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MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI INTERLAGOS

Interlagos delude assai di rado e la gara di domenica scorsa non ha fatto eccezione.

Gara divertentissima perché piena di azione (e non mi riferisco solo ai sorpassi) nonché imprevedibile  perché anche il campione del mondo degli strateghi da divano stavolta non avrebbe saputo consigliare adeguatamente la Scuderia (perché di solito è proprio lei l’oggetto dei consigli, no?).

Be’, quasi imprevedibile. Il cozzo tra Hamilton e Verstappen, infatti, era già la prima frase di ogni articolo e commento sul GP del Brasile sin da sabato sera. Il sottoscritto pure, tanto che durante il lauto pranzo domenicale, tra una forchettata di tagliatelle e l’altra, aveva ammonito i commensali con fare savonarolesco: “vedrete, vedrete! Lewis e Max si incioccheranno alla 1 o alla 2 e se non gli riesce lì alla 4 voleranno fuori entrambi!” ricevendone in cambio sguardi perplessi ed un “ma chi sono?” che non lasciava adito ad alcuna speranza di proseguire la conversazione su quel filone. Nessun vanto di cui andare fieri, dunque.

Solitamente le non-pagelle seguono l’ordine di arrivo ma qui faccio un’eccezione cominciando irritualmente proprio da:

VERSTAPPEN

Dopo una sfilza di gare praticamente perfette, il buon Max si presenta al Josè Carlos Pace di San Paolo come se si trovasse in gita premio a Comacchio a provare go-kart a noleggio sul circuito di Pomposa. Indossa la tuta che non vede una lavatrice dall’88, mocassino con pelle scamosciata d’ordinanza ed in infine il casco di 12 misure inferiori a quella che servirebbe a contenere qualsiasi cranio, figuriamoci il suo testone, e gli si chiudono tutte le giugulari. Il risultato è un tentativo di sorpasso che tecnicamente ci può anche stare ma che, di fatto, viene condotto con mentalità che richiama le sportellate di una gara amatoriale di go-kart e manda in fumo tutti gli elogi sulla sua maturità agonistica che si è preso negli ultimi due anni. Tant’è vero che i suoi commenti post-gara sul punto ricordano gli stessi di Singapore 2017. Non mi spenderei troppo sulla penalità: nel momento del contatto sembrerebbe che Lewis sia effettivamente avanti di qualche centimetro e cavillando col regolamento i 5 sec ci potevano stare – race incident sarebbe forse stata l’archiviazione più corretta. Tuttavia, onestamente, ne avrei inflitti 30 di secondi a Max, imponendogli peraltro di contarli ai box e di percorrerne la relativa corsia in retromarcia per manifesta coglioneria. Non c’era alcun bisogno di forzare in quel modo e in quel punto, soprattutto sapendo benissimo che uscendo dalla 3 attaccato al deretano di Lewis avrebbe potuto sorpassarlo più comodamente nella Reta Oposta grazie alla mostruosa velocità della su RB. Il fattaccio lo relega nelle retrovie dove però il nostro non brilla affatto. Il suo ritmo è buono ma non ottimo. Litiga con le gomme ed è costretto a ulteriore pit. Trova comunque il modo di farci ammirare il suo talento con un sorpasso da antologia alla 1 su Bottas e Ocon. E poi il casco di misura inferiore di cui sopra torna a far sentire i suoi effetti. Dopo varie vicissitudini negli ultimi giri si ritrova negli scarichi del teammate, in difficoltà con le gomme e alla disperata ricerca di punti per contrastare Leclerc in classifica mondiale. “Max, non superare Checo” ma il suo ingegnere non fa in tempo a pronunciare l’ultima sillaba del soprannome di Perez che Max lo infila alla 1 come se non ci fosse un domani! Non contento lo distacca e fa scena muta ogni volta che gli chiedono di far ripassare Perez. Subito dopo il traguardo se ne esce col sibillino team radio che tutti conoscono e del quale me ne importa zero. Ora, al di là di qualsiasi retroscena a noi incognito (per quanto le ipotesi in merito, sul web, si sprechino) e della mancata riconoscenza per il buon lavoro fatto da Checo nel 2021, la mossa, anzi, la non-mossa è sintomo della stessa coglioneria di cui sopra: fallo passare, santo cielo!, incassa il credito e fattelo pagare al momento opportuno. Così facendo, invece, intanto rende pubblico un contrasto che è meglio rimanga privato, rischia di trovarsi il nemico in casa in un 2023 che si annuncia molto più combattuto e poi, se uno dei rumors sulle motivazioni di questo comportamento fosse vero (l’ipotetico crash volontario di Perez in Q a Monaco), rischia di creare danni incalcolabili alla squadra. Peggior gara dell’anno e, forse, della carriera.

 

Ma andiamo oltre.

Prima del ciocco tra Hamilton e Verstappen c’è stato quello tra Ricciardo e Magnussen. Il simpatico Daniel rifà identico identico lo stesso errore del Messico contro Tsunoda. Solo che là ha tirato dritto e fatto la sua miglior gara dell’anno mentre qua il colpo da bigliardo si è rivelato un boomerang nella miglior tradizione degli aborigeni della sua terra natale. Karma? Anche qui errore marchiano, inutile e deleterio tanto più considerando che la mecca, ieri, non sembrava male. Dopo questo errore temo che ad Abu Dhabi vedremo l’ultima gara in F1 di mister sorriso.

C’è stata una terza stupidaggine, domenica, e purtroppo l’ha fatta Carletto nostro. Il tentativo di sorpasso di Leclerc su Norris tra la 6 e la 7 non ci stava proprio, mi spiace doverlo ammettere. La facilità con cui incalzava Norris avrebbe dovuto condurre il nostro negli scarichi della mecca fino alla Junçao e di lì ad un presumibilmente facile sorpasso alla 1 del giro successivo. Non c’era alcun bisogno di prendersi quel rischio e l’aver potuto riprendere la gara è stato solo un colpo di fortuna. Per cui proseguo le non-pagelle proprio con: 

LECLERC

La stupidaggine di cui sopra ne ha ovviamente condizionato la gara. Dopo il cambio del musetto ha sfoderato un ritmo che non aveva nulla da invidiare a quelli davanti. Il che fa storcere il naso ancora di più. È uscito 6 sec dietro a Verstappen e, più avanti nella gara a parità di pit, gli era davanti di 5 sec. Va veloce, Charles, ma episodi come questo si ripetono con inquietante regolarità e danno molto da pensare. Vero è che l’episodio di venerdì con le Intermedie l’avrà parecchio innervosito ma la sagacia di un pilota di F1 deve andare oltre. Lo spettro di un Alesi 2.0 è sempre meno diafano. Sta a lui, l’anno prossimo, sgombrare ogni dubbio (sperando che la vettura 2023 sia allo stesso livello di competitività mostrata quest’anno). Il pietoso piagnisteo degli ultimi giri per elemosinare una posizione ci poteva anche stare, in un’asettica valutazione dei punti mondiali. Tuttavia sorprende che non valutasse il rischio di quella manovra con un Alonso assatanato praticamente attaccato agli scarichi e con un Verstappen ancora più incattivito (e con le giugulari chiuse di cui sopra) appena dietro. Immaginatevi la scena: Sainz rallenta per far passare Leclerc e Alonso e Verstappen si infilano. I due rossi vanno in confusione, si girano o passano sull’erba, e li passa pure Perez. Ve l’immaginate il ludibrio planetario? Hanno fatto bene, per una volta, a evitare questo rischio.

Non-pagelle un po’ caotiche oggi, proprio come il GP che stiamo commentando. Quindi passiamo a: 

MAGNUSSEN

Bravo, bravissimo. Nelle qualifiche di venerdì ha mostrato a tutti come si deve gestire una situazione ambientale così difficile. Sfruttare ogni momento utile per passare il taglio? Fatto. Annusare l’aria invece di guardare i radar? Fatto. Fare il giro più veloce della vita nel momento giusto? Fatto. Bravo! Nella Sprint ha fatto quel che poteva e l’ha fatto bene. Peccato la stupidaggine di Ricciardo che l’ha messo fuori domenica: vista la sua condotta week end fino a quel momento e vista l’imprevedibilità della gara avrebbe potuto, chissà?, portare a casa un risultato insperato anche nella gara “vera”. Di lui ho sempre pensato che non sia, come velocità pura, al livello dei top driver ma che il suo QI “motorsportistico” invece sia di qualità decisamente superiore. E nel week end di Interlagos l’ha dimostrato alla grande. Mi ripeto: sarebbe (stato?) un secondo pilota di grande utilità in una scuderia di primo piano.

Magnussen è stato l’eroe del week end ma non è stato l’unico.

RUSSELL

Bravo, bravissimo pure lui! Con i puteolenti retropensieri complottistici che ammorbano il mondo d’oggi verrebbe da pensare che la sbinnata di venerdì l’abbia fatta apposta. Con Hamilton (suo vero avversario del finale di stagione) così indietro e un Magnussen ininfluente per la sprint la possibilità di andare in prima fila alla domenica era dietro l’angolo. Ad ogni modo l’episodio l’avrà anche favorito ma fortuna audaces iuvat e, meno scontato, aiutati che dio t’aiuta sono proverbi perfettamente applicabili al George di ieri. Di proverbio in proverbio non arriveremmo a spiegare completamente la brillantezza con la quale ha condotto il week end. Al di là della conferma delle prestazioni Mercedes di questo finale di stagione (bisognerebbe aprire un capitolo a parte) quel che si fa ammirare di Russell nella circostanza è stata la sua capacità di gestire la pressione. Perfetto nella Sprint con un sorpasso a Verstappen che solo poche settimane fa sarebbe stato immaginabile e perfetto, oserei dire persino straordinario, nella gara “vera”. Le partenze, in particolare sono state eccezionali. La prima è scattato al via che neanche Marcel Jacobs in finale alle olimpiadi: dopo due curve era aveva già messo a distanza siderale il teammate. Nella ripartenza dietro SC pure: ha persino sorpreso Ham che si è trovato nella difficoltà di dover subire l’attacco di Verstappen che sappiamo com’è finito. Da lì in avanti una gara condotta in maniera altrettanto perfetta con ciliegina sulla torta del fastest lap, anche questo non scontato, fatto negli ultimi giri. Non c’è nulla da eccepire e la sua prima vittoria in F1 è da annali. Bravo!

HAMILTON

L’episodio con Verstappen gli ha condizionato, com’è ovvio, la gara. Dopo quello ha guidato da par suo, aiutato da una Mercedes stellare, ma non abbastanza per impensierire il suo teammate. Nel finale il cambio gomme strategico non l’ha danneggiato tanto quanto lui poteva pensare nel momento, tanto più che le rosse hanno dimostrato di essere la mescola ideale per Interlagos. Le scuse sono finite dopo la SC post rottura di Norris: lì poteva giocarsela e, molto semplicemente, non è riuscito ad avvicinarsi a Russell. E questo dice tanto sia della sua gara che di quella di Russell. A questo punto il “mundialito” tra i due pare compromesso e tenuto in piedi solo dalla matematica. Bene ma non benissimo?

SAINZ

Gara onesta del buon Carlos. Ottima partenza e poi il teammate, con la sua stupidaggine, gli apre le autostrade ma non ne approfitta subito impiegando qualche giro di troppo nel liberarsi di Norris. Il ritmo era tale da poter competere con i Mercedes e considerando che, dietro, Leclerc andava ancora più forte ci fa concludere che qui in Brasile la Ferrari fosse messa più che bene. Il problema con il tear off non lo condiziona, secondo me, tanto quanto i commentatori dicono perché è stato risolto abbastanza velocemente. Alla fine il terzo posto è ottimo ma c’è un po’ di amaro in bocca che non ce lo fa godere appieno. Comunque bravo a tenersi lontano dai guai.

ALONSO

E che ve lo dico a fare? Per una volta che la vettura non lo tradisce o che il teammate non lo manda per prati lui fa vedere che può stare tranquillamente in rubrica dei TP di alta fascia. Probabilmente è quello che azzecca la strategia migliore in gara: cambia le gomme nei giri ideali per sfruttare al meglio la finestra di performance nei vari stint. Vero è che partendo così indietro (diciottesimo!) non aveva da preoccuparsi granché ma intanto lo ha fatto. Nel finale solo un Leclerc disperatamente attaccato ai punti gli impedisce di portarsi ai piedi del podio e tiene a bada il pur assatanato Verstappen, incattivito dalle richieste dei box. Grandissimo!

PEREZ

Parliamo di RBR in questo GP? Che è capitato? Al di là degli episodi vari quel che è emerso è che RBR in questo GP non era neanche lontanamente parente di quella che abbiamo visto fino alla settimana scorsa! Sia Perez che Verstappen non hanno mai mostrato un ritmo di gara capace di eguagliare quello di Mercedes (e Ferrari, aggiungerei). E questo mi lascia molto perplesso. Hanno sbagliato l’assetto? Hanno sperimento qualcosa in vista del 2023? Mah. Ai posteri la famosa ardua sentenza. Rimane il fatto che oltre ad un ritmo non all’altezza di quanto mostrato sin qui a Perez hanno pure sbagliato la strategia sicché si è trovato nel finale con le gialle a difendere la posizione anziché a cercare di attaccare. Due giri in più e lo prendevano anche Ocon e Bottas. Veramente strano. Dello sgarbo fatto da Verstappen nei suoi confronti ho già parlato e qui mi limito a rilevare l’insulso commento di fine gara ai giornalisti in lingua spagnola: “non capisco, mi deve due mondiali” dice il buon Checo. Excuse me? Seriously? Se del 2021 se ne può parlare e magari ha pure ragione ma sul 2022, caro Checo, non ci siamo proprio. Magari finirà alla fine secondo nel mondiale ma non se lo merita.

 NOTE DI MERITO: 

Bottas, in una pista ove è facile sorpassare, non si ritrova a giocare il ruolo della vedova triste e prova a fare il suo portando a casa punti insperati.

Norris fino alla rottura se l’era giocata proprio bene. A proposito: pollice verso per la direzione gara nel gestire l’episodio. Bisognava mettere SC subito e non quella ciofeca di VSC.

Volevo mettere qui anche Vettel che fa una prima parte di gara assolutamente strepitosa. Poi però si è un po’ perso probabilmente penalizzato da qualche errata strategia del suo box che, per converso, ha aiutato Stroll, sin lì anonimo, a entrare in zona punti

Metto qui Albon ma solo per giocarci con perfido sarcasmo: il suo unico merito è di partire con le bianche e far capire a tutti gli altri che quelle gomme è meglio che stiano ben chiuse in garage.

NOTE DI DEMERITO:

Ocon aggancia un insperato 8 posto. Solo che ci capita per caso e a fronte di un teammate che, nella seconda parte di gara, va il doppio. Mah. Io questo tizio, dopo già diversi anni di F1, non l’ho ancora inquadrato.

Gasly pasticcia e fa confusione. Ancora!

Zhou fa il secondo week end di fila ben al di sotto degli incoraggianti progressi che aveva mostrato durante la stagione.

Tsunoda ridicolo insieme al suo muretto nella SC post-Norris. Vero è che il suo numero non era uscito alla lotteria degli sdoppiaggi in SC ma era ovvio che avrebbe dovuto andare dietro alle Williams. Che prendesse lui la decisione o lo dovesse spronare il muretto tutti e due hanno sbagliato e anche in modo assai pericoloso visto quel che ha dovuto fare in ripartenza mettendosi da parte in rettilineo. Assurdo!

Schumacher fa anche una gara buona gara ma il testa-coda delle qualifiche è pietra tombale posta sulla sua annata.

Latifi: che ve lo dico a fare?

RUSSELL VINCE LA PRIMA AD INTERLAGOS. E LA MERCEDES RISORGE.

Interlagos. Quante pagine della storia della F1 sono state scritte nel circuito posto fra due laghi alla periferia di San Paolo. E quanti drammi e quante esplosioni di gioia si sono viste con l’asfalto umido.
Umido come è stato venerdì per le qualifiche, quando alla gioia incontenibile di Magnussen, ritrovatosi in pole proprio quando la pioggia ha iniziato a cadere più forte, e la sessione è stata fermata con bandiera rossa, ha fatto da contraltare la rabbia di Leclerc per essere stato mandato in pista con gomme intermedie con la pista ancora da slick.

Al sabato è in programma la terza gara sprint della stagione, che si rivela molto tirata, con le due Mercedes a conquistare le prime due posizioni e, quindi, la prima fila per la gara di domenica, e Verstappen relegato, si fa per dire, in seconda fila.

E la domenica la temperatura è salita di tanto, non solo sugli spalti. Quando si spengono i semafori, le due Mercedes se ne vanno indisturbate seguite dalle due Red Bull. A centro gruppo, Ricciardo tocca Magnussen e lo fa girare. Il danese in retromarcia colpisce l’australiano che non riesce ad evitarlo. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

E, quando rientra ai box, succede di tutto. Russell attende troppo a ripartire, prendendo di sorpresa Hamilton ma non Verstappen, che lo attacca. I due affrontano le prime curve affiancati, ma Lewis chiude la porta e si tocca pesantemente con il rivale olandese. Il quale ci rimette l’ala anteriore ed è costretto a fermarsi per sostituirla. L’inglese perde invece solo qualche posizione. Poche curve dopo, Leclerc attacca Norris all’esterno, lasciando abbondante spazio all’interno. Ma Lando allarga e lo spedisce contro le barriere. Nonostante l’urto, il monegasco riesce a ripartire e a fermarsi per cambiare ala e gomme, e, pur ultimo, inizia a girare più veloce di Russell, in testa alla gara.

Al giro 18 Sainz, in terza posizione, è costretto a fermarsi al box per togliere una visiera a strappo incastratasi in una presa d’aria. Allo spagnolo, partito con gomma a mescola media per fare un primo stint più lungo, vengono montate gomme a mescola soft. 

Al giro 24 Russell comanda le operazioni con 4 secondi di vantaggio su Perez e 10 su Hamilton, la cui vettura non ha evidentemente subito danni dal contatto con Verstappen. Proprio in questo momento, il messicano viene fermato per montare gomma a mescola media ed evitare di perdere la posizione nei confronti di Sainz. Sergio rientra davanti allo spagnolo, ma nel traffico dei doppiati, e Russell può fare la sosta per coprirsi dall’undercut con una certa tranquillità.

Al giro 30 è il turno di Hamilton fare la sua sosta, per montare gomme a mescola media.  Al giro 37 si ferma poi nuovamente Sainz per montare gomma mescola media.

Al giro 43 Hamilton ha raggiunto Perez, e impiega un giro per passarlo e riprendersi la seconda posizione. Il messicano si ferma poi al giro 48 per la sua ultima sosta, e si ritrova con oltre 11 secondi di distacco da Sainz e una ventina di giri per recuperarli. Alla tornata successiva Hamilton viene costretto a fermarsi per proteggersi dall’undercut, ma Lewis voleva continuare. Ancora un giro e pure Russell si ferma per montare gomma soft, ed esce poco davanti allo spagnolo della Ferrari.

Al giro 53 Norris pianta la macchina in mezzo alla pista. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car. Sainz ne approfitta per cambiare le gomme perdendo la posizione su Perez. Ma la McLaren non si riesce a spostare, e viene attivata la Safety Car proprio nel momento in cui i commissari riescono a muovere la macchina.

Si riparte quando mancano solo 10 giri alla fine, e si consuma il dramma di Perez, che non trova il passo e si fa superare dalle due Ferrari e da Alonso. Ma, soprattutto, viene passato dal compagno Verstappen al quale era stato chiesto di non superarlo per non togliergli punti importanti per arrivare secondo nel mondiale. A Max viene poi chiesto un’altra volta all’ultimo giro di far passare il compagno, ma l’olandese rifiuta dando un’articolata spiegazione che fa riferimento ad una scia non data in una gara precedente.

Anche Leclerc chiede la posizione del compagno, ma la squadra gli nega questa possibilità giustificano la decisione con l’elevato rischio di perdere capra e cavoli, avendo Charles due mastini come Alonso e Verstappen a poco più di un secondo.

Finisce così con Russell che coglie la prima meritatissima vittoria in F1, davanti al compagno di squadra Hamilton. Al terzo posto Sainz, seguito da Leclerc, un favoloso Alonso, anch’egli rimontato dal fondo della griglia e Verstappen. Al settimo posto Perez, inguardabile nelle fasi finali, poi Ocon, Bottas e Stroll.

Fra solo una settimana l’ultima gara ad Abu Dhabi, circuito tradizionalmente favorevole sia a Red Bull che a Mercedes. La Ferrari può salvare la stagione mantenendo la seconda posizione in entrambe le classifiche. Momenti di scarsa lucidità permettendo.

P.S. per ammissione di Elliott, direttore tecnico della Mercedes, la W13 è nata male a causa di un grossolano errore nella definizione delle specifiche. Non è entrato nei dettagli ma è parso chiaro che l’errore avesse a che fare con l’altezza da terra. Quella che era a tutti gli effetti una carriola ad inizio stagione, è diventata una macchina in grado di fare una doppietta senza aiuti da parte degli avversari. Per tutto questo bisogna ringraziare la FIA, che a metà stagione ha di fatto cambiato il regolamento, favorendo la Mercedes e sfavorendo la Ferrari. E, su questo, credo ci siano ormai pochissimi dubbi, nonostante le continue smentite da parte dei diretti interessati.

P.S. 2. Un pensiero per l’Alpine, che l’anno prossimo sarà nelle mani di Ocon e Gasly, lasciando andare un pilota come Alonso che ha dimostrato, una volta di più, di fare la differenza. Quest’anno molto probabilmente arriveranno quarti, vedremo l’anno prossimo dove arriveranno grazie al contributo dei due prodi francesi che, si dice, si amino poco. 

 

F1 2022 – GP DEL BRASILE

Il Gp del Brasile si disputa sull’ormai classico circuito di Interlagos a Sao Paulo dal 1990 quando una versione riveduta e corretta del meraviglioso autodromo che lo ospitò fino a 10 anni prima sostituì Jacarepaguà/Rio nel Calendario Mondiale di Formula Uno. Il compianto ASdS, Paulista d.o.c, fece da supervisore all’ideazione ed alla progettazione del nuovo impianto

Il Destino, com’è noto, sa essere capriccioso quindi al Paulista fu negata la gioia del trionfo inaugurale sul nuovo Interlagos nell’edizione di esordio del 90.  Satoru “orgoglio di Sardegna e Giappone” Nakajima probabilmente lo scambiò per Berger in fase di doppiaggio al che anzichè gettarsi nel prato (com’era consuetudine dei doppiati all’arrivo di ASdS) gli chiuse la porta sui denti come uno Schlesser d’annata costringendolo ad una sosta extra ai box che gli costò la vittoria

Vittoria che, in ossequio alla già citata capricciosità del Destino, venne naturalmente ereditata dal suo arcirivale Alain Prost il quale benedisse la sua prima vittoria in Rosso di fronte alla folla a lui più ostile al mondo (i casi della vita). Il povero Beco sul podio aveva l’aria di uno in sala d’attesa mentre sta per fare una visita proctologica

La kermesse Paulista divenne subito un instant classic per Piloti ed appassionati regalando di fatto sempre dei GP gustosi anche in annate poco combattute per il WDC. Diverse le edizioni degne di nota, in primis quella del 1991 ove quello che parlava con Dio mise il sigillo che desiderava apporre l’anno prima. Meritevole di menzione l’aver guidato nell’ultima fase di gara col cambio che usciva dalla sede delle marce costringendolo ad uno sforzo dal dolore quasi insopportabile. Giusto pertanto il dovuto trionfo tributatogli dal pubblico nell’occasione

ASdS concesse il bis nell’edizione 1993 complice la pioggia torrenziale sopraggiunta in gara che levò di mezzo Prost e la sua impareggiabile Williams. Nota ilare: fu la prima volta che i Piloti corsero col cardiofrequenzimetro che trasmetteva le loro pulsazioni ai box durante la gara. Al netto delle ovvietà (frequenze sui 200bpm al via, etc) emerse una curiosità quando furono divulgati i dati di Senna durante la gara. Le sue pulsazioni erano assolutamente nella media quando a seguirlo erano Prost o Hill mentre si avvicinavano pericolosamente alla frequenza del “via” quando a seguirlo era il Signore qua sotto. Chissà perchè eh

Complice la scomparsa del povero Beco gli anni immediatamente seguenti furono un pò sottotono rispetto alle prime edizioni. Rammento la prova di forza assoluta della Bridgestone nel 1997 che mise Panis nelle condizioni di mettere il pepe sulla coda a Jacques ed alla sua imprendibile Williams. Ottimo Pilota il francese che, come noto, l’anno prima aveva vinto rocambolescamente a Monaco ma il binomio Pilota+Vettura (Ligier Mugen) con una gommatura “normale” era sì e no da zona punti e non certo da secondo posto. Qualcuno a Maranello notò la cosa e da lì a due anni dopo la Ferrari divenne il Team designato per lo sviluppo delle coperture giapponesi. Inutile dire che la cosa fu una delle pietre angolari del quinquennio d’oro del Kaiser

La prima edizione che mi viene in mente del nuovo millennio è quella del 2001 quando un Pilota che a fine carriera sarà universalmente riconosciuto come il più talentuoso a non aver mai vinto un WDC fece vedere al Mondo ed al nostro Alfiere adorato chi era e di che pasta era fatto. A me personalmente piaceva da impazzire e l’avrei tirato di corsa dalle nostre parti con buona pace di Rubens “alopecia” Barrichello

Juancho mise la sua sigla nell’edizione 2005 che però per ovvi motivi passò alla storia per il più giovane Campione del Mondo della Storia della Formula Uno (Record poi battuto da Hamilton nel 2008 e Vettel nel 2010). Quel ragazzino è ancora in giro a dare del gas in Formula Uno dando rara prova di longevità sportiva ma soprattutto agonistica

L’edizione 2006 fu quella dell’addio del Kaiser alla Ferrari che antecedette il suo primo ritiro. Briatore passò il weekend a dire che aveva paura che Massa speronasse Alonso in gara ed ovviamente finì con Fisichella che speronò Michael. Quando si dice i casi della vita eh

Il 2007 come noto segnò l’ultimo Mondiale Piloti vinto dalla Ferrari nella Storia fino ad oggi. Ad occhio e croce quel giorno nessuno poteva immaginare che per 15 anni (and counting) non si sarebbe più rivisto l’Albo d’oro del WDC

L’anno dopo fu quello della beffa più colossale ai nostri danni che riesca a ricordarmi. Di gran lunga peggiore di quello che sarà Abu Dhabi due anni dopo

Penso possiamo essere tutti d’accordo che l’edizione più celebre del decennio successivo sia quella del 2012. Sebestemmio batte Alonso per il WDC sul filo di lana dopo aver corso dal primo giro con la sua Redbull combinata così

Dell’edizione 2016 nessuno si ricorda la farsa della Direzione Gara la quale prima sospende la competizione per pioggia salvo poi farla riprendere dopo più di un’ora di stop senza che la pioggia sia mai cessata ossia con un circuito in condizioni decisamente più pericolose di prima sia per praticabilità che visibilità. Fuor di metafora esattamente come a Suzuka due anni prima non ci si poteva permettere che il buio interrompesse la gara. Uno schiaffo alla memoria del povero Jules

Si arriva quindi all’edizione 2021, l’ultima, nella quale qualcuno ai box spergiurava di aver smesso da metà Mondiale di sviluppare la macchina. La cosa fu chiara a tutti in gara (come no), fortunatamente Max mise il suo sigillo a fine anno chiudendo una serie di 7 WDC consecutivi da parte dei cocchi di mamma FIA. Ai quali auguro un digiuno almeno pari a quello che stiamo vivendo dal 2007 noi altri.

Buon GP a tutti

BASTIAN CONTRARIO: NO FERRARI, NO FIESTA

Confesso che, dopo la disfatta rossa vista al GP messicano, avevo ben poco su cui riflettere e scrivere. Le immagini e, soprattutto, il cronometro (quello non mente mai) parlavano chiaro. Eppure questa rubrica deve uscire puntuale, non posso deludere i voraci e preparatissimi (andate sui commenti del Blog… vi farete una cultura!) lettori del Ring e allora mi sono fatto arrivare l’ispirazione. Vedere una Ferrari arrancare e soffrire nel GP messicano è stato mortificante per noi e per lo spettacolo, del resto no Ferrari no fiesta.

Questo potrebbe, apparentemente, sembrare banale eppure, considerando quali sono state le premesse di questo velenosissimo mondiale ad inizio anno, non è un pensiero affatto scontato. Quali erano gli obiettivi di questo insidioso (e dopo quanto successo) inutile regolamento? Ravvicinare il più possibile le squadre tra di loro, tecnicamente parlando, al fine di poter favorire il più possibile la lotta e quindi lo spettacolo in pista che da troppo tempo mancava. Soprattutto a mio giudizio, questo regolamento è stato un assist per quei top team che da troppo tempo mancavano alla lotta mondiale dopo il dominio teutonico… soprattutto per Ferrari, la quale, lo voglio ricordare, non becca niente dal 2007 come titoli piloti e dal 2008 per quanto riguarda i costruttori. Anche perché diciamocela tutta, la stessa F1 non può “tirare troppo la corda” in tal senso: tutto il circo senza la Rossa può abbassare le serrande, non ha ragione di esistere; no Ferrari no fiesta appunto. 

Ritornando all’inizio di questo mondiale e alle sue premesse dunque, cosa avevamo? Di certo l’acquolina in bocca! Il duello dell’anno, la sfida che da sempre stavamo aspettando: Ferrari contro Red Bull, Charles LeClerc contro Max Verstappen… la lotta eterna. Missione compiuta dunque, almeno fino in Ungheria. Poi cos’è accaduto? O forse dovrei chiedere, cosa è accaduto tra il primo GP e quello ungherese? I mali sono molteplici purtroppo e, come dico da sempre su questa rubrica, la responsabile di quanto accorso è solo della stessa Ferrari e per Ferrari intendo la sua dirigenza, ovvero i vertici!

C’è un’ottima riflessione del direttore di questo Blog che fa capire il perché dell’inamovibilità della dirigenza Rossa a tutto quello che abbiamo assistito sino ad ora e la voglio citare rigo per rigo: “Nel 1996 l’Avvocato Agnelli decise di investire nella GeS con budget virtualmente illimitato (bei tempi, aggiungo io), al fine di supportare la ripresa commerciale e di immagine dei modelli stradali, i quali arrivavano da un decennio di insuccessi al netto di qualche jolly pescato più o meno a caso come la F40. Venne preso il miglior pilota in circolazione, il quale, non appena mise piede a Maranello, compresa l’antifona, chiese ed ottenne di portarsi dietro mezza squadra del suo team di provenienza. Dalla 355 in avanti i modelli stradali furono tutto un successo dietro l’altro ed il quinquennio iridato 2000-2004 portò il brand a livelli d’immagine mai raggiunti prima, che furono, a tutti gli effetti, il preambolo della quotazione in borsa che arrivò nella prima metà del decennio successivo. In concomitanza con la scomparsa dell’Avvocato, fu imposto a Maranello una drastica riduzione del budget di spesa, l’obiettivo era stato largamente raggiunto quindi la nuova politica divenne sfruttare il vento a favore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un solo titolo, quello del 2007, ed il sostanziale disinteresse verso i successi in pista per via del fatto che il titolo in borsa rende a meraviglia, la quotazione ha riempito le casse di Exor e quindi tutto il resto può aspettare. È  semplicemente business, proprio come la scelta dell’avvocato nel 1996. Viene fatto solo quello che è funzionale al profitto. Viene solo da riflettere amaramente sul perché per marchi con meno di vent’anni di vita, come Red Bull, sia invece così dannatamente importante vincere in pista così come per AMG la quale, ahi noi tutti, pare davvero avere tutta l’intenzione di tornare dov’era dal 2014 al 2021”.

Parole che non lasciano alcun margine di dubbi e di equivoci. Il sottoscritto rincara solo la dose affermando che le scuderie avversarie della Rossa hanno bisogno, come il pane, di dominare in pista, al fine di avere un pesante ritorno commerciale, perché se si comportassero in pista come fa la Ferrari, queste diverrebbero delle squadre qualunque per poi essere dimenticate. Caso mai ci fosse qualche riottoso a riguardo, andasse a bussare alla porta di BMW o TOYOTA, giusto per citare due esempi a caso. Ferrari, di contro, vive di luce propria, che vinca o perda e questo i vertici lo sanno benissimo, per questo non si sbattono più di tanto nelle stanze che contano. Per questo assistiamo a mondiali sciagurati come quello che stiamo vivendo, dove ci siamo illusi di poter lottare per il mondiale ed ora addirittura remiamo e sarà già un mezzo miracolo se riusciremo a difendere il secondo posto nel mondiale marche. Binotto ed il suo team hanno sicuramente delle responsabilità a riguardo eppure, e soprattutto per quanto detto poc’anzi, non me la sento di addossargli la croce per questa disfatta, anche perché lui ed il suo team, appunto, sono le stesse persone che ci hanno regalato una delle monoposto più forti progettate a Maranello e che hanno aperto il mondiale con due doppiette! Il team principal della Rossa lo ha detto a chiare lettere: la F1-75 è stata concepita per viaggiare incollata al suolo, quindi tutti i cinematismi e l’aerodinamica dedicata è nata ed è stata sviluppata attorno a questo concetto. Potrà sembrare una sciocchezza eppure i millimetri che hanno regalato, innanzi tutto a Mercedes ed alla sciatica di Lewis, hanno stravolto questo concetto.

Perché nel mentre si svolgeva il mondiale fino all’Ungheria questo è successo: in nome della sicurezza si decideva di sollevare le monoposto concepite sin dall’inizio per rimanere incollate al suolo (una barzelletta!) e, soprattutto, gli attuali campioni del mondo mettevano mano al portafoglio come se non ci fosse un domani e, soprattutto, come se non esistesse un Budget Cap da rispettare e sviluppavano la RB18 a forza di dimagramenti e migliorie aerodinamiche, fino ad arrivare al mostro vorace che noi tutti conosciamo. La settimana scorsa ho affermato che se ci fossero stati altri 20 GP, state certi,  Verstappen li vincerebbe tutti. Alla fine del primo giro, con Max che passa al comando, si era già capito come sarebbe andata, di certo non c’era da aspettare lo sbaglio di AMG in merito alla scelta delle gomme.. e così è stato. Alla faccia dello spettacolo e delle lotte in pista. Siamo passati così da un inizio mondiale dove il fascino dell’incertezza regnava sovrana ad una seconda parte di campionato che si è rivelato essere la fotocopia del 2020, con l’unica differenza che prima i dominatori erano grigi (pardon neri… perché c’era il razzismo da sconfiggere prima!) ed ora sono blu elettrico. Sia chiaro, Ferrari durante il tragitto ha fatto di tutto per perdere questo mondiale, tra errori delle squadra (tanti), dei piloti (centellinati) e problemi di affidabilità e per questo sono convinto che la Rossa, comunque, non avrebbe vinto il mondiale. Solo che se il regolamento non fosse stato modificato o se qualcuno non ci avesse “mangiato sopra” (dopo le scuse bibitare perdonate il mio gioco di parole), di sicuro avremmo assistito a qualcosa di diverso, più tirato ed emozionante, perché con una Rossa in ballo è tutto un altro articolo, mentre ora ci ritroviamo nuovamente la Formula noia e del resto si sa, no Ferrari no fiesta.

 

Vito Quaranta