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MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI MONZA

Nel motorsport (non solo quello ai massimi livelli) il rischio di patire infortuni gravi o addirittura tragicamente definitivi, si sa, è sempre dietro l’angolo. La triste classifica delle morti che lo accompagna è inquietantemente lunga e coinvolge persino chi quello sport non lo pratica ma lo supporta a vario titolo: proprio Monza è stata funestata nel 2000 dalla tragedia di Paolo Gislimberti e se risaliamo nel tempo tocca fermarsi, con l’occhio sbarrato dallo sgomento, a leggere del disastro di Le Mans nel 1955 ove trovarono la morte, oltre al pilota coinvolto, ben 83 spettatori. I progressi sulla sicurezza, dentro e fuori la pista, hanno fatto passi da gigante in questi ultimi 20 anni e hanno ridotto il numero di quelle tragiche evenienze in modo importantissimo.

Ridotto.

Ridotto, per l’appunto, perché eliminarlo pare oggi ancora un miraggio.

Perché parlare di queste tristi cose? Ieri non è successo niente, no?

Esatto. Proprio perché ieri non è successo niente, ne parlo. A pochi km di distanza da Monza, precisamente a Barcellona sul Circuit de Catalunya, pochi minuti prima dell’inizio del Gran Premio di Formula 1 Francesco “Pecco” Bagnaia ha giocato un jolly di proporzioni epocali. Trovatosi nella peggiore situazione possibile nel motociclismo, inerme in mezzo alla pista con tutto il gruppo che sopraggiunge, se l’è cavata con solo qualche ammaccatura. La cosa ha dell’incredibile. Una serie di congiunzioni astrali inusitate ha dovuto verificarsi affinché Pecco ne uscisse indenne. Innanzitutto già alla seconda curva aveva diversi metri di vantaggio: ciò ha consentito agli immediati inseguitori di vederlo ed evitarlo, tranne Binder che non poteva fare altro e comunque nel frattempo aveva frenato. Poi va considerata la carambola causata da Bastianini alla prima curva che ha messo fuori gioco cinque potenziali investitori e contemporaneamente ha creato un gap tale dai primi da far sì che gli altri potessero agevolmente evitare la sagoma di Pecco a loro perfettamente visibile. Anche le tute, stivali, airbag e quant’altro previsti sul corpo del pilota hanno aiutato. Infine, il caso. Ossia l’imprevedibile risultato delle complicate equazioni dinamiche che hanno portato la sagoma di Pecco orientata in pista in quel modo e non in un altro: qualsiasi altra posizione avesse avuto l’impatto (inevitabile) con Binder avrebbe avuto ben altre conseguenze.

Ecco il punto: io, fossi in Bagnaia, mi ritirerei seduta stante perché una combinazione così opportuna di eventi, dovesse ricapitare,  non mi si presenterà più.

Ma io non sono un pilota.

Perlomeno, non lo sono più da quando, qualche milione di anni fa, mi sono ribaltato con un kart (di quelli seri: un 100 cc due tempi che andava come una scheggia) alla curva più veloce del circuito di Pomposa. Una maledettissima vespa si era infilata nella manica destra della mia tuta ed ebbe la favolosa idea di pungermi proprio mentre uscivo dalla curva, praticamente full throttle e in controsterzo. Il gesto istintivo di sollevare la mano dal volante è stato sufficiente per perdere il controllo e cominciare a piroettare prima dentro e poi fuori la pista. Non contento, il kart si è poi ribaltato e mi sono ritrovato con la testa a 10 cm dal muretto di cemento che a quei tempi (non so oggi) separava la pista dalla mezza palude che c’era fuori. Con ancora il go kart tra i piedi, mentre tentavo di spostarlo, mi resi conto che non mi ero fatto granché male ma anche, con sommo orrore!, che se la vespa m’avesse punto solo 20 metri prima mi sarei ammazzato. Sicché presi la mia decisione: “Fan***o! Non mi vedrà mai più nessuno in pista!”.

Il motorsport non ha perso nulla, figuriamoci, per quanto posso garantire che guidavo molto meglio di come giocavo a basket (il che è tutto dire!) ma è stato un peccato perché non c’è cosa più goduriosa che stare in pista, conoscerla, andare sempre più forte, giro dopo giro, limando le curve, gestendo la velocità, disegnando le traiettorie, migliorando di una virgola ogni volta. C’è qualcosa di ipnotico in quel girare in tondo che fa salire il livello di concentrazione ad un livello che non credi nemmeno possibile. Spariscono le persone, il paesaggio, gli altri pensieri, il mondo intero: sparisce tutto. E rimani solo tu e quel nastro d’asfalto da percorrere il più velocemente possibile.

Ma io non sono un pilota.

A Pecco, vorrei dirgli di ritirarsi, di starsene a casa e di mandare a f****o tutto. Hai già dato, ragazzo!, sei campione del mondo, sei il più veloce del mondo, in pista gli altri ti guardano sempre da dietro, hai già dimostrato quel che dovevi dimostrare! Prendi il regalo che il destino ti ha dato, mettilo in bella vista nel salotto di casa, abbraccia la tua bella fidanzata e goditi il resto della vita in santa pace – magari senza mai più salire su un mezzo a due ruote, possibilmente.

Ma io non sono un pilota.

Certamente non sono un pilota, perché se lo fossi non avrei fatto il sospiro sconsolato che mi è sfuggito quando ho letto che il buon Pecco si sta chiedendo se riuscirà a rientrare per Misano. Lo stesso sospiro che mi uscì quando Grosjean disse che avrebbe continuato a correre, sia pur in Indycar, dopo il suo spaventoso incidente in Bahrein 2020, lo stesso sospiro che ho fatto in tutte le altre occasioni analoghe a queste. Alle volte mi domando se quella folle, quanto meravigliosa, ossessione sia qualcosa di innato o se, più semplicemente, si è approfondita vieppiù che la carriera dei piloti che guardiamo in tv procedeva. O non è, forse, come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina? Non ho risposte.

Dunque chi è pilota?

VERSTAPPEN

Verstappen è un pilota. Anzi, in questo momento è IL pilota. Già, perché a Monza non aveva alcuna necessità di impegnarsi al massimo con di fronte le Ferrari così in palla, con il mondiale in tasca, con il pubblico contro, con l’obiettivo della decima consecutiva che a suo dire contava veramente poco (che poi… ci credete?). E invece? Invece di starsene (relativamente) tranquillo ad aspettare il primo pit stop per superare Sainz il buon Max passa i primi 15 giri a mettergli una pressione enorme fino a fargli commettere un piccolo errore alla prima variante che è sufficiente per preparare il sorpasso alla Curva Grande. Da notare che il duello è stato forse l’unico degno di questo nome che Max ha avuto quest’anno (se sbaglio mi corrigerete…) ed è stato duro ed implacabile come sempre e non ha commesso neanche il minimo errore: non una bloccata, non uno spiattellamento, nessuna traiettoria fuori controllo. Checo e Charles, invece, nel duello con Sainz qualche errore l’hanno commesso. E lo stesso Carlos ha commesso qualche errore, sia pur da prospettiva diversa. Anche questo serve a dare la misura della forza di Max. Da lì in avanti è il solito Max. Guida con precisione straordinaria, limando un decimo ad ogni giro, tra i 5 decimi e il secondo più veloce di tutti. Lo fa per il tempo sufficiente a costruire un vantaggio di sicurezza e poi si mette a velocità di crociera per il resto del GP. La decima consecutiva riscrive il libro dei record.

PEREZ

Anche Checo è un pilota. E’ un pilota da circuiti veloci, a quanto pare. Le due gare vinte quest’anno sono guarda caso Arabia Saudita e Baku, che per molti versi possono essere accostate a Monza. Non è forse quest’ultima il “Tempio della Velocità”? E poi, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato, non fu proprio Sakhir, in configurazione top speed, il teatro della sua prima vittoria in Formula 1 con la Force India? Se si tiene tutto ciò in considerazione allora non ci si può stupire dell’ottima prestazione in gara di Perez che parte cauto per evitare incidenti alla prima curva e poi con grande grinta passa via via Russell, Leclerc e Sainz per andare ad occupare la meritata seconda posizione. Con Sainz ha faticato di più rispetto a Max, tanto per rimarcare la differenza, ma ci ha messo meno giri. La sensazione è che se non avesse “ciccato” le qualifiche (invero il suo tallone d’Achille) su questo circuito avrebbe potuto per una volta impensierire Max o, quantomeno, costringerlo ad impegnarsi per tutta la gara e non solo per metà.

SAINZ

Eccolo, un altro pilota. Dopo una Zandvoort eccellente in cui pur con macchina inguidabile si era attaccato con i denti ad un risultato insperato, ecco che a Monza non tradisce le aspettative e sfodera un week end magistrale. Ferrari le aveva fatte tutte giuste per Monza: motore nuovo, assetto dedicato, manettini a palla. E lui si è concentrato al massimo. La pole position con 13 millesimi di vantaggio su un Max che ce l’aveva messa tutta è stata strepitosa. Anche i primi 15 giri sono stati eccellenti. Avere Max dietro così scalpitante e riuscire praticamente per 15 volte a difendersi in modo eccezionale non è cosa da poco. Poi commette quell’errorino, quella svirgolatina apparentemente insignificante ma tuttavia sufficiente ad un mostro come Max per subire il sorpasso. Ecco qui si potrebbe avere qualcosa da ridire. C’è stato in passato chi ha potuto vantare capolavori di difesa (Jarama 1981, Imola 2006 sono i primi che mi vengono in mente) e vinto conseguentemente dei GP memorabili. Carlos non l’ha fatto ma il coefficiente di difficoltà era altissimo. Arriva Checo e anche qui si difende alla grande per diversi giri ma alla fine deve soccombere. Non soccombe invece all’arrembante compagno di squadra che negli ultimi giri si mette in testa di negargli la soddisfazione del podio che riesce infine ad agganciare portando a casa il primo podio della sua stagione. Bravo!

LECLERC

Pilota? Altroché!!! Infatti, parte male nel week end provando assetti che mostrano ancora una volta la difficoltà di gestire l’anteriore. Ho potuto vedere anche quasi tutte le FP e in quelle del venerdì si vedeva che Charles non stava in pista neanche nei giri di rientro… Nelle Lesmo e soprattutto alla Ascari l’anteriore gli scappava all’improvviso. Non so come abbia fatto a controllare la macchina. Poi ha fatto ctrl-c/ctrl-v dell’assetto di Carlos e le cose sono andate meglio sia in FP3 che poi in qualifica. Qualifica nella quale, onestamente, mi aspettavo la pole da parte sua. Vero è che non è arrivata per la miseria di 60 millesimi ma CLC è quello del colpo finale, no? Difficile dire se sia per via del circuito oggettivamente poco difficile, dove cioè può fare poca differenza, oppure per l’assetto non ottimale al suo “stile di guida” perché copiato dal compagno oppure infine perché oggi contro Carlos non ce n’era nemmeno per lui. Fatto sta che le premesse per fare una buona gara c’erano. In partenza Carlos ha gestito alla perfezione Max quindi Charles non poteva fare molto più di quanto ha fatto. Si potrebbe pensare che prendere la linea esterna per entrare in prima variante appaiato era da provare. Tuttavia avrebbe funzionato solo se Max partiva male. Così invece il rischio era di essere chiusi da Max, costretti a rallentare e poi Russell, con più velocità sull’esterno, sarebbe uscito più veloce per passare davanti in Curva Grande. Invece ha tenuto l’interno, costretto a frenare ma non troppo, ha potuto poi contenere abbastanza comodamente dall’esterno l’attacco di Russell perché ha potuto accelerare prima. In seguito è andato bene finché ha tenuto il DRS da Max ma poi appena ne è uscito si è perso un poco. Ma c’era poco da fare. Meno bene invece nel confronto con Perez. Lì, con un FORSE grande come una casa, c’era l’occasione per provare a fare 2-3 sul podio nel senso che finché riusciva a tenere il DRS da Sainz la possibilità di difendersi da Checo era concreta. Ma non c’è riuscito e questa è forse l’unica vera pecca della gara da parte sua. Nel complesso bene perché comunque ha fatto vedere che Ferrari si è ben comportata nel week end.

RUSSELL – HAMILTON

E ancora piloti! Ottimo week end da parte di Giorgino che torna finalmente a far vedere gli scarichi al celebrato team mate sia in qualifica che in gara. Gara in cui regala il più bel team radio del week end allorché, in lotta con Checo, alla richiesta (onestamente ridicola) del suo ingegnere di fare “tire management” alla curva 6 perde il suo aplomb molto british e gli risponde con uno schietto: “sì sì, come no, non so se l’avete visto ma ho una macchina dietro infilata nel c**o!”. sia lui che Hamilton hanno avuto una Mercedes un po’ difficile in tutto il week end ma hanno saputo guidare sopra i problemi, come s’usa dire, e portare a casa un risultato comunque buono. Decisamente meglio Giorgino, come detto, perché ha saputo sfruttare bene la sua posizione di partenza e sfoderato un ritmo non lontano da quello delle Ferrari (da cui non inganni il distacco finale viziato dalla penalità: quello vero è sui 7 secondi a fine gara). Hamilton molto più indietro perché ha fatto molta fatica a superare e va detto che non è che si sia sforzato molto, incorrendo pure in una penalità per il contatto con Piastri. Sarà interessante vedere come si svilupperà il loro duello da qui alla fine dell’anno dopo la firma del rinnovo dell’eptacampeao perché la sensazione che Hamilton si sia molto (ma molto!) impegnato proprio in vista del rinnovo e che ora, senza altre ambizioni, possa un po’ sedersi fa un po’ capolino da dietro la sua visiera.

ALBON

Ormai la Williams non sembra più una sorpresa. Albon è in Q3 praticamente in pianta stabile da diverse gare e qui a Monza si è difeso bene con tutti, in particolare con Norris, dovendo cedere il passo al solo Hamilton. Non c’è molto altro da dire: le potenzialità le ha mostrate e poi le ha concretizzate in gara. Direi che è un gran bel pilota anche lui, no?

NORRIS

Con una McLaren così piantata sul dritto il buon Lando più di tanto non poteva fare. Ha passato quasi tutta la gara dietro a qualcuno senza aver palesemente alcuna possibilità di superare, nonostante il DRS. L’unico semi-sorpasso l’ha fatto con il team mate Piastri, in uscita dai box e rischiando l’incidente alla prima variante: non un gran bel vedere. Il voto è basso perché si è beccato due decimi in qualifica da Piastri. Pilota? Ma sì! Suvvia!

ALONSO

Della strepitosa forma mostrata a Zandvoort da Fernando e la sua vettura si è confermata solo a metà, cioè solo da Nando. La AM mi è parsa assai in difficoltà, un po’ come McLaren troppo piantata sui rettilinei, per poter avere ambizioni che non fossero finire nei punti o approfittare di qualche guaio davanti, che però non c’è stato. Anche il ritmo non è parso eccezionale e i punti conquistati sono l’esito di una qualifica eccezionale del nostro che conquista una Q3 decisiva per la domenica. Solo verso la fine riesce a fare tempi interessanti, probabilmente grazie ai serbatoi scarichi e grazie ai guai di Piastri scala in avanti di una posizione. Non molto altro da dire se non, come al solito gli abissali distacchi rifilati al compagno di squadra e non c’è certo bisogno della certificazione del sottoscritto per dire che signor pilota che è Fernando.

BOTTAS

Onestamente, non ho la minima idea di come sia riuscito a finire a punti. I duelli delle prime posizioni hanno monopolizzato le attenzioni dei registi e non ci sono state occasioni per valutare il comportamento dei piloti dietro. Non mi resta che rendere onore al merito perché di certo ci si aspettava di tutto da Monza tranne un’Alfa nei punti. Sarà mica un pilota anche lui?!

NOTE DI MERITO

Come accennato nei riguardi di Bottas le posizioni da Norris in giù non sono state seguite dalle telecamere sicché non ho potuto trarre valutazioni serie sui piloti sicché mi limito a registrare, tra i meriti i nomi di Piastri, che fino allo scontro con Hamilton che gli ha danneggiato l’ala aveva guidato alla pari, se non meglio, di Norris e di Lawson, che in un altro teatro in condizioni particolari riesce non solo a portare a termine la gara senza evidenti errori ma anche a concludere ai margini della zona punti

NOTE DI DEMERITO

Per le stesse ragioni di cui sopra mi riesce difficile attribuire dei demeriti chiari. Però Sargeant, viste le prestazioni di Albon, torna pesantemente a deludere. Peggio di lui fa solo Stroll, sempre più in caduta libera. Ecco, di Lance non sono così sicuro di poter che è un pilota quanto, piuttosto, che è uno che è capace di guidare (alle volte pure bene eh! Per carità!) una vettura di Formula 1. Sono troppo cattivo?

Registriamo anche l’affondamento di Alpine, che pure si era difesa bene nelle ultime gare e veniva da un podio eccezionale di Gasly (a proposito di Pierre: ieri mi è venuto in mente che negli anni, da quando è stato defenestrato da RBR, ha avuto ben poche occasioni di andare a podio ma quelle poche le ha prese tutte), ma che qui è andata malissimo. Delle Haas non vale neanche la pena parlare.

Ci vediamo a Singapore!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: COME PONZIO PILATO

Non potrei definire altrimenti l’atteggiamento, in primis, della Ferrari di Vasseur visto domenica scorsa, nel GP d’Italia. Inutile girarci attorno, quindi è bene andare subito al nocciolo del discorso. Sabato, se in pole ci fosse stato il solito Verstappen o il beniamino delle folle, cioè LeClerc, quasi sicuramente non avremmo visto nulla di quanto accorso negli ultimi giri da infarto del GP italiano. Invece il destino ha voluto che un sontuoso Sainz, perennemente bistrattato dai tifosi del monegasco (non capirò mai a fondo come ci si possa concentrare a tal punto su un pilota, quando poi, per un ferrarista vero, conta solo la Ferrari appunto) si è messo in testa di fare suo il GP di casa della Rossa e cosi è stato. Sainz, perennemente avanti a Charles (il quale non ha fatto altro che sperimentare alchemici assetti che gli consentissero chissà quale vantaggio e che poi, per sua stessa ammissione… l’onestà intellettuale di Charles è uno dei suoi pregi migliori, si è ritrovato a copiare quelli del compagno), dal venerdì alla domenica e non ce n’è stato per nessuno, campione olandese compreso… almeno per la pole! Carlito la voleva quella pole, l’agognava più di qualunque altra cosa e, sebbene non sia uno stupido e sapeva benissimo che la vittoria fosse una chimera, di certo aveva deciso che quella di domenica scorsa sarebbe stata la gara della sua vita, per dimostrare a se stesso e, al mondo intero, che, sebbene la Ferrari avesse puntato sul compagno, lui di certo non era da meno. Una difesa stoica su Verstappen, fino a quando ha potuto, poi l’errore (che mastino Max, che intelligenza tattica nell’aspettare e nel contempo mettere pressione giro per giro!) e da lì è iniziato il vero GP dello spagnolo, del compagno e della Ferrari tutta.

Arrivare secondi era impresa impossibile (persino in mano a Perez la RB19 era incontenibile) e così è stato, di certo era ampiamente alla portata il terzo gradino più basso e, naturalmente, Ferrari per non farsi mancare nulla, ha permesso il duello fratricida al quale tutti abbiamo assistito. Vasseur, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani facendo dire “no risk” e da lì Carlos ha dovuto fare gli straordinari contro il coriaceo compagno. Sia chiaro che non ho nulla contro i duelli in famiglia e men che meno detesto il monegasco… anzi. Su questa rubrica mi sono sempre speso nel difenderlo ed esaltare il suo talento ed aggiungo che guai se non avesse provato a superare il compagno. Il tuo primo avversario in F1 è quello che veste la tua stessa tuta e considerando che Charles sia stato letteralmente bastonato per tutto il week end, davanti “al suo” pubblico, il minimo che poteva fare era provarci, visto che purtroppo non è mai stato in grado di impensierire Verstappen. Lo stesso Carlos (il quale anche egli non difetta di sincerità) ha detto che “al posto di LeClerc avrebbe fatto lo stesso” e va da sé, sempre citando le sue dichiarazioni, “che nella posizione in cui si trovava, voleva che le posizioni si congelassero”. Fin qui nulla da dire ed infatti il problema nasce al muretto e nello specifico in chi lo comanda. Davvero Ferrari, in un’annata così disastrosa, si può permettere un duello all’arma bianca, così come abbiamo assistito domenica scorsa? Davvero Carlos, dopo tutto quello che aveva fatto per tenere in alto i cuori, come si suol dire, si meritava un “no risk” detto a Charles, il quale se n’è sbattuto (ovvio!) allegramente e, solo perché è dotato di istinto di conservazione, ha alzato vistosamente il piede per ben due volte altrimenti sarebbe successo l’inevitabile? Il Team Principal della Ferrari ha calato definitivamente la maschera e, come Ponzio Pilato, ha preferito scaricare la responsabilità sul “giudizio” dei piloti. Mi spiace signore e signori che mi leggete, non funziona così: quando comandi, ti devi assumere il dolce e l’amaro, oneri ed onori. I team order non sono mai belli certo, eppure la Ferrari in questo momento si può permettere il lusso di far lottare (la guerra dei poveri la chiamo) i suoi piloti tra di loro, con le due Mercedes che erano a pochi secondi più dietro? Cosa sarebbe successo se i due si fossero toccati o peggio ancora si fossero buttati fuori? Davvero si crede alla favoletta del “giudizio” dei piloti, soprattutto quando l’adrenalina sale e senti il traguardo sempre più vicino a trecento all’ora?

Vasseur aveva il dovere di intervenire e fermare quell’inutile infarto che ha fatto venire a mezzo popolo ferrarista. Il Team Principal avrebbe dovuto farsi sentire perché Carlos meritava quel podio e troppo comodo per Charles farsi sotto, solo nelle fasi finali del GP contro il proprio compagno, quando poi non è mai stato all’altezza dello stesso e figuriamoci rispetto agli avversari diretti. Da qui il mio pensiero (corroborato anche da Sainz sr con le sue dichiarazioni “la Ferrari è strana, una volta decide in un modo, una volta nella direzione opposta”): monsieur Vasseur si sarebbe comportato allo stesso modo a parti invertite? So perfettamente che con un contratto da rinnovare al fenomeno monegasco e soprattutto dopo aver dichiarato, anche se non troppo velatamente, che si vuole puntare su di lui, dirgli di abbassare i giri sarebbe stato un duro colpo, vero è che l’azione avanzata dal responsabile Ferrari, se possibile, è anche peggiore. Vasseur ha rivelato il suo vero volto dunque e, quindi, ogni volta che potrà, si defilerà proprio come Ponzio Pilato, lavandosene le mani e delegando terzi nel risolvere questioni spinose come quelle viste domenica scorsa? Non oso immaginare cosa sarebbe successo se al muretto ci fosse stato “l’altro”, eppure “l’ex”, la responsabilità se l’assunse in Inghilterra e sebbene i tifosi proprio non ne vogliono sapere di accettare la scelta ed il risultato ottenuto, il buon Mattia preservò lo status di Sainz, lo stesso Sainz che ha lottato con il cuore dall’inizio alla fine per tutto il week end. Si cosparga il capo di cenere monsieur Vasseur (mentre Charles si faccia un esame di coscienza, non sul fatto che abbia lottato contro il compagno ci mancherebbe, bensì sul fatto che gli è stato dietro per tutto il fine settimana) e rifletta bene su quale direzione voglia dirigersi, perché ad essere franchi, la politica pilatesca attuata al GP italiano non lo so se lo porterà per strade confortevoli. Prima o poi egli si troverà nella condizione di doverlo dare quell’ordine ed allora troverà me (non credo sarò solo) “sulla riva del fiume ad attendere il suo cadavere che passa”. Al GP italiano, Vasseur non è stato l’unico (della Ferrari naturalmente) a comportarsi come Ponzio Pilato, infatti lo stesso Presidente (sempre più mega presidente di fantozziana memoria… “figura mistica che nessuno ha mai visto”) si è lavato le mani, facendo essere presente solamente l’a.d. Vigna, il quale a sua volta si è guardato bene dall’essere “appariscente”… lo chiamano nuovo corso (sigh!).

Infine rimanendo in tema di politica pilatesca, lasciate che vi riporti in maniera pedissequa il pensiero di Pier Alberto, un appassionato del nostro sport che scrive sul Blog Del Ring e, che mi ha colpito particolarmente: la Fia, come Ponzio Pilato, ha pensato bene di far passare la violazione della Red Bull sul Budget Cap con una semplice ammenda… il risultato è sotto gli occhi di tutti:

Dieci vittorie consecutive di un pilota, quindici di una macchina. Chi ha permesso tutto questo deve riflettere a lungo, perché se è vero che è giusto che a vincere siano i migliori, in uno sport così complesso come la F1 non è normale né ammissibile che si arrivi a questo. Dominare va bene, ma monopolizzare no e se in quattordici stagioni si passa, senza soluzione di continuità (a parte il 2021), da un dominio (Red Bull) ad un dominio (Mercedes) e, infine, ad un monopolio (di nuovo Red Bull), la cosa è ancora più inaccettabile”.

 

Vito Quaranta

MOTOGP 2023 – ROUND 10 GP DI SPAGNA

Francesco Bagnaia arriva in Spagna con ampio vantaggio in classifica mondiale per un classico sulla pista del Montmelò.

Tracciato spagnolo che è storicamente indigesto alle ultime Desmosedici e con un risultato finale meno scontato che su altre piste.

 

QUALIFICHE

Il campione del mondo in carica mette tutti in fila con un giro dei suoi in Q2 dove spiccano anche le Aprilia che su piste come questa sono più performanti del solito.

La prima fila è completata da Espargaro e dalla Aprilia MY 2022 che fa fare bella figura anche al coriaceo Miguel Oliveira. Vinales quarto e poi in fila ben 4 Ducati Pramac e Gresini prima di arrivare alla prima delle KTM con in sella il solito Binder.

Il “ De profundis giapponese” comincia con un  Marquez che ormai ha deciso di non rischiare più di rompersi ossa gratis e dagli altri che vivacchiano sino all’inizio della gara. Gli altri WC in attività classificati undicesimo, Marquez, diciassettesimo Quartararo, ventesimo Mir. Non si possono fare commenti.

 

SPRINT RACE SABATO

Bagnaia era conscio sin dalla partenza che non sarebbe stata una giornata semplice. Dopo l’ottima partenza e qualche giro al comando cede la posizione ad Aleix Espargaro che va a vincere la seconda gara della stagione seppur in versione dimezzata. Sul podio l’altra Aprilia di Vinales e poi la KTM di Binder.

Bagnaia aumenta il vantaggio in classifica grazie al secondo posto ed al fatto che tutti i suoi diretti concorrenti gli finiscono dietro.

 

GARA

Partenza da incubo come spesso è successo in Spagna. Al via Bagnaia si invola lasciando tutti sui blocchi. Ma all’ingresso della prima curva Bastianini esagera perdendo la sua desmosedici che falcia Zarco, Alex Marquez, Diggiannantonio e pure il solito Bezzecchi che se c’è qualcuno che scivola lui c’è sempre. Neanche il tempo di capire che le immagini inquadrano Pecco autore di un highside in curva due. Scena terribile con lui che vola per aria ed atterra con tutte le altre 15 moto rimaste sulle ruote che gli vanno incontro. Binder lo prende in pieno sulle gambe cadendo a sua volta ed esce la bandiera rossa.

Attimi terribili in cui si è temuto davvero il peggio vista la dinamica dell’incidente. Al momento in cui queste parole vengono scritte le notizie parlano addirittura di assenza di fratture ma solo di diverse contusioni. Per assurdo è andata peggio a Bastianini che si è infilato sotto una Ducati di Gresini rimediando una frattura ad un dito ed al malleolo entrambi da operare.

Domenica prossima ci sarà il Gp di casa a Misano e la Ducati ufficiale rischia di non aver nessune dei suoi due piloti titolari.

Alla ripartenza non c’è storia e la gara è abbastanza noiosa. Vinales prende il comando e lo tiene per due terzi di gara quando il suo compagno di box decide di rompere gli indugi e regalarsi la prima “doppietta” della sua vita e di quella dell’Aprilia. Doppietta con rinforzo di Maverick che gli finisce in scia per il trionfo della casa di Noale che finalmente vede reallizzati in uno strepitoso risultato tutti gli sforzi di questi anni.

A completare il podio troviamo Jorge Martin sulla prima Ducati che precede il compagno Zarco ed un Miguel Oliveira calato dopo la prima parte di gara molto brillante.

Che dire degli altri? Il team VR46 ha deluso le aspettative che negli ultimi tempi aveva creato. Bezzecchi e Marini non sono mai stati protagonisti ed hanno costantemente viaggiato nel gruppo. Gara coriacea di Quartararo che questa volta riesce a mettersi dietro due KTM e tre Ducati. Marquez solo tredicesimo avrebbe una voglia matta di cambiare aria..

 

Considerazioni generali.

Dissi ad inizio stagione che questa storia delle Sprint race non mi piaceva. Dissi ad inizio stagione che sarebbero state il doppio delle partenze, il doppio delle prime curve, il doppio dei primi giri.

Ieri si è rischiato molto. Ok, Motorsport is dangerous, ma aumentare le possibilità che accada qualcosa di grave raddoppiando i momenti più rischiosi del weekend non mi pareva una buon idea mesi fa ed oggi ancora meno.

 

Domenica prossima si andrà in scena a Misano

 

Salvatore Valerioti

 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI ZANDVOORT

Nella ridente cittadina di Zandv…

Nella “Rimini d’Olanda” si è svolt…

Al culmine dell’estate oland…

Non riesco a cominciare geograficamente questo articolo senza mettermi a ridere all’idea che questo angolo di mondo sia considerato un luogo di vacanza. L’unica cosa che Zandvoort può testimoniare è l’infinita capacità di adattamento che l’homo sapiens è in grado di porre in essere nei meandri evolutivi della sua storia. O forse no? Non è forse più logico pensare che Zandvoort, preteso luogo di vacanza, rappresenti piuttosto la spiegazione del perché ogni anno migliaia e migliaia di olandesi si mettano in auto per percorrere i 1500 km che li separano dalle spiagge italiche dell’adriatico settentrionale?

Va poi considerato che la cittadina che contende a Zandvoort il titolo di “rimini olandese” (non c’è bisogno che chiediate il permesso di ridere) è Wijk-an-Zee, un 30 km più a nord lungo la costa, effettivamente la supera di gran lunga… in bruttezza! grazie alla sua spiaggia (spiaggia?!) circondata dai monocromatici panorami di acciaierie ed altoforni della Tata Steel e che cionondimeno risulta essere ogni anno la sede di uno dei tornei di scacchi più ricchi di storia del mondo degli spingilegna. Torneo che si tiene rigorosamente al chiuso per evitare che i suddetti spingilegna si deprimano guardando il panorama e diano il meglio di sé sulla scacchiera. Che poi “panorama” non mi pare neanche parola granché adatta…

Panorama che viene risparmiato anche ai piloti di Formula 1 grazie alle piccole ma ben piazzate dune che separano il circuito dall’ambiente circostante e consente ai piloti di concentrarsi al meglio tra le sue curve tortuose senza intristirsi. La stessa cosa, cioè evitare di intristirsi, è stata pensata per gli spettatori, sapientemente piazzati in tribune rigorosamente spalle al mare, annaffiati da fiumi di birra e intrattenuti per tutto il tempo dagli instancabili unz-unz-unz di qualche DJ ambulante e passato lì per caso giacché i migliori (può applicarsi il comparativo migliore al sostantivo DJ?)  sono probabilmente impegnati a storpiare le orecchie degli olandesi più furbi, piazzatisi su coste ispaniche o italiche per le loro holidays.

Uno strano circo, insomma, messo in piedi per dissacrare il rito motoristico manco si fosse a Miami o a Las Vegas. C’è da chiedersi cosa sia peggio: pagliacciate come queste o le desertiche rappresentazioni motoristiche della penisola arabica?

Fortunatamente il circuito in quanto tale, pur diverso da quello che ha gloriosamente attraversato diverse ere della Formula 1, mantiene notevoli livelli di interesse dal punto di vista tecnico e se si riesce a evitare di guardare gli spettatori ballare come zombie ci si può concentrare nel vedere i piloti e l’impegno che devono mettere nelle complicate curve del toboga (bella definizione che prendo in prestito da Marc Genè) olandese, quest’anno reso ancora più difficile dal ballerino meteo che il Mare del Nord ha riservato ai nostri eroi.

Ma bando alle ciance e veniamo alle non-pagelle!

VERSTAPPEN

Poteva il nostro eroe esimersi dal dominare, anzi stra-dominare, il Gran Premio di casa? Considerata la festa sugli spalti messa in piedi apposta per lui allora la risposta è: certamente no! Max comincia lo show già il sabato in cui, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, decide di dare ai suoi colleghi delle lezioni di guida gratuite su come si conduce una vettura di Formula 1. Ma che dico “lezioni di guida”? un vero e proprio Master! Anzi no, mi spingo fino alla topica formulazione di Doctoral Lecture che Harvard, Oxford e Cambridge scansate! I 6 decimi dati al secondo (un a dir il vero “falloso” Norris) e soprattutto gli 1.3 secondi dati a Perez sono lì a dimostrarlo. E’ stato un vero e proprio piacere vedere la mirabile precisione con cui Max ha affrontato tutte le difficili curve della sua Zandvoort. L’attenzione al dettaglio, che ho spasmodicamente cercato tra le inquadrature di Sky, spiccava ad ogni curva, ad ogni giro e cambiava con implacabile giustapposizione ad ogni configurazione climatica. Semplicemente straordinaria la sua capacità di scovare le microvariazioni di traiettoria necessarie per gestire il mezzo sul bagnato. In questo ambito il confronto con i grandi del passato che sul bagnato (parlo di quelli che ho potuto analizzare io, quindi da Senna in avanti) hanno fatto sfracelli è d’obbligo. Senna era… magico perché del bagnato sembrava infischiarsene. Affrontava il circuito secondo le traiettorie migliori come se fosse sull’asciutto ma con una sensibilità e un controllo talmente alti da spiazzare ogni tentativo di capire come ci riuscisse. Guidava “sulle uova”, sì, ma come nessun altro. Schumacher forse era più “fortunato” di Senna nel senso che sul bagnato il suo peculiare stile di “raddrizzamento” delle curve ne beneficiava parecchio. Non aveva altro da fare che assecondarlo: facile a dirsi… Ad ogni modo, grazie al suo stile, aveva meno da preoccuparsi rispetto alla possibilità di girarsi in ogni dove e poteva concentrarsi sull’efficienza generale del suo giro. Raikkonen è stato il più intuitivo e probabilmente quello che più ha anticipato lo stile di Verstappen giacché “quando aveva voglia” (gli esperti sanno che questa locuzione va anteposta ad ogni valutazione tecnica sul Kimi pilota) intuiva le modifiche da apportare alle traiettorie ideali in favore di quelle che più consentono alla vettura di sviluppare velocità nonostante il poco grip. Vettel aveva in Schumacher non solo il modello sportivo ma anche quello tecnico e sul bagnato cercava di raddrizzare le curve più strette esattamente come il suo idolo (a cominciare dalla straordinaria Monza 2008). Alonso è stato forse il più camaleontico di questa cinquina e, pur non avendo mai amato il bagnato, sapeva certamente come destreggiarsi alternando all’inizio della carriera uno stile a là Schumacher e poi, forse influenzato dalla convivenza con Hamilton, uno più fluido. Hamilton, quantomeno prima di approdare in Mercedes, è quello che più si è avvicinato a Senna come stile cioè cercando sempre le traiettorie migliori (quelle da asciutto per intenderci) contando sulla sua straordinaria sensibilità per stare in pista. E venendo infine a Max troviamo lo stile più “scientifico”, ossia quello di cercare le traiettorie più utili, se così si può dire, per tenere alta la velocità in curva: disegnare traiettorie più larghe nelle curve con leggera pendenza sull’interno o al contrario, studiando il drenaggio sull’interno per anticipare o posticipare a seconda dei casi l’entrata. Stile che deve aver sviluppato sin da ragazzino perché lo ha messo in mostra magistralmente sin dalla straordinaria Brasile 2016 e che da allora mostra ogni volta che Giove Pluvio decide di farsi bello di fronte alle telecamere di Sky (e ammesso e non concesso che la direzione gara glie lo consenta visto che sul bagnato si è via via corso sempre meno). Ad ogni modo anche Zandvoort non ha fatto eccezione. Lo scroscio subito dopo la partenza non l’ha minimamente scalfito e dopo il pit non ha dovuto dannarsi l’anima per rientrare su Perez, girando due secondi (!!!) al giro più veloce: l’aiutino ricevuto nel pit anticipato rispetto a Checo non era davvero necessario. Poi conduce alla grande e in gran controllo girando mediamente tra i 7 e i 9 decimi più veloce degli inseguitori (quorum Perez): supponendo che fosse in controllo è stato semplicemente strepitoso. L’impetuoso scroscio d’acqua nel finale avrebbe dovuto rendere la vita più difficile a Max (anche se sono pronto a scommettere che sulle rain avrebbe girato sui 2.5/3 sec più veloce di chiunque) ma il botto di Zhou ci ha privato, se non del batticuore quantomeno dell’incertezza del risultato finale. Incassa l’ennesima vittoria ostentando, sul podio, uno sguardo un po’ imbarazzato: forse la pensava un po’ come me sull’esagerazione della esaltazione fatta dai suoi connazionali che, con tanto di re, regine, torri e alfieri, gli tributava un inno nazionale cantato in diretta da una tizia in evidente stato di trance idolatra. Si dice che per lui ormai non ci siano più parole però dobbiamo sforzarci di trovarle perché se le merita tutte. E comunque poco male: la matematica sta per dargli il terzo.

ALONSO

Alonso torna ad essere Fernando il magnifico, complice una vettura particolarmente a suo agio nei tortuosi meandri di Zandvoort. Non ho ben capito se Aston abbia portato degli aggiornamenti o sia stato solo un caso, lascio a chi ha più notizie di me dare le opportune valutazioni, ma il fatto che Stroll in Q2 si sia preso 7 decimi e non abbia fatto Q3 (anche al netto del mio personalissimo e opinabilissimo pallino che il suo infortunio ai polsi, in particolare quello sinistro, rimediato a inizio stagione lo stia ancora condizionando) e che in gara non sia stato neanche lontanamente al livello del nostro la dice lunga sulla prestazione di Fernando. E tutto questo con un muretto che non si è mostrato all’altezza in occasione dello scroscio iniziale (ha ritardato non poco il primo pit) sia in occasione di quello prima dello scroscio finale ove un pasticcio con la pistola gli ha fatto perdere secondi preziosi. Bellissimo sia il doppio sorpasso fatto nel primo giro a Russell ed Albon in curva 3 (nonché al giro dopo su Norris sotto il diluvio) e il suo duello finale con Max: per un paio di giri c’è stata l’impressione che Fernando potesse provare a infastidire davvero Max e stavolta credo ci abbia provato ma non appena Max ha deciso di spingere non c’è stato niente da fare. Comunque il titolo di migliore degli altri è strameritato.

GASLY

Il buon Pierre, dopo un inizio di stagione un po’ incerto, sembra che finalmente stia ritrovando la forma che gli conoscevamo. Ieri è stato MVP di giornata non tanto e non soltanto per il podio, comunque risultato eccezionale, quanto per il modo in cui l’ha conquistato. Ha cominciato il sabato mettendo a distanza siderale lo smarrito compagno di squadra e poi domenica, complice una buona partenza e l’azzeccata scelta di pittare subito che l’ha issato ai piani alti. E poi, in questi piani alti, ci è rimasto sfoderando un ritmo eccezionale, perché totalmente inatteso da una Alpine, e una grinta altrettanto notevole in occasione dei duelli con Sainz. Splendido infine negli ultimi giri quando, consapevole della penalità di 5 sec inflitta a Perez appena davanti a lui, l’ha tenuto tranquillamente sui due secondi beneficiando infine del terzo posto sul podio. Ribadisco il ritmo notevole espresso in gara che è stato del tutto simile a quello di Perez e Alonso: in una fase girava con tempi secondi solo a Max (tipo: Max in 15.2 e lui in 15.8 tutti gli altri sopra il 16).

PEREZ

Dopo il semi-incoraggiante GP di Spa Checo torna a sprofondare nell’anonimato. 1.3 sec presi in qualifica, peraltro in un circuito da 1.11, sono un’infinità e non penso che le mutevoli condizioni del clima durante le qualifiche siano sufficienti a giustificarlo. Con una RBR non puoi finire 7° in qualifica, suvvia! A inizio gara si è dimostrato il più sagace là davanti pittando immediatamente e potendo così beneficiare di un bel regalo da parte del clima. Ma non si è meritato nulla perché dopo girava praticamente con lo stesso ritmo di Zhou (che in quel momento era secondo) cioè quasi 2 secondi più lento di Verstappen. Si è già detto che il regalo a Max con il pit anticipato non era necessario: Checo sarebbe stato mangiato senza problemi. Il ritmo successivo è stato di 6/7 decimi, e oltre, più lento di quello di Max il che, sempre considerando la pista così corta, è veramente scadente. Ciononostante, aveva il secondo posto alla portata ma quando è arrivato lo scroscio nell’ultima parte di gara prima si è girato alla 1, manco fosse un rookie alle prime armi, e poi si è stampato sul muretto di entrata ai box che non l’ha fatto frenare abbastanza per rientrare nello speed limit della corsia box e incorrendo così nella fatale penalità di 5 secondi che lo ha privato del podio. E a questo proposito se è giusto riconoscere i grandi meriti di Gasly nel tenerlo nella finestra e altrettanto giusto riconoscere i demeriti di Checo che negli ultimi giri avrebbe potuto tenersi alle caviglie di Alonso ma non l’ha fatto (o non c’è riuscito…). Per sua fortuna, ammesso che si possa parlare di fortuna, Ricciardo si è infortunato e il rischio di sostituzione in corso di stagione si allontana. Tuttavia, gare così insipide continueranno a far starnutire il vecchio Helmut…

SAINZ

Bravo Carlos! Con la SF-23 vista a Zandvoort non c’era da scherzare (citofonare Leclerc) e lui ha saputo domarla quanto basta per portarsi a casa un risultato che per come si erano messe le cose nel week end non sembrava affatto alla sua portata. Va detto che le due Mercedes, le due McLaren e Albon hanno fatto di tutto per aiutarlo, con strategie ridicole che lo hanno avvantaggiato. Ma va anche detto che Sainz è rimasto attaccato alla gara con i denti anche a dispetto di una vettura ben poco performante. Bello il duello con Gasly, alla fine perso ma non senza combattere, e bravissimo anche alla fine a resistere ad un Hamilton che ne aveva decisamente di più. Se non altro un buon auspicio in vista di Monza: non si sa come andrà la Ferrari in quel circuito (ormai è un lancio di dadi ogni volta) ma almeno sappiamo che Carlos non si tirerà indietro. Solido!

E ora raggruppiamo tutti i delusi.

HAMILTON-NORRIS-ALBON-PIASTRI (e RUSSELL)

Perché li raggruppo? Perché i loro muretti ne hanno combinata una più di Bertoldo vanificando tutte le loro ambizioni, che pure c’erano, per questo GP. Cominciamo da Albon che è stato incredibilmente lasciato fuori durante il primo scroscio a prendersi della gran acqua oltre che 5 secondi e più al giro da quelli che avevano messo le Intermedie. Ma che senso ha avuto? Vero che la pista aveva dimostrato di asciugarsi in fretta già nei giorni precedenti ma onestamente, in un circuito così corto, la scommessa non aveva alcun senso. Stesso identico discorso per Piastri. Entrambi, per quanto poi si siano dannati per cercare di raddrizzare la gara non hanno potuto far altro che accontentarsi delle posizioni di rincalzo. Le comiche si sono viste ai box Mercedes che prima non capiscono di dover pittare subito, mettendo entrambi i piloti nelle ultime posizioni, e poi mettono le bianche al povero Russell costringendolo a correre come un nonnetto in gita domenicale. Di solito si dice “eh ma sai, col senno di poi…” e no! Qui era ovvio anche per un divanista come il sottoscritto che le bianche, con quel clima, non avevano alcun senso! Hamilton ha fatto comunque una buona gara mostrando però una certa reticenza in fase di sorpasso: non si è preso mai nessun rischio in quella lunga fase di gara dietro a Norris – vero che questi aveva DRS da Tsunoda ma l’Hamilton del 2012 (per citare un’annata a caso pre-Mercedes) qualcosa in più l’avrebbe tentato di sicuro. Basta solo dire che con il ritmo che aveva se avesse evitato di passare tutto il tempo che ha passato dietro al duo Tsunoda-Norris il podio era certamente alla sua portata (anche al netto dell’eccellente Gasly di oggi). Discorso solo leggermente a parte merita Norris il quale, dopo la buona qualifica, aveva giustamente ambizioni da podio ma tra una partenza non ottimale, il pit iniziale ritardato, e il non essere stato capace di superare Tsunoda per un sacco di giri gli fa meritare un votaccio. Mah!

NOTE DI MERITO

Il già citato Tsunoda, pur lento, le ha provate tutte per provare a finire a punti e per un bel po’ c’era riuscito contenendo Norris e Hamilton per quasi metà gara. Scommette sulla durata delle rosse un po’ troppo.

Liam Lawson debutta in tutta fretta a causa dell’infortunio di Ricciardo. Usa la qualifica per prendere le misure alla vettura e finisce, non inaspettatamente, ultimo. Tuttavia, la gara non solo la porta a termine ma riesce a stare nel gruppone là dietro con una certa facilità, finisce davanti a Tsunoda (grazie alla penalità di quest’ultimo a onor del vero ma intanto è davanti) e, soprattutto, in una gara così complicata non commette nessun errore. Bravo!

NOTE DI DEMERITO

Sargeant e Zhou per i botti. Vero che la gara è stata molto complicata ma non è bello per il proprio futuro far vedere che non si riesce a gestirla. Ma se il botto di Zhou è in qualche modo giustificabile dalle condizioni proibitive (è uscito dov’è uscito Perez) molto meno lo è quello di Sargeant, parso un po’ gratuito, che potrebbe rappresentare l’ultimo chiodo sulla sua bara sportiva. Peccato per lui perché a Spa non era andato poi così male e in qualifica aveva colto un’inaspettata Q3 che poteva far ben sperare.

Leclerc si è ritrovato una Ferrari impazzita in quel di Zandvoort e forse non meriterebbe di stare nelle note di demerito ma prima il botto in qualifica e poi i pasticci in gara che hanno portato al danneggiamento della vettura sono comunque figli della sua frustrazione. A parziale giustificazione va detto che il comportamento erratico dell’anteriore della sua vettura era così intenso da essere visibile ad occhio nudo (quantomeno al mio) ben più di quello del suo compagno di squadra: di chi sarà la responsabilità? Sua che ha chiesto un certo tipo di assetto? Del suo ingegnere che non ha saputo gestire e capire i dati? Sta di fatto che Monza non si presenta certo sotto i migliori auspici.

NOTE DI ANONIMATO

Ocon, nonostante il punto raggranellato, fa un week end distante anni luce dal compagno di squadra e considerato il garone che aveva fatto a Spa è tutto dire. Qui non si è mai visto e conferma che la costanza non è certo il suo miglior pregio.

Stroll dovrebbe stare nelle note di demerito, visto il risultato del suo teammate ma siccome non si è mai visto (magari stava pensando al Roland Garros!) gli do il beneficio d’inventario dell’anonimato. Anonimato in cui sprofondano sempre più le Haas con Magnussen che nonostante la perfetta chiamata del primo giro che lo issa in 7° posizione passa i successivi giri a farsi sorpassare da chiunque.

Infine: qualcuno ha visto Bottas? Corre ancora?

 

Ci vediamo a Monza!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: LA PROVA DEL NOVE

Singolare che il mio ultimo “Bastian contrario” si intitolasse “Piove sul bagnato”, considerando quanto abbiamo visto domenica scorsa in Olanda. Ora, sebbene ogni GP è scontato, sia per come finisce per Red Bull e sia per come finisce per Ferrari, mi tocca comunque diversificare, altrimenti mi mandate a quel paese ed il direttore non mi fa passare nemmeno una riga.

Ad ogni modo ci pensa il buon Max a titillare la mia fantasia, con quelle nove dita protese verso il cielo. Godi fin che puoi fanciullo, perché questo è il tuo momento e, indipendentemente a come la Red Bull sia arrivata ad avere questa macchina da guerra chiamata RB19, è anche vero che l’olandese si fa trovare, al ritorno dalle vacanze e davanti al pubblico di casa sua, preparato ed in uno stato di forma eccezionale. Per lui la prova del nove è superata a pieni voti. Il campione dei bibitari, raggiunge le sue nove vittorie di fila, eguagliando così il record di Vettel che, guarda caso, anche il tedesco le ha ottenute proprio con Red Bull Racing. Resta solo da capire cosa capiterà al buon Max, quando e se lascerà la sua attuale squadra e soprattutto se vorrà continuare ancora a correre. Farà la fine di Vettel oppure scriverà nuovamente pagine di storia? Inutile starci a pensare ora, il presente è qui ed ora e questo ci dice che la maturità e la fiducia acquisita da Verstappen è impressionante. Anche in quelle difficili condizioni e soprattutto quando il compagno gli ha fregato la prima posizione, fermandosi prima di tutti, non ha battuto ciglio facendo la sua gara recuperando giri su giri… anche perché, nel frattempo, c’ha pensato anche la sua squadra a far capire a Perez chi è che decide le strategie. Posso tranquillamente sorvolare sulla sterile polemica “della macchina diversa” tra i due alfieri bibitari eppure (c’è sempre il trucco!), non mi si venga a dire che c’è equità di comportamento da parte della squadra nei riguardi dei due piloti, perché la Red Bull è dei Verstappen’s.  Mi si conceda almeno l’ingenuità di chiedere che motivo c’era di comportarsi in questo modo così eclatante, considerando il passo di Max e, soprattutto, il suo vantaggio in classifica? Beh certo, non volevano rovinare la festa del campione davanti al suo pubblico, eppure dubito che Verstappen non sarebbe riuscito comunque a raggiungerlo e superarlo… e meno male che “i nostri piloti sono liberi di gareggiare tra loro” sigh!

Chi ha dato prova di non temere nessun esame è stato l’immenso Alonso, il quale, combattendo contro le avversità meteorologiche, i casini che sono successi in pista, contro la sua stessa squadra e contro l’irraggiungibile campione olandese, ha dato prova per l’ennesima volta di cosa è capace. Aston poco prima della pausa estiva, sembrava aver perso la bussola tecnica, passando dall’andare sempre a podio a scenderci definitivamente. Evidentemente la scuderia di Stroll sr, non ha né il budget né il reparto tecnico di Red Bull e questo è chiaro. Evidentemente Dan Fallows prima dell’estate avrà fatto il punto della situazione e per fortuna gli aggiornamenti portati hanno funzionato a dovere. Date una macchina buona allo spagnolo e lui ne farà un’arma affilatissima. La verità è che Aston Martin, prendendo Alonso, ha fatto tredici come si suol dire, perché ci possiamo girare attorno quanto volete eppure se volete capire dove si troverebbe la squadra inglese realmente basta guardare il compagno. Paragone impietoso direte voi, chi se ne frega dico io! Lance ha deciso di correre e confrontarsi con i migliori al mondo, quindi si assuma le sue responsabilità e si rimbocchi le maniche se ancora gliene sono rimaste, anche perché fino all’anno scorso, che aveva dall’altra parte del box il campione tedesco, tutta questa differenza così marcata tra i due non c’era. Non so Vettel cosa sarebbe riuscito a fare con questa AMR23, dubito fortemente che avrebbe espresso quello che sta facendo vedere Fernando e, soprattutto, rimettete nel cassetto la malsana idea che se l’attuale monoposto va forte è anche grazie al suo apporto, perché queste sono favole per tifosi tossici. Fernando Alonso, a quarantadue anni suonati, che emerge da quelle nuvole d’acqua e da lezioni di guida a tre quarti di griglia, “first the man than machine” si dice e così è stato. Un pilota, che fino a quando gli batterà il cuore in petto, lotterà fino alla fine senza mai arrendersi… si dia a Cesare quel che è di Cesare e fatemi celebrare una leggenda vivente, che ha raccolto molto meno (anche e soprattutto per colpa delle sue scelte), rispetto al talento che il Padreterno gli ha regalato! L’unico limite di Nando è l’età, allora godiamocelo finché avremo la fortuna di poterlo vedere in pista.

Chi la prova del nove non l’ha superata ed anzi, dovrebbe ritornare a calcoli più elementari, è la Ferrari. Domanda: cosa sarebbe successo, cosa si sarebbe scritto, cosa diavolo si sarebbe detto, se al muretto domenica scorsa, mentre i meccanici avevano le ruote invisibili accanto a sé, ci fosse stato Binotto? Chiedo. No perché ho letto che queste cose non le avremmo più viste e che monsieur Vasseur, al comando del timone, avrebbe dato la sferzata necessaria per cambiare la situazione. Ciò che trovo aberrante, e comico nel contempo, è che fino all’anno scorso quando succedeva un problema di qualunque sorta, la colpa era di Binotto, mentre ieri la colpa era della squadra. Ci sarebbe da ridere se non fosse che la situazione è davvero tragica. Non mi si venga a dire che Frederic è in squadra da poco, perché sebbene per sfornare una macchina nuova ci vuole un anno intero (per non parlare di creare una squadra vincente!), è anche vero che certe problematiche si possono e si devono risolvere al momento. LeClerc pare abbia chiamato in ritardo il suo rientro (il monegasco, non ha fatto altro che fare quello che ha fatto Perez, anticipando tutti e se fosse riuscito nell’intento si sarebbe trovato in testa o quantomeno nelle prime posizioni) e posso anche ingollare questa scusa, solo, mi chiedo al muretto e quindi ai box, dove vivevano nel momento che si abbatteva Giove pluvio sul circuito… nelle assolate Maldive?! Possibile che non abbiano saputo leggere la realtà e che quindi sarebbe stato inevitabile che i piloti sarebbero rientrati per mettere gomme da bagnato? Non ci sono scuse che reggano, non ci sono giustificazioni, è un dato di fatto che l’attuale corso, voluto dal duo Elkann Vigna, è completamente fallace; è un dato di fatto che con la dipartita di Binotto e dei tecnici che l’hanno seguito (volontariamente… un motivo ci sarà!) le cose sono palesemente peggiorate. Come poteva essere altrimenti? Una squadra completamente allo sbando, schiacciata dalla pressione mediatica sempre più crescente e che durante le prove libere ha palesato tutto il suo marasma e ci siamo dovuti sorbire anche la panzana che se avevano difficoltà era perché stavano provando degli assetti per Monza… a Zandvoort! Non mi bastano tre Bastian Contrario per esprimere tutto il disappunto che ho nei riguardi di quello che stanno facendo alla mia scuderia del cuore e, credo, servirebbe comunque a poco, perché tanto chi comanda se ne frega altamente del disappunto degli appassionati, altrimenti avrebbe agito diversamente. Intanto si va a Monza con il potenziale annuncio del rinnovo di Charles il quale, al netto degli errori che commette (se sei costretto a spingere, le probabilità di sbagliare aumentano), non gli rimane che spillare più soldi possibili, come hanno fatto tutti prima di lui… Ferrari non sarà in grado di superare la prova del nove, almeno quella di contare i soldi da dare ai campioni che trita lo sa fare eccome

 

Vito Quaranta