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LE LEGGENDE DI SEBRING

Come ogni anno siamo vicini ad una delle gare endurance americane più antiche. Risale infatti al 1952 la prima edizione della classica “12 Ore” su un circuito ricavato dai resti dismessi della base militare di Hendricks Field. Tra le altre cose, proprio in questa base si sono svolti gli addestramenti e i test sui B-17    (le “Fortezze Volanti”).

 

 

Dopo la guerra questo luogo fu la culla del Motorsport di durata Americano, infatti Alec Ulmann, grande appassionato di corse ed eccellente promotore, ideò la 12 Ore di Sebring per emulare quello che anni prima aveva visto alla 24 Ore di Le Mans.

Nel corso degli anni e delle edizioni sono emersi tra esperti e appassionati, svariati miti e leggende inerenti questa storica gara. Qui ne voglio riportare alcuni dei più sbalorditivi, per poi elencare una selezione delle  migliori edizioni della 12 Ore.

 

Un bambino nacque dentro il circuito mentre era in corso la gara. FINZIONE

Non si hanno prove di ciò, e si intende proprio la nascita del bambino, non il suo concepimento. Invece è vero che ci fu una nascita in questo luogo quando era ancora la base di Hendrick Field.

Molte vetture partirono alla 12 Ore del 1955 senza autorizzazione, entrando furtivamente in pista alla partenza. REALTA’

Sei piloti di auto di “riserva”, non contenti di non essere stati ammessi alla gara, decisero di partire lo stesso e fecero qualche giro prima di uscire definitivamente dalla gara.

 

Anche se non ci fu la gara nel 1974, un gruppo di fan si presento comunque all’evento. REALTA’

Il numero esatto di appassionati che arrivarono al circuito quell’anno è sconosciuto, ma si stimano dai 2.000 ai 5.000.

Il Governatore della Florida fu portato a fare un giro di pista mentre la gara era in corso. REALTA’

Nel 1950 (la gara era di 6 ore) il promotore Alec Ulmann portò il Governatore Fuller Warren a fare un giro in pista a gara in corso.

Un serial killer gareggiò alla 12 Ore di Sebring. REALTA’

Christopher Wilder, poi scoperto essere il “The Beauty Queen” serial killer, gareggiò nella gara del 1983. Fu ucciso l’anno seguente dalla polizia mentre cercava di entrare in Canada.

Il co-fondatore di Apple Steve Jobs ha guidato in gara. FINZIONE

Jobs venne alla gara del 1980, ma non guidò mai.

Una Ford GT coinvolta in un incidente fatale nel 1966 è sepolta nel tracciato. REALTA’

Una Ford GT guidata da Bob McLean, ucciso in un grave incidente all’Hairpin nel 1966, fu sepolta nelle vicinanze, anche se rimase molto poco della vettura. Anche i resti di un’Alfa Romeo sono sepolti in circuito, ma non si sa esattamente dove.

 

Jim Morrison dei Doors ha assistito alla 12 Ore di Sebring. REALTA’

Secondo tutte le fonti, assistette alle edizioni 1962-63. Dopotutto era nato in Florida non troppo distante da Sebring.

Gene Hackman, James Brolin, Lorenzo Lamas, Paul Newman, Steve McQueen e David Carradine sono tutti attori che hanno gareggiato a Sebring. REALTA’

Steve McQuenn arrivò vicinissimo alla vittoria assoluta nel 1970.

Tom Kristensen, vincitore più volte, salutò i fan al campeggio di curva 10 durante un periodo di Safety Car mentre era in testa nell’edizione 1999. REALTA’

Tom ha effettivamente ammesso che ha voluto salutare alcuni amici incontrati il giorno prima.

La gara fu sospesa a causa di un alligatore in pista. FINZIONE

Sebbene non sia mai successo durante lo svolgimento della corsa, durante l’anno qualche alligatore entra in pista davvero!

Durante l’edizione 1957, Stirling Moss rallentò talmente tanto all’Hairpin che qualcuno potesse passargli una bottiglia di Coca Cola. REALTA’

Il fotografo e giornalista Bernard Cahier gli passò in mano la bottiglia, e il giro dopo Moss la lanciò via vuota!

 

Una volta la gara fu messa in regime di Safety Car a causa della mancanza di carburante per i team. REALTA’

Nel 1983 la gara fu forzatamente neutralizzata per permettere ad un’autobotte di attraversare la pista e portare benzina ai box. C’erano 83 auto iscritte quell’anno.

Durante le prime due edizioni, furono ingaggiate pattuglie armate a cavallo che sparassero agli animali selvaggi che potevano girovagare in pista. REALTA’

Cinghiali e cervi erano una reale preoccupazione per gli organizzatori.

Dale Earnhardt aveva fatto un test “segreto” con la Corvette ufficiale a Sebring, poco prima della morte. REALTA’

Lui e suo figlio, Dale Jr., testarono con il team Corvette nel Dicembre 2000. Dale Earnhardt morì alla Daytona 500 del 2001, circa 2 mesi dopo.

Mentre preparavano la costruzione dei nuovi box nel 1999, i muratori trovarono munizioni attive della Seconda Guerra Mondiale. FINZIONE

Mai accaduto.

La Lola-Chevrolet di Roger Penske fu rubata dopo l’edizione 1969. REALTA’

Mentre portava indietro la vettura da Sebring, il team si fermò vicino a Ormond Beach, dove fu rubata l’auto. In seguito fu ritrovata quasi del tutto.

Un film con Robert Redford fu girato a Sebring. REALTA’

Alcune scene del film del 1975 “The Great Waldo Pepper” furono girate sia all’aeroporto che al tracciato di Sebring.

Il presidente Jimmy Carter era un assiduo spettatore della gara. REALTA’

E’ ben documentato che Carter e la sua famiglia, molto prima della sua attività politica, andavano a Sebring ogni anno per vedere la gara.

Il Sebring Raceway è un “cimitero” di parti di diversi circuiti dismessi. REALTA’

Ponti, reti di protezione, barriere, lampioni e altre strutture come la torre della classifica (che ora non c’è più), vengono da molti circuiti. Dalla versione originale di St. Petersburg, Tamiami Park Indy Car, New Orleans GP, Baltimore GP, World Challenge di Tampa, Lakeland Speedway e altri tracciati.

L’auto che vinse la prima gara in assoluto a Sebring nel 1950 era quella di uno spettatore. REALTA’

Victor Shape di Tampa arrivò con la sua Crosley Hot Shot alla Sam Collier 6H Memorial nel 1950. Shape fu convinto a prestare la sua macchina ai piloti Ralph Deshon e Fritz Koster, che finirono per vincere la gara, che prevedeva una formula handicap.

 

Una volta uno spettatore arrivò 3 mesi prima della gara. REALTA’

Patrick Taylor di Palm Bay arrivò il 26 Dicembre 2003, quasi tre mesi prima della gara! Oggi i tifosi non possono arrivare prima del 1° Marzo.

La gara del 1974, prima di essere cancellata, fu ridotta a 1200 km per risparmiare carburante. REALTA’

Gli organizzatori cambiarono il nome della gara in “Sebring-Camel 1200 Km” invece che la classica 12 Ore. Comunque la gara non venne mai disputata quell’anno.

La 12 Ore di Sebring una volta era una 24 Ore. FINZIONE

Questa è una delle leggende più comuni riguardo Sebring, ma non fu mai una gara di 24 Ore.

 

RIPERCORRIAMO LE 12 ORE MEMORABILI…

1954: La prima di molte edizioni sconvolgenti. Una OSCA da 1.5 litri guidata da Stirling Moss e Bill Lloyd riuscì a vincere contro le molto più potenti Lancia ufficiali e auto come Ferrari, Maserati e Jaguar.

1956: Fangio vinse la prima di due 12 Ore consecutive, portando alla Ferrari il primo successo assoluto a Sebring. Quest’anno segna anche il debutto della Corvette, che mette a segno la prime di 22 vittorie di classe.

1966: Fu una gara drammatica e tragica. La Ford GT40 guidata da Dan Gurney e Jerry Grant era in testa all’ultimo minuto, ma incredibilmente il motore cedette a poco più di 200 metri dalla linea del traguardo. Gurney tentò di spingere la vettura (in seguito venne squalificato per questo), ma venne superato dai compagni Lloyd Ruby e Ken Miles che andarono a vincere. La gara era stata inoltre funestata dalla morte di un pilota e quattro spettatori.

1969: Nell’ultima ora e mezza ci furono ben 4 cambi di leadership…alla fine la vittoria andò a sorpresa a alla Ford di Jacky Ickx e Jack Oliver.

1970: Nella prima metà della corsa non ci fu storia, infatti la Ferrari in testa prese un vantaggio di 12 giri. Ma nella seconda parte le cose si ribaltarono, tanto che la Porsche 908 di Steve McQuenn e Peter Revson era in battaglia con la Ferrari 512S ufficiale di Mario Andretti. Alla fine la spuntò la Ferrari con un margine risicatissimo di 23 secondi. Ma nell’immaginario collettivo quell’edizione è ricordata per la vittoria mancata per un soffio da McQuenn, che pure aveva un’anca rotta e guidò meno del suo compagno.

1983: La gara di endurance più conbattuta. Uno schieramento record di 83 partenti risultò un otto diversi leader e 23 cambi di leadership. Alla fine una Porsche 934 di classe GTO guidata da Wayne Baker, Jim Mullen e Kees Nierop risucì a vincere. Addirittura Baker tagliò il traguardo pensando di aver vinto solo la sua classe!

1999: Il debutto dell’American Le Mans Series rispetto le attese. La BMW vinse la 12 Ore con un vantaggio di 10 secondi sul team Dyson, il margine più ristretto a Sebring. Inoltre il giovane danese Tom Kristensen vinse la prima di una serie record di 6 successi!

2011: La ILMC portò le fortissime Audi e Peugeot ufficiali a Sebring, ma la vittoria andò sorprendentemente alla Peugeot privata del team ORECA.

 

Dopo esserci tuffati nella storia di questa classica d’oltreoceano siamo pronti a seguire una nuova edizione della mitica 12 Ore.

Grazie

Aury

High Voltage Bring- La prima (ufficiale) di Abt in FE

Il campionato di Formula E sembra non voler lasciare spazio a previsioni. L’appuntamento di Città del Messico era attesissimo sia per la fantastica gara di Santiago del Cile che l’ha preceduto, sia per la ricerca di conferme sull’andamento delle prestazioni e dell’evoluzione della classifica.

La vittoria perentoria (la prima valida nel campionato elettrico, dopo la squalifica nel secondo appuntamento di Hong Kong) di Daniel Abt su Audi ha scompaginato ancora una volta le previsioni della vigilia, ma ha permesso di delineare in modo più deciso la classifica iridata e di provare a prevedere l’evoluzione delle prestazioni da qui alla fine della stagione, in attesa del successivo ribaltone che in questo campionato è sempre dietro l’angolo.

La classifica piloti è quella se segue:

  1. Vergne                       81
  2. Rosenqvist              69
  3. Bird                             61
  4. Buemi                        52
  5. Piquet                       45
  6. Abt                             37
  7. Evans                        29
  8. Mortara                  28
  9. Turvey                     26
  10. Heidfeld                 21
  11. Lotterer                 18
  12. Da Costa               16
  13. Lynn                           9
  14. Lopez                        8
  15. Prost                         7
  16. Engel                        6
  17. D’Ambrosio          4
  18. Blomqvist             4
  19. Di Grassi               3
  20. Filippi                     1

L’unica conferma rispetto ai precedenti appuntamenti riguarda le prestazioni dei top driver rispetto alle seconde linee: come si può vedere infatti i migliori sono sempre a lottare per le posizioni di vertice, sia in gara che nella classifica di campionato.

A questi deve essere aggiunto il campione uscente Di Grassi, che ha vissuto l’ennesimo fine settimana da incubo in questa stagione, partito con una penalità in griglia di dieci posizioni per la rottura dei sigilli FIA che si era resa necessaria per riparare l’inverter danneggiato a Santiago; dopo il miglior tempo nelle prove libere il sorteggio nel primo gruppo di qualifica, con una pista estremamente sporca di polvere, ha impedito al brasiliano di far volare allo stesso modo la propria monoposto, con conseguente tempo che lo avrebbe comunque relegato a centro gruppo senza penalità ed in fondo alla griglia a seguito dell’arretramento previsto da regolamento. Nonostante le avversità sono arrivati i primi 3 punti della stagione, positivi per muovere la classifica, per lasciare alle spalle i problemi di affidabilità patiti nella prima parte del campionato (che dovrebbero essere definitivamente risolti con l’introduzione di una nuova specifica di inverter dal prossimo e-Prix di Punta del Este) ed infine per mostrare ancora una volta una grandissima velocità ed una ottima efficienza nell’utilizzo della batteria, qualità che hanno permesso a Di Grassi di agguantare un nono posto con partenza dal ventesimo, nonostante un errore durante il duello con Lopez, ed ottenere anche il giro più veloce della gara.

A questo punto il momento negativo per il brasiliano e per il team Audi sembrerebbe superato e c’è da giurare che entrambi gli alfieri della squadra degli anelli proveranno a mettere le mani sul titolo, nonostante 79 punti per Di Grassi e 44 per Abt non siano certamente pochi da recuperare in sole 7 gare al solidissimo leader di campionato Vergne.

Il francese da parte sua ha mostrato anche in questo fine settimana una grandissima maturità e costanza di prestazioni, armi che lo hanno issato in testa alla classifica nello scorso e-Prix e gli hanno permesso di mantenere la testa, ampliando il margine sul diretto inseguitore Rosenqvist, in questo appuntamento messicano. Il lavoro svolto finora dal pilota transalpino è stato egregio, la vettura non è mai stata quella da battere, ad esclusione della gara di Santiago del Cile, ma grazie all’ottimizzazione del pacchetto tecnico a sua disposizione riesce per ora a guardare tutti dall’alto della classifica, con numerosi buoni piazzamenti. Sfortunato il compagno di squadra Lotterer, autore di una gara solida che lo stava portando a concludere in settima posizione ad una manciata di secondi di distacco dal leader iridato ma fermato da un problema tecnico.

In via del tutto simile si sta evolvendo la stagione di Buemi, non più dotato di una vettura con la quale dominare le gare come accadeva nella scorsa stagione; anche il pilota svizzero si sta però adattando bene al ruolo di ragioniere: da questo punto di vista è stata esemplare la condotta di gara di sabato, quando ha lasciato sfogare i piloti più veloci cercando di proteggere la posizione nella prima parte di gara, consapevole di non possedere il ritmo per vincere. Il guizzo con il quale ha sopravanzato Vergne (grazie all’uso del FanBoost) mostra che la cattiveria per vincere le gare non è andata perduta, sempre che Renault riesca a fornirgli in questa stagione una macchina in grado di primeggiare. Con la sua condotta di gara Buemi si è portato a soli 19 punti dal leader Vergne, in piena lotta per il successo finale, dopo l’inizio disastroso di Hong Kong.

I due grandi delusi della tappa messicana sono il secondo ed il terzo della graduatoria iridata, Rosenqvist e Bird. Il primo, come anticipato nella presentazione di questo e-Prix, si è dimostrato velocissimo su questi tracciati con asfalto da circuito permanente, ha preso di prepotenza la Superpole e si stava avviando verso una facile vittoria, prima di subire il danneggiamento della batteria. A tale proposito si è scagliato contro Williams Advanced Engineering il team principal di Mahindra, Dilbagh Gill: “Ci sentiamo danneggiati e frustrati perché crediamo che ci sia stato un problema con le batterie dopo le qualifiche di Marrakech. Quel che è successo qui è difficile da digerire perché la nostra sensazione è che la batteria non sia stata controllata come si deve prima di esserci restituita: sembra che sia successo qualcosa a livello di celle, ma serviranno ulteriori verifiche”. Sicuramente Rosenqvist resta uno dei favoriti, se non il principale pretendente per portare a casa il campionato. Per quanto riguarda Bird, ancora terzo in classifica, l’inglese ha dovuto scontare una penalità di 10 posizioni in griglia come Di Grassi, per la sostituzione del cambio. Partito in diciannovesima posizione, la gara è stata tutt’altro che semplice e si è conclusa ben fuori dalla zona punti; ciò che maggiormente dovrebbe preoccupare il team DS Virgin è la mancanza di quella competitività mostrata ad Hong Kong, grazie alla quale Bird avrebbe potuto risalire il gruppo nell’arco della gara.

Merita attenzione infine uno dei piloti poco considerati in questa stagione, vincitore del primo campionato di FE: Nelsinho Piquet jr. Il pilota brasiliano sta conducendo una buona annata, a bordo della sua Jaguar che sicuramente è molto cresciuta rispetto allo scorso anno. Il divario da Vergne è ora di 36 punti, ma non è da escludere un finale di stagione simile a quello che lo portò a laurearsi campione, nel caso in cui il team cresca ancora nei prossimi e-Prix.

Nei giorni precedenti la gara di Città del Messico è arrivata una notizia certamente positiva per la categoria: nell’edizione dell’e-Prix di Monte Carlo della quinta stagione (maggio 2019), con le nuove attesissime vetture di seconda generazione, la gara si correrà sul circuito “lungo” adottato dalla F1. Viene quindi abbandonato il tracciato che si snodava solo nella zona del porto, saltando tutta la parte dalla salita del casino fino alla chicane in uscita dal tunnel.

Il prossimo appuntamento è per sabato 17 marzo (come sempre Prove Libere, Qualifiche e Gara in un’unica giornata) a Punta del Este, Uruguay, per concludere la prima metà della stagione.

Alla prossima!

High Voltage Bring- 2018 Mexico City e-Prix

Ciao Ringers! Questo fine settimana torna il campionato di Formula E sul circuito ricavato all’interno dell’Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico, per la quinta tappa della stagione.

Si arriva a questo appuntamento dopo l’entusiasmante gara di Santiago del Cile che, al netto di alcune polemiche sulle modifiche apportate alle cinture da parte del team Techeetah dominatore della gara, ha offerto tanti spunti di riflessione per il continuo della stagione. Dopo un terzo di stagione infatti sembra davvero impossibile azzardare ipotesi solide sul pilota o sul team favorito per la vittoria finale, vista la grande incertezza vissuta nei primi quattro appuntamenti. I protagonisti principali sono sempre gli stessi che si sono visti nelle scorse stagioni, ma sembra che di gara in gara possano cambiare continuamente gli equilibri; dopo Marrakech infatti Rosenqvist era considerato il grandissimo favorito per una fuga nel mondiale, mentre dopo Santiago è il team Techeetah a poter essere indicato come il più in forma, con Vergne in testa alla classifica e Lotterer che per la prima volta è riuscito a capire pienamente la macchina e lottare per la vittoria. La graduatoria in attesa della gara del Messico recita quanto segue:

  1. Vergne 71
  2. Rosenqvist 66
  3. Bird 61
  4. Buemi 37
  5. Piquet 33
  6. Mortara 24
  7. Evans 21
  8. Heidfeld 21
  9. Lotterer 18
  10. Abt 10

Visti i continui ribaltamenti di classifica non si può certo escludere alcun risultato; è chiaro che ormai il campione uscente Di Grassi può essere quasi certamente considerato fuori dalla lotta per il titolo, relegato ancora in fondo alla classifica con 0 punti a causa della scarsissima affidabilità della propria Audi. Il brasiliano potrebbe trovare un primo riscatto proprio in questo fine settimana, vista la velocità mostrata dalla propria vettura nell’ultimo appuntamento e considerata la gara dello scorso anno sul circuito di Città del Messico; il pilota Audi riuscì a compiere una rimonta eccezionale, grazie ad una ottima strategia che gli permise di sfruttare l’ingresso della SC, con una superba gestione di energia, che gli permise di tenere dietro tutti i rivali e portare a casa una vittoria che dopo pochi giri sembrava impossibile. Nel video seguente gli highlights dell’e-Prix della scorsa stagione.

Purtroppo per Di Grassi, questo fine settimana inizia già con la spada di Damocle di una possibile penalità di 10 posizioni in griglia, a causa della rottura a Santiago dell’inverter. Per la riparazione è stato necessario rompere i sigilli FIA sul componente e quindi è possibile, a discrezione del collegio dei commissari, un provvedimento simile a quello già scontato nello scorso e-Prix. Intanto i tecnici Audi sembrano aver risolto i problemi che hanno afflitto la vettura nelle prime uscite di stagione, ma per regolamento le modifiche non possono essere implementate prima di 30 giorni dalla presentazione delle nuove parti alla Federazione. Per questo motivo in Messico i tedeschi dovranno fare di necessità virtù ed utilizzare la configurazione che è stata impiegata fino a questo momento della stagione; l’evoluzione è rimandata all’appuntamento di Punta del Este del 17 marzo e c’è da scommettere che, vista la velocità finora mostrata, Audi sarà certamente protagonista. Per quanto riguarda questo fine settimana i tecnici sperano che l’asfalto poco sconnesso di Città del Messico possa permettere all’inverter di resistere alle sollecitazioni cui sarà sottoposto in gara per garantire a Di Grassi la prima bandiera a scacchi dell’anno.

Sicuramente tutti i piloti saranno costretti a prestare particolare attenzione alla tecnica di guida per ottimizzare l’energia a disposizione, visto che nell’arco della stagione questo è il tracciato che maggiormente presenta rettilinei; il più impegnativo per le batterie è quello di partenza, al termine del quale sarà certamente richiesta una lunga fase di coasting che potrà favorire i sorpassi da parte di chi, specialmente nelle fasi finali della gara, sarà riuscito a conservare una maggior quantità di energia.

Un altro aspetto determinante sarà quello del raffreddamento, non certo a causa delle temperature, previste intorno ai 20° C, quanto per la rarefazione dell’aria agli oltre 2000 metri di altitudine del circuito. Il motore delle monoposto elettriche non risentirà in termini di potenza di questa particolare condizione, ma la portata d’aria refrigerante sarà certamente inferiore rispetto a quella dei tracciati sul livello del mare. Questa condizione potrà quindi determinare gravosi problemi di affidabilità, per cui questa gara sarà ulteriormente decisiva per il team Audi, in funzione del proseguimento della stagione.

A proposito di affidabilità, l’e-Prix del Messico sarà compromesso per Alex Lynn prima che le vetture scendano in pista; il pilota Virgin è infatti stato costretto a sostituire il cambio, per la cui rottura aveva abbandonato anzitempo la competizione a Santiago: questa operazione gli costerà 10 posizioni di penalità sulla griglia di partenza di questo fine settimana.

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è la condizione dell’asfalto. Il circuito, seppur caratterizzato da bassa rugosità, è pur sempre un vero e proprio autodromo, non si correrà quindi su strade aperte alla normale circolazione. I bump sono praticamente inesistenti a confronto con quelli che vengono incontrati dalle vetture di FE negli altri appuntamenti del campionato; da questo punto di vista, questo tracciato può essere paragonato a quello di Marrakech, dove Rosenqvist riuscì a sfruttare al massimo le potenzialità della Mahindra grazie ad una guida pulitissima che gli permise di beffare Buemi e Bird. Vedremo quindi se le sensazioni riguardo alla maggior efficacia del pacchetto indiano su queste tipologie di circuito sarà confermata in Messico.

Per quanto riguarda gli orari, la differenza di fuso fra l’Italia ed il Messico a inizio marzo è di sette ore; di seguito la programmazione:

Prove Libere 1: Live canale ufficiale YouTube Formula E ore 15.00

Prove Libere 2: Live canale ufficiale YouTube Formula E ore 17.30

Qualifiche: Live Mediaset Italia 2 e Eurosport ore 19.00

Gara: Live Mediaset Italia 2 e Eurosport ore 23.00

Buon e-Prix!

High Voltage Bring: fantastica Techeetah a Santiago!

Ciao Ringers! Probabilmente quello di Santiago è stato l’e-Prix più spettacolare della storia della categoria, una lotta dal primo all’ultimo passaggio senza tregua per nessuno dei protagonisti. A pochi giri dal termine erano addirittura in sei i possibili vincitori, ma alla fine è stato un trionfo per il team Techeetah, con una fantastica doppietta (la prima in assoluto vista in Formula E) che issa la squadra al primo posto nella classifica costruttori e Vergne, vincitore, in testa alla graduatoria riservata ai piloti. A completare l’uno-due, e forse questa è la notizia più bella del fine settimana, un fantastico Lotterer, per la prima volta a suo agio con la vettura e addirittura più veloce del compagno di squadra sul finire della corsa, quando ha cercato più volte l’attacco decisivo per portare a casa il bottino massimo, senza tuttavia riuscire a sopravanzare il nuovo leader iridato.

 

L’e-Prix di Santiago ci consegna prepotentemente un nuovo serio candidato alla lotta per il campionato, Vergne, ma soprattutto evidenzia che la coppia di piloti più forte è in casa Techeetah, ora che anche il tedesco ha trovato la quadra per la comprensione di queste monoposto. A differenza degli altri team di vertice, infatti, le vetture oro-nero sono condotte da due piloti che davvero possono essere considerati ugualmente prestazionali, mentre in Renault Prost non è mai all’altezza di Buemi, in Mahindra Heidfeld non regge il passo di Rosenqvist, in Audi (rotture a parte) Di Grassi surclassa sempre Abt, la Virgin ha come pilota di punta Bird che tiene sempre a distanza Lynn.

Già dalla prima sessione di prove libere è stato chiaro che l’andamento di qualifica e gara non sarebbe stato scontato, con tanti piloti vicini fra loro e con tanta difficoltà nel riuscire a mettere insieme un giro pulito, a causa delle tante sconnessioni del tracciato e della varietà di curve, solo superficialmente riconducibili ad un circuito da semplici stop ‘n’ go. A completare questo quadro, già per sé foriero di incertezza, la presenza di un paio di punti davvero invitanti per tentare il sorpasso, anche se mai facile da portare a termine. La SC di inizio gara ha inoltre permesso ai piloti un notevole risparmio di energia; tutta la gara si è corsa dunque su ritmi ben più elevati di quelli previsti, nonostante le temperature intorno ai 30°C fossero leggermente preoccupanti per quanto riguarda il surriscaldamento delle batterie.

Tutti questi fattori hanno permesso ai top driver di esaltarsi, infatti nelle prime posizioni in gara si sono potute apprezzare lotte incessanti fra i migliori della categoria: Vergne, Lotterer, Piquet jr, Buemi, Bird, Di Grassi, Rosenqvist, tutti peraltro su diverse vetture, tranne il duo di gran livello del team Techeetah.

È vivamente consigliata la visione della gara nella sua interezza:

http://www.video.mediaset.it/video/formula_e/full_gare/gp-santiago-del-cile-gara_803623.html

Per una cronaca più sintetica e per le classifiche iridate, lasciamo come sempre la parola al canale ufficiale della Formula E:

È davvero necessario rimarcare il lavoro meraviglioso svolto da Techeetah, unica squadra clienti del campionato, che per regolamento ha a disposizione meno giornate di prova dei team ufficiali. Fondamentale è stato per loro quindi il rookie test di Marrakech, durante il quale sono riusciti ad ottimizzare la parte relativa al software di gestione dell’energia, ma soprattutto a migliorare la comprensione del setup ideale della vettura, ora decisamente più guidabile e sfruttata al massimo anche da Lotterer, che nelle prime uscite stagionali non era riuscito a coglierne pienamente il potenziale.

Sembra inoltre che il clima che si respira all’interno del box sia per ora davvero disteso, come si è potuto apprezzare nel dopo gara. Certamente, nonostante il divario notevole in termini di punti (71-18), il plurivincitore della 24 ore di Le Mans può candidarsi a serio contendente anche per il titolo mondiale, nel caso riesca a mantenere il rendimento mostrato a Santiago del Cile; come si è visto nelle scorse stagioni, infatti, in FE le situazioni si ribaltano velocemente e niente deve essere dato per scontato, per cui potremo forse assistere a qualche tensione in più in futuro, specialmente in caso di corpo a corpo così “maschi” come quello a cui hanno dato vita i due alfieri Techeetah.

Certo è che intanto Vergne e Lotterer hanno regalato agli appassionati una bellissima pagina di sport, per l’intensità con cui hanno lottato ed allo stesso tempo per la correttezza mostrata dentro e fuori dalla pista.

A conclusione del discorso sulla gara di questo team, due notizie trapelate al termine dell’e-Prix: il muretto per gli ultimi giri aveva perso le comunicazioni radio e video con i piloti, la strategia seguita da Vergne era impostata su una gara più lunga di un giro, tanto che il francese credeva che non sarebbe riuscito a concluderla, per questo Lotterer ha iniziato a recuperare furiosamente. Inoltre c’è stata una polemica nel dopo gara dovuta ad una modifica delle cinture non autorizzata dalla FIA: tale operazione, effettuata per facilitare le operazioni di cambio macchina, è spesso eseguita in altre categorie ma non era stata approvata per l’e-Prix di Santiago. Effettivamente la sosta di Vergne è stata la più rapida, ben 3 secondi più veloce di quella di Buemi, che in una gara così tirata possono fare la differenza; il team se l’è cavata con una multa, ma la polemica ha infuriato soprattutto in considerazione delle numerose squalifiche post gara per irregolarità che si sono generalmente viste in Formula E. La Federazione ha stabilito che questa “zona grigia” del regolamento verrà corretta per la prossima gara.

Ancora incredibilmente deludente la prestazione del team Audi: i tedeschi partivano come grandi favoriti alla vigilia del campionato, con Di Grassi campione in carica ed un grande investimento profuso da Audi al primo anno in veste ufficiale e non solo come supporto al team Abt. Le prestazioni velocistiche sono di tutto rispetto, come ha mostrato il brasiliano in grandissima rimonta nella parte centrale della gara, dopo aver scontato 10 posizioni di penalità in griglia, per i problemi patiti all’inverter a Marrakech, che lo hanno costretto a scattare dalla tredicesima casella. A mancare è stata anche stavolta l’affidabilità ed entrambi i piloti sono stati costretti al ritiro prematuro (Abt per un contatto al via che ha messo fuori uso la vettura del primo stint). A questo punto sembra proprio che Di Grassi dovrà accontentarsi di vincere alcune gare, quando in Audi risolveranno i problemi, senza poter dire la sua nella lotta al campionato, che lo vede ancora a 0 punti contro i 71 del capoclassifica.

 

L’eterno rivale del pilota brasiliano, Sebastien Buemi, prosegue la sua risalita nella classifica generale che ora lo vede in quarta posizione a 34 punti da Vergne. Con ancora 8 gare da disputare la situazione non è irrecuperabile, ma la competitività di Techeetah, Mahindra e Virgin non permetterà certo allo svizzero di disputare e-Prix in solitaria come successo nella scorsa stagione, per cui ogni risultato sarà frutto di lotte serrate, come visto a Santiago con Piquet prima e con Rosenqvist sul finire della gara. Per la verità il team Renault non ha mostrato una grossa competitività sul passo gara, tanto che Buemi è risultato spesso il più lento del gruppetto di testa, aiutato negli ultimi giri solo dalla lotta fra Vergne e Lotterer che hanno inevitabilmente alzato i tempi e quindi ricompattato il gruppetto di testa. Da questo punto di vista è interessante notare che in Techeetah dispongono della stessa vettura del team Renault, per cui la differenza nella gestione dell’energia sul passo di gara può essere dovuta solo alla gestione software; si può escludere l’abilità dei piloti in quanto sarebbe abbastanza surreale pensare che Lotterer al quarto e-Prix in carriera possa essere già superiore in questo aspetto a Buemi che ha preso parte a tutte le stagioni di Formula E.

Fine settimana abbastanza opaco per Rosenqvist e Bird, per quanto possa essere opaco il week-end di chi conclude al quarto ed al quinto posto. Il primo, dopo l’errore in SuperPole che lo ha portato a sbattere con il posteriore nelle barriere, si è dovuto accontentare della quarta posizione in griglia grazie all’arretramento subito da Di Grassi, ma in gara non è mai riuscito ad essere incisivo ed ha concluso al quinto posto, dietro appunto allo svedese, protagonista di una pessima qualifica (14° tempo) e di una gara tutta in rimonta, con un finale in cui ha dichiarato di aver pensato al campionato, senza forzare troppo su Buemi per portare a casa 12 punti comunque preziosi e rimanere ad appena 5 lunghezze da Vergne. Se la Mahindra si è confermata ottima nella gestione dell’energia, altrettanto non si può dire per la Virgin, che già a Marrakech aveva mostrato qualche incertezza, confermata a Santiago e forse dovuta alle temperature alle quali si è svolta la gara. Questo tuttavia per il team DS non è un buon segnale per il proseguo della stagione, se si considera che i prossimi e-Prix si svolgeranno tutti in paesi dove sono previste temperature quantomeno simili a quelle registrate in Cile. Rosenqvist sembra aver ritrovato quella discontinuità che lo aveva caratterizzato nella scorsa stagione ed anche nel fine settimana di Hong Kong; lo svedese sembra non prediligere troppo i circuiti cittadini troppo sconnessi, nei quali non riesce a guidare abbastanza sporco da essere efficace ma allo stesso tempo abbastanza pulito da non commettere errori, alchimia nella quale invece eccelle Vergne.

Da questo punto di vista il prossimo appuntamento, il 3 marzo a Città del Messico, sembra poter essere favorevole a Rosenqvist, in quanto presenta un asfalto molto liscio (il circuito è ricavato sul tracciato di F1); le temperature elevate e la necessità di dover gestire l’energia potrebbero essere un altro punto a favore di Mahindra, ma è atteso anche il risveglio Audi con Di Grassi che nella scorsa edizione riuscì a confezionare un capolavoro di gestione dell’energia per vincere insperatamente la gara.

L’imprevedibilità per ora è stata padrona del campionato elettrico, niente è scontato ed in tanti puntano al colpo grosso, buon campionato!

High Voltage Bring: il graffio di Felix

Il campionato è ancora lungo, mancano ancora undici gare, nove se Agag non riuscirà a trovare una nuova città per rimpiazzare il doppio appuntamento di Montreal. Il campionato è lungo, ma l’e-Prix di Marrakech rischia di essere un vero spartiacque per la quarta stagione di FE. I protagonisti della categoria sono saliti in cattedra e sono entrati tutti nella fase finale di qualifica. Alla fine l’ha spuntata Buemi, con un giro praticamente perfetto, ma la presenza di Bird, Rosenqvist e Di Grassi nelle posizioni immediatamente seguenti faceva presagire una gara incerta e molto combattuta.

Alla fine la gara è stata appunto un probabile spartiacque, specialmente per Di Grassi, costretto anche stavolta al ritiro per problemi tecnici sulla sua Audi. Gli altri tre protagonisti hanno combattuto fino alla fine, ma stavolta si è vista l’inversione dei ruoli fra Buemi e Rosenqvist rispetto alla scorsa stagione, con il secondo vincitore grazie a un bel sorpasso sullo svizzero a cinque giri dalla fine. Bird è sembrato favorito nella prima parte di gara, quando era riuscito a seguire il leader, scattato bene dalla SuperPole, ma a pochi giri dal cambio macchina Rosenqvist è riuscito ad infilarlo senza lasciare spazio a repliche. Grazie ad una accurata gestione dell’energia, fondamentale (come anticipato) a Marrakech, l’alfiere Mahindra ha raggiunto velocemente Buemi, l’ha pressato e studiato fino al giro 28 per poi superarlo e vincere la gara.

La classifica vede ora Rosenqvist in testa con 54 punti, seguito da Bird con 48 e Vergne, abile ad agguantare una insperata quinta posizione, con 43 punti. Buemi, con 22 punti, si trova ora in sesta posizione nella graduatoria e nonostante il distacco sembra potersi proporre come serio contendente al titolo, specialmente in caso di passi falsi dei due leader di campionato.

http://www.fiaformulae.com/en/results/standings/driver/2022017

Di Grassi, reduce dall’ennesimo ritiro, sembra già escluso dalla lotta per portare a casa l’alloro. La monoposto Audi è sicuramente competitiva, come mostrato a Marrakech, ma certamente manca ancora l’affidabilità, tanto che il problema che ha fermato il brasiliano (stando alle dichiarazioni del team) non è stato lo stesso di Hong Kong.

Anche stavolta i piloti che si sono meglio adattati al circuito sono riusciti a fare la differenza e dopo tre stagioni complete sembra evidente il solco che si sta scavando fra i top driver e tutti gli altri, tanto che non meraviglierebbe troppo vedere i cinque già citati lottare per le posizioni di vertice in tutti gli e-Prix rimanenti. Sicuramente, per chi cerca una categoria dove il pilota possa davvero fare la differenza, la Formula E si mostra ancora una volta un’ottima opportunità, infatti i risultati di vertice dei piloti protagonisti non sono attribuibili esclusivamente alla competitività (innegabile) delle loro monoposto; a conferma di ciò è sufficiente valutare il confronto diretto con i compagni di team, i quali fra problemi di adattamento (Lotterer), errori frequenti (Heidfeld e Abt) e mancanza di competitività in generale (Prost e Lynn) non mancano quasi mai di subire pesantemente le eccezionali prestazioni del vicino di box.

Per quanto riguarda la gara di testa sono stati svelati due retroscena dai diretti protagonisti: Buemi ha dichiarato che, a causa di un problema idraulico sulla vettura approntata per il primo stint di gara, è stato necessario avviare l’e-Prix con quella preparata per la fase finale, dotata del dispositivo di attivazione del Fan Boost. Dopo il cambio macchina, con la possibilità di attivare la potenza extra fornitagli dai tifosi, lo svizzero pensava di potersi difendere più agevolmente da Rosenqvist nel lungo rettilineo che porta alla temuta curva 7, teatro di numerosi errori in tutto il fine settimana. La vettura riparata non era però stata pensata per la parte finale dell’e-Prix, per cui non era dotata della possibilità di utilizzare l’energia aggiuntiva; al momento dell’attacco per la testa della corsa Buemi ha quindi richiesto maggior risposta al motore che però non è arrivata e lo svedese ha potuto infilarlo. In effetti in grafica non era mai apparsa durante la gara la solita segnalazione di utilizzo del Fan Boost da parte del pilota Renault. L’altro imprevisto ha colpito invece Sam Bird, spianando anche in questo caso la strada al vincitore della gara. Gli ultimi 3-4 giri del primo stint sono stati infatti tesi per l’inglese, che ha accusato problemi al cambio, rischiando addirittura il ritiro. È stato proprio in quel frangente che Rosenqvist ha potuto prendere la seconda piazza, dopo un vistoso rallentamento del pilota della Virgin.

La gara degli altri è stata sicuramente entusiasmante, con diverse lotte e sorpassi al limite, ma l’impressione rimane sempre quella di essere in presenza di due categorie di piloti, con i peggiori sempre alle prese con errori e problemi di adattamento alla macchina, più che con la gestione ottimale dell’energia e la guida pulita necessaria per far andare forte queste monoposto.

Da notare il dietrofront della FIA in materia di cambio macchina: nella scorsa settimana era infatti stata decretata l’abolizione del tempo minimo per effettuare la sosta ai box, con diverse lamentele da parte dei piloti, come riportato nell’articolo di presentazione dell’e-Prix (http://nordschleife1976.com/high-voltage-bring-2018-fia-formula-e-marrakech-e-prix/). Alla fine la Federazione ha deciso di tornare sui propri passi ed imporre un tempo di sicurezza di 45 secondi, rispettato da tutti i piloti senza incorrere in penalizzazioni.

In conclusione, nella giornata di domenica si sono svolti sulla stessa pista di Marrakech i Rookie test che hanno visto la partecipazione di diversi giovani ma anche di protagonisti affermati di altre categorie. A fine giornata il più veloce è stato Nico Muller, su Audi, che si è concesso il lusso di siglare un tempo persino più rapido del migliore ottenuto nelle sessioni ufficiali (da Daniel Abt su Audi nelle PL 2).

Di seguito la classifica dei Rookie Test: