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FORMULA 1 2018 ROLEX AUSTRALIAN GRAND PRIX

Ciao Ringers! Benvenuti a questa inedita, per quanto riguarda le modalità, preview del Gran Premio d’Australia, prima gara della stagione di F1 2018. La mancata presenza di “inviati” a Barcellona per la sessione di test ha reso necessaria un’analisi virtuale delle prestazioni, sempre più di moda nel Circus iridato. Per prima cosa si parlerà quindi delle due settimane trascorse dai team al Montmelò, nel tentativo di riuscire a sviluppare una riflessione più possibile completa sulle attività svolte dalle squadre e sulle gerarchie che ci potremo aspettare in Australia. Al termine dell’articolo la consueta griglia di partenza prevista sulla base delle considerazioni che sono state sviluppate.

Premessa

Come detto per i test del 2016 e del 2017, ciò che segue è frutto di riflessioni ed impressioni di due appassionati non addetti ai lavori, le previsioni che seguono non devono assolutamente considerarsi oracolari, anzi sono un buon pretesto per aprire una discussione in cui come sempre la parola di ognuno ha la stessa valenza di quella di chiunque altro nel Bring. Per i vaticini le pagine web, i giornali, le trasmissioni tv (e qualsiasi altro canale comunicativo vi venga in mente) si sprecano in quantità, quindi se volete avere sapete benissimo dove cercare.

Buona lettura da Braccio e Chris (in rigoroso ordine alfabetico)!

Condizioni al contorno

Prima di passare alla valutazione del comportamento delle vetture in pista, è opportuno tenere in considerazione tre fattori esterni ai team ma fondamentali per le prestazioni mostrate nelle due settimane di test al Circuit de Catalunya.

  1. Meteo
  2. Asfalto
  3. Pneumatici

1)  La prima settimana di prove è stata quasi del tutto inutile a causa delle condizioni ambientali decisamente sfavorevoli. Pur se si tralasciano le due giornate di pioggia (e neve!) avute nella parte centrale della prima sessione, anche il primo e l’ultimo giorno sono stati decisamente poco probanti per valutare le qualità ed i difetti delle vetture. Le temperature prossime agli 0°C non hanno permesso di far lavorare gli pneumatici in situazioni simili a quelle che si vedranno solitamente durante il campionato e per le quali la Pirelli dovrebbe aver sviluppato il progetto. Ogni riflessione più precisa è quindi da riferire alla seconda settimana di test, nella quale il clima è stato decisamente più mite e si è potuto girare con temperature della pista superiori ai 20°C.

2) Rispetto alla gara di maggio 2017 il circuito è stato riasfaltato, soprattutto per eliminare gli avvallamenti nelle zone di frenata, molto fastidiose per il motomondiale. Questa modifica comporta principalmente la mancanza di un riferimento con il quale confrontare seriamente le prestazioni degli scorsi anni, sia dal punto di vista dei tempi sul giro, sia per il fattore pneumatici e relativo consumo. Secondo i dati forniti dalla Pirelli si può stimare in 4 decimi il vantaggio dato dal nuovo asfalto, sicuramente con un effetto conseguente di aumento di usura degli pneumatici.

3) Pirelli ha introdotto quest’anno ulteriori due mescole alla già ricca gamma di gomme slick utilizzabili durante il campionato. Alle già note US, SS, S, M, H sono state aggiunte la Hypersoft (HS) a banda rosa e la Superhard (SH) a banda arancione (la Hard avrà colorazione celeste). Secondo i dati forniti ci sarà inoltre uno scivolamento di tutte le mescole verso una maggior morbidezza, per cui in teoria la Superhard di quest’anno corrisponderà alla Hard dello scorso anno e così via, fino alla Ultrasoft che già per queste modifiche dovrebbe essere una ipotetica Hypersoft della passata stagione. L’obiettivo è quello di introdurre una maggior variabilità di strategie nell’arco della gara, con almeno due pit stop su ogni circuito. Certamente questo è un elemento da tenere in considerazione per qualsiasi analisi prestazionale. Da valutare infine la finestra di utilizzo delle mescole: le gomme Soft e Hard sono di consueto delle “high working range”, mentre le Ultrasoft, Supersoft e Medium sono “low working range”. Per quanto riguarda i nuovi compound introdotti, le Hypersoft dovrebbero avere una finestra di utilizzo attestata sulle basse temperature, mentre le Superhard sulle alte.

Analisi del comportamento delle vetture lungo la pista

Percorriamo un giro virtuale del Circuit de Catalunya per valutare i punti di forza e di debolezza delle nuove F1 in ogni tratto del circuito su cui si sono svolti i test. A differenza degli ultimi due anni, l’analisi qui riportata si basa solo su video trovati in rete e quindi sarà certamente più limitata e meno attendibile di quelle effettuate nelle passate stagioni; inoltre la descrizione non riporta il confronto fra i team tratto per tratto, ma viene analizzato il comportamento lungo il tracciato di ogni vettura in ordine di classifica del Campionato Costruttori 2017.

Si riporta innanzitutto il layout del circuito di Barcellona con l’indicazione delle curve, così da rendere più immediata l’individuazione dei tratti analizzati.

Mercedes

Il team campione del mondo in carica e dominatore dell’era ibrida ha messo in pista una monoposto che, vista in azione, lascia stupiti per l’estrema guidabilità, la facilità di inserimento in curva e la trazione in uscita. In realtà c’è ben poco da dire sulla W09 Hybrid, praticamente perfetta in ogni settore del tracciato catalano; in particolare salta all’occhio la differenza rispetto al comportamento che, nei test del 2017, la monoposto aveva nel terzo settore. I continui ed evidenti problemi di trazione sono ormai un vecchio ricordo, i piloti non devono compiere correzioni sul volante e l’uscita dalle curve è sempre molto “facile”. A questo contribuisce certamente l’ottima erogazione della PU, che come l’anno scorso, sembrerebbe essere una spanna sopra alle altre. Non manca neppure agilità nella stretta chicane prima dell’ultima curva, dalla quale i piloti possono uscire in modo ottimale verso il rettilineo dei box. Se a queste caratteristiche si aggiungono i soliti pregi già mostrati (e forse ulteriormente incrementati) negli altri tratti della pista pare evidente che anche quest’anno in Mercedes hanno realizzato la macchina da battere. Praticamente la W09 è effettivamente una W08 rivista per correggerne i pochi punti deboli e potenziarne i tanti elementi di forza.

Ferrari

La monoposto di Maranello sembra attualmente, nel comportamento, la Mercedes dei test del 2017. Certamente la decisione di allungare il passo ha comportato la necessità di rivedere e perfezionare certi equilibri, specialmente al posteriore; la vettura sembra soffrire di un cronico sovrasterzo, proprio come la W08 Hybrid a inizio stagione 2017. Questo comportamento è visibile in ingresso curva 1, dove spesso i piloti si sono trovati a correggere per evitare il testacoda, ma anche nel terzo settore, in uscita in particolare dal tornante (curva 10) e dalla chicane che immette sul rettilineo principale. C’è da dire che, almeno apparentemente, le difficoltà mostrate da questa Ferrari sono inferiori a quelle palesate l’anno scorso dai campioni del mondo; nel resto del circuito la SF71-H ha lo stesso comportamento del modello precedente, con grande stabilità in percorrenza nelle curve veloci. A differenza della Mercedes si nota un maggior rollio, specialmente nei passaggi da curva 3 a curva 5, segno forse di un assetto più gentile sulle gomme che potrebbe anche spiegare la difficoltà di mandarle in temperatura nei primi giorni di test. Di tutto rispetto è il confronto con Mercedes nel settore centrale, da curva 4 a curva 9, mentre sembrerebbe che nella chicane prima dei box la Freccia d’Argento sia più agile, a confermare le difficoltà di inserimento date un posteriore troppo “ballerino”.

Red Bull

La monoposto progettata dai tecnici guidati da Adrian Newey sicuramente ha iniziato la stagione con un livello di competitività diverso rispetto a quello del 2017. E’ molto più difficile individuare delle debolezze rispetto ai due team dominanti della scorsa stagione; il punto di forza di questa vettura è sicuramente la velocità di percorrenza delle curve ad ampio raggio, nelle quali i piloti si possono permettere di tracciare traiettorie più strette rispetto a Mercedes e Ferrari; eclatante in questo senso è la lunga curva 3, percorsa tutta vicino al cordolo interno, ma anche curva 4, nella quale la RB14 mostra un ottimo comportamento sia in ingresso che in percorrenza ed in uscita, certamente molto migliore rispetto a ciò che permetteva la RB13 nei test di inizio 2017. Assolutamente di livello anche l’approccio alla curva 9, nella quale sembrerebbe che la vettura di Milton Keynes sia più efficace di Mercedes e Ferrari, specialmente per quanto riguarda la velocità nel punto di corda. Colpisce molto l’estrema guidabilità e reattività, specialmente nel cambio di direzione fra le curve 1 e 2, così come fra la 7 e la 8 e nella chicane 14-15 che precede l’ingresso in pit lane. A fare da contraltare a quest’ultima caratteristica sicuramente c’è un comportamento un po’ nervoso nei cambi di direzione; la vettura sembra non estremamente prevedibile, per cui quando i piloti riescono a sfruttarla al massimo permette un’ottima prestazione, ma probabilmente in ottica gara non sarà facile gestire al meglio gli pneumatici e garantire costanza di passo in presenza di questo caratteristico nervosismo nei cambi di direzione.

Force India

Il team indiano sembra aver messo in pista anche per questa stagione un’ottima vettura. Colpisce in particolar modo il lavoro per quanto riguarda l’aerodinamica, che garantisce un carico tale da non sfigurare nella percorrenza delle curve veloci (3,4,9) sia per quanto riguarda la velocità all’ingresso, al punto di corda ed all’uscita. La traiettoria riesce sempre ad essere molto stretta nonostante il lavoro sia stato svolto, in modo poco appariscente, quasi sempre con mescole M e S; pur con queste scelte di pneumatici la vettura non mostra instabilità, neppure nel terzo settore, dove la notevole coppia della PU Mercedes necessita certamente di un posteriore stabile per percorrere al meglio la lunga curva 12 ed avere una buona uscita dalla chicane che precede l’ultima curva. Si nota soltanto una leggera instabilità nel posteriore (con gomma M), in ingresso di curva 4, decisamente un tratto difficile che divide i tre top team da tutti gli altri. Nel complesso sembra che anche quest’anno, nonostante i noti problemi del team, Ocon e Perez potranno battagliare per le posizioni della top ten.

Williams

La monoposto realizzata a Grove evidenzia già nel primo tratto una certa mancanza di carico aerodinamico. Le linee seguite nella successione di curve 1-2-3 sono larghe e percorse a velocità non paragonabili con quelle dei migliori. L’inserimento in curva è a volte critico, specialmente nella insidiosa curva 4 al termine del primo settore. L’uscita dalla sequenza 7-8 è molto larga nel breve allungo che precede la veloce piega a destra in salita (curva 9). Qui la percorrenza non è certamente delle migliori, l’uscita è molto larga, i piloti sono costretti a sfruttare tutto il cordolo sconnesso all’esterno della pista. Nel terzo settore si evidenziano i principali difetti della vettura, ormai consueti da qualche anno: la percorrenza e la trazione in uscita sono carenti in curva 12, mentre il cambio di direzione all’interno della chicane 14-15 è lento, con difficoltà nello scaricare a terra la coppia della PU Mercedes verso la 16 che immette sul rettilineo di partenza. Certamente la vettura continua ad avere quella filosofia a basso carico aerodinamico, che più realisticamente è una condizione data da carenze in fase di progettazione più che una caratteristica ricercata; se si analizza il trend dal 2014 ad oggi certamente è evidente che questa peculiarità non sta certo facendo la fortuna del team, spinto nelle zone alte della classifica, nel primo anno ibrido, solo dalla PU Mercedes.

Renault

Lungo il circuito del Montmelò la vettura francese si mostra nervosa in diversi tratti e le zone critiche risultano essere molteplici; l’uscita dalla curva 2, dove è importante riuscire ad andare facilmente sull’acceleratore per lanciarsi verso la curva 3, non è mai delle migliori, con il retrotreno che si muove molto; la curva 9, che dovrebbe essere percorsa nel modo più pulito possibile, per riuscire ad avere tanta velocità in percorrenza, evidenzia la necessità ripetuta di correggere un fastidiosissimo sovrasterzo nel punto di corda che inevitabilmente allarga la traiettoria verso il cordolo esterno; in questo tratto si nota inoltre che il carico complessivo di cui dispone la vettura francese non permette velocità a centro curva pari a quelle dei team migliori, con l’aggravante della necessità di lasciar scivolare completamente sul cordolo esterno la macchina per evitare l’instabilità al posteriore già citata. Nel terzo settore si mostrano maggiormente i limiti del progetto della Casa della losanga, infatti quando i due piloti hanno provato a spingere, specialmente in curva 12, si vede che il posteriore non riesce a ruotare in modo stabile, così da indirizzare la vettura verso l’uscita con la massima velocità. La piega a destra in discesa, che precede l’ultima chicane, è un po’ impacciato, così come risulta lento ed instabile il cambio di direzione nella variante. Sicuramente i maggiori problemi derivano dall’instabilità del posteriore, specialmente in ingresso ed a centro curva, che sono certamente il comportamento meno gradito dai piloti.

Toro Rosso

La nuova monoposto realizzata a Faenza mostra grande stabilità sia nelle curve veloci che in quelle lente; in tutti i tratti del circuito i piloti hanno avuto a disposizione, con qualsiasi mescola, una vettura semplice da guidare e prevedibile nel comportamento. Il potenziale è certamente notevole e si nota sia nel primo che nel terzo settore, con ottima stabilità nel cambio di direzione fra le curve 1 e 2, nella percorrenza delle curve 3, 4 e 9, nella trazione in uscita di curva 12 (sempre determinante per capire l’equilibrio di una F1) e della chicane dei box. Visivamente le traiettorie sono molto pulite; a differenza dei top team però, in particolare di Red Bull, è immediatamente visibile la necessità di percorrere linee più ampie specialmente nelle curve ad alta velocità, segno di un minor carico aerodinamico complessivo. Ciò che stupisce è la quasi assoluta mancanza di correzioni da parte dei piloti, a sottolineare un ottimo equilibrio complessivo che, accompagnato da una PU Honda che non sembra più quella di qualche anno fa, potrebbe togliere molte soddisfazioni al team italiano.

Haas

La nuova creatura del team americano colpisce per il comportamento in tutte le sezioni del circuito del Montmelò. Nel primo settore i cambi di direzione sono rapidi e senza imprecisioni, impressionante è la capacità di percorrere la lunga curva 3 con una traiettoria davvero stretta e ad alta velocità. L’uscita dalla sequenza 7-8 è molto stretta e senza imprecisioni del posteriore, in curva 9 la vettura riesce a seguire bene una linea vicina al cordolo interno così da permettere ai piloti di non salire troppo su quello esterno che porta instabilità in uscita di curva. A completare questo ottimo quadro si nota un comportamento ottimale nel terzo settore, con eccellente percorrenza ed uscita in curva 12, traiettoria stretta nella successiva piega a destra e rapido cambio di direzione nella chicane 14-15. La trazione è anche qui ottimale, lo scivolamento al posteriore è assente e permette ai piloti di lanciarsi al meglio sul lunghissimo rettilineo dei box. Certamente la vettura potrà permettere, specialmente ad inizio stagione, di conquistare punti pesanti in ottica costruttori, sullo stile dei risultati ottenuti nell’anno di debutto del team in F1.

McLaren

La MCL33 è sicuramente un passo avanti rispetto a quanto visto lo scorso anno. I piloti non faticano troppo a disegnare le giuste traiettorie in tutti i settori della pista, ma c’è da dire che i giri sono stati effettuati prevalentemente con mescole morbide, per cui il confronto con i team migliori risulta certamente falsato. L’impressione è che, specialmente nei cambi di direzione e in ingresso curva, la vettura sia sempre al limite, anche con le US; certamente il comportamento è migliore rispetto allo scorso anno, quando erano ben visibili le difficoltà nel controllare il posteriore, specialmente fra curva 1 e 2; nonostante la buona impressione visiva sembra sempre che, a parità di PU, Red Bull sia decisamente davanti, meno al limite della prestazione nonostante l’uso di pneumatici più duri. In conclusione, non pare corretta la solita affermazione che si fa sulla bontà del telaio McLaren, secondo cui con una PU a livello di Mercedes si giocherebbero il campionato. C’è sempre da considerare infatti che una maggior potenza e una coppia più elevata comportano transitori più impegnativi per la vettura, che si mostra già al limite con la PU di cui dispone attualmente.

Sauber

Il team elvetico ha messo in pista una vettura che certamente non è da top ten. L’impressione generale è che manchi carico aerodinamico, i piloti non riescono a tenere traiettorie al livello di quelle seguite dagli altri, il posteriore è spesso nervoso in ingresso curva e la velocità di percorrenza non è delle più esaltanti. Non male sembra essere il comportamento in trazione, forse segno anche di un progresso nella PU Ferrari. I piloti certamente non aiutano in questa fase, ognuno per motivi diversi, ma comunque la vettura del 2018 sembra un bel passo avanti rispetto alla lenta e scorbutica monoposto della scorsa stagione.

GP Australia

Come ormai di consueto, per il primo appuntamento stagionale si correrà all’Albert Park di Melbourne, circuito cittadino semipermanente, con un asfalto che aggredisce poco le coperture e garantisce allo stesso tempo un grip non troppo elevato. Il circuito è sicuramente “anomalo” in quanto coniuga elementi tipici dei cittadini con zone ad alta velocità, come la sequenza di curve 11 e 12. Per affrontare le insidie di questo tracciato Pirelli ha deciso di portare le gomme S, SS e US, le quali non dovrebbero comunque subire un’usura eccessiva, proprio per la bassa rugosità dell’asfalto. Da tenere presente il diverso range di temperature di utilizzo delle mescole, che potrebbe essere determinante in base alle condizioni ambientali, in considerazione anche dell’elevata frequenza di sollecitazione dello pneumatico, che come era già stato discusso in precedenti articoli sollecita la mescola in modo inverso rispetto all’azione della temperatura. Riportiamo due grafici esplicativi di questo concetto:

In ascissa abbiamo la temperatura e la frequenza di sollecitazione, in ordinata il modulo di elasticità (modulo di Young) dello pneumatico al variare di queste due grandezze.

I team hanno optato per le seguenti scelte di pneumatici per il fine settimana:

Probabilmente non avremo direttamente a Melbourne la controprova della presunta usura eccessiva patita da Mercedes, per le caratteristiche del circuito ma anche per il meteo previsto: a scompaginare le carte dovrebbe infatti arrivare una perturbazione che potrebbe rendere ancora più difficile il debutto stagionale della F1.

Per cercare di aumentare le opportunità di sorpasso la FIA ha deciso di introdurre una terza zona DRS, nell’allungo fra la veloce curva 12 e la 13.

Le vetture che vedremo in pista saranno le stesse viste nei test? Se per Mercedes si può essere praticamente certi che hanno già portato a Barcellona una vettura sostanzialmente perfetta, seppur con molti dubbi nel comportamento con le mescole più morbide, non sarà così per Ferrari e per Red Bull.  Il team austriaco ha già dichiarato dai test di avere pronto un pacchetto da 3 decimi al giro per compiere il salto necessario ad agguantare il ruolo di seconda forza; Ferrari invece, dopo aver analizzato attentamente il comportamento della vettura e le sue aree carenziali, ha in cantiere un “piccolo” update aerodinamico di circa 2 decimi al giro, da sommare all’omologazione di una PU più potente dopo gli ottimi feedback affidabilistici dati dalla versione depotenziata (upgrade di circa 3 decimi e mezzo complessivo). Il team di Maranello, infatti, ha usato nei test 2 specifiche differenti di Power Unit: una con gli stessi cavalli della 2017 (che ha compiuto buona parte dei chilometri percorsi) e un’altra leggermente più potente di circa 10cv (provata 2 giorni) che comunque sembra rassicurare i tecnici sul fronte affidabilità, ma che presenta delle innovazioni sul fronte tolleranze (c’è chi dice lato turbo) che saranno da tenere d’occhio, come anche il fronte consumi (si parla che siano necessari ben 10-15kg di più di benzina per un’intera simulazione di gara rispetto a Mercedes; per chi volesse capirne il motivo consiglio questo post di alcuni mesi fa. 

Sempre riguardo a Ferrari sarà interessante capire se sarà migliorato il grado di comprensione della vettura sul fronte bilanciamento aerodinamico: la scelta di una filosofia piuttosto estrema (alta efficienza, passo lungo e alto rake, anzi altissimo) è sicuramente una scelta valida in teoria, ma piuttosto complicata in pratica; a mio parere, infatti, la SF71H non ha generato nei test abbastanza carico al posteriore, probabilmente perché ancora non si è riusciti a sigillare il fondo al meglio (ricordate le scimitarre 2017 bandite dalla FIA?), e ciò ha comportato un leggero compromesso “al ribasso” all’anteriore, rendendo la vettura più bilanciata ma sicuramente più lenta in curva (nonostante ciò ottima sugli pneumatici). Ferrari sicuramente è già al lavoro su questo fronte, aumentando il carico complessivo della vettura (pneumatici permettendo) e cercando di essere sul pezzo come nel 2017…

 

Di seguito gli orari del week-end:

Venerdì 23 marzo
PL1: 02:00 – 03:30, diretta su Sky SportF1 HD
PL2: 06:00 – 07.30, diretta su Sky SportF1 HD
Sabato 24 marzo
PL3: 04:00 – 05:00, diretta su Sky SportF1 HD
Qualifiche: 07:00 – 08:00, diretta su Sky SportF1 HD | Studio F1 e differita su Tv8 dalle 18:30
Domenica 25 marzo
Gran Premio: 07:10, diretta su Sky SportF1 HD | Studio F1 e differita su Tv8 dalle 20:30

Buona stagione 2018 a tutti i Ringers da Braccio e Chris!

P.S. Sappiamo benissimo che l’unica cosa che aspettate davvero è la griglia di partenza virtuale dei test: visto che le due tastiere non sono d’accordo su tutto pubblichiamo due diverse griglie di partenza, così abbiamo anche più probabilità che una delle due sia corretta (ovviamente tutto a caso!).

Griglia del Braccio (le caselle dispari sono sulla sinistra):

Mercedes                                                                Ferrari

Red Bull                                                                    Haas

Force India                                                             Toro Rosso

McLaren                                                                  Renault

Williams                                                                  Sauber

Griglia di Chris (come sopra):

Mercedes                                                               Ferrari

Red Bull                                                                   Haas

McLaren                                                                 Renault

Toro Rosso                                                            Force India

Williams                                                                 Sauber

N.B. I redattori non si assumono la responsabilità di eventuali stipendi persi in scommesse sportive basate sulle loro previsioni

F1 in pillole – Capitolo 10

Nel corso degli anni ottanta la Formula 1 ha vissuto una costante crescita di popolarità mediatica, amplificata alla fine del decennio dall’epico duello tra Senna e Prost, le cui battaglie dentro e fuori dagli autodromi, amplificate ad uso e consumo dei media, hanno finito per attirare una nuova fetta di pubblico e proiettato il Circus dei Gp nell’olimpo degli sport più seguiti oltre all’universale calcio.

Chi in quegli anni ha ammirato bolidi dalle potenze mostruose e dalla tecnologia sempre più raffinata, domati da cavalieri senza macchia e senza paura in duelli indimenticabili, certamente non avrebbe mai immaginato che a breve la classe regina dell’automobilismo avrebbe perso i propri punti di riferimento, con il pensionamento dei grandi protagonisti della scena, un ricambio generazionale non all’altezza, un cambio di mentalità generale del pubblico e degli addetti ai lavori, sempre più rivolti allo show piuttosto che allo sport, il tutto gravato dalla tragica scomparsa del pilota più rappresentativo, caduto in battaglia in un nero fine settimana a Imola.

Ma prima di giungere alla conclusione, vediamo cosa successe in quel periodo.

Scuderia Italia, l’avventura continua

Dopo un’annata deludente senza nessun punto ottenuto, la Scuderia Italia si presentò al via del 1991 con un’evoluzione della vettura precedente e con il motore Judd, ottenendo risultati al di sopra delle aspettative: a Imola Lehto colse l’unico podio in carriera, bravo a sfruttare i numerosi ritiri (tra cui quelli delle Ferrari, con Alesi fuori al secondo giro e Prost addirittura nel giro di ricognizione) conducendo una gara regolare partendo dall’ottava fila. Grande promessa, venne ingaggiato dall’ambiziosa Benetton nel 1994 ma un grave incidente nei test lo costrinse a uno stop forzato; una volta rientrato non riuscì più ad esprimersi sugli stessi livelli e si ritirò a fine stagione. Il suo compagno di squadra Emanuele Pirro centrò un ottimo sesto posto a Montecarlo, cogliendo l’ultimo punto in carriera, poi a fine stagione abbandonò la F1 e si dedicò definitivamente alle competizioni a ruote coperte per una lunga carriera ricca di successi, tra cui due titoli super-turismo e cinque vittorie alla 24 ore di Le Mans.

Breve storia della Fondmetal in F1

La Fondmetal, gruppo industriale di forte esperienza, entrò in F1 come sponsor, poi come partner e infine rilevando la struttura dell’Osella, affrontando con alterne fortune due campionati del mondo. Nel 1992 l’ottimo Tarquini si qualificò con regolarità anche se fu penalizzato dalla fragilità della vettura, mentre Chiesa pagò la scarsa esperienza e la difficoltà nel correre con un mezzo poco competitivo. A Magny Cours lo svizzero riuscì a entrare in griglia per la terza volta in stagione, ma la sua gara non durò nemmeno il tempo di un giro, coinvolto in un incidente poco dopo il via; mancata la qualificazione a Silverstone ed Hockenheim, venne sostituito da Van De Poele, poi il team chiuse i battenti prima della fine del campionato.

Le tragicomiche avventure dell’Andrea Moda

Andrea Sassetti acquistò il materiale Coloni per iscrivere L’Andrea Moda con lo scopo di promuovere la propria attività, anche se le cose non andarono come previsto. Per vari problemi il team non scese in pista nelle prime due gare, arrivando all’allontanamento dei piloti Caffi e Bertaggia e all’arrivo di Moreno, che qualificò l’Andrea Moda per l’unica volta nella propria breve storia. A Montecarlo il brasiliano superò le pre-qualifiche e si qualificò all’ultimo posto a 5.450 sec dalla pole, mentre in gara fu costretto al ritiro dopo soli 11 giri per noie al motore Judd. Dopo quel “miracolo” di Moreno, per l’Andrea Moda fu di nuovo impossibile superare lo scoglio delle pre-qualifiche, fino a quando il team fu bandito in seguito all’arresto del patron durante il week end di Spa.

Per affiancare Moreno venne scelto McCarthy, già test driver dalla Footwork: il pilota inglese non si qualificò mai e spesso si limitò a pochi giri, addirittura a Silverstone disputò le prequalifiche su pista asciutta con gomme da bagnato, unico treno di gomme disponibile, facendo segnare il tempo di 1:46.719, distante 27.754 dalla pole di Nigel Mansell (il compagno di squadra Moreno con gomme da asciutto era comunque oltre gli 11 secondi). Perry McCarthy ha narrato la sua stagione all’Andrea Moda nella propria autobiografia Flat Out, Flat Broke: Formula 1 the Hard Way!

La storia della March ai titoli di coda

La March era rientrata in F1 alla fine degli anni ottanta con ottime prestazioni, poi passò nelle mani del gruppo Leyton House, i cui investimenti non diedero i risultati sperati, inoltre il patron Akira Akagi venne arrestato per frode alla fine del 1991, riportando il team alla denominazione originale. A causa delle difficoltà finanziarie la March disputò il 1992 con la vettura dell’anno precedente con cui Wendlinger riuscì a cogliere un miracoloso quarto posto, mentre il debuttante Belmondo visse una stagione travagliata, qualificandosi in sole 5 occasioni prima di essere sostituito da Naspetti, che abbandonò il campionato International Formula 3000 dove fino a quel momento occupava la prima posizione. Al debutto, sul circuito di Spa, il pilota italiano si qualificò agevolmente in ventunesima posizione a 7,2 secondi dalla pole di Mansell, mentre in gara fu dodicesimo; corse le cinque gare di fine stagione ottenendo un undicesimo posto come migliore risultato poi, dopo il ritiro della March, divenne collaudatore per la Jordan, scuderia con la quale corse il suo ultimo gran premio, quello del Portogallo nel 1993, ritirandosi per la rottura del motore. Nelle ultime due gare Naspetti fu affiancato da Jan Lammers, assente dal mondiale di Formula 1 dal 1982, poi una volta chiusa la stagione il team tentò di iscrivere la ormai obsoleta CG911B anche al mondiale 1993, ma in Sudafrica non si presentò e chiuse definitivamente i battenti.

Modena, promessa mancata

La stagione del debutto si era rivelata sorprendente per la Jordan, che nel 1992 si trovò invece a fronteggiare difficoltà economiche e tecniche: la nuova 192 era un’evoluzione della precedente progettata per il V8 Cosworth, pertanto fu difficile adattare il V12 Yamaha, che si rivelò tra l’altro poco affidabile e particolarmente “assetato” di benzina. Oltre a Gugelmin venne ingaggiato il talentuoso Modena, penalizzato dalla macchina e lontanissimo dalle prestazioni ottenute l’anno precedente con la Tyrrell, anche se con un sesto posto ad Adelaide ottenne l’unico punto stagionale per Eddie Jordan, nella gara che chiuse la sua carriera in Formula 1.

Nuovo tentativo per la Lola

La Scuderia Italia mosse i primi passi in Formula 1 con telai Dallara, ottenendo risultati incoraggianti, ma alla fine del 1992 l’accordo venne chiuso (pare per problemi tra il telaista e la Ferrari, fornitrice di motori) e avviato un nuovo percorso con la Lola, già presente precedentemente con Haas e poi Larrousse. I risultati furono disastrosi: i due piloti mancarono spesso la qualificazione e non arrivarono mai in zona punti, sfiorata solamente da Badoer a Imola. Chiusa anzitempo la stagione, Lucchini entrò in società con la Minardi, prima di tornare con grande successo a gare turismo e Gt.

Un piccolo record per Barbazza

Monzese di nascita, con alle spalle esperienze in America (terzo alla 500 miglia di Indianapolis nel 1987) e una poco fortunata stagione in Formula 1 con la Ags con la quale non riuscì mai a qualificarsi, nel 1993 Barbazza ebbe l’occasione di tornare nel circus con la Minardi stabilendo un piccolo primato: grazie ai due sesti posti di Donington e Imola fu infatti il primo ad andare a punti per due gare consecutive con la scuderia faentina. Sostituito da Martini a metà stagione, abbandonò la Formula 1 e tornò in America nella serie Imsa, dove la sua carriera si interruppe definitivamente a causa di un grave incidente alla 3 ore di Road Atlanta alla guida della Ferrari 333 Sp; in seguitò si distinse per il proprio lavoro nell’ambito della sicurezza sportiva.

Benvenuta Sauber

Peter Sauber inizio la propria attività costruendo vetture Formula 2 e Sport Prototipo, avviando una proficua collaborazione con la Mercedes, il cui appoggio fu determinante per il passaggio in Formula 1. La Sauber C12 debuttò nel 1993 e si dimostrò subito competitiva ma altrettanto inaffidabile e il promettente Wendlinger fu più volte costretto al ritiro, ma finalmente a Montreal arrivò il primo punto, cui seguirono altri tre piazzamenti che consentirono all’austriaco di terminare la stagione in una soddisfacente posizione di metà classifica. Nel 1994, dopo un buon avvio, Wendlinger fu vittima di un terribile incidente a Monaco che compromise la sua carriera in F1, passò allora con successo alle ruote coperte.

256 volte Patrese

Vicecampione in carica, dopo gli anni d’oro in Williams Riccardo Patrese venne scelto da Briatore per affiancare l’astro nascente Schumacher e mettere in campo la propria esperienza al fine di sostenere la grande crescita della Benetton. Trascorsa una prima metà di stagione tribolata, il padovano visse un finale in crescendo conquistando numerosi piazzamenti grazie ad ottime prestazioni; dopo aver festeggiato in Germania il traguardo dei 250 Gp, colse all’Hungaroring il suo ultimo podio giungendo secondo al traguardo, poi a fine stagione si ritirò, rifiutando durante l’anno seguente un’offerta della Williams, che lo aveva scelto per sostituire Ayrton Senna.

Andretti di nome ma non di fatto
Il figlio di “Piedone” arrivò in Formula 1 forte di grandi risultati ottenuti nelle corse americane, dove vinse anche un campionato CART nel 1991, anno in cui effettuò i primi test sulla Mclaren, scuderia con cui debuttò due anni più tardi. La stagione non iniziò nel migliore dei modi in quanto il team aveva perso i motori Honda e si era dovuta accontentare dei Ford “clienti”, inoltre Andretti faticava ad adattarsi alla categoria e il confronto interno con un campione navigato come Senna rese la situazione ancora più difficile. A Monza un testacoda lo portò in fondo al gruppo, ma con grinta l’americano recuperò terreno e riuscì a chiudere al terzo posto (suo miglior risultato), nella stessa pista dove era salito sul podio l’ultima volta il padre Mario nel 1982. Appiedato dopo il Gp d’Italia, Andretti tornò in America ripresentandosi al via del campionato CART.

Minardi stile Hot Wheels

Le forniture di motori Ferrari e Lamborghini non avevano portato risultati e lasciato un pesante disavanzo economico, per cui la Minardi iniziò il 1993 con una vettura dall’architettura semplice e i motori Ford dell’anno precedente, nonostante ciò si trattò della miglior stagione in termini di punteggio per il team faentino. Christian Fittipaldi (figlio di Wilson e nipote di Emerson), che ottenne ben 5 punti in campionato, a Monza fu protagonista di un arrivo spettacolare, terminando alle spalle di Martini dopo averlo colpito ed eseguendo un incredibile 360° in aria.

Apicella, carriera lampo

La carriera in F1 di Apicella non durò nemmeno un giro: chiamato da Eddie Jordan per disputare il gp d’Italia in seguito al ritiro di Boutsen, l’italiano si qualificò 23esimo e venne coinvolto in un incidente poco dopo il via. Contende questo particolare record di carriera lampo con Miguel Angel Guerra (Osella, Imola 1981).

Verso la regola del 107%

Per alcuni anni in Formula 1 l’elevato numero di iscritti rese necessaria l’esclusione di alcuni piloti per mantenere un massimo di 26 partecipanti alle gare poi, con l’abbandono di diversi team, a partire dal Gp del Brasile 1993 si decise di escludere uno solo dei 26 iscritti. Dal Gp di Germania vennero ammessi tutti i partecipanti, che nelle ultime gare dell’anno, causa il forfait della Scuderia Italia, divennero 24; in questo modo Toshio Suzuki, chiamato dalla Larrousse per sostituire Alliot, in Australia prese parte alla gara nonostante un pesante distacco in qualifica, situazione cui in futuro si cercò di ovviare con l’introduzione della regola del 107%.

Mclaren Lamborghini: sogno sfumato

Nell’estate del 1993 la Mclaren testò una Mp4/8 su cui era stato installato un potentissimo V12 Lamborghini: nonostante alcuni problemi relativi a lunghezza, consumi e affidabilità, Senna telefonò a Dennis dichiarandosi entusiasta, richiedendo addirittura di averlo subito, ma i vertici Mclaren avevano dei dubbi, inoltre la Peugeot garantì anche copertura economica, per questo motivo Dennis si accordò con la casa francese, irritando non poco Senna, e della Mclaren Lamborghini restano solo racconti e immagini di un bel sogno.

Imola tragica: Addio Ayrton e Roland

Oltre al classico appuntamento di Suzuka, nel 1994 e 1995 la F1 sbarcò in Giappone anche per il gran premio del Pacifico, disputatosi sul circuito di Aida. Dopo una lunga gavetta, Roland Ratzenberger realizzò a 34 anni il suo sogno di debuttare in Formula 1 grazie ad un contratto di cinque gare con il team Simtek. Mancata la qualificazione in Brasile, il pilota austriaco in GIappone si piazzò in ultima fila al fianco del compagno David Brabham, conducendo poi una gara regolare, chiusa all’undicesimo posto a cinque giri dal vincitore. Morì nel successivo gran premio a Imola a causa delle ferite riportate in un incidente avvenuto nelle prove del sabato, in un week end già sconvolto dal drammatico botto di Barrichello, fortunatamente risoltosi con lievi conseguenze.

Il 30 aprile 1994, giorno della tragedia di Roland, Ayrton Senna colse la sua 65esima ed ultima pole position, il giorno seguente anche l’asso brasiliano perse la vita e tra i rottami della sua Williams venne ritrovata una bandiera austriaca: Ayrton era sceso in pista per la gara con l’intento di celebrare lo sfortunato collega sventolando quella bandiera nel giro d’onore della sua 42esima vittoria, che purtroppo non arrivò mai. Nel fine settimana più nero che la Formula 1 ricordi anche uno spaventoso incidente al via, con tifosi feriti da rottami, oltre ad un meccanico colpito ai box dall’incolpevole Alboreto a causa di una ruota persa dalla sua Minardi. La Formula 1 arrivò in stato di shock al successivo Gp di Montecarlo, dove Karl Wendlinger uscì di pista durante le libere rimanendo per un lungo periodo in coma: riuscì a ristabilirsi e tornare a correre, pur senza giungere nuovamente ai livelli di competitività precedenti all’incidente.

Le pillole non finiscono qui, c’è ancora una lunga storia da raccontare, ma è inutile negare che quel primo maggio segnò uno spartiacque, e da quel momento nulla sarebbe più stato come prima.

Mister Brown

Per fare un salto indietro nel tempo leggere qui:

Pillole di F1 cap. 1 – Anni ’50 e ‘60
Pillole di F1 cap. 2 – Anni ’70 (prima parte)
Pillole di F1 cap. 3 – Anni ’70 (seconda parte)
Pillole di F1 cap. 4 – Anni ’70 (terza parte)
Pillole di F1 cap. 5 – Arrivano gli anni ’80
Pillole di F1 cap. 6 – L’era del turbo (inizio)
Pillole di F1 cap. 7 – L’era del turbo (fine)
Pillole di F1 cap. 8 – Speciale 1989
Pillole di F1 cap. 9 – Campionati 1990 e 1991

Test Barcellona 2 – Giorno 4

Benvenuti anche oggi all’analisi dei test a Barcellona: ultimo giorno di prove, ultima possibilità per squadre e piloti di incamerare la maggior parte di dati possibili in vista del primo GP della stagione. Dal punto di vista atmosferico, il meteo è stato clemente e ha agevolato anche quest’oggi il lavoro, permettendo di ottenere una quantità di dati costante necessari per lo sviluppo di queste monoposto in alcuni casi ancora “acerbe” e lontane dal loro reale potenziale.

Giornata al di sotto delle aspettative per Williams che ha cercato di far fare dei chilometri a Sergey Sirotkin e Lance Stroll: i due piloti titolari hanno preso in prestito mezza giornata che spettava a Robert Kubica, il quale l’ha messa a disposizione per migliorare lo scarso feeling dei piloti con la vettura. Stroll è sembrato messo peggio di Sirotkin, compiendo soli 27 giri…

Giornata non ideale per la Sauber con alla guida Leclerc. Un’uscita fuori pista ha fatto perdere molto tempo (e causato una bandiera rossa) ma nel pomeriggio si sono dedicati ai test sugli pneumatici, per la prima volta anche HyperSoft. Migliorato il feeling con il nuovo progetto e collezionati più dati, il team si sente preparato alla prima prova stagionale… 

Giornata solida e produttiva per Force India, con alla guida Ocon. 163 giri e programma simile a quello di ieri, provando vari setup focalizzati soprattutto nella comprensione delle mescole più morbide e long run. 1:18.967 il tempo ottenuto con le Hypersoft.

156 giri e Best time in 1:18.949 per Hartley e la Toro Rosso Honda, con numerosi long run e prove di setup. Interessanti le parole di Franz Tost e James Key che rivelano quanto importante sia stato sfruttare il layout della PU Honda (e la sua affidabilità, tanto da compiere 3.800 km nei test) per creare una vettura che sembra performante ma soprattutto facile da guidare. Positivi i giudizi dei piloti in vista del primo GP.

Tanta fiducia in casa Haas per le prestazioni della vettura e per l’affidabilità che ha permesso a Grosjean di compiere ben 181 giri oggi. Dalle parole del francese e del suo team principal Steiner si evince che sono pronti ad analizzare i dati e iniziare la caccia ad un posto di rilievo nel middle field. Sarà così?

Solo 45 giri per un problema al cambio ma terzo posto assoluto nella classifica dei tempi odierna per Carlos Sainz e la Renault con gomme HS. Sia i piloti, sia il team principal sono convinti di avere una macchina maneggevole e ben bilanciata. Sarà la 4° forza in campo in lotta con McLaren a Melbourne?

L’ennesimo stop nella mattinata anche del giorno finale dei test non lasciava ben sperare per la McLaren, costretti a fermare la MCL33 in curva 7, come già accaduto due giorni fa. I problemi accusati al turbo della power unit Renault hanno richiesto la sostituzione del motore. L’asturiano quindi ha avuto nel pomeriggio una tabella di marcia molto serrata, che si è conclusa con un bel tempo di qualifica con HS in 1:17.784. In McLaren dicono di avere nascosto del potenziale… vediamo cosa ne vien fuori fra 2 settimane!

1:18.327 è il tempo con cui ha chiuso al quarto posto, ma utilizzando pneumatici Pirelli a mescola Supersoft, Daniel Ricciardo e la sua RB14. Giornata molto positiva con non molti giri all’attivo ma tante prove di setup, soprattutto dopo aver notato che Ferrari è davanti nelle simulazioni del passo gara. Dal team avvertono: abbiamo ancora da tirar fuori.. ma pensare che gli altri abbiano dato il massimo mi sembra poco realistico. E nel frattempo Helmut Marko fa sapere che Ricciardo ha il contratto in scadenza quest’anno .. tanto per aggiungere un po’ di pepe alla già piccante pre-season 2018. 

Sornione come non mai il team campione del mondo 2017 e anche 2018 per plebiscito popolare dopo questi test di Barcellona. Ovviamente parlo di Mercedes che, pur non avendo mai provato il giro di qualifica, ha già spaventato tutti per il passo gara mostrato (anche se solo e soltanto con gomma media) e per i sorrisi di Hamilton ai giornalisti, simbolo di una estrema fiducia nel mezzo. E, mentre già si comincia a fare la lista delle cose in cui sono superiori rispetto agli altri team, io propongo un paio di immagini delle gomme posteriori dopo i run di oggi con SS e Hard, non certo di bel aspetto nonostante tutti assicurino che non c’è la minima preoccupazione. Sarà questa l’unica àncora di salvataggio per avere qualche battaglia in pista?

Ultima nell’analisi di oggi e ultima anche nella classifica dei Costruttori 2018 secondo qualche tifoso, è la Ferrari. Come ho scritto spesso ormai, ogni giorno quando si parla di Rossa ne sentiamo una nuova e si passa dalla vittoria a mani basse alla disperazione più totale nemmeno in 24h. Peccato che le cose non stiano esattamente così. Nonostante i tempi della race simulation non siano stati infatti così esaltanti oggi con Kimi (che pare abbia girato con mescole usate però), la SF71H è una macchina che mi ispira fiducia, forse perchè figlia “cresciuta” della tanto amata SF70H, forse perchè sia il team, sia i piloti, mostrano una tranquillità e degli atteggiamenti (come alzare il piede in alcuni punti del circuito ieri ad esempio) che quasi sembrano inspiegabili e mal si sposano di fronte a un gap che si attesterebbe a poco meno di mezzo secondo da Mercedes, così com’era all’ultimo GP del 2017. E quindi domanda sorge spontanea: siamo davvero davanti a una grande macchina o davanti a una SF16H, tanto buona in teoria ma completamente inadatta in pratica? A Melbourne l’ardua sentenza…

Questa SF71H non sarà mica tutto fumo e niente arrosto…

Questo è l’ultimo resoconto dei test 2018… alla prossima!!

Chris Ammirabile

Fonte AutosprintLive

 

Test Barcellona 2 – Giorno 3

Ciao a tutti e benvenuti alla consueta analisi post-test. Oggi, penultimo giorno di prove, abbiamo avuto tanta attività in pista, complice anche temperature piuttosto stabili (anche se più fredde di ieri) che hanno facilitato il compito a team e piloti, e analizzeremo tutti i dati raccolti, come sempre team per team, partendo da quelli di fascia più bassa e giungendo ai top.

Giornata a due facce per la Williams, che ha girato al mattino con Kubica e al pomeriggio con Stroll, acquisendo ottime informazioni dal primo riguardo al setup attraverso varie prove di pneumatici (e anche un tempo tutto sommato decente, secondo Paddy Lowe si poteva anche andare più forte), e quasi nulla dal secondo, a causa dello scarso feeling con la FW41.

Giornata produttiva per la Force India: ben 159 giri per Sergio Perez, che ha provato vari setup focalizzati soprattutto nella comprensione delle mescole più morbide, aumentando la comprensione di una vettura che, come ogni anno, inizia in sordina per poi evolversi in modo preciso ed efficace (primi aggiornamenti attesi per Melbourne).

Giornata positiva per Sauber con alla guida Ericsson. In mattinata hanno compiuto test aerodinamici e provato le gomme più morbide; al pomeriggio si sono focalizzati sulla simulazione di gara. Secondo il pilota svedese la vettura si è comportata bene negli stint lunghi ed è un ottimo punto di partenza per migliorare in ottica Melbourne.

Giornata euforica per il team Toro Rosso Honda. Nonostante le battute dei malpensanti su un ipotetico cambio di una Power Unit al giorno per Honda, il team faentino ha compiuto ben 169 giri con addirittura il 3° tempo assoluto ottenuto con gomma HyperSoft. Gasly si è dedicato a varie prove di setup con poca/molta benzina per sistemare il bilanciamento della vettura nella mattinata, per poi occuparsi della simulazione di gara nel pomeriggio.

Finalmente un giovedì di test all’altezza per McLaren Renault e Stoffel Vandoorne. I problemi di affidabilità visti negli scorsi giorni oggi non si sono presentati e quindi si sono potuti dedicare alle simulazioni di qualifica e di gara come tutti gli altri team. Il pilota belga ha concluso in sesta posizione con 1’18.855  realizzato su pneumatici Hypersoft. 

Consistente la giornata per Renault, con alla guida sia Sainz che Hulkenberg. Entrambi hanno compiuto una buona somma di giri (quasi 150 totali) dimostrando l’ottima solidità della vettura. Anche per loro prove di qualifica con gomme HyperSoft e long run, dedicandosi alla comprensione di una monoposto che sembra nata bene. 

Giornata incredibile per Haas. Dopo aver mostrato già ieri di essere in crescita a livello di potenziale, oggi si sono davvero superati compiendo ben 153 giri ma soprattutto il 2° tempo assoluto con pneumatici SuperSoft (ben più duri di quelli utilizzati dai loro rispettivi concorrenti). Insomma la SF70H con PU e retrotreno della SF71H è una macchina che sembra promettere bene…

Analisi combinata oggi per Mercedes, Red Bull e Ferrari dato che i tre top team si sono dedicati ad attività simili, tranne che per la prova del giro di qualifica, fatto ieri dai primi due e oggi dal team di Maranello. 1.17.182 il nuovo record ufficioso della pista fatto con gomme HyperSoft da Sebastian Vettel, il quale ha anche alzato il piede sul rettilineo, facendo intuire che i tempi non sono l’obiettivo di questa giornata di test. In mattinata Mercedes si è dedicata, invece, alla simulazione della gara, compiuta poi da Ferrari e Red Bull nel pomeriggio. Ed ora arriviamo al clou di questa analisi, in quanto una grossa testata giornalistica tedesca, AMuS, ha scritto un articolo (copiato poi da un po’ tutti anche in Italia) nel quale, secondo loro, Ferrari avrebbe un ruolo subalterno alla lotta mondiale (che diventerebbe affare unico tra Mercedes e Red Bull), basandosi sui tempi della simulazione di gara e dai dati del GPS della Renault (non so quanto affidabile).  A questo proposito riporto i dati e li analizzerò brevemente con la logica, non conoscendo nessuno, ovviamente, la vera attività dei team in pista. Come si può notare, Ferrari per 2/3 di gara si mostra veloce quanto la Mercedes di Bottas, salvo poi alzare inspiegabilmente i tempi nell’ultimo stint. Perché inspiegabilmente? Il motivo è presto detto: nessuna vettura, a rigor di logica, con serbatoi scarichi e con gomme nuove,  fa gli stessi tempi di quando aveva 3/4 di serbatoio pieno e gomme usate di 20 giri. Ad avvalorare poi questa ipotesi c’è un improvviso 1.19.9, ben 2 secondi più veloce del tempo fatto al giro precedente. E ad avvalorare ulteriormente la mia ipotesi ci sono le parole di Seb “per ora la cosa importante è che sappiamo che la nostra auto sta lavorando nel modo che vogliamo, nel modo in cui ci aspettiamo”. 

Quindi, a mio parere, questa SF71H può essere due cose soltanto (parafrasando le parole di Marchionne): o una gran vettura (permettendo ai tecnici di mascherare chiaramente i propri i tempi qua e là) o una gran ciofeca, capace di prendersi 1 secondo (badate bene.. 1 secondo!) al giro da Mercedes in gara e, secondo AMuS, talmente lenta in qualifica da spaventare Binotto e Arrivabene, visti a parlare “preoccupati” in Haas dopo il tempo fatto oggi. Sicuramente Mercedes e Red Bull sono avversari temibili ma diciamo che di esagerazioni ne abbiamo lette abbastanza in questi test…

Chris Ammirabile 

 

Tempi e giri per Pilota, fonte AutosprintLive

Test Barcellona 2 – Giorno 2

Buonasera e benvenuti alla consueta analisi della giornata di test conclusasi con condizioni atmosferiche ottime, sole e clima mite, che hanno favorito l’attività in pista. E oggi qualche team ha scoperto anche le carte in tavola…

“Ultimo” team di giornata è la Sauber: non per demerito sicuramente dato che hanno completato ben 160 giri con Charles Leclerc. Giornata soddisfacente in cui hanno potuto finalmente dedicarsi al setup, compiendo numerosi long run. Gradualmente il team sta migliorando e si sentono fiduciosi per i tanti dati raccolti in vista degli ultimi 2 giorni di test. Unica macchia un testacoda in prossimità della bandiera a scacchi per aver montato le gomme Hard blu che ci dimostra quanta difficoltà si trovi a mandarle in temperatura. La vedremo mai ai GP (insieme alla Superhard)?

Molta tranquillità in casa Force India per i 130 giri completati da Esteban Ocon.  Non sono emersi particolari problemi di affidabilità sulla VJM11 e il team si è potuto dedicare all’acquisizione di dati lavorando poi su setup e degrado gomme, che sembra essere superiore al 2017 con le nuove mescole Pirelli.

Giornata non perfetta per Williams, alle prese con problemi tecnici: noie sulla PU per Stroll e problemi elettrici per Sirotkin che lo hanno tenuto fermo circa un’ora. I due piloti sembrano piuttosto indietro nella lista dei tempi, ma hanno la scusante (soprattutto Sirotkin) di aver lavorato molto sui long run.

A metà classifica troviamo la Haas: Romain Grosjean è davanti alla Rossa di Kimi Raikkonen di 5 millesimi di secondo. Il francese ha percorso solo 78 giri per un problema di perdita liquido dal radiatore, ma nel team sono soddisfatti del lavoro (anche, a quanto pare, dei freni).

Addirittura 190 giri percorsi oggi dalla Renault con Nico Hulkenberg che al pomeriggio ne ha compiuti 102 per recuperare il tempo perso ieri, effettuando anche una simulazione di gara, mentre Carlos Sainz ha lavorato di più sul setup ed effettuato una serie di long run, ottenendo il settimo tempo con la gomma Medium (che si mostra ancora migliore della Soft).

57 giri e tanta voglia di crescere per McLaren Renault con Fernando Alonso. Ancora barbecue di cofani nonostante stiano aprendo feritoie ovunque, rendendo chiaro ormai il fallimento della filosofia size-zero, tanto bella da vedere ma inutile nel motorsport, in cui bisogna avere anche affidabilità. 1’19”856 il suo tempo con la HyperSoft, pagando quasi 2 sec da Red Bull con UltraSoft. Fernando continua però ad essere ottimista dichiarando “siamo pronti già per Melbourne”. E si vede…

Macina chilometri invece, ironia della sorte, la Toro Rosso-Honda, completando 119 giri, nonostante qualche problemino dovuto a dei setup estremi che hanno destabilizzato la vettura (causando un paio di testacoda). Brendon Hartley ha ottenuto il quinto tempo di giornata utilizzando le Hypersoft, davanti a McLaren. Al mattino test meccanici e aerodinamici, svolgendo poi nel pomeriggio le prime simulazioni di passo gara e di qualifica.

Un’altra giornata positiva per la Mercedes senza intoppi . Ben 175 giri (90 per Hamilton, 85 per Bottas), per un totale di 815 km. E anche con tempi ottimistici, con Hamilton secondo ed Bottas terzo, rispettivamente a tre e cinque decimi, entrambi su mescola Ultrasoft, rispetto all’Hypersoft del giro del leader Ricciardo. Sia al mattino al pomeriggio si sono concentrati su run brevi e più lunghi, completando test aerodinamici, prove di pit stop e simulazione di qualifiche e gara. Hamilton è già al settimo cielo, Bottas predica calma, sottolineando come ancora le gomme morbide non lavorino al top.

Decisamente una buona giornata per Red Bull: 165 giri completati, pari a 768 km (indicando un alto indice di affidabilità di Renault) e primo tempo assoluto, seppur con gomme iper-morbide. Numerosi long run e simulazioni di gara con quasi tutte le mescole, dimostrando come a livello di telaio siano già messi molto bene, tanto da preoccupare Mercedes, secondo Lauda. Ricciardo invece più sornione: “Siamo ancora dietro Mercedes, ma meno dello scorso anno… se avete qualcosa da scommettere per il mondiale..”

A carte coperte ancora la Ferrari, che ha girato con entrambi i piloti per un problema gastrointestinale di Kimi Raikkonen in mattinata. Long Run ancora su Medie e Soft  per Vettel e Soft e SuperSoft per Kimi a quanto pare ancora carichi di benzina. Le info dalla pista sono chiare (confermate anche da Lauda e da Ricciardo): non si sa dove si trova Ferrari, dato che continuano a “nascondersi”. In realtà cercano di acquisire la maggior quantità di dati possibile, date le enormi novità sulla monoposto. Stranamente oggi non hanno compiuto aero test sul diffusore… indice che è chiara la strada da seguire. Da sottolineare un paio di cose: in primis il tempo è arrivato in un long run di 13 giri con gomma soft per Seb, quindi non comparabile con le prove di qualifica di Mercedes e Red Bull (eppure stare a 1.5 sec con 3 mescole di svantaggio non è per niente male…); in secundis ottima velocità (addirittura superiore a Mercedes) allo speed trap (mantenuto fino in fondo al rettilineo) che indica sia il gran lavoro compiuto sul fronte efficienza, sia che Mercedes sta ancora giocando con la potenza (e anche Ferrari) …

A domani con l’analisi della 3° giornata!

(fonte AutosprintLive)

Chris Ammirabile