Qatar, dove osa il Dovizioso

La stagione 2019 ha concesso il bis dell’incipit della stagione passata. La Ducati e Andrea Dovizioso hanno battuto in volata la Honda e Marc Marquez.
Detto così sembra facile e, qualora non si ambisca ad un noioso dominio dello spagnolo, occorrerebbe fare gli scongiuri perché non si ripetano anche le vicissitudini che l’anno passato hanno portato Ducati (e Dovizioso) a dilapidare una potenzialità tecnica evidente.

In realtà lo scenario è abbastanza diverso. La Honda ha colmato gran parte del gap di potenza che concedeva alla Ducati e quindi probabilmente diventerà più raro vedere l’allungo in rettilineo delle rosse di Borgo Panigale a cui ci siamo abituati.
Dall’altra parte abbiamo però un Dovizioso poco ciarliero (finalmente!) che controlla tutta la gara imponendo il suo ritmo e modulando le velleità della Suzuki di Rins e dello stesso Marquez e quando il gioco si fa duro si concede pure il lusso di far passare Marquez per studiarlo e poi ripassarlo all’ultimo giro in un duello al cardiopalma. Sia chiaro, il fenomeno è Marquez ma miglior inizio a Forlimpopoli non si poteva sperare.

Gli ultimi due giri valgono da soli il biglietto!

Oltre a questo la gara ha detto molte altre cose. Innanzi tutto, per chiudere il discorso Ducati, ha detto che il buon Petrux ha soddisfatto al momento più le ragioni dei suoi detrattori piuttosto che quelle dei suoi supporter. La gara non ha confermato, complice una scelta di gomme morbide compromessa da una partenza infelice, le buone sensazioni delle prove e del warm up. Occorre una reazione veloce.

La gara ha anche detto che la Suzuki 2019 è una gran bella moto, ancora indietro per la potenza massima ma ottima per ciclistica. Inoltre a fianco di Rins, Mir ha confermato tutte le buone impressioni lasciate nelle classi inferiori con un esordio super: è rimasto costantemente assieme al compagno nel gruppetto dei primissimi sei!
La Honda ha probabilmente fatto il passo più grande durante l’inverno in termini di potenza. Ma anche di ciclistica non sembrerebbe male dai due posti su tre sul podio (Carl Crutchlow sul gradino più basso).

La moto più in difficoltà dopo la gara sembrerebbe la Yamaha. Dopo l’illusione della pole , complice una partenza peggiore di quella di Petrucci, Vinales non è mai stato veramente nel gruppetto dei primi, con evidenti problemi di gomme. Problemi che invece ha miracolosamente risolto Valentino Rossi che dopo essere stato escluso dalla Q2 ha trovato per la gara un passo dignitoso che lo ha portato sotto al podio.

Non è ancora finito l’inverno di Jorge Lorenzo che è caduto ben due volte durante le libere e ha vissuto tutta la gara in una posizione prossima al ventesimo posto. Esordio in Honda da dimenticare e tutta da plasmare la stagione in cui si è immaginato a rompere le uova nel paniere al compagno di squadra.

Anche l’esordio di Pecco Bagnaia non è fra quelli da ricordare, purtroppo. La perdita di un’aletta (sigh) subito dopo la partenza a causa di un contatto l’ha costretto al ritiro. Ma restano altissime le aspettative sul vincitore della Moto2.


Successo giapponese in Moto3: Kaito Toba ha ottenuto la sua prima vittoria rubando, nel rettilineo finale, la scia a Lorenzo Dalla Porta. Terzo Aron Canet. Da segnalare il ritorno di Renato Fenati che ha disputato tutta la gara in lotta per il podio per poi autopunirsi con una penalità solo immaginata.


In Moto2, Baldassarri ha fatto suonare l’inno di Mameli battendo Luthi al fotofinish. Il fratellino canarino solo ottavo.

 


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