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MOTOGP 2022: BAGNAIA, DUCATI E ITALIA CAMPIONI DEL MONDO

Foto da Motorsport

E’ FAAATTTAAAAAA.

CAMPIONI DEL MONDO PILOTI

CAMPIONI DEL MONDO TEAM

CAMPIONI DEL MONDO COSTRUTTORI.

Un successo tutto italiano a distanza di 50 anni ha un sapore unico ed inarrivabile.

Francesco Bagnaia, Gigi Dall’Igna, Cristian Gabarrini, Paolo Ciabatti, Davide Tardozzi.

Foto da Sportfair

I meriti sono da condividere tra tutti questi uomini e quelli che lavorano in silenzio tra le pareti del box, ma anche tra quelle degli uffici e della factory a Borgo Panigale.

Chi scrive ha fatto fatica a riprendersi dopo ieri, perché la gioia è talmente grande che le parole si incastravano nella tastiera e non usciranno fluide nemmeno oggi.

Foto da La Stampa

Non sembra ancora vero, eppure lo è.

Ho ancora nitido il ricordo di Valencia 2019 quando la sua Ducati lo disarcionò senza ragione alcuna all’uscita della pit lane impedendogli di partecipare alla gara…

Ho chiara in mente anche quella domenica mattina di Misano 2020 in cui c’erano striscioni in giro per Chivasso pronti ad accogliere la prima vittoria che finì nella ghiaia di Curva 6…

Sembra passato un secolo ed invece è successo tutto nello spazio di poco tempo….

Oggi non è il momento di snocciolare numeri, tanto quelli non servono a nulla, il MONDIALE è di Pecco e della Ducati.

15 lunghissimi anni dal quel successo del Sig. Casey Stoner sul quale nessuno avrebbe scommesso ad inizio 2007. Invece su Pecco Ducati ci ha scommesso ed ha vinto, alla faccia dei contestatori per partito preso.

L’ha messo sotto contratto con la convinzione di un progetto a lungo termine. Gli ha messo nel Box il miglior capotecnico disponibile, quel Gabarrini che il mondiale lo aveva vinto già con Stoner e che poi è stato con lui anche in Honda. Ci ha creduto al punto di mandarlo addirittura in Pramac per “svezzarlo”. E ci ha creduto anche quando cadeva, quando la vittoria di tappa tardava ad arrivare, quando ad inizio anno si faticava.

Foto da Now Magazine

Questa è la dimostrazione che non ci si deve far influenzare dall’esterno, dagli umori della stampa o da quelli dei tifosi che del lavoro quotidiano non conoscono niente.

Un esempio che andrebbe seguito anche da coloro che rappresentano l’Italia a quattro ruote.

Gigi Dall’Igna è l’altro esempio. Arrivato nel 2014 ha impiegato 9 stagioni per riportare quel titolo iridato che mancava. Nove stagioni in cui ha lavorato sodo ma nelle quali non è stato mai contestato o messo in dubbio.

Spesso abbiamo contestato alcune scelte del team nella gestione dei piloti (basta ricordare come è finita con Stoner, Lorenzo, Iannone etc.), ma vedere ieri il clima che c’era con il partente Miller dovrebbe far riflettere. Non sempre le cose sono come appaiono….

Sono un semplice tifoso, ed anche ad un giorno di distanza faccio fatica a tirar fuori le parole senza scivolare nella retorica, non abbiatemene.

Tocca parlare della gara di ieri, quella vinta da Rins…

L’ho seguita sempre in piedi, con lo smartphone che riceveva notifiche ed io che mandavo al diavolo chi stava criticando il modo di correre di Pecco.

Doveva solo restare in piedi, perché Valencia non ha mai portato bene ai nostri e strafare non era e non doveva essere nei piani di ieri.

I soliti “bravi dal divano” auspicavano un modo di correre garibaldino, ma dopo 50 anni non era manco da pensare.

Alcuni auspicavano che un vero campione del mondo deve pure vincere l’ultima gara… ma chi se ne fotte se per farlo devi prenderti dei rischi inutili… Prima il risultato. Perché ieri contava più di ogni altra cosa, e perché Francesco è riuscito a mettersi nelle condizioni di poter “passeggiare” partendo da un -91 che avrebbe fatto mollare chiunque….. Chiunque non si chiami Pecco Bagnaia.

Ducati moto migliore? Evviva che lo sia, perché da che mondo e mondo nello sport dei motori è la combinazione dei due fattori quella che trionfa. Se a taluni non va bene che Bagnaia abbia vinto su una Ducati strepitosa allora cambiasse sport ed andasse a seguire la maratona, il nuoto o qualsiasi altro sport dove il mezzo tecnico è assente.

Ah, gia, c’è ancora da parlare della gara di ieri, quella vinta da Rins con la Suzuki.

La gara di ieri mi è sembrata la 24h di Le Mans, non finiva più…. Mi si è gelato il sangue quando il nostro si è preso proprio con Quartararo ed ha perso un pezzo di carena. Col senno di poi sono felice sia accaduto, perché con un sol colpo Pecco è riuscito a tirare fuori le unghie ma poi anche ritrarle scendendo a miti consigli per portare la Moto sulla linea del traguardo.

La lotta per la vittoria di ieri è passata in secondo piano, ieri il mondo era tutto per Pecco e la Ducati.

L’ha vinta Rins entrato per primo alla prima curva che poi ha resistito alla consueta rimonta di Binder che gli è arrivato negli scarichi. Il giorno in cui in KTM metteranno in ordine anche le qualifiche e le partenze avremo un contendente in più li davanti.

Sul podio anche Jorge Martin autore di una pole monstre al sabato che però poi in gara raccoglie meno di quanto potrebbe.

Fabio Quartararo ha perso ma con l’onore delle armi. Ha lottato, ci ha provato e ce l’ha messa tutta ieri, dimostrando che non sempre vale il detto che “il secondo è il primo degli sconfitti”.

Bastianini ha conquistato quel tanto ambito terzo posto mondiale che negli ultimi tempi aveva fatto venire l’orticaria a tanti. Complice un Aprilia che ha causato il ritiro di Espargaro, Enea si presenta nel box rosso a testa altissima. Un peccato che abbia perso il suo capotecnico Giribuola e che debba cominciare da zero davvero.

Tornando ad Aprilia purtroppo un guasto tecnico ha impedito ad Aleix di finire sul podio mondiale. Un peccato, perché i progressi del team sono stati enormi rispetto al 2021 anche se nel finale sono andati in calando forse per mancanza di esperienza.

Ci sarebbe da parlare di ognuno, ma non può essere questa l’occasione.

Oggi e sino al Qatar 2023 possiamo e dobbiamo festeggiare urlano “GRAZIE PECCO” e “GRAZIE DUCATI”.

 

Salvatore V.

 

Foto in evidenza da Il Fatto Quotidiano

DUCATI E IL REBUS PILOTI 2021

Come nel gioco delle sedie , la fine delle trattative per l’ingaggio dei piloti per la stagione 2021 ha visto la Ducati fare la figura di quello che, finita la  musica, rimane senza una sedia dove sedersi e finisce con le terga sul pavimento.

Hanno provato a ingaggiare i piloti più ambiti del mondiale in scadenza di contratto, ovvero quasi tutti quelli dei top team ad esclusione di Rossi, sul quale, francamente a Borgo Panigale hanno già dato abbastanza…

Dato per scontata (pre coronavirus…) la partenza di Dovizioso e di un Petrucci che poco ha convinto nel 2019 , il rifiuto dei vari Marquez, Vinales, Quartararo fino ad arrivare a Rins hanno costretto il management Ducati a confrontarsi con lo spettro di un 2021 senza un pilota top da far sedere sulla propria moto.

immagine da oasport.it

Una prospettiva piuttosto inquietante per un team che negli ultimi 4 anni ha vinto più GP di Yamaha ed è stato il più ostico avversario della Honda.

Come si è arrivati a questa situazione? A mio parere per tre diversi motivi:

  • il management Ducati si è dovuto confrontare con una riduzione del budget riservato ai piloti a causa dell’abbandono dello sponsor  TIM a partire dal 2018.
  • Il trattamento di Lorenzo da parte dei vertici della Ducati Corse non è stato proprio rassicurante nei confronti dei piloti che pensavano di accasarsi a Borgo Panigale, e prima di lui ci sono stati i “casi” Stoner, Capirossi, Rossi, Melandri…
  • La Ducati, nonostante la “cura Dall’Igna” resta una moto che è difficile da portare alla vittoria e complessa da gestire, come il caso Lorenzo ha insegnato.

Mentre il primo punto può essere più o meno facilmente superabile, dato l’interesse piuttosto concreto per Marquez a cui è stato presumibilmente offerto un contratto adeguato al suo status attuale, gli altri due punti sono elementi dissuasivi che hanno scoraggiato molti di quei piloti che hanno pensato di avere più da perdere invece che guadagnare dall’approdo in Ducati.

Nessun pilota attualmente al vertice della motoGP vuole fare la “fine” di Rossi o Lorenzo che hanno incontrato enormi difficoltà ad adattare il proprio stile di guida alla Desmosedici.

immagine da amotomio.it

A questo si aggiunge il fatto che, storicamente, in Ducati è più importante la moto che il pilota, un pò come succede sull’altra rossa che sta di casa a Maranello e ha due ruote in più. Considerando l’ego (giustamente) ipertrofico di uomini che rischiano andando a 300 km/h su due ruote, il fatto di non essere presi nella giusta considerazione non è certo un fattore attrattivo per chi volesse affrontare la sfida Ducati.

Risultato? Difficoltà a troveare sostituti adeguati a Dovizioso al termine di un ciclo piuttosto lungo in Ducati, un Petrucci che nonostante la vittoria al Mugello ha deluso le aspettative, Bagnaia che ha avuto enormi difficoltà ad adattarsi alla moto nel 2019 e un MIller, veloce, temerario ma incostante in gara e con una spiccata tendenza all’errore.  I piloti del team privato Avintia hanno ancora meno voce in capitolo trattandosi di Rabat e di un Zarco che non ha potuto far vedere se in grado di tornare ad essere un pilota di livello in sella a Ducati.

L’incertezza legata al Coronavirus potrebbe offrire un assist involontario a Ducati portando al rinnovo di Dovizioso almeno per un altro anno (2021 ndr). Per Petrucci la situazione è più complessa perchè il pilota umbro davvero non ha convinto al suo primo anno sulla Desmo ufficiale e  potrebbe vedersi scavalcato da un MIller che, nonostante una certa incostanza di rendimento, è più giovane di 5 anni e con un potenziale superiore.

Ciabatti, direttore sportivo Ducati Corse, ha recentemente dichiarato che nel mirino ci sono tre piloti giovani, Baldassarri, Bastianini e lo spagnolo Martin. E non ha del tutto escluso un eventuale (ma speriamo anche di no…) ritorno di fiamma con Andrea Iannone.

Insomma nulla fa pensare che per il 2021 (o 2022 dato che questo 2020 sarà praticamente nullo) in Ducati arrivi un “pesce grosso” ma che anzi, escluso Dovizioso che rimane una garanzia, gli altri pretendenti alle Desmo che contano non sembrano avere il pedigree di quelli che possono portare la Ducati alla vittoria.

Verrebbe da pensare che ai vertici Ducati non interessi più di tanto vincere di nuovo il titolo in MotoGP quanto alimentare l’idea che Ducati sia una moto non per tutti, “bella e impossibile” e che abbia sempre e comunque un’importanza superiore a qualsiasi pilota la possa guidare.

immagine da cuoredesmo.com

Da un certo punto di vista se lo possono anche permettere: Ducati non ha mai venduto e fatturato come in questo periodo storico,con la V4 Panigale top seller nella categoria delle sportive e un marchio sempre in crescita e di tendenza tra gli appassionati.

D’altronde il dna Ducati piuttosto intransigente è ben radicato, considerando che lo stesso Ing. Preziosi, “padre” della Gp7 iridata, ebbe modo di dichiarare che per chi progetta la moto l’imperativo è raggiungere sempre e comunque il top delle prestazioni e della velocità potenziale della moto, e che la guidabilità della stessa è solo un problema del pilota e non deve essere un cruccio per chi la progetta.

Considerando la situazione attuale, tutto fa supporre che solo l’arrivo di un pilota come l’attuale Marquez potrebbe riportare la Ducati al vertice. Per lo spagnolo sarebbe una bella sfida, vincere con una moto così iconica e che non sia una Honda ma evidentemente qualcosa, oltre al tappeto rosso srotolato da Honda ai suoi piedi, lo ha fatto desistere. Scommettiamo cosa possa essere stato?

*immagine in evidenza da sport.sky.it

Rocco Alessandro