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ALFA ROMEO RACING ORLEN C39- HAAS VF20

Verranno svelate domani 19 febbraio direttamente sul circuito di Catalunya anche le ultime due monoposto che vedremo in pista nel 2020 l’Alfa Romeo Racing Orlen C39 e la Haas VF20. Curioso il fatto che l’Alfa si sia già vista in pista a Fiorano con una livrea “camuffata” mentre della Haas abbiamo visto la livrea aggiornata e non la monoposto….
In ordine alfabetico partiamo dalla prima.
Alfa Romeo Racing Orlen C39
La livrea definitiva avrà il bianco ed il rosso del nuovo title sponsor PNK Orlen che poi altro non sono che colori Alfa ma anche quelli della Polonia. Nel giro di due anni si è passati dall’avere title sponsor Alfa Romeo al dare il nome al telaio per poi recuperare un nuovo title sponsor. Ciò rafforza la tesi che, con ogni probabilità, questo sarà l’ultimo anno del glorioso nome italiano in Formula 1. Con ogni probabilità il team riaprirà il dossier Honda che era stato “fatto chiudere” dal fu Sergio Marchionne a suo tempo.
Intanto lo sponsor ha portato come terzo pilota Robert Kubica transfugo dalla Williams dove ha patito una stagione avara di soddisfazioni (prevedibile). I polacchi pare abbiano tutte le intenzioni, e gli accordi per realizzarle, di usare la monoposto svizzera per far provare giovani talenti nazionali con buona pace di chi ha creduto che la Sauber (questo il nome vero) potesse diventare realmente lo Junior team di Maranello. Insieme al nome Alfa abbandonerà la entry list anche il vecchio Kimi a meno di colpi di scena ormai davvero improbabili. A completare la line up c’è ancora il nostro Antonio Giovinazzi che dopo un avvio 2019 difficoltoso ha mostrato qualche sprazzo e alla fin fine ha retto il confronto con un campione del mondo in maniera tutto sommato dignitosa.

Immagine tratta da Autosprint.it

La C39 è orfana del suo genitore, quel Simone Resta ritornato in pianura padana alla corte di Binotto dopo aver impostato il lavoro sull’auto 2020. Troviamo anche in questo caso un generale affinamento dei concetti 2019 (outwash) e lo snellimento generalizzato visto su tutte le monoposto appena presentate nella zona centrale delle pance e nella zona della coca cola al retrotreno.
In bocca al lupo Alfa Romeo.

Haas VF20.
La livrea che abbiamo già visto in anteprima torna ai colori dell’origine dopo la bizzarra esperienza dello scorso anno con lo sponsor Rich Energy.

Immagine tratta dal sito generation sport

Gli americani erediteranno anche quest’anno la versione B della Ferrari 2019 che sul finire dell’anno è stata anche vittoriosa. Avranno il compito di portare la monoposto quanto meno nel midfield senza sprofondare come nel corso del 2019 perchè resta ancor oggi un mistero come siano riusciti a peggiorare le prestazioni della VF19/SF71H laddove la stessa si era dimostrata più performante della SF90.
Essendo il team che ha più deluso lo scorso anno considerato il materiale tecnico a disposizione, nel 2020 è chiamato a tornare a lottare per posizioni migliori fin da subito: organizzazione del lavoro interno e attenzione all’operato dei piloti in pista sono i punti sui quali Steiner dovrà focalizzarsi. La line up è la stessa del 2019, anche abbastanza a sorpresa visti i risultati.
La Haas mantiene il muso largo come Ferrari, Alpha Tauri, Alfa Romeo (e Williams NDR) contrariamente al resto dello schieramento che si è spostato in massa verso la configurazione AMG da sempre fedele al muso stretto.
Chi avrà ragione? Lo scopriremo presto.
Buon Mondiale a tutti.

Salvatore Valerioti

Immagine di copertina gentilmente inviataci da un nostro amico lettore.

“LA BACHECA DEI RICORDI” – SECONDA USCITA

  • GLI ESPERIMENTI SU ALI E GOMME

HOCKENHEIM 1996 – prove libere

Quando un tempo la f1 era tutto un provare follie e visto che Hockenheim era ancora il lungo tracciato che arrivava fino alla öst kurve, i team si sbizzarrivano in strane follie.

La Tyrrell prova a mettere 4 ruote anteriori alla sua vettura, per avere meno resistenza di rotolamento e aerodinamica, soluzione poi abbandonata per problemi di trazione e stabilità.

MONZA 1997 – test pre GP

Williams invece prova a levare l’ala posteriore, trovandosi a perdere un sacco di tempo nel motodrome, oltre a un posteriore troppo leggero persino sul dritto.

 

  • SILVERSTONE 1979

Il giorno in cui Barry Sheene, “mandò a quel paese” il rivale Roberts che gli stava rovinando la possibilità di trionfare a casa sua e tenere marginalmente aperte le speranze iridate.

Il fortissimo pilota Inglese, con l’arrivo dell’Americano, iniziò a veder diminuire il numero dei suoi trionfi, tanto che nel 79, battè Roberts solo in Svezia, grazie al ritiro del rivale.

Al tempo il telecronista scambiò il gesto come se fosse un saluto 😅

Minuto 3.38″

 

  • UN BEL GESTO, CHE PERò COSTò CARO

Campionato Mondiale Sbk 2004 circuito Enzo e Dino Ferrari a Imola.

Il mondiale è agli sgoccioli ed un arrembante giovanotto australiano di nome Chris Vermuelen sta cercando di contendere il titolo allo squadrone Ducati composto da Toseland e Laconi che ne sono i padroni. Chris guida una Honda del team Ten Kate e dopo un inizio stagione altalenante centra 4 vittorie e si rifà sotto al duo Ducati ufficiale.

Dopo il secondo posto ottenuto in Gara1 punta alla vittoria di Gara2 per restare in gioco partendo dalla prima fila.
Ma alla partenza del giro di ricognizione la sua moto emette una fumata senza che lui se ne accorga e senza che i colleghi gli facciano un cenno.. alla prima variante la sua Honda, con la ruota posteriore inondata d’olio, lo lancia per aria facendolo atterrare dolorante e con una caviglia malconcia..

Il gruppone lo sfila abbandonandolo nella ghiaia.. ma al fondo del gruppone c’è lui.. Giovanni Bussei, un torinese che corre in giro per il mondo con la sua tuta con le frange modello cowboy giusto per il gusto di divertirsi.


Gio si affianca a Chris, lo invita a salire sul codone della sua vecchissima 998RS e gli fa fare un giro intero del circuito del Santerno scaricandolo di fianco al muretto della pit lane mentre il suo team preparava il muletto per farlo ripartire.
Gio si schiera ma dopo qualche giro viene squalificato. Chris parte dai box ed arriva sesto.

Quel mondiale non fu vinto dall’australiano, ma il gesto di quel fulminato di Giovanni Bussei fu memorabile.

 

  • PRIMA E UNICA

Sul tracciato originale di Zeltweg, il team Penske di Formula 1 ottenne la sua prima ed unica vittoria nella categoria. Alla guida dell’auto il pilota britannico John Watson, anch’egli alla prima vittoria nella serie alla quale ne seguirono altre 4 negli anni a venire alla guida della McLaren.

 

  • RESTARE SUI CAVALLETTI

Sul circuito Belga son sempre successe cose incredibili, pare che certi tracciati annebbino piloti e tecnici, ed ecci a raccontare qualcosa di clamoroso.

In gara si era riusciti a fare appena 5 giri e ci fu lo spaventoso schianto a 250 km/h di Burti, dal quale ne usci miracolosamente senza danni seri..

Gara sospesa e al restart, i meccanici della Williams di Ralf Schumacher sforano i tempi d’intervento sulla monoposto, lasciando il pilota tedesco sui cavalletti, mentre le altre auto partono per il giro di ricognizione.

Pochi anni dopo si ripeterà anche con Barrichello a Magny Course

  • 1993 – THE NEW ITALIAN NUVOLARI

Così venne definito Nicola Larini, da giornalisti e commentatori, dopo l’impresa compiuta al Nurburgring a bordo della sua 155 V6 TI nel DTM.

Fino a quel momento, il campionato era molto equilibrato, con Mercedes e Alfa a dividersi equamente i trionfi.

La gara sul vecchio Nurburgring, era il terreno dei tedeschi, dove avrebbero dovuto dominare facilmente sull’Italica armata, anche perchè Larini non aveva mai corso su quel tracciato.

Ma il pilota di Camaiore stupisce tutti già dalle prove, con un giro di qualifica quasi perfetto, che lo posiziona in prima fila dietro a Van Ommen.

In gara 1 parte e si mette subito in testa, correndo come un forsennato, senza commettere la minima sbavatura…curva dopo curva aumenta il suo vantaggio, fino a portarlo a 5 secondi su Ludwig, che era il Ringmaister della categoria.

Nello stupore collettivo, la bandiera a scacchi viene sventolata per l’Alfa e Larini, che trionfa “A CASA LORO”

Gara 2 parte con la voglia di riscatto dei Tedeschi, ma Larini riesce ad essere ancora più efficace nella guida, lasciando alle Mercedes il duello per gli altri gradini podio. A fine gara, il trionfo di Alfa sarà ancora più eclatante di gara 2, perchè avverrà con una parata 1-2 di Larini e Danner.

Come al tempo di Nuvolari, un pilota Italiano su Alfa Romeo, aveva sconfitto le frecce d’argento.

 

  • LE PARTENZE QUELLE BELLE

Argentina 2018,  uno davanti e dietro tutti quanti, con Marquez che gioca al centra tutti gli avversari.

Quando la federazione non ne imbrocca una e crea più casini che altro.

Miller, era il solo che aveva scelto le slick, ed erano le gomme giuste, ma la federazione rimanda la partenza per far cambiare le gomme a tutti e s’inventa sta griglia in foto…

Tutto il resto è storiaaaaaaaa….ma storia, storia, storia….non è maledetta noiaaaa

Risultati immagini per crutchlow crazy

 

Beh, credo che in questo capitolo vi ho fatto rivivere qualche bel momento di questo mondo magnifico, che è il Motorsport.

Saluti

Davide_QV

NURBURGRING, L’INFERNO VERDE by REPARTO CORSE

L’articolo nasce da una collaborazione con i ragazzi di REPARTO CORSE (Max Gagliano) , dopo aver emozionato il redattore Davide_QV, rimasto incantato dalla bella narrazione storica sul tracciato tanto amato del NURBURGRING.

Buona lettura;

Un inferno dove i demoni li aspettavano dietro a ogni curva, un teatro tetro e oscuro dove il senso di sopravvivenza sollevava il piede dei vigliacchi ed esaltava coloro che amavano avvicinarsi alla morte, per guardarla negli occhi con il piacere intenso di sfuggire alla sciabolata fatale.

Questo era il Nurburgring, la pista più perversa che la mente umana potesse concepire, la quale con i suoi 22 km e 176 curve ha lasciato cicatrici, a livello epidermico e non, a coloro che si sono trovati davanti a questa montagna gigantesca.
A pensarci bene il Nurburgring, inteso come opera, ha rappresentato fin dal suo concepimento il perfetto manifesto della grande Germania assetata perennemente di delirio di onnipotenza. Per questo e per altro, quando posarono la prima pietra nel 1925, il ‘Ring’ doveva rappresentare il banco di prova più estremo per le portentose macchine teutoniche come Mercedes e Auto Union. Così facendo, una volta inaugurata la pista due anni dopo, i tedeschi collaudavano i loro mezzi, sicuri del fatto che una volta passato l ‘ esame dell ‘ anello terribile, i loro bolidi sarebbero stati pronti a dominare ovunque.

Intanto però il secondo conflitto mondiale lasciò il segno anche sulla pista più famosa al mondo.
Gli alleati utilizzarono il circuito con i loro portentosi carrarmati, distruggendo la sede stradale che fu completamente rifatta dopo la fine del conflitto.

Da lì in poi il Ring avrebbe scritto sulle sue pagine bianche tutte da riempire, alcuni tra i racconti più belli e drammatici dell ‘ automobilismo come la pazzesca rimonta di Juan Manuel Fangio nel 1957,il quale decise di partire con gomme morbide e serbatoi mezzi vuoti per dividere la gara in due parti. Fangio quando si fermò ai box dovette però assistere a una performance disastrosa dei suoi meccanici che lo fecero ripartire terzo a più di un minuto dal leader.
Da lì il portentoso asso argentino guidò in uno stato di totale incoscienza abbassando il record della pista per ben 9 volte recuperando miracolosamente il distacco e sverniciando Hawthorn, il quale era ormai sicuro di vincere.

Dopo l ‘ impresa, Fangio disse che mai nella sua vita avrebbe più rischiato in quel modo, facendo capire di aver toccato livelli ultraterreni. Per la cronaca quella fu la sua ultima vittoria
che sublimo’ una carriera leggendaria.

Nel 1968 il Nurburgring scrisse un altro capitolo che rimase nella memoria. Era il 4 agosto ma le condizioni climatiche erano terribili, con pioggia che scendeva da tutte le parti e una pericolosissima coltre di nebbia che si tratteneva tra gli alberi.
Stewart con la Matra guidò da extraterrestre rifilando 4 minuti e mezzo al secondo, conquistando il successo più bello.
Sembra un paradosso che due calcolatori come Fangio e Stewart, i quali avevano talmente tanta classe dal non aver bisogno di guidare oltre la macchina, abbiano segnato queste due imprese in un apparente modo irragionevole. Forse era la magia del Nurburgring a scatenare quella follia nascosta che pervadeva anche coloro che la sapevano controllare, affrontando con un mare di coraggio curve, sopraelevate, controcurve in pendenza, dossi e salti, per poi trovare riposo nel lunghissimo rettilineo che sapeva di ricompensa prima di ricominciare un nuovo giro della morte.

Ma che cosa ha reso così mitologica questa pista agli occhi della gente?
Sicuramente il fatto di essere un tracciato non codificabile l ‘ ha reso leggendario. Difatto il Nurburgring era già speciale in un era in cui erano quasi altrettanto speciali la maggior parte dei circuiti su cui rischiavano la vita i protagonisti che le solcavano, e questo rendeva già l’ idea del sapore della sfida del Ring.
Anche il pubblico capiva quanto contava esserci nei giorni del Gp, nonostante toccasse loro vedere sfrecciare i bolidi ogni 10 minuti e solo per 14 volte, a testimonianza di un circuito fatto più per chi guida che per chi vede guidare gli altri.
Una volta passati davanti alle gigantesche tribune del traguardo, i piloti imboccavano la discesa che portava all ‘ inferno verde dei boschi spettrali del Ring. Lì per i successivi nove minuti rimanevano soli, opposti l ‘ uno contro l ‘ altro senza che nessuno potesse guardarli, lontani dalle tribune e in assenza di copertura televisiva.

Solo tra di loro sapevano raccontarsi cosa succedeva dentro quelle 176 curve affrontate a velocità alterata e in realtà aumentata, facendo i conti con i confini che separano la paura dal piacere della guida estrema, come quando i piloti erano chiamati ad affrontare il salto del Flugplatz, dove la macchina andava oltre i confini della fisica staccandosi dal suolo con le quattro ruote per due interminabili secondi, fino al mitico Karussel, la curva sopraelevata costruita in calcestruzzo per evitare che i piloti continuassero ad agganciare la ruota anteriore in un canaletto di scolo.
Pochi i decessi nonostante la tremenda trama del circuito, a dimostrazione di quanto i piloti rispettassero il Ring come un alpinista che prova rispetto per il k2 non dandogli del tu.

Forse la scomparsa più funesta fu quella di Peter Collins nell ‘ anno nero 1958. Il suo connazionale Hawthorn lo vide volare tra i boschi dallo specchietto retrovisore pagando a caro prezzo un piccolo errore in una delle curve neanche tanto pericolosa. Hawthorn non solo era il compagno di squadra di Collins in Ferrari, ma gli era anche fraterno amico nonché compagno di scorribande nei pub inglesi. Egli raccontò di continuare a guidare con la stretta allo stomaco per l’ incidente che si rivelò nel suo specchietto retrovisore, per poi sentirsi sollevato dal parcheggiare la sua Ferrari in avaria. Più di qualcuno disse che Hawthorn bruciò apposta la frizione non riuscendo più ad andare avanti lungo le centinaia di curve di una pista che gli aveva tolto per sempre il suo amico più caro.

Eppure nell ‘ immaginario fu il rogo di Lauda a rimanere nella testa di ognuno citando la parola Nurburgring. Il campione austriaco uscì di pista per una scordolata sull’umido, perdendo il casco durante lo schianto e immolandosi in preda alle fiamme del rottame della sua Ferrari. Merzario con l ‘ aiuto di Lunger tirò fuori dai guai Lauda, mentre per pura coincidenza un giovane spettatore riprendeva con la sua cinepresa una scena che sarebbe entrata nella storia della F 1.
Dopo quell ‘ incidente la maggior parte dei piloti (capeggiati da Lauda ) boicotto’ il Nurburgring, il quale visse i suoi ultimi giorni per quanto riguarda le corse di F 1.

Anche Hailwood finì al Nurburgring i suoi giorni da pilota di F1 sfracellandosi le gambe. Proprio l’ inglese, ai tempi della sua esperienza con la Surtees, aveva l ‘ abitudine di portarsi una copia del Times dentro all ‘ abitacolo per passare il tempo, certo che la sua macchina prima o poi lo abbandonasse negli sterminati boschi della Nordschleife a millemila chilometri dai box.

Statisticamente il Ring è stato un feudo di Rudolf Caracciola. Il grande pilota tedesco dell ‘ ante guerra vi trionfo’ ben nove volte tra il ’27 e il ’39, mentre Nuvolari vinse Sì due volte, ma consacrandosi nella leggenda al volante di un ‘ Alfa Romeo tutt’altro che al livello delle terribili Mercedes.

Tra gli altri maestri del Ring vi furono solo grandi nomi come Rosemayer, Fangio, Ascari, Moss, Surtees, Stewart e ickx.
Da menzionare il favoloso giro record di Stefan Bellof, che sulla Porsche sigillo’ il giro più follemente veloce della storia del circuito in 6 minuti e 11 secondi, mentre l ‘ ultimo vincitore su una monoposto (F2) rimane il nostro pilota azzurro Beppe Gabbiani.

Il Nurburgring non è stata solo una pista concettualmente disumana per le sue proporzioni, ma è stato il riassunto di una filosofia eroica che è morta dopo quel 1 agosto del 1976, lasciando ai piloti che si sono succeduti nelle successive epoche il dubbio di sentirsi incompleti senza aver affrontato la prova di coraggio più estrema del mestiere – pilota.

Il Ring ha compiuto 92 anni a Ottobre, imboccando il corridoio che lo porterà al centenario. L ‘ inferno verde è ancora lì, a ricordarci che non c’è mai stato niente di paragonabile. ..né prima …né durante. ..né dopo.

Grazie da tutto il Blog del Ring a:

REPARTO CORSE (Max Gagliano)

Clicca QUI per andare sulla loro pagina.

40th DRINK’S….EHMMM, YEARS OLD FOR ICEMAN

Espoo, 17 ottobre 1979

BUON COMPLEANNO KIMI

Diamine, anche il ragazzino che debuttò in Sauber da quasi sconosciuto, è arrivato a 40 anni…

Non starò qui a fare il solito racconto da scaletta storica di un pilota fra i più iconici del circus, perchè lo amiamo praticamente tutti, ne conosciamo ogni dettaglio del suo percorso da pilota e chi è Ferrarista, ancora ha gli occhi lucidi per il suo titolo con la Rossa del 2007.

Nel mio armadio trova ancora spazio la maglietta di Abu Dabhi;

“leave me alone i know what i’m doing”

Diciamo che quella frase contestualizza in pieno il nostro personaggio, che se fosse qua ora a leggerci direbbe lo stesso, quindi opto per un rimando a momenti favolosi del Finnico…

Test al Mugello;

Kimi arriva li da perfetto sconosciuto tanto che Peter Sauber narra ciò;

“Ancora oggi non so perché gli concessi ben 3 giorni di test, solo per lui, quando in tre giornate avremmo potuto far girare ben 6 piloti al suo posto. Al secondo giorno andai al Mugello dove stava girando Kimi e ne rimasi immediatamente affascinato: inizialmente, non del suo modo di guidare o della sua velocità, considerando che aveva pochissima esperienza su monoposto, ma del suo modo di fare particolare, del suo linguaggio del corpo diverso da tutti gli altri piloti. E’ stato proprio ciò che mi ha convinto ad ingaggiarlo”.

“Nei primi test rientrava sempre ai box dopo 6-7 giri quando, invece, avrebbe dovuto rimanere in pista per più tempo; questo perché non era abituato alle forze laterali delle monoposto di Formula 1. Nonostante gli dicessimo di stare fuori a girare, ritornava ai box. Un vero testardo. Ma il suo fascino consisteva proprio in questi dettagli e decidemmo di offrirgli un posto”.

Fonte Auto Motor und Sport

Il pisolino di Melbourne 2001;

Il soprannome Iceman gli venne affibiato quasi da subito, perchè quando un qualsiasi pilota sarebbe teso come una corda di violino al debutto in F1, lui no, prima di cominciare il giro di qualifica, riesce persino a schiacciare un pisolino nella sua Sauber.

In qualifica fece 13esimo, ma in gara arrivò a punti da sesto al debutto, con poco distacco da un ben più esperto Heidfield, nulla aveva già ragione lui.

Monaco, in barca senza passare dal box;

Altro momento favoloso del buon Kimi, il momento del ritiro per problemi di motore a Monaco 2006, fregandosene di tutto e tutti, si prende e va dritto sul suo yacht.

L’acqua di rose;

Sakhir 2008, un’altra scena epica, quando prende la bottiglia per tracannare il suo meritato alcolico biondo, rendendosi conto che li l’alcol è vietato, facendo una facciazza pazzesca, girandosi verso Domenicali e offrendogli la gustosa “rose water”.

Il gelato in attesa che riparta la gara della Malesia;

Come dimenticare la gara interrotta a Sepang 2009, con tutti i piloti rimasti nelle auto o ai box, in attesa che la gara riparta, ma lui no, toglie tuta e casco, aggirandosi per l’hospitality Ferrari a prendersi un gelato.

Il cancello chiuso;

Epico il momento in Brasile 2012, dopo essere andato lungo alla Juncao, invece di fare inversione e ripartire, prede la strada di servizio, percorre qualche centinaia di metri e trova il cancello sprangato.

Si giustificherà che lo aveva già fatto anni fa ed era aperto…EPICO!!!

Alcune sue perle incredibili;

Il casco ha un significato speciale per molti piloti. Quanto è importante per te?
“Mi pare che protegge la testa.”

Kimi quali rituali particolari hai con il casco, così come li hanno molti piloti?
“Lo asciugo quando è bagnato in modo che possa vedere meglio.”

Come vi siete preparati per la prossima stagione ?
“Di solito, per saperlo, leggo le riviste…”

Qual’è il momento più emozionante durante il weekend di gara?
“Penso che sia l’inizio della gara”.
Il più noioso?
“Adesso”.

“Mi sarebbe piaciuto essere un giocatore di hockey e come ragazzo ero abbastanza bravo a farlo, ma le sessioni di formazione erano troppo presto la mattina e io amo dormire”

Stella: Kimi, sei contento di tornare a Maranello, considerato che tutti i piloti, nessuno escluso, ambiscono a guidare per la Ferrari?
Kimi: Se ho firmato il contratto, significa che sono contento

Domenicali: Kimi non vive in questo Mondo, ma su un Pianeta tutto suo.
Kimi: La vita su questo Pianeta non è male. non posso lamentarmi.

Intervistatore: “Come hai sentito le gomme?”
Kimi: “Rotolando, come al solito”

Intervistatore: “Se potessi essere qualunque carattere di qualunque film, chi vorresti essere?”
Kimi: “Jack Sparrow dei Pirati dei Caraibi [si mette a ridere]. Egli sembra sapere come divertirsi. Potrei aver bisogno di bere un sacco di rum per entrare in ruolo! Mi piacciono i film come questo.”

E nulla, Kimi è Kimi, non c’è nulla da fare, è impossibile non volergli bene e possiamo solo ringraziare d’aver avuto la fortuna di goderci ogni istante di questo personaggio e CAMPIONE!

Già, perchè di lui c’è tanta ilarità, ma resta pur sempre uno dei piloti più forti e veloci del paddock, che ha saputo dare tantissime emozioni alla guida di una F1.

ANCORA TANTI AUGURI KIMI!!! ( da tutto IL BLOG DEL RING)

CIN CIN (uno dei mille mila che farai oggi)

Saluti

Davide_QV

F1 2019 JAPANESE GP: AN INTRODUCTION

Carissimo e stimatissimo Lìder Maximo del Bring,

carissimi e stimatissimi e (sparuti) frequentatori del Bring, orfani degli esodati, confinati, “pennuti” dei bei tempi andati,

cercherò di rubarvi solo una briciola del vostro tempo per questa introduzione al Gp del Giappone 2019. Introduzione e non introduction che quì nella Repubblica Bringiana Italica un pò Centrafricana ci teniamo a esprimerci nella corretta favella, mica quella dei nemici, quelli della perfida albione, intrallazzatori di spy story e regolamenti fatti a dick of dog (questa è l’eccezione che conferma la regola).

Ora se proprio volete qualche delucidazione tecnica sul tracciato di Suzuka, le gomme della Pirelli, la 130 R, le strategie di gara, il passo gara!!, Leclerc vs Vettel vs l’eredità di Schumacher in Ferrari, il piede di marmo e le avventure tricologiche di Hamilton, a quale ordine perentorio di Wolff risponde meglio Bottas (occhio questa è sottile…), la PU Honda stile motorone da qualifica degli anni ’80, Marko e i suoi reietti, la PU Ferrari che di sicuro è AnoMala per Toto Wolff e altre facezie di questo tipo, compresi i ricambi Williams venduti al mercato nero beh, questa non è per voi la rubrica adatta.

Potete andare a caso sui ben più professionali, esperti e capaci siti di FormulaPassion, Motorsport e F1AnalisiTecnica dal quale il sottoscritto, evidentemente, non essendo nè un buon nè un grande artista, copia a piene mani in modo assolutamente acefalo e disorganizzato, anche se mi dicono che l’acefalo all’acqua pazza è davvero buono, non in Inghilterra ovviamente.

Non vorrei mai che vi venissero attacchi di vomito che tale rubrica può generare, anche perchè lo sanno anche FormulaP…cioè volevo dire anche i sassi che il favorito del GP è Hamilton su Mercedes, mentre Vettel e Leclerc continueranno a giocare alla Zanzara in radio mentre Verstappen cercherà di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Tanto poi arriva il tifone Hagibis e tutti ai box a giocare con le barchette nelle pozze d’acqua, e siamo sicuri che Norris ci delizierà con qualche meme fatto apposta per l’occasione.

Mi dicono, sempre altri beninteso, che chi ben saprà comportarsi a Suzuka parte da una buona base in vista del campionato 2020. dato che bisogna sempre fidarsi di chi ne sa più di te, allora spero che la Ferrari asfalti la Mercedes, così mettiamo bene in chiaro la vera anima del Bring, quella di Ferraristi beceri camuffati da appassionati di F1 che all’aperitivo preferiscono un calice di vino alla birra, ma in pista imbrogliano e rubano come non mai, come dei veri lord inglesi.

Non mi resta che augurarvi un piacevole e becero Gp del Giappone, in cui gufare appassionatamente il vostro pilota non preferito numero uno. Non mi dite quello con le treccine perchè se no siete razzisti e bacchettoni che neanche Todt che non voleva Alonso in Ferrari, solo perchè lo spagnolo gli diede dei mafiosi. Avrebbe dovuto dire mangiarane, errore imperdonabile.

Ultimissima cosa, questa rubrica NON è di proprietà del sottoscritto. Sono pronto a cederla a persone per più capaci di me e con un QI inevitabilmente più alto. Non siate timidi, non ci vuole granchè, basta presentarsi e non è neanche richiesta la bella presenza.

Spero di non avervi annoiato troppo e spero non mi si accusi di aver fatto un utilizzo “personale” di tale rubrica. Nel caso accadesse rispondo come il vicequestore Rocco Schiavone dei libri di Manzini…

Esticazzi

Rocco Alessandro

*immagine in evidenza da blueplanetheart.it

P.s: ma lo sapete che la Mercedes ha un set di gomme C3 in meno rispetto a Ferrari e Red Bull nel Gp del Giappone? E che Hulkenberg ha scelto un solo set di C2? Non so minimamente cosa voglia dire ma mi faceva piacere farvelo sapere.