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Leclerc e la Ferrari dominano in Bahrain, la Mercedes fa doppietta

999 Gran Premi raccontano una storia fatta di grandi illusioni e altrettanto grandi delusioni. Stelle che appaiono ma non riescono a mostrare subito tutto il loro splendore per colpe non loro. Stelle che restano luminose per molto tempo e non sembrano tramontare mai. E Stelle che iniziano lentamente a spegnersi. Se si riaccenderanno non si sa.
Il Bahrain ha raccontato proprio questa metafora. Leclerc, Hamilton, Vettel.

Il primo è arrivato ad un passo dal vincere alla sua seconda gara in Ferrari, dominando imperiosamente con una sicurezza da campione navigato come raramente si è visto in passato da un ragazzo di 21 anni, e mai si era visto in un quasi debuttante alla guida della Ferrari (escluso forse Baghetti, ma andiamo in un’altra epoca).

Il secondo, Hamilton, ha gestito magistralmente una situazione di inferiorità, come era già capitato lo scorso anno, mettendo pressione al diretto avversario nel mondiale.

Il terzo, Vettel, è tale avversario, e ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere lucido, vanificando un sicuro secondo posto e, chissà, una possibile vittoria. Girandosi come un debuttante non appena subìto il sorpasso, mentre il compagno si stava involando indisturbato verso quella vittoria che poteva e doveva essere sua.

Fin dal  venerdì la Ferrari ha ritrovato quel mezzo secondo di vantaggio che aveva dimostrato di avere nei test di Barcellona. Dominio totale in FP1, FP2, FP3, Q1, Q2 e Q3. Ci dicono che non accadesse dal 2002. Le Mercedes ad inseguire. E Leclerc a rifilare 3 decimi al compagno tetra-campione del mondo.

La doppietta è praticamente certa, ma alla partenza Charles fa pattinare troppo le gomme, Vettel lo supera e va via, mentre il monegasco si trova a lottare con il coltello fra i denti contro le due Mercedes. Il monegasco non perde la lucidità e gli bastano 5 giri per ristabilire le gerarchie, terminando la rimonta con un sorpasso sul compagno di squadra, che non oppone troppa resistenza. Gli avversari lo rivedranno solo quando il recupero d’energia lo abbandonerà.

Dietro ai primi 4, Sainz con la McLaren-Renault vuole smentire Marko e svernicia Verstappen, ma quest’ultimo ovviamente non gli rende la vita facile e rimedia la rottura dell’ala, vanificando una possibile ottima prestazione.

E proprio Verstappen apre il giro dei pit-stop dopo una decina di giri, seguito a ruota da Bottas, che subisce l’undercut ma poi si riprende la posizione. Stesso destino per Vettel, che perde la posizione su Hamilton, ma Lewis ha montato la gomma soft, e dovrà quindi fermarsi un’altra volta. Ancora peggio, si trova da subito in grossa difficoltà con le gomme posteriori, e Sebastian riesce a superarlo senza grandi difficoltà.

A questo punto il dubbio è se anche le due Ferrari, e Bottas, che sono su gomme medie, si fermeranno una seconda volta. La risposta arriva quando Hamilton si ferma per il suo cambio obbligato. La Ferrari teme l’undercut e fa fermare Vettel, il quale riesce a mantenere la posizione, e subito dopo anche Leclerc, che ha però un vantaggio piuttosto ampio.

Con la gomma gialla Hamilton ritrova competitività, e tenta una prima volta, senza successo, di attaccare Vettel. La manovra gli riesce al giro successivo, e a quel punto il tedesco perde la testa e si gira appena subito il sorpasso. E, per non farsi mancare nulla, nel rettilineo successivo le vibrazioni causate dallo spiattellamento delle gomme fanno collassare la sua ala anteriore. Fortunatamente per lui, riuscirà a rientrare ai box per le riparazioni e terminerà al quinto posto.

Poco dopo, i fantasmi dell’affidabilità evocati da Binotto alla conclusione dei test si manifestano in tutta la loro gravità: il recupero d’energia termica della Ferrari di Leclerc si rompe, e inizia così a perdere 4 secondi al giro, il che significa, con 10 giri da percorrere, rimetterci sicuramente la posizione nei confronti delle due Mercedes. Riuscirà a salvare il terzo posto solo grazie ad una Safety Car uscita a due giri dalla fine per il contemporaneo ritiro delle Renault.

E così una doppietta annunciata della Ferrari finisce con una doppietta Mercedes, con Hamilton a ristabilire le gerarchie sovvertite a Melbourne staccando un Bottas praticamente inesistente. Terzo, come detto, un delusissimo Leclerc, quarto Verstappen attento più che altro a portare a casa l’auto, quinto Vettel e sesto un incredibile Lando Norris, che sembra veramente destinato ad un futuro luminoso. Settimo un pilota che ha 20 anni esatti più di lui ma che è ancora in grado di suonarla ai giovani, Kimi Raikkonen. Ottavo Gasly, che dovrà sicuramente dare qualche spiegazione a Marko, nono Albon, un altro debuttante autore di una notevole prestazione, e decimo l’onnipresente (in zona punti) Perez.

Fuori dai punti, di poco, Giovinazzi, mai in grado di impensierire l’anziano compagno di squadra.

Del disastro Renault abbiamo detto (per intenderci, su 4 macchine motorizzate francesi ne ha finito solo una, mentre le Honda hanno finito tutte e 4, e 3 nei punti) , poca gloria anche per la Haas, con Grosjean ritirato e Magnussen sparito progressivamente dalle zone alte della classifica dopo una buona qualifica.

In un’altra categoria le due Williams, che hanno almeno finito la gara macinando km senza rompere nulla.

Ora si va in Cina, con una Mercedes forte di due doppiette e di un’affidabilità granitica e una Ferrari consapevole di avere la prestazione ma non l’affidabilità stessa. Quello che era un dubbio dopo l’Australia, seccamente smentito dalla Ferrari, è diventato realtà e rischia di trasformarsi in una pesante spada di Damocle per l’intera stagione. Dicono che sia meglio avere una macchina veloce che una macchina affidabilissima ma lenta. Chiedere ad Alonso. Ma quando l’avversario non sbaglia un colpo da ormai sei stagioni, il risultato finale non cambia molto, se la soluzione non è rapida.

P.S.
Una frase pronunciata da Leclerc nell’intervista dopo la gara è risuonata per lo meno strana: “probabilmente avremmo avuto problemi di carburante”. Volendo pensare male, si potrebbe dire che la Ferrari abbia fatto tirare al massimo Leclerc un po’ per dimostrare che la macchina c’è, un po’ per vedere fin dove poteva arrivare con la prestazione, a costo di rischiare problemi di affidabilità e/o di consumo. E questo spiegherebbe anche la prestazione molto superiore del monegasco rispetto al compagno di squadra. Se fosse così, non sarebbe stato del tutto sbagliato. Ma questa è solo un’ipotesi di chi scrive.

Foto dal profilo Twitter @ScuderiaFerrari

Vettel fa il miracolo in Bahrain ed evita il disastro

La Formula 1 di oggi alterna gare noiose ad altre che permettono di raccontare contemporaneamente storie di grandi imprese e di altrettanto grandi disastri, avvenuti o solo sfiorati. Quella di oggi è una di queste.

Le due giornate di prove si erano messe benissimo per la Ferrari, con la prima fila conquistata e i contemporanei problemi di Hamilton e Verstappen, che, assieme alla consistenza mostrata nelle free practice, lasciavano pensare ad una gara in cui le rosse erano grandi favorite. E ieri già si sentiva parlare di possibili difficoltà in gara per la Mercedes, di gomme e di affidabilità. Ma, come abbiamo già visto in Australia, la domenica è un’altra storia, e infatti già al via qualcosa inizia a scricchiolare, con Bottas che supera Raikkonen e si mette alle spalle di Seb, rimanendogli a distanza costante. Nel frattempo si consuma il disastro Red Bull, con Verstappen urtato da Hamilton e costretto ad una sosta ai box, per poi fermarsi definitivamente in pista con un problema elettrico, e Ricciardo vittima, contemporaneamente, dello stesso tipo di guasto.

Al termine della VSC attivata per rimuovere l’auto di Daniel, Hamilton supera 3 auto contemporaneamente, in quello che rimarrà il sorpasso più bello della giornata, e si prende in pochi giri il quarto posto.

I primi procedono a distacchi invariati fino al primo pit-stop di Vettel, attivato da una “finta” della Mercedes che porta la Ferrari a difendersi da un possibile undercut di Bottas, facendo rientrare Seb per montare le gomme soft. A quel punto sembra chiaro che la sua tattica sarà su due soste, e qualche giro dopo Bottas cambia le gomme ma la squadra tedesca punta sulle medie, che tanto aveva usato nei test di Barcellona, andando quindi su una strategia ad una sosta. I due compagni di squadra replicano la stessa modalità, con Raikkonen sulle soft e Hamilton sulle medie.

A questo punto della gara la Mercedes sembra decisamente in vantaggio, con un passo molto costante e la prospettiva, per la Ferrari, di ritrovarsi terza e quarta dopo l’ulteriore pit-stop. Ed è in questo momento che avviene l’episodio che ci ricorda che “Motorsport is dangerous” non solo per i piloti, e che, forse ha cambiato le sorti della gara sia in negativo che in positivo per la Ferrari. Raikkonen rientra per la sua seconda sosta e monta le super-soft che lo porteranno fino alla fine, ma i meccanici non riescono a smontare la posteriore sinistra. Il sistema elettronico fa incredibilmente scattare il verde e Kimi riparte investendo un meccanico, dovendosi poi fermare qualche decina di metri più avanti. Con i soccorsi in atto, Vettel non si può fermare e probabilmente a quel punto viene deciso dal muretto Ferrari di provare ad arrivare in fondo, portando le gomme gialle ad una percorrenza totale che la Pirelli non aveva dichiarato possibile.

Gli ultimi 15 giri di gara vivono, per la Mercedes, nell’attesa che le gomme di Vettel abbiano un crollo, con Bottas che guadagna da mezzo secondo ad un secondo al giro, e a 2 giri dalla fine arriva in zona DRS. Ma Vettel fa il miracolo, e riesce a mantenere nelle coperture quel po’ di prestazione necessario ad evitare che il finlandese lo attacchi, e vince così il GP alla sua duecentesima partecipazione. Al terzo posto un Hamilton che ha pagato duramente la penalità presa per la sostituzione del cambio. E che probabilmente può considerare anche questa seconda gara come una vittoria sfumata, dopo quella di Melbourne.

E al quarto posto c’è la seconda bella storia di giornata: il quasi debuttante Gasly con una Toro Rosso mossa dal motore Honda, che mai in 3 anni con la McLaren era arrivato a questi livelli. Un risultato a dir poco incredibile, soprattutto dopo le grandi difficoltà avute a Melbourne.

Seguono un altrettanto bravo Magnussen, con la Haas che ha confermato le prestazioni viste in Australia, anche se a maggiore distanza dal vertice, poi Hulkenberg, Alonso, Vandoorne e la terza sorpresa di giornata, Ericsson con la Sauber-Alfa Romeo (questa volta la carità di patria la lasciamo da parte). Chiude la zona punti Ocon con una Force India in recupero.

Nei primi 10 ci sono 8 team. Mancano Red Bull e Williams. Della prima abbiamo già parlato,  per la Williams permane il buio più totale già visto in Australia. Se escludiamo i primi tre team, gli altri sembrano tutti piuttosto vicini, e per il team di Frank si prospetta una stagione molto molto difficile, dove marcare anche un solo punto sarà un’impresa.

La Ferrari non vinceva le prime 2 gare dal 2004. Se allora il dominio era chiaro, di pilota ma anche di macchina, quest’anno sembra il pilota l’elemento che fa la differenza. In condizioni “normali” (ammesso che esistano) Hamilton poteva vincerle facilmente entrambe, ma, come già detto due settimane fa, se qualcosa va storto Vettel è pronto ad approfittarne. L’errore al pit-stop della Ferrari deve però suonare come un grande campanello di allarme. Se fosse accaduto a Vettel ora staremmo parlando di un disastro, e comunque è stato perso almeno un terzo posto e messa a forte rischio anche la stessa vittoria di Seb (ammettendo che, come ho ipotizzato sopra, non sia stato proprio l’incidente a far tentare la carta vincente della sosta unica).

Fra una sola settimana si corre in Cina. Gli scorsi anni il circuito di Shanghai era un incubo per i non motorizzati Mercedes. Ma quest’anno la Ferrari ha dimostrato di reggere molto bene il confronto anche in termini di velocità di punta, e Vettel potrebbe puntare ad un tris che metterebbe parecchio sotto pressione il team tedesco ed Hamilton, con tutte le conseguenze del caso.

P.S. la storia brutta di questo GP è ovviamente l’incidente al pit-stop di Raikkonen, sopra citato. Al momento fortunatamente non sembra che il meccanico abbia sofferto lesioni di elevata gravità. Il comportamento tenuto dai media in questa occasione è stato però vergognoso. Nessuna immagine, e ci sta, ma non dare neanche una notizia quando si era visto chiaramente che non si trattava di un urto da poco non è stata una gran scelta. E sarebbe, forse, anche opportuno che qualcuno valutasse più attentamente i rischi che comporta la procedura del pit-stop, condotta alle velocità di oggi, perchè di meccanici che tentano disperatamente di terminare di avvitare un dado quando la macchina sta già partendo se ne sono visti tanti, nelle ultime gare. Basta riguardare i due sciagurati pit-stop della Haas in Australia per rendersene conto. Ma, forse, l’incolumità dei meccanici vale meno di quella dei piloti.