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F2 UNGHERIA 2020 – ROCKET FROM RUSSIA

L’epica della F1 quest’anno è finita tutta in F2. Non solo la lotta per il mondiale sembra essere la più movimentata dal 2016, ma anche le gare sono le più entusiasmanti da un lustro a questa parte. Se nel primo weekend in Austria furono l’inesperienza di piloti e motori a determinare una gara entusiasmante e nell’omologo in Stiria servì la pioggia per movimentare il fine settimana, qui in Ungheria è stato il comportamento imprevedibile delle gomme a trasformare un tranquillo weekend magiaro in un thriller degno della migliore F1. Procediamo con ordine.

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Le prove libere sono state sonnacchiose: neanche in F2 si gira con la pioggia, i team preferiscono conservare i due set di gomme da bagnato per sessioni più importanti. Solo 9 piloti su 22 hanno fatto segnare un tempo valido e il migliore di questi è risultato Giuliano Alesi.

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La pioggia accompagna anche le qualifiche, e vedremo come questo influenzerà il resto del weekend. La sessione è stata dominata perlopiù da Ghiotto, alla disperata ricerca di un risultato (languisce ancora in fondo in classifica con 0 punti), ma una corretta strategia e il giro veloce piazzato nel momento giusto (poco prima della bandiera rossa per l’uscita di Daruvala) hanno permesso a Ilott di sopravanzare il pilota italiano e di ottenere dunque la pole. La potenza della UNIVirtuosi al Venerdì è confermata anche dal terzo posto di Zhou. Quarto è Ticktum (che qui in Eurocup conquistò la pole proprio in una qualifica bagnata) mentre quinto è Schumacher (a un quarto d’ora dal termine era in testa), che precede la coppia ART formata da Lundgaard e Armstrong. Chi ha estratto la pagliuzza corta invece è stato l’altro alfiere Prema, Shwartzman, solo undicesimo, e per l’ennesima volta il duo Carlin Tsunoda e Daruvala, 14 e 15. Gli ingredienti per lo show sono tutti qui. Entrambe le gare del weekend saranno (anche) una lotta tra strateghi e la gestione delle gomme sarà il vero discriminante ai fini della posizione finale.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Sean Gelael of Indonesia and DAMS (1) leads Marcus Armstrong of New Zealand and ART Grand Prix (5) during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Clive Mason – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Tra i piloti al via della Feature Race si nota un particolare interessante: Shwartzman, 11o, parte con le gomme prime, tutti gli altri (a eccezione degli ultimi 5) con le option. Negli anni passati di solito partivano con le soft tutti tranne gli ultimi tre/quattro. Quello del russo è un azzardo che, vedremo, avrà delle conseguenze. La partenza è movimentata: Ilott conserva la testa, Ticktum si insedia in seconda posizione (era quarto), ma Ghiotto e Zhou precipitano nella pancia del gruppo (saranno sesto e ottavo dopo le prime curve); in particolare sono i piloti Prema i “big winner” della partenza: Schumacher è terzo (partiva quinto), Shwartzman sesto (partiva 11o e con comme dure!).

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Non passa neanche un giro e Nissany manca il punto di frenata di cinquanta metri e travolge il compagno di squadra Sato jr. Gara finita per entrambi e SC che dura un paio di giri. Alla ripartenza c’è una bella lotta tra Ghiotto e Lundgaard che si conclude con il danese che tampona l’italiano rimediandoci un alettone divelto e una foratura all’anteriore sx; per evitarlo il compagno di squadra Armstrong allarga e viene tamponato da Markelov. Insomma, tra curva 3 e curva 5 entrambe le ART sono eliminate dalle posizioni che contano; entra di nuovo la SC per rimuovere la HWA del russo. Ghiotto sarà graziato dai commissari, ma IMHO è stata una mossa scorretta: in trazione dalla curva tre Lundgaard stava provando a passarlo alla sua destra e l’italiano, per coprire il fianco, si è mosso  di scatto e in ritardo. Il danese non ci poteva far nulla.

La SC rientra al settimo giro; diversi piloti ne approfittano per effettuare la sosta, vuoi per scarsa fiducia nelle rosse o per eccessiva fiducia nelle gialle. Tra i piloti di testa, Ticktum rientra insieme alla SC, Ilott risponde fermandosi il giro dopo. Questo undercut molto anticipato avrà delle conseguenze. Continuano per qualche giro in più invece Schumacher, Ghiotto, Shwartzman (ora terzo) e Zhou, ma alla fine entro il quattordicesimo giro si sono fermati tutti i piloti sulle morbide. (Schumacher è stato l’ultimo). Nelle prime posizioni restano solo i piloti partiti con le dure, vale a dire Shwartzman, Mazepin, Drugovich, Daruvala (autore dell’ennesima partenza al rilento) e Samahia. Tra i piloti già fermati si assiste al crollo di Ticktum, che in questa fase di gara gira anche di tre secondi al giro più lento e finisce per essere superato anche dalle Charouz di Deletraz e Pedro Piquet, alla rimonta di Zhou, che per recuperare le posizioni perse al via stressa forse troppo le gomme, e finalmente ad una gara tosta di Schumacher, che, forte delle gomme di sei giri più fresche, dopo il pit stop passa Ilott per la leadership virtuale.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
18.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 3, Budapest, Hungary, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Mentre questi duelli hanno luogo, accade qualcosa di imprevisto : i piloti che si erano fermati per montare le gialle non stanno guadagnando nulla su quelli che invece vi erano partiti. Shwartzman, per esempio, racconterà di come vedesse Schumacher sempre alle prese con la stessa curva, mentre lui impostava la frenata di curva 1. Quando mancano circa una decina di giri finalmente si fermano anche i piloti di testa (Daruvala il primo, Mazepin l’ultimo) e montano soft. Il ritmo che imporranno alla gara sarà insostenibile per chiunque. Shwartzman riemerge in terza posizione, ma nell’arco di due giri sorpassa Ilott e Schumacher e galoppa via, due secondi al giro più veloce di tutti. L’unico forse a reggere il passo è l’altro russo,  Nikita Mazepin, teammate di Ghiotto, l’ultimo a fermarsi: a dieci giri dalla fine pagava venti secondi da Schumacher, ma sul traguardo ne aveva otto (!) di vantaggio, malgrado i numerosi sorpassi. Shwartzman dunque vince, e Mazepin (partito 16°!) arriva secondo. Terzo e quarto Schumacher e Ghiotto, che almeno riescono a contenere il rush finale degli altri piloti su strategia alternativa, Drugovich e Daruvala (che nella rimonta infila tre sorpassi di seguito all’esterno dell’ultima curva; giuro che non ne avevo visto fare neanche uno fino ad ora), alla prima prestazione decente dopo due weekend anonimi. Il duo Uni Virtuosi invece crollerà per il degrado: per Ilott (8° e in pole per la gara di Domenica) la causa è stata la sosta troppo anticipata, per Zhou (10°) la parte centrale dove forse ha chiesto troppo alle gomme. Ticktum, dopo il terrificante inizio di stint, in qualche modo riesce a ritrovare il ritmo e alla fine arriva nono. L’unico pilota partito con le rosse che ha guadagnato posizioni rispetto al via è stato Deletraz, settimo (con tanto di sportellata a Zhou).

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Non so se Shwartzman sia stato il più veloce; la strategia alternativa ha funzionato così bene che ha portato nella parte alta della classifica anche piloti di seconda fascia (finora) come Mazepin e Daruvala. La vittoria però è stata meritata, non fosse altro per la scommessa di partire con le gialle: se per gli ultimi partire con gomme dure è un atto dovuto, era da secoli che non vedevo qualcuno nella pancia del gruppo partire con le “prime”. La sua peraltro è stata una doppia scommessa, visto che prima della gara non ci sono state sessioni asciutte (motivo per cui tanto gara1 quanto [spoiler] gara2 sono state determinate dal confronto con le diverse strategie), quindi nessuno sapeva come le gomme avrebbero reagito. La scommessa ha portato frutti anche per la partenza straordinaria (cinque posizioni guadagnate malgrado calzasse le medie): se fosse rimasto bloccato nel traffico nei primi giri avrebbe perso più secondi dai primi e non sarebbe riuscito a conservare così bene le gomme. Forse il fattore più determinante per la riuscita della loro strategia sono state le due SC nei primi giri, che hanno impedito ai piloti con le rosse di guadagnare quello che poi gli “alternativi” hanno guadagnato su di loro a fine gara.

[COURTESY OF CRASH.NET]

A fronte di Feature Race entusiasmanti, le Sprint Race finora avevano sempre deluso; qui in Ungheria invece anche la Sprint Race si trasformerà in un thriller dove per metà gara la tensione si taglierà col coltello. Come nella precedente, anche qui la causa risiede nel comportamento imprevedibile delle gomme.

Ilott di nuovo mantiene la pole, mentre si distinguono le partenze di Shwartzman (che si infila in un pertugio quasi inesistente e  guadagna due posizioni), Ghiotto (da quinto a secondo), Mazepin (da settimo a quarto) e Ticktum (da nono a quinto). Un calo di potenza purtroppo condurrà fuori dai giochi il pilota inglese dopo appena due giri. Forse per problemi tecnici, Drugovich rimane piantato in griglia e quando partirà sarà stato possato da tutto il gruppo. A questo stadio del campionato, gli unici piloti di testa a non aver (ancora?) avuto guai con il powertrain sono il duo Prema e Ilott. Intanto la gara continua. A causa della pista umida, i piloti hanno compiuto scelte diversificate: la maggior parte dei piloti ha optato per le medie, mentre una significativa minoranza è partita con le rosse. Proprio questi vanno in crisi dopo pochi giri e sono costretti a prendere la via del box per montare pneumatici nuovi (forse ispirati da Tsunoda, che dopo essersi fermato per sostituori l’alettone rotto nei primo giri, al rientro in pista gira due secondi più veloce di tutti). Dopo la sosta staccheranno tempi impressionanti, ragione per cui tutti quanti, anche i piloti sulle gialle, si fermeranno per affrontare un secondo stint a ritmo di qualifica. Solo uno va controcorrente: Luca Ghiotto, secondo a cinque secondi dal leader Ilott, che decide di non fermarsi (per onor di cronaca, anche Alesi jr opta per la strategia “alternativa”, solo che a differenza dell’italiano affonderà come un sanpietrino nel Tevere).

[COURTESY OF CRASH.NET]

Quando l’avversario si ferma, a dieci giri dalla fine, il vicentino ha quasi quaranta secondi di vantaggio, che paradossalmente è un margine ridotto: nei giri successivi l’inglese guadagnerà in media tra i quattro e i cinque secondi al giro. Per rendere meglio l’idea, l’inglese gli guadagna in media un secondo ogni venti secondi (ma nella seconda metà di gara a volte anche uno ogni dieci). La sagoma di Ilott si ingrandisce negli specchietti ogni giro di più, l’italiano va al bloccaggio in curva 1 all’ultimo giro, ma tutto ciò non basta: Luca Ghiotto vince con quattro decimi di vantaggio su Callum Ilott. La manovra dell’inglese non è riuscita per diverse cause: un pit stop lento anche per gli standard della serie (qui sono ammessi solo un meccanico per ruota, quindi le soste durano in media una decina di secondi), gomme non rodate (l’inglese spiegava che la sosta non era stata pianificata, quindi non avevano potuto preparare le gomme alla perfezione) e anche la manovra su Alesi jr (l’altro pilota che non si era fermato): il sorpasso è stato effettuato senza particolari problemi, ma è stato sufficiente per fargli perdere qualche decimo (in quel momento l’inglese guadagnava un secondo ogni dieci sull’italiano; nel segmento che comprende il sorpasso di Alesi, per guadagnare un secondo ha impiegato quindici secondi, ovvero quel mezzo secondo che alla fine lo ha separato dalla vittoria).

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Dopo i primi due, terzo è Schumacher (primo pilota in stagione a ottenere due podi nello stesso weekend) che precede il teammate Shwartzman (autore di un bellissimo duello con Mazepin – penso che un sorpasso alla chicane del secondo settore non lo vedevo dal 2006). Zhou, autore anche stavolta di una partenza al rilento, intasca i punti dell’ottava posizione e del giro più veloce, mentre si distingue la buona rimonta di Armstrong, nono. Alesi jr, l’unico pilota oltre a Ghiotto a non fermarsi, alla fine è decimo.

BUDAPEST, HUNGARY – JULY 18: Race winner Robert Shwartzman of Russia and Prema Racing celebrates in parc ferme during the feature race for the Formula 2 Championship at Hungaroring on July 18, 2020 in Budapest, Hungary. (Photo by Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Si sta iniziando a delineare una scenario abbastanza chiaro. Al netto di outsider (che possono saltare fuori), la lotta per il mondiale sarà verosimilmente ristretta ai quattro piloti Prema e Uni Virtuosi. Shwartzman, 81 punti e primo pilota a vincere due gare quest’anno, è comodamente in testa e guida con 18 punti di vantaggio su Ilott, che recrimina una forma altalenante (non ha ancora fatto due ottime gare consecutive), e 38 (!) su Lundgaard, terzo a 43 punti. Segue Schumacher a 39 (di solito sono critico con lui, ma qui in Ungheria è stato forse il più forte) e Ticktum a 38 (il punteggio non rende giustizia a quello che finora è stato, per me, il secondo migliore dopo Shwartzman). Zhou langue ottavo a 31 punti, a 50 dal leader (non un ostacolo insormontabile, ma non può più permettersi errori o pessime prestazioni), quasi raggiunto da Ghiotto (10° a 27 punti). Le speranze mondiali per il team Carlin mi paiono quasi del tutto tramontate. Tsunoda oltre alla (magnifica) feature race della Stiria ha rotto un alettone a gara, mentre Daruvala è sempre stato lento e in generale poco sul pezzo (anche Sabato alla fine è stato il peggiore dei piloti su strategia alternativa). La classifica dei team riflette le considerazioni poc’anzi espresse: la Prema guida la classifica con 120 punti, poi la UniVirtuosi con 94 punti e la ART con 77. Quarta a sorpresa la Hitech con 54 punti, mentre la DAMS è solo quinta con 44 (ma del resto può contare solo su Ticktum per i punti).

[IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DA RACEFANS.NET]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 STIRIA 2020 – REPEATER

Come il titolo suggerisce, anche la F2 ha corso di nuovo sul Red Bull Ring usando la denominazione “GP di Stiria” per salvare la facciata. Il weekend in sé però è stato abbastanza diverso dal precedente, merito anche della pioggia che ha tormentato la giornata di Sabato.

[COURTESY OF CRASH.NET]

Come nel Gp d’Austria, il più veloce nelle libere è stato il giapponese Yuki Tsunoda su Carlin, ma questa volta riesce a concretizzare la velocità e ottiene così la prima pole al secondo appuntamento di F2. Per quanto aiutato dalle circostanze -il giro migliore di Zhou, secondo a 4 centesimi, è stato rovinato da Schumacher jr- è comunque un risultato molto interessante per uno che fino al 2019 aveva corso solo  in Giappone, anche perché per trovare il secondo rookie bisogna scendere in quinta posizione con Shwartzman. In mezzo Ilott, terzo (anche lui a un soffio, 8 centesimi, dalla pole), e Ghiotto, quarto. A seguire il gruppetto dei rookie; Schumacher è solo nono (che ha saltato le libere per un incidente), mentre al vecchio rivale Ticktum va ancora peggio, 15o. In DAMS faticano a capire come trasferire abbastanza energia sulle gomme, e questo incide in negativo soprattutto in qualifica e nelle partenze.

[COURTESY OF REDBULL.COM]

Come per la F1, anche in F2 hanno dovuto affrontare una pioggia torrenziale; basti pensare che Markelov si insabbia addirittura nel giro di schieramento. La Feature Race, prevista per le 17.30, inizialmente venne posticipata di qualche minuto per la pioggia torrenziale, dopodiché si inizia dietro la SC; tempo 4 giri ed esce la bandiera rossa: troppa acqua in pista. La corsa sembrava destinata a essere rimandata alla Domenica mattina (la sprint race sarebbe stata cancellata), ma dopo tre quarti d’ora di attesa le condizioni migliorano, abbastanza per permettere ai piloti di tornare in pista.

Yuki Tsunoda (JPN) Carlin.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
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Dopo un giro dietro la SC, si riparte: Tsunoda mantiene la testa della corsa con autorevolezza, Zhou regge botta e contiene il distacco a un secondo e mezzo; Ilott è leggermente più indietro, a tre/quattro secondi, mentre il resto del gruppo è più attardato. Nei primi giri sono tutti piuttosto cauti, e gli unici a movimentare la gara nelle prime posizioni sono Aitken e Shwartzman, che passano un Ghiotto poco in palla con le gomme. Al quattordicesimo giro iniziano i pit stop, inaugurati proprio da Aitken e Ghiotto, in crisi con le coperture. Malgrado la wet race, permane l’obbligo di fermarsi almeno una volta a cambiare le coperture, che peraltro da regolamento devono essere da bagnato pesante, motivo per cui tutti cercano di farle durare il più possibile e di passare ai box solo se hanno perso tutto il grip. Drugovich intanto accusa problemi ai freni: dopo due giri con i dischi incandescenti è obbligato a fermarsi ai box liberare le bocchette di raffrenddamento. In questa fase si distingue Lundgaard, che del gruppo degli inseguitori è il più veloce, tanto che dall’ottava posizione sulla griglia lotterà a un lungo con Aitken, quarto. Come capita con la pista che va asciugandosi, finisce per essere più conveniente girare con le gomme già rodate, tanto che Schumacher jr, fermatosi al ventesimo giro, dopo il pit esce davanti a Ghiotto, fermatosi sei giri prima, che prima della sosta era due posizioni avanti.  Attende due giri in più il suo teammate Shwartzman, e ciò gli frutta il terzo posto dopo la sosta, davanti a Ilott e dietro a Zhou e Tsunoda, che continuano. Dopo la sosta (24o giro) Zhou diventa ben presto preda del russo del team Prema e alzerà il ritmo in maniera notevolissima: sul traguardo arriverà a venti secondi dal vincitore. Dopo la gara il cinese confesserà di aver puntato su un set up più orientato sul bagnato e quindi ha sofferto particolarmente l’asfalto quasi asciutto dell’ultima parte di gara.

[COURTESY OF F1.COM]

Ma proseguiamo con ordine. Tsuonda e Matsushita ancora non si fermano: se per il secondo è un azzardo strategico (oltretutto, malgrado sia partito quasi ultimo e non sia stato mai inquadrato dalle telecamere, ha avuto uno dei passi migliori della gara, ma una foratura lo mette fuori dai giochi), per il leader della corsa diventa chiaro dopo qualche giro che si tratta di un guasto alla radio. Dopo diversi giri di segnalazioni disperate, il giapponese rientra solo al 26o passaggio, tre giri dopo il diretto rivale Zhou. Il tempo perso a trascinarsi sulle wet usate e una sosta lenta lo spediscono in quinta posizione, ma il nipponico non si perde d’animo e si lancia in un’avvincente cavalcata per recuperare il terreno perduto. Gli ultimi dieci giri sono al cardiopalma: Tsunoda si libera in fretta dei comprimari e recupera furiosamente su Shwartzman, che ha ereditato la leadership; in terza posizione Zhou è in crisi con le gomme e perde quasi due secondi al giro, così che Ilott, Lundgaard (che è riuscito a passare Aitken) e Schumacher jr si mettono alla caccia dell’ultimo gradino del podio. Tsunoda arriva a portata di Shwartzman ma non riesce a concretizzare, anche perché forse ha bruciato le gomme nella rimonta troppo impetuosa dei primi giri; dietro Lundgaard finisce nella ghiaia durante un attacco a Ilott e abbandona la pugna (finirà solo sesto), Schumacher jr al penultimo giro passa l’inglese ma perde in volata il confronto con Zhou, che si difende meravigliosamente bene nel corso dell’ultimo giro. Per Shwartzman è la prima vittoria in carriera; la dedicherà al padre, scomparso questa primavera di Covid-19. E sì che ha rischiato seriamente di non correre: nei giri dietro la SC nel primo segmento di gara ad un tratto ha accusato un problema tecnico che lo ha rallentato e gli ha fatto perdere posizioni su posizioni; quando sembrava costretto a parcheggiare la macchina a bordopista è uscita la bandiera rossa, che gli ha permesso di riguadagnare la pitlane e quindi di recuperare le posizioni perdute, oltre che a far riparare il guasto.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Oltre ai già citati Tsunoda, Zhou, Schumacher jr, Ilott, Lundgaard, seguono Armstrong, Ticktum (bravo a recuperare dall’ottava fila; scatterà in pole domenica, per via dell’inversione della griglia), Aitken (scomparso dopo il pit a causa della rottura della barra antirollio) e Gelael. Gare da incubo per Ghiotto, 11o, che finisce le gomme prima di tutti in entrambi gli stint, e Daruvala, 12o, che, oltre ad essere stato surclassato dal compagno di squadra, butta i punti alle ortiche uscendo di pista nel finale. L’ottimo livello del parco partenti è sottolineato anche dal fatto che, malgrado la pioggia a tratti monsonica, si sono registrati pochi errori degni di nota, e Markelov è stato l’unico ritirato.

[COURTESY OF FORMULARAPIDA.COM]

La gara sprint è più lineare – che nel mondo del giornalismo sportivo è un eufemismo per evitare di dire “noiosa”. In partenza Lundgaard passa Armstrong per la seconda posizione (in virtà della griglia rovesciata), ma l’attenzione si concentra su Shwartzman, che, tradito dalla foga, dalle gomme fredde e da un leggero contatto con Zhou, si gira come un tordo alla prima curva. VSC per rimuovere la Prema incidentata, e alla ripartenza Lundgaard si ripete e sorpassa in curva 3 Ticktum (che soffre particolarmente le ripartenze), solo che stavolta ottiene la testa della corsa. La gara virtualmente finisce qui. Tsunoda si ritira (i Mecachrome colpiscono ancora), Schumacher jr sorpassa Armstrong e si mette a caccia di Ticktum, ma gli si attiva l’estintore di bordo (!!!) ed è costretto a ritirarsi. A parte qualche duello senza scambi di posizioni, per il resto della gara non succede molto. La Pirelli aveva portato gomme più morbide rispetto al GP d’Austria, ma questo non si è tradotto in una sprint race più eccitante, anzi.  Tutta l’azione significativa si è svolta nei primi giri, con molti piloti che restano in zona DRS senza averne per portare a termine un attacco. Alcuni piloti diranno che hanno faticato a mantenere le gomme nella giusta finestra di esercizio. Lundgaard domina il resto della gara e dopo 28 giri vince (e sì che aveva saltato i test) davanti a Ticktum, Armstrong (invero piuttosto incolore), Zhou, Ilott, Aitken, Gelael (due volte consecutive a punti! era accaduto solo una volta) e Mazepin. Ghiotto e Daruvala fuori dai punti anche stavolta.

La classifica resta corta, con quattro vincitori diversi nelle prime quattro gare, e solo due piloti ad aver segnato più di un podio. Shwartzman, malgrado lo zero di Domenica, è il leader con 48 punti, inseguono con 43 punti Ilott e Lundgaard. Malgrado le difficoltà della DAMS, quarto è Ticktum con 36 punti. Armstrong è quinto a 34 punti, davanti a Zhou con 27 punti. Tsuonda con 24 punti è l’ultimo dei front runner. Schumacher jr è malinconicamente 10o con 14 punti; oltre a non essere tutto questo fulmine di guerra, nelle rare occasioni in cui va forte è bloccato da ogni sorta di guasti. Domenica ptoeva finire secondo, ma un detrito staccatosi da una gomma colpisce l’interruttore, posto su un lato della scocca, e ciò attiva l’estintore di bordo, che si scarica nell’abitacolo. Curiosamente non è neanche la prima volta che accade: Gasly, Hockenheim 2016, e Aitken, Austria 2018, sono gli esempi più recenti. Uno è sfortunato con i guasti, l’altro spinna da solo; quella della Prema è veramente la coppia Ferrari del futuro. Menzione d’onore a Lundgaard e Ticktum, che oltre ad essere veloci sono stati anche costanti: sono gli unici di tutta la griglia ad essere andati a punti in tutte le gare, non hanno fatto nessun errore (o quasi), e sull’asciutto finora sono stati i migliori dei rookie.

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Non è facile fare previsioni. La Prema ha un pilota in testa  e un’altro più indietro di quel che dovrebbe, ma team e piloti devono imparare a essere più consistenti. La ART al contrario non sembra essere così rapida, ma finora è riuscita a concretizzare più degli altri, come dimostrano i due piloti in top5, che gli hanno garantito la leadership nel campionato costruttori. Forse i più veloci in assoluto sono UNIVirtuosi e Carlin, ma mentre la prima ha forse i piloti migliori del momento, sulla line up della seconda ho più di un dubbio. La terza fascia di velocità al momento è occupata da tre team: la MP Motorsport, che ha una discreta coppia piloti (Drugovich e Matsushita), ma come team finora non ha mai vinto niente, la neonata Hitech (Ghiotto e Mazepin), che ha almeno un pilota valido, ma che paga la gioventù della squadra e qualche guasto di troppo (a conti fatti il loro passo è un’incognita). La DAMS, la scuderia campione del mondo (sfatiamo un mito: se hanno vinto lo scorso campionato è perché la ART aveva in squadra un paracarro maximo, Mazepin, non perché effettivamente fossero più veloci) è un caso a parte: se i succitati problemi di set up gli hanno impedito di qualificarsi e di partire bene, in gara riescono a conservare le gomme più degli avversari, quindi la loro performance complessiva si colloca tra le (pessime) qualifiche e le (ottime) gare.

Mi aspetto grandi cose per l’Ungheria – oltretutto è prevista pioggia per Venerdì e Sabato anche lì.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA RACEFANS.NET]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

 

 

 

F2 AUSTRIA 2020: NEW DAY RISING

Il primo appuntamento della serie cadetta in terra austriaca ha confermato le impressioni della vigilia: la nuova infornata di piloti è di prima qualità. Il tempo poi scremerà le proposte, distinguerà i campioni dagli inconcludenti, ma al momento mi godo lo spettacolo.

Ricordo il regolamento sportivo a chi si affaccia ora alla serie: al venerdì si tiene una sessione di prove libere verso ora di pranzo e nel tardo pomeriggio una sessione di qualifica che si articola in un’unica manche di mezz’ora. La pole frutta quattro punti. Il Sabato pomeriggio si corre la “Feature Race” (o gara-1), una corsa lunga (dura circa un’ora) dove bisogna effettuare obbligatoriamente un pit stop per cambiare mescola; i punti sono distribuiti con lo stesso metro della F1 (25-18-15 etc fino alla decima posizione). La Domenica mattina si disputa la “Sprint Race” (o gara-2), una corsa più breve (dura circa 40 minuti) senza obbligo di pit stop che distribuisce i punti ai primi 8. La griglia di partenza di gara2 è determinata dall’ordine d’arrivo di gara1, con l’inversione della griglia per i primi 8 (quindi chi termina ottavo in gara1 parte in pole in gara2). In entrambe le manche vengono assegnati 2 punti all’autore del giro più veloce, a patto che termini la gara in zona punti.

(COURTESY OF MOTORSPORT.COM)

Passando alla cronaca del weekend appena trascorso, in qualifica Zhou ottiene la seconda pole della sua carriera, aiutato dagli spin ad opera di Sato jr e Mazepin che impediscono a molti dei suoi rivali più in gamba di portare a termine il giro buono. Dato il margine di mezzo secondo sui diretti inseguitori, secondo me la pole sarebbe stata comunque sua. Bene Felipe Drugovich, secondo con quattro millesimi su Callum Ilott, teammate del poleman; a seguire Lundgaard (al primo approccio con le gomme da 18′), Schumacher jr e Daruvala. Ghiotto, il secondo più veloce nelle libere, è settimo; peggio è andata a chi lo aveva preceduto, Tsunoda, 12o, danneggiato più degli altri dai casini del duo succitato. Qualifiche amare per lo stesso motivo anche per Armstrong, 13o, e per la vecchia guardia, con Markelov e Matsushita davanti al solo Sato jr.

Guanyu Zhou (CHN) Uni-Virtuosi Racing. 04.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 1, Spielberg, Austria, Saturday.
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Allo spegnimento dei semafori Zhou fa pattinare le ruote qualche istante di troppo e cede la posizione Ilott e Drugovich, ma si libera del rookie in pochi metri e riguadagna la leadership in curva 7 dopo aver passato metà giro affiancato al teammate (migliore manovra del weekend IMHO). Nei primi giri Drugovich fa da tappo e scivola indietro in classifica; dopo un primo quarto di gara in cui i piloti sono stati in attesa dell’evoluzione delle gomme, il gruppo si divide in tre tronconi, ognuno su tre strategie diverse: il trio di testa Zhou-Ilott-Schumacher, partito su soft, che ritarda il pit stop fino a metà gara; il gruppo degli inseguitori, fermatosi quasi subito per montare le dure, comandato da Armstrong (il primissimo a fermarsi); gli ultimi (Markelov, Matsushita, Alesi, Nissany etc), partiti con le dure e intenzionati a fermarsi il più tardi possibile per montare le morbide sul finale di gara, per sfruttare un’eventuale SC. Zhou si ferma appena prima degli inseguitori e subisce l’overcut di Ilott e Schumacher, ma forte delle gomme già in temperatura (non ci sono le termocoperte in F2 e quest’anno le carcasse sono più rigide) li ri-passa entrambi in due giri e riguadagna la leadership. Il gruppo degli inseguitori non sembra aver guadagnato nè perso un granché dall’undercut di 10 giri. Il cinese ormai pare essere avviato a vincere la prima gara in F2, quando al giro 27 su 40 il cambio si blocca e lo costringe ad abbandonare i sogni di gloria. Non passa un giro e il motore di Markelov rende l’anima alla Mecachrome. SC in pista; alla ripartenza Schumacher, secondo, esce di pista in curva 7 e perde una dozzina di posizioni. Senza i principali rivali Ilott vince in scioltezza; dietro di lui Armstrong, il primo pilota a fermarsi, è alle prese col cliff prestazionale dei propri pneumatici ma è abile a rintuzzare gli attacchi di Shwartzman, Lundgaard e Ticktum. Sesto è Alesi, la cui rimonta finale con le morbide è stata agevolata dalla SC, mentre Drugovich, ottavo, guadagna la pole per la Gara2. Nissany nega i punti a un rimontante Schumacher; fuori dalla top ten anche i piloti della Carlin, scontratisi tra di loro al primo giro. Ghiotto non termina neanche il giro di formazione per problemi tecnici.

(COURTESY OF CRASH.NET)

La Sprint Race è meno movimentata. Drugovich parte in pole e conduce con autorevolezza tutti e 28 i giri, malgrado tre interruzioni per SC. Alle sue spalle Deletraz fa lo stesso, e solo negli ultimi giri deve gestire la rimonta di Ticktum (primo podio in carriera) e Shwartzman. Armstrong si era reso protagonista di un opening lap stellare che lo aveva proiettato in terza posizione dalla settima casella dello schieramento, ma deve abbandonare dopo pochi giri per una perdita di potenza. Gara difficile anche per il vincitore della Feature Race, Ilott, che non ha problemi tecnici ma perde ritmo fino a uscire dalla zona punti per mano di Aitken. Gara così così anche per Schumacher jr, che ha anche lui un ottimo scatto al via (passa da undicesimo a ottavo) ma lì si arena, incapace di sorpassare Matsushita per più di venti giri. Ancora sfortuna per Ghiotto e Zhou, fiocinati da Daruvala dopo pochi giri.

(COURTESY OF FIAFORMULA2.COM)

Considerazioni sparse. Il 2019 era stato un anno dove i rookie hanno influito ben poco (tre vittorie su 20 gare, settima posizione per il migliore di loro). Nel 2020 l’equilibrio pare essersi spostato a favore degli esordienti: per esempio, nella prima gara del 2019 i rookie non andarono oltre la decima posizione in griglia e la quarta in gara, mentre quest’anno Drugovich si è qualificato in prima fila e in totale tre dei sei podi sono stati occupati da rookie. La ragione va ricercata nelle nuove gomme da 18′, con cui tutti sono esordienti, ma anche nella qualità (e quantità) dei deb. In classifica iridata (che vede in testa Ilott con 27 punti, conquistati tutti il Sabato) le posizioni dalla 2 alla 5 sono occupate da (più o meno) debuttanti (Shwartzman 23, Drugovich 21, Ticktum 20, Lundgaard 18, con Armstrong 7° anch’egli con 18 punti). Forse sarà stato un caso, ma l’evidenza suggerisce che i rookie saranno più di una semplice cornice per lo scontro per i piloti più esperti. Tra questi ultimi, il favorito di chi scrive è Guanyu Zhou, che in Austria è parso molto migliorato nella velocità e nel corpo a corpo; se mantiene lo stato di forma attuale sarà il principale contendente per il titolo. Ilott al contrario ha mostrato anche lui un passo avanti per la velocità, ma la gara2 ha dimostrato che ha ancora margine per il miglioramento nella gestione delle gomme. Schumacher jr -che qui l’anno scorso azzeccò il weekend migliore dell’anno- ha corso la migliore Feature Race da quando è in F2, ma ha compromesso tutto con una leggerezza, ed è ancora deboluccio nel corpo a corpo (va bene che i sorpassi non sono stati all’ordine del giorno, ma Matsushita la Domenica riusciva a frenare sistematicamente venti metri dopo di lui). L’ultimo della vecchia guardia ad avere probabilità ragionevoli di lottare per la vittoria finale è Luca Ghiotto, che però è più sfortunato di Chris Amon e inoltre corre per una “squadra giovane” della quale non si capisce ancora il potenziale. Chi scrive non è ancora riuscito a capire se dovrà saltare delle gare o no per via degli impegni nell’endurance. Tutti gli altri (Deletraz, Gelael, Matsushita, Markelov etc) mi sembrano o troppo scarsi per costituire una minaccia o corrono per squadre di seconda scelta (anche in F2 il team conta).

(COURTESY OF REDBULL.COM)

Passando ai rookie, bene Armstrong, che in gara1 ha rimontato dalla 13a posizione alla 4a (2a contando i guasti/errori di chi gli era davanti) grazie a un undercut molto aggressivo. Piuttosto bene anche Shwartzman, anche se non è stato troppo incisivo nei duelli (ma per sua stessa ammissione ha preferito accontentarsi del risultato che rischiare troppo, e la classifica gli da ragione). Dan Ticktum ha confermato che la velocità non gli manca, e ha anche portato a segno alcuni tra i sorpassi più belli del weekend. Hanno invece un po’ deluso i “toretti” della Carlin: veloci in qualifica (2 e 4 dopo il primo run nelle qualifiche, con il secondo rovinato per i motivi già citati), nelle due gare non ne hanno azzeccata uno: in gara1 Daruvala perde cinque posizioni al via e Tsunoda lo tampona al tornantino; l’indiano ce la fa anche a recuperare, ma nei chilometri finali danneggia le gomme con un fuori pista e scivola fuori dalla zona punti. In Gara2 Daruvala si ricorda che è conterraneo di Raghunathan e rovina la gara a Ghiotto, Zhou e Markelov (!), mentre Tsunoda sbaglia gran parte degli attacchi e delle difese nella lotta per l’ultima posizione a punti e terminerà 11o. Sono piloti giovani e senza troppa esperienza (soprattutto il giapponese) ma conoscendo Marko non penso che potranno permettersi molti altri weekend inconcludenti.

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 03: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 03, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Carl Bingham / LAT Images / FIA F2 Championship)

Un altro talking point del weekend erano le gomme da 18′, intorno alle quali si era creata molta attesa; i più ottimisti speravano in un livellamento dei valori, in gare più entusiasmanti, mentre i più critici temevano che la ridotta manovrabilità e l’aumento del peso avrebbero causato un aumento degli errori o una guida più conservativa. Nel complesso hanno avuto ragione entrambi, ma per ora il giudizio è positivo: i piloti hanno potuto attaccare per tutta la durata della gara senza subire crolli significativi, e al contempo il consumo ridotto ma non assente ha permesso una certa flessibilità nelle strategie (a differenza dell’anno scorso, dove di solito i primi giri delle Feature Race non erano altro che un’attesa del fatidico settimo giro per montare le Prime). Nei test in Bahrain i piloti si erano lamentati che era più difficile non finire in testacoda in caso di sovrasterzo, ma, considerando le ruggini di otto mesi senza corse, ci sono stati ben pochi errori. In questo primo weekend la Pirelli si è tenuta conservativa sulla scelta delle mescole, ma anche i piloti hanno preferito non rischiare più di tanto. Avere un secondo weekend di gara sullo stesso circuito e a distanza di pochi giorni sarà un test importante per vedere come si comporteranno gomme, squadre e piloti, i quali, forti di un accresciuto livello di confidenza, andranno più vicino al limite. Le mescole portate saranno oltretutto di uno step più morbido;  finora il comportamento è stato apprezzato dai piloti (forse sono risultate un po’ troppo difficili da mandare in temperatura, ma è una delle conseguenze della carcassa più rigida), vediamo in condizioni di maggiore stress come si comporteranno.

(COURTESY OF ARCHYWORLDYS.COM)

Concludiamo con le dolenti note. Se nel 2019 la Mecachrome (il fornitore unico di motori) si era messa alle spalle un tremendo 2018 (anno in cui a metà stagione venne introdotta la rolling start perché gli organizzatori si erano stancati di trovarsi tre o quattro piloti fermi sulla griglia ad ogni partenza), al Red Bull Ring si è vista una quantità di guasti di nuovo oltre il livello di guardia. Zhou ha perso 25+ punti e la prima vittoria, Armstrong avrebbe probabilmente ottenuto la testa del mondiale senza il ritiro  nella Sprint Race, Gelael si è dovuto ritirare in entrambe le gare e posso andare avanti con l’elenco (Alesi, Markelov, Sato). Potrebbe essere un caso, era pur sempre la prima gara dopo un periodo di stop interminabile, del resto anche la F1 ha avuto una quantità inusitata di guasti meccanici, però in Mecachrome dovrebbero analizzare la situazione e evitare il ripetersi di un 2018-bis. Anche perché suppongo che i team non siano contenti di perdere punti e trofei per il cedimento di un componente che pagano più di 200.000 euro a gara.

(IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA FIAFORMULA2.COM)

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 2020: COSA ASPETTARCI?

Benritrovati, fan della F2. Dopo mesi di #VirtualGP e #RaceFromHome finalmente ricomincia dal vivo anche la serie cadetta, e come per la sorella maggiore sarà l’Austria a spezzare l’indigesto digiuno. Valgono per i “piccoli” le medesime preoccupazioni dei “grandi”: non è ancora chiarissimo quante e quali gare verranno disputate e se si continuerà oltre Monza (sono comunque garantiti, in assenza di emergenze sanitarie, almeno 8 appuntamenti, gli stessi della F1), se i double header inficeranno lo spettacolo, come i piloti e i team gestiranno lo stress di 16 gare in 10 settimane, quanto le difficoltà economiche determineranno le fortune dei team (la F2 è uno dei campionati meno economicamente sostenibili), quanto la gestione dei pezzi di ricambio influenzerà il rendimento dei piloti etc. In aggiunta, la F2 avrà anche l’onere di fare da cavia per i cerchioni da 18′: tutti i piloti sono concordi nell’attribuir loro un comportamento radicalmente differente, se non opposto, dalle gomme da 13′ usate fino all’anno scorso; assisteremo a uno stravolgimento dei rapporti di forza usuali?

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 01: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 01, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Joe Portlock / LAT Images / FIA F2 Championship)

Dal punto di vista del racing, il 2019 non è stato un mondiale memorabile: i migliori dei “vecchi” avevano già trovato un posto altrove (Norris, Russell, Markelov, Albon, Leclerc etc), mentre i migliori dei nuovi dovevano ancora arrivare o maturare. Quest’anno la musica sembra esser cambiata: ci sono parecchi nomi che possono concorrere per la vittoria finale ma nessuno sulla carta sembra averne per staccare nettamente gli altri. Correranno dieci nuovi rookie (!), tra cui la top6 della F3 dello scorso anno, e compariranno due nuove scuderie (Hitech e HWA, che vorrebbe essere la scuderia “giovanile” della Mercedes). La “storyline” principale IMHO sarà il derby in casa Ferrari: sono 5 infatti i piloti FDA, quasi tutti di alto livello (ho riserve su Alesi jr), ognuno dei quali vorrà dimostrare di essere degno di un sedile in Alfa Romeo. Personalmente ho un’idea su chi potrà vincere; ma proseguiamo con ordine e diamo uno sguardo ravvicinato ai protagonisti dell’anno che verrà.

DAMS
Monza (ITA), SEP 6-8 2019 – Italian Grand Prix at Autodromo Nazionale Monza. Nicholas Latifi #06 Dams. © 2019 Sebastiaan Rozendaal / Dutch Photo Agency

Line up rivoluzionata per il team francese campione del mondo in carica (nonché istituzione delle serie minori), per il quale correranno Sean Gelael e Dan Ticktum. L’indonesiano appartiene alla genìa degli Stroll: figlio di un magnate (il padre Ricardo è mister KFC), corre per hobby, finanzia squadre e supporta la carriera di teammate talentuosi (come De Vries o Giovinazzi) ma è lento da morire – molto peggio della controparte canadese, che non sarà Senna ma almeno non si gira nell’out lap. Seppur fondamentale nell’economia della F2, Sean Gelael è probabilmente il peggior pilota del parco partenti di quest’anno e non mi aspetto che vada a punti più di tre volte. Se l’indonesiano ha trovato la nicchia ecologica in cui esercitare la sua professione, il quasi rookie Dan “James Dean” Ticktum cerca di rilanciare la propria carriera: forte racer (in Inghilterra stravedono per lui), due vittorioso a Macao, ex pupillo di Helmut Marko, ha dilapidato questo capitale agonistico in scorrettezze, incidenti stupidi, dichiarazioni avventate (tipo quando accusò la Prema di barare e Schumacher jr di essere un raccomandato) e prestazioni non all’altezza nei momenti cruciali (tipo quando ha mandato tutto in vacca in SuperFormula, che tutti reputavano una formalità e lui riuscì a conquistare solo un punto in quattro gare). Gli manca la testa, in pista tanto quanto fuori (per dire, postò su Facebook una storia in cui sfrecciava nel centro di Milton Keynes al volante di una BMW sprezzante del limite di velocità – sono bravate che possono facilmente costare sponsor e carriere). La sua figura è un punto di domanda: avrà imparato, anche in minima parte, dagli errori o è rimasto lo stesso cretino che sorpassò dieci macchine dietro SC solo per tamponare volontariamente il rivale per il titolo? Mi aspetto qualche podio e financo un paio di vittorie, ma nulla di più.

UNI-Virtuosi Racing

Ex Russian Time e detentrice del nome più brutto che abbia mai sentito, la Uni-Viruosi quest’anno conserva Guanyu Zhou e gli affianca Callum Ilott, entrambi al secondo anno nella serie, nonché amici dai tempi dei kart. Dopo una buona stagione l’anno scorso e degli ottimi test post- e pre- stagionali,  il team inglese si candida ad essere uno dei protagonisti della lotta iridata. Per il sophomore cinese il giudizio è simile: malgrado abbia deluso nelle serie inferiori (tanto da esser buttato fuori dal programma della Ferrari), al primo anno in F2 ha dimostrato una costanza invidiabile, nonché una velocità non tanto inferiore all’esperto Luca Ghiotto,  e ha ottenuto cinque podi e una pole position, bottino che gli ha fruttato il premio di Rookie of the Year e il posto di test driver per Renault. Se si affina nel corpo a corpo e la UNI si solidifica come team (la squalifica di Ghiotto a Montecarlo grida ancora vendetta), forse scommetterei su di lui come campione. Forse. Non escluderei comunque che possa finire in F1 al termine di quest’anno: del resto la Renault ha un posto libero e lui è il primo cinese decente nel motorsport occidentale. Callum Ilott invece lo decifro di meno, è veloce in qualifica (una pole l’anno scorso, malgrado corresse per un team di seconda fascia) ma l’anno scorso la gestione delle gomme per lui era materia oscura. Attualmente il britannico è affiliato alla FDA.

ART Grand Prix

La scuderia che ci ha dato gli ultimi due campioni del mondo di F2 vuole confermarsi anche quest’anno. Cacciato l’inutile Mazepin (cinque arrivi a punti e mai oltre l’ottavo posto – grazie al cielo abbiamo il meccanismo della Superlicenza, sennò ce lo saremmo trovato in Williams) e visto andar via il campione del mondo De Vries, quest’anno la ART dispone forse della migliore line up del lotto: Marcus Armstrong e Christian Lundgaard, accademia Ferrari vs accademia Renault. Aspettative elevate sono poste su Armstrong, malgrado abbia vinto solo un titolo da quando corre nelle formule e abbia passato due anni in F3 senza vincere il mondiale. La velocità c’era (vedere il weekend di Sochi), la fortuna decisamente no, al contrario di qualche incidente di troppo, incluso uno con il teammate e iridato Robert Schwartzman. Comunque, il secondo anno in F3 (concluso al secondo posto) gli è stato utile per maturare. Nei test di Abu Dhabi è riuscito ad essere il più veloce per buona parte delle giornate malgrado fosse stata la prima volta al volante di una Formula 2. Ci si aspettano sempre tante cose da chi è sotto l’egida di Nicolas Todt. Christian Lundgaard al contrario non è mai stato un vero pretendente al titolo in F3, ma si è dimostrato uno dei piloti più consistenti, malgrado la scuderia fosse tutto meno che solida, con un paio di lampi interessanti e un confronto impietoso con i compagni di squadra. A differenza degli altri rookie ha già corso una gara di F2 ad Abu Dhabi, ma di contro ha dovuto saltare i test prestagionali perché rimasto confinato in quarantena a Tenerife [quanto vorrei essere così sfortunato NdLG], quindi temo che nelle prime gare soffrirà le nuove gomme da 18′.

Carlin

Dopo un 2019 così così, l’ex scuderia di Norris quest’anno sarà una succursale della Red Bull, visto che sia Yuki Tsunoda che Jehan Daruvala fanno parte della Red Bull Driver Academy. Entrambi l’anno scorso hanno sorpreso in F3, con l’indiano che è stato l’avversario più insidioso per Schwartzman nella prima parte di campionato (due vittorie nelle prime quattro gare e numerosi altri podi nel corso dell’anno), dimostrando velocità e maturità che gli son valsi il posto nel programma RB. Dopo anni di Karthikeyan, Chandok, Raghunathan, che sia la volta buona per l’India?  Tsunoda d’altro canto ha sì beneficiato del rapporto con la Honda per entrare nel programma e per trovare un sedile in F3, ma, alla prima esperienza in Europa, ha imparato così in fretta che nella seconda metà dell’anno già lottava per podi e vittorie (centrando anche un paio di weekend perfetti a Monza e a Spa). Forse la decennale ricerca dello “Kwisatz Haderac” giapponese ha trovato un talento vero. Helmut Marko è così fiducioso nei suoi progressi che si aspetta che concluda la sua prima stagione di F2 nei primi quattro, così da ottenere subito la superlicenza per la F1. Come mette a suo agio i piloti lui non li mette nessuno… Per onor di cronaca, al derby in casa Red Bull partecipa anche l’estone Yuri Vips, seppur a distanza e nella SuperFormula giapponese.

Prema Racing
FIA Formula 2 Championship – Testing
Circuit de Barcelona-Catalunya, Spain
Tuesday 5 March 2019
Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING)
Photo: Glenn Dunbar / FIA F2 Championship
ref: Digital Imag

Dopo i fasti di 2016 e 2017 la scuderia italiana non è più riuscita a ripetersi, anche a causa di piloti non sempre all’altezza. Schumacher jr (per il quale non ho simpatie particolari) si trova paradossalmente nella condizione di essere un favorito per il campionato: corre per una scuderia storicamente tra le migliori, ha un compagno rookie, nei vari campionati disputati finora ha sempre vinto il titolo al secondo anno. Il problema è che la Prema l’anno scorso ha vissuto il peggior campionato di sempre, penultima nella classifica costruttori e con solo un podio all’attivo, il “compagno rookie” è Robert Schwartzman, possibilmente il più talentuoso di tutti, e per finire non c’è niente che garantisca che il trend dei suoi risultati proseguirà così anche quest’anno. Inoltre se ci mettiamo che l’anno scorso è stato perlopiù insipido (salvo un weekend fortissimo in Austria) ed è finito in classifica pure dietro al compianto Hubert, il quadro che si dipinge non è dei più rosei. Come sempre, wait’n’see. Dall’altro lato del box c’è il campione F3 in carica nonché giovane della FDA più promettente, Robert Shwartzman (il cui padre è morto in primavera di Covid – inizia ad esserci una bislacca quanto inquietante correlazione tra salute del Genitore 2 e correre per la FDA). In F3 ha dato prova di saper gestire le gomme, di mostrarsi incisivo nel corpo a corpo ma senza far danni, di reggere la pressione della lotta iridata. Al momento lo paragono a George Russell, stiamo a vedere. IMHO punterei due cent su di lui.

La “Palude”

Il resto del parco partenti è meno interessante, ma può comunque riservare delle sorprese. Matsushita, ex promessa dell’automobilismo giapponese stroncata da un lustro inconcludente in F2/Gp2, ha avuto una grande seconda metà di stagione nel 2019 (sempre andato a punti da Spa in poi, ha vinto due gare e ottenuto quattro podi) e se continua questo stato di forma potrà causare più di un grattacapo alla “nuova” generazione. Non credo sia materiale da F1, ma resta un solido pilota di F2. Giudizio simile per il “vecchietto” Markelov, in F2 da quando il dominio Mercedes era ancora una novità sorprente, che piano piano è diventato un solido professionista che può vantare il titolo di vice-campione nell’anno di Leclerc come migliore risultato. Il bravo ed esperto Luca Ghiotto invece è un’incognita: in un primo momento aveva lasciato la serie, poi è arrivata la chiamata dalla neonata Hitech, con la quale però avrebbe preso parte solo a circa metà degli appuntamenti a causa di impegni già presi. Poi sappiamo tutti cosa è successo a Marzo, e francamente non ho la minima idea di dove correrà quest’anno. Dovrebbero comunque arrivarmi informazioni a breve da un’informatore. Menzione finale per il brasiliano Felipe Drugovich: l’anno scorso in F3 è giunto sedicesimo con 8 punti (ma correva per la scuderia peggiore e comunque ha battuto i propri compagni di squadra), tuttavia l’anno prima in EuroFormula (sorta di F3 spagnola) aveva schiantato il campionato con 14 vittorie in 16 gare (!). Nessun pilota che al primo anno domina una serie in questa maniera è uno scarsone.

 

Lorenzo Giammarini – a.k.a. LG Montoya

Blancpain, quando un campionato stupendo vien seguito da pochi.

Eccomi qua, a raccontarvi le emozioni che ho provato nella prima gara stagionale del Blancpain, in quel del bellissimo circuito intitolato al grande MARCO SIMONCELLI, ossia Misano.

All’arrivo a Misano, si punta prima all’albergo, dal quale si sentono arrivare dalla pista, i fantastici suoni dei V8 di Maranello e i V10 di Sant’Agata Bolognese, con qualche suono più sordo e cupo dei turbo di Stoccarda o della casa di Woking. Come sempre, la scimmia incomincia a salire, ed il bisogno di vedere questi mezzi sfidarsi sul tracciato, sale a dismisura.

Sbrigate velocemente le questioni alberghiere, si vola di filata in pista. I soliti furbi proprietari di case e prati, presenti nei paraggi del circuito, sono li come rapaci, pronti ad accalappiarsi la preda che gli dia un sazio introito esentasse, rendendosi disponibili a custodire il mezzo. Ovviamente diamo loro la solita glissata all’invito, anche perchè, da subito si nota che non ci sia questa grossa presenza di pubblico, vista la scarsa difficoltà a trovar posteggio. (sul discorso pubblico parlerò dopo)

Si arriva all’ingresso ed il costo del biglietto, che permette di girare su qualsiasi tribuna, nel paddock e persino in pit-line, è di soli 14 euro, una cifra stra onesta per lo spettacolo che di li a poco si potrà gustare.

Eccoci entrati, e subito ti imbatti nelle varie Ferrari F12, o sulla FF grigia met, in una McLaren LP675 e la Huracan, tutte rigorosamente stradali, che finiscono per passare quasi inosservate, perchè proprio mentre muovi i primi passi, ti si fermano davanti le GT SPORT CLUB, ossia le auto del campionato AMATORI del Blancpain.

Come puoi riuscire a non ritrovarti con gli occhi a cuoricino, quando hai davanti dei mostri bassissimi, che già di loro sono favolosi, ed in questo campionato vengono resi ancora più stupendi, con le loro fiancate allargate, gli spoiler non eccessivi e un suono di scarico da puro orgasmo?

Già, è impossibile e per me, la più favolosa resta la BMW Z4, che della sua versione stradale forse ne mantiene solo la sagoma superiore, ma di certo non sfigurano manco le Hurracan, o le 458 e 488 di KASSEL, forse le sole che emozionano un filo meno, sono le Merz SLS (cmq da 8.5 come voto estetico).

Nella pausa pranzo, si può percorrere la pit line, ed andare ad ammirare le vetture del GT SERIES SPRINT CUP, ossia i mostri ufficiali e non, su cui corrono i piloti professionisti (per fare un nome, Fassler, uno che ha vinto “solo” 3 volte Le Mans). Passi di box in box, affascianto da quelle vetture favolose (R8 V10, Hurracan, 488, SLS, Continetal GT, Bmw M6, Mclaren 650S)  che mostrano cattiveria, già solo nella loro estetica. Ti soffermi a guardarle nei loro dettagli più nascosti, perchè nessun tecnico o meccanico ti proibisce di entrare anche all’interno del box, per poter ammirare la vettura. Ti perdi ad osservare gli attacchi delle sospensioni, le disposizioni di pompe dei freni, serbatoi, l’uso smodato di fibre varie per alleggerire le vetture, gli impianti frenanti spaziali con pinze enormi, estrattori degni delle migliori gt da competizione. Poi ad un tratto, ti ritrovi a seguire in diretta a una prova di pit stop della Bentley, restando esterrefatto della rapidità dei mecccanici e della loro meticolosità nelle operazioni….cosa può voler di più un appassionato di corse?

Il tempo nella corsia box finisce, perchè  ricomincia del movimento in pista, si sale subito sul tetto del palazzo della race direction, fiondandosi a seguire l’evento delle Fiat 500 Abarth, rimanendo stupito per quanto viaggiassero e di come nessuna si sia capottata, al contrario di quel che si vede normalmente nei video in rete.

Passano pochi minuti dalla fine delle prove delle 500, ed ecco entrare in azione i mostri della SPRINT CUP, tutte belle ora li in linea, pronte a scaricare le loro potenze. In un primo momento, un pò di stupore, misto a un pò di delusione, perchè il sound è figo, ma tutti i piloti non tirano pieni giri e staccano presto. Le traiettorie nelle curve non sono nulla di sconvolgente, resto esterrefatto. Passano 15 min…poi i succesivi 10…la situazione cambia poco, ma ancora “ni” emozione. Ultimi 15 min. e iniziano a spingere di più, ma con qualche errore dei piloti. (che forse mi stessi aspettando troppo? può essere, ma aspettate a trarre le conclusioni)

Giusto 10 min. ed ecco entrare le GT SPORT CLUB, con i piloti che danno l’anima fin da subito, facendomi tornare subito il sorriso, oltre che provare pura eccitazione, ogni qualvolta mi sfrecciava davanti la Z4. (il suo sound ancora riecheggia nelle mie orecchie). Già, in questa categoria si vede si l’andare al limite, ma anche la difficoltà, ed alla fine non sono rare le uscite di pista ed i testacoda, come non manca qualche inghiaiata. Tuttavia lo spettacolo è davvero stupendo.

Finiti i turni di qualifica, ci si spara un tour del paddock, ritrovandosi in un ambiente più casereccio, dove si nota la molta amicizia fra vari team, con totale assenza di spocchiosità dei piloti, ed i tecnici, son li che scherzano con i meccanici, anche se in qualche team, ovviamente, fervono i lavori di ripristino dei mezzi danneggiati nei vari impatti. La scena più figa, è stata sentire la radio del meccanico, con su la canzone del cartoon di CARLETTO IL PRINCIPE DEI MOSTRI 😀 …giuro che volevo abbracciarlo 😀 ahahaha fantastico.

A questo punto decidiamo di vederci la gara delle GT4 dalle tribune del carro, rimanendo sempre deluso dal poco pubblico presente. Poco importa, in pista le sportellate non mancano fra le varie Porsche Cayman, Mclaren 570 S, le KTM X-Bow, le varie Nissan 370z, le Maserati GT e la supercar Bulgara della Sin Cars. Le spinte, i sorpassi e gli errori son talmente tanti, che alla fine la gara dura una eternità, con molte bandiere rosse. Tuttavia le emozioni non son mancate, con la vittoria della gara che è andata a un figlio d’arte, ossia Cecotto Jr.

Pochi istanti, ed è già ora della  FORMULA 4, con un nutrito e consistente numero di auto partecipanti. Categoria dove corrono molti giovani, che al contrario della loro età, sono molto disciplinati e corretti nelle manovre, almeno fino a quando non inizia a saltare qualche musetto o ci scappa una ruotata. Già, proprio in questa categoria arriva il botto con il mega capottone, senza conseguenze per i piloti (come? le 500 non capottano e le formula si? :O ) . Nella categoria, compaiono i nomi di Gachot e Fittipaldi, con il primo che è figlio di colui che si fece arrestare nel 1991, lasciando libero il sedile della Jordan per il debutto di Schumi, mentre il secondo è il nipote di Emerson.

Momento di colore, incappare nel buon Davide Valsecchi che esce dal bagno, già, il posto più assurdo dove pensi mai di trovare un personaggio del genere. Lo fermo per una foto assieme e si finisce a fare quattro chiacchiere, che persona, è davvero fuori come in Tv e di una simpatia pazzesca.

Nemmeno il tempo di digerire i duelli della F4, che subito si sentono i motori della F2, categoria con uno schieramento meno nutrito, ma con vetture davvero potenti e rumorose. La gara scorre abbastanza decisa, con le vetture che raramente si trovano a duellare da vicino, almeno fino a quando, primo e secondo non si trovano ai ferri corti, ed il tutto si conclude con un doppio ritiro, a causa di un incidente avvenuto davanti ai miei occhi. La vettura in seconda posizione di Cola, decide di rompere gli indugi e sferrare un attacco a Ponzio, con una frenata oltre il limite, le due vetture si toccano, ed inevitabile arriva il ritiro per entrambi. Pazzesco è dir poco, tuttavia e stato bello assistere a un abbraccio fra i due, con Cola che si scusa da subito per la collisione.

Le emozioni ormai sono alle stelle, e deve ancora cominciare la gara, dalla durata di un ora, della GT SPORT. Questa gara ha un pò meno fascino della successiva, perchè si corre all’imbrunire e non quando è già buio, tuttavia, il vedere il plotone di auto schierate per la partenza lanciata è stupendo. Questo filotto di 25 auto, una più bella dell’altra, tutte pronte a scalpitare. Parte la gara via subito grandi duelli, senza mai lasciarti un attimo annoiato. Qualche momento di Safety car anche qui per le normali uscite, ma dannazione che gare, molti sorpassi, prestazioni al limite e devo dire anche pochi errori di guida, segno che anche fra gli amatori, il livello è alto.

Un attimo di pausa per la cena, ed ecco scendere l’oscurità della sera. I riflettori illuminano il tracciato, tutto assume un fascino diverso, la pista è li che aspetta i gladiatori, con le vie di fuga ed i muretti che quasi non si percepiscono, perchè risalta solo il nastro d’asfalto. Nel miscuglio delle emozioni, su tutte la voglia di girare su una pista illuminata, ecco che si sentono i motori rombare, ed i mostri della GT SPRINT entrare in pista. Lo schieramento, con i riflettori che mettono ancor più in risalto le vetture, è qualcosa di favoloso, sulla griglia si vede la tensione, quegli istanti di tranquillità dei box son ormai alle spalle. La safety parte per due giri di riscaldamento, ed ecco il via, le luci delle vetture quasi ti accecano, mentre li vedi entrare nella prima S, li perdi un attimo di vista, e sbadabram…un mega botto a 6, appena dietro la tribuna principale, fa subito fermare la corsa. Fortunatamente nessun danno ai piloti, ma le vetture eran praticamente demolite. Si riparte a plotone ridotto, ed eccoli li i professionisti, che si mettono a dare il massimo, facendo un giro uguale all’altro, non risparmiano nulla delle loro vetture, ed in un sol colpo la mezza delusione mattutina, viene cancellata e trasformata in esaltazione. (Preciso che la gara del sabato sera, serve ad attribuire la posizione in griglia per la domenica).

La gara si conclude con un dominio Mercedes, ma credetemi, il livello della competizione è davvero altissimo, del resto nel lotto partecipanti ci son piloti del calibro di Fassler, Raffaele Marciello, Daniel Juncadella, Christian Engelhart, Mirko Bortolotti, Jamie Green, Tom Blomqvist, Rob Bell, Kevin Ceccon, Alvaro Parente, Marco Mapelli e molti altri ancora. Piloti che han vinto i più disparati campionati endurance, Dtm, monomarca, GP2, corso nella Indycar etc. etc. gente che insomma, sa andare veloce e sbagliando davvero poco, giusto per indicare quanto alto sia il livello di questa competizione.

Mi soffermo proprio su questo punto, perchè a mio avviso e pazzesco che in Italia, certe gare non vengano seguite, solo perchè non sono la classica competizione dove c’è la Ferrari in F1 o Valentino in Motogp. Insomma, come sempre l’Italiano medio, se non gli si pubblicizza la competizione in tv, non muove il ciapet per andarsela a vedere, ed è davvero un peccato, perchè il Blancpain è un evento che merita di essere visto, essendo un concentrato infinito di emozioni e gare, che non ti danno mai un momento di tregua e noia, ad un prezzo onestissimo.

Oddio, forse la cosa meno onesta era il prezzo della birra, con la cassiera, che al settimo giro di birre da mezzo, va a chiedere alla mia amica se avesse l’età per bere, pretendendo il documento, ahahahah, siam scoppiati a ridere. Forse spinare birra, fa più danni che berla 😀

Nelle emozioni del sabato resterebbe ancora la gara notturna della GT4, ma senza che vi lascio ancora a un ennesimo commento entusiasta di una gara, racconto solo il momento in cui, una Ferrari ritorna ai box senza il muso e scende un pilota con al capo un casco nero e tre righe colorate. Una rossa, una blu ed una gialla, con un nome impresso. HUNT, FREDDIE HUNT si proprio il figlio di JAMES. Posso assicurarvi che ha tutte le fattezze del padre, sia nel modo di esternare frustrazione e quel pizzico di menefreghismo, che lo porta a stare li scazzato a guardare lo smartphone, mentre il team manager gli parla, per poi vederlo andare a seguire la gara dal muretto box. (Magari puntava una delle due grid girls che erano li vicino, va a sapere, del resto, il gene del padre sicuro c’è anche in lui 😀 )

Ora vi saluto,

Davide_innamorato del Blancpain_QV