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Rea+Kawasaki= un altro triplete…un altro Mondiale..

Si chiude il Mondiale Superbike 2019 nella maniera più “normale” in cui si sarebbe potuto chiudere.
Johnny Rea porta a casa tre vittorie (totale 88!!!) nella modalità a lui più congeniale e con una facilità addirittura disarmante, senza se e senza ma, senza lasciare a nessun altro la possibilità di illudersi anche soltanto per qualche curva. Le tre gare sono state del tutto simili alla seconda parte di stagione, senza sussulti, senza essere state messe in dubbio. Con questi successi Kawasaki è nuovamente Campione del Mondo Costruttori.

immagine tratta dal sito worldsbk.com

Eppure alla vigilia si parlava di pista favorevole a Ducati complici il suo motorone ed il suo allungo. In effetti sul rettilineo la differenza rispetto agli altri era impressionante, ma per completare un giro su se stessi e ritornare sul rettilineo sono necessarie quelle curve in cui la rossa si perde….
Riempire righe tessendo le lodi del binomio Rea/Kawasaki sarebbe ridondante e stucchevole. La realtà dei fatti? Sono stati semplicemente più bravi di tutti e superiori a chiunque nel complesso della stagione. COMPLIMENTI!
Ducati ha portato a casa due secondi posti con Davies ed uno con Bautista ma non ha mai dato l’impressione di potersi avvicinare allo scarico del cannibale. In gara 1 il gallese è stato autore di una bella rimonta causa qualifiche disastrose. Per qualche istante è parso potesse riportarsi su Rea che, appena capito l’antifona, ha aperto la manetta del gas ricacciando la Ducati a distanza di sicurezza e dimostrando che stava semplicemente amministrando.
Pochi spunti e pochissimo spettacolo vero. Tra gli outsider abbiamo finalmente assistito ad un weekend decoroso di Lowes che pare aver compreso che finendo le gare se ne trae un beneficio. Ha agguantato il terzo posto nel mondiale che tutto sommato è un ottimo risultato.
Ragzatliogu (ho imparato a scriverlo) è stato meno brillante del solito: ha anche saltato la Superpole Race per un problema tecnico.
Scorrendo gli ordini di arrivo mi scende la tristezza. Tutti gli altri paiono comparse necessarie a rinfoltire il numero di partecipanti piuttosto che avere reali possibilità di ben figurare. E’ sconsolante vedere che un Campionato così storico, bello ed appassionante in passato sia ridotto ad essere l’ombra di se stesso. Ricordo quando c’erano 5 moto diverse a combattersi le gare, quando le lotte erano un corpo a corpo continuo ad ogni giro. Urgono soluzioni regolamentari per ridare verve, e magari anche una revisione del format perché seguire le tre gare è diventato complesso.
Il prossimo anno arriverà la tanto attesa nuova Honda. Ci si attende lo step di Bmw, il passettino in avanti di Yamaha e la riscossa di Ducati. Le aspettative sono tante ma quante se ne riusciranno a realizzare?
Staremo a vedere. Intanto grazie a tutti quelli che ci hanno seguito nel 2019, con la speranza di avere un 2020 ricco di spunti nuovi che possano permettere a chi scrive di essere più fantasioso e meno monotono come il campionato stesso.
Alla prossima stagione.

Salvatore Valerioti.

Immagine in evidenza tratta dal sito crash.net

Rea fa 85 in Argentina

Va in archivio anche l’appuntamento argentino del mondiale Superbike che ormai deve solo assegnare il titolo costruttori.
I risultati rispecchiano l’andamento di questo campionato:
Bautista dominatore dell’inizio evento ovvero la gara del sabato;
Rea protagonista assoluto delle due gare della domenica praticamente senza rivali con Alvaro in difficoltà;
Piccolo sprazzo per Davies per gara 2 di domenica tutto sommato bella da parte sua;
Yamaha a giocarsi le posizioni di rincalzo con un consistente Van Der Mark regolarmente davanti al suo compagno Lowes mentre le due “satellite” di Melandri e Cortese affondate nelle retrovie;
Sempre ottimo e combattivo Ragzatliogu autore di tre podi con una moto “indipendente”;
Sparite le Bmw e mai comparse le Honda.
Quindi tutto come da copione nonostante le aspettative di vedere qualcosa di diverso una volta chiusi i giochi mondiali.
Ma andiamo per ordine cominciando dalla gara del sabato che ha visto, meglio dire NON ha visto partire ben sei moto di una griglia abbastanza scarna già di suo. Davies, Laverty, Melandri, Cortese, Camier e Kyonari non hanno preso il via in quanto hanno giudicato pericolose le condizioni della pista. In effetti il tracciato era sporco fuori traiettoria ed i piloti hanno portato a termine una gara con un ritmo mediamente più lento di quasi 3 secondi a giro con punte di addirittura quattro….. Probabilmente, ribadisco probabilmente, avranno avuto ragione gli assenti. Sicuramente, ribadisco sicuramente, al sabato non è caduto nessuno dei partenti, quindi forse si è trattato di un esagerazione per coloro che hanno parlato addirittura di mancanza di requisiti per l’omologazione. Lungi dal dover giudicare per chi scrive comodamente da una scrivania, però mi sovvengono un paio di riflessioni.
1.Se il motivo dello “sciopero” è stata la mancanza di grip allora si dovrebbero anche abolire tutte le gare corse sul bagnato o semplicemente sull’umido.
2.Se il motivo dello “sciopero” era una carenza nelle infrastrutture come le vie di fuga o l’organizzazione dei soccorsi allora non si sarebbero dovuti schierare neanche la domenica quando la pista è diventata più veloce complice il calo delle temperature di aria ed asfalto.
Lo svolgimento della gara del sabato è stata la replica delle gare di inizio stagione quando Bautista si involava senza rivali dopo qualche piccola schermaglia iniziale con Rea. Il tutto faceva pensare ad una domenica tutto sommato semplice per Ducati che ancora spera nel mondiale Costruttori.
Invece il “cannibale” è salito in cattedra domenica, dominando entrambe le gare in modo apparentemente semplice. In gara 2 Bautista è apparso in terribile difficoltà con la gomma posteriore che l’ha mollato presto impedendogli di entrare nelle curve alla sua maniera e costringendolo ad una gara in difesa con una guida sulle uova sempre impacciato ad ogni ingresso curva e con una moto che si impennava una volta riaperto il gas. Il suo compagno di team è apparso molto più a suo agio e per qualche giro ha pur dato l’impressione di averne per andare a recuperare il fuggitivo Rea che, appena capito il pericolo, ha alzato il ritmo tenendo tranquillamente a debita distanza Davies.
Il podio è stato completato al terzo posto in tutte e tre le gare da Toprack il turco volante che con la sua moto clienti ha staccato il resto dei piloti, primo tra tutti Haslam sulla stessa Kawa di rea che appare sempre più un pesce fuori dall’acqua in questo campionato. Per lui si parla di un ritorno nel BSB e verrà sostituito da Lowes che quest’anno ha preso regolarmente paga dal compagno di marca quando questo era almeno all’80% delle sue possibilità dopo l’infortunio.
Il campionato è arrivato ormai all’ultimo appuntamento che si svolgerà in Qatar nel weekend del 24-26 ottobre. La Ducati è ancora in corsa per il titolo costruttori che manca a Bologna dal 2011, ovvero dai tempi di Carlos Checa e del team Althea. La pista potrebbe essere favorevole con il suo lungo rettilineo del traguardo e soprattutto perché conosciuta benissimo da Bautista che ci ha corso per anni in Motogp. Ma per centrare tale risultato servirà anche un Davies nelle condizioni migliori, altrimenti il digiuno iridato raggiungerà vette di durata inimmaginabili per la casa motociclistica che da questa categoria ha tratto buona parte del suo prestigio ed ha fatto la storia dello stesso.
Ci vediamo in Qatar.

Salvatore Valerioti

Immagine in evidenza tratta da motoblog.it

Cinque Volte Rea

Finalmente Toprak.

E’ sempre bello commentare il momento in cui un pilota rompe il ghiaccio con una vittoria mondiale e il turco lo ha fatto alla grande in terra di Francia.
Ha fatto tutto lui, vincendo gara 1 del sabato e la sprint della domenica mattina, portando un team non ufficiale (Puccetti) a quella vittoria che mancava da tanto tempo.
Poco importa delle circostanze favorevoli e del braccino di Rea con occhio al Campionato. Una vittoria è una vittoria e resta segnata negli annali come tale, a maggior ragione se la replichi il giorno dopo.

Non pago ha deciso anche di staccare la spina a questo mondiale e di incoronare Rea stendendo Bautista in Gara 2, permettendo a tutti di mettere la parola fine allo strazio di assistere ad un Campionato che a giugno era già praticamente nella bacheca di Borgo Panigale.
Perciò onore a Toprak (non scrivo il cognome perché lo sbaglio tutte le volte) a Rea ed alla Kawasaki che hanno colorato di verde anche l’annata 2019.

Immagine tratta dal sito motorsport.com

Rea RE per la quinta volta consecutiva, con merito e con la forza di non essersi arreso quando nei primi mesi stava subendo un cappotto storico dal binomio Bautista/Panigale V4.
Ed alla fine anche in SBK rivince lo stesso pacchetto. Come in Formula Uno, come in MotoGP, come negli ultimi anni nel campionato WRC. A questo punto il ragionamento scivola via facilmente: se questi sodalizi continuano a dominare pur essendocene altri all’interno dello stesso team, con il nome di un altro pilota, il risultato finale è che continua a vincere l’uomo e non la macchina….

Mi perdonerete il volo pindarico per arrivare al nocciolo della questione.
Quel pacchetto migliore ad inizio anno era composto da Alvaro in sella alla rossa italiana, ma con un eccessivo sbilanciamento verso il fattore umano. Quando da queste pagine predicavo l’importanza di Bautista nelle vittorie Ducati taluni storcevano il naso, confidando in una moto che sembrava superiore ma che gli altri non riuscivano a far andare. Poi venne la vittoria di Davies in America a confermare regole ma soprattutto eccezioni.

Sul mondiale 2019 pesano delle colpe enormi sia di Alvaro che del team che non è riuscito a migliorare la sua moto e che NON ha gestito i rapporti con l’unico in grado di far andare quel missile dannatamente difficile da dominare una volta messo in pista. Il codazzo degli stracci che stanno volando in pubblico in questi giorni è la degna conclusione di una malgestione che è ormai diventata un abitudine dalle parti di Bologna.
L’anno prossimo si ricomincerà da Scott Redding con tutte le incognite del caso. Al suo fianco Aligi Deganello potrebbe essere un aiuto enorme viste le sue competenze. Ma partiranno svantaggiati, senza dati validi del 2019 in cui nè l’uno e né l’altro hanno avuto l’opportunità di conoscere la Panigale.

Immagine tratta dal sito moto.it

A discorsi ormai chiusi una nota di merito è giusto darla a Van Der Mark che dopo l’infortunio sta ritornando competitivo come la Yamaha: le sue gare sono un buon viatico anche per Razgatliogu che l’anno prossimo sarà suo compagno di squadra.
Piccoli sprazzi anche da parte di Tom Sykes.
Nel 2020 ci sarà un rimescolamento di carte: il turco su una Yamaha, Bautista sulla nuova Honda, Redding sulla V4 e Tom sulla BMW tutti a cercare di battere l’imperatore degli ultimi anni. Qualcuno ci riuscirà giocoforza, presto o tardi… Chi sarà?

PS. Non so voi, ma io mi sono stufato di tutte le scenette di festeggiamenti a fine gara o fine Mondiale.
Il papillon, la giacca sulla tuta, il green carpet mi infastidiscono. Il mio riferimento non è solo per il povero Rea, ma per chiunque abbia cercato di imitare chi le ha inventate.. Capisco magliette e livree celebrative con qualche bandiera (vedi lo scorso anno Bagnaia) ma oltre a ciò faccio fatica ad andare..

Ve li immaginate Kevin Scwhantz, Carl Fogarty, Wayne Rainey o Troy Bayliss conciarsi così?
Io no.
Grazie a tutti.

Salvatore Valerioti

immagine in evidenza tratta dal sito moto.it

TOTAL 24h Spa-Francorchamps

L’edizione 2019 della 24 Ore di Spa-Francorchamps si presenta con il record di vetture iscritte, ben 72 divise in 4 classi: Pro, Silver, Pro-Am, Am. Questo boom di partenti è certamente propiziato dalle numerose vetture impegnate nell’Intercontinental GT Challenge. Ci sono infatti vetture non presenti nella griglia full-season, come le BMW M6, le Nissan, alcune Ferrari e Mercedes.

Metà dell’intera griglia (36 auto) se la giocherà in categoria Pro per la vittoria assoluta. Realisticamente ci sono alcuni equipaggi un gradino sotto i migliori, però ne rimangono una dozzina di livello veramente top  e non si sa veramente su chi scommettere.

Inutile dire che una 24 ore così non si vince con la sola velocità, ma ci vuole costanza, affidabilità, ottimi pit-stop ed un pizzico di fortuna per far quadrare il cerchio.

Passiamo in rassegna i principali team per ogni marchio.

ASTON MARTIN: La casa britannica affronta per la prima volta una 24 ore con la nuova Vantage GT3 affidata ai team R-Motorsport e Garage 59. Ovviamente è difficile pensare che fili tutto liscio al primo tentativo, però i team sono ben attrezzati e gli equipaggi molto veloci. In classe Pro ci sono le 2 Vantage grigie di R-Motorsport e una del Garage 59; tutte possono contare nella line-up di un pilota ufficiale AMR, il che è una garanzia notevole.

AUDI: Il marchio dei quattro anelli prova l’assalto alla vittoria assoluta con ben 6 vetture tra i Pro, soprattutto tre di queste supportate in modo ufficiale. Le auto più accreditate sono certamente la #1 in cui è presente un terzetto top come Rast-Frinjs-Muller, tutti piloti ufficiali DTM. Anche la #2 con Dries Vanthoor è decisamente da tenere d’occhio. Oltre a queste entries del team WRT, c’è anche la #25 del Sainteloc Racing guidata da piloti ufficiali. Vincere la 24 Ore del Nurburgring di solito ha portato bene alla casa, visto che è riuscita a bissare i successi nel 2012, 2014 e 2017. Chissà stavolta….

BENTLEY: Nell’anno del centenario, la casa di Crewe dichiara esplicitamente le sue aspirazioni di gloria portando addirittura 4 Continental GT3 factory gestite da M-Sport. Per l’occasione sono state preparate delle livree celebrative molto suggestive. Negli ultimi anni la Bentley si è sempre presentata a Spa con un pacchetto molto consistente, però qualche sfortuna e qualche problemino hanno sempre vanificato i sogni di vittoria. Quest’anno si spera che almeno una delle 4 auto non abbia nessun tipo di intoppo per essere veramente in lizza per la vittoria. Qualche dubbio rimane sulle line-up scelte per le due vetture addizionali, che non sembrano all’altezza dei migliori di categoria.

BMW: Pur non avendo nessuna vettura full-season nel Blancpain, la casa bavarese corre a Spa per competere nell’IGTC e ovviamente difendere la vittoria del 2018. Le vetture in classe Pro saranno solamente due: la #34 del Walkenhorst vincitrice l’anno scorso e la #42 del team Schnitzer con al volante 3 piloti ufficiali BMW.  La M6 GT3 ha già vinto due volte questa gara e sembra proprio una macchina che si sposa a meraviglia con il circuito belga, resta da vedere come andrà questa volta.

FERRARI: La casa di Maranello concorre anch’essa per l’ IGTC dopo aver vinto l’ultima tappa a Laguna Seca. L’assalto alla classe Pro è affidato a tre 488 GT3 di tre team differenti. C’è ovviamente la #72 dell’SMP Racing vittoriosa a Silverstone; la #227 di HubAuto Corsa che ha vinto la tappa a Laguna Seca, e la #50 di AF Corse con una line-up ufficiale a dir poco top, infatti sono i piloti del WEC Pierguidi-Calado-Bird. Per la Ferrari sarebbe un’annata storica se riuscisse a vincere anche Spa dopo aver trionfato il mese scorso a Le Mans.

HONDA: Il Team Motul Honda iscrive una NSX GT3 Evo in classe Pro per partecipare all’IGTC come già successo a Laguna Seca. Dopo l’esperienza dell’anno passato si è deciso quindi di entrare fra i grandi e lottare al massimo livello. L’ equipaggio è di tutto rispetto con Farnbacher-Baguette-Van der Zande, per cui ci si possono aspettare belle soddisfazioni per la Honda.

LAMBORGHINI: Giorgio Sanna (manager di Squadra Corse) ha ribadito più volte che l’obiettivo grosso è Spa, soprattutto dopo aver vinto Daytona e Sebring. Per la missione di quest’anno sono schierate 3 Huracan GT3 Evo affidate ai team Grasser e Orange FFF. Ovviamente il roster dei piloti vede tutto il vivaio di factory driver Lamborghini, come Bortolotti, Caldarelli, Lind, Venturini…. Fino ad ora la Huracan ha raccolto solo qualche vittoria nelle gare di 3 ore del Blancpain, mentre a Spa e sempre rimasta fuori dai giochi abbastanza presto, a causa di incidenti o problemi tecnici. Questo potrebbe essere l’anno della maturità.

LEXUS: Purtroppo la Lexus sarà rappresentata da una sola RC-F in classe Am del team 3-GT Racing. Infatti dopo l’uscita di scena del team Emil Frey nessuna squadra ha più schierato le auto giapponesi in top class.

MERCEDES: La casa della Stella è come sempre una delle principali protagoniste di questa gara, che sembra una chimera per la AMG GT3; infatti dopo la controversa edizione 2016 non è più riuscita a lottare veramente fino alla fine. Il successo inizia a mancare da troppi anni (2013) secondo i tedeschi, per cui ben 6 Mercedes corrono in classe Pro, di cui 4 supportate ufficialmente da AMG Performance. Gli equipaggi da seguire in modo particolare sono: la #4 del team Black Falcon con il trio full season Engel-Stolz-Buurman, la #88 del team AKKA con il veloce italiano Marciello e la #999 del team GuppeM impegnata in tutto l’Intercontinental GT Challege, guidata da Buhk-Gotz-Schiller. Alcune AMG GT3 avranno, come gli ultimi anni, delle particolari livree a tema manga giapponese come quella del Goodsmile Racing.

NISSAN: Nel 2019 non è presente nessuna GT-R nel Blancpain GT, ma per la 24 Ore di Spa, che è parte IGTC, la squadra di Hong Kong KCMG porta in pista le sue due vetture come fatto negli altri appuntamenti di questa stagione. Purtroppo sono le sole Nissan al via, dopo che il RJN ha cessato l’attività.

PORSCHE: A Stoccarda fanno sul serio quest’anno con un importante incremento di vetture. Infatti sono addirittura 6 le Porsche 911 GT3 R in lotta per la vittoria. La presenza più imponente è rappresentata dal Rowe Racing con tre vetture dalle line-up all factory Porsche, in particolare sulla #998 ci sono Makowiecki-Pilet-Tandy. Saranno dei giochi anche le auto del GPX Racing e del team Bernhard 75 che possono contare su piloti factory di primissimo livello. Da tenere d’occhio inoltre la #54 della Dynamic Motorsport già vincitrice quest’anno a Monza. Di sicuro la Porsche lancia la sfida a Spa per riconquistare un successo che ormai manca dal 2003.

 

In pista ci sarà anche un piccolo “intruso”, un insetto per la verità. Per i 50 anni dalla prima apparizione di Herbie e per raccogliere fondi a scopo benefico correrà con le GT3 una vettura allestita per assomigliare al celebre Maggiolino #53. Il colpo d’occhio è notevole e il risultato è d’effetto….in realtà sotto la veste si riconosce la forma Porsche, per l’esattezza una Porsche Cup MR. Al volante di questa macchina molto speciale si alterneranno 4 piloti belga cercando di portarla in sicurezza al traguardo senza creare problemi alle altre vetture in gara.

 

ORARI: (nella giornata di Giovedì si svolgeranno libere e qualifiche)

-Venerdì 26 Luglio h. 19: Super-Pole

-Sabato 27 Luglio h. 16.30: Partenza 24 ore

 

LINK UTILI

ENTRY LIST: https://www.blancpain-gt-series.com/entry-list?filter_meeting_id=113

LIVE STREAM/TIMING: https://www.blancpain-gt-series.com/watch-live

 

Subito dopo le qualifiche della F1 mi raccomando…non mollate il motorsport che parte una delle gare dell’anno.

Buon divertimento!!

Aury

 

WSBK 2019- Round Misano Rea batte Bautista 2 a 1

Il commento al weekend romagnolo non può che cominciare con una menzione d’onore per l’eroe di giornata Toprak Razgatliogu. Oggi ha dato valore assoluto al prezzo del biglietto ed al tempo trascorso di fronte alla Tv. E’ stato autore di una gara sublime ed è senza ombra di dubbio MVP dell’intero weekend. La vittoria in gara due sarebbe stata strameritata solo per il modo in cui il turco intraversava la sua Kawasaki privata all’entrata della curva del Tramonto, facendoci credere di essere in gara con una supermotard piuttosto che con una maximoto da pista. Fantastiche le sue staccate a ruota posteriore alzata a pochi centimetri da un Rea che si è dovuto sudare la vittoria più di quanto lui stesso potesse immaginare. Il turco ha pelo da vendere e ne risentiremo parlare spesso. Oggi mi ha ricordato un tale Noriyuki Haga.

Il weekend ha premiato Rea che si è portato a casa le due vittorie nelle gare principali contro un Bautista che ha vinto solo la Superpole race.
Il bottino finale dei punti è ampiamente a favore del britannico che, seppur caduto al Tramonto nella gara sprint della domenica mattina, è riuscito a perdere pochissimo tempo finendo comunque quinto. Alvaro ha invece pagato carissima la distrazione avuta in gara due: ha perso l’anteriore all’inizio del secondo giro in una curva lenta a destra esattamente come a Jerez, ed ha perso tanto tempo al punto che la sua successiva rimonta è stata avara di posizioni e punti mondiali.
Sul bagnato del sabato abbiamo assistito al primo podio BMW/Sykes ed ad una bella gara del rientrante Baz (quarto) sulla Yamaha dell’altro rientrante team Ten Kate.
La Superpole race non ha avuto storia con un Bautista imperioso sul gradino più alto del podio completato dalla Yamaha di Lowes e dalla Kawasaki di Haslam che ha superato all’ultimo giro Tom Sykes, piantato in asso dalla sua Bmw mentre stava replicando il podio del giorno prima.

Event Participant during RedBull Yanmala in Ankara, Turkey on October 25th, 2014

(Immagine tratta da redbull.com)

Gara due di domenica ha visto quindi la grande battaglia portata in pista da un Razgatlioglu che ha venduto carissima la sua pelle ad un Rea che si è trovato in casa un rivale inaspettato e sconosciuto nel corpo a corpo. Purtroppo il turco non è riuscito nell’impresa totale ma ha raggiunto un secondo posto con la Kawa di Puccetti che vale la vittoria tra gli indipendenti più bella che potesse immaginare.
L’analisi globale del fine settimana romagnolo porta a delle considerazioni generali sulla Panigale V4: la moto è competitiva solo nelle mani di Bautista. Kawasaki e Yamaha sono globalmente più equilibrate. Seppur anche loro vittoriose con un solo pilota, ovvero Rea per Kawa e Van Der Mark per Yamaha, in gara si comportano mediamente meglio stando costantemente davanti al resto delle Ducati al netto di cadute. Né Davies, né il buon Pirro oggi, né gli altri piloti danno l’impressione di poter combattere con i rivali giapponesi. La stessa bellissima gara di Rinaldi con la V4 del team Barni è stata resa tale dall’assenza dell’olandese e dalle cadute di Bautista, Cortese e Melandri.
A Borgo Panigale dovranno porre rimedio quanto prima. Alvaro guida in maniera eccelsa, con linee diverse da chiunque altro, ma un costruttore come Ducati non può permettersi di mettere in pista una moto che possa essere sfruttata da un solo pilota. Storicamente Ducati non è mai stata così ed urge trovare a breve le soluzioni necessarie per renderla più sfruttabile per gli altri piloti. Davies (in ormai in evidente stato confusionale) non è in grado di stare vicino ai primi né in prova né in gara anche quando le cose gli vanno lisce e non incappa in problemi. Rumors parlano già di punti di vista differenti in merito al rinnovo delle spagnolo che comunque ha ancora ambizioni in MotoGP. Non avere più i servizi di Alvaro per il 2020 e contemporaneamente neanche una moto “fruibile” da tutti è un potenziale pericolo dietro l’angolo.
Il Mondiale si è quindi riaperto con i due di testa separati da soli sedici punti, che restano un inezia considerata la superiorità mostrata sinora dallo spagnolo al netto delle due distrazioni avute. Pensare di complicare la situazione con discorsi di mercato potrebbe portare a perdere un mondiale che sembrava già vinto a mani basse dopo il filotto record di vittorie ad inizio stagione.
Alla prossima.

Salvatore Valerioti

immagine in evidenza tratta dal sito worldsbk.com