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MIT’S CORNER: GIUSTO O SBAGLIATO

Questo articolo nasce come commento al resoconto di Pier Alberto sul gp di Suzuka. Preso dal furor dello scribacchino di provincia non mi sono reso conto che, come mi spesso mi accade, aveva raggiunto una lunghezza che non meritava la vostra attenzione. Almeno non tanto quanto lo meriterebbe nella forma di un articolo che, spero, possa dare qualche spunto di riflessione.

 

Io non sono molto intelligente quindi ammetto che potrei non aver capito nulla di quanto accaduto con la distribuzione in stile “elicopter money” (cit.) di punti mondiali fatta a Suzuka quest’oggi, quindi quanto segue andrà preso con beneficio d’inventario.

Tuttavia i miei hanno speso un sacco di soldi per farmi studiare e tra questi studi c’è stato pure qualcosa che ha a che fare col diritto.

Quindi, per quanto infimo sia il mio livello di conoscenza di queste cose non è tuttavia pari a zero, provo volonterosamente ad applicarmi e muovermi in direzione uguale contraria a quanto le accondiscendenti maestre elementari del tempo che fu raccontavano alle nostre madri: se tutti eravate del tipo “è intelligente ma si applica poco” io provo a fare quello che “è stupido ma si impegna tanto”.

Orbene, procedamus.

Se leggo nel regolamento F1 all’art 5.3 che la <i>distanza </i>di gara dev’essere pari ad un numero di giri che superi i 305Km capisco che quest’articolo stabilisce <i>tassativamente </i>la <i>distanza </i>di gara di un evento di F1 il che per logica cosiddetta controfattuale fa dedurre che se un evento non raggiunge tale distanza allora non è una gara di F1.

Dopodiché, naturalmente, ci si è posti il problema di come gestire delle condizioni particolari che, come le condizioni meteo avverse viste oggi, o il sopraggiungere della notte, o incidenti che richiedono la sospensione, ecc. ecc., impediscono all’evento di raggiungere il kilometraggio che la gara dovrebbe avere. Fino all’anno scorso c’era la regola del 75%: se si raggiunge il 75% entro il numero di ore previsto per far correre tutti in sicurezza allora si assegna punteggio pieno, sennò è dimezzato.

Poi i fatti di Spa hanno fatto gridare allo scandalo e hanno fatto sì che si specificassero meglio le situazioni. Da qui il nuovo articolo 6.5 con le tabelle che assegnano punteggi via via decrescenti in funzione di quanto ci si allontana dal 75% di cui sopra (che rimane)

Visto che durante il GP tali tabelle erano continuamente esposte dalla stessa F1 in mondovisione ciò dà la misura di quanto “ovvio” fosse per chiunque che se la gara avesse raggiunto la sua scadenza temporale naturale (3 ore nel nostro caso) senza raggiungere il 75% della distanza, allora il punteggio si sarebbe dovuto assegnare secondo le dette tabelle.

E sapete perché era così ovvio?

Per la cosiddetta <i>analogia giuridica</i>.

Cioè, se c’è una situazione non direttamente ed espressamente normata dalla legislazione vigente il giudice può ciononostante esprimersi laddove intraveda una connessione, per l’appunto, <i>analogica </i>ad altre norme della stessa legislazione.

Ciò significa che, per fare un esempio un po’ ridicolo ma che rende l’idea, che se un abile furbacchione delle quattro ruote parcheggia la sua vettura in divieto di sosta ma “a testa in giù” (leggi: cappottata) e contesta la conseguente multa dicendo che il codice della strada non parla espressamente dei parcheggi di vetture cappottate allora il giudice può valutare comunque la vettura in divieto di sosta perché, per quanto parcheggiata in modo inusuale, essa era <i>comunque parcheggiata</i> dove non avrebbe dovuto essere. Egli ha cioè ragionato per <i>analogia </i>rispetto alla norma del codice della strada che regola i divieti di sosta individuando in uno stato di fatto non espressamente normato dal codice (che effettivamente non parla di vetture cappottate) ciò che invece è normato espressamente in una situazione che può legittimamente dirsi <i>analoga</i>.

(tranne ovviamente che si trovasse lì e in quella inusuale postura a causa di un incidente – questo esempio fu discusso in una divertente lezione svoltasi ahimè troppo tempo fa nelle aule di giurisprudenza dell’Università di Modena che ho avuto la sventura di frequentare)

Va specificato che arrivare ad un’interpretazione analogica non è procedimento arbitrario né completamente discrezionale ma è a sua volta regolato per via diretta da articoli specifici nello stesso codice (ad esempio nel codice civile italiano è l’art. 12) e, soprattutto, dalle tonnellate tonnellate di dottrina giuridica e commentari vari che si sono sciorinate nel corso dei secoli. Quindi non è che uno decida a cavolaccio suo se un fatto non espressamente normato è analogicamente sussumibile sotto altre norme oppure no.

Nel caso che ci occupa la <i>ratio legis</i> e l'<i>analogia iuris</i> (così si definiscono queste cose) devono tenere conto di quanto segue:

  1. che la distanza minima di 305 km è ciò che caratterizza un evento di Formula 1 per essere considerato tale e affinché vengano assegnati pieni punti per la classifica del campionato del mondo – art. 5.3
  2. che se l’evento NON viene annullato ma si svolge, per quanto con sospensioni dovute a cause di forza maggiore, può comunque assegnare punti mondiali quandanche la distanza prevista dall’art. 5.3 non si sia raggiunta – art 6.5

La <i>ratio legis</i> dell’art 6.5 rintraccia nel fatto che i partecipanti all’evento abbiano corso per una certa <i>distanza</i>, competendo regolarmente tra loro come si addice alla natura dell’evento stesso ossia cercando di percorrere quella distanza nel minor tempo possibile. Laddove le circostanze avverse non abbiano consentito di raggiungere la distanza minima determinata dal regolamento si vuol ugualmente premiare i piloti e le scuderie per l’impegno sportivo profuso. E tuttavia a tale impegno corrisponde, nelle circostanze verificatesi e normate dal 6.5, un punteggio che non è pieno almeno sino a che non sia stato percorso il 75% della distanza di gara e con assegnazione di punteggi via via inferiori quanto più è inferiore la distanza di gara percorsa.

Questo è il punto fondamentale: in circostanze avverse di un evento NON annullato si vuole comunque <i>premiare </i>l’esito della competizione tra piloti e scuderie sia pur in modo proporzionale alla distanza percorsa di gara.

A questo punto poco importa se tale distanza, inferiore a quella normata dell’art. 5.3, sia stata percorsa con ennemila sospensioni, con una sola, con una sospensione all’inizio, con una alla fine. Il senso è che è la distanza di gara a determinare il punteggio e non la durata.

Giusto per non lasciare spazi di ambiguità: normare la durata complessiva dell’evento (2 ore più le eventuali sospensioni fino ad un massimo di 3 ore) è dettata dal preservare le possibilità di svolgerlo in condizioni opportune di sicurezza dei piloti (se viene buio? mica accendono gli abbaglianti). La durata, cioè, non è ciò che ne determina lo svolgimento essendo prevista solo per consentire di correre in sicurezza. Non lo è tanto quanto lo è, invece, la distanza percorsa.

In altre parole: si corre per almeno 305 km e chi ha impiegato meno tempo vince.

(diverso è il caso degli eventi tipo 24ore di LeMans ove invece avviene l’esatto contrario: si corre per 24 ore a prescindere da tutto e chi ha percorso più km vince)

Quindi in F1 vince sempre, giuridicamente parlando, la distanza percorsa.

Se tutto quanto sopra è chiaro il fatto che 6.5 ci sia scritto “Se una gara è sospesa ai sensi dell’articolo 57, <i>e non può essere ripresa</i>” non cambia di un epsilon la <i>ratio legis</i> che ne ha ispirato la stesura.

D’altra parte, per dar maggior peso a tali argomentazioni, ripensiamo alla gara di oggi in questo modo. Partono.

Sospensione immediata che dira 2 ore e 55 minuti.

Ripartono dietro SC ma dopo un solo giro vengono dichiarate le 3 ore

Che fanno? visto che la gara formalmente è durata 3 ore danno 25 punti a quello che stava davanti e così via, con punteggio pieno fino al decimo?

Scherziamo?

Dunque, giuridicamente parlando, soprattutto tenendo in mente l’esempio fatto poco fa, l’interpretazione che ha portato all’assegnazione di punteggio pieno per la gara è tutt’altro che ovvia perché la <i>ratio </i>che ha portato alla stesura del 6.5 nel modo in cui è stato fatto dice tutt’altro rispetto a quanto sostiene la FIA per la gara odierna.

Certamente se si vuol essere legulei o azzeccagarbugli manzoniani si potrebbe anche ammettere che l’applicazione sia stata in via del tutto teorica ammissibile ma non esiste un giudice serio al mondo (e già qui mi mangio le mani) che l’avrebbe applicata in questo modo.

Quindi quando sentirete frotte di commentatori dire “la regola va cambiata” sappiate che sono tutti o ignoranti o ipocriti.

 

Che poi è ovvio che la regola andrà cambiata specificando anche il caso che si è verificato oggi affinché non si verifichi nuovamente la stortura ma ciò non cambia di un epsilon la mia argomentazione. Anche perché il diritto e la sua codifica non sono pensati per normare espressamente ogni possibile caso che la realtà presenta al suo giudizio.

Immaginare che il diritto sia così significa immergersi in un mare di complicazioni filosofiche  che non portano a nulla e, peggio, si rischia di legittimare una (inaccettabile) eristica del diritto a causa del vortice di totale perdizione giuridica che una tale concezione determinerebbe (e se lo dico io, con il reboante nickname che espongo al vostro ludibrio…).

A questo destino non sfuggirebbe la nostra beneamata Formula 1 laddove pretendesse di normare ogni singola eventualità possibile, immaginabile e persino non immaginabile. Non si può normare tutto: dalla pioggia incessante di un monsone, all’incidente che impone l’ingresso della safety car che magari va troppo piano o troppo veloce, agli spettatori che gettano troppi fumogeni arancioni in pista fino al bullone che si svita inopportunamente in seguito ad una potente flatulenza di un cosmonauta russo che passava di lì per caso. Non si può.

Quel che si può fare, invece, è capire che il regolamento della F1 deve riuscire a creare l’ambito entro il quale poter giudicare correttamente e nello spirito della competizione sportiva anche le situazioni che non norma in modo esplicito. E, vivaddio, per una volta l’aveva fatto con questo benedetto art. 6.5 ma, a quanto pare, non sono solo in Italia gli azzeccagarbugli di cui sopra.

Quindi lo ripeto. Non si può normare tutto e pretendere ciò, appellandosi poi furbescamente alla lettera della legge/regolamento se qualcosa NON c’è scritto, finirebbe per farci trovare persi dentro la versione giuridica della Biblioteca di Babele di Borges (se non l’avete già fatto: leggetelo! è un racconto pure corto).

Magari così facendo qualcuno guadagnerà qualche soldo, nell’immediatezza delle sue forzatamente accolte pretese ma, credetemi, non se ne farà nulla.

Perché, in quella fantasmagorica Biblioteca, impazziremmo tutti

 

Metrodoro il Teorematico

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL GIAPPONE

Dopo Singapore è ancora tempo di grandi ritorni, ma questo è grnade per davvero, un GP che definire storico è riduttivo, il GP del Giappone sul circuito di Suzuka.

Ultima edizione disputata quella del 2019, poi i due anni di covid hanno lasciato in bianco la casella di Suzuka sul calendario del mondiale F1. Finalmente si torna a correre su un circuito che è tra i preferiti di ogni pilota che si reputi tale, per velocità, tipologia di curve e “pelo” che bisogna necessariamente avere.

Primo vero match point per Verstappen che se vince con il giro veloce non avrà bisogno di guardare ai risultati di Leclerc per potersi fregiare del secondo mondiale piloti della sua carriera.

immagine da news.verstappen.com

Abbiamo già detto come sia un titolo più che meritato, figlio di una stagione praticamente con zero errori, tante vittorie e una simbiosi perfetta con la sua RBR18. Unica pecca forse il fatto di aver lasciato il pallino delle pole position in mano a Leclerc ma alla fine i punti che contano si fanno alla domenica e su questo Verstappen ha dato lezioni a tutti.

A parte questo appunto, il tema che tiene banco nel mondo della F1 è lo “scandalo – non scandalo”  del budget cap infranto da Red Bull e Aston Martin.

Ovviamente è stato già detto tutto e il contrario di tutto, con Mercedes e Ferrari a fare la parte delle indignate e incazzate, Red Bull a proclamarsi innocente e prendendosela con la FIA per la fuga di notizie e la Fia a cercare di buttare acqua sul fuoco, rimandando al mittente ogni accusa e prendendo tempo per una decisione definitiva a Lunedì 10 Ottobre.

immagine da granprix247.com

Quindi Verstappen eventualmente ha tutta la possibilità di festeggiare con tranquillità il suo secondo titolo (se tutto andrà bene) ma non abbiamo grossi dubbi che quelli della Red Bull non passeranno la notte in bianco preoccupati dalle decisioni prese dalla FIA la mattina del 10 Ottobre. Con tutta probabilità quello che è stato sbandierato come un’infrazione grave sarà derubricata a infrazione minore con una sanzione pecuniaria e pressochè simbolica.

D’altronde come giudicare correttamente le voci di spesa di una società, la Red Bull, che è divisa in 6 differenti società e le cui voci di spesa potrebbero essere assegnate ad una società piuttosto che all’altra in teoria non legata al mondo F1? Altri artifici di questo tipo in passato sono stati fatti un pò da tutti, vedi Ferrari con lo spacchettamento dei tecnici in HAAS o anche in Alfa Romeo.

Alla fine, colmo dei colmi, l’unica “innocente” del gruppo sarà la Mercedes, cosa che da già da pensare a quanto sia diventato schifoso il mondo della F1, sempre più spettacolo e sempre meno sport.

Tornando a bomba sul GP del Giappone, sarà un weekend difficile per tanti, in primis per la concreta possibilità di pioggia nell’arco del weekend. Pioggia e Suzuka fanno venire in mente sempre brutti ricordi e l’inefficienza della direzione gara degli ultimi tempi non fa ben sperare per un weekend di gara gestito correttamente e con la dovuta imparzialità.

Pirelli porterà le gomme più dure a disposizione e proprio la gestione delle gomme in gara, se asciutta sarà, sarà la chiave del GP, date le forti sollecitazioni laterali a cui sono sottoposte e l’alto degrado che impone l’asfalto di Suzuka. Un problema per Ferrari e un vantaggio per Red Bull in termini di rendimento delle coperture, guardando quello che è successo dalla ripresa dalla pausa estiva in poi.

Dalla parte dei rossi curiosità nel provare il nuovo fondo previsto già per Singapore che potrebbe dare una mano in termini di bilanciamento e drag in rettilineo.

immagine da honda.racing

Il Gp del Giappone segna anche un “ritorno” della Honda nel mondiale F1. Detta così sembra una barzelletta dato che Honda non è mai davvero andata via concedendo a Red Bull lo sfruttamento della sua proprietà intellettuale per la PU ora targate Red Bull. Ora però tornerà nuovamente il logo sulle fiancate della RBR18 e Alpha Tauri, a suggellare l’accordo per la fornitura delle PU fino al cambio regolamentare del 2026.

Tutto già deciso o quasi in termini di lotta per il campionato, l’hype si sposta sulla FIA e su place del la Concorde, che è un pò una contraddizioni in termini o una presa per il culo se vogliamo essere meno prosaici: di concordia da quelle parti, quando c’è di mezzo la FIA, la F1 e team di F1 vari ed eventuali, se n’è sempre vista ben poca.

*immagine in evidenza da marca.com

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO: I CONTI NON TORNANO

Sono mesi che sollevo il dubbio, su questa rubrica, su come faccia Red Bull a sviluppare così tanto, senza sforare il tetto di spesa. Prestazioni in crescendo in cui hanno mostrato capacità di adattamento della RB18 su ogni pista e in ogni condizione, eppure i conti non tornano, non sono mai tornati. Perché al netto delle puttanate rosse in pista, dei problemi dell’affidabilità e per ultimo la DT039, la Red Bull sembrava non accusare nulla. Anzi, l’inizio del mondiale per loro è stato disastroso, considerando il doppio ritiro per ambo i piloti. Ferrari sembrava aver già preso il volo, in quanto aveva fatto bene i compiti a casa. Invece così non è stato.

Alla fine il bubbone è scoppiato. L’intero sistema F1, durante il weekend del GP di Singapore, è stato sconvolto (si fa per dire, visto che si scopre l’acqua calda in quanto tutto questo, almeno nell’ambiente, si sapeva già da agosto) dal “budget cap gate” da parte della Aston Martin e, soprattutto, della Red Bull. In uno sport quando il protagonista non è più la relativa disciplina, bensì l’aspetto regolamentare e le furbate che vengono messe in atto per eccellere in quella stessa disciplina, beh allora quello sport è morente. Ed è proprio a quello che stiamo assistendo con la F1 attuale e lo sforamento del budget cap è solamente la ciliegina sulla torta di un sistema malato che ci ostiniamo a seguire ancora.  Se tutto va bene mercoledì, quando questa rubrica verrà pubblicata, dovrebbe uscire il verdetto della FIA in merito alla furbata fatta dalle due scuderie inglesi… sempre loro, i bidonisti. Sono arrabbiato, deluso, nauseato dalle continue ingiustizie ed angherie che dobbiamo subire, dove ad essere mortificati siamo noi appassionati e la nostra intelligenza. Non mi illudo minimamente che la Federazione usi il pugno di ferro a riguardo delle due squadre (anche se parliamoci chiaro, di Aston Martin ci frega poco!). Come potremo continuare a vedere un GP ora, sapendo che la squadra di Milton Keynes ha barato sugli sviluppi? Per quanto la Federazione si affannerà a cercare di salvare capra e cavoli, ormai tutto è venuto alla luce.

Ovvio che i conti non tornano dunque. Binotto, ai microfoni, è stato molto chiaro: ammesso che lo sforamento del budget sia stato entro il 5%, questo comunque equivale ad almeno mezzo secondo di vantaggio sulla diretta concorrenza. Il dramma è che si parla di uno sforamento maggiore, così grosso che va ad abbracciare addirittura tre anni: lo scorso, questo e addirittura il prossimo. Dati alla mano, tralasciando il 2021 che nel bene o nel male è passato, è evidente come la Red Bull sia progredita, dandosi persino la zappa sui piedi, pubblicizzando addirittura un nuovo telaio. Wolff lo disse le settimane fa: “come fanno a farlo? Con questi limiti noi non possiamo permettercelo”. Come si fa a non mettere in discussione una intera squadra ed il suo pilota di punta allora? Il pilota certo, guai a toccare lui e tutti gli altri: il livello comunicativo è divenuto tale che ormai i piloti sono intoccabili e guai a criticarli; è un continuo giustificarli. Ebbene, le cose non stanno così: Verstappen è un indubbio fenomeno e su questo non si discute eppure se sta vincendo praticamente ad ogni GP è solo perché è indubbiamente bravo? Se Red Bull non avesse dopato finanziariamente la sua RB18, con continui e riuscitissimi sviluppi, l’olandese sarebbe riuscito a fare tutto quello che ha fatto? Il dubbio purtroppo è lecito, perché i conti non tornano. Ad inizio mondiale, l’olandese ha dovuto sudare per recuperare i punti persi e sebbene Ferrari gli abbia dato una mano in questo, Max se la giocava alla pari. Da agosto la Red Bull ha letteralmente mostrato un altro passo, tanto ripeto, da non accusare minimante la DT039. La dimostrazione di ciò che dico l’abbiamo vista proprio ieri. Sergio Perez, di sicuro non è un chiodo al volante (questo glielo devo), eppure stiamo parlando di un pilota (specie quando hanno indirizzato gli sviluppi solo da un lato del box) che mediamente  prendeva sette decimi al giro dal compagno e di sicuro non è all’altezza di un Charles LeClerc. Domenica sera, in quel delirio di GP, il monegasco non ha mai avuto la possibilità di avvicinarsi a tal punto da poter sferrare uno dei suoi attacchi. Certo, Charles il GP lo ha perso in partenza (che per inciso il suo spunto è stato buono, ha solo avuto la sfiga di trovare lo sporco… sul lato pulito della pista!) eppure considerando quello che abbiamo visto domenica, sarebbe riuscito a contenere la RB18 del messicano (il quale faceva letteralmente quello che voleva, qualunque fossero “le scarpe” che indossasse), caso mai fosse riuscito a partire bene? All’improvviso Perez è divenuto un campione? Vi prego. A dire il vero, non oso immaginare cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato il compagno.

Lo squallido teatrino dell’assegnazione dei secondi di penalità (anche questo ho ripetuto più volte e proprio con il messicano sempre come protagonista… che senso ha punire dopo, visto che un pilota in quel caso si può fare i conti e gestire quindi la gara? Cosa che è avvenuta puntualmente tra l’altro!) è stata solo la solita routine di una direzione gara inadeguata e totalmente asservita alla squadra più forte di turno. Ad essere sinceri, ammesso che avessero comminato dieci secondi a Perez, sarebbe stato comunque un modo squallido di vincere, dato che la festa della premiazione era già stata consumata. A Perez va il merito di aver saputo sfruttare il mezzo che aveva… con buona pace delle decisioni postume della Federazione. Federazione sempre più nella bufera e questo è già il secondo GP di fila che commette queste enormità. Questo thriller per loro è stata una sana distrazione, perché per tre ore non si è parlato del budget cap gate.

Intanto mercoledì incombe e la Federazione una decisione dovrà necessariamente prenderla. Per il suo bene sarebbe stato meglio che nulla fosse uscito fuori e che i panni sporchi si fossero lavati in famiglia, come si suol dire. Per loro sarebbe stato ideale, in questo modo avrebbero conservato il candore delle loro camicie bianche. Ed infatti, per il proprio bene, la Federazione farebbe bene ad insabbiare tutto, comunicando ufficialmente che è stato tutto un grosso errore e che i conti tornano perfettamente, perché la FIA come si muove farà danni. La sua priorità naturalmente sarà quella di salvare la propria immagine di credibilità eppure sarà difficile, se non impossibile, perché i conti non tornano: se verrà certificato che Red Bull ha rubato (perché questo è un furto bello e buono e basta che abbia sforato anche di un solo milione affinché sia considerato tale) questa dovrà essere punita. Una “semplice” multa andrà a minare seriamente la credibilità della stessa Federazione. Se ci andrà giù pesante con la mano (cosa sacrosanta, visto che a detta di Binotto, anche pochi milioni in più di spesa equivalgono ad un bel vantaggio cronometrico), allora si metterà di traverso a chi paga i conti al circo. Conoscendo il sistema come gira e funziona, posso solo immaginare come finirà. Non dimentichiamo che, con i mille chilometri di test segreti, fu AMG stessa (tramite Ross Brawn… lo stesso che ora è nella stessa FIA!) a “suggerire” la pena da scontare. In tutto questo teatro, in seguito Ferrari come si muoverà? Quali saranno le sue decisioni? Con quale spirito ci si affaccerà al 2023, soprattutto se Red Bull (cosa molto plausibile), non verrà punita e conserverà l’enorme vantaggio che ha già accumulato proprio per l’anno prossimo?

No signore e signori, in un modo o nell’altro i conti non tornano.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

Mi piace questa idea delle NON-PAGELLE post gp

Così posso sbizzarrirmi nel fissare nero su bianco le impressioni che la visione del Gp, rigorosamente in diretta, mi ha dato prescindendo il più possibile dai condizionamenti delle chiacchiere successive.

Peccato che qui le chiacchiere già precedevano il gp, come tutti ben sapete, e la dietrologia da Nobel che lo ha contornato sembrava una slot machine di Las Vegas in preda a deliri d’onnipotenza.

Fino a esiti certi su Budget Cap RBR mi astengo dall’intervenire sulle polemiche. E vado al GP.

La pioggia non era una novità del week end sicché ci si attendeva che le squadre avessero programmato un set up, se non ideale per le condizioni, almeno che tenesse conto dell’eventualità la quale peraltro, in quel luogo e in questo periodo, non è a bassa probabilità (per quanto, se non erro, c’è stata una volta sola in passato). Ci si aspettava dunque una gara spettacolare (con o senza le virgolette lo decidete voi). 

E lo è stata.

Rispetto ad altre volte ho avuto il privilegio di guardare il gp a casa di una persona a me cara e che gode di un rango a me decisamente superiore: può pigiare il tasto verde del telecomando! (oh magari si può fare pure su nowtv ma non mi pare)

Così mi sono sbizzarrito per gran parte della gara a guardare i camera car in diretta. 

L’esperienza, onestamente nuova per me, è stata a due facce: da un lato, camera car così prolungati ti fanno capire ancora meglio lo stile di guida del pilota, oltre ovviamente alle impressionanti difficoltà cui si trova a dover far fronte, ma dall’altro lato ti toglie un po’ di visione d’insieme il che si riflette su tutti i ragionamenti strategici che, da buon divanista olimpico, mi piace fare durante il gp. Ma tant’è.

 

Perez – che dire? Meglio di così non si può. Il nostro ha avuto lo spunto giusto all’inizio ed ha corso tanto tanto ma tanto bene. Devo ammettere di aver particolarmente apprezzato la sua gara proprio per il tipo di contesto. Terreno difficile, prima posizione più o meno inattesa, il cagnaccio che aveva dietro che non lo mollava di un metro, VSC e SC a gogo e il compare che non solo era molto indietro ma partiva pure malissimo lasciandogli di fatto sulle spalle la responsabilità del risultato del team. C’erano quindi tutte le condizioni in cui, come si usa dire, “aveva tutto da perdere”. E il nostro anziché farsi prendere dal panico piazza una gara perfetta. Non sbaglia praticamente mai, non si fa innervosire e quando gli dicono che deve mettere i famigerati 5 sec non si pregare e fa uno step-up di performance. Quest’ultimo tratto di gara me lo sono palleggiato tra lui e Leclerc e ho potuto notare con quanta sicurezza ha guidato Perez anche quando in cui gli è stato richiesto di spingere di più. Nonostante la ricerca di performance continuava a guidare su rotaie (in senso quasi letterale: la striscia asciutta che si era creata la seguiva pedissequamente) senza prendersi rischi eccessivi il che mi fa pensare che ne avesse ancora. Onestamente incomprensibile il comportamento sulla seconda SC, non aveva nessuna necessità di staccarsi con così tanto anticipo e con così tanto margine visto che mancavano ancora parecchie curve, compreso il budello tra la 16 e la 21, al traguardo. All’inizio pensavo che la sua idea fosse scattare con molto anticipo per prendere il ritmo, cosa che sembrava aver fatto ma poi ha rallentato di nuovo. Mah. Comunque non è colpa sua se i commissari hanno deciso la penalità a bocce ferme.

 

Leclerc – gara eccellente anche la sua. La partenza a fasi alterne non è del tutto colpa sua. Ho notato che anche Hamilton si è impantanato perdendo posizioni. Probabilmente una pozza o qualcosa del genere l’ha fregato. Certo che ci si aspetta che il poleman goda di un certo vantaggio ma tant’è: evidentemente non è il suo anno. Ad ogni modo, lui e Perez fanno subito il vuoto. La differenza è che mentre Perez guidava con una certa sicurezza il buon Charles aveva il suo bel daffare a tenere in pista la rossa. Il che rende per certi versi straordinaria la sua prestazione di ieri. Le varie mosse sotto VSC e SC  non l’hanno penalizzato (me lo dico da solo: touché!). La sua guida all’inseguimento di Perez dopo l’ultima SC è stata entusiasmante per il fatto che si vedeva che tirava quanto più poteva e il controllo che ha messo in mostra è da annali (i tempi sul giro fatti in quella fase lo dimostrano). Tuttavia ho anche notato che non riusciva a venire a capo delle strette curve 3 e 13 ed anche la 20 e la 21 le azzeccava a giri alterni (quantomeno confrontato con Perez) – segno che Perez non l’avrebbe mai passato (salvo errori). In una di queste curve ha fatto un piccolo errore e da quel mmento in avanti ha visto Perez allontanarsi sempre più senza poter fare più di quanto stava già facendo. Penalità a Perez o meno, un applauso per come ha guidato non glie lo leva nessuno.

 

Sainz – a differenza del teammate il buon Carlos ha guidato tutta la gara tenendosi fuori dai pericoli. Dal camera car era piuttosto evidente: là dove Leclerc era continuamente a correggere Carlos invece sembrava su rotaie. Ma ciò non deve ingannare: andava più piano tant’è che si prendeva quasi 1 sec al giro. Visto che la pista non si asciugava e il numero di VSC e SC che ci sono state l’idea era anche giusta: va a sapere che davanti si stendono. Solo che non si sono stesi. Che l’andar “piano” fosse una sua scelta per stare in pista oppure che meglio di così non sapeva fare alla fine è arrivato comunque terzo. Bravo lui.

 

Norris – ho guardato anche lui in camera car, soprattutto nella prima metà gara. Onestamente mi ha un po’ deluso. Nel senso, un po’ paradossale, che si vedeva che quando toccava il limite ne sembrava più spaventato che “informato”. Ho notato che mentre Leclerc correggeva con maestria cercando il limite il buon Lando invece talvolta si ritrovava al limite e le correzioni erano un correre ai ripari. Per carità, aveva una rapidità e riflessi eccezionali ma mi ha dato un’impressione diversa da Leclerc (e Verstappen). Aiutato dal muretto si è comunque portato a casa, insieme al teammate, punti importantissimi.

 

Ricciardo – il simpatico Daniel non ha mai amato la pioggia e qui si è visto alla grande. Solo un muretto bravissimo (o fortunato: fate voi) lo ha condotto in quinta posizione. Ho visto anche i suoi camera car ma se Lando mi ha un po’ deluso come guida immaginatevi lui…

 

Stroll – il figlio di papà non sarà mai un favorito degli appassionati ma non si potrà dire che con l’asfalto bagnato non sappia il fatto suo. Tutti o quasi i suoi maggiori risultati sin qui ottenuti sono stati in condizioni simili. E anche a Singapore ha detto il suo. Peccato non aver visto i suoi camera car (mannaggia!) e non saprei dire come guidava. Sarebbe stata un’occasione d’oro per confrontarlo con i pesi massimi su questo terreno.

 

Verstappen – eh… Boh. Si può dire pietoso di un campione come lui? Evidentemente, la cappella epocale fatta dal team in Q l’ha condizionato in modo assai pesante. Una partenza pietosa. Qualche giro alla grandissima (pur con il “passi pure” di Gasly) da par suo e poi pietosamente accodato al buon Fernando senza neanche provare una manovra delle sue. Il successivo tentativo su Norris ci stava ma non ha visto tutto come fa di solito e la conseguente spiattellata ne ha condizionato il risultato finale. Bene ma non benissimo nemmeno nella riconrsa finale ma va detto che ormai non aveva tanto da chiedere alla gara. In generale mi è parso ansioso oltremisura, segno che anche il talento più luminoso può trovarsi in affanno quando gli vanno storte un po’ di cose.  Va detto però che al camera car mi ha dato l’impressione di guidare allo stesso modo di Leclerc: come Charles anche Max guidava sapendo cosa aspettarsi. Le correzioni che faceva erano sicure, toste, cercate. Il pietoso che mi sono permesso all’inizio non è quindi nel modo di guidare che ha avuto nel gp quanto nella gestione della gara. Non a caso il risultato, per i suoi standard e capacità, è il peggiore dell’anno.

 

Vettel  – finalmente si è visto qualche sprazzo del BVZS (cit. con S al posto di M per gli appassionati di fumetti). Gran partenza, ottima gestione. Bravo a tenersi lontano dai guai e senza essere arrendevole nelle lotte in cui si è trovato suo malgrado. Ho guardato un paio di suoi giri in camera car quando era in lotta con Verstappen a metà gara ma non ne ho ricavato un’impressione giudicabile. Ad ogni modo, visto l’andazzo di AM, gran risultato anche per lui. L’unico neo è che Stroll gli è arrivato davanti il che, pur considerando l’attenuante che Stroll è buono solo sul bagnato, non ci fa esultare del tutto.

 

Hamilton – luci e ombre. (Partenza viziata da qualche pozza?). Luci: la macchina non stava dritta neanche se fosse stato al simulatore quindi la sua performance è stata rilevantissima. Ombre: l’errore in cui danneggia l’ala. Luci: la resistenza contro Verstappen nonostante l’ala danneggiata. Ombre: il finale tutto sommato incolore. Che non fosse più Hammer ormai l’avevamo capito. Peccato: in una gara come questa sarebbe stato il terzo incomodo ideale.

 

Gasly – onestamente a parte il “prego passi pure” dato a Verstappen non l’ho mai “visto” il che mi farebbe concludere per un “anonimo”. 

 

Note di merito: 

Alonso: be’, che ve lo dico a fare? Avete visto che paura aveva Max ad attaccarlo? Manco ci ha provato. E non ci ha provato perché il buon Fernando non glie ne ha dato occasione! Di tutto si può dire del nostro eroe tranne che non sappia cosa fare quand’è in pista. Peccato il problema: la sensazione è che, ceteris paribus, al 4 posto alla fine ci si sarebbe trovato lui e non Norris.

 

Magnussen.  In gp come questo dimostra solidità, coraggio e grande capacità di gestione – peccato solo che gli manchi la velocità altrimenti sarebbe un pilota da tenere in seria considerazione quantomeno come seconda guida in un top team. 

 

Note di demerito: 

 

Russell: male in Q, male in gara, ok l’azzardo vista la posizione ma proprio non stava in pista. C’è da dire che la Mercedes l’ho vista in grandissima difficoltà il che attenua un poco le sue colpe. 

 

Ocon: prima del problema al motore stava prendendo le piste da Alonso. E in gp come questo non dovrebbe accadere.

 

Latifi:  riprendo l’espressione idiomatica usata prima con Alonso: che ve lo dico a fare? Solo che qui va intesa in senso negativo. Quand’è che scade il suo contratto?

 

Tsunoda: tutto sommato bene in Q e pure in gara finché è rimasto in pista ma l’incidente poteva e doveva evitarlo. Quest’anno sta andando decisamente meglio rispetto allo scorso anno ma ha ancora tanto pane da mangiare.

 

Albon: come Tsunoda con la differenza che non ha fatto il suo solito in Q. Non c’è nulla da fare: in gare come questa, dove puoi cercare di bilanciare prestazione e sicurezza per cercare risultati normalmente non alla tua portata l’ultima cosa che devi fare è mettere la macchina a muro. Male.

 

Ingiudicabili: Mick e Zhou. La loro gara danneggiata da altri piloti (Russell e il sempiterno Latifi).

 

E Bottas? Dov’era Bottas?

C’era anche lui?

 

Metrodoro il Teorematico

PEREZ VINCE A SINGAPORE. FORSE.

Ad attendere il ritorno della Formula 1 a Singapore dopo 3 anni, ci sono ben due tempeste. Una meteorologica e l’altra regolamentare. Della seconda parleremo alla fine, la prima invece inizia a colpire il sabato, portando alla prima sessione di qualifica bagnata nella storia del GP. 

A guadagnarsi la pole è Leclerc, per pochi millesimi davanti a Perez e Hamilton, mentre Verstappen rinuncia stranamente a due giri che gli sarebbero valsa la pole, l’ultimo dei quali a poche curve dalla fine: il suo box lo richiama perchè la benzina rimasta non è sufficiente a completare il giro di rientro, con conseguenze partenza dal fondo. Per lui un posto in quarta fila, non il massimo su questo circuito.

La domenica, due ore prima della partenza, il meteo colpisce un’altra volta, e la pista si allaga. Start rinviato di oltre un’ora, per quella che sarà la seconda gara in notturna corsa con pista bagnata. La prima fu nel 2017, in pole c’era una Ferrari e ci ricordiamo bene come andò a finire.

Tutte le vetture si schierano con gomme intermedie e allo spegnimento dei semafori Perez brucia Leclerc e si prende la prima posizione. Anche Sainz supera Hamilton mentre Verstappen perde quattro posizioni e si ritrova dodicesimo. 

All’ottavo giro, Latifi manda contro il muro Zhou, il quale parcheggia l’auto in una via di fuga e, inevitabilmente, esce la Safety Car, Nessuno ne approfitta per cambiare le gomme perchè la gara è ancora lunga e la pista non si sta asciugando.

La neutralizzazione dura solo due giri, e alla ripartenza Verstappen ne approfitta per superare Vettel e portarsi in ottava posizione. Poche curve dopo, passa anche Gasly, che si fa rispettosamente da parte. Cosa che non fa l’avversario successivo che trova sulla sua strada, un tal Fernando Alonso al suo 350o gran premio. Lo spagnolo si tiene dietro Max per oltre una decina di giri, facendogli perdere una vita rispetto ai primi. 

Ma al giro 21 il motore Renault abbandona Nando, che è costretto al ritiro. Viene attivata la Virtual Safety Car, e l’unico a rientrare è Russell, che stava navigando in un’anonima 16a posizione. Gli vengono montate gomme slick a mescola media, e tutti gli occhi sono ora puntati su di lui per vedere come si comporterà la gomma da asciutto in queste condizioni. Come prevedibile, è troppo presto e i primi giri sono per lui un calvario, girando molti secondi più lentamente degli avversari.

La gara riparte al giro 23, e Leclerc ha già accumulato un distacco di 3 secondi da Perez. Verstappen ha raggiunto Norris, quinto, mentre Albon pianta la sua ala contro il muro, e viene attivata ancora una volta la Virtual Safety Car, che dura un solo giro, per poi essere riattivata immediatamente perchè anche il motore Renault di Ocon lo lascia a piedi.

Nessuno approfitta di queste neutralizzazione per cambiare le gomme. Nonostante siano già stati percorsi 29 giri, le gomme intermedie sembrano ancora in perfette condizioni, e la pista è ancora troppo bagnata. 

Quando la gara riparte, Hamilton, che stava attaccando Sainz, finisce contro il muro, e riparte infilandosi fra Norris e Verstappen. L’inglese ha l’ala rotta, ma si tiene dietro il rivale olandese. Nel frattempo, le gomme slick iniziano a funzionare sulla macchina di Russell, e la Ferrari ferma subito Leclerc per montare gomma a mescola media. Ma Charles arriva lungo alla piazzola e il pit-stop è molto lento. 

Al giro successivo rientrano anche Perez, Sainz e Verstappen. Ma proprio in quel momento Tsunoda va a sbattere, ed esce nuovamente la Safety Car. 

La gara riparte quando mancano 35 minuti alla bandiera a scacchi, e Verstappen attacca immediatamente Norris ma arriva lungo bloccando tutte e quattro le gomme ed è costretto a fermarsi al box. Leclerc si fa minaccioso con Perez, e Norris con Sainz.

Nonostante la disponibilità del DRS, Charles non riesce ad attaccare Perez. Dopo qualche giro attaccato agli scarichi dell’avversario, un errore del ferrarista consente al messicano di prendere un vantaggio rassicurante.

La FIA comunica di una investigazione a carico di Perez per non avere mantenuto la corretta distanza dalla Safety Car all’ultima ripartenza. Ma l’esito verrà comunicato dopo la fine della gara. E così a Leclerc viene chiesto di stare entro i 5 secondi da Perez, nel caso venisse penalizzato. Ma il ferrarista ora fatica notevolmente a mantenere il passo.

E la gara finisce con Perez meritatamente trionfante, davanti a Leclerc staccato di più di 5 secondi, e con più di una ragione per recriminare. Terzo Sainz, per tutto il week-end lontanissimo dal compagno di squadra, quarto Norris, quinto Ricciardo, anch’esso molto staccato dal compagno. Sesto un ottimo Stroll, davanti a  Verstappen, Vettel, Hamilton e Gasly.

Prossima tappa fra una sola settimana in Giappone, dove ci sarà un altro match-point per Verstappen. Ma prima, mercoledì, conosceremo i bilanci 2021 dei vari team.

P.S. e veniamo alla tempesta regolamentare. Pare, e sottolineo pare, che la Red Bull abbia sforato il budget cap di una decina di milioni di euro. Chissà perchè, non sono sorpreso. Ho sempre ritenuto, non so se a ragione o a torto, quella anglo-austriaca una squadra di furbacchioni (invito a leggere l’autobiografia del loro direttore tecnico per capire perchè). Probabilmente hanno studiato nei minimi particolari un regolamento complesso e comprensibilmente pieno di scappatoie difficili da controllare, che loro hanno sfruttato sapientemente come hanno sempre fatto. Ora, però, gli avversari, che sono stati più ligi, anche perchè faceva molto comodo a tutti spendere di meno visto il periodo, sono giustamente imbufaliti. C’è da sperare che, se verrà accertata l’infrazione e questa sarà dimostrabile, la FIA intervenga in modo deciso, come ha fatto due anni fa con la Ferrari sebbene, in quel caso, l’infrazione non fosse stata accertata nè resa pubblica. Due trattamenti diversi sarebbero del tutto inaccettabili e comprometterebbero (definitivamente?) la credibilità della Formula 1, già minata dai fatti di Abu Dhabi. Anche se, va detto, Verstappen vincitore nel 2021 e 2022 ha portato e porterà alle casse del baraccone (e quindi di tutti quelli che vi lavorano) molti più soldi rispetto all’avere Max secondo e/o squalificato. Quindi probabilmente finirà tutto a tarallucci e vino.