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RUSSELL VINCE LA PRIMA AD INTERLAGOS. E LA MERCEDES RISORGE.

Interlagos. Quante pagine della storia della F1 sono state scritte nel circuito posto fra due laghi alla periferia di San Paolo. E quanti drammi e quante esplosioni di gioia si sono viste con l’asfalto umido.
Umido come è stato venerdì per le qualifiche, quando alla gioia incontenibile di Magnussen, ritrovatosi in pole proprio quando la pioggia ha iniziato a cadere più forte, e la sessione è stata fermata con bandiera rossa, ha fatto da contraltare la rabbia di Leclerc per essere stato mandato in pista con gomme intermedie con la pista ancora da slick.

Al sabato è in programma la terza gara sprint della stagione, che si rivela molto tirata, con le due Mercedes a conquistare le prime due posizioni e, quindi, la prima fila per la gara di domenica, e Verstappen relegato, si fa per dire, in seconda fila.

E la domenica la temperatura è salita di tanto, non solo sugli spalti. Quando si spengono i semafori, le due Mercedes se ne vanno indisturbate seguite dalle due Red Bull. A centro gruppo, Ricciardo tocca Magnussen e lo fa girare. Il danese in retromarcia colpisce l’australiano che non riesce ad evitarlo. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

E, quando rientra ai box, succede di tutto. Russell attende troppo a ripartire, prendendo di sorpresa Hamilton ma non Verstappen, che lo attacca. I due affrontano le prime curve affiancati, ma Lewis chiude la porta e si tocca pesantemente con il rivale olandese. Il quale ci rimette l’ala anteriore ed è costretto a fermarsi per sostituirla. L’inglese perde invece solo qualche posizione. Poche curve dopo, Leclerc attacca Norris all’esterno, lasciando abbondante spazio all’interno. Ma Lando allarga e lo spedisce contro le barriere. Nonostante l’urto, il monegasco riesce a ripartire e a fermarsi per cambiare ala e gomme, e, pur ultimo, inizia a girare più veloce di Russell, in testa alla gara.

Al giro 18 Sainz, in terza posizione, è costretto a fermarsi al box per togliere una visiera a strappo incastratasi in una presa d’aria. Allo spagnolo, partito con gomma a mescola media per fare un primo stint più lungo, vengono montate gomme a mescola soft. 

Al giro 24 Russell comanda le operazioni con 4 secondi di vantaggio su Perez e 10 su Hamilton, la cui vettura non ha evidentemente subito danni dal contatto con Verstappen. Proprio in questo momento, il messicano viene fermato per montare gomma a mescola media ed evitare di perdere la posizione nei confronti di Sainz. Sergio rientra davanti allo spagnolo, ma nel traffico dei doppiati, e Russell può fare la sosta per coprirsi dall’undercut con una certa tranquillità.

Al giro 30 è il turno di Hamilton fare la sua sosta, per montare gomme a mescola media.  Al giro 37 si ferma poi nuovamente Sainz per montare gomma mescola media.

Al giro 43 Hamilton ha raggiunto Perez, e impiega un giro per passarlo e riprendersi la seconda posizione. Il messicano si ferma poi al giro 48 per la sua ultima sosta, e si ritrova con oltre 11 secondi di distacco da Sainz e una ventina di giri per recuperarli. Alla tornata successiva Hamilton viene costretto a fermarsi per proteggersi dall’undercut, ma Lewis voleva continuare. Ancora un giro e pure Russell si ferma per montare gomma soft, ed esce poco davanti allo spagnolo della Ferrari.

Al giro 53 Norris pianta la macchina in mezzo alla pista. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car. Sainz ne approfitta per cambiare le gomme perdendo la posizione su Perez. Ma la McLaren non si riesce a spostare, e viene attivata la Safety Car proprio nel momento in cui i commissari riescono a muovere la macchina.

Si riparte quando mancano solo 10 giri alla fine, e si consuma il dramma di Perez, che non trova il passo e si fa superare dalle due Ferrari e da Alonso. Ma, soprattutto, viene passato dal compagno Verstappen al quale era stato chiesto di non superarlo per non togliergli punti importanti per arrivare secondo nel mondiale. A Max viene poi chiesto un’altra volta all’ultimo giro di far passare il compagno, ma l’olandese rifiuta dando un’articolata spiegazione che fa riferimento ad una scia non data in una gara precedente.

Anche Leclerc chiede la posizione del compagno, ma la squadra gli nega questa possibilità giustificano la decisione con l’elevato rischio di perdere capra e cavoli, avendo Charles due mastini come Alonso e Verstappen a poco più di un secondo.

Finisce così con Russell che coglie la prima meritatissima vittoria in F1, davanti al compagno di squadra Hamilton. Al terzo posto Sainz, seguito da Leclerc, un favoloso Alonso, anch’egli rimontato dal fondo della griglia e Verstappen. Al settimo posto Perez, inguardabile nelle fasi finali, poi Ocon, Bottas e Stroll.

Fra solo una settimana l’ultima gara ad Abu Dhabi, circuito tradizionalmente favorevole sia a Red Bull che a Mercedes. La Ferrari può salvare la stagione mantenendo la seconda posizione in entrambe le classifiche. Momenti di scarsa lucidità permettendo.

P.S. per ammissione di Elliott, direttore tecnico della Mercedes, la W13 è nata male a causa di un grossolano errore nella definizione delle specifiche. Non è entrato nei dettagli ma è parso chiaro che l’errore avesse a che fare con l’altezza da terra. Quella che era a tutti gli effetti una carriola ad inizio stagione, è diventata una macchina in grado di fare una doppietta senza aiuti da parte degli avversari. Per tutto questo bisogna ringraziare la FIA, che a metà stagione ha di fatto cambiato il regolamento, favorendo la Mercedes e sfavorendo la Ferrari. E, su questo, credo ci siano ormai pochissimi dubbi, nonostante le continue smentite da parte dei diretti interessati.

P.S. 2. Un pensiero per l’Alpine, che l’anno prossimo sarà nelle mani di Ocon e Gasly, lasciando andare un pilota come Alonso che ha dimostrato, una volta di più, di fare la differenza. Quest’anno molto probabilmente arriveranno quarti, vedremo l’anno prossimo dove arriveranno grazie al contributo dei due prodi francesi che, si dice, si amino poco. 

 

F1 2022 – GP DEL BRASILE

Il Gp del Brasile si disputa sull’ormai classico circuito di Interlagos a Sao Paulo dal 1990 quando una versione riveduta e corretta del meraviglioso autodromo che lo ospitò fino a 10 anni prima sostituì Jacarepaguà/Rio nel Calendario Mondiale di Formula Uno. Il compianto ASdS, Paulista d.o.c, fece da supervisore all’ideazione ed alla progettazione del nuovo impianto

Il Destino, com’è noto, sa essere capriccioso quindi al Paulista fu negata la gioia del trionfo inaugurale sul nuovo Interlagos nell’edizione di esordio del 90.  Satoru “orgoglio di Sardegna e Giappone” Nakajima probabilmente lo scambiò per Berger in fase di doppiaggio al che anzichè gettarsi nel prato (com’era consuetudine dei doppiati all’arrivo di ASdS) gli chiuse la porta sui denti come uno Schlesser d’annata costringendolo ad una sosta extra ai box che gli costò la vittoria

Vittoria che, in ossequio alla già citata capricciosità del Destino, venne naturalmente ereditata dal suo arcirivale Alain Prost il quale benedisse la sua prima vittoria in Rosso di fronte alla folla a lui più ostile al mondo (i casi della vita). Il povero Beco sul podio aveva l’aria di uno in sala d’attesa mentre sta per fare una visita proctologica

La kermesse Paulista divenne subito un instant classic per Piloti ed appassionati regalando di fatto sempre dei GP gustosi anche in annate poco combattute per il WDC. Diverse le edizioni degne di nota, in primis quella del 1991 ove quello che parlava con Dio mise il sigillo che desiderava apporre l’anno prima. Meritevole di menzione l’aver guidato nell’ultima fase di gara col cambio che usciva dalla sede delle marce costringendolo ad uno sforzo dal dolore quasi insopportabile. Giusto pertanto il dovuto trionfo tributatogli dal pubblico nell’occasione

ASdS concesse il bis nell’edizione 1993 complice la pioggia torrenziale sopraggiunta in gara che levò di mezzo Prost e la sua impareggiabile Williams. Nota ilare: fu la prima volta che i Piloti corsero col cardiofrequenzimetro che trasmetteva le loro pulsazioni ai box durante la gara. Al netto delle ovvietà (frequenze sui 200bpm al via, etc) emerse una curiosità quando furono divulgati i dati di Senna durante la gara. Le sue pulsazioni erano assolutamente nella media quando a seguirlo erano Prost o Hill mentre si avvicinavano pericolosamente alla frequenza del “via” quando a seguirlo era il Signore qua sotto. Chissà perchè eh

Complice la scomparsa del povero Beco gli anni immediatamente seguenti furono un pò sottotono rispetto alle prime edizioni. Rammento la prova di forza assoluta della Bridgestone nel 1997 che mise Panis nelle condizioni di mettere il pepe sulla coda a Jacques ed alla sua imprendibile Williams. Ottimo Pilota il francese che, come noto, l’anno prima aveva vinto rocambolescamente a Monaco ma il binomio Pilota+Vettura (Ligier Mugen) con una gommatura “normale” era sì e no da zona punti e non certo da secondo posto. Qualcuno a Maranello notò la cosa e da lì a due anni dopo la Ferrari divenne il Team designato per lo sviluppo delle coperture giapponesi. Inutile dire che la cosa fu una delle pietre angolari del quinquennio d’oro del Kaiser

La prima edizione che mi viene in mente del nuovo millennio è quella del 2001 quando un Pilota che a fine carriera sarà universalmente riconosciuto come il più talentuoso a non aver mai vinto un WDC fece vedere al Mondo ed al nostro Alfiere adorato chi era e di che pasta era fatto. A me personalmente piaceva da impazzire e l’avrei tirato di corsa dalle nostre parti con buona pace di Rubens “alopecia” Barrichello

Juancho mise la sua sigla nell’edizione 2005 che però per ovvi motivi passò alla storia per il più giovane Campione del Mondo della Storia della Formula Uno (Record poi battuto da Hamilton nel 2008 e Vettel nel 2010). Quel ragazzino è ancora in giro a dare del gas in Formula Uno dando rara prova di longevità sportiva ma soprattutto agonistica

L’edizione 2006 fu quella dell’addio del Kaiser alla Ferrari che antecedette il suo primo ritiro. Briatore passò il weekend a dire che aveva paura che Massa speronasse Alonso in gara ed ovviamente finì con Fisichella che speronò Michael. Quando si dice i casi della vita eh

Il 2007 come noto segnò l’ultimo Mondiale Piloti vinto dalla Ferrari nella Storia fino ad oggi. Ad occhio e croce quel giorno nessuno poteva immaginare che per 15 anni (and counting) non si sarebbe più rivisto l’Albo d’oro del WDC

L’anno dopo fu quello della beffa più colossale ai nostri danni che riesca a ricordarmi. Di gran lunga peggiore di quello che sarà Abu Dhabi due anni dopo

Penso possiamo essere tutti d’accordo che l’edizione più celebre del decennio successivo sia quella del 2012. Sebestemmio batte Alonso per il WDC sul filo di lana dopo aver corso dal primo giro con la sua Redbull combinata così

Dell’edizione 2016 nessuno si ricorda la farsa della Direzione Gara la quale prima sospende la competizione per pioggia salvo poi farla riprendere dopo più di un’ora di stop senza che la pioggia sia mai cessata ossia con un circuito in condizioni decisamente più pericolose di prima sia per praticabilità che visibilità. Fuor di metafora esattamente come a Suzuka due anni prima non ci si poteva permettere che il buio interrompesse la gara. Uno schiaffo alla memoria del povero Jules

Si arriva quindi all’edizione 2021, l’ultima, nella quale qualcuno ai box spergiurava di aver smesso da metà Mondiale di sviluppare la macchina. La cosa fu chiara a tutti in gara (come no), fortunatamente Max mise il suo sigillo a fine anno chiudendo una serie di 7 WDC consecutivi da parte dei cocchi di mamma FIA. Ai quali auguro un digiuno almeno pari a quello che stiamo vivendo dal 2007 noi altri.

Buon GP a tutti

BASTIAN CONTRARIO: NO FERRARI, NO FIESTA

Confesso che, dopo la disfatta rossa vista al GP messicano, avevo ben poco su cui riflettere e scrivere. Le immagini e, soprattutto, il cronometro (quello non mente mai) parlavano chiaro. Eppure questa rubrica deve uscire puntuale, non posso deludere i voraci e preparatissimi (andate sui commenti del Blog… vi farete una cultura!) lettori del Ring e allora mi sono fatto arrivare l’ispirazione. Vedere una Ferrari arrancare e soffrire nel GP messicano è stato mortificante per noi e per lo spettacolo, del resto no Ferrari no fiesta.

Questo potrebbe, apparentemente, sembrare banale eppure, considerando quali sono state le premesse di questo velenosissimo mondiale ad inizio anno, non è un pensiero affatto scontato. Quali erano gli obiettivi di questo insidioso (e dopo quanto successo) inutile regolamento? Ravvicinare il più possibile le squadre tra di loro, tecnicamente parlando, al fine di poter favorire il più possibile la lotta e quindi lo spettacolo in pista che da troppo tempo mancava. Soprattutto a mio giudizio, questo regolamento è stato un assist per quei top team che da troppo tempo mancavano alla lotta mondiale dopo il dominio teutonico… soprattutto per Ferrari, la quale, lo voglio ricordare, non becca niente dal 2007 come titoli piloti e dal 2008 per quanto riguarda i costruttori. Anche perché diciamocela tutta, la stessa F1 non può “tirare troppo la corda” in tal senso: tutto il circo senza la Rossa può abbassare le serrande, non ha ragione di esistere; no Ferrari no fiesta appunto. 

Ritornando all’inizio di questo mondiale e alle sue premesse dunque, cosa avevamo? Di certo l’acquolina in bocca! Il duello dell’anno, la sfida che da sempre stavamo aspettando: Ferrari contro Red Bull, Charles LeClerc contro Max Verstappen… la lotta eterna. Missione compiuta dunque, almeno fino in Ungheria. Poi cos’è accaduto? O forse dovrei chiedere, cosa è accaduto tra il primo GP e quello ungherese? I mali sono molteplici purtroppo e, come dico da sempre su questa rubrica, la responsabile di quanto accorso è solo della stessa Ferrari e per Ferrari intendo la sua dirigenza, ovvero i vertici!

C’è un’ottima riflessione del direttore di questo Blog che fa capire il perché dell’inamovibilità della dirigenza Rossa a tutto quello che abbiamo assistito sino ad ora e la voglio citare rigo per rigo: “Nel 1996 l’Avvocato Agnelli decise di investire nella GeS con budget virtualmente illimitato (bei tempi, aggiungo io), al fine di supportare la ripresa commerciale e di immagine dei modelli stradali, i quali arrivavano da un decennio di insuccessi al netto di qualche jolly pescato più o meno a caso come la F40. Venne preso il miglior pilota in circolazione, il quale, non appena mise piede a Maranello, compresa l’antifona, chiese ed ottenne di portarsi dietro mezza squadra del suo team di provenienza. Dalla 355 in avanti i modelli stradali furono tutto un successo dietro l’altro ed il quinquennio iridato 2000-2004 portò il brand a livelli d’immagine mai raggiunti prima, che furono, a tutti gli effetti, il preambolo della quotazione in borsa che arrivò nella prima metà del decennio successivo. In concomitanza con la scomparsa dell’Avvocato, fu imposto a Maranello una drastica riduzione del budget di spesa, l’obiettivo era stato largamente raggiunto quindi la nuova politica divenne sfruttare il vento a favore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un solo titolo, quello del 2007, ed il sostanziale disinteresse verso i successi in pista per via del fatto che il titolo in borsa rende a meraviglia, la quotazione ha riempito le casse di Exor e quindi tutto il resto può aspettare. È  semplicemente business, proprio come la scelta dell’avvocato nel 1996. Viene fatto solo quello che è funzionale al profitto. Viene solo da riflettere amaramente sul perché per marchi con meno di vent’anni di vita, come Red Bull, sia invece così dannatamente importante vincere in pista così come per AMG la quale, ahi noi tutti, pare davvero avere tutta l’intenzione di tornare dov’era dal 2014 al 2021”.

Parole che non lasciano alcun margine di dubbi e di equivoci. Il sottoscritto rincara solo la dose affermando che le scuderie avversarie della Rossa hanno bisogno, come il pane, di dominare in pista, al fine di avere un pesante ritorno commerciale, perché se si comportassero in pista come fa la Ferrari, queste diverrebbero delle squadre qualunque per poi essere dimenticate. Caso mai ci fosse qualche riottoso a riguardo, andasse a bussare alla porta di BMW o TOYOTA, giusto per citare due esempi a caso. Ferrari, di contro, vive di luce propria, che vinca o perda e questo i vertici lo sanno benissimo, per questo non si sbattono più di tanto nelle stanze che contano. Per questo assistiamo a mondiali sciagurati come quello che stiamo vivendo, dove ci siamo illusi di poter lottare per il mondiale ed ora addirittura remiamo e sarà già un mezzo miracolo se riusciremo a difendere il secondo posto nel mondiale marche. Binotto ed il suo team hanno sicuramente delle responsabilità a riguardo eppure, e soprattutto per quanto detto poc’anzi, non me la sento di addossargli la croce per questa disfatta, anche perché lui ed il suo team, appunto, sono le stesse persone che ci hanno regalato una delle monoposto più forti progettate a Maranello e che hanno aperto il mondiale con due doppiette! Il team principal della Rossa lo ha detto a chiare lettere: la F1-75 è stata concepita per viaggiare incollata al suolo, quindi tutti i cinematismi e l’aerodinamica dedicata è nata ed è stata sviluppata attorno a questo concetto. Potrà sembrare una sciocchezza eppure i millimetri che hanno regalato, innanzi tutto a Mercedes ed alla sciatica di Lewis, hanno stravolto questo concetto.

Perché nel mentre si svolgeva il mondiale fino all’Ungheria questo è successo: in nome della sicurezza si decideva di sollevare le monoposto concepite sin dall’inizio per rimanere incollate al suolo (una barzelletta!) e, soprattutto, gli attuali campioni del mondo mettevano mano al portafoglio come se non ci fosse un domani e, soprattutto, come se non esistesse un Budget Cap da rispettare e sviluppavano la RB18 a forza di dimagramenti e migliorie aerodinamiche, fino ad arrivare al mostro vorace che noi tutti conosciamo. La settimana scorsa ho affermato che se ci fossero stati altri 20 GP, state certi,  Verstappen li vincerebbe tutti. Alla fine del primo giro, con Max che passa al comando, si era già capito come sarebbe andata, di certo non c’era da aspettare lo sbaglio di AMG in merito alla scelta delle gomme.. e così è stato. Alla faccia dello spettacolo e delle lotte in pista. Siamo passati così da un inizio mondiale dove il fascino dell’incertezza regnava sovrana ad una seconda parte di campionato che si è rivelato essere la fotocopia del 2020, con l’unica differenza che prima i dominatori erano grigi (pardon neri… perché c’era il razzismo da sconfiggere prima!) ed ora sono blu elettrico. Sia chiaro, Ferrari durante il tragitto ha fatto di tutto per perdere questo mondiale, tra errori delle squadra (tanti), dei piloti (centellinati) e problemi di affidabilità e per questo sono convinto che la Rossa, comunque, non avrebbe vinto il mondiale. Solo che se il regolamento non fosse stato modificato o se qualcuno non ci avesse “mangiato sopra” (dopo le scuse bibitare perdonate il mio gioco di parole), di sicuro avremmo assistito a qualcosa di diverso, più tirato ed emozionante, perché con una Rossa in ballo è tutto un altro articolo, mentre ora ci ritroviamo nuovamente la Formula noia e del resto si sa, no Ferrari no fiesta.

 

Vito Quaranta 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI CITTA’ DEL MESSICO

Del Gran Premio del Messico ho visto e letto molte cose, prima e dopo il suo svolgimento, che ne hanno movimentato il contesto rendendolo, di fatto, ancora più interessante di quanto già non fosse alla vigilia.

Ciò può sembrare paradossale dal momento che i vincitori del mondiale 2022 sono già stati iscritti all’albo d’oro ma tra le polemiche generate dalla sentenza sullo sforamento del Budget Cap da parte di Red Bull, motivi d’interesse tecnici dati dalla pista “più altissima” del mondiale e la curiosità di vedere come si sarebbero sviluppate le sfide sportive che rimangono da raggiungere agli “altri” di cose da vedere, ascoltare e leggere ce n’erano parecchie.

E ci sono, effettivamente, state.

Il tema Budget Cap meriterebbe riflessioni a parte. In questa sede mi limito a fare una battuta e due considerazioni.

La battuta: visti i dettagli di natura contabile divulgati nei giorni scorsi è evidente che in RBR hanno bisogno come il pane di contabili che, al minimo, siano capaci di saper fare cose tipo addizioni e sottrazioni, per non parlare di  moltiplicazioni e divisioni. Io ho già mandato il mio CV, specificando con orgoglio di saper snocciolare le tabelline dall’1 al 12 con crono di 1’34’’523 stabilito in un’esaltante sfida vinta in extremis contro il bimbo G.V. nelle Q3 del GP “Scuole Elementari Ariosto” il 2 Maggio 1981.

Considerazione 1. 

I numeri indicati e i loro giustificativi danno tante di quelle perplessità che c’è da chiedersi con quale metodologia giuridica siano stati considerati, cioè con quale approfondimento inquisitorio e probatorio, che non sia dato dalla lettura dei documenti di bilancio presentati dalla RBR alla federazione. In Italia, ad esempio, i bravi ispettori dell’Agenzia delle Entrate, quando decidono di prenderti di mira (siamo pur sempre in Italia…), non è che si accontentano solo dei tuoi documenti, eh. Ho visto con i miei occhi un bilancio di 445mila euro di una ASD di cui uno dei suddetti ispettori ha “smontato” il 73% di falsità – cioè, non il 5% o il 1.6% o il 0.37%: il 73%!! E non è che se lo sono inventati o hanno meramente supposto ma hanno tracciato tutto: pagamenti, prelievi, fatture (false), persone e tutte le “lateralità” ove erano stati plausibilmente ridirezionati i flussi di danaro contestati (e poi le commissioni tributarie gli hanno sfondato il c…). Mi domando quanto la FIA possa approfondire davvero gli sforamenti. Perché il punto è proprio lì. Com’è facile intuire, se sfori la voce x e quella y o sei un coglione incapace (scusate non ho potuto trattenermi) o li hai usati per fare qualcosa ti tecnicamente utile al team. Ma se non posso (o non voglio?) approfondire su come hai usato quei soldi sarà difficile dimostrare il vantaggio che ne hai tratto e come ulteriore conseguenza sarà ancora più difficile decidere le sanzioni sportive da applicarti.

Considerazione 2. 

Tra tutte le in-credibili voci che si evincono dai vari report pubblicati sull’argomento la meno credibile non è il costo relativo al catering (che già di per sé fa ridere) ma il punto relativo al credito d’imposta non sfruttato. Cioè, un team iperprofessionale come RBR, con sede legale in un paese che dei magheggi finanziari e fiscali fa il fiore all’occhiello della propria economia, ha un credito d’imposta di 1.431.348 (leggasi unmilionequattrocentotretunomilatrecentoquarantotto) sterline e non lo sfrutta?

Seriously?

Considerazione 3.

Tutti avranno notato che la base di calcolo per lo sforamento del BC è fondato sul relativo bilancio RBR in valuta. La cosa pare ovvia dal momento che il team è di diritto UK e la relativa valuta è la sterlina. Tuttavia, poiché l’ammontare del BC (o “Cost Cap” come viene definito ufficialmente) è espresso in valuta Dollaro qualche dubbio sulle conseguenze e sulle consistenze effettive di eventuali sforamenti può legittimamente venire visto e considerato che i rapporti economici di natura tecnica di un team di F1 sono da considerarsi in un ambito globalizzato. Nel caso di specie, infatti, non può non balzare all’occhio come tra 21 e 22 il cambio $/£ abbia avuto un’oscillazione di quasi il 20% (18.39% secondo i miei calcoli) e chiunque tratti affari internazionali sa quanto sia importante “giocare” sul cambio per proteggere (o, possibilmente, ampliare) i margini sulle transazioni. E non sono cose che scopro io nella mia stanzina: i banchieri fiorentini e veneziani hanno campato per secoli su queste cose. Nel nostro orticello globalizzato della F1 un’oscillazione valutaria di questa entità può portare vantaggi decisivi. È vero che FIA, nelle varie versioni del regolamento finanziario, si è premurata di aggiustare e fissare i cambi (c’è un tabella di conversione del cost cap in dollari con sterline, euro e franchi svizzeri) ma un fixed annual value non significa nulla per chi è abituato a “giocare” con i cambi. Anzi, come si dice dalle mie parti: gli torna solo che comodo considerato che in UK ci sono i maggiori esperti mondiali di questo tipo di “giochi” valutari.

Considerando questa oscillazione, dunque, lo sforamento da parte di RBR potrebbe essere riconteggiato in modo tale che lo porterebbe in una forchetta tra 2,27% e 14,84% quale esito di una manciata di calcoli su excel considerando il caso migliore e peggiore per RBR. Un ipotetico “gioco” che sfrutti un valore di conversione valuta $/£ nel 2021 contro le tabelle di conversione FIA per lo stesso anno farebbe sì che, al lordo delle mille assunzioni fatte in calcoli di questo tipo, lo sforamento certificato da Fia starebbe molto a fatica dentro la minor breach < 5% di cui tanto si parla. Tutte speculazioni, per carità, e per le quali mi cospargo subito il capo di cenere accettando ogni critica ma siccome in questi ameni luoghi virtuali discutiamo di differenze sul giro di pochi decimi capaci di decidere un campionato del mondo di Formula 1 credo che, in generale, questo tema sia una bella gatta da pelare per la FIA.

Il tutta vale, beninteso, per tutti i team con Presentation Currency che non siano dollari (cioè tutti tranne Haas, che io sappia).

Considerazione 4.

Perché la multa di 7 mln di $ è extra-cap? Cioè: brandisco per i glutei mezzo mondo sforando su Catering e crediti di imposta (magari gioco pure sulle valute), mi beccano, mi danno pure una multa alla proverbiale acqua di rose e non la devo nemmeno considerare nel budget cap? Mah!

Considerazione 5.

Come dite? Avevo promesso 2 considerazioni e sono già alla 5? (Be’, l’argomento è succulento)

Avete ragione mi fermo qui. Tanto non saprei come giudicare la parte sportiva delle sanzioni e, a quanto pare, non lo sanno giudicare nemmeno gli stessi protagonisti: Horner piange in cinese proclamando urbi et orbi che per il prossimo anno avranno uno svantaggio enorme mentre gli altri TP (curiosamente non Wolff né Binotto ma Seidl pare il più assatanato) sono scontenti perché, dicono, la loro concreta applicazione in realtà non danneggerà di un epsilon le possibilità di sviluppo tecniche di RBR. 

E se non lo sanno loro…

 

Ma veniamo al Messico.

Che l’altura (2200 s.l.m.!) avrebbe limato non poco le differenze in termini di efficienza aerodinamica tra le vetture si sapeva. La curiosità stava nel capire l’efficacia del pacchetto meccanico in queste condizioni.

E qui non ci sono santi: ha vinto, anzi stravinto Mercedes.

E ha perso Ferrari, ovviamente.

Mercedes ha sfornato performance inimmaginabili alla vigilia: di fatto andava tanto quanto RBR e solo la strategia errata ha impedito ad Hamilton di portare a casa la prima vittoria del 22. Di contro la Ferrari si è ritrovata (inaspettatamente?) a distanze siderali, inimmaginabili alla vigilia. Ma tanto la DT39 non c’entra, giusto?

RBR limita i danni (si fa per dire) grazie ad un Verstappen in stato di grazia e ad un Perez che cercava il massimo nel GP di casa, nonché grazie all’aver capito, contrariamente a quanto credeva Mercedes, che poteva andare sino in fondo con le gialle. Ma siccome c’è chi ha fatto anche meglio in termini di strategia ascriverei il loro successo nel GP ai piloti. Sui quali ora mi spendo, finalmente!, nelle NON-PAGELLE.

 

VERSTAPPEN

Il buon Max continua a stupire e le parole per descriverne le prestazioni cominciano a scarseggiare. In questa gara, date le particolari condizioni in cui si è svolta e anche al netto dei discorsi fatti poc’anzi su bontà del pacchetto meccanico e strategie, ha dimostrato quanto sia eccezionale come pilota. Umanamente non mi ispira una gran simpatia (al pari del suo odierno rivale, l’eptastellato) e sono perciò propenso a radiografare ogni sua mossa a cercare il proverbiale pelo nell’uovo per potermi permettere di dirgli, con fare da moderno Torquemada: “ecco! Vedi?! TU, neerlandese immondo, stregone di cacciaviti ed eretico alchimista che trasformi piedi umani in lingotti di piombo! TU, proprio TU che fai contemporaneamente lo spanizzo e il finto modesto ad ogni domanda sul record di vittorie in una stagione! TU, sei immeritevole! e vinci solo grazie al patto con il Newavolo! (e hai pure una faccia da schiaffi)” 

Eppure non lo trovo, quel pelo nell’uovo, e sono costretto (di buon grado a onor del vero) a riconoscerne gli enormi meriti e l’altrettanto enorme abilità. Qui ha fatto una gara perfetta. Qualifica impressionante. Partenza eccezionale. Ritmo incredibile per tutta la gara a segnare giri con crono costante quasi al millesimo nelle due fasi (pure Genè notava i primi 15 giri tutti sul 23.2). Neanche un errore, nemmeno una piccola sbavatura. Negli ultimi 10 giri, quando tutti si aspettavano che le gomme crollassero, non fa una piega e continua imperterrito a stampare tempi impensabili per gli altri e prendendosi pure la soddisfazione di staccare ulteriormente lo speranzoso Hamilton. Perfezione di gara che ricorda, da molto vicino… lo dico? Ok lo dico: qui in Messico mi ha ricordato lo Schumy dei bei tempi.

HAMILTON

Il buon Lewis arriva in Messico e si ritrova una bella sorpresa: la macchina più veloce del lotto. Però…

Però in qualifica viene sorpreso, sia pur per 5 millesimi, dal suo teammate, oltre ovviamente al giro monstre di Verstappen. Ciò non gli consente di poter battagliare in partenza con Max. Poi il suo lo fa e alla grande. Parte bene e si tiene attaccato a Max con i denti nel primo stint tenendo, al contempo, a debita distanza l’arrembante idolo di casa. Gli RBR decidono di pittare tra il 24 e il 26 giro e qui c’è la mossa che sembra decisiva: rimane fuori senza copiare la strategia. Già. Perché si era capito che le rosse non si erano consumate granché e che a quanto pare il rapporto tra il connubio monoposto 2022/gomme con il circuito Hermanos Rodriguez è una vera e propria storia d’amore. Quindi, pure dal comodo divano di casa ce ne rendiamo conto, l’idea di Ham e Rus potrebbe essere tirare le gialle il più possibile, mettere le rosse e chiudere la gara con concrete possibilità di vittoria. Peraltro, chi dietro aveva le rosse e non aveva ancora pittato (mi viene in mente Vettel), non stava avendo particolari problemi di ritmo. E’ chiaro che tale scelta parrebbe piuttosto aggressiva ma se vuoi vincere devi fare così perché non sono più i tempi in cui il vantaggio di macchina imponeva scelte più conservative che tanto si vinceva lo stesso. Invece sta fuori solo 6 giri in più di Max e i suoi decidono di mettergli le bianche. A quel punto non gli rimane altro che sperare che il preventivato crollo di prestazione delle gialle di Max si concretizzi. Ma chi visse sperando… Occasione buttata.

PEREZ

Il buon Checo le prova tutte per portarsi a casa il GP di casa. Per una volta non prende le piste dal teammate in qualifica. Parte pure bene perché si infila tra le due mercedes. Però lui, a differenza di Max, è un pilota “normale” e la fatica che ha fatto a stare dietro a Lewis, nonostante tutte le motivazioni che aveva per fare bene, è ciò che ci ha fatto capire che qui in Messico era proprio la Mercedes la macchina migliore. Il problema al pit stop è stato sfortunato ma non sarebbe cambiato nulla nei confronti di Ham. Alla fine è deluso ma non ne ha troppe ragioni: il compagno ha performato in modo irreale e Ham ne aveva di più. Quindi, più di così non poteva fare. E comunque si riporta al secondo posto nel mondiale piloti

RUSSELL

Pure lui si ritrova la più grande sorpresa del week end messicano tra le mani ma trova il momento peggiore per mostrare al mondo la sua deferenza per l’illustre compatriota nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon. Infatti, dopo una qualifica eccellente, che rimette a posto i conti con il teammate per 5 millesimi, decide di travestirsi da Principe di Danimarca e allo spegnersi dei semafori eccoli lì i sottotitoli a caratteri fluorescenti comparire sul muso della sua Mercedes: “Essere o non essere… aggressivi? Passivi? Furbi? incoscienti?”

Niente di tutto questo. La sua indecisione è palpabile e ne paga pesantemente le conseguenze non solo nei confronti di Lewis, che di “Shakespeare” forse non sa fare nemmeno lo spelling, ma anche nei confronti di Perez. Onestamente il frangente e come l’ha gestito mi ha deluso parecchio. Ancora più deludente è il primo stint dove non pare avere la capacità di tenere lo stesso ritmo dei primi 3. Si riaccendono le sue possibilità intorno a metà gara dove mette in mostra un QI di tutto rispetto visto che si rende conto che la strategia con le rosse nel secondo stint sarebbe vincente. I suoi non gli danno ascolto e deve suo malgrado ingoiare l’amara pillola delle gomme bianche. A dir il vero il secondo stint è più veloce di Hamilton e Perez ma con un margine troppo risicato per poterli davvero impensierire. Più logico rispetto al precedente GP il pit per il Fastest Lap a due giri dalla fine per prendersi il punto addizionale perché con una Ferrari così obbrobriosa la possibilità di strappare il secondo posto mondiale nei costruttori non è più così impensabile come poteva essere sino ad un paio di GP fa (e poi limita il continuo recupero di Ham in classifica piloti). Amletico.

SAINZ-LECLERC

Si dice che girassero con motore depotenziato. Un più unico che raro camera car (di Sainz, se non ricordo male) faceva effettivamente percepire un rumore un po’ troppo sibilante del turbo ma non sono abbastanza competente da capire se tale rumore fosse indicativo di qualcosa. Fanno a sportellate tra loro le prime due curve e poi si plafonano per il resto della gara girando almeno 1 sec al giro più lenti di quelli davanti. Talmente anonimi che non mi viene in mente altro da dire. Inquietante.

RICCIARDO

Dopo la peggior prestazione dell’anno il simpatico Daniel decide di sfoderare la migliore. Infatti in Q per una volta prende solo 2 decimi da Norris (sufficienti però per mancare il Q3) e poi in gara si dimostra piuttosto pimpante (ho in mente un bel duello con Zhou). Strano, soprattutto considerando che Norris appare, invece, piuttosto svogliato. Forse l’aria rarefatta di Mexico City gli ha dato un po’ alla testa e si ricorda di essere (stato?) un top driver. Avrebbe comunque concluso dietro al teammate come sempre se non avesse intuito (lui o il suo race engineer, magari imbeccati dai team radio di Russell) la strategia più efficace in questo GP: andare il più lunghi possibili nel primo stint, poi mettere le rosse e divertirsi negli ultimi giri a passare gli altri come birilli. La cosa riesce talmente bene che conclude in un, per lui, insperato settimo posto dribblando anche la sanzione di 10 sec per la manovra ridicola fatta contro il povero Tsunoda. A proposito di quest’ultima manovra sono rimasto piuttosto sorpreso. Se c’è una cosa che si può dire di Ricciardo è che proprio il sorpasso è il suo cavallo di battaglia tecnico migliore. Quindi una mossa così ingenua è stata decisamente inattesa: visto il vantaggio di gomme avrebbe potuto tranquillamente aspettare un paio di curve e mangiarsi Yuki a colazione. Invece nulla. Peccato perché quella stupidaggine rovina il ricordo di una prestazione notevole in una stagione che da ricordare, per lui, non ha proprio nulla.

OCON-NORRIS

Li accoppio in queste non pagelle. Prestazione più che sufficiente vista la posizione finale ma nessuno dei due ha mostrato particolari meriti in gara che non siano derivati dalla comunque buona qualifica che hanno fatto.

BOTTAS

Povero Valtteri! Sfodera una qualifica ai limiti del leggendario, confermando che in termini di velocità pura non ha nulla da invidiare a nessuno. Con la scalcagnata Alfa Romeo di questa seconda parte di stagione si toglie persino la soddisfazione di dividere le due Ferrari in qualifica centrando un sesto posto da paura. Ma conferma altresì che non sa correre. Fa una partenza disastrosa facendosi superare da chiunque avesse intorno (ancora un po’ e mi aspettavo che lo superasse anche la medical car). Nei primi giri prova a stare attaccato ad Alonso rispetto al quale sembrerebbe avere anche più ritmo ma la sua cronica incapacità di correre lo limita al punto tale che dopo qualche timido affacciamento negli specchietti di Fernandel si demoralizza e si stacca. Non pago del pietoso primo stint fa una seconda parte di gara al rallentatore permettendo ai vari Ricciardo, Ocon e Norris di passarlo senza opporre la minima resistenza. Il punto portato a casa è solo frutto dell’ottima qualifica.

NOTE DI MERITO

Alonso finché il motore ha retto ha fatto una gara eccellente, di gran lunga migliore, come al solito, del teammate. Strana però la scelta delle bianche: una old fox come lui avrebbe dovuto intuire la strategia à la Ricciardo. Non fatico a immaginare che se avesse potuto applicarla, motore permettendo, avrebbe anche potuto impensierire il duo ferrarista.

Tsunoda: ancora una volta migliore del teammate sia in qualifica che in gara. Peccato la mossaccia di Ricciardo nei suoi confronti. 

Gasly-Albon. In realtà male il primo ma, con Albon, ha il merito di trovare la strategia migliore mettendo le rosse nell’ultimo stint: entrambi rischiano di andare a punti.

NOTE DI DEMERITO

Zhou dopo alcune belle gare, soprattutto nei confronti di Bottas, si ritrova in Messico a soffrire sia in qualifica, dove viene messo a distanze siderali, sia in gara dove non pare mai in grado di impensierire alcuno.

Haas e Aston Martin si sono trovati vetture pietose in questo GP. In qualifica ho visto Mick scivolare talmente tanto che ad un certo punto pure io sono scivolato dal divano per simpatia.

Latifi: che ve lo dico a fare?

 

Metrodoro il Teorematico

VERSTAPPEN FA 14 IN MESSICO. FERRARI SOTTO ZERO.

A Città del Messico l’argomento che tiene banco è sempre quello: il budget cap. Stavolta a tenere banco è la sentenza che, come ampiamente prevedibile, consiste in una bella dose di tarallucci e vino per la Red Bull. Le reazioni ai vari team principal sono da comica, ma per questo rimando agli immancabili PS.

Dopo la proverbiale quanto inutile superiorità Ferrari nelle prove libere, le qualifiche riservano la sorpresa di una Mercedes a livello delle Red Bull e di una Ferrari inguardabile. La pole va comunque a Verstappen, con le due frecce d’argento di Russell ed Hamilton a seguire, e l’idolo di casa Perez a chiudere la seconda fila. Leclerc si fa superare perfino dall’Alfa di Bottas, il che la dice lunga sulle difficoltà della rossa. Rimando anche in questo caso al PS per una considerazione sui commenti dei ferraristi a proposito della débacle in qualifica.

Si spengono i semafori e Verstappen, come al solito, parte benissimo. Russell si fa invece superare sia da Hamilton che da Perez.
Leclerc e Sainz duellano per qualche curva ma poi Charles ae la prende persa e lascia in pace il compagno.

Le due Ferrari oggi non vanno, e si staccano rapidamente. I primi 3, invece, restano racchiusi in meno di 3 secondi. Fino al giro 10, perché poi, inesorabilmente, Verstappen si allontana, anche se Hamilton partito con gomma a mescola media, prova a tenere il passo, al contrario di Perez che, invece, si ritrova ben presto a debita distanza.

Al giro 23, le gomme soft di Max iniziano a calare, come quelle del messicano, che si ferma per primo per montare gomma a mescola media. Verstappen si ferma 2 giri dopo, con una scelta ovviamente identica. Ad Hamilton viene detto di continuare per almeno altri 6 giri.

Al comando ci sono quindi le due Mercedes, con Russell staccato di 5 secondi dal compagno. Ma Max gira 1 secondo più veloce.
Al giro 29 si ferma Leclerc per montare gomma media. Si ferma anche Hamilton, per montare gomma dura, evitare l’undercut da parte di Perez e tentare di andare fino in fondo. Lewis era contrario a questa scelta e voleva continuare.

Cosa che fa Russell, al comando, che non si vuole fermare e chiede al suo box di montare la gomma soft per il finale di gara. Ma non viene accontentato e al giro 35 si ferma per montare gomma dura.
Al giro 38 Perez raggiunge Hamilton che, come prevedibile, si lamenta delle gomme, al pari del suo compagno. Verstappen è ormai lontanissimo, ma in Mercedes sono sicuri che le sue gomme non dureranno fino alla fine.

E si sbagliano, perché Max arriva alla fine senza problemi con oltre 10 secondi di vantaggio su Hamilton, che ha continuato a lamentarsi per tutta la seconda parte di gara e, almeno, è riuscito a tenere a bada l’idolo di casa Perez, che sale sul podio per il tripudio del pubblico.

Quarto Russel, quinto, seguito, a quasi un minuto, da Sainz, con a ruota Leclerc. Settimo un ottimo Ricciardo. Nonostante una penalità di 10 secondi. Ottavo Ocon, nono Norris e decimo Bottas. Da segnalare il solito magnifico Alonso, migliore degli altri per quasi tutta la gara e poi costretto all’ennesimo ritiro a pochi giri dalla fine.

Con la sua quattordicesima vittoria stagionale, Verstappen stabilisce il nuovo record superando Schumacher (2004) e Vettel (2013), fermi a 13. Fra due settimane il Circus farà tappa ad Interlagos per la penultima gara, e Max potrà facilmente mettere a segno la quindicesima, perché di avversari, quest’anno, non ne ha più.

P.S. 1: Horner che fa la vittima accusando la FIA di avere penalizzato il welfare Red Bull, Wolff che si dice soddisfatto della sentenza, Seidl che dice che è ora che quelli della Red Bull smettano di raccontare balle e, infine, Binotto che accusa la FIA di esserci andata troppo leggera e che Verstappen si meritava la perdita del mondiale 2021. E’ evidente che ogni dichiarazione si porti dietro un certo tipo di vissuto, e che, alla fin fine, abbiano tutti fatto la figura dei burattini comandati da un burattinaio che aveva ben chiaro cosa dovesse accadere in questi due anni. Burattini fino ad un certo punto, però, perché alla fin fine tutti ci guadagnano tanti soldi da questa situazione.

P.S. 2, Dopo le prove, abbiamo sentito Leclerc e Sainz parlare di qualcosa di strano al motore, e Binotto dire chiaramente che quella di Città del Messico è una pista difficile, e che qualche volta non si riesce a mettere tutto assieme. Traduzione: i piloti non hanno fatto un buon lavoro. In Ungheria era colpa della macchina (e Charles diceva il contrario), qui no (e sempre Charles ha detto il contrario). Meglio che si mettano d’accordo prima di farsi intervistare. Ma, soprattutto, è bene che il team principal inizi a chiedersi perchè, dopo avere ripetuto per due anni che l’obiettivo era il 2022, i tifosi si trovano davanti ad una stagione che sembra la 2019 al contrario. Oppure la 2013, fate voi. E dopo entrambe ci ricordiamo bene che stagioni ci furono.

P.S. 3.  Abbiamo avuto 7 terribili anni di dominio Mercedes, poi un 2021 eccitante, e ora un 2022 con il più grande dominio di un pilota mai visto in Formula 1. Auguriamoci di non vedere questa solfa fino al 2025, con tutto il rispetto per il grandissimo talento di Verstappen, a cui non conviene uno scenario del genere, perché alla storia potrebbe passare il fatto che ha vinto il primo mondiale grazie a Masi, e gli altri guidando un’astronave fatta da Newey. Hamilton sa bene cosa voglia dire.