F2 BELGIO 2022 – CONTROFFENSIVA DRUGOVICH

Dopo la consueta tregua estiva, nella foresta delle Ardenne si riaccendono le ostilità. In Ungheria Theo Pourchaire (ART) aveva vinto e dimezzato il distacco dal leader di campionato Felipe Drugovich (MP), ormai privo dell’abbrivio di inizio stagione. Si arriva in Belgio aspettando la conferma della ART oppure la riscossa della MP. La risposta è stata netta e incontrovertibile.

Tutte le immagini sono tratte dal canale twitter della Formula 2 o dal sito ufficiale fiaformula2.com

Vale la pena menzionare che in Charouz hanno scaricato Cem Bolukbasi, il pilota con background di sim racing, per ingaggiare Tatiana Calderon, l’unica donna ad aver corso in Gp2/F2.

QUALIFICHE

A tre minuti dal termine della sessione Drugovich stacca un 1:58:232 e infligge a tutti quanti più di sette decimi di distacco, con mezzo secondo guadagnato nel solo settore centrale. L’eccezionalità del tempo è tale che il brasiliano si prende il lusso di rinunciare all’ultimo tentativo per conservare un set di Soft – e alla fine conserva ancora quattro decimi di margine. Prima pole per il brasiliano da Montecarlo.

Al contrario Pourchaire ha una qualifica anonima (come spesso gli capita quest’anno) ed è solo ottavo. Va un po’ meglio a Logan Sargeant (terzo in campionato anche ormai staccato dai primi), terzo davanti a Jack Doohan. La sorpresa di giornata è Enzo Fittipaldi, secondo con la Charouz. Gonna be honest: tanto più Fittipaldi va forte, quanto più mi sorgono dubbi sul livello di competitività della serie.

Menzione di disonore per Vips, che si gira in completa autonomia nel corso del primo tentativo. Partirà ultimo in entrambe le gare (questo format è severo con gli errori in qualifica – mi chiedo comunque perché in Mecachrome non si elabori un anti-stall decente). In termini di talento continuo a pensare che sia il migliore del campionato insieme a Sargeant, ma quante cavolate…

SPRINT RACE

La sprint race vede Boschung in pole (al ritorno dopo una lunga assenza causata da problemi al collo) e Daruvala in seconda posizione. Pourchaire è terzo, Drugovich decimo. L’indiano non sfrutterà l’ottima posizione perché nel giro di ricognizione gli cede la pompa della benzina, che lo porterà al ritiro ancor prima del via.

Partenza a razzo per Lawson che parte quinto, mette 4 ruote sull’erba per passare Pourchaire (!) e a La Source è già secondo, mentre sul Raidillon il francese incassa anche il sorpasso di Verschoor e Doohan. Al contrario del rivale, Drugovich passa due macchine al via e una a Les Combes, quindi conclude il primo settore in scia a Pourchaire – in griglia erano separati da sette posizioni.

All’inizio del secondo giro Lawson sorpassa Boschung sul Kemmel. Lo svizzero della Campos resterà in zona DRS per qualche giro ma poi molla. Verschoor viene superato da Doohan e forma un trenino fino alla decima posizione.

La corsa mantiene il carattere processionale fino a metà gara, quando Sargeant perde il controllo della Carlin a Pouhon e si schianta contro le barriere. Con la SC in pista molti piloti ne approfittano per montare gomme fresche. Drugovich è tra questi; alla bandiera verde è dodicesimo e mancano solo quattro giri ma può godere di un vantaggio sul giro di 4s (!).

Il brasiliano non spreca l’occasione e scavalca una vettura a settore. Juri Vips è l’unico in questa fase di gara a resistergli più di qualche curva. Al penultimo giro sorpassa Pourchaire, poi Verschoor per la quarta posizione ma per pochi decimi non riesce ad acciuffare il podio.

Lawson nel frattempo ricostruito il gap di 4 secondi che aveva prima dell’interruzione. Il neozelandese (gpv) ha dominato la gara, mentre Doohan all’ultimo giro sorpassa Boschung e conquista la piazza d’onore.

FEATURE RACE

L’avvio di Drugovich è perfetto e arriva in curva 1 con un paio di car length di vantaggio sul resto del gruppo. La sua partenza è stata propiziata da quella lenta di Sargeant e Fittipaldi, col risultato che alle sue spalle ora ci sono Doohan e Beckmann (VAR, il sostituto di Cordeel).

Il principale colpo di scena della gara e forse del campionato avviene all’inizio del terzo giro: Pourchaire rompe il motore e si deve ritirare, proprio quando il rivale è in testa alla gara. L’affidabilità dei motori Mecachrome è sempre stata questionabile, ma trovo ironico che a pagarne il “protetto” del boss Bruno Michel, colui che, tra le varie cose, ha imposto i Mecachrome alla F2.

Moving on, Doohan si avvicina a Drugovich mentre alle loro spalle Lawson e Fittipaldi giungono alle ruotate in varie occasioni (complice anche un pit lento per il neozelandese, che lo rimette alle spalle del brasiliano). Beckmann subisce l’undercut dei due e perde la posizione sul podio.

La lotta per la vittoria si risolve ai box. Al decimo giro Doohan rientra a cambiare le gomme mentre Drugovich allunga di un giro. L’undercut si rivela più efficace del previsto e Drugovich rientra alle spalle dell’australiano e con gomme fredde.

Dopo aver accumulato cinque secondi di svantaggio in tre giri, il brasiliano inizia ad avvicinarsi. Il traffico dei piloti partiti su prime aiuta Drugovich, che si porta in zona DRS ma non organizza nessun attacco serio.

Lawson si libera una volta per tutte di Fittipaldi, che nei giri finali va incontro al cliff delle gomme (peraltro a fine sarà inoltre penalizzato per alcune difese troppo garibaldine). Verschoor, l’unico tra le prime file ad aver optato per la strategia alternativa, si mette in luce con diversi sorpassi e una lotta prolungata con Sargeant, che non è riuscito a rimontare dopo la pessima partenza.

Da segnalare anche la rimonta di Vips, che con le option mostra il passo più veloce della gara. Nei giri finali riesce a superare Armstrong, il proprio compagno di squadra, che invece aveva trascorso il primo stint tra i primi, e alla fine conclude ottavo. Senza la scemenza in qualifica forse poteva essere uno dei protagonisti.

CONCLUSIONI

Dopo tanto penare Doohan vince la prima Feature Race. La sua gara è stata ottima (del resto ha sempre avuto un feeling speciale con Spa). Stavolta non ho nulla da questionare ma per fugare i dubbi sul suo valore dovrebbe mostrare una maggiore costanza di rendimento. O anche solo evitare incidenti futili.

Con il secondo posto (+ pole) della Feature Race Drugovich guadagna venti punti in campionato. Forse poteva anche ottenere di più, ma con Pourchaire out non c’era necessità di rischiare – anche in questo modo ha “annullato” la gara in Ungheria. Dopo anni di investimenti e grazie all’assunzione di ingegneri importanti (come Paolo Angilella e Daniele Rossi) MP si conferma come una delle scuderie più forti del campionato.

Di sicuro è quella con il “fuck up rate” più basso di tutti – non ricordo una singola sessione condizionata da problemi tecnici. 43 punti di vantaggio su Pourchaire è un margine di tutto rispetto, ma in tre gare possono ancora accadere molte cose.

Lawson conquista due podi su due (per la prima volta dal Bahrain) e rilancia le sue ambizioni per il terzo posto in campionato. Al momento è di Sargeant a quota 129 punti, ma inizia ad essere insidiato da Doohan (121) e da Lawson con (114). I tre staccano il gruppo alle loro spalle, che racchiude i piloti tra Fittipaldi (quinto) e Armstrong (undicesimo) in appena venti punti. A inizio stagione auspicavo tutt’altro campionato per il neozelandese, ma forse ne ha per raggiungere un piazzamento onorevole. Il potenziale c’è – quando non incappa in situazioni oggettivamente sfortunate e non appena si qualifica un po’ meglio della decima posizione va sistematicamente a podio.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

BASTIAN CONTRARIO: LE DIMENSIONI CONTANO

Il team principal della Red Bull, Christian Horner, alla domanda su quanto avrebbe influito la nuova direttiva della FIA anti porpoising, (che ricordo vuole che le monoposto vengano alzate di quindici millimetri) ha risposto testuali parole: “mia moglie (quella bonazza di Geri Halliwell!) mi dice sempre che le dimensioni non contano”, facendo una battuta a sfondo sessuale che nella F1, bacchettona ed ipocrita, non è cosa da poco. Il buon Chris, tralasciando il fatto che lascia pensare a strane ammissioni, dall’alto del suo vantaggio tecnico e di punteggio lascia intendere che alla Red Bull, questo “rialzo” non gli fa né caldo e né freddo.

Mi spiace caro Chris, le dimensioni contano eccome, specie se le attuali monoposto sono state concepite per essere più basse possibili al suolo. Le dimensioni contano soprattutto quando vediamo, nel GP belga appena concluso, una RB18 che rifila un secondo e sette decimi a tutti… malmenata Ferrari soprattutto. Dimensioni spropositate, visto e considerato che prima della pausa estiva, abbiamo lasciato le dirette rivali (appunto Ferrari e Red Bull), che se la giocavano praticamente alla pari e tre settimane dopo, ritroviamo una RB18 ipertrofica, anzi usando lo stesso stile lessicale del team principal bibitaro, super dotata. Com’è stato possibile raggiungere tali dimensioni nel giro di così poco tempo? Si sapeva da subito che sulle Ardenne la Rossa avrebbe sofferto, si sapeva con una settimana di anticipo che avremmo assistito ad una partenza a griglia invertita, causa gragnuola di penalità per via delle infinite sostituzioni che quasi tutti avrebbero operato. Vero è che nemmeno ci saremmo aspettati che Verstappen, partendo quattordicesimo, avrebbe raggiunto la vetta con così tanta facilità, proprio come faceva Hamilton fino a qualche anno fa quando dominava il campionato in lungo e in largo.

Sia chiaro, il buon Max ha fatto quello che doveva fare e che meglio gli riesce e cioè sfruttare tutte le palle di cui la natura lo ha dotato (dimensioni grosse eccome!) e quindi vincere d’imperio quel GP che gli spettava di diritto, considerando il suo talento ed il mezzo che aveva a disposizione. Solo che quando ci si trova d’innanzi ad una situazione del genere, con tutto il rispetto per l’olandese, ti viene voglia di spegnere tutto. Max è giunto al traguardo con più di diciassette secondi di vantaggio sul compagno (che partiva secondo e tale è rimasto andando così, a completare la trionfale giornata dei bibitari), più di trenta su Sainz e un minuto abbondante sul “reietto” LeClerc…alla faccia delle dimensioni che non contano. Sono settimane che Red Bull annuncia la venuta di questo famoso telaio ultra leggero, andando così ad avvicinarsi al peso limite e, quindi, a migliorare ulteriormente in termini di prestazioni. In una F1 economica e “verde”, dove il budget cap limita le dimensioni dello sviluppo e quindi tutta la politica gestionale di una squadra, qualche dubbio su come Red Bull riesca ad aggirare tale ostacolo, mi viene eccome. Fino a prova contraria è tutto regolare, eppure le perplessità rimangono, specie quando Marko, in un impeto di esaltazione da vittoria percula il perculatore per eccellenza Toto Wolff, dicendo che la Red Bull non è sazia e presto arriveranno nuovi aggiornamenti… alè! Ovvio che a questo punto le dimensioni non solo contano, addirittura sono e saranno determinanti.

Il mondiale piloti, Ferrari con LeClerc, non lo ha perso certo domenica scorsa con quella legnata in piena faccia ovvio. I punti, quelli pesanti, sono stati lasciati per strada tra la primavera e fino a poco prima della pausa estiva. Anche per la Beneamata le dimensioni hanno contato eccome, perché passino pure i ritiri causa affidabilità, vero è che di errori e, quindi, di regali ai diretti avversari (grossi!), ne sono stati fatti in quantità industriale. Usando il gioco dei se e dei ma, senza quelle castronerie tra squadra e pilota (è Charles che se la gioca, quindi è giusto citare solo lui), il nerboruto pacchetto evolutivo bibitaro sarebbe stato ancora contenibile e si poteva ancora parlare di speranza. Se Charles le vincesse tutte, con Max sempre terzo (!) comunque non riuscirebbe a riportare l’iride a Maranello. Persino il buon Mattia, eterno bersaglio della tifoseria più ostica e arcigna che la Scuderia possa avere, ha detto che se l’olandese non si ritira, la pratica è bella che chiusa. Lasciando il sogno “mondiale piloti” nel cassetto, con la Red Bull vista qualche giorno fa, ora diventa anche una chimera pensare al mondiale costruttori. Correre immediatamente già domenica prossima sarà un bene, sia perché chiodo schiaccia chiodo sia perché dopo questa mazzata aspettare due settimane sarebbe stata una sofferenza indicibile e, soprattutto, così potremo avere un immediato riscontro nel capire se il GP del Belgio sia stato solamente una parentesi dovuta al layout della pista oppure sarà questa la dimensione della realtà che dovremo vivere.

In Belgio, purtroppo, la Ferrari ha sofferto degli stessi problemi patiti in Ungheria: correlazione sbagliata nel setup della monoposto. Binotto si è affrettato immediatamente nel dire che la nuova direttiva, applicata proprio da domenica scorsa, non ha influito sull’andamento della F1-75. Ammesso che sia vero il contrario, dubito fortemente che il buon Binotto lo avesse ammesso. Resta il fatto che ora il team principal della Rossa ha una gran brutta gatta da pelare. Immediatamente dopo la prima fantastica vittoria di questa Ferrari ad inizio anno, dissi che il vero banco di prova per Maranello sarebbe stato quello di reggere il passo degli sviluppi della monoposto. In Spagna, nel vedere che gli aggiornamenti funzionavano (motore a parte) tirai un sospiro di sollievo. Del resto, da lì fino alla pausa estiva, nel bene e nel male, Ferrari se l’è giocata. Evidentemente contro questa Red Bull ciò non basta. Evidentemente il peso politico di questa Ferrari è sottodimensionato… perché è un fatto che, nella stanza dei bottoni, si gioca a chi ce l’ha più grosso e lì, le dimensioni contano eccome specie tra e per Red Bull e Mercedes. La stessa Mercedes che ha piazzato lì dentro proprio i suoi uomini (e donna) chiave per cercare di risolvere i problemi che la affliggono. Attualmente la furbata ai crucchi non è tanto riuscita, viste le prestazioni di domenica scorsa, intanto Toto dichiara “siamo enormemente sovrappeso e per via del budget cap non siamo in grado di portare in pista un nuovo telaio” e Binotto gli fa eco con “noi come Ferrari non potremo mai sostenere una spesa simile”.  Da qui il dubbio che ho sollevato dall’inizio: come fa Red Bull a spingere cosi tanto sullo sviluppo della RB18?

Resta il fatto che Binotto è sempre solo, con una dirigenza che è totalmente evanescente e che dà l’impressione di non avere voglia di vincere. Impressione purtroppo fondata, considerando le regole 2026 che sono state approvate e che se ci fosse stato il Vecchio nemmeno si sarebbe presentato alla riunione del 16 agosto (data non casuale tra l’altro), solo che in quel caso parliamo di un uomo assetato di vittorie, come uno squalo è assetato di sangue, una personalità con attributi ottagonali che avrebbe fatto calare le brache a tutti… per la serie le dimensioni contano e le faccio valere.

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN DOMINA A SPA. LA FERRARI NON SI CONFERMA MA SI CONFORMA.

Dopo 4 settimane l’università della F1 riparte con uno degli esami più difficili, la pista di Spa.

L’attesa maggiore é per capire che effetto avrà la direttiva tecnica fatta su misura per la Mercedes. E le qualifiche dicono che alla Red Bull non ha fatto nè caldo nè freddo, perchè Verstappen rifila distacchi abissali a tutti. Ma dovrà partire 14° per via del cambio del motore. Dietro di lui anche Leclerc, per lo stesso motivo. 

In pole si ritrova così Sainz, con Perez assieme a lui in prima fila, ma il distacco é notevole.

Si spengono i semafori e Sainz scatta bene, mentre Perez perde la posizione nei confronti di Alonso e delle due Mercedes. Alla fine del rettilineo del Kemmel, Hamilton attacca lo spagnolo chiudendogli la porta in faccia. Lo scontro é inevitabile, e per l’inglese é il ritiro. Al giro successivo Latifi si gira e manda Bottas nella ghiaia, provocando l’uscita della safety car. Leclerc é costretto a fermarsi per togliere una visiera a strappo infilatasi nella presa dei freni anteriore destra.

La gara riparte al giro 6, e Sainz di nuovo riesce a prendere una buona distanza su Perez, risalito in seconda posizione. A Verstappen bastano 8 giri per riportarsi in terza posizione, dietro al messicano.

Al giro 11 Max prova il primo attacco al compagno di squadra, che però non lo fa passare. Ci riesce al giro successivo, e si porta in testa alla gara, perché nel frattempo Sainz si é fermato ai box. Gli è bastato un quarto di gara per passare da 14° a primo.

Pur avendo la gomma più morbida, Verstappen riesce a girare su tempi ottimi, e chiede di estendere lo stint. Il suo compagno di squadra viene fermato prima, e rientra in pista a debita distanza da Sainz, e di poco davanti a Leclerc, che tenta di attaccarlo ma senza successo.

Al giro 15 si ferma Max e Sainz torna in testa. Ma ci resta poco perché bastano 3 giri all’olandese per sverniciarlo. E dopo 2 giri viene passato anche da Perez.

Le due Red Bull sembrano di un’altra categoria. E al giro 26 la Ferrari prova a fare qualcosa di diverso mettendo gomma dura a Sainz e richiamando Leclerc per montare gomma a mescola media con la quale dovrà percorrere gli ultimi 18 giri.

Perez viene fermato al giro 27 per evitare l’undercut, e anche a lui vengono montate gomme dure. Al giro 31 é il turno di Max, che monta ancora una volta gomma media.

Il finale di gara vive sul tentativo di rimonta di Russell, che arriva a 2 secondi da Sainz ma poi non riesce a raggiungerlo. Ma, soprattutto, la Ferrari riserva a Leclerc l’ormai proverbiale topica strategica: lo fermano a 2 giri dalla fine per fargli tentare il giro veloce (ci sarebbe voluto un miracolo, più che un set di gomme nuove, vista l’enorme superiorità di Verstappen), ma sbagliano i calcoli e il monegasco finisce dietro ad Alonso, che supera solo nel corso dell’ultimo giro, Punto aggiuntivo sfumato ma, soprattutto, Charles si becca una penalità per avere superato il limite di velocità all’entrata dei box, così da quinto viene retrocesso sesto, per la gioia del furbo Fernando che porta così a casa un ottimo risultato in una gara che per lui poteva finire dopo poche curve.

Sotto la bandiera a scacchi passano così nell’ordine Vertappen, Perez, Sainz, Russel, Leclerc, anzi no, Alonso, Ocon, Vettel, Gasly e Albon.

Ora si va a casa di Verstappen, a Zandvoort, dove l’olandese potrà fare il consueto bagno di folla ed essere festeggiato come ormai certo campione del mondo 2022, mentre nella gara successiva, a Monza, sarà la Ferrari a doversi meritare un bagno di folla. Molto difficile, considerando quello che si è visto oggi.

P.S. Si è molto discusso sulla direttiva TD 39 entrata in vigore proprio a Spa, citata in premessa e chiesta dalla Mercedes per ridurre il famigerato porpoising, che “può creare danni permanenti ai piloti”. Si diceva che questo avrebbe avvicinato la Mercedes stessa a Red Bull e Ferrari, le quali avrebbero perso due decimi. E invece, non inaspettatamente, la Red Bull non solo non ha perso, ma ha pure guadagnato rispetto al resto del gruppo, mentre ad averci rimesso è, abbastanza evidentemente, la Ferrari, che ora è praticamente pari a Mercedes quanto a prestazione. Si può certamente dire che una gara non è sufficiente per trarre conclusioni, ma c’è da scommettere che, purtroppo, le prossime gare non cambieranno la situazione e il rischio concreto è quello di vedere un finale di mondiale simile a quello del 2013, quando, sempre a causa di un cambio di regolamento, in quel caso riguardante le gomme, Vettel e la Red Bull vinsero le ultime 9 gare. E, guarda caso, anche allora a rimetterci fu la Ferrari, e a guadagnarci fu la Mercedes. Corsi e ricorsi storici.

P.S. 2: a proposito di topiche Ferrari, va citato anche l’errore commesso in qualifica, quando a Charles sono state montate gomme nuove per tirare la scia al compagno. Ma un errore, o due, o tre, o quattro, possono capitare, no?

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @F

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Finite le ferie riparte il mondiale F1 da quello che è il Gp per antonomasia, il GP del Belgio sul tracciato di Spa-Francorchamps.

Tracciato che quest’anno ha subito diverse modifiche delle quali la più macroscopica riguarda la curva forse più famosa del mondo del motorsport, la sequenza Eau Rouge-Radillion.

Le modifiche riguardano più le vie di fuga e la superficie che il layout vero e proprio, con lo spianamento dei dossi di cui si erano lamentati i piloti, un nuovo cordolo per la prima salita in curva più filante rispetto al passato e una via di fuga più grande.

immagine da auto.everyeye.it

All’esterno di tre curve, Bruxelles, Blanchimont e La Source,  è stata riposizionata la ghiaia, con i piloti che dovranno fare molta più attenzione ai track limits e a cercare il limite delle loro monoposto.

Vedremo se questi cambiamenti avranno ridato alla pista belga quell’alone di sfida vera per i piloti che negli ultimi anni si era decisamente persa.

Il Gp del Belgio segna anche l’inizio della direttiva 039, quella pagliacciata voluta da Mercedes in merito al porpoising e alla flessibilità del fondo piatto. Ferrari e Red Bull l’hanno da sempre osteggiata e non si dichiarano particolarmente preoccupati della eventuale perdita di prestazione. Di sicuro tutta la vicenda, gestita in maniera assolutamente irrituale in termini di regolamento e con una grancassa mediatica di dubbio gusto, fa capire come il potere politico di Mercedes sia ancora preponderante all’interno della FIA.

Tornando al GP, per Ferrari si tratta  del post disastro ungherese e sarà interessante capire come si muoveranno gli uomini di Maranello. Forse la lunga pausa ha fatto bene, aiutato a calmare le acque e far riflettere sulle criticità emerse, con l’obbligo che le imbarazzanti decisioni strategiche del Gp di Ungheria non ricapitino.

immagine da motorbox.com

La Scuderia dovrà vedersela con la nuova direttiva e cercare di essere competitiva su un tracciato che in teoria dovrebbe vederla ben figurare. A complicare le cose potrebbe esserci (il condizionale è d’obbligo)  l’introduzione di una nuova ICE e un nuovo ibrido per Leclerc, in modo da avere un’altra ICE fresca per il finale di campionato e che costerebbe solo 5 posizioni di penalità in griglia, considerando che Spa è una pista dove i sorpassi non sono impossibili.

Dall’altra parte delle barricata Red Bull arriva con un corposo vantaggio in entrambe le classifiche ma non per questa molla il colpo, omologando un nuovo telaio più leggero per combattere il peso eccessivo della RB18.

Anche per loro Spa sulla carta è una pista amica e ci si aspetta una competizione serrata tra le due contendenti del mondiale 2022. Verstappen viaggia sul velluto forte dei suoi 80 punti di vantaggio, vederemo se Perez riuscirà a tornare sui livelli di inizio campionato dopo una serie di GP in cui ha fatto molta fatica.

Mercedes si aspetta molto da Spa. In primis vorrà valutare l’effetto del “avvelenamento dei pozzi” di Ferrari e Red Bull grazie alla direttiva 039 e in secondo luogo capire se gli ultimi aggiornamenti funzioneranno anche sulla pista belga. In tal caso potrebbero rientrare nella lotta per la vittoria.

McLaren e Alpine arrivano a Spa nel pieno delle manovre di mercato piloti per il prossimo anno. In realtà molto è già successo con la “fuga” di Alonso verso Aston Martin e il gran rifiuto di Piastri a prendere un sedile per il 2023 essendosi già accordato con Mclaren.

immagine da mclaren.com

Un incrocio di interessi piuttosto intricato di cui ha fatto le spese Ricciardo, che ha annunciato ufficialmente la conclusione del suo rapporto con McLaren alla fine di quest’anno, con un anno di anticipo. Al momento l’australiano non ha trovato ancora un sedile per il 2023 per cui non si esclude un suo futuro lontano dalla F1 anche se lui dichiara che ha ancora tanto da dare.

Anche Alfa Romeo vive momenti complicati con l’incombere dell’Audi a partire dal 2026. In Alfa non c’è fretta, anche perchè in Audi vogliono avere nero su bianco la certezza di una regolamento tecnico in materia di PU che sia di loro gradimento (dove l’abbiamo già vista questa cosa?) prima di ufficializzare l’ingresso in F1, ma comunque è palese che questi giorni sono molto importanti per il futuro prossimo di una scuderia che cambierà di nuovo pelle dopo Stellantis.

In casa Alpha Tauri esordio di Lawson nelle PL1 al posto di Gasly, forse prove tecniche per un possibile approdo in F1 nel 2023, dato che dove c’è Marko nessun pilota è al sicuro a meno che non si chiami Verstappen.

Anche la Haas non si fa mancare fibrillazioni di mercato in termini di piloti con il posto di Schumacher in bilico e le sirene di Steiner verso Ricciardo, così come la Williams che dovrebbe avere un nuovo pilota nel 2023 ma Latifi tiene duro, sicuro di potersi ancora giocare delle buone carte per restare.

Da evidenziare anche la scelta della Haas di concedere a Giovinazzi due turni di PL nei Gp di Monza e Austin, anche queste forse prove tecniche di line up piloti per il 2023 con uno Schumacher sempre più sottopressione.

Il tutto, nell’estate più calda di sempre, con l’incertezza meteo che a Spa è una costante. Rischio pioggia nel weekend che potrebbe scompaginare i calcoli di tutte le scuderie e far tornare le streghe nella testa degli uomini di Maranello.

Pirelli porterà le tre mescole centrali della gamma, C2 C3 e C4. Da valutare il comportamento delle gomme con i nuovi tratti riasfaltati e possibili temperature atmosferiche basse, in stile Ungheria 2022 per intenderci.

Riparte dunque il mondiale che, considerando i due mondiali piloti e costruttori in “ghiaccio”, sembra più una prova generale per il 2023. Una prova di forza in pista e fuori, con Ferrari che va a caccia delle vittorie di tappa e di sviluppare il più possibile la PU prima dei congelamenti previsti fino al 2025.

Mercedes la sua battaglia fuori dalla pista l’ha già vinta con la direttiva 039 e l’obbligo per il 2023 di alzare i pavimenti laterali delle monoposto di 15 mm. Vedremo quali saranno gli effetti in pista di una direttiva nata con l’esigenza di mettere una toppa al progetto W13 ampiamente fallimentare.

In ottica 2026 le propettive non sono rosee, con la Fia che pur di avere nuovi costruttori sta smantellando il regolamento tecnico sulle PU fino ad oggi adottato. ICE depotenziata, eliminazione del MGU-H e più energia da estrarre dal MGU-K senza però, per il momento, prevedere degli accumulatori più grandi di quelli attuali di 4 megajoule. E Ferrari che tanto ha investito e sta investendo nella tecnologia superfast della sua ICE che vedrà vanificati i propri sforzi a partire dal 2026.

Quello dei regolamenti è un argomento difficile da trattare ma tutto indica che, per compiacere i nuovi costruttori, si butti a mare molto di quanto già fatto. E con la Ferrari, nonostante il diritto di veto ecc ecc, a fare il vaso di coccio ancora una volta. Ci sbaglieremo sicuramente ma l’impressione è che il presente sia incerto, il futuro ancora di più.

*immagine in evidenza da rossomotori.it

Rocco Alessandro

 

 

BAGNAIA FA FULL IN AUSTRIA. QUARTARARO NON MOLLA.

Come da tradizione il Red Bull Ring sorride all’armata Ducati che domina la gara grazie a Francesco Bagnaia. Il chivassese è stato autore di una gara perfetta infilando la terza vittoria consecutiva che gli permette di avvicinarsi ancora al leader mondiale Fabio Quartararo che gli è finito subito dietro.

Se la vittoria del ducatista è davvero bella ed importante altrettanto lo è il secondo posto del francese in sella alla Yamaha. Fabio riparte dall’Austria con un vantaggio maggiore rispetto al più diretto inseguitore Aleix Espargaro finito staccato causa un errata scelta di gomme.

E’ stata pertanto una domenica con due vincitori, perché Quartararo è riuscito a districarsi in mezzo a tutte le altre Ducati che avrebbero potuto togliergli posizioni e punti pesanti.

La vittoria di Pecco non è mai stata messa in discussione. Partito garibaldino (ma “ragioniere”) ha preso il comando cedendolo al compagno Jack Miller giusto per qualche centinaia di metri. Per il resto della gara ha amministrato la sua gomma morbida anteriore: ha “strappato” nei momenti giusti senza permettere a nessuno di attaccarlo veramente.

Fabio Quartararo ha fatto altrettanto, gestendo però la sua moto in rimonta dopo essersi trovato dietro a ben 4 ducati (anche Bastianini e Martin) e con in scia Espargaro che però non ha mai avuto l’occasione di tentare il sorpasso prima che le sue gomme morbide alzassero bandiera bianca.

A ravvivare la lotta dei primi giri anche Bastianini fino a quando il suo cerchio anteriore non si è piegato battagliando con Martin. Lo spagnolo è invece rimasto in lotta sino a ¾ di gara prima di essere passato da Quartararo per poi sdraiarsi nel tentativo di soffiare il podio a Miller.

Gli altri sono state comparse, a partire da Vinales che è rimasto nelle posizioni alte della classifica pochi giri prima di venire risucchiato. Mir è caduto subito, mentre le tracce di Rins si sono viste solo scorrendo la classifica nelle posizioni centrali.

Autore di un’ottima prestazione il tanto bistrattato Luca Marini che, con calma e pazienza, ha scalato un ottimo quarto posto finale mettendosi dietro anche l’altra Ducati “ufficiale” di un Joan Zarco sempre più gaucho triste.

Per finire mi permetto alcune considerazioni personali sugli umori generali che si sentono in giro.

Pecco ha la moto migliore? Forse si. Vince per questa ragione? Forse si. Ma quanti in passato hanno fatto altrettanto? Tutti, secondo me, perché i vari Doohan, Rossi, Lorenzo, Marquez hanno vinto perché avevano la moto migliore talvolta per tanti, talvolta solo per se stessi. In mezzo alle urla degli haters di default,  Pecco è l’unico che continua a vincere mentre gli altri finiscono dietro e non colgono le occasioni per fare altrettanto, eccezion fatta per l’inizio stagione di Bastianini. Da quando vincere è un demerito? Bagnaia ha sbagliato troppo ad inizio stagione. Ma quella che ha tra le gambe non è l’unico valore aggiunto alle sue vittorie, esattamente come non lo è stato per i sopracitati predecessori.

Fabio Quartararo sta portando a termine una stagione da campione con una moto che è diventata la migliore per lui. Quando il ducatista se lo mette dietro non è solo perché guida una Ducati.

In Yamaha hanno scelto la strategia che in passato ha reso con i vari Marquez, Rossi, Lorenzo. Ducati ha scelto altro: questo non deve essere un demerito per il pilota che sino ad oggi è riuscito ad interpretarla meglio dei suoi compagni di marca.

Ci vediamo a Misano tra due domeniche. Bagnaia è il favorito per via della pista di casa, ma la legge dei grandi numeri dice che “calare” il poker non sarà affatto scontato.

Salvatore V.

 

(immagine in evidenza tratta dal sito di Eurosport)

Life is racing, all the rest is waiting