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BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA NON MENTE

“Non può piovere per sempre”, diceva il figlio di Bruce Lee ne “Il Corvo” ed infatti anche il diluvio universale è stato a tempo determinato. C’è una peculiarità della pioggia quando scende giù… non mente mai. Bastano quattro gocce d’acqua ed esce fuori la vera natura degli esseri umani. Fateci caso, per strada, cosa succede quando piove: persone che scappano, altri con l’ombrello che camminano sotto i balconi, lasciando gli altri passanti sprovvisti dello stesso sotto il cielo plumbeo… genitori che parcheggiano dentro la classe se necessario, pur di non far bagnare i propri figli! Potrei continuare per ore, solo che qui si parla di F1 e allora portiamo il parallelo alla pista magiara. Già nella notte tra il venerdì ed il sabato ha piovuto, lavando la pista e complicando tutto il sabato (Ferrari ne sa qualcosa). Solo che questo è stato il meno peggio, perché domenica la pioggia era presente proprio nel momento della partenza, portando inevitabilmente alla luce tante verità.

Una di queste tristi realtà è che i piloti non sono abituati a correre sul bagnato. Inutile nascondersi attraverso giustificazioni che puzzano di ridicolo. Il calendario di F1 è concepito affinché la probabilità di incontrare un meteo avverso, nella data in cui è fissato il weekend di gara, sia ridotto al minimo. Certo, non si ha la sicurezza assoluta, vero è che è più facile (o meglio, dovrei scrivere “è più probabile”) che piova in estate o in autunno? Appunto. Motivo per il quale il mondiale inizia sempre in Australia (a Marzo lì è ancora estate) ad esempio. Usando questo metodo reiterato nel tempo, ha portato alla inevitabile disabitudine da parte di tutti (piloti e team che vanno in crisi) a correre sul bagnato. Sia chiaro, su queste righe non sto affermando che questi consumati professionisti non sappiano guidare sul bagnato, qui si parla di abitudine. Ed infatti l’orgia che si è consumata subito dopo la partenza in curva uno ne è un esempio concreto! Diciamocela tutta, l’intero circo non ci ha fatto una gran bella figura. Non c’erano condizioni di pioggia battente, addirittura dai camera car la nube d’acqua, alzata da chi stava davanti, non era così fitta da impedire completamente la visibilità. Siamo stati anche fortunati a non aver avuto una partenza dietro safety car… perché, purtroppo, anche questo ci hanno costretto a vedere. Una vergogna indicibile!

La pioggia non mente mai ed infatti così come partire dalla pole è un indiscutibile vantaggio (immaginate se terzo fosse stato Lewis, per poi essere centrato dal compagno), è anche vero che partire dietro è una roulette russa. Ne sa qualcosa Fernando Alonso quando era in Ferrari ed era costretto a partire dalla terza fila (Spa 2012 vi ricorda qualcosa?)… lo stessa Fernando che domenica scorsa, invece, è stato graziato da quella carambola, a differenza del malcapitato Verstappen per il quale, ora, i giochi iniziano a farsi duri. A poco o a nulla è valsa la sua rincorsa con una monoposto completamente monca da un lato, di quella preziosa aerodinamica che gli tiene incollata la macchina a terra e gli permette di fare le sue evoluzioni. Persino un gagliardo Schumacher ha disturbato la sua vana rincorsa. Red Bull a questo punto o si inventa qualcosa o può dire addio ad ogni speranza iridata. Per AMG il primo d’agosto è stato Natale: ha conquistato la vetta in ambo i mondiali… la pausa estiva non poteva iniziare con miglior regalo. AMG ha ripreso a volare da quando hanno cambiato le gomme. A questo punto la domanda che mi pongo è la seguente: era Red Bull che “giocava” con le vecchie mescole oppure era AMG che non sapeva farle lavorare? Vedremo al ritorno dalle vacanze cosa succederà.

In quella nube d’acqua è emersa una incredibile ed amara (per gli altri) verità e cioè che Bottas è utile anche come proiettile vagante. L’anno prossimo, Hamilton  rimpiangerà ogni giorno il fido compagno, perché Russell per quanto rispetto potrà avere per il blasonato compagno, attaccherà di brutto (LeClerc ha fatto scuola nel 2019 a riguardo), perché a sua volta Hamilton tenterà di schiacciarlo, se non altro per far pagare a tutti l’affronto che gli hanno fatto. So che  l’annuncio ufficiale non c’è stato ancora, vero è che ormai questo è il segreto di Pulcinella… ridicolo tenere George un altro anno in Williams. Intanto quel velo d’acqua ha portato alla luce cosa significhi avere esperienza: Vettel, sapientemente, si tiene lontano dai guai, anche se il suo compito finisce li visto che non è mai stato un pensiero per il trionfante Ocon. Peccato che il suo podio sia stato cancellato, causa mancanza benzina. Ancora più amarezza c’è nel sapere che Aston Martin farà ricorso e anche questo GP finirà davanti ad un avvocato e, ancora più dell’amarezza, rimane la tristezza dei tifosi del tedesco che anche questo weekend hanno dato il meglio di sè. LeClerc paga la posizione in qualifica come detto, centrato dal proiettile Stroll: sebbene il canadese stia imparando il mestiere (“il lavoro si impara lavorando” no?) e spesso e volentieri è sempre davanti al suo mate, è anche vero che non poteva nascondere “la bugia”  per sempre e la pioggia di domenica ha tirato fuori tutta la sua inesperienza ed inadeguatezza a riguardo.

La pioggia, abbattutasi in quel di Budapest, sebbene si sia poi asciugata, ha lasciato degli strascichi… di verità: tralasciando la partenza in solitaria di Hamilton (la quale ormai farà giurisprudenza come si suol dire), rimarrà indelebile la battaglia tra lui ed Alonso. Fernando non lo scopriamo ora, eppure molti, troppi, si sono resi conto solo domenica scorsa di cosa fosse ancora capace il campione spagnolo. Guardando le sue difese, riflettevo sul fatto che è vero che Lewis ha cinque titoli in più rispetto allo spagnolo (quindi questo potrebbe portare a sudditanza), solo che è anche vero che il buon Fernando ne dovrebbe avere almeno tre in più rispetto a quello che riporta il suo palmares… ed infatti l’asturiano ha mostrato tutta la sua classe, ha sfogato tutta la sua rabbia repressa tenuta dentro per troppi anni. Alonso, con una Alpine che tiene dietro per dieci giri Hamilton, porta alla luce un lato del suo carattere sportivo che mal si sposa con le sue epiche gesta: il lamento! Certo che fanno sorridere (amaro) le sue parole ai danni del coriaceo e cazzuto Alonso, soprattutto dopo quello che lui stesso ha combinato alla Copse quindici giorni prima nel  GP di casa. A volte mi chiedo cosa voglia veramente Hamilton. Davvero pensa che, piangendo in mondo visione via radio, poi tutti debbano obbedire a partire da chi sta avanti e quindi lasciarlo passare? Di questo lato dell’epta campione del mondo non c’era bisogno della pioggia per conoscerlo, ormai fa parte del pacchetto Hamilton ed è un vero peccato.

La pioggia non mente mai e domenica scorsa ci ha confermato un’altra verità, che su queste pagine avete sempre letto: la Ferrari ha la coppia di piloti più forte del mondiale. Se manca l’uno c’è l’altro. LeClerc, totalmente incolpevole, ha rimediato un altro zero in classifica; poco importa. Ci pensa Carlos a salvare baracca e burattini, riportando Ferrari a pari punti con McLaren, la quale, a differenza della rossa, ha una grossa difficoltà… corre praticamente con un solo pilota! La pioggia magiara non ha fatto altro che raccontarci una verità che ormai è assodata. Spiace per l’australiano, che reputo un ottimo pilota, solo che proprio non riesce ad ingranare al momento con questa squadra. Certo è che è importante che si rimbocchi le maniche, perché in un ambiente come quello della F1 le giustificazioni non reggono per molto tempo: Carlos si è dato da fare subito e, sebbene deve migliorare in qualifica, è alla domenica che si fanno i punti (tranne quando c’è la Sprint Race… sigh!) ed il suo contributo è evidente; con buona pace di chi critica aspramente Binotto e le sue scelte.

Come vedete, una cosa così comune e di routine come la pioggia che cade dal cielo può rivelare tante cose, può dirci tante verità che non sapevamo o alle quali non volevamo credere. Tutto quello a cui abbiamo assistito domenica scorsa non è altro il frutto di verità che sono da sempre presenti, comportamenti ed atteggiamenti che sono insiti in ogni pilota che si cimenta ogni domenica di GP ed è bastato un po’ d’acqua per far emergere tutto… perché la pioggia non mente.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA LEGGE DELLA GIUNGLA

Il GP di Gran Bretagna, è stato teatro di uno spettacolo che, diciamocela tutta, stavamo aspettando da tempo e che quasi avevamo rinunciato a sperare avvenisse: lo scontro (letteralmente parlando) titanico tra Lewis e Max.

Su queste pagine è sempre stato scritto che era solo questione di tempo ed alla fine il tempo è giunto. Il botto ha origine proprio dal sabato e da quel discutibile spettacolo chiamato “sprint race”; ed è figlio di una serie di atteggiamenti che ormai covavano da tempo. Ne discutevo con @ReMinosse (al quale vanno i ringraziamenti per aver ispirato il titolo dell’articolo) proprio all’indomani del GP, che quello a cui abbiamo assistito non è altro che l’attuazione della legge della giungla.

È dall’inizio di questo esaltante ed avvincente mondiale (perdonatemi il vezzo lessicale… finalmente abbiamo veramente qualcosa di cui parlare) che abbiamo visto un Hamilton tranquillo, parsimonioso. Magari ad inizio mondiale gli poteva andare anche bene, visto che Red Bull e Verstappen erano alla ricerca della quadra e non erano ancora esplosi. Inoltre in quel breve duello, che abbiamo visto solamente ad inizio mondiale, Max ha imposto la sua personalissima legge del “boia chi molla”; ed infatti a rimanere avanti era sempre lui. Con Max Verstappen non ci sono mezze misure, non c’è margine di dialogo in pista; o tiri fuori le palle e giochi all’auto scontro o semplicemente vieni annichilito. Lewis questo lo sa, lo ha sempre saputo, solo vuoi l’esperienza, vuoi il mezzo, vuoi l’attesa di una promessa di rinascita della sua W12; il campione inglese si è sempre trattenuto.

In Inghilterra, a casa sua, evidentemente il leone ha voluto far capire che non è ancora vecchio da essere spodestato, o comunque se proprio deve avvenire, vuole vendere cara la pelle… questa è la legge della giungla; uccidi o sei ucciso. La stessa giungla che trovi in pista allo spegnersi dei semafori dove tutti, leoni e iene (diciamocelo… non tutti sono all’altezza di essere leoni), sono pronti a spolparti vivo. Domenica il buon vecchio Lewis di leoncini, pronti a fargli la festa ne aveva due; uno più affamato dell’altro. Solo che fino a prova contraria è Hamilton il re della foresta; ed infatti la festa l’ha fatta lui a tutti e due!

Come ho già anticipato, tutto si è consumato o quanto meno dovrei dire capito, al sabato: infatti nella “mini gara” che la FIA ci ha costretti a vedere (ci vorrebbe un Bastian Contrario a parte solo per questo nuovo format), mi sono reso conto di una cosa: che questa non è altro che uno spoiler di quello che avremmo visto il giorno dopo. Tralasciando il fatto se la Sprint Race piaccia o meno, se sia la cosa giusta o no per la F1, vorrei farvi focalizzare sul fatto che in quel preciso momento Hamilton; ha capito come comportarsi alla domenica: sabato il campione inglese partiva dalla pole (si può dire?) e come spesso gli è capitato (le partenze non sono il punto di forza di Lewis), perde la posizione a favore di Verstappen. L’olandese, naturalmente chiude giù duro, non lo fa passare e la mini gara finisce li, con buona pace della FIA che credeva di fare spettacolo e del pubblico pagante che affollava (Dio ti ringrazio!) le gradinate. La Sprint Race è stata utile solo per un motivo: ha fatto capire ad Hamilton che se avesse voluto portare a casa il risultato, se avesse voluto fare il suo personale show cinematografico ad uso e consumo di fotografi e telecamere, avrebbe dovuto fare solo e soltanto una cosa; chiudere la porta a Max appena se ne fosse presentata l’opportunità.

Il killer instinct si è risvegliato in un attimo, la legge delle giungla che governa il suo mondo ha prevalso e cosi, il sette volte campione del mondo si è ricordato di avere un bel paio di palle nei pantaloni (chiedo scusa alle donne che mi leggono… se frequentate queste pagine, sapete che il politically correct non è il mio forte), le ha cercate e mostrate! Il resto è storia come si suol dire.

C’è una bellissima immagine postata dal direttore di questo blog, dove viene sovrapposta la traiettorie di Hamilton nell’affrontare la Copse nel momento del sorpasso su Verstappen prima e Leclerc dopo: ebbene in quella immagine si vede chiaramente che nel primo caso il campione è praticamente a centro pista (con Verstappen quasi di traverso), mentre con Charles, Lewis è sul cordolo (posizione più ovvia per affrontare quella curva). Questo per dire che Hamilton non ha impostato quella curva per andare più veloce possibile o sorpassare l’olandese in modo strano. No, Lewis ha percorso in quel modo quella curva solo per un motivo: far capire a Max chi comanda ancora! Tuttavia non c’era bisogno di quell’immagine per capire questo no?

L’ho detto qualche riga fa: l’alfiere nero, ha realizzato il giorno prima cosa avrebbe dovuto fare ed infatti il tutto si è concluso a metà del primo giro, altrimenti dopo sarebbe stato un infinito inseguire, nel frattempo l’olandese avrebbe preso ancora più coraggio… e addio! Mi pare evidente che l’azione di Hamilton è destabilizzante, è innanzitutto psicologica: potete prendere il righello e misurare i centimetri di spazio che c’erano tra i due per capire chi ha torto. Fatevene una ragione, quello è un incidente di gara sportivamente parlando e se dovessi seguire le regole della legge della giungla; allora quello era un regolamento di conti. I dieci secondi di penalità inflitti a Lewis sono stati una barzelletta (sia perché li ha scontati al pit, infatti ne parlai proprio quindici giorni fa su questa rubrica; e sia perché se devi punirlo per quello che ha fatto non gli si danno solo dieci secondi!). Anzi vi dirò di più, quei secondi in più sono stati un vero e proprio regalo: grazie al suo talento, al suo mezzo e grazie alle gomme nuove (guarda caso la W12 con le hard posteriori di nuova concezione volava… servono conferme comunque), l’epta campione ha potuto regalare al suo pubblico la “remuntada” che tutti desideravano. A farne le spese questa volta è stato il “leone rosso”, che al momento ha gli artigli spuntati e nonostante questo graffia da far male… il suo tempo arriverà.

Signore e signori (si può ancora scrivere senza che nessuno si offenda si?), potete dannarvi l’anima quanto volete sul giudicare il comportamento durante e soprattutto dopo la gara del vincitore del GP. Personalmente parlando, tutto (fair play, sportività, altruismo) passa in secondo piano: siamo di fronte ad una vera e propria guerra psicologica e Max è naturalmente il principale bersaglio. Ora l’olandese sa benissimo cosa significa “essere Nico Rosberg” e quanto valga il suo mondiale conquistato nel 2016. Verstappen, lo so che questa è dura da digerire, di fatto ha sbagliato alla grande: con più di un GP di vantaggio in termini di punti, con un mezzo eccezionale, il minimo che poteva fare era quello di non rischiare e giocarsela per i cinquanta e passa giri che c’erano a disposizione. La differenza tra lui ed il re della foresta è tutta qui, nell’esperienza e come ho già detto in passato; Hamilton sulla distanza ha un vantaggio non indifferente. C’è da dire una cosa comunque (c’è sempre il trucco): Lewis ormai si è giocato il jolly, ormai ha scoperto le carte e buttato i guantoni… ora si colpisce a mani nude. Verstappen lo sa e la sua reazione sarà immediata. La FIA avrà un bel po’ da fare con tutti e due, proprio in virtù di quanto appena detto. Gli animali da gara è cosi che si comportano; è la legge della giungla che lo impone.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL CIRCO

Nel “Bastian Contrario” di questa settimana non sarò politicamente corretto (mi chiedo quando mai lo sono stato), non sarò indulgente e nemmeno generoso.

Come potrei esserlo del resto dopo lo spettacolo osceno a cui abbiamo assistito domenica scorsa… un circo! Senza offendere l’arte circense e chi ci lavora, il sottoscritto si riferisce all’accezione negativa del termine. Purtroppo non ci sono parole e nemmeno perifrasi per edulcorare lo scempio e l’ingiustizia a cui tutti noi appassionati siamo stati costretti ad assistere; per non parlare dei piloti in pista.

Proprio la settimana scorsa, scrivevo del fatto che nonostante il vertice fosse diverso (ora è il momento di Verstappen), di fatto nulla era cambiato, perché il vincitore sempre solo era, privandoci dei ruota a ruota che tutti quanti stavamo aspettando; proprio tra Max e Lewis. Va bene, al vertice non cambia nulla in termini di spettacolo, ci accontentiamo almeno che non sia sempre lo stesso a vincere… ok! Eppure nel midfield, come gli anglofoni nostrani amano dire, qualcosa inizia a muoversi, qualcosa si vede. Lotte serrate iniziano ad essere sempre più vistose, in quanto i valori  per i piloti appartenenti a questo gruppo, sono molto ravvicinati. Inevitabilmente con i ruota a ruota la FIA, per mano dei suoi commissari, ha gli straordinari da fare, straordinari dettati dalle regole cervellotiche, scellerate e castra piloti che un codice della strada levate proprio!

Chi vi scrive è sempre stato per la libertà assoluta e più totale delle lotte in pista (per non parlare della parte regolamentare per quanto riguarda la progettualità e i test); salvo rispettare il minimo sindacale del comportamento in pista. Questo perché, i piloti in pista sono dei consumati professionisti (bhe certo, poi penso a Mazepin…) e soprattutto sono esseri umani coscienziosi e non degli assassini che si mettono a giocare alla “death race”. Quindi ben venga la libertà di espressione in pista (e magari anche fuori), ben vengano i corpo a corpo, quelli maschi, duri e puri come una volta. Non mi risulta che i piloti che hanno contribuito a rendere grande il nostro sport, si siano fatti del male intenzionalmente tra loro. Se perdevano la vita purtroppo, è proprio perché non c’era tutta la sicurezza che la tecnologia oggi permette di avere.

Evidentemente Masi&Co. non la pensano come il sottoscritto e a partire dal duello tra Norris e Perez (ove quest’ultimo domenica scorsa certamente era in “tiro forte”), si apre il circo austriaco. Un duello rusticano in piena curva, dove i due rimangono affiancati per tutta la lunghezza della stessa senza toccarsi e dove il messicano ha la peggio, perché si ostina a mantenere quella posizione impossibile; nonostante velocità e raggio della curva gli dicevano il contrario. Risultato? Perez si salva per il rotto della cuffia, Norris prende il largo e noi ci alziamo dal divano tutti sugli attenti per l’emozione! Poco dopo si consuma la prima porcata del GP con cinque secondi di penalità all’inglese. Ciò apre il cosi detto precedente per quello che avviene dopo: infatti il messicano fa per ben due volte di fila a LeClerc, quello che Norris ha fatto a lui con una piccola differenza… mentre l’inglese è stato pulito nella chiusura nei suoi riguardi; Sergio col ferrarista ci va giù duro. Sebbene avessi già preso il calendario in mano per l’azione di Perez nei confronti di Charles, ero pronto anche a chiudere un occhio sull’accaduto, se non altro perché il ferrarista con un manico che non vedevo da tempo, ci ha regalato l’emozione di mostrarci come tenere la sua SF21 sulla ghiaia ad una velocità pazzesca. In questo caso la direzione commina i cinque secondi (sacrosanti comunque) al messicano; del resto dopo quello che ha fatto a Norris questo era il minimo. Qui si consuma la seconda porcata del circo a cui stiamo assistendo: i secondi non vengono scontati subito! Sono anni che dico che questa è una regola oscena: se viene data una punizione, questa deve essere inflitta immediatamente (al massimo nei tre giri successivi alla comunicazione) e non ad uso e consumo della squadra, la quale ha la possibilità di farsi tutti i conti che più gli convengono e soprattutto; avendo la possibilità di condizionare la gara degli altri. Eh si, perché Perez (del resto anche Norris… le regole sono uguali per tutti) ha continuato a rimanere in pista condizionando la gara di chi gli stava dietro.

Il circo si sa, non conclude mai lo spettacolo senza lo show finale, cosa che puntualmente ci è stato gentilmente offerto alla seconda tamponata (gratuita e volontaria), sempre di Perez ai danni del solito e più veloce Leclerc. Peccato che lo show a cui la FIA ci ha fatto assistere, abbia toccato uno dei punti più bassi della sua storia recente: coerentemente con quanto fatto prima, come in una squallida raccolta punti, commina altri cinque secondi al messicano da sommare a quelli precedenti e naturalmente da scalare alla bandiera scacchi… perché Sergio nel frattempo, si è sparato il resto del GP comodamente fino alla fine, cercando di mettere al sicuro la sua posizione; proprio ai danni del suo bersaglio rosso preferito.

Signore e signori che mi leggete, ho terminato le parole per descrivere lo scempio a cui abbiamo assistito. Sia chiaro, ciò che mi scandalizza non sono gli incidenti di gara o le “forzature” alle quali Perez si è prestato… sono piloti, c’è adrenalina, sono li per lottare e questo lo comprendo.

Ciò che mi lascia perplesso è chi deve sorvegliare affinché le regole vengano rispettate. Domenica ho visto che la qualità del garante non è all’altezza di quella che è in pista e questo è un problema serio, perché a causa di ciò, è possibile condizionare il risultato di un GP; per non parlare di un mondiale intero. Che la F1 venga definita “circus”, dove porta il suo baraccone iper tecnologico in giro per il mondo; a far sognare milioni di appassionati mi sta bene. Che la F1, si trasformi in un circo inteso come baraccone che diventa una buffonata, questo non mi piace e purtroppo dopo domenica scorsa, un altro pezzo della sua credibilità è stato intaccato.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA STRADA GIUSTA

Il GP di Spagna conclusosi domenica scorsa, si è rivelato come anticipato su questa rubrica, un GP verità, dove molte domande hanno trovato risposte. Risposte scomode per alcuni e positive per altri, risposte che hanno indicato la strada che i protagonisti del mondiale hanno imboccato.

Sicuramente quella presa da AMG è quella giusta: Toto avvisò (ed il sottoscritto lo sottolineò) che bisognava solo capire le gomme: detto fatto! La corazzata anglo tedesca, ha affondato un colpo che fa male alla classifica ed al morale dei bibitari perché ora si fa dura recuperare. Hamilton (che ha raggiunto quota cento nelle pole) ha dimostrato che cosa significa avere cervello oltre che talento: alla seconda partenza sbagliata della stagione (attento Lewis!), reagisce con lucidità ed invece di giocare all’auto scontro con l’olandese volante preferisce giocarsela sulla distanza, ed il suo acume gli da ragione. La strada per RedBull invece, non è né giusta né sbagliata… di sicuro è in salita. A mio giudizio i giochi sono chiusi (è un’affermazione forte visto che siamo solo al quarto GP, lo so) e a meno di qualche evoluzione miracolosa (in F1 esistono i miracoli?), soprattutto da parte di Honda, la vedo davvero dura.

Chi ha preso decisamente la strada giusta, è la Ferrari di Binotto. L’argomento Ferrari è sempre spinoso, eppure non c’è da scandalizzarsi se leggete che la rossa ha preso la giusta direzione. Molti appassionati potrebbero esclamare (anche con una certa ilarità), che era facile migliorare rispetto all’anno scorso… vero! Eppure non era un risultato scontato, soprattutto il miglioramento visto proprio a Barcellona. Il reparto corse ha fatto un mezzo miracolo (forse i miracoli esistono… almeno a Maranello!), se non altro solo dal punto di vista motoristico. Inoltre Barcellona ha dimostrato non tanto che la SF21 è una buona vettura rispetto alla SF1000 (è totalmente irrilevante) quanto piuttosto che risponde alle aspettative degli ingegneri: ovvero c’è correlazione tra dati virtuali e quelli reali che da la pista. Si badi bene: il risultato in se è ben misera cosa rispetto a quello che la beneamata Scuderia deve aspirare, solo che bisogna vedere l’attuale realtà da una prospettiva diversa, ossia orientata sul lungo periodo.

Binotto ha impostato il suo programma, la sua tabella di marcia, su un viaggio che per destinazione ha il nuovo regolamento 2022. Per questo ha dovuto innanzitutto rivedere la coppia di piloti (macchiandosi di lesa maestà nel farlo) e, nel contempo, rivedere il reparto tecnico affinché tutto funzioni al meglio. Maranello ha un problema cronico che rischia di divenire un loop… un cane che si morde la coda: nessun nome che conta vuole trasferirsi in Italia. Le tante lotte intestine, contraddistinte dalle continue epurazioni in seno alla Gestione Sportiva, hanno disilluso non pochi tecnici nell’approdare in quel di Maranello. L’ultimo ad essere stato allontanato è stato James Allison: un errore che Ferrari ancora paga. Oltre a questo vi è l’aggravante geografica visto e considerato che la maggior parte dei nomi che contano sono tutti inglesi e, ben difficilmente lascerebbero le loro vite per imbarcarsi in una avventura quanto meno rischiosa come la Ferrari di oggi. Da ciò si evince, quanto sia stata ed è tutt’ora irta la strada di Binotto, il quale tra l’altro (e non solo lui), sta attendendo la nomina di un Presidente dell’azienda; che attualmente ancora latita. Nonostante queste problematiche la strada intrapresa sembra proprio quella giusta, perché uno dei principali problemi della Scuderia, ovvero la correlazione dei dati come detto, sembra sia stato risolto.

Quanto detto si ricollega alla prospettiva della visione a lungo termine: se questi ingranaggi funzionano a dovere, allora si può ben sperare sul futuro e quindi nella riuscita dell’interpretazione del nuovo regolamento sul quale Ferrari ha puntato tanto. Sia chiaro che nessuno ha la bacchetta magica, né tanto meno sto affermando che Binotto è sicuro di vincere… esiste solo il duro lavoro. Inutili sono le lacrime versate sul fatto che la Rossa non vince, inutile recriminare sulle dichiarazioni del Team Principal rosso, il quale (insieme a Charles sempre più leader della squadra), ce lo sta dicendo in tutti i modi possibili: l’obiettivo è il 2022! Che senso ha lottare per un terzo posto nei Costruttori? Davvero è cosi importante per una squadra come Ferrari, arrivare terza anziché quarta nel mondiale Costruttori? Francamente non credo proprio. Da qui le sue parole (tempestivamente decontestualizzate e ridicolizzate): “se ci verrà in mente qualcosa porteremo”. Inutile stare ad analizzare ogni singola parola o se sia stato elegante o meno. Può il capo della Scuderia più importante del mondo essere uno sprovveduto? Appunto!

Binotto sa fin troppo bene quali sono i problemi da affrontare, non ultimo difendere tutto il team da inutili e nocive pressioni. Per questo ha voluto sottolineare ad un noto commentatore televisivo (il quale pare ormai aver impostato la narrazione sulla rissa verbale), immediatamente dopo la fine del GP, che sa benissimo che Charles è un cavallo di razza (anche se non lo ha mai definito “predestinato”) e che non c’è bisogno gli venga ricordato che gli deve dare una macchina competitiva. Del resto lo stesso Verstappen ha i medesimi problemi, solo che con Ferrari si sa: tutto si ingigantisce. Il buon Mattia purtroppo paga (agli occhi della tifoseria di Vettel), il fatto che abbia allontanato il tedesco in malo modo (errore di gestione o, pure meglio, di comunicazione che non si discute). Eppure ad oggi i fatti gli stanno dando ragione, considerando il rendimento del tedesco in Aston Martin; e quello della nuova e giovane coppia rossa.

Il risultato di Charles (peccato per la partenza fallace di Carlos), lascia ben sperare perché Barcellona è pista completa e difficile ed il verdetto è stato di quelli che lasciano il sorriso. La strada intrapresa dalla Ferrari di Binotto è irta di insidie scrivevo, eppure è quella giusta.

 

Vito  Quaranta

ALPINE F1 TEAM – A521

Ed ecco ufficialmente presentata anche la ALPINE A521

Livrea che ricorda il fascino del volo, richiamando una patriottica tonalità presente sugli aerei della Patrouille de France. (Tuttavia in rete si trovano già i paragoni con la Pepsi e la Colgate)

Siamo davanti forse a uno dei passi più grandi per il team Francese e forse è pure la scuderia che sta scommettendo più di ogni altro nel paddock, per riuscire a posizionarsi nei piani alti delle classifiche, nelle gare e nel campionato.

IL TRIO;

De Meo – Brivio – Alonso

Tre uomini che mettono anima e corpo in quel che fanno, personaggi con la passione perennemente accesa, figure che hanno primeggiato e segnato la rotta in tutto quel che han fatto, pur lanciandosi in scommesse spesso quasi impossibili.

De Meo

L’uomo che incarna colui che sa sognare, che sa cosa voglia la gente e che sa come indirizzare un grande marchio a prendere le scelte giuste per farlo diventare grande.

Personalità che ha girato nei grandi marchi ed ha saputo lanciare scommesse sempre vincenti, dalla 500, al rilancio dell’immagine del gruppo VAG, prima come VW, poi come Audi e infine Seat.

Leader con il motorsport sempre nel sangue, usando quella strategia antica che vede le persone appassionarsi e legarsi a un brand, grazie al successo nelle corse.

Brivio

L’artefice di due missioni quasi impossibili, la prima quando fece tornare grande Yamaha, facendo accasare Rossi nella sua squadra e riuscendo in qualcosa che solo la stagione prima pareva totalmente impossibile, iniziando da li un lungo periodo di vittore per la casa di Iwata

La seconda, culminata lo scorso anno con il titolo di Mir su Suzuki. Un progetto che pareva fin troppo ambizioso, partito dal nulla, da una tela bianca e stagione dopo stagione, vittoria dopo vittoria, giunto all’apice più alto.

Un motivatore, una figura che ha dentro la passione e la tenacia giusta per muovere e stimolare le persone, figura che riusciva a convincere uno tosto come Vale, a darci di manetta, anche quando fino al warm up le cose non andavano. Personaggio che ha saputo credere in Mir e motivarlo, fino al successo.

Alonso

L’incarnazione del pilota amante delle corse e delle scommesse, quello che non sa stare lontano da una pista o una competizione, mettendosi continuamente alla prova.

Lo definiscono uno sfascia team (i tifosi) mentre chi lavora con lui lo ama.

Ma di lui sappiamo tutto: o lo si ama, o lo si odia….il cuore lo metterà sempre.

LA VETTURA

Trovare modifiche sostanziali alla vettura del 2020 per ora è diffcile, bisogna spingersi fin troppo nel dettaglio, andando a focalizzarsi su aspetti quali le pance e le prese d’aria

L’ala anteriore è molto simile alla 2020 ma è interessante la forma del cape, che unito ai due piani che si intersecano, dedicato alla canalizzazione dei flussi, inviandoli ai lati della scocca, abbastanza originale.

Scarse novità sull’efficace sospensione anteriore dello scorso anno, se non le solite modifiche legate ai nuovi pneumatici panciuti.

Parecchio risalto è stato dato alla circolazione dei flussi d’aria nal comparto ruote, alla continua ricerca di un migliore drag.

Le fiancate sono tornate alle versioni 2019, distaccandosi dal trend di ricerca dell’effetto Coanda delle altre case, molto probabilmente per migliorare l’affidabilità e il raffreddamento della PU

Alpine A521 dettaglio dell'abitacolo e dello sfogo d'aria calda dietro all'attacco dell'Halo

La modifica più sostanziale e strana, l’airscoop a 5 canalizzazioni, che presenta un posteriore abbastanza importante, che par coprire una grossa porzione d’ala posteriore.

Scelta strana e nettamente controtendenza, da capire quali vantaggi porterà in pista

Poco altro da dire, attendiamo che scendano in pista e facciano vedere il loro valore.

(Foto prese dal canale Twitter del ALPINE F1 TEAM e da MOTORSPORT.COM)

Saluti

Davide_QV