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L’ANGOLO DEL FROLDI: GLI SCIROCCATI DELLA F1

Sciroccato agg. e s. m. (f. -a) [der. di scirocco, inteso come «stordito da un forte scirocco»], fam. – Di persona confusa, stordita, imbambolata, o che si comporta in maniera stravagante e incomprensibile; come sost.: quel tipo mi sembra proprio uno sc.; è di nuovo qui quella sciroccata! (dall’enciclopedia Treccani on line)

Questa pazza, pazza estate, non fra le più calde che io ricordi ma comunque bella rovente, non ha mandato solo in tilt molti cervelli (?!) fra i politici, ma credo stia facendo anche assai male a tutta la Formula Uno.
A proposito… questa storia della pausa estiva della massima espressione del Motorsport a me, per citare un comico di qualche anno fa, “me pare na strunz…!”.
Perché non sfrutti un momento in cui la Formula Uno avrebbe totale visibilità (gli altri sport sono fermi) e in cui molti, in ferie, potrebbero andare a vedere almeno un gran premio? Ma tant’è… lasciamo perdere questa cosa…
Dicevo… a che punto è la notte (o il lungo sonno) della Formula Uno, condita da questo pesante scirocco?
Le forche caudine sono lì ad attendere il Circus e i tanti tifosi. Ne sono scappati molti. Altri resistono stoicamente ed attendono uno sport meno folle e cervellotico.
I piani alti della FIA hanno deciso questa data simbolica, il 2021, come l’anno del radicale cambiamento. Tuttavia, mi pare che le idee siano molte e molto confuse e che, soprattutto, la “filosofia” in divenire di questa nuova Formula Uno sia l’esatta antitesi dello storico “Dna” della categoria regina del Motorsport.
Alcuni punti fermi.
Della mia personale crociata per il folle regolamento degli pneumatici inutile riparlare…
E’ lodevole l’intento di fare monoposto che siano meno sensibili a quelle che le precedono. Quindi si apre ad un ritorno parziale dell’effetto suolo. In soldoni, non sono un tecnico e spero di non dire cavolate, se il fondo della vettura genera molto carico, le ali anteriori saranno così semplificate (previsto il ritorno ai musi bassi) che due monoposto, una dietro l’altra, potranno stare molto “attaccate” con il ritorno del noto “effetto scia” che aiuterà e non disturberà (come accade con l’aerodinamica delle attuali monoposto): quindi DRS e altre robe artificiose potrebbero anche essere inutili. Benissimo.
Non discuto la sicurezza, visto che è lapalissiano che debba essere così. Anche quella bruttura dell’Halo l’abbiamo digerita.
Il problema è la nota, divergente contraddizione di fondo legata a sicurezza e contenimento dei costi. Stridente, a dir poco.
Per la riduzione dei costi pensi di togliere un giorno dal fine settimana sportivo, ma vuoi allungare il mondiale con altre tappe. La logistica non è un’opinione. Le squadre devono spostarsi, pagare gli uomini per altri giorni, etc etc
Sempre per la riduzione dei costi usi solo 3 PU per tutto il mondiale. Quanto costa sviluppare unità propulsive (evolute come quelle ibride) che durino tanto? Naturalmente, se allunghi il Mondiale e restano sempre 3 PU, i momenti in gara in cui i piloti dovranno guidare da tassisti aumenteranno notevolmente…
Vuoi estendere il parco chiuso sin dalle FP1 di ogni singolo Gran Premio. Immagino che lo scopo sia avere un set up standard… ma la sicurezza? Se una monoposto non è regolata al meglio, diventa anche pericolosa da guidare…
S’è sempre detto che chi ci ha perso maggiormente dalla cancellazione dei test liberi è stata la Ferrari. Ed è scontato, visto che ha due circuiti di proprietà.
La Ferrari, tra l’altro, ha sempre difettato nello sviluppare la monoposto tramite gli strumenti virtuali “imposti” dalla Federazione. E con le monoposto che girano in pista è facile capire se i dati virtuali hanno aderenza con la realtà.
I simulatori avranno, probabilmente, il vantaggio di costare meno di un test “reale”, anche se non è che te li regalino. Ma siamo sicuri che avendo un circuito a due passi dalla sede della Scuderia, come Fiorano, costi molto? Probabilmente costa pochissimo. E allora, come mai Mattia Binotto se ne esce contro il ritorno ai test liberi? Colpo di calore?
Cosa è cambiato da quando il presidente Montezemolo si dispiaceva del fatto che la Formula Uno fosse l’unico sport in cui gli atleti non potevano allenarsi?
Ma proprio Luca, qualche anno prima, aveva mollato la Fota e il suo potenziale campionato alternativo in due secondi, avallato l’era ibrida e, ancora prima, i V8 bloccati e il divieto quasi integrale dei test… rinsavimento successivo al colpo di sole precedente?
Misteri… dello scirocco…

Mariano Froldi – @MarianoFroldi

F1 2019 GERMAN GP: AN INTRODUCTION

Gp di Germania, un anno dopo.

Come ridurre un campionissimo ai minimi termini. Il GP di Germania 2018, a torto o a ragione, rappresenta la più classica delle sliding door nella carriera di un pilota, Sebastian Vettel.

Tutti quelli che non parteggiano per la rossa di Maranello penseranno “E quindi? Chissenefrega” (cit). Condivisibile. Ma penso che valga la pena esaminare la caduta in picchiata delle quotazioni di un pilota capace di vincere quattro mondiali di fila e arrivato a Maranello come, l’ennesimo, salvatore della patria, seguendo le orme di un certo Schumacher.

La fuga decisiva per il mondiale, si scriveva un anno fa. E in effetti tutto faceva presupporre uno scenario del genere. E invece accade l’imprevedibile, o meglio, succede che quello che doveva essere probabile, possibile, si sciolga in una manciata di giri bagnati dalla pioggia in una curva del motodrom, una sbandata banale a velocità contenuta, la traiettoria mortificante verso le protezioni, l’impatto a bassa velocità eppure definitivo per l’esito della gara.

immagine da quotidiano.it

Nonostante l’esito devastante di quel Gp, nulla era effettivamente compromesso ma in realtà la stella di Vettel ha cominciato ad offuscarsi sempre di più inanellando errori e malinconie che lo hanno reso l’ombra del pilota che è stato in Red Bull e nel primo anno in Ferrari.  Seguito a ruota dalla lucidità e dalle prestazioni di buona parte del team. Tutt’altra storia in casa Mercedes, che da quel punto ha spiccato un volo che non sembra aver ancora raggiunto l’apice della sua parabola.

Un anno dopo si ritorna sul luogo del misfatto e il duo Vettel/Ferrari cerca di esorcizzare le vicende del 2018, chiudere il cerchio di un anno vissuto male, malissimo e ripartire anche solo psicologicamente verso tempi migliori. Affidarsi al karma o al destino, per chi ci crede.

Il problema più grande è che siamo tornati al punto di partenza di un costosissimo gioco dell’oca: Mercedes dominante, Ferrari in stile gambero, Red Bull arrembante ma non troppo.

Le intenzioni sono quelle della volontà di riscatto, la realtà potrebbe essere ben diversa, non tanto per la volontà dei singoli ma per la forza complessiva che i team in gioco sapranno mettere in pista. Al momento niente lascia pensare che ci possa essere un’inversione dei ruoli tra Mercedes e Ferrari, anche solo per il singolo successo di tappa.

Ci vorrebbe una gara “pazza” in cui, in un modo o nell’altro, il tedesco di Heppenheim la spuntasse per ritrovare la pace con se stesso e con il suo team. Probabilmente la Ferrari vedrebbe di nuovo valorizzato il suo cospicuo investimento e la F1 ritroverebbe un sicuro protagonista. Con buona pace di tutti quelli che lo hanno già bollato come un pilota ormai finito.

Vettel sta diventando l’ennesimo pilota fagocitato dalle pressioni e dalla difficoltà di vivere e riportare alla vittoria la Ferrari. Come Saturno che mangia i propri figli, la Scuderia sembra avere un piacere quasi perverso nell’accogliere e poi gettare nel fango molti di quelli che arrivano con l’intenzione di vincere, che si rendono conto ben presto della pressione, della disorganizzazione, delle lotte intestine e dell’approssimazione che regnano molto spesso a Maranello. Solo pochi ne sono usciti indenni, tra l’altro passando anche loro le pene dell’inferno.

Vettel non sarebbe né il primo ne sarà l’ultimo ad avere questo destino. Nel caso c’è ancora tempo per evitare un finale che appare crudele nella sua apparente inevitabilità. Vettel è ancora padrone del suo destino, la domanda è se le sue capacità attuali sono sufficienti a farlo rialzare e se il suo team lo aiuterà in questo. Leclerc farebbe bene a imparare molto dalla attuale condizione di Vettel, nel bene ma soprattutto nel male.

Parlando del Gp in divenire, i team confermano in positivo e in negativo la capacità di portare aggiornamenti e di sviluppo della monoposto. Tradotto, Mercedes e Red Bull sugli scudi con addirittura l’omologazione di telai nuovi, mentre per Ferrari nessuna novità di rilievo, aggiornamenti aerodinamici rimandati al GP di Ungheria e la convinzione di aver “capito” maggiormente la SF90H.

Il tutto fa supporre un altro weekend difficile per la Ferrari ma anche Red Bull e soprattutto Mercedes potrebbero avere lo spauracchio delle alte temperature attese ad Hockenheim, fattore che in passato ha limitato la competitività delle loro PU in modo rilevante.

La PU diventa determinante anche nel consumo di carburante, a Hockenheim si viaggia flat out per il 78% del giro, aspetto che potrebbe limitare fortemente la Ferrari, che ha una PU non proprio parca nei consumi.

Sul fronte gomme, Pirelli ha portato mescole C2, C3 e C4. I team si sono orientati su scelte simili, con la differenza di uno /due treni per mescola. Tutti con 8 treni di C4 e almeno 2 di C3, con un pilota per team che al venerdì proverà la gomma C2 in ottica gara. Prevedibile, anche considerando le alte temperatura previste, che chi potrà eviterà di utilizzare la mescola C4 in gara. Pressioni gomme alte soprattutto all’anteriore, aspetto che potrebbe favorire monoposto con un comportamento preciso e prevedibile proprio su questo asse.

immagine da skysport.it

In linea prettamente teorica, Hockenheim è un tracciato cosiddetto “rear limited” ovvero dove sarà più importante avere trazione piuttosto che un inserimento preciso dell’anteriore. Tutte caratteristiche che dovrebbero limare gli atavici difetti Ferrari di questo 2019 ma che potrebbero favorire anche Red Bull e la sua estrema gentilezza nel degrado delle gomme.

Considerando le caratteristiche del tracciato e le condizioni atmosferiche, ci si augura una lotta serrata tra Mercedes, Ferrari e Red Bull. Potrebbe essere un GP ricco di colpi di scena, come nel 2018. Potrebbe essere un nuovo inizio per qualcuno oppure, cinicamente rappresentare “un altro chiodo sulla bara” di una carriera sportiva.

Sarebbe bello avere anche solo il piacere di scriverne al termine del 67 giri previsti.

*immagine in evidenza da granprix247.com

Rocco Alessandro

 

 

 

F1 2019 AUSTRIAN GP: AN INTRODUCTION

Neanche il tempo di riprendersi dal tourbillon di emozioni che ha regalato il GP di Francia , ecco che immediatamente ci si rituffa nell’entusiasmante lotta per il mondiale 2019 a Zeltweg, in casa Red Bull, per il GP dell’Austria. Si, sono un pelo ironico.

Se c’è una cosa che ci hanno insegnato gli otto appuntamenti già disputati è che non bisogna farsi troppe illusioni sul prevedibile svolgimento che anche questo GP potrà avere, ossia di una Mercedes che parte per conquistare l’ennesima vittoria/doppietta dell’anno.

Qualcuno, anche di molto autorevole come il TP Mercedes Toto Wolff, potrebbe obbiettare che la conformazione della pista e le caratteristiche delle monoposto portano a pensare ad una lotta serrata tra Ferrari e Mercedes e chissà, da buon Wolf(f) e dopo tanto gridare “al lupo, al lupo” forse questa volta potrebbe essere la volta buona.

Nel 2018 si consumò uno dei weekend peggiori della stella d’argento degli ultimi 5 anni, con due vetture ritirate per noie meccaniche e un mondiale che sembrava prendere la via di Maranello. Ecco, diciamo che una riedizione del 2018 non è quotata neanche per scherzo dai bookmaker.

Anzi, rischia a breve di pagare pochissimo anche una puntata sul WDC 2019, con un Hamilton che sembra aver spazzato via in maniera quasi definitiva le velleità del (inizialmente) combattivo Bottas 2.0.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Speriamo almeno che gli unici brividi non arrivino più dagli steward che dall’azione in pista, visto che anche questo trend sembra andare per la maggiore in quest’ultimo periodo.

Ma diamo a Wolff quel che è di Wolff che ha obbiettivamente qualche ragione per essere preoccupato della minaccia Ferrari a Zeltweg.

Tracciato corto e dall’elevata velocità di percorrenza, ha la caratteristica di essere “stop&go” con un carico aerodinamico richiesto medio/basso e una PU che viaggia spesso flatout. La prima parte del circuito fino a curva 4 è caratterizzata da rettilinei e curve a gomito in cui sono importanti PU, frenata e trazione in uscita, più da Ferrari diciamo. Seconda parte più guidata e con curve in appoggio in cui è facile immaginare una Mercedes sugli scudi.  Pensando ad una pole sotto il minuto e tre secondi, si può prevedere una bella lotta in qualifica (finestra di utilizzo gomme permettendo…)

Tracciato storicamente gentile in termini di usura per il quale Pirelli ha portato le specifiche C2, C3 e C4. Guardando alle scelte dei top team vediamo come Ferrari sia stata la più conservativa, con un numero di set di C3 superiore alle sue concorrenti che esprime probabilmente la volontà di passare la Q2 con le C3 e una strategia C3/C4 in gara.

immagine da f1analisitecnica.it

Tra gli altri team solo Racing Point ha “copiato” Ferrari mentre gli altri si sono tutti più o meno uniformati a 8/9 set di C4 e 2/3 set di C3.

Molto probabilmente il venerdì di Zeltweg sarà utilizzato dalla Ferrari come giornata di test per provare le novità già viste in Francia. La ricerca disperata di carico aerodinamico è al centro dei pensieri del team di Maranello e da qui passano tutte le speranze di future soddisfazioni di questo 2019.

Interessante sarà vedere anche la lotta interna tra i piloti, che vede un Vettel ancora saldamente al comando nel computo stagionale ma con Leclerc che in Francia è stato autore di una prestazione concreta e senza sbavature, un po’ alla Vettel “vecchia maniera”.

Per Bottas invece inizia la sequenza delle gare da “ultima spiaggia” in ottica mondiale, con un bilancio di vittorie di 6 a 2 per il team mate e il dilatarsi del distacco in classifica generale. Questo è un circuito gradito al finlandese che deve battere un colpo nei confronti di Hamilton che ultimamente lo ha battuto come un tamburo.

L’unica preoccupazione di Hamilton invece potrebbe essere l’eccessiva sicurezza e l’inconscia tendenza a prendere sottogamba l’impegno in terra austriaca. Ormai i suoi interventi anche sulle controverse infrazioni alla condotta di gara in pista lo tengono al centro dell’attenzione a 360 gradi (Ross Brawn ne auspica il contributo in un eventuale variazione dei regolamenti) ma sarebbe sciocco pensare ad una fonte di distrazione tale da compromettere il suo rendimento in pista.

Red Bull corre in casa e nel 2018 vinse. Replicare quel risultato sarebbe un miracolo, un po’ come vedere Gasly davanti a Verstappen a fine gara. McLaren invece attesa ad una riconferma dello straordinario weekend francese.

Il GP di Francia è stato l’ennesimo motivo per cui la stampa si è scagliata contro questa F1 definita “troppo noiosa”, “soporifera”, “dominata da una sola squadra”, “senza pathos anche per colpa dei regolamenti”. Siamo tornati ai tempi del dominio Ferrari o Red Bull in cui le lamentele erano le stesse, specie in certi anni di assoluto dominio.

La soluzione “migliore” sarebbe quella di modificare i regolamenti sportivi, tecnici e di risorse a disposizione per cercare di riequilibrare le forze in campo. Praticamente una missione impossibile che sarebbe anche contro lo spirito “pionieristico” di ricerca tecnologica che è nel DNA della F1.

La soluzione più semplice è far si che si creino le condizioni per le quali il dominatore attuale venga detronizzato e venga sostituito da uno nuovo, magari ugualmente tirannico. Cosa accaduta per McLaren-Honda anni 80, Williams anni 90, Ferrari inizio anni 2000 e Red Bull del 2010-2013.

Ma qui sorge una domanda: c’è l’effettivo bisogno o la volontà che questo possa avvenire? Abbiamo un brand mondiale dell’automotive che sta facendo scuola e la storia, un pilota che si appresta ad essere, almeno nei numeri, il più grande di sempre e rispetto a quello che sta per essere detronizzato è anche molto più empatico, spendibile a livello mediatico e capace di incontrare i favori del variegato mondo dei social network.

immagine da tuttomotoriweb.com

Con questo non voglio ASSOLUTAMENTE affermare che Hamilton e Mercedes vincono SOLO perché sono più belli, potenti e ricchi e perché qualcun altro vuole così. E ovvio che i successi degli ultimi 5 anni sono dovuti semplicemente al fatto che sono stati più forti, bravi e con più risorse umane/economiche di tutti gli altri.

Ma di sicuro, anche solo pensando ai motivi per cui fu abbattuto il dominio Ferrari e RBR degli ultimi anni, una squadra “antipatica” e ammazza-interesse da una parte e un “costruttore” senza tradizione e con un pilota sordo alle sirene dei brand e della promozione dall’altro, sono elementi non presenti nell’attuale caso Mercedes-Hamilton, con quest’ultimo anzi che sta diventando un vero e proprio ambasciatore della F1 nel mondo.

Forse gli appassionati di lungo corso e i tifosi di quelle squadre che oggi sono costantemente perdenti la fanno troppo lunga riguardo a noia, mancanza di interesse ecc ecc. La ruota gira e girerà come è sempre successo. Molto sta nel vedere quando questa accadrà, come e se prima o dopo che questa categoria avrà cambiato definitivamente le caratteristiche per le quali l’abbiamo apprezzata.

Alla fine speriamo almeno di poterci divertire un po’ di più di quanto questo 2019 ha saputo offrire. E che il cambio di regolamenti del 2021 sia davvero epocale in positivo. Ma rimane, appunto, una speranza che sarà anche l’ultima a morire ma di solito, nel mondo della F1 e quando si parla di regolamenti, muore male.

*immagine in evidenza da projekt-spielberg.com

Rocco Alessandro

 

F1 2019 FRENCH GP: AN INTRODUCTION

Bisogna ammettere che Liberty Media/FIA sono davvero dei geni del male. Uno pensa che una vittoria di Vettel e della Ferrari in Canada possa riaccendere le speranze di avere un mondiale un po’ meno monocromatico rispetto a quanto visto fino a questo momento.

E in effetti la vittoria dei “rossi” arriva ma viene derubricata a secondo posto per una inflessibile eppure stolida decisione dei commissari di gara che puniscono Vettel per una manovra difensiva al limite che in altri tempi, quelli degli idoli dei piloti di oggi, sarebbe stata accompagnata da un banale commento quale “It’s racing…”.

La genialità (involontaria?) del dinamico duo LM/FIA sta proprio nell’aver creato un caso mediatico con inevitabile coda polemica e ricorsuale che ci accompagnerà per molto tempo. E fa arrivare i due protagonisti e relative squadre con una dose di tensione extra rispetto al solito. Più tensione, più interesse, più battaglia. Il tutto con il filotto di vittorie Mercedes ininterrotto da inizio stagione.

Il precedente dello scorso anno, tra l’altro, fa bene sperare il suddetto dinamico duo, quando Vettel centrò Bottas dopo lo start rovinando la sua gara e prendendo una penalità. Un eventuale “incontro ravvicinato” tra i piloti dei due team andrebbe tutto a favore di un’esacerbazione dei rapporti tra Ferrari e Mercedes e relativi sottoposti. Carey/Todt già si sfregano le mani…

immagine da it.eurosport.com

Al di là di queste vanesie speculazioni, il Gp di Francia potrebbe essere interessante giusto nelle fasi dopo lo start. Anzi, l’ottima prestazione Mercedes a Montreal fa capire quanto più la Mercedes sia migliorata nei suoi punti deboli rispetto alla Ferrari.

Vero che in Francia le rosse si presenteranno con qualche novità aerodinamica che anticipa un ben più corposo aggiornamento previsto per Silverstone, ma non sembra abbastanza per affermare che possano essere assolute protagoniste al pari di Mercedes.

Il menomato circuito del Paul Ricard è un circuito da medio carico, con tratti ad alta velocità (peccato per il rettilineo del Mistral troncato a metà da una chicane…), curve lente e una in appoggio ad alta velocità, con almeno tre frenate importanti. Il tutto necessita di una monoposto con bilanciamento aerodinamico, buona trazione e stabilità in frenata con rischio di bloccaggi.

La recente riasfaltatura ha reso il manto stradale più liscio e quindi più gentile nei confronti delle gomme, ma una grossa incognita saranno le temperature che potrebbero aumentare il degrado, considerando che sono previste temperature atmosferiche piuttosto alte.

Pirelli ha scelto di portare le specifiche C2, C3 e C4, in pratica medium, soft e ultrasoft in specifica 2018, sempre con l’obbiettivo di poter permettere ai piloti di minimizzare l’impegno nella gestione degli pneumatici in gara.

immagine da press.pirelli.com

Dal punto di vista del numero di set scelti, Ferrari e Mercedes si sono perfettamente copiati, seguiti da Gasly mentre Verstappen ha optato per un treno di C3 in più. Come successo in Canada, si proverà la possibilità di passare il taglio in Q2 con la C3 in modo da assicurarsi una gara con un solo pit stop. I team del mid-field si sono tendenzialmente orientati su mescole più morbide.

Importante sarà evitare di raffreddare le gomme anteriori nel lungo rettilineo del Mistral e di evitare il graining della gomma più sollecitata, l’anteriore sinistra. Rispetto a Barcellona abbiamo pressioni di gonfiaggio sensibilmente più alte, 0.5 psi in più.

Ancora una volta, l’occasione sembra ghiotta per la Mercedes e Hamilton per quanto riguarda la vittoria e l’incrementare ulteriormente il vantaggio di punti sull’immediato inseguitore Bottas.

Come già detto, Ferrari porterà qualche aggiornamento aerodinamico e la caratteristica di avere poco drag in rettilineo accoppiata alla potente PU potrebbe consentirle di avvicinarsi alle prestazioni Mercedes.

Red Bull dovrebbe portare aggiornamenti sia di motore che di aerodinamica, consentendole di avvicinarsi a Ferrari, in una situazione simile al Gp di Spagna. Renault si aspetta molto dal Gp di casa, in quanto farà esordire corposi aggiornamenti di aerodinamica che, secondo le aspettative, dovrebbe consentirle un bel salto prestazionale.

Binotto ha già messo le mani avanti affermando che questo Gp assomiglia molto di più a quello di Spagna che a quello canadese. Ergo, differisce ancora nel tempo una ormai sempre più improbabile riscossa ferrarista in ottica mondiale. Rumors indicano che a Silverstone ci sarà una Ferrari sostanzialmente diversa, con più carico e più drag, vedremo che frutti porterà tutto questo lavoro.

Dall’altra parte della barricata gli anglo-tedeschi non devono fare altro che proseguire nel lavoro che hanno già sapientemente messo in campo da quest’inverno. Sono stati cani da caccia l’anno scorso e sono lepri quest’anno, due situazioni che sanno gestire bene, per cui non ci si devono aspettare “regali” inaspettati.

Chiudiamo con una “curiosa” polemica aperta da Kubica nei confronti della sua squadra, accusandola più o meno velatamente di favorire le prestazioni di Russell a discapito delle sue. In questi casi il rischio di apparire ridicoli è alto e se non fosse per la specchiata professionalità del pilota polacco, sarebbe scontato bollare il tutto come una sciocchezza. In ogni caso è l’ennesimo aspetto negativo della stagione di Kubica, che, al di là della pochezza delle Williams sembra davvero aver poco da dire nella sua seconda parte di carriera in F1.

*immagine in evidenza da ilpost.it

Rocco Alessandro

 

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: BAKU 2019

Ognuno batte i record che merita. Chi fa quattro doppiette di fila, chi continua a dire che deve mettere i dati in fila. Ironizzando amaramente possiamo dire che Binotto ha fatto fare filotto. Agli altri.

E non dite che non dobbiamo essere caustici con il Team Principal. Ha voluto fortemente questo ruolo, ha sconfitto nella faida interna Maurizio Arrivabene (certo, era “unfit”, non lo metto in dubbio, ma non era lui “il problema”), e ora si deve prendere onori e oneri.
Mai si era visto un dominio così imbarazzante in avvio di mondiale. Anche per chi lo esercita, perché non solo gli avversari sono inesistenti, ma fanno di tutto e di più per agevolarti. Paradossalmente non so quanto il buon Toto sia contento di una situazione di questo genere. Manca la competizione, manca il senso della vita, manca il desiderio di vedere una gara. Troppa grazia per i dominatori. Che non se ne possono non spiacere. Mi ha fatto sorridere leggere il “cinguettio” del presidente FIA, che parlava di una gara “thrilling”. Si, lo ha scritto davvero.
Ma a cavallino donato e mezzo sciancato, d’altronde, non bisogna fare troppo gli schizzinosi. E così, siamo ridotti a tifare Bottas, pensa un pò come siamo messi. Il dog mansueto e servizievole quasi come un Ocon qualsiasi, che speriamo diventi un underdog. Comunque non dobbiamo desistere. Mancano otto anni per battere il record storico senza mondiali piloti 1979-2000, e dunque il peggio è passato. Siamo a quota 12 anni. Forza e coraggio.
Questa Ferrari, questa squadra che abbiamo visto in queste quattro gare, ha diversi punti deboli. E come ha scritto qualcuno, sembra talora una squadra di debuttanti. Che ha davanti una team perfetto, con la giusta malizia e cattiveria, con il giusto peso politico. E chi li ferma questi? Certo, manca la riprova di cosa accadrebbe se fossero pressati a dovere, ma se mio nonno avesse etc… etc.
Una costante: gli strateghi in rosso spesso sembrano preda di una hybris ad alto tasso alcolico cheKimi spostati tanto che, se tirassero i dadi, probabilmente si otterrebbero risultati migliori. AncheCharlels ci ha messo del suo, come Vettel d’altronde qualche gran premio fa. Ma davvero, credetemi, i piloti sono l’ultimo dei problemi di questa Ferrari smarrita, dove il giovane presidente se ne esce fuori con “ma noi abbiamo fatto il giro veloce”-gne gne.
Manca l’umiltà di mettere in discussione metodologie lavorative probabilmente antiquate.  Almeno per questa Formula Uno di ubriachi ibrido-virtuali (quelli del regolamento).
Forza e coraggio, che di questo passo il mondiale ce lo togliamo dalle p…e presto.
D’altronde meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine no?
Hamilton. Voto: 7. E’ sembrato stranamente “timido”. Non uno dei suoi avvii più brillanti. E ciò aumenta il rammarico…
Bottas. Voto: 10. Ha fatto il fine settimana perfetto. Tanto di cappello. Ma per vederlo diventare Rockyne deve bere ancora tante uova crude di mattina…
Todt. Voto: valutate voi cosa ha scritto, che a me viene da ridere…
Team Mercedes. Voto: 12. Ormai sembra quasi inutile correre per le prime due posizioni. Deprimente.

Scuderia Ferrari. Voto. 4: In medio stat virtus? Sotto Iron Maury sembravano sempre sull’orlo di una crisi di nervi, con Mattia Binotto sembrano sempre essere sotto sedativi. Una via di mezzo?!

SF90.Voto: vedi commento perfetto sotto…

Dichiarazione di Binotto post gara: “Il nostro modo di lavorare sarà sempre quello (etc etc)”.  Voto: “E’ follia fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”. La citazione è attribuita ad Einstein.
Tombini volanti. Voto: pecunia non olet.
Ricciardo. Voto: RETROMARCIA. Perso nella mediocrità Renault. Mi mancano i sorpassi di Riccio…
Pirelli. Voto: ininfluenti.
Mi spiego. Non ha senso ogni volta dire che queste gomme fanno volare quasi esclusivamente leMercedes. Tutti le hanno provate e tutti poi hanno fatto i compiti a casa.  A questo giro non ci sono, davvero, tesi complottiste che possano minimamente reggere. In nessun caso.

Arriva Barcellona, che tanto ci illuse a noi ferraristi, che a vincere i mondiali di carta siamo fortissimi. E sa già, la terra catalana, di ultima spiaggia. Sono un pessimista cronico, ma mai avrei pensato ad un simile inizio di mondiale. E, per quanta ironia ci metta, non mi fa ridere.

Si ringraziano come sempre @FormulaHumor e la pagina Facebook “Le cordiali gufate diGianfranco Mazzoni“.

Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi