Gara

 

Saluti

Davide_QV

LA MOTOGP ALLA ROVESCIA: A JEREZ DOPPIETTA DUCATI

Finalmente è arrivata la prima vittoria 2021 targata Borgo Panigale. Per assurdo è arrivata sulla pista più ostica per la rossa, addirittura con una doppietta. E per assurdo la stessa vittoria è arrivata con il pilota che era apparso più in crisi tra quelli “bolognesi” in questo inizio stagione.

Un Jack Miller in palla (da poco operato di sindrome compartimentale) raccoglie il comando quando Fabio Quartararo, mattatore per due terzi di gara, vien colpito dal dolore all’avambraccio destro per la stessa sindrome di Jack e scivola in fondo alla classifica per fermarsi al tredicesimo posto.

Vincere ha sempre un gusto speciale, e poco contano le circostanze in cui la vittoria matura, perché chi vince ha sempre ragione e la bandiera a scacchi è un giudice implacabile.

Jack è stato commovente al punto di commuoversi anche lui scoppiando in lacrime una volta tolto il casco. L’australiano sembra freddo ma ha quel calore tipico degli australiani che li rende gli anglosassoni meno anglosassoni di tutti. Non piace a tutti, non vincerà un mondiale ma una gara di MotoGp non la vinci mai per caso e per lui questa non era neanche la prima volta.

(immagine tratta da motorbox)

La festa Ducati è completata dal secondo posto di Pecco Bagnaia: alla viglia era proprio lui il maggior indiziato per portare a casa la prima vittoria emiliana della stagione, ma anche senza riuscirci ancora (perché ci riuscirà) con questo secondo posto balza in testa alla classifica generale. Dalle sue dichiarazioni si è capito che ad inizio gara ha forse risparmiato troppo la sua gomma posteriore ricominciando a spingere solo quando la vetta era ormai troppo lontana. Deve mettere a punto questo dettaglio: prima ci riuscirà prima ci farà urlare il suo nome per primo sul traguardo.

La giornata “italiana” ha avuto la sua ciliegina sulla torta col podio di Franco Morbidelli. Tonico, concreto e costante è diventato una garanzia anche guidando una M1 My2019 della quale si sono già dette troppe cose da tutti in quest’inizio stagione. Direi che ad Iwata è arrivato il momento di porsi delle domande, questo a prescindere dal fatto che il suo compagno di squadra abbia la versione più aggiornata, ma proprio perché sia Vinales che Quartararo hanno mostrato di non aver cambiato il mood 2020: la naturale predilezione per il gioco dell’altalena. In ottica mondiale sarebbe nel loro stesso interesse avere qualche attenzione in più per il Morbido, a prescindere dai soldi che sborsa Petronas.

Gli altri? Abbiamo visto un opaco Mir, un opaco Vinales, un opaco Zarco, un opaca KTM.

Eppure, con il quarto posto di Nakagami, il quinto di Mir ed il sesto di Espargarò, ritroviamo Ducati, Yamaha, Honda, Suzuki, Aprila nelle prime sei posizioni: fantastico. Non fosse che Ducati ne ha messe due davanti sarebbe forse stato un risultato da segnare negli annali.

Marquez ha fatto più che il suo. E’ caduto in prova, è caduto nel warm up, è arrivato nono e gli hanno tolto la tuta a fatica. Direi che ci siamo, ovvero si sente meglio e spinge tornando a cadere quando non c’è nulla da perdere esattamente come ha sempre fatto. La prestazione arriverà, ben consapevoli tutti che la moto che guida non è la migliore del lotto e che è stata “orfana” delle sue cure per oltre un anno.

(immagine tratta da oasport)

In ultimo dedico qualche riga a Valentino Rossi. Ormai sono anni che non capiamo più cosa stia accadendo. La discesa sembra non arrestarsi più.

(immagine tratta da zazoom)

L’abbiamo visto arrivare lungo alla Dry Sack quando non lottava contro nessuno se non contro se stesso. L’abbiamo visto seguire linee che non sono quelle “normali”. In questo modo si sta depauperando l’onore per una carriera che ha avuto dell’incredibile per tanto tempo. Bisogna trovare il coraggio di dire basta, perché mi da l’idea del pugile suonato messo di forza su un ring a prendere pugni solo per pensare all’incasso del botteghino. Qualche anno fa il codazzo mediatico che lo sosteneva faceva tenerezza quando trovava motivazioni improbabili. Adesso sono diventati ridicoli senza rendersi conto che, in questo modo, danneggiano l’immagine del loro Campione.

Ci vediamo a Le Mans tra 14 giorni.

Salvatore V

(immagine in evidenza tratta da Repubblica)

SHARK ATTACK III – PEDRO ACOSTA VINCE A JEREZ – MOTO3 POSTGP

Servono altre parole⁉️

Pedro Acosta diventa il primo Pilota della storia del Motociclismo ad andare a podio nelle prime quattro gare della carriera. Nessuno come lui.

Ad inizio gara avevo visto qualcosa che non mi piaceva….👇

https://twitter.com/AngyFra89/status/1388781372106477568?s=19

Ne riparliamo alla fine….

McPhee cade ancora.

Pronti via e il “veterano” Jonh McPhee sceglie la via più breve.

https://twitter.com/MotoGP/status/1388781580991217668?s=19

Prime 4 gare con 4 zeri. Malissimo per il Pilota di punta della scuola “British” nel Motomondiale. Molti credono in lui, ha ottimi sponsor e soprattutto a Dorna “serve” un Britannico…

Anche l’altro”veterano” G. Rodrigo, si stende dopo pochi giri alla 7, buttando via una ghiotta occasione.

Altro errore di Suzuki.

Il “GiappoRiccionese” fa parlare molto di se, ma fa parlare poco la pista. Altra caduta per il Pilota di Simoncelli che al giro 13 la lancia come solito fare.

Tridente KTM Red Bull. Oncu, Acosta e Masia. Immagine MotoGP.com

La gara è un dominio Reb Bull KTM, con gli alfieri della casa delle bibite che fanno il ritmo per tutta la gara. Deniz Oncu, Pedro Acosta e Jaume Masia conducono il gruppo di testa, davanti a Fenati, l’altro KTM Red Bull Sasaki ed Andrea Migno.

Tanti i rischi presi, poiché molti hanno avuto il track limits warning  dalle prime fasi di gara. Il primo a pagarla e Tatay, poi Sergio Garcia.

Acosta regala il solito spettacolo, con un sorpasso capolavoro alla curva Lorenzo, a 4 giri dalla fine, su Fenati ed Oncu (andatelo a rivedere, pazzesco). 

All’ultimo giro accade quello che temevo. Acosta riesce a recuperare da un errore al penultimo giro e si rimette in testa al GP con un sorpasso mostruoso a poche curve dalla fine.  Alla curva Lorenzo, Deniz Oncu con il sangue agli occhi tenta un attacco disperato ad Acosta e scivola.

Deniz Oncu scivola e porta con sé anche Masia e Binder, diretti rivali per il Titolo. Immagine MotoGP.com

La cosa più brutta è che nella sua caduta prende anche Masia e Binder, diretti avversari nella lotta al titolo. Chiudono sul podio la vecchia volpe di Fenati e Jeremy Alcoba che ringraziano Deniz Oncu.

Classifica Mondiale

🥇Acosta 🇪🇸 95 punti

🥈Antonelli 🇮🇹 44 punti

🥉Migno 🇮🇹 42 punti

4️⃣Fenati🇮🇹 40, 5️⃣ Masia 🇪🇸 39, 6️⃣ Binder 🇿🇦36

 

✍️ Francky