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BASTIAN CONTRARIO: DIO NON GIOCA A DADI CON L’UNIVERSO

Così si espresse Einstein in uno scontro tra titani sulla meccanica quantistica, verso un altro gigante della fisica di inizio novecento: Niels Bohr. Ora, non vi sto a dire cosa rispose quest’ultimo al primo, altrimenti mi ritrovo orde di nerd che, in quanto a tifo, non hanno nulla da invidiare a quelli che trovo oggi sui social. Qualcuno si potrà chiedere per quale diavolo di motivo ho citato la frase del compianto genio scapigliato, ebbene questo è l’unica cosa che sono riuscito a pensare durante il siparietto che è avvenuto durante la indubbiamente bella presentazione della nuova nata Ferrari.

Diciamocela tutta, se il mondiale si decidesse in base a questa “frivolezza”, la Scuderia italiana avrebbe vinto di misura su tutte le altre squadre di anglofona origine. Presentazione vecchio stile, con tanto di pubblico in tribuna ad urlare di gioia come allo stadio nel vedere quei quindici (miseri) minuti (il regolamento prima di tutto) della nuova nata di Maranello: la SF23. Niente nomi celebrativi (che a Ferrari hanno portato più sfiga che altro!), niente attesa nel sapere il nome all’ultimo minuto e soprattutto niente spoiler un’ora prima della vettura stessa tramite render. A Maranello hanno voluto cambiare le cose, evidentemente hanno voluto tagliare con certe abitudini del passato come per far capire “il vento è girato”. Eppure, nonostante i mille tagli col passato che abbiamo già visto fare cos’è cambiato realmente sino ad ora? A mio modesto giudizio nulla. Come ogni anno sempre il solito rinnovato entusiasmo, sempre la stessa accesa speranza nel cercare di vincere quel maledetto mondiale che ormai sta raggiungendo il ventennio. Ai più giovani tutto ciò potrà sembrare una novità o comunque di facile tolleranza, ci sta. Per chi come me è a digiuno di mondiali da quando i cellulari avevano ancora i tasti,  tutto questo è solo un piacevole teatro e nulla di più. Intanto il taglio col passato da parte della Rossa è stato forte e quel passato non è riferito alle quasi due decadi trascorse, bensì solo di qualche mese.

La “dittatura” in Gestione Sportiva alla fine è stata estirpata ed il “despota” (che addirittura decideva i lavori da fare nei cessi… giuro, professionisti del settore giornalistico, così hanno scritto!) alla fine è stato allontanato definitivamente. Nel frattempo, sulla pista di Fiorano, ha girato per la prima volta l’ultima monoposto rossa la cui progettazione è stata diretta proprio dallo stesso “despota”. Binotto ha rilasciato la dichiarazione che la SF23 non è la sua macchina, bensì della squadra. Ciò che più mi ha lasciato basito di queste dichiarazioni sono stati i commenti di giubilo che ne sono seguiti dai soliti detrattori, i quali hanno avuto conferma di quanto millantavano. Conferma di cosa chiedo venia? Davvero si crede che questa non sia la macchina di Binotto, visto che la progettazione della “ventitré” è iniziata nel luglio dell’anno scorso ed in quel periodo c’era lui al comando e di sostituirlo nemmeno se ne parlava? Davvero si crede che il “despota”, fosse così pazzo da arrogarsi il diritto esclusivo della paternità della sua ultima monoposto rossa? Binotto è innanzitutto un signore e, fosse solo per il fatto che la squadra fece quadrato attorno a lui ad Abu Dhabi, ha dato il giusto riconoscimento ai suoi uomini, per non parlare del fatto, come precedentemente ho affermato, che solo uno stupido direbbe che ha fatto tutto lui. La costruzione di una monoposto è un lavoro di equipe e, piaccia o meno, un’equipe, una qualunque squadra, necessita di un leader, di un responsabile che abbia l’ultima parola. Binotto, che oltre al team principal era anche il responsabile tecnico, aveva l’ultima parola quindi, nel bene e nel male, sia che la Rossa vinca il mondiale o sia che lo perderà ignominiosamente, lo farà con la monoposto progettata dagli uomini condotti da egli stesso. La Beneamata parte da una buonissima base, la quale è stata castrata solo dai problemi di affidabilità del motore (che a detta del “capo” della Gestione Sportiva… Vigna, Ferrari ora ha il motorone!) e dai giochetti dei soliti noti. Binotto questo lo sapeva bene, così come sapeva dove intervenire sia sulla monoposto che in seno alla squadra. Infatti tutti i cambiamenti che verranno attuati nel breve tempo (monoposto e squadra appunto), non sono altro che provvedimenti già precedentemente decisi dall’ex Team Principal.

Detto ciò, sopraggiunge il citato siparietto: poco prima dell’uscita in pista della SF23, il nuovo Team Principal della Rossa lascia decidere alla sorte a chi, tra LeClerc e Sainz, dovesse salire per primo sulla nuova monoposto e quindi darle il battesimo di fuoco. No mio caro monsieur Vasseur, così non ci siamo proprio: un Team Principal non gioca a dadi con l’universo, bensì si assume le proprie responsabilità. Si prende il dolce e l’amaro come si dice dalle mie parti. Troppo facile lasciar decidere alla casualità. Non ho nulla nei riguardi del francese, solo che nel momento in cui egli viene preso a furor di popolo (e solo dal popolo, visto che la dirigenza aveva in mente ben altre scelte, le quali hanno gentilmente declinato tutte l’offerta… chissà come mai!), proprio perché tutti aspirano al modello degli altri due top team, dove il pilota di punta viene deciso ancora prima che inizi il mondiale (a tal proposito sarà interessante vedere come si comporteranno i crucchi con Hamilton e Russell), non è un comportamento coerente e consono al suo ruolo.

La logica avrebbe voluto che a salire per primo sulla monoposto, fosse stato il pilota che l’anno prima ha totalizzato più punti. Una dura e spietata legge che andava applicata subito: questo sarebbe stato un vero segnale di cambiamento verso tutti i tifosi che vogliono la scelta dura e pura. A nulla è valso il fatto che alla fine “abbia vinto” proprio LeClerc, la cui prima salita nella macchina sa più di beffa che altro. Cosa succederà nel momento in cui si dovrà decidere su quale pilota puntare? Oltretutto se è vero che AMG potrà lottare per il mondiale, il primo posto di ogni GP si farà affollato, quindi i punti da racimolare saranno ancora di meno, perché divisi non più tra soli due piloti bensì, tra almeno tre se non di più, per cui la decisione su quale pilota puntare dovrà essere effettuata nel brevissimo tempo… suppongo già entro maggio. Cosa farà Vasseur, caso mai la differenza punti tra i due rossi sarà minima? Se li porta nel retro paddock e lancia la monetina per decidere chi se la deve giocare? Non sapremo mai cosa avrebbe fatto Binotto il giorno di San Valentino in merito a ciò, certo è che sappiamo che in questo momento, il suo sostituto ha scelto il profilo basso, quasi di depistaggio nei riguardi di tutti. Il buon Vasseur non ha mai diretto una squadra così grande e, soprattutto, importante. Certi comportamenti potevano andare bene nelle categorie inferiori o in Alfa Romeo. In Ferrari, invece, la musica è leggermente diversa, perché se la squadra che il team principal francese dirigeva l’anno scorso era un piccolo coro, quella che si ritrova a condurre quest’anno è una intera orchestra!

Ci vorrà tempo certo, eppure quante volte abbiamo sentito questa frase? Di sicuro, nel frattempo che quel famoso tempo arrivi, almeno per quest’anno, Vasseur si troverà a dirigere una squadra che non è sua e che necessariamente dovrà fare propria il prima possibile. Auguriamoci che, nel frattempo che fa sua la squadra, lui e chi gli sta dietro (Elkann e Vigna… guarda caso ora si interessano!) sappiano prendere le decisioni giuste e soprattutto che non siano frutto di casualità o azzardi mal ponderati… perché Dio non gioca a dadi con l’universo.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL MESSIA NELL’ANNO CHE VERRA’

Il 2022 ormai ci sta salutando per sempre e, sportivamente parlando, di certo non è stato avaro di emozioni e di novità e, come al solito, specie per quanto riguarda la Ferrari, non ha mancato di dividere gli appassionati che la seguono. Binotto è stato mandato via anzitempo prima della fine naturale del suo contratto ed al suo posto è giunto Vasseur dall’Alfa Romeo, accolto come il nuovo Messia che dovrà condurre la Rossa verso la terra promessa. Cammino tutto in salita per lui e la squadra che lo dovrà seguire (o dovrei dire, per rimanere in tema biblico, popolo rosso?), considerando la dirigenza che c’è alle spalle della stessa Gestione Sportiva e, soprattutto, dell’agguerrita concorrenza che si dovrà affrontare. Cerchiamo di capire quali saranno i potenziali scenari per il Messia nell’anno che verrà.

Il primo pensiero non può che andare ai campioni del mondo, consci del loro potere politico in primis e di quello tecnico soprattutto. La Red Bull, dopo anni di digiuno e soprattutto pazienza durante il dominio AMG, non ha fatto altro che rimboccarsi le maniche, rifondando una squadra attorno al suo campione Verstappen. Il loro è stato un lavoro certosino, in luogo del quale hanno fatto crescere il talentuoso olandese attorno ad una squadra già rodata, dopo la scorpacciata di mondiali fatta con Vettel. Contrariamente al dogma Ferrari, nella suddetta squadra, non hanno cambiato una virgola: l’ossatura principale è rimasta la stessa (stabilità come parola d’ordine) e non hanno fatto altro che adeguarla al pilota sul quale hanno puntato ed investito. Come dicevo c’è voluto pazienza e tempo e, alla fine, il risultato è arrivato addirittura in anticipo, perché non è stato necessario aspettare il cambio regolamentare a cui Ferrari tanto si affidava. Red Bull ha avuto la capacità di lottare testa a testa con la Mercedes di Hamilton e, nel contempo, di prepararsi al nuovo regolamento. Proprio in quest’anno che sta per finire, questa squadra ha dimostrato cosa significa avere voglia di vincere: sappiamo benissimo come i bibitari siano giunti a dominare il mondiale 2022 dalla fine dell’estate in poi e, chi mi legge, sa altrettanto bene cosa penso del loro furto in termini di budget cap eppure, al di là del “se è giusto o meno”, loro in mente avevano una sola cosa e cioè vincere a qualunque costo. Il vantaggio tecnico che hanno tratto dallo sviluppo continuo ed indiscriminato che hanno perpetrato è tale che il buffetto sulla mano che la Federazione gli ha dato, in termini di ore di sviluppo in galleria del vento, non gli farà né caldo e né freddo e per questo gli attuali campioni del mondo sono da considerarsi la prima forza dell’anno che verrà e quindi la squadra di riferimento da dover battere. Difficilmente, anche se dovrei dire che è praticamente impossibile, la Red Bull si presenterà sotto ai semafori del primo GP della stagione, con un progetto cannato o comunque in ritardo. Considerando come si è concluso l’anno sportivo, non tanto per loro quanto per le vicissitudini dei diretti avversari, saranno a buon diritto i favoriti per vincere il terzo mondiale piloti consecutivo ed il secondo nei costruttori.

Questa considerazione mi porta immediatamente a rivolgere un pensiero alla Mercedes. La lotta, senza esclusione di colpi nel 2021, ha evidentemente distratto gli ex campioni del mondo sul progetto 2022 ed infatti si sono presentati con una macchina palesemente sbagliata, così sbagliata che loro, come i colleghi bibitari, sono dovuti ricorrere alle loro conoscenze politiche al fine di poter ricucire il gap con gli avversari e poter sfruttare così, tutti i GP che ci sono stati dal Belgio ad Abu Dhabi, come “laboratorio” per sviluppare la monoposto 2022 al fine di capire dove realmente hanno sbagliato e presentarsi, quindi, ai nastri di partenza dell’anno che verrà puntuali come sempre. Anche per quanto riguarda AMG ci troviamo d’innanzi ad un palese caso di “voglia di vincere” a tutti i costi: infatti loro come i colleghi di Milton Keynes, non hanno guardato in faccia a nessuno (emblematico avere all’interno della Federazione… la loro donna di fiducia poi andata via) ed anche loro, come Red Bull con Oracle, hanno avviato da tempo una stretta collaborazione con Ineos per aiutarsi nello sviluppo. Mercedes l’anno scorso, grazie a questa insaziabile voglia di vincere e soprattutto grazie a Ferrari, ha rischiato di arrivare clamorosamente seconda nel mondiale costruttori. Sebbene le incognite a riguardo di queste squadra ci sono ancora, è anche vero che le loro capacità di recupero sono indubbie e non posso non pensare che non saranno della partita… anzi. Hamilton, in quest’ultimo campionato, ha sofferto non poco sia perché non aveva un mezzo all’altezza (il commento via radio di Alonso a riguardo del fatto che “questo ragazzo sa partire bene solo se è in prima fila” la dice lunga) e sia perché il suo primo avversario, cioè il compagno di box, non è stato un cavalier servente come il Bottas dell’annata 2017 – 2018… tutt’altro. Russell, in barba proprio alla riverenza nei riguardi del pluri decorato compagno, non si è fatto pregare, andando a vincere l’unico GP della casa di Stoccarda, lasciando il compagno con le brache calate e a bocca asciutta, non potendo così ritoccare l’unico record che gli rimaneva e cioè vincere almeno un GP da quando ha iniziato a correre. Se è vero che in F1, con apparente stabilità regolamentare, si ricomincia da dove si è concluso, dubito fortemente che AMG si fermerà ad una singola vittoria così come lo stesso Hamilton non starà a guardare né il compagno né gli avversari. La casa della stella a tre punte sarà della partita e qualcosa mi dice che sarà protagonista fino alla fine.

Volutamente ho lasciato Ferrari per ultima nella mia disamina: tanti sono i rancori, i dubbi e le delusioni. Non mi riferisco a come si è concluso il mondiale 2022, sportivamente parlando, bensì a come si è concluso politicamente in seno alla Gestione Sportiva. La Scuderia ad Abu Dhabi, nonostante il golpe in piena regola, attuato dalla dirigenza a mezzo stampa, ha reagito compatta dando un segnale inequivocabile, stringendosi a coorte attorno al suo generale. Ciò non è stato sufficiente per placare la sete di sangue da parte di una dirigenza che non ha nessuna voglia di vincere a differenza dei diretti avversari (o comunque pensano di farlo con le loro “strategie politiche”), nei riguardi di un uomo solo che nonostante i suoi difetti ha portato una squadra dal sesto posto del 2020 al secondo del 2022. Ora tocca al Messia tanto annunciato (dopo il diniego di nomi ben più blasonati del Messia stesso… sic!), darsi da fare! Come sarà il mondiale della Ferrari di Vigna/Tavarez/Elkann (ebbene sì, a noi ci tocca il triumvirato!)? Siamo alle solite purtroppo: come ad ogni cambio di TP (il quinto in dieci anni…. roba da matti!), c’è sempre il solito rinnovato entusiasmo dovuto alla novità del momento e tutte le speranze sono riposte nelle miracolose mani del nuovo arrivato, dimenticando (e Red Bull ed AMG stanno a ricordarcelo ogni giorno) che l’unica cosa che conta è la stabilità! Vasseur a gennaio prenderà possesso della Gestione Sportiva e, praticamente, dovrà portare avanti un lavoro che non solo non è suo, bensì resta da capire anche se sarà in grado di farlo suo. A mio modesto giudizio, Ferrari partirà forte a marzo, perché Binotto aveva già iniziato a lavorare al progetto 2023, individuando le aree su cui intervenire. Solo che un conto è che il suo lavoro viene portato avanti da egli stesso, un altro è che viene portato avanti da un estraneo il quale, giustamente, avrà bisogno di tempo per instaurare il suo metodo di lavoro. Per questo a mio modo di vedere, Ferrari sulla distanza rimarrà col fiato corto come si suol dire… mi auguro di sbagliare. Chissà ad ogni modo se questa volta “l’onda rossa” dei tifosi, che tanto hanno criticato e bistrattato il buon Binotto senza posa, saranno pazienti con il Messia nell’anno che verrà.

PS

A voi tutti che avete la pazienza di leggere la mia rubrica e, soprattutto, allo staff del Blog del Ring con a capo Andras e Salvatore, auguro i migliori auguri di un felice anno nuovo.

 

Vito Quaranta

IL VALZER DELLE POLTRONE

Adesso è ufficiale. Vasseur nuovo TP Ferrari e Binotto a svernare in attesa di ricevere chissà quale alto incarico.

Chi pensava ad Audi per Mattia oggi ha dovuto ricredersi perché Andreas Seidl lascerà la Mc Laren e si “accomoderà” proprio sui 4 anelli via Sauber.

Fuori anche Jost Capito ed il DT della Williams il giro delle poltrone potrebbe non terminare ancora.

E così, con tutti questi nomi in giro, in Ferrari hanno puntato sull’uomo con il curriculum meno scintillante per riportare ai fasti di un tempo l’armata rossa.

Il “nuovo” AD della rossa ha scelto di portarsi in casa un uomo gradito al board di Stellantis (pure a Tavares che gli è amico) portando a compimento l’ennesimo “repulisti” in pianura padana, seguendo il filo della tradizione che ormai è pedissequementeripetuta con cicli che diventano sempre più frequenti.

C’è chi punta sulla continuità e chi sull’esatto opposto.

Per fortuna non ci vorrà molto per capire chi ha ragione, anche se buttando un occhio alla storia di altri team la risposta non è nemmeno in discussione.

Voci parlano di un Binotto nel mirino di Liberty Media per un incarico abbastanza importante.

La rossa se lo ritroverà contro come già accaduto con …….. a voi l’elenco dei nomi.

 

Buona Formula a tutti.

BASTIAN CONTRARIO: LA STORIA INFINITA

All’indomani della notizia ufficiale dell’abbandono definitivo del Team Principal della Ferrari, Mattia Binotto, si è immediatamente aperta la caccia al suo sostituto. Ho assistito e, soprattutto, ne ho lette di ogni a riguardo del potenziale sostituto e ciò che mi è balzato subito all’occhio è stato lo sciacallaggio che c’è stato attorno, dove tutti hanno voluto inzuppare nel tazza del rancore il loro personale biscotto della soddisfazione… tutti a levarsi sassolini dalle scarpe, come se fosse stata consumata una personale e preziosa vittoria. Volutamente ho preferito tacere su queste righe, assistendo inerme ad uno spettacolo osceno e, nel contempo, riflettevo sul destino della Beneamata e sulla sua storia che si ripete ormai da anni immemori… una storia infinita appunto.

Una storia che va avanti ormai da almeno dieci anni (considerando solo i tempi recenti) purtroppo e che contraddistingue la Scuderia Ferrari come vergognoso marchio di fabbrica e cioè epurare il capo di turno non appena i risultati sperati sono disattesi. In una F1 dove i regolamenti cambiano ogni tre per due, manco fossero offerte al supermercato, ciò che è veramente importante ed una certezza granitica, al fine di uscire indenne dai suddetti cambi, è proprio la stabilità della squadra stessa. La Ferrari ha il triste primato di aver cambiato, nell’ultima decade appunto, un Team Principal ogni due anni, una media negativa e spaventosa che dimostra in modo inequivocabile il tipo di mentalità che vi è nei riguardi della Gestione Sportiva… e con ciò mi riferisco a quella adottata dalla dirigenza. Già, la dirigenza appunto, il vero male della Beneamata. Si dice che il pesce puzza dalla testa (pesce che in realtà è un mostro con un conglomerato di teste a giudicare da quanti hanno deciso tutto ciò) e mai come per i vertici Rossi questo detto è vero. Mesi fa, prima di tutta questa bufera, l’attuale Presidente Elkann, affermò che il suo obiettivo era vincere entro il 2026. Lì per lì, questa dichiarazione passò quasi in sordina, eppure al sottoscritto fece drizzare le antenne non poco, perché il capo supremo quando parla (quella volta che lo fa tra l’altro!) non lo fa mai a caso e alla luce di quanto accaduto (con delle modalità da golpe nei riguardi di Binotto), ora quelle stesse parole hanno acquistato un peso ed un valore con un senso. L’idea che mi sono fatto, l’impressione che l’operato del Presidente Ferrari mi dà, è quella che voglia una squadra vincente costruita dalle sue stesse mani. Binotto era un protetto di Marchionne e lui lo ha voluto. Non è un segreto che nonostante ci fosse l’osannato Arrivabene (i tifosi di Vettel hanno la vista lunga non c’è che dire!), quest’ultimo era tenuto a guinzaglio corto dal compianto capo e che, comunque, voleva ascoltare l’ingegnere italo – svizzero. La sfortuna di Binotto, innanzi tutto, è stata quella di aver perso chi lo voleva e che forse (del resto non sapremo mai come si sarebbe comportato Marchionne a fine mondiale 2022 se fosse stato vivo) lo avrebbe continuato a tenere, nonostante tutto.

Le cose vanno come devono andare e come si dice “i morti sanno solo una cosa e cioè che sono morti”… ed ora è il momento di Elkann. Posso anche accettare che egli voglia metterci mano personalmente, come si suol dire, solo che i suoi tentativi sono maldestri, pacchiani… distruttivi. Il presidentissimo voleva fuori Binotto dalla Gestione Sportiva, sin da Gennaio e, purtroppo (per lui si capisce), aveva le mani legate, perché sapeva che mandarlo via ancora prima che il mondiale iniziasse sarebbe stato un boomerang che gli si sarebbe ritorto contro. In seguito, le prime due vittorie di fila lo hanno letteralmente fatto eclissare da un lato ed estraniarsi completamente dalla squadra dall’altro, lasciando solo lo stesso Binotto… ai suoi (pochi) successi e ai suoi (tanti… in Ferrari si amplificano a dismisura) errori. La storia infinita (credete che queste telenovele in Ferrari siano la prima volta che succedono?) poi sappiamo com’è andata a finire e come, purtroppo, si ripete nel tempo, visto che è fondamentale cercare sempre il capro espiatorio. La dirigenza Ferrari aveva così tanta fretta nel mandarlo via, era così con la bava alla bocca che ha accelerato i tempi, con un ultimo GP ancora da svolgere tra l’altro, facendo uscire a mezzo stampa la notizia che sarebbe stato appiedato. I massimi vertici dimostrano solo un fatto per quanto detto e cioè che il buon Binotto era così detestato che non si vedeva l’ora di metterlo in condizioni di abbandonare il ruolo e questo dissapore era così grande che, pur di mandarlo via, hanno preferito lasciare la stessa squadra senza un sostituto che la conduca!

Un teatrino squallido, degno di una Scuderia di terz’ordine che, purtroppo, invece, tocca alla più blasonata del circus. La Scuderia si è praticamente affidata al pallottoliere per scegliere chi avrebbe dovuto raccogliere la sua eredità. Vasseur? Solo la quinta se non la sesta scelta, perché nel frattempo si scopre che la Rossa ha chiesto a più nomi, quindi ammettendo che nemmeno loro sono soddisfatti dell’attuale Team Principal dell’Alfa Romeo, di prendere il posto di Binotto. Il teatro dell’assurdo! Come mai, se la Ferrari è la scuderia più importante di tutto il mondiale, tutti rifiutano? Non dovrebbero fare a pugni per entrarci dentro? La risposta già la conoscete: nessuno si vuole rovinare la carriera e sputtanare per sempre nell’entrare in un nido di vespe dove evidentemente non sei tutelato e, soprattutto, non ha garanzie di lavoro per il futuro. Chi sano di mente vorrà mai avventurarsi in una realtà lavorativa, dove la stabilità è tutto, come quella della Ferrari? Soprattutto, quale capitano d’industria “con i sensi in testa” smantella praticamente dalle fondamenta un squadra che nel bene e nel male stava crescendo, tanto da arrivare seconda nel mondiale, nonostante errori marchiani in pista? Credete che Binotto non sapesse dove intervenire? Credete che egli non avrebbe operato cambi e tagli se necessari, al fine di migliorare la squadra? Non si raggiunge il top se non attraverso errori e aggiustamenti continui, da qui l’imperativo della stabilità: ce lo insegna Red Bull che per sette anni non ha vinto nulla e mai si è sognata di smantellare il collettivo che ha fatto vincere Vettel, ce lo insegna la stessa Ferrari con Todt, il quale ad un certo punto voleva andare via e gli fu negato, perché evidentemente prima ai vertici… c’era più buon senso. Invece l’ego ha prevalso ed hanno preferito lasciare la squadra nel limbo pur di toglierselo dalle scatole. Come in tutte le storie infinite che si rispettano, così come con Costa ed Allison, giusto per fare i nomi più recenti, ora anche Mr Binotto verrà regalato alla concorrenza dopo aver rispettato il suo periodo di gardering. Chiunque verrà al suo posto, innanzitutto, dovrà lavorare con un prodotto che non è suo, visto che la F2023 è frutto dell’impegno di Mattia e del suo team. Quindi, se la macchina è un missile da reggere sulla distanza di un mondiale lungo più di venti GP (sic!), allora il messia che tutti attendono sarà osannato, se invece lo stesso dovrà fare i conti con la concorrenza e, quindi, sugli sviluppi da portare durante l’anno, egli avrà non poche difficoltà, senza contare che dovrà instaurare il suo metodo di lavoro e le sue priorità e questo non comporta altro che tempo… come è nell’ordine naturale delle cose. In base a ciò si capisce come mai Ferrari sia sempre più isolata (tecnicamente parlando) e del perché non ci voglia venire nessuno e, quindi, come mai debba migliorare solo con le sue forze. Alla luce di tutto questo, visto che si dovrà aspettare nuovamente, tanto valeva far rimanere chi già c’era prima, almeno a fargli completare il suo lavoro che contrattualmente si sarebbe concluso l’anno prossimo e poi si sarebbero tirate le somme. Evidentemente questo discorso è partorito solo da un appassionato che non ci capisce nulla ed il mega Presidente  sa cose che io di certo non posso conoscere. Del resto il 2026 è vicino e la storia infinita non può che ripetersi.

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: GRAZIE BINOTTO

All’indomani del primo GP di questa velenosissima stagione (non poteva essere altrimenti quando c’è di mezzo una Ferrari competitiva), il nostro Salvatore si spese in toccanti parole di ringraziamento nei riguardi del Team Principal della Beneamata, sia per la stupenda doppietta inaugurale e sia perché la Ferrari di Binotto si era presentata puntuale all’appuntamento, dopo anni di travagliato lavoro. Così come il Blog del Ring ha iniziato la stagione nel ringraziare il Boss Ferrari, io la voglio concludere allo stesso modo, scrivendo grazie Binotto! Non posso che provare gratitudine per il buon Mattia, il quale contro ogni favore del pronostico (e della sua stessa dirigenza), ha riportato la Ferrari ad essere nuovamente competitiva e, per quanto sia stato un breve periodo, a giocarsi anche il mondiale.

So perfettamente che queste righe susciteranno l’ira e l’ilarità di molti, eppure non me ne preoccupo, perché ci sono i fatti e la realtà che parlano al posto dello stesso Binotto. Egli, alla fine del GP di Abu Dhabi, ha dichiarato che in pochi avrebbero scommesso sul ritorno di una Rossa in chiave mondiale… ebbene voglio confessarvi e vantarmi che il sottoscritto appartiene a quei pochi, visto che in febbraio ho scommesso un deca (la vittoria della Ferrari nel mondiale costruttori in quel periodo era data a sette) e poco importa se ho perso. Resta il fatto che il collettivo di Binotto sta crescendo, dal 2019, attraverso errori, sconfitte e vittorie, in maniera inesorabile. I numeri, sebbene non sempre raccontano tutta la verità, sono dalla sua:  nel 2020 la Ferrari si classifica sesta nel mondiale con 131 punti, nel 2021 è già terza con 323,5 punti e quest’anno la Rossa conquista la seconda piazza con 554 punti.

Questa crescita è frutto solo di una unica costante e cioè la stabilità nel collettivo, parola chiave e magica che fa la vera differenza nel motor sport in generale e nella F1 in particolare. La stessa stabilità che purtroppo in questa settimana appena trascorsa, è stata minata da voci e soffiate a mezzo stampa, in cui ormai si dà per partente proprio colui il quale ha reso possibile realizzare quei numeri. Allo stato attuale, nulla è dato sapere nei riguardi del destino di Binotto e quindi del reparto corse stesso. Ci possiamo aggrappare solo alle smentite ufficiali (via Twitter da parte della stessa Scuderia… sic!) e a quelle non ufficiali, tramite un ferrarista vero quale è Alesi. Proprio la parte “recitata” dal francese mi ha dato non poco da pensare a riguardo: l’ex pilota Ferrari non ricopre nessun ruolo ufficiale in seno alla Scuderia, eppure egli si è parato d’innanzi alle telecamere, difendendo apertamente il collettivo e sputtanando di brutto quella stessa stampa che ha sganciato la bomba una settimana prima. La mia riflessione a riguardo è quella che a meno che Alesi non sia stato mosso da puro spirito di appartenenza alla bandiera sia stato investito (o forse dovrei dire comandato?), del titolo di ambasciatore non ufficiale della stessa Rossa, per far rientrare il casino che evidentemente la stessa dirigenza ha creato! Sia chiaro, non sto affermando che Binotto sarà alla guida della Scuderia anche l’anno prossimo, le voci che si rincorrono sono troppo confuse e caotiche e nessuno, a parte i diretti interessati presumo, ne sanno niente. So solo, che un pilota così carismatico come il francese, per esporsi a quel modo, come minimo deve avere le spalle coperte… chi ci metterebbe la faccia e reputazione a quel modo altrimenti? Lo stesso Binotto durante il week end di gara, per quanto possa valere, ci ha tenuto a ribadire e a rasserenare tutti. I segnali sembrano andare nella direzione della permanenza dell’ingegnere italo svizzero in GeS per almeno un altro anno. Purtroppo, queste parole e segnali stridono con il comportamento degli altri, a partire da quello stesso Vasseur, che si è proposto alla dirigenza Rossa come messia, che non solo non ha smentito, ha addirittura dichiarato “presto lo saprete”. Cosa bolle in pentola? Cosa sta accadendo realmente tra le mura di Maranello? A questo punto congetturare serve a ben poco, non resta che aspettare di che morte dovrà morire la Scuderia, come si suol dire.

La tragedia in tutta questa storia è che sono solo i tifosi, gli analisti e i giornalisti esteri che capiscono che, per vincere, la stabilità è tutto e non noi italiani, purtroppo. Si pretende la vittoria a qualunque costo e, quando non ci si riesce, è necessario trovare il capro espiatorio su cui addossare la croce, per poi mandarlo via, com’è costume nel mondo calcistico. Peccato che la cultura calcistica mal si sposa con quella della F1, senza contare che non esiste la bacchetta magica se non il duro lavoro. Infatti, chiunque dovesse arrivare al posto di Binotto, oltre che a campare di rendita su un lavoro avviato già da tempo anche in chiave 2023, comunque nel bene e nel male, dovrebbe instaurare le proprie metodologie di lavoro e questo comporterebbe, se necessario, anche dei cambiamenti radicali, con inevitabile perdita di tempo. Red Bull dal 2014 al 2020 non ha mai vinto nulla, dopo la scorpacciata fatta nei primi quattro anni del decennio appena concluso… hanno per caso cambiato qualcuno ai vertici? Si sono solo, si fa per dire, preoccupati di sostituire un campione con un altro giovanissimo talento da crescere. Horner, Newey, sempre al loro posto sono rimasti ed ora raccolgono i frutti (glisso su come ci sono arrivati) del loro investimento. AMG cos’ha fatto? Non solo non ha buttato fuori nessuno, ha addirittura preso gli “scarti” che proprio Ferrari ha buttato nell’umido, quali Costa ed Allison. Da quando è iniziato il declino della Rossa? Esattamente dal momento in cui hanno avallato la politica suicida del cambio compulsivo! Il primo fu Brawn, il quale voleva le redini della Scuderia in mano e gli diedero il ben servito ed infatti abbiamo visto nel 2009 cosa ci ha combinato, per non parlare che l’anno dopo, guarda caso, andò a gettare le basi di quella che è ora la Mercedes. Continuo? Cosa è successo dal 2010 al 2014? Per non parlare del quadriennio sotto l’egida di Arrivabene. Binotto a dispetto di quello che gli acerrimi tifosi urlano ai quattro venti, crediate che non sappia che si deve cambiare qualcosa in seno alla GeS? Davvero si crede che le decisioni vengano prese a seconda degli umori che si esternano sui social? Ovvio che al muretto dovrà necessariamente cambiare qualcosa. Questo è stato il primo vero anno, in cui la Ferrari di Binotto ha provato a giocarsi il mondiale e certamente dovrà effettuare delle correzioni. Di sicuro non avrebbe sputtanato la squadra, come era abitudine del suo predecessore!

Per inciso, il muretto incriminato, è lo stesso che ha permesso a LeClerc di agguantare l’agognato quanto inutile secondo posto nel mondiale piloti e naturalmente, grazie anche a Carlos, la seconda piazza nel mondiale costruttori. Il risultato ottenuto al GP di Abu Dhabi è stato importante non tanto per il risultato in se quanto per l’atteggiamento con cui l’intera squadra l’ha affrontato. Avrebbero potuto commettere nuovamente un errore eclatante, avrebbero potuto bruciare l’ennesimo motore, la squadra poteva soccombere alle pressioni che sono state create ad arte, invece, abbiamo visto una Scuderia più unita che mai e che ha fatto quadrato attorno al suo generale… e forse proprio questa unità ha spiazzato la stessa dirigenza, facendogli fare un passo indietro tramite Alesi. Immaginate cosa si sarebbe detto ulteriormente se Ferrari fosse arrivata in gara e in classifica dietro AMG? Sarebbe stato un ulteriore pretesto per mettere in croce il Team Principal. Invece Mattia era lì, a metterci la faccia e a concludere il lavoro che ha iniziato quest’anno, sperando che rimanga a lungo nella sua Ferrari.

Grazie Binotto

 

Vito Quaranta