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BASTIAN CONTRARIO: IL BLUFF

Dall’enciclopedia Treccani il significato di bluff viene cosi riportato:

“(voce proveniente dall’olandese bluffen «vantarsi» o verbluffen «confondere, fuorviare»)” , quando si dice il caso aggiungo, “usato in ital. al masch. – 1. Il fingere di avere carte buone in mano nei giochi di carte e spec. nel poker, comportandosi in modo da far credere agli avversari di avere un gioco più alto e indurli così a ritirarsi. 2. estens. Vanteria infondata, montatura, finzione, soprattutto al fine di far credere a concorrenti o avversari di avere possibilità che in realtà non si hanno”.

Specificare il significato di questo termine è doveroso, dopo quanto visto nel GP texano di domenica scorsa, perché di bluff giocati ce ne sono stati a iosa e, naturalmente, il sottoscritto non risparmierà nessuno. Il primo della lista è proprio Lando Norris che, assieme al suo arrembante compagno di squadra, stanno portando in alto la rinata McLaren. Sia Piastri che appunto Norris, sono due ottimi piloti ci mancherebbe e, sebbene il primo stia mostrando quanto di vero si diceva sul suo conto, il secondo non sta facendo altro che confermare quanto già fatto vedere sino ad ora. Eppure ci andrei piano con le magnificazioni, perché proprio a partire da Oscar, ne ha ancora di esperienza da maturare sul campo ed è tutto da dimostrare se sarà all’altezza del compito che gli verrà assegnato, quando e se avrà un mezzo competitivo che gli permetterà di lottare per il titolo. Il confine è labile da potenziale campione a bluff e quanto fatto vedere in Giappone in partenza contro Verstappen, ha lasciato l’amaro in bocca dato che si è fatto accompagnare gentilmente fuori pista dal campione olandese. Piastri al momento ha la scusante dell’inesperienza, che contro una bestia come Max conta eccome, quindi lo rimandiamo a tempi migliori. Chi invece non ha sconti è il suo compagno di squadra, il quale proprio domenica ha dimostrato palese mancanza di sangue freddo. Norris è un potenziale campione o un bluff? In gara l’inglese era saldo primo e così sarebbe stato fino alla fine (salvo giocarsela con il campione olandese proprio nelle battute finali) del GP, quando all’improvviso sbaglia clamorosamente una staccata e, per giunta, ciò è successo quando era solo con un buon margine di vantaggio sul diretto avversario. Domenica scorsa, Norris aveva la possibilità concreta di regalare alla sua squadra l’ennesima vittoria della sua storia e, soprattutto, di festeggiare i suoi primi cento GP, con una sontuosa vittoria, in quanto la RB19 di Verstappen, almeno domenica, non era l’astronave che salutava tutti e aspettava la compagnia al traguardo. Red Bull, per ovvi motivi, ha smesso di sviluppare l’attuale monoposto e arriverà a fine mondiale per inerzia, come si suol dire, (tanto, col potenziale che ha a disposizione, basta e avanza) ed infatti Max la vittoria se l’è dovuta sudare d’esperienza assieme alla squadra. Il buon Lando, dicevo, ha mancato di sangue freddo proprio nel momento in cui serviva: con una macchina un secondo al giro più veloce della concorrenza, sono tutti bravi a vincere, mentre il campione, il killer instinct, lo vedi proprio nelle situazioni in cui la gara è tirata e devi dare il massimo per portare a casa il risultato. Per la seconda volta nella sua carriera, Norris ha mancato l’occasione giusta di vincere: la prima è stata a Sochi nel 2021, quando all’improvviso venne giù una pioggia torrenziale e lui si ostinò, contro il parere della squadra, a rimanere in pista con le slick, mancando palesemente di lucidità (e sangue freddo appunto!), venendo così raggiunto da tutti e regalando la vittoria a chi gli stava dietro (Hamilton, of course). Allo stesso modo, ad Austin, l’inglese ha sbagliato e ciò che è peggio è che era solo, come ho già anticipato, donando cosi la vittoria al mai sazio campione del mondo (certi sbagli, con Verstappen alle calcagna, non te li puoi permettere). Si dice “due indizi fanno una prova” ed in questo il buon Lando ha tutte le prove contro. Con una McLaren in forte ascesa, dove tutto lascia presagire che l’anno prossimo se la giocherà con Red Bull… sperando che siano della partita altre scuderie (no, non sperate in Ferrari!), sarà necessario tutta la concentrazione ed il sangue freddo possibile, al fine di poter lottare contro il cannibale Verstappen, il quale proprio in quel di Austin ha dimostrato che, a parità di mezzo, fa comunque la differenza (che spreco averlo visto correre in solitaria per tutto il mondiale) e che non lascerà mai nulla al caso. Lando è un bluff o un potenziale campione? Credo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dare una risposta a questa domanda.

Chi ha bluffato, e malamente anche, è stata AMG che in piena crisi mistica ha cannato completamente la gara del suo campione, prima con la strategia e poi facendolo escludere dalla gara a causa dell’assottigliamento, oltre quanto stabilito dal regolamento, del pattino sottostante la monoposto. Belli i tempi in cui Lewis dava trenta secondi a chi lo seguiva (che poi era il compagno di squadra) e si potevano fare tutte le strategie possibili con la dovuta calma. La Mercedes non è nuova a questi svarioni quando è sotto pressione e, domenica scorsa, ha confermato questa tendenza. Eppure l’epta campione, nonostante tutto quello che gli è successo, se la rideva perché ha fatto capire che la squadra sembra aver imboccato la strada giusta e, quando uno come Lewis sorride nonostante il risultato negativo conquistato, è meglio preoccuparsi. Certo che se dobbiamo parlare di bluff, allora, sul gradino più alto del podio ci sale con certezza Aston Martin, assieme al fake show dato dalla sprint Race. Vedete, questo format di positivo ha una cosa e cioè che sta lentamente mettendo d’accordo tutti, puristi e zombi che accettano tutto passivamente, sul fatto che sia totalmente inadeguato a questo sport: che gioia c’è nel vedere le qualifiche di sabato, quando abbiamo già visto tutto al venerdì? Che gusto c’è vedere una mini gara, quando poi ha solo lo scopo di spoilerare la partenza della domenica e da alcuni viene addirittura utilizzata come “FP” per provare come funzionano le gomme (spettacolare come Ferrari abbia usato Sainz come fosse una provetta per raccogliere dati sulle soft… soft che poi in gara sono state categoricamente scartate!). Fosse solo questo il problema. Il bluff Aston, capendo che gli aggiornamenti portati non andavano (proprio durante la Sprint… sigh), ha pensato bene di smantellare la macchina di ambo i piloti e farli partire dal confine messicano, con il risultato (vincente), di portare entrambe le vetture a punti e pazienza che poi “Calimero” Alonso, abbia pagato pegno nel doversi ritirare. Aston ad inizio mondiale aveva ben altre aspettative… un bluff appunto, per come si è persa per strada, così come è un bluff questa sciagurata Federazione, la quale prende random quattro vetture e due (il cinquanta percento!) di queste risultano irregolari: ormai anche i sassi hanno capito che se avessero controllato tutte e venti le monoposto sicuro mezza griglia di partenza sarebbe stata squalificata… che vergogna!

Mi lascio la bomba atomica alla fine che è per Ferrari, neanche a dirlo. Charles è campione o un bluff? Me lo chiedo perché un campione con la “C” maiuscola non è un cannibale solo in pista, bensì lo è anche fuori; all’interno del box. Il talento del monegasco è fuori discussione ed il camera car della sua partenza contro Verstappen lo scagiona totalmente (sembrava si fosse fatto accompagnare da Max, quando invece il campione ha solo chiuso bene la porta visto che il ferrarista partendo male, si stava infilando in un punto impossibile) dalla presunta remissività. Venerdì il campione (in pectore) della Rossa, ha regalato a tutti noi una stupenda pole (assurdo quante pole abbia Charles a fronte delle vittorie concretizzate) che purtroppo è stata vanificata alla partenza… ci sta. Quello che non ci sta è il non puntare i piedi con la squadra, quello che non ci sta è che viene fatto gareggiare con il “plan D” e cioè con una singola sosta, quando era risaputo che la più veloce era quella data a Carlos (podio meritato e tutti muti!) e allora mi chiedo cosa passa per la testa al monegasco? Un campione è dentro e fuori la pista e, a mio avviso, è giunto il momento che il buon Charles inizi ad impuntarsi con i piedi ben piantati a terra se vuole cavare un ragno dal buco, quegli stessi piedi che non ha voluto (o non ha potuto?) puntare per evitare che la squadra venisse smantellata per ricominciare tutto d’accapo. La fenice McLaren insegna: se questa è tornata forte non è perché hanno smembrato una squadra e, allo stesso modo, forse il campione monegasco avrebbe dovuto lottare di più nel difendere quanto ottenuto con la squadra 2022. Sia chiaro, non sto dicendo che è colpa sua per quanto accorso, sto semplicemente dicendo che forse non si è “emozionato” abbastanza per chi lo ha messo in condizioni di vivere da protagonista l’anno scorso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ora si deve ricominciare da zero, sperando che “l’obiettivo 2026” non sia l’ennesimo bluff rosso

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTIN 2023

Hermann Tilke non gode di grande popolarità tra gli appassionati di Formula 1 di vecchia data. L’accusa principale è sempre stata quella d’aver progettato circuiti (ché questo è il suo mestiere per chi non lo sapesse) senza caratteristiche che li rendano peculiari, senza punti di unicità, senza tener conto del contesto quindi, in definitiva, senza una sorta di “personalità” capace di farli diventare parte della leggenda del motorsport. Si è giunti al punto di definirli “tilkodromi”, sprezzante neologismo che ne certifica l’anonimato. Orbene, non prima di immaginare che dietro a queste accuse si celi una certa invidia (chi non vorrebbe fare il suo mestiere alzi la mano!), non posso nascondere un certa consonanza con questa critica. Ma il nostro è pieno di giustificazioni. Di molti “tilkodromi”, primi fra tutti quelli costruiti sulle rive del Golfo Persico e del Mar Rosso, riesce difficile trovargli delle colpe: quale ispirazione si può trarre dal deserto? Cioè, non ci sono cornici degne di nota, limiti naturali sui quali disegnare con abilità o località ricche di storia o natura con le quali giocare di fino con lo sguardo prospettico dell’architetto. Di altri invece colpe e responsabilità gli si possono e anzi gli si devono attribuire: la moderna versione del Nurburgring (scialba e incapace di rapportarsi alla storica Nordschleife), l’aggiustamento dell’Hockenheimring (che snatura il vecchio circuito – ma qui forse sono cattivo: difficile far di meglio di quanto ha fatto lui), Shangai e Corea (il primo scialba imitazione di Sepang e il secondo scialba imitazione del primo: gioco al ribasso), quello strano giochetto di Sochi, Valencia e i già citati circuiti sulla penisola arabica sono probabilmente i peggiori tra quelli che ho visto io. Meglio, sempre a mio modestissimo parere, circuiti come Istanbul e Baku. Ma certamente nulla gli si può dire per il disegno di Sepang e di Austin. Entrambi presentano tutte le caratteristiche per essere ricordati dai piloti e dagli appassionati: il budello e il doppio rettilineo di Sepang sono punti veramente notevoli e Il COTA non è da meno con curva 1 ad angolo in salita e con carreggiata amplissima si unisce allo “snake” con curve a raggio via via inferiore e poi quel lungo rettilineo a sua volta esito di una entrata difficile, con la connessione tra la 14 e la 16 che implica scelte di traiettoria non univoche e infine la complicata curva multi-raggio 17-18. Insomma, si tratta proprio di un bel vedere!

A maggior oggettività di questi giudizi non si può non condividere il fatto che Sepang abbia ospitato parecchi gran premi memorabili fino al 2017 (quando è uscito dal calendario) e che il COTA ha fatto altrettanto dal 2012 ad oggi.

Ed è stato bellissimo anche il GP di ieri pieno di incognite strategiche, di sorpassi fulminanti, di problemi inattesi e di sorprese in positivo e in negativo e infine pieno di incertezza e tensione fino all’ultimo giro. Cosa si vuole di più da un GP di Formula 1?

Magari, si potrebbe rispondere, che il vincitore sia, una volta tanto, diverso. Ma è proprio qui che cominciano le NON PAGELLE!

VERSTAPPEN

Arriva la 50esima per Max e arriva grazie ad una prova monumentale. Tradito una volta tanto da un piccolo errore in qualifica che lo piazza 6° in griglia, decide di giocarsela con maturità nella prima fase, evitando guai nelle prime curve dopo la partenza, e piazzandosi in ritmo quasi subito. La progressione è eccezionale ma non tanto per la performance, giacché al COTA (come già a Singapore) si è vista un RBR che non presentava particolari vantaggi sulla concorrenza, quanto proprio per la guida perfetta messa in mostra dal nostro. Faceva molta più fatica del solito a raggiungere la sua preda ma quando gli arrivava sotto, vuoi per errori o errorini (Norris) vuoi per gomme in crisi (gli altri) non perdeva tempo e sfoderava immediatamente sorpassi magistrali che non gli facevano perdere il ritmo. Così ha vinto la gara, tra imprecazioni con i freni che (a suo dire!) non funzionavano al meglio e velocità pura che non aveva nulla in più degli altri: con i sorpassi giusti nel momento giusto. Basta immaginare un suo giro in più dietro ad una Ferrari in crisi di gomme e il GP sarebbe andato (be’, al netto della squalifica di Lewis). A titolo acquisito e in una situazione complicata oggi ci ha fatto vedere, ancora una volta, perché oggi lui è il top in assoluto. Grandioso!

HAMILTON

Non è arrivato secondo per la squalifica rimediata nella notte ma in pista secondo c’era arrivato, eccome!. E con pieno merito, aggiungo. Gara gagliardissima del nostro che sfodera ritmi da top team in tutti gli stint e solo una strategia assurda (oltre alla perfezione di Max) gli impediscono di agguantare quella vittoria che ormai manca da Gedda 2021. Sono rimasto particolarmente colpito dall’ultimo stint in cui è vero che con le gialle ci si aspettava un ritmo migliore degli altri (con le bianche) ma, onestamente, non così tanto e non così a lungo. La squalifica giunta nella notte gli toglie la soddisfazione di mettere nel ruolino di marcia ufficiale il suo miglior GP della stagione (nonché, purtroppo per lui, una bella botta nella rincorsa al secondo posto mondiale, impensabile ad inizio stagione). Fantastico!

NORRIS

Week end da favola anche per Landino. Nelle due qualifiche e nella garetta sembra lanciare un messaggio a Piastri molto netto mettendolo a distanze che non si vedevano, tra i due, da tempo (per non dire: da mai) e in gara, dopo una partenza assolutamente eccezionale che gli consente di sopravanzare il pur ottimo CLC assapora per parecchio tempo il gusto di poter davvero lottare per la vittoria. Viene tradito, in questo senso, più che dalla sua guida, dalla sua McLaren che, pur miglioratissima, non sembra ancora in grado di digerire le gomme bianche forse (dico forse due volte: sui tecnicismi sono soggetto a castronerie non potendo accedere ai dati) per il motivo contrario per cui altre scuderie vanno in crisi con le gomme: troppo drag? È stato comunque un bel vedere il suo stare in testa alla gara per diversi giri e soprattutto un ritmo che prima di ogni crollo di gomma era del tutto simile a quello di Max. La squalifica di Lewis gli regala il secondo gradino del podio che è comunque ampiamente meritato.

SAINZ

Un week end un po’ in sordina di Carlos si conclude, via squalifica di Lewis, con un insperato podio. Qualifiche così così, garetta così così e gara domenicale condotta con modalità da compitino del bravo alunno delle medie. Beneficia però, come Max là davanti, della migliore strategia che pur senza sprazzi o meriti particolari lo proietta nelle posizioni che contano nel finale, proprio nel momento che conta di più. Ringrazia CLC per avergli lasciato spazio ma non ne ha abbastanza per riprendere Lando in crisi di gomme. Fortunatissimo!

PEREZ

Onestamente non ho molto da dire sul buon Checo. L’essere arrivato in Q3 in entrambe le qualifiche, per come è andato negli ultimi mesi, è stato un buon segno ma i distacchi rimediati da Max continuano ad essere imbarazzanti, così come la garetta. Un po’ meglio, finalmente, in gara in cui dopo una partenza molto cauta e un primo stint poco significativo, sfodera ottimi ritmi nel secondo e nel terzo stint che lo portano ad un passo dal podio. Rilevo che nella garetta ha rimediato 22 secondi da max in 19 giri mentre in gara ne ha rimediati 18 in 56 giri. Basta questo dato per dargli un buon voto.

LECLERC

Che week end roller-coaster! Dalle stelle alle stalle e poi alle stelle e poi alla stalle di nuovo. Di lui si può dir tutto tranne che non sia un pilota che fa emozionare. Nelle qualifiche e nella garetta fa vedere di che pasta è fatto. In qualifica in particolare torna ad essere l’iradiddio che gli conosciamo. Se anche non avessero cancellato quel tempo a Max il distacco sarebbe comunque stato di soli 5 millesimi. Cosa vuoi chiedergli di più? Mettiamo da parte lo sgarbo che gli ha fatto Max nella garetta e parliamo della sua gara. Partenza ottima ma non abbastanza da negare la soddisfazione a Lando di concretizzare il suo scatto eccezionale. Va quasi subito in gestione e lo fa decisamente bene anzi forse troppo bene! Perché al suo muretto viene l’insana idea di andare su una strategia ad una sola sosta. Qui si decide la sua gara (a parte il discorso squalifica ovviamente) perché quel che pareva un podio non dico facile ma quasi si è trasformato in un incubo. La decisione di fare quella strategia, di fatto applicata da nessun altro perché le due Mercedes, pur pensando anche loro di fare una sola sosta hanno poi deciso di raddrizzare il tiro, è stata decisamente improvvida e la lampante dimostrazione sta nella gara di Sainz che pur con un ritmo non irresistibile e certamente non comparabile con quello di CLC, si è trovato davanti a Charles già a 6-7 giri dalla fine, in un circuito che proprio corto non è. La decisione è stata ancora più inspiegabile se si pensa all’esito della garetta (con gomme scoppiate in pochi giri) e quindi al fatto che prima della gara si discuteva se fare due o tre soste: come possono anche aver solo pensato di tentare una sosta sola?! Un vero peccato, anche perché Ferrari era da un po’ che non veniva bacchettata per strategie malfatte. E poi imbrigliare un pilota come Charles in strategie così conservative lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Diciamo che è stata una lezione per il futuro e passiamo alla prossima.

RUSSELL

Week end decisamente incolore per Giorgino, soprattutto se confrontato con quello del suo celebrato team mate cui, in prospettiva, vorrebbe fare le scarpe ma che sempre più, quest’anno, sembra ridimensionarlo. Niente da fare in qualifica e con un ritmo decisamente inferiore a quello di Lewis in gara il buon George non riesce mai a farsi notare. Non posso esimermi dal dargli un votaccio perché di fronte alla strepitosa gara che ha fatto Lewis la sua scialba prestazione non si poteva proprio vedere.

GASLY

Gagliardissimo Pierre! Sempre davanti ad Ocon in qualifica e inaspettatamente veloce sia in garetta che in gara. In quest’ultima si è dimostrato anche assai combattivo nella prima fase il che gli ha evitato di impelagarsi nei consueti duelli di centro gruppo. Il tutto alla fine, complici le squalifiche di Lewis e Charles gli regala il secondo miglior risultato dell’anno dopo il podio di Zandvoort. Meritatissimo!

STROLL

Mi ritrovo al COTA anche a dover commentare anche Stroll che torna a punti. Certo è stato aiutato come tutti i precedenti dalle squalifiche di Lewis e Charles nonché dai problemi di Piastri e Alonso però va detto che dopo tante sofferenze ha combattuto alla grande per tutta la gara. Non solo ma per tutta la gara è stato vicino ad Alonso, cosa che non gli riusciva da… sempre! Alla fine non sono certo colpa sua i problemi subiti da chi gli stava davanti quindi i punti che si è preso sono, finalmente!, meritati. Una bella iniezione di fiducia viste tutte le voci che in queste settimane si stanno rincorrendo sul suo conto (e su quello del danaroso genitore…). Però, ricordiamoci, una rondine non fa primavera e dovrà farsi rivedere nei prossimi GP.

TSUNODA

Gagliardissimo il piccolo Yuki! Torna Ricciardo ma lui se ne frega e con la sua RBR a pedali sfodera una prestazione memorabile. Peraltro frutto di una strategia interessante perché con tre-diconsi-tre soste si ritrova infine nei punti che contano per una scuderia che ne ha bisogno come l’aria. La terza sosta a dir il vero era stata fatta in totale sicurezza perché la sua posizione in gara non era in discussione ed è stato un po’ strano vederlo in questo frangente cercare anche il giro più veloce, riuscendoci. Applausi!

ALBON-SARGEANT

Albon al solito è combattivo in qualifica. In gara però è troppo “falloso” e non riesce ad essere stabile per poter contendere posizioni più importanti. È stato l’unico a prendersi penalità per track limits (peraltro ininfluente) il che testimonia di una guida troppo nervosa. Bene per i punti portati a casa ma male per come sono arrivati: da lui ci si aspetta di più. Dopo le solite qualifiche stabilmente in ultima posizione il “salvate il soldato Logan” che ho lanciato nelle ultime non pagelle sembra aver dato i suoi frutti. Gara solidissima, condotta su ritmi non dissimili da quelli di Albon lo issano per la prima volta in stagione in zona punti. Sarà stata l’aria di casa? Non lo so ma averlo anche visto uscire vincitore nei numerosi duelli a centro gruppo (anche con mastini come Hulk, Magnussen e Ricciardo) che di solito lo vedevano avere lo stesso protagonismo di un birillo di gimkana è stato incoraggiante. Bravo!

NOTE DI MERITO

Alonso è stato azzoppato da un problema tecnico ma fino a quel momento stava facendo la sua solita gara di alto livello. Peccato.

NOTE DI DEMERITO

Gli Haas si erano presentati al COTA con svariate novità e con un venerdì che sembrava presagire risultati a sorpresa. Invece non appena il cronometro ha contato davvero sono spariti. Male

NOTE DI ANONIMATO

Bottas dopo alcune prestazioni interessanti torna nel limbo. In cronaca i commentatori mi hanno ricordato un piccolo, piccolissimo, piccolissimissimo dettaglio cui non pensavo da tempo: il buon Valtteri, grazie ai magheggi di Toto, continua a prendersi 10mln l’anno. Forse sarebbe il caso di fare qualcosa in più…

Ci vediamo a Città del Messico!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL GP DEI 18 GIRI

La storia è piena di episodi di guerra dove un conflitto viene ricordato per la durata dello stesso. Il primo che mi viene in mente, fosse solo perché sono campano, è “le quattro giornate di Napoli” per quanto se ne possano citare altri… sia chiaro. Questa di certo non è una rubrica di storia, anche se la F1 sta facendo di tutto per passarci (in negativo) con il suo reiterato e scriteriato comportamento. Ed ecco che il GP del Qatar è passato alla storia appunto, come “il GP dei diciotto giri”. Ormai criticare l’operato della Federazione e di tutto il carrozzone della F1 sta divenendo un esercizio che rientra nella normalità. Che tristezza infinita dover parlare di questo, invece di concentrarsi esclusivamente sulle gesta degli eroi che girano in tondo per trecento chilometri. Che poi, quelli in pista domenica scorsa, eroi lo sono stati per davvero date le condizioni (disumane) in cui hanno dovuto cimentarsi. Sia chiaro a tutti  che del buonismo da social il sottoscritto non sa che farsene e, di certo, non mi metterò a compatire i driver di ogni singola squadra dicendo “oh poverini”, perché quei “poverini” sono consumati professionisti che guadagnano milioni di dollari l’anno, girando il mondo, con tutti i benefici del caso. Sappiamo bene che c’è gente al mondo che a parità di condizioni, se non peggio, lavorano per molto (decisamente!) meno. Detto questo, si dia a Cesare ciò che è di Cesare, perché anche se l’attuale F1 sta facendo di tutto per farci allontanare (almeno i boomer come me… le classificazioni dei giovani leoni da tastiera, dietro le quali si nascondono per evitare ogni tipo di confronto, mi fanno sorridere) dal nostro amato sport, è anche vero che ne riusciamo ad apprezzare ancora le doti sportive dei nostri cavalieri del rischio. Così  il GP dei diciotto giri si è tramutato in una gara ad eliminazione, una sorta di selezione naturale del più forte: così che abbiamo visto improbabili gesti come quello di Russell, che per raffreddare le mani (sigh) le alzava dal volante in pieno rettilineo (e il safety first che se ne va a meretrici!), piloti che vomitavano nel casco ed altri che a stento riuscivano a stare in piedi a fine gara, fino ad arrivare alla vittima Sergeant, il quale per manifesta mancanza di preparazione (unico a ritirarsi), ha dovuto alzare bandiera bianca, dimostrando così (oltre ad un coscienzioso buon senso)non solo di non essere all’altezza della F1 come talento, addirittura non lo è nemmeno come preparazione.

Ci sarebbe da chiedersi chi è il genio che ha deciso di mettere in calendario il Qatar proprio agli inizi di ottobre, quando poi a novembre avremmo sicuramente trovato ben altre percentuali di umidità. Domanda retorica la mia, perché di geni, che nella F1 organizza il circo, ce ne sono pochi e allora, giusto per non farci mancare nulla, lo stesso organizzatore fa sapere che ogni pilota non potrà compiere più di diciotto giri con lo stesso set di gomme… da qui il triste nome del GP qatariota. Evidentemente al peggio non c’è mai fine e devo dire che la Federazione ha del metodo nell’affinare questa metodologia comportamentale. In una F1 scontata, dove già a fine tre giorni di test (ri sigh!) sai chi vincerà il mondiale e che l’unica suspense, o comunque incognita, è data proprio dal tipo di strategia che ogni squadra si inventerà (Ferrari nella Sprint Race del sabato è andata alla grande… meno male che con Vasseur le cose dovevano cambiare), si giunge all’assurdo che ti viene tolto anche quel minimo dubbio, perché tutti vengono obbligati per motivi di sicurezza a cambiare set di pneumatici, appunto entro le diciotto tornate. Che spettacolo osceno che siamo stati costretti ad assistere, che farsa degna solo di un organizzatore da paesello di campagna alle prime armi. L’organizzatore non può che spargersi il capo di cenere e, magari, mettersi un sacchetto della spesa in testa per la vergogna, proprio come faceva il figlio di gatto Silvestro. Asfalto mangia gomme, cordoli alti e taglienti come rasoi e tutto questo emerge solo quando si atterra in quel del Qatar. Fino a qualche tempo fa, i protagonisti erano i piloti che avevano il compito di portare al limite le loro vetture e le loro capacità, oggigiorno lo sono i cosiddetti “track limit”, i quali non possono essere violati, pena la reprimenda da cinque secondi che comminata in quel marasma, chiamato GP del Qatar, dove bisognava ricordarsi quanti giri mancavano al fatidico “diciottesimo”, non hanno fatto altro che aggiungere ancora più confusione. Ovvio che in pista ci vogliono delle regole, così come è giusto che si seguano determinate direttive, vero è che se un pilota esce fuori pista (inteso con quattro ruote sul cordolo) sa bene che può anche scivolare e quindi girarsi… allora che vengano lasciati liberi questi eroi, che assomigliano sempre di più a dei burattini teleguidati e non ai gladiatori ai quali siamo stati abituati a vedere e coi quali siamo cresciuti e che hanno contribuito a rendere la F1 lo sport più popolare del sistema solare; dopo il calcio si capisce. I piloti dicevo, quasi li dimenticavo.

Innanzitutto congratulazioni a Verstappen per il suo terzo titolo consecutivo, vinto al sabato (per gentile concessione di un “cotto a puntino” Perez, che a sua volta è stato richiamato pubblicamente da Horner, il quale è notorio che difende sempre allo stremo i piloti… giusto per far capire come sta messo male il messicano) come suo suocero (“la coincidenza non ha madre” cit. “V per vendetta”), quindi senza nemmeno aspettare diciotto giri. Del resto Max lo conosciamo, non è ragioniere, non è “professore” come Prost e tuttavia, per quale motivo dovrebbe esserlo visto che corre solo. Come ho già detto in passato, il buon Max è uno che nasce ogni generazione e che, purtroppo, a causa di queste regole, si è “hamiltonizzato”, perché non fa altro che correre da solo ed è uno spreco schifoso, soprattutto dopo quanto visto nel 2021. Singolare che proprio Hamilton, domenica scorsa, abbia dimostrato gli effetti di cosa significa correre in solitaria e soprattutto con un compagno incline a fargli da scudiero: per l’ansia di dimostrare alla squadra e al compagno chi comanda, ha mandato a quel paese un potenziale doppio podio per Mercedes, scornandosi con il coriaceo Russell, il quale ha raccontato la favoletta che non lo aveva visto negli specchietti: George ha fatto bene a non mollare, perché se avesse dimostrato sudditanza si sarebbe condannato per sempre. Chi altro non ha mostrato sudditanza è Piastri, che con bravura va a vincere la mini gara (tristezza!) e arrivare dietro al campione del mondo e comunque davanti all’insofferente compagno di squadra: fino a quando saranno “amici” i due? In Mercedes il bubbone è ormai scoppiato. Ritengo che manchi poco anche in questa sbalorditiva McLaren.

Nel delirio qatariota, anche Ferrari a modo suo è stata protagonista: il buon Sainz nemmeno si è disturbato ad entrare in macchina la domenica, dato che poco prima dell’inizio del GP, la squadra si accorge di un problema al suo impianto di alimentazione della benzina. Sapete cosa non mi sorprende di quanto accorso alla Rossa? Il silenzio assordante in merito. Vi posso garantire che se, quanto visto domenica scorsa, fosse successo con Binotto al comando, staremmo ancora a servire messa per quante bestemmie sarebbero state dette sui social. Invece nulla, un silenzio assordante: prima era un solo uomo a sbagliare per tutti, ora è la squadra. Ripeto, certi problemi non dovevano sparire con la dipartita dell’ex Team Principal? Del resto, per il rubicondo e paffuto Vasseur questo è il suo primo anno e, si sa, sta ricostruendo “dalle macerie” che il predecessore gli ha lasciato e un GP da diciotto giri non basta a sistemare le cose

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI LOSAIL

È piuttosto curioso che dopo un week end così pieno di avvenimenti il sottoscritto si ritrovi con ben poca fantasia da applicare a questa rubrica. Tuttavia, dopo averci pensato per qualche atto-secondo (regalo premi nobel e cotillon a chi indovina la citazione), ho capito che questa aridità mentale è stata causata dalla “garetta” del sabato, spettacolo indegno del motorsport ai massimi livelli quale è (e, si suppone, vorrebbe continuare ad essere) la Formula 1.  Dei 19 giri che sarebbe dovuta durare la “garetta” ne sono stati concretamente disputati sì e no 9 a causa di ben tre Safety Car (sacrosante, sia ben chiaro) che hanno condizionato in modo decisivo lo svolgimento. Tutto è stato ingloriosamente pietoso in questa “garetta”. Dello svolgimento azzoppatissimo ho già detto ma che dire di un mondiale di F1 che si decide in questo modo? Perché mai il buon Max ha dovuto festeggiare il raggiungimento (scontatissimo) del suo obbiettivo gironzolando per qualche tornata in una competizione che non è un Gran Premio di Formula 1? Gli hanno tolto il gusto. Gusto che è mancato anche al povero Piastri, no? Tutti ci spelliamo le mani dagli applausi per la sua performance ma la sua non è stata una vittoria in un GP, non sta nell’albo d’oro di nulla e nelle statistiche manco verrà conteggiata se non con un apice nei risultati storici del vero GP che sembra un rimando ad una nota a pie’ di pagina.

Così sconsolato e sconfortato mi approcciavo alla visione del GP, quello vero, sperando che comunque le curiose condizioni in cui si sarebbe svolto avrebbero fornito un bel po’ di materiale e, forse, di sorprese.

Due parole sulla questione sicurezza gomme. Se Pirelli ha rilevato i problemi di micro-fratture che tutti i media hanno propalato urbi et orbi allora il restringimento di 80 cm nelle curve più critiche ha avuto un senso: non c’è da lamentarsi. Per lo stesso motivo ha avuto un senso anche obbligare i team a non percorrere in gara più di X giri con lo stesso set di gomme. Ma tutti e due? Non ne bastava uno di provvedimento? La cautela non è mai troppa quando si tratta di sicurezza, per carità, ma chiedere che venga presa in coerenza con lo spirito di competizione e velocità che la Formula 1 rappresenta mi pare richiesta legittima. La mia modestissima opinione è che fosse sufficiente l’obbligo di tre pit senza modificare la pista.

Infine, s’è parlato molto dei track limits e delle penalità connesse, con l’inesorabile profluvio di polemiche che ne è seguito. Qui, in tutta onestà, mi scaldo poco. Se il circuito è quello lì, cioè quella striscia d’asfalto delimitata da righe bianche che si arzogogola dallo start al finish allora non ci sono scuse che tengano: i piloti devono stare dentro quei limiti. Dopodiché va chiesto ai commissari di gara di valutare con il giusto criterio l’eventuale infrazione. Se il pilota è in performance e va oltre i track limits allora è giusto segnare ma se è impegnato in un duello e a causa di ciò va oltre (magari perché spinto dall’avversario) sono del parere che non andrebbe segnato. Finché è così allora tutto bene ma ho il sospetto che in almeno un caso, e precisamente in un tentativo di sorpasso di Gasly (non mi ricordo l’avversario ma l’ha spinto fuori – non Stroll) sia stato conteggiato erroneamente. Si tratta di una verifica importante perché, come al solito, ne va della serietà della competizione. Durante un duello un pilota non sta cercando la performance e se le circostanze lo inducono fuori dai limiti non lo sta certo facendo per guadagnare qualche centesimo ma solo, si fa per dire, la posizione. Poi magari il pilota incorre in qualche altra infrazione, come è capitato allo stesso Gasly con Stroll verso fine gara quando ha dovuto restituire la posizione (perdendola anche da Perez in quel frangente) dopo un sorpasso quantomeno ambiguo nelle sue modalità ma di certo non gli si può anche imputare il track limit. Detto questo la regola è semplice e c’è per tutti e non tutti i piloti sono stati penalizzati quindi eventuali geremiadi in questo senso vanno rispedite prontamente al mittente.

E poiché quest’ultima considerazione ci porta ai piloti ecco che ne valutiamo il comportamento a Lusail.

VERSTAPPEN

Non volevo parlare della “garetta” ma Max mi ci costringe visto che gli è valsa la matematica conquista del titolo. Non credo abbia potuto apprezzare il momento e questo, francamente, mi è anche un po’ dispiaciuto. La stagione che ha fatto (e che sta continuando a fare) è epocale e vincerla in questo modo lascia un po’ l’amaro in bocca. La “garetta” è stata, peraltro, uno dei pochi momenti della stagione in cui Max non è stato perfetto a causa della partenza e della prima curva fatte con un po’ di leggerezza. Sicché ancora peggio, no? Ma tant’è: gli applausi dovranno essere scroscianti! Nella gara vera, invece, è stato il solito dominatore. Controllo eccezionale per tutta la gara, peraltro non facile da valutare a causa dei 3 cambi gomme obbligatori e della sabbia sempre pronta a farti scivolare in zone poco consone, ossia fuori dai track limits. Ma il nostro non si è fatto prendere dall’ansia (e quando mai?) e senza nemmeno un track limits ha portato a termine il compito con la solita perfezione. Certo, è stato aiutato dal pasticcio Mercedes alla prima curva e dalla pessima qualifica delle McLaren di venerdì ma è colpa sua? Certo che no! (che poi manco ne parliamo più dell’impietoso confronto con Perez ma è sempre lì, a dimostrare quanto sia lui a fare la differenza). Non mi è parso che i commentatori l’abbiano sufficientemente notato ma una buona fetta del successo di ieri è dovuto alla perfetta strategia scelta dai suoi strateghi: partire con gomme nuovissime per poter pittare esattamente al diciottesimo giro gli ha consentito di rientrare già davanti a tutti. Così è stato sicuro del successo. Il resto è stato, semplicemente, grandioso.

PIASTRI

Oscar-occhi-di-ghiaccio questa volta qualche sorriso lo fa finalmente trapelare da dietro al casco. Un week end dai risultati eccezionali certifica il suo arrivo ai piani alti in cui, mezzo permettendo, lo vedremo ancora per molto tempo. Della “garetta” non parlo volentieri ma intanto lui l’ha vinta. Deludente ma non tanto quanto Norris nella qualifica di venerdì non si perde d’animo e approfitta del pasticcio Mercedes per mettersi, si fa per dire, alla caccia di Max. Lo tiene per qualche giro ad un paio di secondi ma poi deve cedere qualcosa però per tutta la gara non sarà mai oltre gli 8 secondi (reali o virtuali) di distacco. Tra i primi a pittare là davanti è costretto a destreggiarsi tra piloti lenti per non perdere troppo tempo sia nei confronti di Max che nei confronti del team mate che partiva più indietro. Non delude anche in questo frangente e si comporta assai bene dopo ogni pit sino all’ultimo in cui il recupero di Lando diviene concreto e minaccioso. Ancora una volta non si perde d’animo e risponde da par suo alla pressione di Lando anche perché quando Max pitta, un piccolo intoppo del box di quest’ultimo, lo mette a soli 3 secondi davanti a lui… va a sapere che fa una sbavatura e ci portiamo a casa il massimo risultato. Ovviamente Max non sbaglia ma se gli fosse capitato Oscar era lì, a pochi metri. Alle volte basta questo. Rilevo che cronometro alla mano ha avuto un ritmo effettivamente più lento di Norris ma poco male. Clap clap clap!

NORRIS

Lando Lando Lando! Ma che mi combini in qualifica?! Già, perché il suo risultato finale è tutto lì. Nemmeno un giro valido in Q3 ed è costretto a partire decimo. Gli è andata bene che le Mercedes hanno fatto il pasticciaccio ma deve comunque riflettere assai. Anche perché non ci vuol nulla a passare dall’essere considerato un CdM in potenza ad uno che sarà pure veloce ma non sa cogliere le occasioni. E sarebbe un peccato perché di talento ne ha da vendere. Va detto che dopo un primo stint cauto nel resto della gara è stato decisamente il più veloce in pista: cronometro alla mano lo è stato anche più di Russell, Piastri e, udite udite!, persino di Max. Sarebbe stato interessante vederlo mettere pressione a Max sin dall’inizio perché ieri le McLaren erano decisamente in palla. Alla fine, grazie al ritmo testé ricordato, ne aveva probabilmente per tentare l’attacco a Piastri ma si è trattenuto, non prima di aver trattato qualcosa con il muretto, immagino. La spinta che ha dato è tuttavia stata sufficiente per vedere entrambi i papaja a pochi secondi da Max. E questo è forse il numero più interessante del week end. Bravo comunque!

RUSSELL

Se le McLaren hanno di che recriminare nelle qualifiche (quelle vere) di certo non hanno nulla da rimproverarsi le Mercedes che si piazzano a poca distanza da Max e con una vettura che pare ben digerire questo circuito avrebbero potuto stabilire una buona strategia di partenza per provare a impensierire Max. Facile a dirsi ma a farsi… Il pasticcio alla prima curva è ovviamente quel che determina il suo risultato finale, peraltro esito di una condotta straordinaria, con sorpassi da antologia e con una velocità e ritmo notevolissimi che per buona parte della gara lo vedevano battagliare con il solo Norris per il primato cronometrico. Ma ciò serve solo ad aumentare i rimpianti per quanto capitato in partenza. La scelta di mettere le rosse a Lewis credevo avesse un obiettivo ben preciso: in partenza George deve minacciare Max all’interno, costringendolo a chiudere, e Lewis avrebbe potuto tentare, forse persino con comodità, il passaggio all’esterno. Ma le cose vanno diversamente. E se è vero che tecnicamente la colpa del “ciocco” va imputata a Lewis temo che la responsabilità strategica di George sia più decisiva. Tant’è che si apre in radio chiedendo scusa a tutti, consapevole, evidentemente, di aver fatto un pastrocchio. Una volta che Max l’aveva chiuso lui doveva semplicemente starsene lì ad aspettare l’esito del tentativo di Lewis all’esterno. Se fosse riuscito (e non succedeva altro) lo mettevano nel panino mentre se poi Max provava a far una resistenza delle sue George magari li avrebbe sopravanzati entrambi e provato a correre via. Anche perché il ritmo l’aveva. Invece così, cioè tentando inopinatamente di sfruttare la scia di Max come se non fosse stato concordato nulla prima della gara (cosa a cui non credo), ha finito per ostacolare Lewis e non Max. Pessimo errore, se posso. Poi si scatena e fa una gara eccezionale ma la sensazione che abbia toppato rimane. Impressionanti i suoi tentativi di prendere aria alle mani in rettilineo. Wow! Bene, sì, ma non benissimo.

LECLERC

Al solito eccellente in qualifica (quella vera) è costretto ad una gara (quella vera) tutta in difesa. Ferrari digerisce ben poco questo circuito e, anche qui al solito, si vedeva molto nella sua guida: anteriore che va dove gli pare e Charles costretto a correggere ogni tre per due. Anche in gara la macchina non sta in strada e i primi due stint li passa a cercare di stare entro i track limits senza poter tentare altro. Un po’ meglio mi è parso sulle bianche ma non so se ciò sia dovuto ai serbatoi più leggeri o effettivamente alla mescola. Anche perché nell’ultimo stint su gialle nuove stampa tempi di tutto rispetto che lo mettono al sicuro e anzi, per qualche giro, sembra anche in grado di impensierire Russell. Nel complesso, considerate le ambizioni e il curioso problema che ha impedito a Sainz di correre, la Ferrari è stata deludente e Charles non ha potuto far altro che limitare i danni.

ALONSO

Gara un po’ incolore come capita ad AM da qualche tempo a questa parte ma stavolta il buon Fernando riesce a mettere la pezza, soprattutto in qualifica (quella vera) dove riesce a piazzarsi ad un soffio dalle Mercedes. Le quali però gli fanno un brutto scherzo e nella loro carambola lo costringono a frenare e a cedere qualche posizione in partenza. Non si perde d’animo e fa i primi stint da par suo veleggiando di riffa o di raffa nelle posizioni che contano. Commette poi un errore al 33° giro non da lui con un escursione fuori pista che gli fa perdere la posizione contro Leclerc e poi, forse deluso o stanco per il clima infernale del Qatar (simpatico il siparietto via radio in cui chiede al muretto di buttargli acqua sul sedile durante il pit…) non spinge più e si accontenta. Bravo, ma con riserva.

OCON

Settimo posto un po’ casuale ma con il non banale merito di non essere incappato nei track limits che hanno tormentato la gara dei suoi competitor più diretti. Si fa notare, alla fine, più per il pasticcio combinato nella “garetta”, nel triello con Perez e Hulk, in cui ne combina di ogni eliminando gli avversari manco fosse un videogioco. Bah!

BOTTAS-ZHOU

Alfa Romeo ogni tanto alza la testa e lo fa quando meno te lo aspetti. Qui Bottas in particolare si è ricordato di essere un pilota di Formula 1 e ha dribblato tutte le difficoltà della qualifica (quella vera) piazzandosi in una notevolissima, per lui e per Alfa Romeo, 9° posizione in griglia. Anche la gara è intelligentissima. Pittano al primo giro, in regime di SC, e sfruttano entrambi, soprattutto Bottas, alla grande la strategia che gli si prospetta davanti e cioè tirare “in lungo” ogni stint per rientrare senza difficoltà davanti ai competitor. Bottas fa il suo molto bene e si merita il risultato finale. Zhou mi è parso più “falloso” ma ha il merito di non incorrere nei track limits che hanno azzoppato i competitor. Entrambi acchiappano punti insperati, peraltro in una delle gare più difficili dell’anno. Complimenti!

PEREZ

Pasticci su pasticci su pasticci su pasticci. Checo va sempre più a fondo ma ormai non è una novità. Fuori dal Q3 per l’ennesima volta non riesce nemmeno a fare la rimonta che pure il mezzo gli avrebbe consentito. E’ stato tutta la gara in lotta con vetture che non dovrebbero essere alla sua altezza e ha sempre faticato. Poi ha collezionato un tale numero di track limits da far impallidire anche Gasly. Male!

NOTE DI MERITO

Nessuno. Forse sarò stato troppo concentrato a segnarmi il ritmo di quelli là davanti ma onestamente non mi è parso che nessuno abbia mostrato numeri tali da inserirlo in questa fascia di pagellatura. Doveva pur esserci una prima volta!

NOTE DI DEMERITO

Oltre a Perez, che sta là e non qua solo perché nei punti, grossi demeriti vanno a Stroll, Gasly e Albon non tanto per aver fatto una pessima gara (anzi, Gasly è parso ancora una volta più in palla di Ocon, Albon il solito combattente e Stroll è stato un po’ meno pietoso di altre volte) quanto per aver collezionato richiami e penalità da track limits come non ci fosse un domani. E siccome sono stati gli unici penalizzati allora vanno, giustamente, puniti con voti pessimi. A loro si aggiunge il celebrato eptacampeao che in partenza fa un erroraccio da principianti decisamente inopportuno per le ambizioni Mercedes in Qatar. Come scritto più sopra nel box di Russell credo che strategicamente parlando la responsabilità maggiore sia da attribuire a George ma quella più squisitamente tecnica è sua e solo sua. Peccato perché le Mercedes così in palla avrebbero reso la gara assai scoppiettante.

NOTE DI ANONIMATO

Le Haas, dopo buone qualifiche (Hulk strepitoso nella shootout), sono scomparse in gara. Peggio ancora le RBR a pedali con Tsunoda e Lawson costretti a portare a spasso le loro vetture per tutta la gara.

NOTE DI SALVATE IL SOLDATO LOGAN

Il rookie più in difficoltà della stagione (dopo DeVries, che però ha già finito la sua avventura) è costretto a soccombere al clima infernale in cui si è svolta questa gara assai prima della sua conclusione. Nella prima qualifica non era neanche andato male, a solo un decimo da Albon, pasticcia nella shootout, si gira da solo nella “garetta” e, per l’appunto, soccombe fisicamente alle infernali spire del deserto qatarino. Peggio non poteva andare. E se già navigava in cattive acque, con la riconferma sempre più lontana, questa defaillance fisica farà storcere il naso non poco a chi deve prendere decisioni sul suo futuro. Per carità, sarebbe una cattiveria ma come per il discorso dei track limits che c’erano per tutti ma solo in quattro hanno preso penalità, anche il clima era uguale per tutti e seppur con fatica la gara l’hanno terminata. Te lo saresti aspettato dal vecchietto Alonso e invece la defaillance arriva dal più giovane del gruppo che peraltro sfoggia un fisico assai prestante. Dicono che un piccolo problema al casco gli abbia impedito di prendere anche il più piccolo filo d’aria durante la gara (la qual cosa sarebbe evidentemente stata per lui salvifica: vedi i camera car di Russell e Norris) ma anche qui non gli si può non imputare qualche responsabilità perché la preparazione di una gara di Formula 1 deve essere curata anche nel più piccolo dei particolari, compreso verificare la facilità nel maneggiare la visiera del casco. Umanamente dispiace: i team radio in cui diceva che non ce la faceva più mi facevano stringere il cuore e sono certo che diventeranno emblematici per qualsiasi racconto di questo sport. Tuttavia, non si può non dargli l’ennesimo votaccio di questa stagione. Che sarà la prima e l’ultima, salvo clamorose sorprese nelle ultime gare. Salvate il soldato Logan!

Ci vediamo ad Austin!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL MALEDUCATO

Il GP del Giappone fa sciogliere come neve al sole e, come giusto che sia, tutte le velleità degli ingenui che hanno creduto che la nuova famigerata DT018, potesse ed andasse a colpire direttamente il dominio della RB19 di Verstappen. Scrivo “giustamente”, perché di porcate la Federazione ne ha fatte già tante (Race Sprint, DT039, mancata sanzione a Verstappen a Singapore… la lista è veramente lunga!) e, francamente di un’altra non sappiamo cosa farcene, senza parlare del fatto che se veramente la Red Bull fosse affondata a causa di questa direttiva, si sarebbe perso definitivamente quel poco di credibilità che al circus rimane ancora. Già ora, il Budget Cap ha falsato il mondiale limitando fortemente chi vuole recuperare il gap di svantaggio, con l’ennesimo cambiamento in corso, sarebbe stato solamente un insulto a quel poco di intelligenza che ancora ci rimane. L’attuale Red Bull è un mostro creato e voluto innanzitutto dalla Federazione in primis e che, perché non dobbiamo mai fuggire dalle nostre responsabilità, Ferrari con le sue beghe politiche interne ha contribuito non poco ad alimentare. Allora salutiamo i campioni del mondo, che nell’imbarazzo (degli altri), vincono il mondiale costruttori con sei GP d’anticipo e, il loro alfiere olandese, andrà a concludere le pratiche fra quindici giorni in quel del Qatar… anche se permettetemi di dire, visto che i punti necessari per conquistare il mondiale potrebbe già prenderli durante la Sprint Race, che lascia l’amaro in bocca sapere che Verstappen possa festeggiare già al sabato il suo “triplete”. Così come è stato quanto meno sconveniente il comportamento della Red Bull, dopo aver vinto il mondiale costruttori con e grazie al motore Honda, sulla pista di proprietà dell’omonima casa costruttrice di propulsori e non dargli il giusto tributo che tutti i nippo di casa Honda meritavano. Si potrebbe definire la Red Bull maleducata, perché è risaputo che si saluta quando si va a casa di qualcuno. Del resto si sa, i bibitari fanno il cattivo ed il bel tempo in pista e soprattutto fuori e si permettono questo atteggiamento spavaldo che sfocia nell’arroganza senza nemmeno nasconderlo più ormai. Prova ne è che, due settimane fa a Singapore, il loro pupillo aveva raccolto così tante penalità, che meritava di farsi un giro nelle patrie galere locali ed invece nulla di fatto… salvo poi che la stessa Federazione ammette che andava punito (l’ho detto, il circo, quello dei circensi, sicuramente merita più rispetto!). Non paghi, in Giappone, si sono permessi di far ritirare un “cotto a puntino” Perez, salvo poi ributtarlo in pista per fargli scontare la penalità (in maniera tale da non doverla subire il prossimo GP) per poi farlo ritirare nuovamente e definitivamente e naturalmente, la compiacente Federazione si è affrettata a dire che questo non dovrà più ricapitare… lascio a voi ogni tipo di commento ed elucubrazione mentale.

Chi di certo è maleducato, ovviamente per i tempi sportivi che corrono, è il campione del mondo Verstappen. Il buon Max è stato educato dal padre a quella che viene definita la “vecchia scuola” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La quasi totalità dei colleghi di Verstappen sono “fighette isteriche” che non fanno altro che piangere per radio, chiedere il permesso se possono sorpassare (che tristezza!) o dover stare dietro il proprio compagno ordinatamente. Questo il campione olandese lo sa bene, lo ha sempre saputo (uno che è stato compagno di squadra di Schumacher e collega di Hakkinen e di altri campioni che correvano nel suo stesso periodo, cos’altro poteva insegnare al figlio se non ad essere, sportivamente parlando, un cagnaccio rabbioso per non dire altro!) e giustamente se ne approfitta di ciò, per trarne tutto il vantaggio possibile. Così allo spegnimento dei semafori, il buon Max non c’ha pensato su due volte a vincere il GP proprio in partenza, pensando bene di accompagnare gentilmente fuori pista prima Piastri (che ancora non ha capito cosa è successo!) e poi il compagno di squadra dell’australiano, che stava quasi per approfittare della situazione. Quella curva uno di Suzuka, la conosciamo bene noi ferraristi cosa rappresenta, perché avremo sempre l’immagine dello scornamento (voluto) tra Senna e Prost e per questo mi chiedo e vi chiedo, se Verstappen avesse fatto lo stesso se accanto a lui partivano a sandwich gente come il brasiliano che parla con dio, il professore, il leone di Upton-upon-Severn o il Kaiser; solo per citare qualche nome. Soprattutto con quali conseguenze, anche se è facile immaginarlo.

Del resto è stato proprio questo atteggiamento che gli ha permesso di laurearsi campione del mondo nel 2021 contro chi dalla vecchia scuola ne viene e cioè Lewis Hamilton. Senza questo comportamento, mostrato per la prima volta in mondo visione con quel famoso “NO!” detto alla squadra, quando gli chiesero di cedere la posizione a Sainz in toro Rosso, l’olandese non sarebbe quello che è attualmente. Un talento come Verstappen su una macchina imbarazzante (per la concorrenza) come lo è la RB19 non fa altro che fare il suo dovere e cioè il vuoto dietro di lui e, tutte le pippe mentali che ci sono state tra la domenica di Singapore ed il sabato Giapponese, non hanno fatto altro che alimentare il fuoco della voglia di zittire tutti. Detto fatto dunque e, come già detto, il “maleducato” senza rispetto e senza starci troppo a pensare, ha concluso la pratica nipponica alla prima curva. Come si può battere uno come Verstappen? La logica impone di dire che un qualunque suo avversario che lo voglia affrontare, debba avere una monoposto alla pari della sua e, per carità, questo è vero, così come è vero che purtroppo non basta. Un qualunque avversario di Verstappen, che sia intenzionato a sfidarlo a singolar tenzone, deve mettersi in testa che la sola macchina non basta e che in primis deve essere altrettanto maleducato quanto lo è lui. Non lo sconfiggi uno cosi se si scende in pista con un atteggiamento mentale diverso da questo. Chiedere ad Hamilton che ha il dente così avvelenato che ormai ha la bocca marcia e questo lo si vede ad ogni intervista dove non perde occasione per aumentare la pressione mediatica sui bibitari e sul suo acerrimo rivale, sputando appunto solo veleno! Affrontare Verstappen significa assumersi la responsabilità del rischio che in una curva ci si entra in due e all’uscita non ne verrà fuori nessuno, perché lui di certo non si sposterà (andatevi a vedere cosa successe a Monza, alla prima chicane, nel 2021). Piastri è stata una preda facile per il buon Max ed è qui che nasce il rammarico di vedere una Ferrari che arriva (la prima che ha visto la bandiera a scacchi) al traguardo con più di quaranta secondi di svantaggio, perché sono convinto e di certo non mi rimangio il pensiero che nella cerchia dei maleducati, oltre ad Hamilton ed Alonso, ci sia anche LeClerc il quale l’anno scorso, quando la macchina glielo consentiva, ha dimostrato di non avere nessun timore riverenziale…anzi. Vi dirò di più, se c’è in pista qualcuno che Verstappen teme è proprio il monegasco: hanno sempre corso assieme e l’olandese sa bene di che pasta è fatto Charles e la fame che il monegasco ha lo rende pericolosissimo. In Bahrein l’anno scorso, abbiamo visto tutti che lotta senza quartiere che c’è stata e come l’abbia spuntata l’alfiere rosso. Allo stato attuale non possiamo sapere se Charles possa reggere sulla distanza (in questo ormai Verstappen ha raggiunto la maturazione completa), vero è che a maleducazione il talento rosso non ha nulla da invidiare a nessuno. Se mai avremo l’opportunità di avere una monoposto competitiva, sono sicuro che sarebbe lotta dura, solo che mi sa che dovremo aspettare ancora per molto e qui mi taccio; altrimenti divento maleducato io

 

Vito Quaranta