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BASTIAN CONTRARIO: LA STRADA GIUSTA

Il GP di Spagna conclusosi domenica scorsa, si è rivelato come anticipato su questa rubrica, un GP verità, dove molte domande hanno trovato risposte. Risposte scomode per alcuni e positive per altri, risposte che hanno indicato la strada che i protagonisti del mondiale hanno imboccato.

Sicuramente quella presa da AMG è quella giusta: Toto avvisò (ed il sottoscritto lo sottolineò) che bisognava solo capire le gomme: detto fatto! La corazzata anglo tedesca, ha affondato un colpo che fa male alla classifica ed al morale dei bibitari perché ora si fa dura recuperare. Hamilton (che ha raggiunto quota cento nelle pole) ha dimostrato che cosa significa avere cervello oltre che talento: alla seconda partenza sbagliata della stagione (attento Lewis!), reagisce con lucidità ed invece di giocare all’auto scontro con l’olandese volante preferisce giocarsela sulla distanza, ed il suo acume gli da ragione. La strada per RedBull invece, non è né giusta né sbagliata… di sicuro è in salita. A mio giudizio i giochi sono chiusi (è un’affermazione forte visto che siamo solo al quarto GP, lo so) e a meno di qualche evoluzione miracolosa (in F1 esistono i miracoli?), soprattutto da parte di Honda, la vedo davvero dura.

Chi ha preso decisamente la strada giusta, è la Ferrari di Binotto. L’argomento Ferrari è sempre spinoso, eppure non c’è da scandalizzarsi se leggete che la rossa ha preso la giusta direzione. Molti appassionati potrebbero esclamare (anche con una certa ilarità), che era facile migliorare rispetto all’anno scorso… vero! Eppure non era un risultato scontato, soprattutto il miglioramento visto proprio a Barcellona. Il reparto corse ha fatto un mezzo miracolo (forse i miracoli esistono… almeno a Maranello!), se non altro solo dal punto di vista motoristico. Inoltre Barcellona ha dimostrato non tanto che la SF21 è una buona vettura rispetto alla SF1000 (è totalmente irrilevante) quanto piuttosto che risponde alle aspettative degli ingegneri: ovvero c’è correlazione tra dati virtuali e quelli reali che da la pista. Si badi bene: il risultato in se è ben misera cosa rispetto a quello che la beneamata Scuderia deve aspirare, solo che bisogna vedere l’attuale realtà da una prospettiva diversa, ossia orientata sul lungo periodo.

Binotto ha impostato il suo programma, la sua tabella di marcia, su un viaggio che per destinazione ha il nuovo regolamento 2022. Per questo ha dovuto innanzitutto rivedere la coppia di piloti (macchiandosi di lesa maestà nel farlo) e, nel contempo, rivedere il reparto tecnico affinché tutto funzioni al meglio. Maranello ha un problema cronico che rischia di divenire un loop… un cane che si morde la coda: nessun nome che conta vuole trasferirsi in Italia. Le tante lotte intestine, contraddistinte dalle continue epurazioni in seno alla Gestione Sportiva, hanno disilluso non pochi tecnici nell’approdare in quel di Maranello. L’ultimo ad essere stato allontanato è stato James Allison: un errore che Ferrari ancora paga. Oltre a questo vi è l’aggravante geografica visto e considerato che la maggior parte dei nomi che contano sono tutti inglesi e, ben difficilmente lascerebbero le loro vite per imbarcarsi in una avventura quanto meno rischiosa come la Ferrari di oggi. Da ciò si evince, quanto sia stata ed è tutt’ora irta la strada di Binotto, il quale tra l’altro (e non solo lui), sta attendendo la nomina di un Presidente dell’azienda; che attualmente ancora latita. Nonostante queste problematiche la strada intrapresa sembra proprio quella giusta, perché uno dei principali problemi della Scuderia, ovvero la correlazione dei dati come detto, sembra sia stato risolto.

Quanto detto si ricollega alla prospettiva della visione a lungo termine: se questi ingranaggi funzionano a dovere, allora si può ben sperare sul futuro e quindi nella riuscita dell’interpretazione del nuovo regolamento sul quale Ferrari ha puntato tanto. Sia chiaro che nessuno ha la bacchetta magica, né tanto meno sto affermando che Binotto è sicuro di vincere… esiste solo il duro lavoro. Inutili sono le lacrime versate sul fatto che la Rossa non vince, inutile recriminare sulle dichiarazioni del Team Principal rosso, il quale (insieme a Charles sempre più leader della squadra), ce lo sta dicendo in tutti i modi possibili: l’obiettivo è il 2022! Che senso ha lottare per un terzo posto nei Costruttori? Davvero è cosi importante per una squadra come Ferrari, arrivare terza anziché quarta nel mondiale Costruttori? Francamente non credo proprio. Da qui le sue parole (tempestivamente decontestualizzate e ridicolizzate): “se ci verrà in mente qualcosa porteremo”. Inutile stare ad analizzare ogni singola parola o se sia stato elegante o meno. Può il capo della Scuderia più importante del mondo essere uno sprovveduto? Appunto!

Binotto sa fin troppo bene quali sono i problemi da affrontare, non ultimo difendere tutto il team da inutili e nocive pressioni. Per questo ha voluto sottolineare ad un noto commentatore televisivo (il quale pare ormai aver impostato la narrazione sulla rissa verbale), immediatamente dopo la fine del GP, che sa benissimo che Charles è un cavallo di razza (anche se non lo ha mai definito “predestinato”) e che non c’è bisogno gli venga ricordato che gli deve dare una macchina competitiva. Del resto lo stesso Verstappen ha i medesimi problemi, solo che con Ferrari si sa: tutto si ingigantisce. Il buon Mattia purtroppo paga (agli occhi della tifoseria di Vettel), il fatto che abbia allontanato il tedesco in malo modo (errore di gestione o, pure meglio, di comunicazione che non si discute). Eppure ad oggi i fatti gli stanno dando ragione, considerando il rendimento del tedesco in Aston Martin; e quello della nuova e giovane coppia rossa.

Il risultato di Charles (peccato per la partenza fallace di Carlos), lascia ben sperare perché Barcellona è pista completa e difficile ed il verdetto è stato di quelli che lasciano il sorriso. La strada intrapresa dalla Ferrari di Binotto è irta di insidie scrivevo, eppure è quella giusta.

 

Vito  Quaranta

SONO GIA’ VENT’ANNI – MICHELE ALBORETO

Non mi voglio perdere in troppe parole. Che bisogno c’è di fare un ulteriore racconto della vita di Michele? I frequentatori di questo posto sanno bene di chi stiamo parlando.

Sono passati già vent’anni da quel 25 aprile ed è ancora grande in tanti di noi il ricordo di quell’uomo al quale rimase sempre il sorriso di un ragazzo.

Mi piacerebbe, per una volta, che questo ricordo non fosse scritto da chi sta pubblicando queste righe, ma che venisse da tutti coloro che lo ricordano con piacere, stima ed affetto.

Vi lascio solo qualche foto sparsa, nella certezza che ridesterà il suo ricordo in ognuno di voi e che lo vorrete ricordare con un pensiero.

Grazie

 

(immagine di copertina tratta da international classic)

 

I TEMPI DELLA LANCIA MARTINI

(immagine tratta da motorsport.com)

 

LA FORMULA UNO, LA TYRREL E LE SUE PRIME VITTORIE

Las Vegas 1982

(immagine tratta da Wikipedia)

(immagine tratta dal sito motor emotion)

Detroit 1983 e l’ultima vittoria della Tyrrell in F1 con la 011

(immagine tratta da formulapassion)

(immagine tratta da automoto.it)

 

MICHELE SI VESTE DI ROSSO FERRARI

(immagine tratta dal sito top speed)

La prima volta a Zolder…due anni dopo. Il 27 rosso torna a vincere grazie a Michele.

(immagine tratta dal sito primato nazionale)

(immagine tratta dal sito F1 in generale)

(immagine tratta da twitter)

L’ultima vittoria in F1 al Ring 1985

Nurburgring, Germany.
2-4 August 1985.
Michele Alboreto (Ferrari) 1st position, Alain Prost (McLaren TAG Porsche) 2nd position and Jacques Laffite (Ligier Renault) 3rd position on the podium.
Ref-85 GER 06.
World Copyright – LAT Photographic

 

 

LA VITTORIA A LE MANS

Immagine tratta dal sito motor1.com)

(immagine tratta dal sito motor1.com)

L’ULTIMA AUTO

(immagine tratta da automoto.it)

 

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’#ESSEREFERRARI

Come sa chi mi ha già letto sono appassionato di cinema impegnato, per questo introduco con un dialogo importante tratto dal film “when Harry met Sally”, tra Harry e Jess.

– stai dicendo che non è attraente?

– no, te l’ho detto che è attraente!

– sì, ma hai anche detto che ha molta personalità

– sì, ha molta personalità

– quando una donna è poco attraente la prima cosa che si dice è che ha molta personalità

– senti, se mi avessi chiesto come è fisicamente e avessi detto: “ha molta personalità”, allora non sarebbe attraente. Ma visto che ti dico solo che ha molta personalità può essere due cose: o attraente con molta personalità o NON attraente con molta personalità

– e quale delle due è?

– attraente!

– ma non è BELLA, giusto?

 

La SF21 l’abbiamo aspettata, l’abbiamo auspicata interessante e vincente, l’abbiamo vista! No, non è attraente. Ma ha molta personalità. Allora è brutta? Non l’abbiamo detto! Ma non è Bella!

La discussione in merito ha una certa rilevanza poiché nel mare della poca comprensione, della molta confusione, dell’empirismo tecnico e dell’ostentazione delle poche conoscenze in materia (chi le ha…), la discussione sulla bellezza delle monoposto è la più rassicurante, la più gratificante, e i più riescono a trarne un contenuto tecnico notevole, completo di previsione dell’efficacia fisico-meccanica del mezzo. Non vi sarà passato inosservato che in molti siti i commentatori legano la finezza dei particolari, il colore della livrea, il numero di soluzioni originali, alla forza del mezzo.

“Ma hai visto come hanno lavorato di fino in Red Bull e Mercedes? Non abbiamo speranza. Si vede a occhio nudo. Anche a naso”.

Insomma le vincenti sono belle e profumate, le perdenti sono, nella migliore delle ipotesi, attraenti. Con molta personalità. Ma non belle. Mettersi dietro prego!

Prendere parte a queste discussioni, o anche solo leggerle è divertente diciamocelo. Più che studiare le equazioni dei flussi al diffusore. E noi pronti, parleremo di tutto con particolare attenzione ai particolari importanti, alla bellezza di chi vince.

Noi (nel senso noi ferraristi) presumibilmente non ci saremo, anche se nel cuore nutriamo l’inossidabile speranza che l’acqua possa davvero diventare vino, che uno schifo di uccelletto spennacchiato possa diventare un cigno. No, il pulcino del cigno è bello, non raccontiamoci storielle. Un primo sguardo tenderebbe ad escludere che la SF21 sia un piccolo di cigno.

Ora sta per partire la nuova stagione. Si vede dal fermento, la gente si interessa, partecipa….cit. La stagione tutto sommato appena conclusa è stata degna accompagnatrice di un anno surreale. Entrambi disastrosi, indimenticabili, auspicabilmente irripetibili. Per i tifosi Ferrari si è trattato del proseguimento del precipitare cominciato da Brasile 2008, escludendo i rallentamenti dovuti ad una sporgenza nel 2018, dove peraltro il corpo ha solo rimbalzato facendosi anche male e proseguendo verso il basso fino a quello che tutti reputiamo il fondo. Ma si sa che non c’è limite al peggio, quindi NON illudiamoci con ottimismo ancora non abbastanza giustificato. Volgerei l’attenzione non tanto agli alti e bassi della squadra, quanto ai contraccolpi che riceve il tifoso medio e/o il pilota dalle vicende che interessano l’oggetto del suo tifo. Nel caso del pilota lo strumento con cui si esprime.

E’ senz’altro vero che con il diminuire della forza e della potenzialità di vittoria della Rossa molti suoi tifosi sono passati al rivalutare il titolo costruttori. Molti, non tutti! Ci sono tanti che pur sostenendo anche calorosamente un pilota fintanto che siede su una macchina del Cavallino non fanno passare un minuto prima di scaricarlo se questi dovesse infilarsi in altro abitacolo. E ci sono tuttavia tanti che riconoscono nella coppia dei piloti quello con più capacità e dunque propendono nei commenti a riservargli gli aggettivi più positivi, ma al termine della loro avventura in rosso potrebbero al massimo preferirli ad altri nemici, mettendoli comunque dopo la squadra e in una certa qual misura dopo i piloti della squadra. Tra questi il sottoscritto.

Il povero Vettel, al di là delle nostre posizioni e della stima che verso lui nutriamo, ha subito negli ultimi due anni in Ferrari uno stress notevole. Non che io lo giustifichi per Sochi o Brasile 2019, ma vedevo il malessere. Sembra che ora stia meglio e ne siamo contenti. Magari non stia troppo bene eh!? Benino…:-)))

Il fatto è che non è facile sostenere la “leggerezza” del fardello rosso. #essereferrari rende semmai più difficile giustificare le fisiologiche sconfitte, non aggiunge un plus al mito. Il mito basta a se stesso senza discutibili trovate da marketing. Ma poi cosa vuol dire? Sono quelli con la macchina rossa? Sono quelli col cappellino, la maglietta, la tuta rossa? Parlano in un altro modo? Il loro spettro del visibile ha lunghezze d’onda differenti? Il loro cuore ha un ritmo diverso? Batte in testa? Sono quelli che vedono perdere la loro beniamina ma con uno stile particolare?

Ad #essereferrari è la Ferrari, il resto è spettatore compiaciuto, soddisfatto, appagato. Se vogliamo dare una sorta di importanza al Mondo che gira attorno alla Ferrari possiamo dire che è il vento che soffia sulle vele, non è però la barca, non è neppure l’equipaggio di quella barca. Può esserne l’armatore tutt’al più, e come tale è contento se la barca va e chiede conto se la barca non va. Siamo altre cose, altre persone, certamente con quell’unica passione. Ma, come fossimo un popolo battezzato in una parrocchia a parte, è  spesso incomprensibile a quanti non “passionano” (passatemi il termine) quanto possa essere difficile perseverare nella speranza che arrivino trionfi a cancellare periodi amari. Di quei trionfi nutriamo la nostra esistenza povera di successi, in quei trionfi riversiamo un patriottismo che l’italiano non ha mai concesso al Paese. Si da alla bandiera, o nel nostro caso uno stemma con la bandiera. Sotto il cavallo…!

In tutto questo possiamo inserire il povero Vettel. Caricato di anni di “non trionfi” (manco fosse innaturale non vincere sempre), della responsabilità di essere il Salvatore (l’ennesimo), e di #essereferrari. Non tutti hanno la buccia di Alonso, molti hanno la polpa scoperta e vulnerabile. In più #essereferrari per un mercenario come sono tutti i piloti, dandogli una cittadinanza, una appartenenza che possiamo dare al massimo ai meccanici, (forse a Furia), è un peso enorme. E Vettel se l’era caricato. Più che imputargli il presente, se pensiamo che abbia delle responsabilità come pilota, non può essere. Eventualmente solo dal punto di vista della gestione del mezzo. Un mezzo inadeguato spesso, ma come spesso ricordiamo, anche meraviglioso come nel 2018…

Beh, non siamo qui per rivangare il passato, e Vettel è il passato, ma piuttosto, partendo dal presente, cercare di leggere il futuro. Al momento in cui scrivo ho seguito malamente le prove, e come da tradizione non ci ho capito granchè. Tanto per immaginare (e sottolineo immaginare) che i rapporti di forza in alto, al netto dei tempi, non siano cambiati se non nelle proporzioni. A meno che la Regina, intervenendo qua e là non abbia rotto l’equilibrio che l’aveva contraddistinta dal 2014. E nel contempo, i promotori di quell’orrida bevanda non abbiano evoluto tutte (ma proprio tutte) le aree di intervento. Perché no!? I primi sono umani, molto organizzati ma umani. I secondi hanno Newey.

Ora, mettiamoci comodi e godiamoci la nuova stagione senza sperare in null’altro che nello spettacolo. Ci sono ancora due settimane di chiacchere e poi via. Soprattutto ci sono una manciata di giovani promettenti come non si vedeva da decenni. Ragazzi che vanno oltre la loro macchina, spesso insufficiente, a volte indecorosa. Un probabile nuovo record di vittorie e mondiali all’orizzonte. Uno sfidante che sembra degnissimo. Uno d’esperienza che ritorna. Un marchio prestigioso anche se, per adesso, solo come copertina a coprire il rosa che copre il grigio. Una faentina interessante. Una nobile inglese rinata.

La rossa sarebbe la ciliegina sulla torta se riuscisse a risalire di almeno tre posizioni rispetto al 2020. Non ce lo auguriamo solo noi “tifosi”, come ha detto Elkann in un discorso tutto in inglese tranne quella parola e “grazie” a chiudere. Se lo augurano anche gli organizzatori e, diciamocelo, gli avversari.

Ecco, era tutto qua. Il grido stridulo di un appassionato a cui sta passando la afonia da depressione per dire: Forza Ferrari! Ma anche Forza Formula 1! Non deluderci e non abbandonarci in un anno che non sarà facile!

Un caloroso saluto a tutti! Sperando di rileggere gli assenti dell’ultimo periodo. Buona stagione!

Seldon

 

Foto in evidenza da tuttosport

F1 PRE-SEASON TESTING 2021: SAKHIR

“In scribendo saepe longius sum” – Anonimo

Buongiorno a tutti e benvenuti alla tre giorni di Test in Bahrein atta a sgrossare le vetture 2021 in vista del primo GP stagionale previsto sempre a Sakhir il 28 di questo mese.

Usiamo liberamente codesto spazio per commentare suddetti tests e postare aggiornamenti su percorrenze e tempi.

Grazie a tutti e bentornata Formula 1!

UPDATE

Risultati completi prima giornata

UPDATE 2

Tempi della seconda giornata

FERRARI SF21

All’appello 2021 mancava solo lei, la SF21.

Dulcis in fundo? Lo dirà la pista.

Presentata oggi la monoposto che dovrà farsi carico di risollevare le sorti rosse dopo la sciagurata stagione 2020.

Resta il “muso largo” , per la somma delusione di tutti coloro che pensano che sia quello il fattore determinante per andar forte. Ciononostante è stato “smagrito” ed i tecnici di Maranello sono riusciti nell’ operazione senza usare alcun gettone di sviluppo.

Ridisegnata la punta ed i piloni che si collegano con l’ala anteriore: c’è la ragionevole certezza che lo avrebbero snellito ancor più, se non fossero stati “impediti”.

I due famigerati tokens sono stati spesi per rivedere totalmente il retrotreno, nella speranza di migliorare quel posteriore che ha mandato ai pazzi i piloti dello scorso anno.

Scatola cambio e geometria delle sospensioni riviste per recuperare il controllo del retrotreno ed anche quei punti di carico che il nuovo fondo tagliato ha portato via.

La zona centrale della vettura appare profondamente rivista per una gestione diversa dei flussi verso il fondo e l’ala. Nuova la presa d’aria sopra la testa del pilota ed il disegno delle pance che risultano molto scavate come da scuola Mercedes.

La pista parlerà tra pochi giorni. Serviranno chilometri e chilometri per capirne la bontà e magari un clima più sereno di quello che si è creato intorno alla Scuderia negli ultimi tempi.

Il lavoro più importante è stato fatto a livello PU scegliendo di rifarne una nuova e tenerla congelata per l’intero 2021 piuttosto che sviluppare la vecchia con un paio di upgrade durante la stagione. Evidentemente le limitazioni imposte non avrebbero permesso di mettere in pista un motore decoroso sviluppato sulla base di quello esistente.

Ad ascoltare i “si dice” parrebbe che in Ferrari abbiano recuperato l’80% della potenza perduta nel 2020. Vedremo se saranno sufficienti a far stare i rossi almeno nel midfield con discreta costanza, anziché farsi sverniciare sul dritto da chicchessià Williams compresa come troppo spesso accaduto l’anno scorso.

Al primo impatto si ha l’ìmpressione che a Maranello abbiano lavorato più degli altri….come era necessario fare.

Due parole sulla livrea? Piacevole il rosso sfumato, terribile l’accostamento del verde…

Io ve l’ho presentata (senza nessuna presunzione)… a voi giudizi e commenti.

 

PS.

Vogliate concedermi un pensiero personale.

Pensando a Charles e Carlos di fianco all’auto ho avuto un sussulto che ha portato alla memoria i ricordi d’infanzia..

Ho pensato alla peggior Ferrari che avessi visto nella mia vita (la T5).. come per incanto mi sono sobbalzate nel cuore le speranze riposte in “quei due” giovani ad inizio 1981.

Ero un bambino e l’emozione che mi diedero “quei due” la ricordo ancora trovandoci parecchie similitudini. Da una parte un crack assoluto in termini di velocità pura, dall’altra uno tosto veloce e consistente. Entrambi giovani, baldanzosi, verginelli e con una voglia immensa. Credo che oggi il Vecchio possa essere felice di vedere questa coppia.

 

(immagini tratte da twitter)